Nuove tecniche per combattere il cancro Intervento con

15/10/2014
QN - La Nazione - Siena
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Nuove tecniche per combattere il cancro Intervento con il robot che
asporta il colon
Operazione unica in Italia eseguita alle Scotte dal professor Roviello
INTERVENTO effettuato sottoponendo il paziente ad un'unica posizione; minore tempo effettivo
dell'operazione; più rapida ripresa delle funzioni da parte del paziente stesso; e, infine, asportazione
preventiva per scongiurare l'insorgere di un tumore. Innovazione e tanti benefici in ambito chirurgico trovano
un caso esemplare nell'intervento effettuato al policlinico Le Scotte, dove grazie alla robotica è stato
asportato totalmente un colon con tecnica unica in Italia. Il caso si è presentato con una giovane paziente con
una malattia ereditaria, la poliposi familiare, in cui il colon genera continuamente polipi che possono
trasformarsi in cancro, con altri casi in famiglia. «La paziente era già stata sottoposta a screening genetico e,
in casi come questo, c'è l'indicazione a effettuare una colectomia preventiva» introduce così la non rara
scena il professor Franco Roviello, responsabile Chirurgia generale e tecniche mini-invasive del policlinico. E'
nell'approccio all'intervento invece la novità: per l'asportazione totale del colon in via laparoscopica,
solitamente, è infatti necessario spostare la posizione del paziente sul tavolo operatorio per ben tre volte,
allungando così molto i tempi d'intervento. «L'innovazione pensata ed introdotta dal nostro gruppo - spiega
quindi il primario - semplifica questo tipo di problematiche: è infatti possibile posizionare il robot tra le gambe
del paziente allungando i bracci verso la testa; vengono quindi praticati quattro incisioni sull'addome, due da
un centimetro e due da sette millimetri. Con l'introduzione della telecamera e degli strumenti robotici si
effettua prima l'asportazione del colon destro, poi si passa a sezionare il colon traverso ed infine si procede
verso la parte sinistra asportando il colon discendente, il sigma e buona parte del retto; l'organo si dispone
come una cornice all'interno della cavità addominale. Si pratica infine una piccola incisione trasversale nella
parte bassa dell'addome da cui si asporta tutto l'organo sezionato durante la procedura robotica. In questa
condizione patologica, altrimenti, il tumore può nascere in qualsiasi punto del grosso intestino, rendendo
necessaria la sua asportazione in toto». SONO DUNQUE l'unica posizione e la mini invasività dell'intervento
robotico ad aver dato luogo ai tanti benefici che si sono trovati in questo caso affrontato in modo particolare:
«Tecnicamente - conclude Roviello - definiamo questa manovra 'un solo docking robotico', effettuata da noi
per la prima volta in Italia. Con la chirurgia tradizionale questo intervento richiederebbe circa tre settimane di
degenza; con la tecnica robotica invece la paziente è stata operata il martedì e dimessa la domenica». Se il
robot arriva laddove non arriva la mano umana, sono però solo l'ingegno e la capacità del team di
professionisti in carne ed ossa a guidare il macchinario non pensante: all'intervento hanno partecipato, oltre
al professor Franco Roviello, i chirurghi Riccardo Piagnerelli, Edda Caputo e Roberto Benigni, l'anestesista
Lucia Bobbio e gli strumentisti Melanie Echevarria, Pasquale Malavita, Gemma Barbini e Massimo Scali.
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SCENARIO CHIRURGIA ROBOTICA - Rassegna Stampa 16/10/2014
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