Domanda e offerta aggregata

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Domanda e offerta aggregata
Breve e lungo periodo
• L’andamento del Pil nel lungo periodo dipende dai
fattori che spiegano la crescita: la forza lavoro, la
disponibilità di capitale fisico e umano, le risorse
naturali e le innovazioni tecnologiche.
• La crescita “media” delle economie tuttavia non
permette di evidenziare il fenomeno delle fluttuazioni di
breve periodo →
– la maggior parte delle variabili macroeconomiche non cresce
in maniera costante ed in alcuni anni la crescita è inferiore a
quella media.
• Quando la crescita è bassa (o addirittura negativa) la
disoccupazione aumenta.
• L’analisi macroeconomica di breve periodo si occupa di
analizzare i fenomeni delle fluttuazioni del PIL ed i loro
effetti reali.
• In particolare studia il fenomeno delle recessioni e si
chiede se e come per un governo sia opportuno
contrastare i cicli dell’economia.
• Lo strumento utilizzato dagli economisti per spiegare
ed analizzare questi fenomeni è quello del modello di
domanda e offerta aggregata.
Le fluttuazioni economiche
• Le fluttuazioni economiche, ovvero l’andamento di
breve periodo del Pil e del livello dei prezzi, sono molto
difficili da prevedere.
• Per monitorare l’andamento del ciclo economico si
possono misurare il Pil, e/o le sue componenti
(investimenti, consumi, profitti, etc.)
• Tutte queste variabili hanno una dinamica sincronica.
• Tuttavia, anche se il segno delle variazioni è simile, la
dimensione delle fluttuazioni tra le componenti del Pil
può essere molto differente.
• In particolare gli investimenti sono la componente che
mostra la variabilità maggiore.
• Tra le variabili macroeconomiche la disoccupazione
mostra invece un andamento opposto alle altre → in
recessione il Pil scende e la disoccupazione sale; nelle
fasi espansive il Pil sale e la disoccupazione scende.
• In sintesi:
– Le fluttuazioni economiche sono irregolari e imprevedibili
– La maggior parte delle variabili economiche fluttua in
sincronia
– Se la produzione diminuisce la disoccupazione aumenta
Pil
1.400.000
1.300.000
1.200.000
1.100.000
1.000.000
900.000
800.000
700.000
600.000
500.000
400.000
1970
1975
1980
1985
1990
1995
2000
2005
Consumi
800.000
750.000
700.000
650.000
600.000
550.000
500.000
450.000
400.000
350.000
300.000
1970
1975
1980
1985
1990
1995
2000
2005
Investimenti
300.000
280.000
260.000
240.000
220.000
200.000
180.000
160.000
140.000
120.000
100.000
1970
1975
1980
1985
1990
1995
2000
2005
Un modello per spiegare le fluttuazioni
economiche di breve periodo
• La teoria delle fluttuazioni economiche è controversa.
• Se nel lungo periodo le regole della neutralità della
moneta e della separazione tra variabili reali e variabili
monetarie appaiono realistiche e quindi …
• … variazioni nelle variabili nominali NON hanno
effetto su quelle reali,
• … questo non è più vero se passiamo ad analizzare
periodi di tempo più brevi.
• In questo caso variazioni nel livello dei prezzi hanno
effetti reali sulla produzione (Pil reale).
•
1.
2.
•
•
Il nostro modello dell’economia ora è composto da:
Una curva di domanda aggregata, che descrive la
quantità di beni e servizi che famiglie, imprese e
amministrazioni pubbliche sono disposte ad
acquistare per ogni livello dei prezzi.
Una curva di offerta aggregata, che mostra la quantità
di beni e servizi che le imprese producono per ogni
livello dei prezzi.
Nota: non stiamo riproponendo il modello domanda
e offerta di un singolo mercato.
Nel modello domanda e offerta aggregata, variazioni
nei prezzi NON sono cambiamenti nei prezzi relativi,
ma nel livello generale dei prezzi.
Le curve di domanda e offerta aggregate
La curva di domanda aggregata
•
•
Il Pil è composto dalla somma delle spese per
consumi, investimenti, spesa pubblica ed esportazioni
nette.
Y = C + I + G + NX
In sintesi:
– Il consumo dipende dal livello dei prezzi, dal reddito
disponibile e dalla ricchezza
– Gli investimenti dipendono dal livello dei tassi di interesse e
dalle aspettative sui profitti futuri
– La spesa pubblica dipende dalle decisioni del governo
– Le esportazioni nette dipendono dalla domanda estera e dal
tasso di cambio
• La somma di C, I, G e NX definisce la domanda
aggregata di beni e servizi finali.
• La curva della domanda aggregata individua una
relazione negativa tra livello dei prezzi e quantità di beni
e servizi domandati → se il livello dei prezzi sale
(scende) la domanda aggregata scende (sale)
• Tre fenomeni spiegano l’inclinazione negativa della
curva:
1. Effetto ricchezza: agisce sui consumi;
2. Effetto tasso di interesse: agisce sugli investimenti
3. Effetto tasso di cambio: agisce sulle esportazioni nette.
•
•
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•
•
Effetto ricchezza
Se il livello medio dei prezzi diminuisce, il valore reale
dei saldi a disposizione delle famiglie aumenta.
Questa variazione fa aumentare il reddito reale delle
famiglie che conseguentemente accrescono la spesa per
beni di consumo (C).
L’aumento della domanda di consumi equivale ad un
aumento della domanda aggregata.
Effetti di segno opposto si verificano se il livello dei
prezzi aumenta.
In entrambi i casi si può individuare una relazione
negativa tra variazioni nei prezzi e variazioni nelle
quantità domandate.
Effetto tasso di interesse
Una riduzione nel livello dei prezzi riduce la domanda
di moneta (se i prezzi scendono occorre meno moneta
per motivi transattivi, ovvero per acquistare beni e
servizi).
La moneta in eccesso nel mercato può essere
convertita in obbligazioni e/o depositata in banca →
… questo fa salire il prezzo delle obbligazioni e fa
scendere il tasso di interesse, la cui riduzione stimola
la domanda di beni di investimento da parte delle
imprese.
Effetti di segno opposto si hanno quando il livello dei
prezzi aumenta.
• Nota che dalla formula
POBBL = R / r
• Possiamo immediatamente ottenere
r = R / POBBL
• Se il prezzo di un’obbligazione scende (sale) il suo
rendimento, dato dal rapporto tra la cedola (fissa) ed il
prezzo, scende (sale).
•
•
•
•
Effetto tasso di cambio
Abbiamo visto che un livello più basso dei prezzi
aumenta la domanda di obbligazioni e induce un
abbassamento del tasso di interesse.
Questo rende meno convenienti gli investimenti
finanziari nazionali rispetto a quelli esteri …
… e provoca un deflusso di capitali verso l’estero e un
deprezzamento del tasso di cambio, che rende più
convenienti le esportazioni.
Effetti di segno opposto si hanno quando i prezzi
aumentano.
• I tre effetti descritti sopra hanno conseguenze su
differenti componenti della domanda aggregata
(consumi, investimenti ed esportazioni).
• Tutti determinano una relazione inversa, a livello
aggregato, tra livello dei prezzi e livello della domanda
complessiva di beni e servizi.
La pendenza negativa della curva di domanda aggregata
•
•
•
1.
In analogia con le curve di domanda di mercato anche
la curva di domanda aggregata definisce una relazione
tra quantità e prezzi, dati gli altri fattori che
influenzano la domanda.
Se questi ultimi si modificano la curva di domanda si
sposta a destra o a sinistra senza cambiare pendenza.
Tra questi fattori i più importanti sono:
Spostamenti causati da modifiche nella propensione
delle famiglie a consumare:
• ad esempio
– un aumento (diminuzione) della propensione delle
famiglie al risparmio sposta la curva di domanda
aggregata a sinistra (destra): se aumenta
(diminuisce) il risparmio si riduce (aumenta) il
consumo;
– una crescita (riduzione) nei valori azionari sposta la
curva a destra: le famiglie, proprietarie di azioni, si
sentono più ricche (povere) e domandano più
(meno) beni di consumo.
2.
Spostamenti causati dalla propensione delle imprese
ad investire.
• Ad esempio:
– un’innovazione stimola la spesa per investimenti e
sposta la curva di domanda aggregata verso destra;
– un’ondata di pessimismo (ottimismo) da parte degli
imprenditori riduce (aumenta) la spesa per
investimenti
– tutte le politiche che modificano il tasso di
interesse e per questa via gli investimenti, spostano
la curva di domanda aggregata. Ad esempio se r
scende per le imprese è meno costoso indebitarsi e
quindi gli investimenti salgono.
3. Spostamenti causati da variazioni nel livello della
spesa pubblica:
– se questa aumenta (diminuisce) la curva di
domanda aggregata si sposta verso destra (sinistra).
4. Spostamenti causati da variazioni nelle esportazioni
nette:
– ad esempio una recessione all’estero riduce la
domanda di esportazioni nette, la curva di
domanda aggregata si sposta a sinistra.
5. Variazioni dell’offerta di moneta da parte della BC:
• Queste operazioni, se in aumento, liberano liquidità
nell’economia e stimolano, nel breve periodo, famiglie
ed imprese ad aumentare la domanda di beni di
consumo e investimento.
• Effetti di segno opposto si hanno quando la BC
riduce l’offerta di moneta e quindi la liquidità del
sistema economico.
La curva di offerta aggregata
• Nel caso della curva di offerta aggregata distinguiamo
due situazioni:
• Nel lungo periodo → la curva di offerta aggregata è
verticale: variazioni nel livello dei prezzi non hanno
effetti sul prodotto.
• Nel breve periodo → la curva di offerta aggregata ha
inclinazione positiva: variazioni nel livello dei prezzi
hanno effetti reali sulla produzione.
La curva di offerta aggregata nel lungo periodo
• Sulla base dell’ipotesi di neutralità della moneta la curva
di offerta di lungo periodo è verticale.
• Il livello dei prezzi non influenza quello della
produzione nel lungo periodo, durante il quale hanno
effetti reali solo variazioni nella quantità di fattori di
produzione e della tecnologia.
• Questa ipotesi è compatibile con la presenza di curve di
offerta settoriali con inclinazione positiva: effetto
prezzo relativo.
• Nell’aggregato tuttavia ciò che rileva è la dotazione di
risorse e di capitale.
La curva di offerta aggregata di lungo periodo
•
•
1.
2.
3.
4.
Il livello della produzione descritto dalla curva di
offerta aggregata verticale è detto prodotto potenziale
e/o prodotto di pieno impiego.
Spostamenti nella curva di offerta aggregata nel lungo
periodo perciò sono possibili solo se si modificano i
fattori che spiegano la crescita economica.
Il numero di lavoratori: incrementi nell’occupazione
e/o riduzioni nel tasso naturale di disoccupazione
spostano verso destra la curva di offerta aggregata.
La dimensione dello stock di capitale (fisico e/o
umano): un aumento dello stock di capitale fa
aumentare la produttività e quindi sposta a destra la
curva di offerta aggregata.
L’introduzione di nuove tecnologie di produzione:
sono la causa principale dei miglioramenti quantitativi
nella produzione aggregata delle economie sviluppate
negli ultimi decenni ( es introduzione della tecnologia
informatica).
La dotazione di risorse naturali presenti nell’economia
L’equilibrio dell’economia nel lungo periodo
• Due fattori principalmente spiegano spostamenti delle
curve di domanda e offerta aggregata nel lungo periodo.
• Offerta aggregata: progresso tecnologico che sposta a
destra la curva
• Domanda aggregata: aumenti nell’offerta di moneta,
che sposta a destra la curva.
• I due spostamenti contribuiscono a spiegare il
contemporaneo aumento nel livello del Pil ed in quello
dei prezzi, che si può verificare empiricamente.
Inflazione e crescita nel lungo periodo: offerta di moneta e innovazioni
tecnologiche
La curva di offerta aggregata nel breve periodo
• Nel breve periodo (uno o due anni) un aumento nel
livello generale dei prezzi tende a far aumentare la
quantità di beni e servizi offerti nell’economia →
• … la curva di offerta di breve periodo ha pendenza
positiva.
• Tre teorie spiegano la relazione positiva tra livello
generale dei prezzi e Pil reale, nel breve periodo.
• In tutte risulta decisiva la presenza di imperfezioni nel
meccanismo di formazione delle aspettative sul livello
dei prezzi da parte degli agenti economici.
•
Nel breve periodo la produzione (Q) si allontana dal
suo livello “naturale” o di lungo periodo (Q*) quando
il livello dei prezzi (P) si discosta da quello atteso (PE)
Q = Q* + α (P – PE)
•
Nel passaggio dal breve al lungo periodo le aspettative
si aggiustano → PE = P e il livello della produzione
ritorna quello “naturale” → Q = Q* :
–
Infatti se P = PE nell’equazione sopra possiamo verificare
che Q = Q*.
• Le tre teorie che spiegano la pendenza positiva della
curva di offerta aggregata nel breve periodo sono:
1. Teoria dei salari vischiosi
2. Teoria dei prezzi vischiosi
3. Teoria dell’imperfezione dell’informazione
•
•
•
•
•
La teoria dei salari vischiosi
L’idea centrale della teoria è che i salari non si adeguano
immediatamente a variazioni nel livello dei prezzi degli
altri beni e servizi.
La lentezza nell’aggiustamento è dovuta alla presenza di
un sistema di contrattazione tra lavoratori e imprese, che
normalmente ha durata pluriennale.
I prezzi dei beni di consumo invece si possono
modificare più velocemente rispetto alle retribuzioni.
Sindacati e imprese contrattano il livello reale dei salari
che dipende dalle aspettative sulla dinamica dei prezzi.
Il salario contrattato è W/PE (W salario nominale e PE
livello medio dei prezzi atteso al momento del contratto).
• Se durante il periodo successivo alla fissazione del
salario nominale (W) i prezzi crescono meno di quanto
atteso (P<PE) per le imprese questo significa un
aumento non preventivato del costo reale del fattore
lavoro (W/PE>W/P).
• Poiché il costo del lavoro è la componente più
importante dei costi di produzione, questo determina
una reazione da parte delle imprese, che riducono la
produzione e l’occupazione.
• Il contrario si verifica se i prezzi crescono più di quanto
atteso al momento della fissazione del salario.
• In entrambe i casi la variazione nella quantità prodotta
e offerta dalle imprese deriva dal fatto che i salari non si
aggiustano istantaneamente al livello dei prezzi dei beni
finali di consumo.
La teoria dei prezzi vischiosi
• Questa seconda teoria pone l’accento sulla lentezza di
aggiustamento dei prezzi dei beni e servizi rispetto
all’andamento congiunturale dell’economia.
• Ogni impresa determina in anticipo il listino dei prezzi
dei propri beni e servizi.
• Se si verificano cambiamenti nel livello dei prezzi (ad
esempio causati da modifiche nell’offerta moneta) non
tutte le imprese reagiscono subito (menù costs).
• Se ad esempio i prezzi di lungo periodo scendono e
quelli delle imprese non si modificano immediatamente è
come se queste avessero prezzi troppo alti per il
mercato.
• Conseguenza: riduzione nella quantità offerta.
•
•
•
•
•
La teoria dell’errore di percezione
I produttori possono avere una percezione errata
sull’andamento dei prezzi.
Le imprese percepiscono più direttamente quello che
succede al prezzo del bene che vendono rispetto a
quanto accade al livello generale dei prezzi.
Esempio: il livello generale dei prezzi sta scendendo a
causa della politica monetaria, ma le imprese
percepiscono questa come una diminuzione del prezzo
del bene che producono.
L’impresa scambia un effetto generale con un effetto
relativo e pensa che il suo bene ora possa essere
venduto ad un prezzo relativo più basso.
Questo provoca effetti reali sulla produzione, che in
questo caso diminuisce.
In sintesi
• Le tre teorie presentate hanno un aspetto comune.
• La produzione (Q) devia dal suo livello naturale di
lungo periodo (Q*) quando il livello dei prezzi (P) si
discosta da quello atteso (PE).
Q = Q* + α (P – PE)
• α è una misura della reattività delle imprese allo
scostamento tra prezzi effettivi e prezzi attesi.
• In tutte le tre teorie si tratta di deviazioni temporanee
dall’equilibrio di lungo periodo.
• Quando gli agenti rivedono le loro aspettative i prezzi e
i salari nominali vengono adeguati e nel lungo periodo
l’economia ritorna all’equilibrio di lungo periodo.
La curva di offerta aggregata di breve periodo
Spostamenti della curva di offerta di breve periodo
• Nel breve periodo la curva di offerta si sposta se si
modificano i fattori che spostano la curva di offerta di
lungo periodo, capitale, lavoro e tecnologia,…
• … ma anche se si modifica il livello atteso dei prezzi.
• Una modifica verso l’alto (basso) del livello atteso dei
prezzi fa diminuire (aumentare) l’offerta aggregata, per
ogni dato livello dei prezzi effettivo.
• Ad esempio nel caso della vischiosità dei salari, una
variazione positiva nelle aspettative sui prezzi porta
sindacati e imprese a negoziare salari nominali più elevati.
• Questo significa maggiori costi di produzione e quindi
uno spostamento a sinistra – a parità di prezzo – della
curva di offerta di breve periodo.
• La medesima logica si applica alle altre due teorie: un
incremento nelle aspettative sul livello generale dei
prezzi – a parità di prezzi correnti - fa diminuire la
quantità di beni e servizi offerti e sposta verso sinistra la
curva di offerta aggregata.
• Il contrario succede in presenza di aspettative di
riduzione dei prezzi. In questi casi la curva di offerta si
sposta verso destra.
• In sintesi:
– Nel breve periodo le aspettative sono fisse. Prezzi
effettivi e attesi possono essere diversi. L’economia
si trova all’intersezione tra curva di offerta e
domanda di breve periodo.
– Nel lungo periodo le aspettative si aggiustano e la
curva di offerta di breve si sposta fino al punto in cui
quella di lungo periodo incrocia la curva di domanda
aggregata.
• Lo spostamento della curva di offerta aggregata di
breve periodo è spiegato formalmente dalla relazione
Q = Q* + α (P – PE)
• una volta che questa viene risolta per P.
• Abbiamo infatti:
P = 1/α (Q - Q*) + PE
• da cui notiamo che riduzioni nel livello atteso dei prezzi
sono equivalenti ad uno spostamento verso il basso (e a
destra) della curva di offerta aggregata (la cui funzione è
descritta proprio dall’equazione). Variazioni positive in
PE hanno effetto di segno opposto.
Nel breve periodo la curva di offerta aggregata si sposta a destra:
1. Per cause strutturali (Q* ↑)
2. A seguito di cambiamenti nella formazione delle aspettative sui
prezzi
P
OLP
OBP (PE = P)
O’BP (PE ↓)
P
Q*
Q’
Q
Fluttuazioni economiche: cosa causa una recessione?
• Nel lungo periodo l’economia è sempre in equilibrio.
• Produzione e prezzi di equilibrio sono determinati
dall’intersezione tra le curve di domanda e offerta
aggregata di lungo periodo.
• In questo punto (A) la produzione è al suo livello
naturale e le aspettative sui prezzi sono coerenti con il
livello correnti degli stessi.
• Per questa ragione anche la curva di offerta di breve
periodo passa per il punto (A).
Equilibrio macroeconomico di lungo periodo
•
Tuttavia spostamenti nelle curve di domanda e offerta
aggregata possono allontanare l’economia
dall’equilibrio di lungo periodo.
• Quando l’economia devia dal suo equilibrio di lungo
periodo, in particolare quando entra in recessione,
occorre capire quale delle due alternative sia vera:
– esistono meccanismi automatici che riportano
l’economia in equilibrio di lungo periodo, dove il
prodotto e l’occupazione sono al loro livello
naturale;
– sono opportuni interventi di politica economica
(fiscale e/o monetaria) per correggere gli
scostamenti dall’equilibrio di lungo periodo.
Fluttuazioni economiche: spostamenti della domanda
aggregata
• Supponiamo che un evento esogeno (ad es. caduta del
mercato azionario) provochi un’ondata di pessimismo
sul futuro …
• … e determini uno spostamento verso sinistra della
curva di domanda aggregata (causata da una riduzione
dei consumi e degli investimenti).
• Per ogni livello dei prezzi ora la domanda è più bassa.
La curva di domanda aggregata si sposta da D1 a D2.
• Nel breve periodo, l’economia si muove lungo la curva
OA1 spostandosi dal punto A al punto B, dove
produzione e prezzi sono più bassi.
• L’economia è entrata in recessione.
• In recessione si registrano una riduzione nei prezzi,
nella produzione e nel livello di occupazione.
• Il pessimismo iniziale trova dunque conferma nella
realtà (aspettative che si autorealizzano).
• La riduzione dei prezzi spinge le imprese (a causa della
vischiosità dell’aggiustamento e/o dell’errore di
percezione) a ridurre la produzione e l’occupazione.
• In questo caso è opportuno che il governo reagisca, ad
esempio con una politica espansiva sulla domanda
(maggiore spesa pubblica)? E’ una strada possibile,
tuttavia…
• …, anche in assenza di interventi esterni, l’economia
trova il modo di tornare all’equilibrio di lungo periodo.
• La strada è nell’aggiustamento delle aspettative che si
realizza nel tempo. Le imprese cioè rivedono le loro
aspettative sui prezzi e questo sposta la curva di offerta
aggregata di breve periodo verso destra.
– Ad esempio i salari nominali vengono rinegoziati ad un valore
più basso.
• Il più basso livello atteso dei prezzi determina uno
spostamento verso destra della curva di offerta
aggregata di breve periodo, che da OA1 si sposta a
OA2.
• Nel lungo periodo il livello della produzione ritorna al
suo livello naturale ed i prezzi sono più bassi in modo
da compensare la caduta della domanda aggregata
(punto C nel grafico).
•
•
1.
2.
L’effetto di lungo periodo di uno spostamento della
domanda aggregata è un cambiamento nominale
(prezzi più bassi) e non un cambiamento reale (la
produzione rimane invariata).
In sintesi:
Nel breve periodo spostamenti della curva di
domanda aggregata provocano effetti reali sulla
quantità prodotta;
Nel lungo periodo spostamenti della curva di
domanda aggregata provocano variazioni nel livello
generale dei prezzi, ma non hanno effetti reali sulla
produzione.
Fluttuazioni economiche: spostamenti della curva di
offerta aggregata
• Supponiamo che i costi di produzione per le imprese
aumentino in maniera inattesa (carestia, guerra, etc.).
• Le imprese reagiscono a questo evento spostando verso
sinistra la curva di offerta aggregata di breve periodo da
OA1 ad OA2.
• Il sistema economico si muove lungo la curva di
domanda aggregata dal punto A al punto B: si ha una
riduzione della quantità scambiata ed un aumento nel
livello dei prezzi.
• Questo fenomeno è chiamato stagflazione:
contemporanea presenza di inflazione e disoccupazione.
• Cosa può fare un governo in questo caso?
• Le scelte sono molto difficili.
• Se non ci sono interventi esterni l’aggiustamento
avviene nel mercato del lavoro: la disoccupazione
provoca una riduzione nel livello dei salari nominali.
• Per un più basso livello dei salari nominali le imprese
riprendono la produzione precedente lo shock e
spostano la curva di offerta aggregata al livello iniziale
(da B ad A).
• Con il passare del tempo infatti la revisione nelle
aspettative induce le imprese ad aumentare
l’occupazione e l’economia ritorna all’equilibrio iniziale.
• In alternativa il governo può agire sulla domanda
aggregata con la spesa pubblica e/o con la politica
monetaria.
• Queste politiche spostano verso destra la curva di
domanda aggregata, da DA1 a DA2 e riportano la
produzione al livello iniziale.
• Se le politiche economiche sono effettuate
tempestivamente l’economia si sposta dal punto A al
punto C.
• In questo caso la produzione resta al suo livello
naturale, ma i prezzi aumentano: l’effetto iniziale sui
costi di produzione è stato trasferito in modo
permanente sul livello dei prezzi.
•
1.
2.
In sintesi uno spostamento dell’offerta aggregata
verso sinistra:
Provoca stagflazione nel breve periodo. Aumentano
sia i prezzi che la disoccupazione.
Il governo può reagire modificando la curva di
domanda aggregata, ma può compensare solo uno dei
due effetti negativi (inflazione e disoccupazione).
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