Palladium Musica - Portrait
marzo 2004
La musica “colta” si cambia d’abito
Ore 21. Teatro Palladium. Sul palco un pianoforte a coda, a lato, seduto per terra, Alessandro Baricco, al suo
fianco Katia Labèque. Mentre il pubblico si accomoda, in sottofondo canzoni di Joni Mitchell, Jeff Buckley,
Radiohead. La musica sfuma, le luci si abbassano, solo il piano rimane illuminato. Katia Labèque esegue un
breve brano, indossa jeans e maglietta, sembra una ragazzina. Subito dopo entra in scena Baricco: la musica
“colta” è oggetto d’artigianato, prodotto culturale, ma si differenzia dalle altre produzioni per una sua intrinseca
tensione alla ricerca di un qualcosa di ineffabile, che coinvolge musicista ed ascoltatore.
Spesso, dopo un concerto, avremmo voluto conoscere e porre domande ai musicisti sulla loro formazione, sui
loro gusti musicali, sui rapporti con i loro colleghi. A queste ed altre domande risponde la serata Portrait
(ritratto). Scopriamo, ad esempio, che i brani ascoltati entrando sono alcuni di quelli preferiti da Katia Labèque.
Questa pianista, famosa in tutto il mondo, soprattutto in Duo con la sorella Marielle, si esibirà con la violinista
Vittoria Mullova. Il violino non è tra gli strumenti preferiti dalla Labèque, ma il modo con cui lo suona la sua
compagna la affascina: è contemporaneo, vivo, mai eccessivamente vibrato.
Le due grandi musiciste cominciano a suonare: non eseguono, ma provano, come quando sono sole con i loro
strumenti. Suonano, si fermano, parlano tra loro, cercano soluzioni migliori. Non hanno abiti da sera, ma vestiti
comodi, informali. L’esperimento, come lo definisce Baricco, intende trasmettere la fatica, il lavoro, la
minuziosa attenzione necessari per la preparazione di un concerto, che non è frutto del solo talento, ma di
momenti di umile e certosino artigianato. Altri elementi, inoltre, concorrono ad un’esecuzione travolgente:
l’ambiente familiare, l’incontro con determinati maestri e con colleghi.
Dopo la sessione di prova verrà, pertanto, proiettato in sala una video-intervista a Katia Labèque, realizzata da
Barbara Frandino, che tende a sottolineare l’importanza di tali fattori. La prima maestra della Labèque è stata la
madre, allieva della famosa Marguerite Long, quest’ultima intima amica di importanti musicisti francesi quali
Debussy e Ravel. Sono questi autori a costituire la base della prima formazione pianistica delle sorelle
Lebéque. Dopo la proiezione, il musicologo e compositore Michele Dall’Ongaro e Baricco descrivono la
Fantasia in Do di Schubert, eseguita subito dopo dalle musiciste.
Innanzitutto viene chiarito il concetto di Fantasia: composizione strumentale diversa dalla Sonata e dalle forme
della tradizione classica, in quanto pezzo del tutto libero formalmente. Il classicismo lavorava su strutture
convenzionali, le cui norme erano conosciute e rispettate dai compositori del tempo. L’interesse del pubblico
era suscitato dall’alternanza tra rispetto di queste regole e apporto innovativo, ma sempre nell’ambito di
strutture stabilite. Con il romanticismo tali convenzioni vengono sventate. Con la Fantasia l’autore si distacca
dalle regole. Quella di Schubert si apre con un’introduzione del pianoforte, costituita da un tremulo della mano
destra, accompagnata da strane figure disegnate dalla mano sinistra. L’immagine evocata è quella di una fitta
nebbia. L’attenzione di Schubert per il timbro sonoro rende possibile un accostamento a Debussy.
Il clima d’ansietà prodotto da questa introduzione pianistica fa da base ad una melodia del violino che
Dall’Ongaro definisce operistica. La nebbia si dissolve con l’emergere di un nuovo tema: allegretto di
derivazione popolaresca, dalla canzone Il vero saper vivere, utilizzato dallo stesso Mozart in una sonata. Ma la
a cura di Editta Paolini
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chiara esposizione lascia ben presto il posto a complesse variazioni. E’ evidente l’oscillazione della produzione
di Schubert tra rispetto della tradizione e allontanamento da essa. A conclusione delle variazioni, viene
riproposto il tremulo iniziale, che prelude ad un aumento della “spazialità sonora”, ovvero ad un aumento di
componenti timbrici, armonici e di volume. A tale corposità segue un esile nuovo tema in Do maggiore che
sembra concludere il brano serenamente, ma che, invece, variato, ci conduce, attraverso una cadenza
d’inganno, ad un nuovo tema, diverso dai precedenti. Come fa notare Baricco il compositore austriaco mischia
artifici della retorica musicale del tempo ad apporti innovativi, non senza una vena virtuosistica.
La serata prosegue con la seconda parte della video-intervista e con una nuova esibizione del duo LebéqueMullova.
La pianista francese sarà nuovamente ospite del Teatro Palladium, mercoledì 31 marzo, insieme alla sua band e
ad Alessandro Baricco. L’ultimo appuntamento con Portrait sarà il 18 settembre, in occasione della Notte
Bianca, sul palco anche la sorella Marielle Lebéque, Dall’Ongaro e Baricco.
a cura di Editta Paolini
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