CDSC ONLUS
CeNtrO DOCUmeNtaziONe e StUDi CaSSiNati
emilio Pistilli
iL teatrO maNzONi
Di CaSSiNO
Dal vecchio teatro alla sala polivalente
Citt
di Cassino 2006
CDSC ONLUS
CeNtrO DOCUmeNtaziONe e StUDi CaSSiNati
emilio Pistilli
iL teatrO maNzONi
Di CaSSiNO
Dal vecchio teatro alla sala polivalente
C ITT
DI
C ASSINO 2006
© - Emilio Pistilli 2006
tutti i diritti sono risErvati
finito di stampare
2006
tipografia Ugo sambUcci - cassino
nel mese di novembre
dalla
PreSeNtaziONe
Nell’ingente patrimonio storico artistico della vecchia Cassino,
quella che la guerra ha totalmente rasa al suolo, un posto ragguardevole occupava certamente il glorioso Teatro Manzoni,
luogo privilegiato di aggregazione sociale e di elevazione culturale. Travagliate furono le vicende della sua costruzione attorno
al 1870 – come ci documenta Emilio Pistilli in questa sua meticolosa ricerca –, ma il risultato fu l’orgoglio del paese, come si disse
allora.
La sua ricostruzione è sempre stata l’aspettativa dei Cassinati
del dopoguerra. Ora, finalmente, a distanza di un secolo e mezzo,
qualcosa si è fatto. Non certo il vecchio teatro: di esso ci resterà
la memoria perpetuata egregiamente da Emilio Pistilli in questo
volumetto. Tuttavia la nuova costruzione, che dovrà assolvere agli
stessi compiti del vecchio “Manzoni”, ma a molti altri ancora, ha
voluto ripristinarne il nome nella nuova sala polivalente, in segno
di ideale continuità con il passato ma con uno sguardo ad un futuro più moderno.
Ritengo che i cittadini di oggi – come quelli di ieri – possano
essere fieri della nuova realtà di piazza S. Antonio, sia per l’eleganza architettonica unica nel suo genere, sia per l’uso che se ne
potrà fare, anche in collaborazione con l’Università degli Studi,
che ne è contitolare insieme al Comune di Cassino.
Dott. Bruno Vincenzo Scittarelli
sindaco di Cassino
–3–
Le prime fasi
L’idea di costruire un teatro a Cassino dovette nascere attorno al
1862. La prima notizia, tuttavia, la si ha nel 1863: il Consiglio
comunale di Cassino (che aveva appena cambiato la denominazione da s. Germano1), nella seduta del 20 novembre, deliberò di
costruire un teatro nel “giardino di Montecassino” a Porta di
napoli2, che era situato sull’attuale incrocio di via Marconi con
via de nicola, dove iniziano i fabbricati abbaziali: in altre parole
l’abate cedeva terreno del palazzo Corte (non si sa bene se al
tempo dell’offerta della cessione fosse ancora abate simplicio
Pappalettere o Carlo de vera; ma probabilmente gli accordi furono presi con Pappalettere, che si era fatto promotore, fra l’altro,
dell’istituzione del distretto di Cassino e del tribunale3).
va ricordato che solo due anni prima si era proclamato il regno
d’italia, che da qualche anno la città si candidava a sede del
distretto in sostituzione di sora4, che dal 1858/59 era sorta la stazione ferroviaria presso la piazza del mercato, pressappoco l’attuale piazza diaz, che nel 1861 s. Germano contava poco meno di
8.000 abitanti; nello stesso anno vi fu la riaggregazione del comune di s. angelo in theodice5 con un apporto di poco più di 3.000
nuovi abitanti.
1
Cassino cambiò il nome da s. Germano all’attuale con decreto di vittorio
Emanuele ii del 26 luglio 1863 su deliberazione del Consiglio Comunale del
23 maggio dello stesso anno.
2 La deliberazione è riportata in quella successiva del 29 maggio 1864: asC,
Prefettura 5, fasc. 4980.
3 simplicio iii Pappalettere (ab. 1858-1863) dovette rassegnare le dimissioni da
abate il 25 maggio per aver aderito, con una lettera che doveva restare riservata, al nuovo regno d’italia: vd. M. dell’omo, Montecassino, un’abbazia
nella storia, Montecassino 1999, pag. 314.
4 G. de angelis Curtis, Proposte di istituzione di una circoscrizione amministrativa: Cassino 1799-2006, Caramanica Editore, pag. 26.
5 Con decreto 11 luglio 1860.
–4–
nel 1863 il sindaco nicola Fusco aveva posto il teatro tra i suoi
progetti amministrativi e mantenne la parola, come abbiamo visto.
Ma una volta deliberata la scelta del sito ci fu un ripensamento
perché si decise di aggregare, alla struttura del teatro, il palazzo
comunale ed altri uffici pubblici. Ciò comportò la necessità di trovare una collocazione più adatta e meno decentrata, almeno così
si disse allora6.
il 29 maggio 1864 il consiglio comunale7 annullò la precedente delibera e, su proposta del presidente, Luigi Matronola, optò per
lo spazio verde che comprendeva il giardino di Giosuè danese e
Giuseppe Giorgetti, presso la via s. sebastiano, a confine con il
canale della Candelera, il fiume Fetido e la consolare per roma;
ossia lì dove ora sorge il fabbricato dell’ex hotel Excelsior, compresa la parte prospiciente dell’attuale Corso della repubblica,
che allora non esisteva.
il 3 febbraio 1865 la deputazione provinciale di Caserta approvò il progetto eseguito dagli architetti antonio Bellino ed oreste
toscani. Per realizzare quel suo progetto il sindaco Fusco aveva
aperto trattative con alcuni privati (Lamantia e Coletta) per un prestito a scalare di 30 mila ducati all’interesse annuo del sei per cento8.
6
a quel tempo la città terminava proprio a Porta napoli: al di là di questa era
aperta campagna.
7 Composizione del Consiglio Comunale di Cassino al 29 maggio 1864: Luigi
Matronola (Presidente) - nicola Fusco (sindaco) - Loreto Lena (consigliere
anziano) - silvestro Petrarcone - Francesco Marselli - Pasquale Grosso Giovanni ranaldi - Gregorio Pausa - Giovanni Cangiano - Pietro Fiorentini Guglielmo Capocci - Benedetto nicoletti - Crescenzo Cafari Panico - Carlo
Marone - Giuseppe Mascioli - Paolo Gallozzi - Carlo tomasso - Gaetano
Ponari - Federico iucci - Luigi notarmarco - ignazio Pinchera - raffaele
danese - Michelangelo de Crescentis - Crescenzo del Greco - tommaso
Coppola - Giuseppe de vivo - vincenzo ombres - Giosuè danese - Erasmo
Cinquanta. segretario raffaele tumulini.
8 asC, Prefettura 5, fasc. 4980; t. vizzaccaro, Cassino dall’Ottocento al
Novecento, s.E.L. Editrice, roma 1977, pag. 180.
–5–
La piantina del perito locale. (disegno ricalcato fedelmente da un originale poco
leggibile. i nomi in marroncino sono stati aggiunti nella rielaborazione)
il 15 marzo 1865 il comune acquisì la perizia per la valutazione del terreno: 35 are con una rendita annuale di £. 315 (£. 9 per
ogni ara), per un capitale di £. 9605.20. da considerare che in quel
periodo nei migliori siti della città il terreno costava £. 350 ogni
ara (questo teneva a precisarlo il perito)9. nella relazione del
“perito locale” Giuseppe B… (nome non legg.), cui è allegata una
9
ibid.
–6–
piantina del sito interessato10, si legge: “apprezzamento del
Giardino ortalizio a s. sebastiano sito nell’abitato della Città di
Cassino appartenente al signor danese Giosuè – il medesimo trovasi situato al miglior sito di detto abitato sulla Consolare di
roma, come vedesi dal tipo di sopra delineato, e dal medesimo si
vede che confina al Levante col canale di acqua che va a scadere
nella Botte del Molino della società, da mezzogiorno con la detta
Botte col giardino e casamento del signor silvestri domenico, da
Ponente la detta Consolare, e da settentrione il Canale detto
Candelera, che divide con l’altra proprietà del signor Fiorentino
Filippo. il piano dello stesso è inferiore alla ripetuta strada, ed è
cinto da muri, dei quali questo lato settentrionale è formato per
costruzione di edificio, in modo che vi sono già piazzate sette
lustriere [?]. in mezzo alla superficie esiste una sorgente, e dal
[…]11nali di lunghezza metri 13.20 per 4. La superficie intera dell’ortalizio è di are 35”.
appena un mese dopo (il 18 aprile) la deputazione provinciale
fece sapere al comune di trovare alto il prezzo del terreno e chiese se non fosse il caso di espropriarlo per motivi di pubblica utilità12. il 20 maggio 1865 la stessa deputazione approvò il deliberato del consiglio Comunale, che, a quanto pare, non tenne alcun
conto delle richieste del Prefetto di Caserta circa la possibilità di
esproprio; infatti il 25 giugno 1865 fu perfezionato l’atto notarile
di acquisto dell’area di proprietà di Giuseppe Giorgetti davanti al
notaio Giovanni Cangiano per l’importo di £. 9960.12. nello strumento si imponeva l’obbligo di costruire l’edificio a diciassette
10 ibid.
11
C’è una lacuna nel testo manoscritto, forse una intera pagina.
una nota del 2 giugno il Prefetto chiedeva copia del progetto del teatro e
la relativa pianta perché fossero esaminate dall’ufficio tecnico; il 4 giugno il
sindaco nicola Fusco inviò gli elaborati alla Prefettura della provincia di
terra di Lavoro.
12 Con
–7–
metri e mezzo dalla strada e a ventisei metri e mezzo dal prospetto della casa di Giosuè danese “affinché la veduta della detta propietà di rincontro non venisse punto offuscata” 13.
Circa un mese dopo, il 22 luglio, l’ing. antonio Bellino14 osservò che, nell’esecuzione delle fondamenta, erano comparse delle
sorgenti nell’area destinata al teatro per cui si rendeva necessario
incanalarle; ad eseguire i lavori era l’appaltatore Gaetano
Martire15.
il 18 agosto 1865 l’architetto antonio Francesconi16, arbitro
inappellabile “in qualunque controversia potesse verificarsi tra il
Municipio e l’appaltatore signor Gaetano Martire”, mostrò perplessità sulla natura del suolo e suggerì al comune, sull’esempio
del costruendo teatro di s. Maria Capua vetere, di “restringere” il
progetto del teatro17.
13 asC,
Prefettura 5, fasc. 4980, cit.
nell’atto notarile di Giovanni Cangiano (vd. supra) si legge “architetto”
antonio Bellino.
15 asC, Prefettura 5, fasc. 4980, cit.
16 L’arch. antonio Francesconi fu, tra l’altro, autore, insieme a Fausto nicolini,
del progetto del teatro sannazzaro di napoli, che fu inaugurato il 26 dicembre del 1874.
17 asC, Prefettura 5, fasc. 4980: “… E qui cade in acconcio che facessi rilevare
che siffatta quistione deve a mio avviso esser riguardata sotto doppio aspetto,
quello cioè dell’impianto dell’edificio in riguardo alla natura del suolo, e dell’area da occuparsi per l’edificio medesimo, che per quanto avessi potuto giudicare dalla vista del progetto sembrami troppo vasta e tale da esigere opere
esorbitanti, che forse non tutte considerate prima, si rendono poi d’indispensabile necessità, e che valgono a far rimanere l’opera incompleta per lungo
tempo. E questa veduta trova appoggio in progetti approvati per altre città
cospicue della stessa Provincia, come per s. Maria Capua vetere, dove ò
avuto anche l’onore di far parte della Commessione di esame del progetto del
nuovo teatro con casina annessa dal che risulta che quello per la Città di
Cassino potrebbe meritare una restrizione senza punto menomare il comodo
e la decenza pubblica. E in ciò anche l’ingegnere direttore signor Bellini
mostrò la propria adisione”.
14
–8–
Una cartolina di fine Ottocento, quando la chiesa di S. antonio sorgeva in
aperta campagna.
(archivio F. sidonio)
intanto le condizioni poste dai venditori del terreno, Giorgetti e
danese, nell’atto di vendita risultarono tali da creare problemi alla
prosecuzione dei lavori. uno fu la fuoriuscita delle sorgenti, altri
riguardavano l’uso delle acque confinanti o la collocazione del
fabbricato, che doveva avere l’entrata dalla parte del palazzo
danese, e così via. i lavori furono sospesi.
della questione venne investito il Prefetto, che, il 7 giugno
1866, invitò l’ingegnere capo del Genio Civile di Caserta,
Eugenio Giani, a fare un sopraluogo a Cassino per valutare la possibilità di cercare un altro sito per il teatro e palazzo comunale18.
L’ing. Giani, dopo il sopraluogo, chiese che si facessero dei
sondaggi sull’area destinata al fabbricato. sembra che i sondaggi
non furono mai effettuati: all’ ingegnere Giani il 3 ottobre 1866 fu
18
ibid.
–9–
ingiunto di “astenersi fino a nuovo ordine dall’occuparsi dell’affare in parola”19.
a questo punto si innescò un interminabile contenzioso tra il
tecnico del Genio Civile, ing. Giani, ed il comune di Cassino per
il pagamento della parcella relativa al sopraluogo: il lungo carteggio tra Comune e Prefettura, con l’intervento del Ministro dei
Lavori Pubblici, si protrasse fino al 1873. nella vicenda il comune di Cassino si trovò isolato, tanto che il Prefetto, non sapendo
più come richiamare l’amministrazione comunale al mantenimento degli impegni verso il professionista del Genio civile, concluse
una ennesima lettera al sindaco di Cassino invitandolo a provvedere alla pulizia delle strade e alla numerazione civica delle case20.
La definitiva ubicazione
Nel frattempo si decise di cambiare il sito del teatro e degli uffi-
ci comunali; ma di questi passaggi non posseggo documentazione
nonostante le accurate ricerche presso gli archivi di stato di
Caserta, napoli, Frosinone e l’archivio Centrale dello stato di
roma; tuttavia la ricerca è ancora in corso. Ho trovato solo una
lettera, con data 28 luglio 1866, del sindaco Giuseppe Mascioli,
che sostituiva Fusco, al Prefetto per dirgli che sarebbe stato felicissimo se quello avesse potuto annullare la delibera consiliare del
16 luglio 1866, che aveva causato molte polemiche: pare che il
sottoprefetto di sora avesse criticato il Mascioli per l’approvazione di quella delibera, che confermava l’acquisto del fondo danese
per il costruendo teatro, cosa, evidentemente, non rispondente al
vero. È presumibile, tuttavia, che subito dopo, visti i fatti successivi, con l’approvazione prefettizia, fosse stato annullato l’atto di
acquisto del fondo Giorgetti-danese.
Quello che sappiamo è che, con la dismissione del fabbricato
della stazione ferroviaria, la cui costruzione era stata deliberata
19
20
ibid.
Con nota dell’8 giugno 1866.
– 10 –
con sovrano rescritto del 26 ottobre 1864, e lo spostamento di questa, nel 1864, dalla ex piazza del mercato all’attuale ubicazione in
fondo a viale dante21, si decise di utilizzare proprio quell’edificio
riadattandolo a teatro e ad uffici comunali.
torquato vizzaccaro ci informa, ma senza indicare la fonte, che
la struttura abbandonata della ferrovia fu “acquistata nel 1867 dal
Comune per lire 17.000”22.
Questo ripensamento fece allungare notevolmente i tempi di
costruzione: l’inaugurazione, infatti, avvenne solo nel 1875, sindaco Benedetto nicoletti, con uno spettacolo di Ermete Zacconi.
Ma, una volta ultimato, il teatro fu definito “la meraviglia del
paese”.
Per concludere la questione del fondo Giorgetti-danese (il precedente sito) si puó dire che esso fu utilizzato per il passaggio
della nuova strada che oggi è il Corso della repubblica.
Un ignoto progettista
molti interrogativi restano sull’autore del nuovo e definitivo
progetto: furono gli stessi Bellino e toscani? oppure fu incaricato altro professionista, visto che il nuovo contesto ubicativo era
nettamente diverso da quello originario? va tenuto presente che
l’edificio della dismessa stazione ferroviaria finì per comprendere, oltre il teatro, anche i locali del municipio, i magazzini ed altri
uffici pubblici; solo molto più tardi ospitò anche il liceo ginnasio23.
21
Lo spostamento della stazione fu dovuto, si disse, all’eccessiva curva che la
linea ferroviaria avrebbe dovuto sostenere per giungere al centro della città
dopo aver bordeggiato le pendici sud di monte trocchio e, successivamente,
quelle di Montecassino; vd. t. vizzaccaro, Cassino dall’Ottocento al
Novecento, cit., pagg. 18-20.
22 t. vizzaccaro, op. cit., pag. 190.
23 Esiste un progetto per la sistemazione dell’ala meridionale del fabbricato a
scuola elementare femminile ed asilo di infanzia a firma dell’arch. Manlio
Felici, forse in collaborazione con l’ing. angelo Guazzaroni tra il 1911 e
1915; tale progetto corrisponde, nelle linee generali, a quanto ci mostrano le
– 11 –
stando ai fatti pare, comunque, che, rispetto al primo progetto,
fosse stato ridimensionato, come richiesto dall’ing. antonio
Francesconi: infatti il teatro Manzoni che si conosce comprendeva appena trecento posti tra platea, palchetti e loggione.
si è detto che, come struttura, il teatro Manzoni fosse il gemello di quello di s. Maria Capua vetere, ma non possiamo esserne
certi vista l’assenza di elementi concreti di confronto24, lo ritengo
comunque improbabile dal momento che il Manzoni dovette adattarsi alla struttura che lo ospitò, cosa che non avvenne per quello
di s. Maria. se si volesse andare per congetture, basandosi anche
sulla memoria di chi frequentò il teatro Manzoni, potremmo raffrontarlo anche al piccolo teatro verdi di Busseto, sorto più o
meno nello stesso periodo (fu inaugurato il 15 agosto 1868) e progettato da un “architetto governativo”, Pier Luigi Montecchini,
che aveva collaborato ai restauri del 1853 del teatro regio di
Parma, costruito i teatri di s. secondo (1853) e di Fontanellato
(1866); quest’ultimo aveva due ordini di palchi e poteva ospitare
circa 300 spettatori. Busseto e Fontanellato sono lontani da
Cassino, ma, vista la qualifica di “architetto governativo” di
Montecchini, non è da escludere che, per risparmiare sulle spese
di progettazione il Ministero dei Lavori Pubblici di allora o
dell’istruzione Pubblica, da cui dipendevano i teatri, avesse imposto al comune di Cassino un progetto già bell’e pronto. Ma queste
sono solo congetture, tanto più che teatri di tal genere erano tutti
abbastanza somiglianti, trattandosi di una tipologia ben affermata
in Europa già nel seicento.
foto dell’epoca, con lievi modifiche solo relative alle rifiniture esterne: vd.
ultra pag. 16.
24 t. vizzaccaro, op. cit., pag. 192: “L’opera per le strettissime analogie dovette
adattarsi a quanto era già stato approvato circa il teatro di s. Maria Capua
vetere. se compariamo i due teatri troviamo che essi hanno identici i prospetti
principali con i loro tre ingressi, la suddivisione del foyer in tre parti, tre i
finestroni al primo piano ed altri elementi, come l’impianto planimetrico. una
differenza basilare consistette nell’adibire il primo piano a sede di municipio,
invece che ad ambienti sociali”.
– 12 –
il teatro Verdi di Busseto.
Gli interni
U
na sommaria descrizione del teatro Manzoni la fornisce t.
vizzaccaro: “il teatro era in Piazza regina Margherita, aveva due
piani; al piano terra vi erano tre sale con altrettanti grandi portoni
di accesso con archi al centro e due finestre per ogni lato. Forti
cancelli custodivano l’ingresso dei portoni.
dai portoni si accedeva contemporaneamente al foyer, compartito in tre sale di cui la centrale era doppia delle altre due. tutta
questa parte era stata affrescata dal d’agostino con stile pompeiano. Le finestre, guardando a destra del prospetto, servivano
l’atrio di accesso al Comune, mentre quelle a sinistra erano al servizio di altri ambienti del Comune e servivano da sede del comando delle Guardie Comunali.
il foyer era suddiviso longitudinalmente in due parti. dalla
parte interna, la cui lunghezza raggiungeva le pareti estreme del
foyer, si accedeva, attraverso due rampe di scale, ai corridoi di servizio e ai palchetti.
Le pareti interne del foyer assumevano l’aspetto di arazzi o tap-
– 13 –
peti ornamentali ed
erano ravvivate da
fregi e da scenette di
vita campestre o da
idillici
paesaggi,
con putti ed amorini,
per lo più spiccanti
sui fondi neri.
Per la presenza
dei putti e degli amorini e per la predilezione ad ornare
le superfici con scenette campestri si
potrebbe arguire che
il d’agostino avesse posto in opera nel
Pianta del teatro manzoni realizzata “a memoria” nel dopoguerra.
nostro teatro il terzo
stile dell’arte pompeiana. Ma non mancavano riquadrature con
stucco e pannelli colorati, specialmente all’interno del teatro, con
evidente influenza del primo periodo.
tutte le strutture interne erano in legno e tra un palco ed un altro
vi erano degli stupendi mascheroni.
sul lato lungo del teatro, verso i giardini pubblici, si eleverà il
Ginnasio-Liceo ‘Giosuè Carducci’; sull’altro versante, in via del
Carmine, dopo il cortile di servizio al teatro e la scala di accesso
al loggione, vi era un locale terraneo comunale.
ai limiti estremi del teatro vi era un ampio cortile che consentiva l’accesso al palcoscenico, sul quale si accedeva a mezzo di
due scalette laterali.
il piano superiore era la sede del Palazzo Comunale. il prospetto principale presentava, sui tre portoni d’ingresso del piano terraneo, tre ampie balconate con vetrate ed ai lati altrettante finestre
– 14 –
sull’asse di quelle al piano terraneo”25.
altri importanti dettagli ci provengono da vizzaccaro, che, però,
non ne segnala la provenienza “Come tutte le identiche strutture in
italia, anche il nostro teatro fu evidentemente un edificio a carattere speculativo, per cui ogni metro quadrato fu considerato prezioso ed i servizi furono ridotti al mimino, tanto che la scala di
accesso al loggione fu costruita fuori corpo e molti decenni dopo.
Le scale interne erano due ed erano state ricavate una a destra e
l’altra a sinistra nello spazio lasciato libero dalla curva della sala,
mentre l’orchestra, molto ampia, era stata sistemata ai limiti estre25
op. cit., pagg. 191-192.
– 15 –
mi dei palchetti, con tutti gli impianti per il palcoscenico.
La nostra sala non ebbe, quindi, un andamento completamente
a ferro di cavallo, considerato il tipo più evolutivo del teatro d’opera ed ispirato al Piermarini con la sua scala di Milano (1774-1778).
il boccascena era munito di sipario affrescato in maniera superba dal pittore Gaetano d’agostino, salernitano, con una scena che
rappresentava la matrona romana ummidia Quadratilla tra gli abitanti della sua ‘Casinum’, città che aveva dotato di teatro e di anfiteatro.
il d’agostino aveva dipinto con Eduardo dalbuono, Giuseppe
sciuti e Francesco autoriello (l’autore della ‘danza delle ore’ nel
soffitto della sala rossa del teatro di salerno) il magnifico e sontuoso Casino sociale annesso al teatro salernitano.
Lo stesso d’agostino aveva riccamente decorata la sala degli
spettacoli del nostro teatro con profusione di oro ed armoniosa
vivacità di tinte, richiamandosi allo stile pompeiano.
il soffitto, invece, era opera di Enrico risi, da s. Elia Fiume
rapido. L’artista aveva eseguito una serie di medaglioni che rappresentavano tutti i grandi musicisti italiani, cominciando da Pier
Luigi da Palestrina sino ai più grandi contemporanei dell’ottocento.
nel 1924, anno della venuta a Cassino dell’ing. Ferdinando
Bologna, il soffitto era già stato ricoperto da un ampio telone,
dipinto con scene floreali.
al risi appartenevano anche i medaglioni di tutti i Mandamenti
del nostro tribunale, eseguiti nel salone della Corte di assise ed il
salone Margherita nella Galleria vittorio Emanuele di napoli.
L’artista, come è stato detto, fu per lunghi anni consigliere provinciale del nostro Collegio”26.
dal 1875 al 1943 il teatro fu centro propulsore della cultura cassinate, non solo per gli spettacoli che erano sempre di qualità, ma
26
ibid. pagg. 190-191.
– 16 –
anche per il suo utilizzo da parte delle scuole e delle associazioni,
oltre che per le conferenze ed i convegni che vi si svolgevano di
frequente.
L’edificio che ospitava il teatro
Ora diamo uno sguardo all’intero isolato, che ospitava, oltre il
teatro, gli uffici comunali, il Liceo Classico e la scuola di
avviamento Professionale. La descrizione si riferisce all’anno
1939 ed è stata tratta dagli appunti di antonio vano, già funzionario dell’ufficio tecnico del comune e collaboratore per molti anni
dell’ing. Ferdinando Bologna.
L’enorme edificio era situato, in posizione obliqua, tra corso
vittorio Emanuele e via a. diaz, corrispondenti rispettivamente
alle attuali via de nicola e corso della repubblica; si estendeva,
grosso modo, trasversalmente, dall’odierna piazza Labriola fino al
monumento ai caduti in piazza de Gasperi; quest’ultimo sorge
esattamente sul sito del precedente monumento ai caduti della
prima guerra mondiale ed è costruito, nella parte basamentale, con
quello stesso materiale. il fabbricato era immerso nel verde dei
parchi della villa comunale, della villa Baccari e della piazza
regina Margherita; su quest’ultima si apriva l’ingresso del teatro.
un altro ingresso di servizio era sul retro, in un cortile interno
cui si accedeva da via Gemma de Posis (allora erroneamente “de
Bosis”), che costeggiava il fabbricato a sud est. su questo lato
il prospetto dell’edificio ex stazione ferroviaria disegnato dall’arch. manlio
Felici tra il 1911 e 1915. al centro l’ingresso del liceo “G. Carducci”.
– 17 –
Sovrapposizione della mappa dell’anteguerra su quella odierna.
– 18 –
– 19 –
Cassino 1943 - Nel dettaglio cerchiato: a destra l’edificio con il teatro manzoni, il Comune ed il liceo,
a sinistra il complesso della chiesa di S. antonio e l’ex convento francescano.
in alto: la facciata del teatro manzoni nei primi decenni del Novecento.
in basso: L’edificio, ex stazione ferroviaria, con i primi danni dei bombardamenti del 1943, fronteggiato dal palazzo Notarmarco.
– 20 –
erano ubicati i locali di servizio del Comune, con il deposito
attrezzi per gli spazzini, la sede dei cantonieri, delle guardie campestri, dei vigili urbani e dell’acquedotto. L’ingresso del comune,
invece, era sulla fiancata nord occidentale, presso l’atrio del teatro: qui risiedeva anche il custode (che nel 1939 era un certo
Galloni); al piano superiore, al di sopra dell’ingresso del teatro,
erano le sale comunali, compresa quella del Consiglio, l’ufficio
del sindaco (che, nel 1939, era Francesco tari) e vari altri uffici.
nella fiancata nord-ovest dell’edificio si aprivano le scuole
pubbliche: il Liceo Ginnasio “Giosuè Carducci” e la scuola di
avviamento Professionale; in particolare, al piano rialzato erano
ubicati l’avviamento e il ginnasio, al piano superiore gli uffici
comunali (sopra l’avviamento) e il liceo (sopra il ginnasio).
il cortile centrale, retrostante al teatro, era adibito a palestra,
con ingresso a sud-ovest, verso via diaz.
il dopoguerra e la mancata ricostruzione
Nel dopoguerra, nell’ansia della ricostruzione, si parlò più volte
della possibilità di rifare il teatro Manzoni, ma l’assillo di problemi più urgenti, le spinte di privati a dedicarsi ad altro, ne lasciarono il compito solo alle cosiddette “pie intenzioni”.
solo nel 1953, con la legge 230 del 21 marzo, qualcosa si mosse
in maniera più concreta: la legge imponeva ai comuni sei mesi di
tempo per la presentazione di domande per “conseguire la ricostruzione a carico dello Stato dei beni di proprietà degli enti locali”. il 21 ottobre dello stesso anno il sindaco restagno denunzia
all’ingegnere capo del Genio Civile di Cassino, vito Castrignanò,
“che è stato distrutto completamente, in conseguenza degli eventi
bellici del 1943-1944 il Teatro Comunale Manzoni” e, in maniera
concisa “ne richiede la ricostruzione”27.
il 29 ottobre successivo l’ingegnere capo del Genio Civile, si
27
Prot. del Comune di Cassino 6167/1953; prot. del Genio Civile 12952/53.
– 21 –
riserva “gli accertamenti sull’effettivo danno bellico, sulla previsione di spesa e sull’ammissibilità dell’intervento dello Stato”28.
subito dopo, a firma del sindaco, pervenne allo stesso Genio
Civile una relazione sommaria, stilata “a memoria” dall’ingegnere del comune Ferdinando Bologna sullo stato del teatro Manzoni
prima della distruzione. Quella relazione completa la descrizione
del vizzaccaro, specialmente per gli interni dell’edificio, per questo è importantissima, e vale la pena rileggerla.
“Il teatro Comunale di Cassino era ubicato a Piazza
Margherita (o Piazza del Teatro) ed aveva l’accesso principale
sulla detta piazza mediante tre grandi aperture; un accesso secondario laterale sulla Via De Bosis, il quale immetteva pure alla
scala per il loggione; ed infine un accesso di sicurezza al lato
posteriore che dava sul palcoscenico.
Il teatro costituiva un complesso di notevole importanza sia dal
lato costruttivo che dal lato architettonico ed artistico.
La sua costruzione risaliva al 1870 circa ed alla sua fabbrica,
decorazione ed attrezzatura scenica collaborarono artisti di riconosciuto valore.
Aveva un ingresso atrio di otto grandi vani con guardaroba e
Buffet, una grande sala ellittica con tre ordini di palchetti disimpegnati dai corridoi ed un loggione, un grande palcoscenico con
attrezzatura completa di gabinetti per artisti, scenari, teloni ecc.
Il locale era completo di scala interna e gabinetti di decenza.
Inoltre un palco centrale era stato adibito a cabina cinematografica ed era completa di tutto il macchinario ed accessori di
sicurezza per proiezioni.
Le rifiniture dell’intero complesso erano di lusso, a partire dai
pavimenti quasi tutti di marmo, alle decorazioni intonate tutte a
disegni stile pompeiano, con velluti a damaschi nei palchi ecc.
28
Prot. del Genio Civile 12952/1953.
– 22 –
La illuminazione dei locali tutti era realizzata con lumi e lampadari antichi adattati alla corrente elettrica.
Allestimento scenico di quinte, sfondi e teloni completo e di
valore, e fra questi un telone di pregio raffigurante il Trionfo di
Ummidia Quadratilla.
Tutto il complesso misurava una cubatura vuota per piena di
circa mc. 11.000. La stima sommaria del valore si ritiene non inferiore a £. 200.000.000”.
si puó ancora annotare che nel gennaio 1988 il sindaco di
Zenzo ebbe ad annunciare: «Sono in corso le procedure per un
appalto concorso per la progettazione del Teatro Comunale»29.
da allora nulla più, se si eccettua l’ultimo tentativo fatto dall’architetto orlando d’Ermo, quando era assessore all’urbanistica, il
quale voleva che uno dei piani particolareggiati, connessi con la
variante generale del Piano regolatore di Cassino (ancora oggi in
fase di elaborazione) prevedesse la ricostruzione del teatro
Manzoni nell’area dell’ex campo sportivo e piazza n. Green.
solo alla fine del 1997 si costituì un “Comitato pro teatro
Manzoni”, su iniziativa di un gruppo di cittadini30 per sensibilizzare gli amministratori all’idea di una ricostruzione dell’antico
teatro. Per questo il 15 gennaio 1998 si tenne una conferenza nella
sala restagno del Comune di Cassino, cui parteciparono autorità
a vario livello e nella quale fu letto dallo scrivente uno stralcio del
presente studio31.
dopo tale iniziativa si dovette prendere atto che la costruzione
di un teatro quale era il Manzoni non sarebbe più stata in linea con
le esigenze del tempo: si optò, dunque, per una struttura di nuova
concezione che consentisse un uso polivalente.
29
“il tempo”, Frosinone, 14 gennaio 1988, pag. 22.
Promotori del comitato furono: Mario alberigo, Benedetto del vecchio,
stefano di scanno, Emilio Pistilli, i quali vollero affidare la presidenza all’assessore alla Cultura iris volante.
31 Pubblicato, poi, sul settimanale “l’Inchiesta”, 1 febbraio 1998, pag. 22.
30
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il contenzioso per il rettorato
in quel periodo era in corso un contenzioso tra il Comune di
Cassino e la locale università per l’utilizzo del fabbricato, ex convento francescano, contiguo alla chiesa di s. antonio in piazza
diamare: l’immobile era stato donato dal Comune all’università
nel 1987 perché vi si costruisse il rettorato, cosa che non fu mai
realizzata.
riandiamo all’origine della questione.
il 29 giugno 1987 il consiglio Comunale di Cassino, sindaco di
Zenzo, con delibera n. 51/9 approvò una convenzione con
l’università di Cassino per la cessione a titolo gratuito dell’area
sita in località s. antonio, comprendente tutti i vetusti locali a
ridosso della stessa chiesa. La delibera fu modificata, su delega
del Consiglio Comunale, dalla Giunta Municipale con atto n. 1341
del 29 agosto 1987, ma limitatamente alla definizione dei dati
catastali dell’area interessata. nell’atto di donazione era previsto
l’obbligo da parte dell’università della costruzione, secondo un’idea progetto, di un fabbricato destinato ad ospitare il rettorato
con gli uffici amministrativi dell’università e locali per la didattica ed attività umanistiche; nel progetto si imponeva la demolizione, a spese dell’università, dei fabbricati esistenti e l’elevazione di
un edificio dell’altezza di 30/35 metri; “Esso dovrà avere – si
legge nell’atto – al piano terra zone porticate destinate a filtro tra
l’edificio a destinazione universitaria ed il contesto urbano circostante. dovrà inoltre essere realizzato un sottopasso che colleghi
l’area pertinente all’edificio con il parcheggio universitario che
verrà realizzato nella villa comunale”. L’art. 5 della convenzione
riconosceva all’università la “piena proprietà sull’intero edificio
da costruire”. Come contropartita della cessione gratuita
l’università si obbligava ancora a “garantire al Comune di
Cassino la disponibilità dell’uso dell’area destinata ad attività culturale per almeno 52 giornate per anno al fine di consentire al
– 24 –
L’edificio “S. antonio” attiguo all’omonima chiesa in una cartolina dell’an(archivio F. sidonio)
teguerra.
Comune stesso l’organizzazione di conferenze, convegni, concerti e rappresentazioni di valido contenuto culturale.
l’art. 3 della convenzione recita: “L’università comunque non
resta vincolata a rispettare né le linee architettoniche, né l’impostazione strutturale dell’idea progetto in questione, ma solo rapporto e posizione dei volumi come indicati nell’idea progetto”.
La notizia della donazione all’epoca fece molto scalpore sollevando aspre critiche da parte delle opposizioni. tuttavia il 12 aprile 1988 fu approvata all’unanimità dal consiglio Comunale: 26 a
favore su 26 votanti, anche se gli assenti furono numerosi (tra essi
consiglieri di maggioranza e minoranza).
nel 1997, visto che nulla di quanto previsto era stato realizzato, il Comune reclamò l’invalidità dell’atto di donazione per la
grave inadempienza dell’università che, secondo i propri legali,
non avrebbe dato esecuzione alle clausole della convenzione. tale
tesi fu contrastata dai legali dell’università che sostennero che il
– 25 –
Comune non aveva ancora proceduto alla materiale consegna dell’area; inoltre, aggiungevano, i locali erano utilizzati a titolo gratuito da talune associazioni – associazione arma aeronautica, ass.
naz. Carabinieri, ass. naz. Combattenti e reduci, ass. naz.
Finanzieri d’italia, ass. naz. invalidi e reduci per servizio, Centro
di aiuto alla vita, il Centro anziani della città, il C.a.i., il Centro di
Formazione Professionale –. Per questa ragione il giudice istruttore
aveva autorizzato anche la chiamata in giudizio delle associazioni.
La controversia si preannunciava lunga e dispendiosa tra le parti.
in considerazione di ciò in una nota alla stampa mi chiedevo:
“una soluzione non potrebbe essere, ad esempio, l’utilizzazione di
quell’area per una struttura polivalente che preveda locali per
l’università (didattica, attività umanistiche, come previsto dalla
convenzione, uffici amministrativi), locali per la città (associazioni, scuole professionali) e strutture per entrambe: teatro comunale in comproprietà, scuole di recitazione, di dizione, ecc. e parcheggio, magari sotterraneo?
tra Comune e università, poi, non dovrebbe essere tanto difficile individuare un altro sito per il rettorato32”.
il progetto per la nuova sala
L’
idea piacque, anche perché, si disse allora, “si eliminerebbe
quel fatiscente e pericolante edificio adiacente alla facciata della
chiesa di s. antonio – peraltro ricco di storia, essendo stato convento dei Francescani fin dalla morte del santo di assisi – dando
luogo a strutture realmente edificanti per la città e per la stessa
università33”.
L’amministrazione di Zazzo fece propria l’idea e, con il protocollo d’intesa del 2 settembre 1998, concluse l’accordo con
l’università nell’ambito di un progetto per il riassetto e lo svilup32
“Palazzo S. Antonio: dalla vertenza-Rettorato al Teatro comunale”,
L’Inchiesta, a. v, n. 6 (8 febbraio 1998), pag. 14.
33 ibid.
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Novembre 2000: la demolizione dell’ex convento francescano in piazza
Diamare.
po della stessa università. Già nel dicembre 1999 fu fatta la gara
d’appalto. i lavori di demolizione dell’ex convento francescano
iniziarono a novembre 2000; come ampiamente previsto, dopo la
demolizione affiorarono dal terreno dell’immobile i resti medioevali dell’istituto religioso risalente al 123134. La soprintendenza
per i beni archeologici fece tutti i rilievi di rito e subito dopo ebbero inizio i lavori: luglio 2001.
il progetto per la nuova struttura, firmato dagli architetti
antonio Casella e silvio Pulcinelli in data 27 settembre 199935,
rientrava nella programmazione ed attuazione dell’obiettivo 2 –
1997-99 (misura 3.1).
34
L’abate di Montecassino, Landolfo sinibaldo, fece costruire in loco un convento con annessa cappella per ospitare i frati francescani. Questi risiedettero
per molti secoli in quell’edificio. dopo la soppressione dei beni ecclesiastici,
operata nel secolo scorso, l’immobile passò di proprietà del Comune, che vi
aprì delle scuole.
35 Coadiuvati per la parte tecnica e strutturale dall’ing. Persechino.
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Schema grafico della sala polivalente allegato al progetto.
dalla relazione preliminare leggiamo alcuni stralci.
“L’attacco prospettico di detto complesso alla facciata della
Chiesa è concepito come una grande sola vetrata (ingresso alla
sala), con una pensilina, sempre in vetro, sospesa da cavi di
acciaio. detta vetrata costituisce un distacco dalla chiusa e compatta massa dell’edificio sacro e serve a ridare più significato a
quest’ultimo e maggior distinguo al plesso progettato.
La sala apparirà sulla piazza diamare con una facciata a portali di pietra, di grande respiro, che daranno unità e importanza alla
stessa e ricostituiranno l’allineamento prospettico.
Esternamente la curva vetrata di chiusura, posizionata in arretramento ai portali, permetterà, in questo spazio, il percorso dei
pedoni nella piazza come in un portico e, nell’interno, la vista
degli spettatori a quota sopraelevata nei percorsi esterni alla sala,
determinerà una continuità visiva tra i fruitori della sala e quelli
della piazza.
acciaio, vetro, alluminio, si evidenzieranno a contrasto e in trasparenza a detti portali rivestiti in coreno bocciardato a riprendere
una connessione con la dominante abbazia e gli edifici di maggior
– 28 –
restituzione grafica della facciata della sala polivalente.
rilievo tipo il rettorato, la Curia e il Palazzo vescovile nelle
immediate vicinanze.
nella parte attigua alla Chiesa, nell’atrio, troveranno posto le
zone di attesa, la biglietteria, il guardaroba, il foyer con il bar ed i
servizi, mentre una doppia scenografica scala tirantata in acciaio
con pedate di marmo porterà all’accesso alto della sala.
opposto all’atrio, dopo la spazialità della sala, la scena, sotto
questa sono localizzati i servizi ed i magazzini e superiormente sul
lato sinistro, tutti gli annessi di camerini, magazzini, impianti tecnologici, i w.c. uomini-donne, un volume unitario nel punto dove
termina la vista della piazza.
L’innovativa presenza dell’acciaio, del vetro, dell’alluminio, a
contrasto con la forte presenza della pietra, dateranno e indicheranno l’attualità dell’organismo architettonico.
La pietra, il legno nel pavimento delle sale e nella boiserie del
foyer, unitamente ai vetri e a quanto di più ricercato dal punto di
vista materico, saranno impiegati per dare l’opera carica di significato e rispondente alle aspettative della cittadinanza.
[ … ] La copertura a forma di onda, concava e convessa, sarà
di legno lamellare ricoperto da un pacchetto coibentante e isolante, protetto da guaina ardesiata.
dimensionalmente l’intervento interesserà una superficie di
– 29 –
circa mq. 2350.00 ed una cubatura di circa 21000.00 mc.
La sala polifunzionale a servizio del Comune e dell’università,
ma pressocché utilizzata da quest’ultima, porterà turismo in senso
lato e sarà centro d’incontri, convegni, manifestazioni culturali di
vario tipo per tutta la cittadinanza.
L’organismo progettato, opportunamente dotato dei necessari
impianti e confort, con poltrone imbottite nella sala, delle infrastrutture tecnologiche, con un vasto atrio dove sono ubicati bar,
guardaroba, biglietteria e servizi, zone di attesa, ha come traguardo finale l’identificazione nell’immagine del “teatro”, occasione
colta per la città, un’esigenza tanto sentita, desiderata ed auspicata proprio perché mancante.
La sua stessa ubicazione è sapientemente localizzata in una
zona centralissima che si trasforma nei giorni festivi in isola pedonale, offrendosi egregiamente alla fruizione dei cittadini. Esiste
quindi, nella cittadinanza, “una cultura”, una consolidata tradizione del vivere questa centralissima area. La collocazione in questo
sito della sala polivalente-teatro, a servizio della città per le sue
manifestazioni teatrali, per l’utilizzo frequente da parte delle
facoltà univeristarie presenti, del turismo in genere, è quanto di
più auspicabile ed opportuno anche per ridisegnare una quinta
deprimente sulla piazza, riqualificarla, farla rivivere di nuova luce
ed interesse, ottimizzare un invaso urbano dandogli significato di
“piazza” nell’accezione profonda che questa rappresenta come
cuore pulsante del consesso civico”.
L’inaugurazione della sala polivalente
D
opo varie interruzioni dei lavori si giunse all’inaugurazione
della nuova sala polivalente, intitolata “alessandro Manzoni”, il
24 maggio 2006. dopo il tradizionale taglio del nastro, alla presenza di numeroso pubblico, il vescovo abate Bernardo d’onorio
benedisse la nuova struttura. nella sala gremita in ogni ordine di
posti, e molte autorità nel parterre, un breve filmato illustrò l’ope-
– 30 –
La serata inaugurale del 24 maggio 2006. in alto: dopo la benedizione del
vescovo abate Bernardo D’Onorio il sindaco Scittarelli taglia il nastro; alla
sua sinistra l’on. anna teresa Formisano.
ra; seguì il saluto del sindaco Bruno scittarelli. Chiuse la serata
inaugurale un concerto dell’orchestra “Liri Ensemble” con il
direttore Massimo Faustini ed il
soprano antonella sdoia.
ora resta solo l’auspicio che la
sala “alessandro Manzoni” riprenda ad essere il fulcro delle
attività culturali della città.
Emilio Pistilli
La facciata del teatro. in alto il lato della scena.
BiBLioGraFia EssEnZiaLE
archivio di stato di Caserta - Prefettura - inventario 4, fasc. 1368; inventario 5,
fascc. 4980, 1018, 4980, 5393.
M. Coia, Amministrazione e trasformazioni territoriali a Cassino in età liberale
(1860-1890), in “annale di storia regionale”, università degli studi di
Cassino, Laboratorio di storia regionale,anno i, 2006, pagg. 40-44.
t. vizzaccaro, Cassino dall’Ottocento al Novecento, Editrice s.E.L. 1977.
archivio comunale di Cassino.
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