ORCHESTRA E CORO DELL’ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA BRUNO CAGLI Presidente - Sovrintendente ANTONIO PAPPANO Direttore Musicale ciro visco Maestro del Coro e del Coro di Voci Bianche CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE BRUNO CAGLI Presidente ALBERTO BASSO Vicepresidente GiaNni Alemanno Sindaco di Roma - Consigliere Luigi abete Consigliere Giorgio Battistelli Consigliere Paolo Buzzetti Consigliere Giovanni Carli Ballola Consigliere fulvio conti Consigliere AZIO CORGHI Consigliere giuseppe Dalla Torre Consigliere vittorio di paola Consigliere gabriele galateri Consigliere COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI Giovanni Sapia Presidente andrea pirrottina ANTONIO SIMEONI L’ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA RINGRAZIA Sostieoi l’Accademia! mecenati Associazioni Briguglio Siracusano Vaccarella Studio associato Pirola Pennuto Zei & Associati Tommaso Addario, Tessa Bressi, Antonio Briguglio, Nicola e Beatrice Bulgari, Maite Bulgari, Francesco Carbonetti, Federica Cerasi Tittarelli, Vittorio e Mimma Di Paola, Carla Fendi, Franca Fendi, Paola Fendi, Donatella Flick, Andrea e Cecilia Guarino, Luigi Gubitosi, Berardino Libonati, Francesco Musumeci, Yoko Nagae Ceschina, Alexander Rachmaninoff, Ludovica Rossi Purini, Laurel Schwartz, Dino Trappetti, Carla Zaffiri Cappelli benefattori Associazioni Arte Musica Solidarietà onlus Maria Luisa Aglioti, Angiola Armellini, Lorenza Caputi, Claudia Cornetto Bourlot, Cristiana D’Attorre, Anna Fendi Venturini, Giovanni Fiori, Maria Cecilia Lazzarini Merloni, Elena Testa Cerasi, Milena Ugolini, Maria Teresa Vincenzi Mastromarino Donatori Associazioni Circolo Canottieri Aniene, Compagnia per la Musica in Roma FondazioniFondazione Dino ed Ernesta Santarelli, Libera Fondazione Giovanni Aldobrandini, Anna Maria Ambrosini Massari, Giuliana Annoni, Alfonso Archi, Teresa Berry e Gary Goodman, Antonietta Bufano, Marina Cascini, Anna Rosa Cotroneo, Pilar Crespi, Paola De Angelis Campilli, Andreina De Clementi, Valerio Di Gravio, Giorgio Donati, Nicoletta Fiorucci, Ileana Florescu Franchetti, Sabrina Florio, Maria Rita Grassi Lattanzi, Maddalena Labricciosa Amato, Gennaro Lalli, Luisa Laureati, Marina Letta Ottaviani, Gaetano Maccaferri, Franca Mancini, Cornelia Mattiacci, Adalvera Mayro, Anna Maria Monorchio Mottura, Camilla Morabito, Federico Nordio, Elena Penta, Mirella Petteni, Antonio Puri Purini, Sonia Raule, Stefania Repaci, Andrea Ripa di Meana, Livia Salini, Gabriele Savarese, Giuseppe Scassellati Sforzolini, Nicola Staniscia, Paola Tittarelli, Laura Vento, Maria Teresa Venturini Fendi Sostenitori Associazioni Associazione Musicale Arcangelo Corelli, The Maestro’s Circle of the Royal Opera House, Covent Garden FondazioniFondazione Ettore Paratore Oscar Argentieri, Alberto Asor Rosa, Maria Teresa Berruti, Luigi Bianchi, Jeffrey Blanchard, Daniela Blasutto, Federico Bonoli, Mario Biritognolo, Giuseppe Brusone, Giovanna Cadorna, Augusto Carli, Luigi Emanuele Carratelli, Giovanna Casalino, Stefano Catena, Giulia Catenacci, Giuseppe Chiarante, Domenico Chiaravalloti, Armande Cholette Guerreri, Maria Teresa Ciccone, Loretta Cifone, Paolo e Cristina Cobianchi, Ferdinando Corelli, Rosario Cupolillo, Francesca D’Ambrosio, Carla Dello Strologo, Pasquale De Marinis, Luisa Di Nicola, Antonio Fekeza, Silvia Genovese, Ada Gentile, Vincenzo Giribaldi, Rosalba Giugni, Matelda Grassi, Nicoletta Jelmoni di Stefano, Alessio Lupoi, Giandomenico Magrone, Flavio Mastrangelo, Noli Mazza, Stefano Monami, Tullio Monini, Carlotta Montefiore Cocchi, Donata Origo, Cristina Ottieri, Francesco Palladino, Matilde Passa, Massimo Pistacchi, Elisabetta Veronica Poli, Davide Poznanski, Bianca Riccio, Terenzio Sacchi Lodispoto, Michela Santoiemma, Daniela e Alessandra Sbrigoli, Raffaella Spaccarelli, Sara Staccioli Chiarante, Carlotta Staderini Chiatante, Mario e Marisa Stirpe, Luisa Todini, Rosita Tordi Castria, Maria Gabriella Vismara Currò, Gigliola Zecchi Per diventare Mecenate, Benefattore, Donatore o Sostenitore: www.santacecilia.it alla voce Sostieni l’Accademia o scrivi a [email protected], tel. 06 80 24 25 00-01. Aggiornato al 28 ottobre 2011. stagione di musica sinfonica 2011-2012 AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA Sala Santa Cecilia Sabato 12 novembre - ore 18 - Turno A-A2 Lunedì 14 novembre - ore 21 - Turno B Martedì 15 novembre - ore 19.30 - Turno C Orchestra dell’Accademia nazionale di santa cecilia Valery Gergiev Direttore @ Marco Anelli programma gustav mahler (Kaliště, Boemia 1860 - Vienna 1911) Sinfonia n. 7 in mi minore Langsam (Adagio). Allegro con fuoco Nachtmusik I (Musica notturna): Allegro moderato Scherzo: Schattenhaft, Fliessend aber nicht schnell (Spettrale, scorrevole ma non veloce) Nachtmusik II: Andante amoroso Rondò Finale: Allegro ordinario Durata: 1 h. e 15’ senza intervallo mahler in cammino: la settima sinfonia di Donald Mitchell Mahler prova la Settima Sinfonia per la prima esecuzione a Praga nel 1908. 6 Non è forse vero che tutti i grandi compositori annoverano tra le loro opere anche la creazione di un enfant terrible? Se così è, senza dubbio la Settima Sinfonia di Mahler risponde perfettamente a tale definizione. In termini di accoglienza, interesse e comprensione da parte del pubblico, bisogna ammettere che la Settima rimase a suo tempo una sorta di enigma, per quanto alla sua prima esecuzione assoluta a Praga nel 1908, la critica si fosse espressa in termini lusinghieri e persino entusiastici. Furono le successive esecuzioni a suscitare apparentemente sconcerto, scetticismo e contrarietà. Nondimeno, la sua prima esecuzione a Vienna nel 1909, anche se non diretta da Mahler in persona, indusse Arnold Schönberg, che sino allora aveva mantenuto un atteggiamento cauto rispetto alla musica di Mahler, a scrivergli una lettera. Tale suo riserbo era stranamente contrastante con il rispetto e l’ammirazione pressoché illimitati che gli allievi di Schönberg – tra cui Berg, Webern ed Erwin Stein – avevano per Mahler e la sua musica. Fu quindi proprio la Settima a provocare il repentino radicale cambiamento di opinione di Schönberg. Ecco come si conclude la sua lettera indirizzata a Mahler il 29 dicembre 1909 e in seguito divenuta famosa: “Quale movimento mi sia piaciuto di più? Tutti, non riesco a preferirne alcuno. All’inizio del primo movimento forse mi sentivo alquanto disinteressato, ma solo per poco tempo, dopo di che cominciai ad appassionarmi sempre più ad essa; di minuto in minuto mi sentivo sempre più appagato ed entusiasta. E non ha abbandonato la presa su di me per un solo istante mantenendomi costantemente in tale disposizione d’animo proprio sino alla fine. E tutto mi è sembrato chiaro e limpido. Infine, sin dal primo ascolto ho percepito le molte finezze formali pur restando sempre in grado di seguire il filo conduttore. È stato un immenso godimento. Non riesco proprio a capacitarmi come non sia stato conquistato da tutto ciò in precedenza.” La “conversione” di Schönberg e il fatto che essa avvenne proprio dopo l’ascolto della Settima si sono rivelate di importanza storica. La Settima deve essere considerata una delle opere di Mahler più innovative e tuttora provocatorie. Oggi, all’inizio del XXI secolo, è ormai opinione comune che la Settima rappresenti Mahler nel suo aspetto più “moderno”, cioè come uno dei principali artefici di quella musica “nuova” che avrebbe sorpreso il mondo dopo il 1900. Mahler era, musicalmente parlando, un grande viaggiatore e la struttura narrativa era fondamentale per il suo pensiero formale. In ciascuna delle sue Sinfonie si ha la sensazione di partire per un viaggio alle prime battute e di arrivare a destinazione al momento dell’epilogo. Una delle ragioni per cui Mahler completò con difficoltà la composizione della Sinfonia è dovuta in certa misura all’assenza di un’idea (o idee) a lui indispensabile per intraprendere un nuovo viaggio. Vale la pena ricordare che Mahler era un appassionato “viaggiatore” e in particolare un instancabile camminatore. Per 7 Arnold Böcklin. L’isola dei morti, 1883. Kunstmuseum di Basilea 8 di più, quando cominciò a comporre la sua Settima Sinfonia, abitava in una villa a Maiernigg sulle rive del lago Wörthersee per raggiungere la quale doveva farsi traghettare a remi dalla sponda opposta. Fu precisamente questo viaggio di ritorno a casa a ispirargli la composizione della Settima. Infatti, il secondo e il quarto movimento, i due Notturni, intitolati per l’appunto da Mahler Nachtmusik, erano già stati composti nell’estate del 1904, periodo in cui Mahler aveva anche completato il ciclo dei Kindertotenlieder. Fu soltanto nell’estate seguente (1905) che egli, con una straordinaria esplosione di creatività, poté completare la Sinfonia e, cosa ancora più avvincente, fu proprio il viaggio sul lago, più precisamente il ritmo dei remi che, come egli racconta in una sua lettera ad Alma, gli permise di superare l’impasse che sino allora gli aveva impedito di portare a termine la Settima: “salii in barca per essere traghettato. Ai primi colpi di remi, mi balenò alla mente il tema (o piuttosto il ritmo e il carattere) dell’introduzione del primo movimento e in quattro settimane il primo, il terzo e il quinto movimento furono completati!” La nuova Sinfonia venne quindi quasi letteralmente “varata” da un viaggio in barca sul lago. Il marcato ritmo iniziale del primo movimento, l’Allegro risoluto, è anche l’inizio di un la settima sinfonia tipico viaggio “alla Mahler” in un paesaggio notturno punteggiato dai ciangottii e versi di uccelli not- Data di composizione 1903 - 1905 turni e dai muggiti del bestiame (l’assolo del corno Prima esecuzione tenore) inframmezzati da sciabordii d’acqua. Mahler Praga, 19 settembre 1908 accenna nel suo manoscritto ad un passaggio pizzi- Direttore cato (corde basse) ispiratogli dal “tonfo dei sassi che Gustav Mahler cadono in acqua”. Organico A lungo ho avuto l’impressione che questo straor- 2 Ottavini, 4 flauti, 3 oboi, corno inglese, dinario primo movimento descrivesse un paesaggio 3 clarinetti, clarinetto piccolo, notturno popolato da uccelli, animali e in balia delle clarinetto basso, 3 fagotti, controfagotto, corno tenore forze della Natura con scarso rilievo della presenza 4 corni, 3 trombe, umana. Adesso che ne conosciamo lo spunto ispira- 3 tromboni, basso tuba, timpani, percussioni, 2 arpe, tore – Mahler stesso in movimento sul lago – riascol- mandolino, chitarra, archi tandolo, il movimento ci ricorda innanzitutto l’inizio di un viaggio e poi il vivido quadro di un mondo notturno, ma non soltanto naturale. Al centro c’è un essere umano, Mahler stesso che s’imbarca, sbarca e quindi prosegue il suo viaggio per mezzo della sua impareggiabile immaginazione. Il ritmo grave, pulsante e impregnato di oscurità che ascoltiamo nelle battute iniziali del primo movimento persiste durante tutto il brano. È una presenza continua e penetrante, una forma avanzata di “musica in viaggio” per ricordarci che assieme al compositore avanziamo verso una destinazione ignota e non dichiarata. Vorrei soffermarmi ancora sul concetto di viaggio, cioè della musica che è costantemente in cammino: il genere di musica che più palesemente rende l’immagine del moto, della mobilità è quello della Marcia. Certo, il ritmo di apertura – il battito costante dei remi – percorre, come un filo conduttore, il primo movimento ma tale concezione ritmica fondamentale sfocia nella monumentale Marcia dell’Allegro, il cui tema principale e i vari motivi connessi creano una tensione smisurata. Nella sua sezione principale, il primo movimento impone la tonalità di mi minore. Per la deflagrazione del passionale secondo tema, Mahler raccomanda all’orchestra di eseguire la struggente melodia con massimo impeto, Mit grossem Schwung; si tratta 9 La villa di Maiernigg sul Wörthersee. 10 di un momento eccezionale, non solo per la melodia ma anche per la sua dirompente tonalità di do maggiore. Tale strappo rispetto alle convenzioni “classiche” è rimediato da Mahler reintroducendo durante lo sviluppo il secondo tema nella dominante “tradizionale” di si maggiore. È un altro momento la cui assoluta bellezza deve aver rincuorato quanti ritenevano che Mahler avanzasse troppo rapidamente in territori sino allora inesplorati. Lui stesso si assicurò che nessuno potesse non accorgersi della sublime modulazione a si maggiore facendo accompagnare l’inizio del tema dalle arpe con un arpeggio fortissimo – può forse far sorridere che alla prima rappresentazione non ci fu critico che non encomiasse il fulgore di questa particolare battuta (battuta 317). Almeno in questo caso la critica fu unanime nel rendere un giudizio positivo. Col senno di poi, riteniamo che il do maggiore con cui questo ampio secondo tema viene introdotto preannunci l’esistenza di una meta lontana che sarà raggiunta nel Finale; inoltre, questa melodia sembra contrastare, anche se per breve tempo, con l’atmosfera e il paesaggio prevalentemente cupi del movimento e avere le sue radici nelle passioni umane. Il primo movimento termina precipitosamente nella tonalità di mi maggiore senza però allontanarsi dai motivi della Marcia principale. Quale sarà il sentimento che prevarrà ed esprimerà il proposito della Sinfonia: vittoria o sconfitta? Sulla base del solo primo movimento è difficile prevedere quale possa essere il possibile obiettivo ed è a questo punto che dobbiamo ricordarci che nel 1905, quando Mahler stava completando i movimenti 1, 3 e 5, i due Notturni (cioè i movimenti 2 e 4) erano già stati composti e quindi avrebbero inevitabilmente influito sul seguito del “viaggio”. Il viaggio prosegue con la prima Nachtmusik (secondo movimento, do maggiore - minore). Mahler si è disfatto della barca, dei remi e dei gesti eroici rappresentati dalla Marcia del primo movimento, quando stava percorrendo l’universo della notte, ed è sceso nelle strade comuni. Ascoltiamo ora una Marcia addolcita e in scala ridotta, che si addice ad una passeggiata notturna per la città, sono anche presenti garbati motivi di Serenata più consoni ad uno Stadtpark (parco comunale) che ad una piazza d’armi. Ciò che qui è insolito, e peraltro tipico della Settima, è il sorprendente inserimento nel movimento degli aspri suoni della Natura. Credevamo di esserceli lasciati alle spalle dopo il primo movimento e invece, dopo un breve fraseggio di motivi e ritmi da Marcia (assolo del corno), veniamo letteralmente sommersi da una torrenziale sequenza di canti di uccello eseguiti dai legni (Mahler stesso suggerisce in partitura al flauto l’indicazione “come canti d’uccello”) che preannuncia il tema della prima Marcia; notiamo altresì che la sequenza viene interrotta da una sonora triade in do maggiore (corni e trombe) passando senza soluzione di continuità alla tonalità minore. Ma ci attendono altre sorprese. Se i passaggi dei legni erano inconsueti, ancor più bizzarre e persino surreali sono adesso le strane interpolazioni di campanacci, dapprima resi in lontanan11 za e poi ripetuti come parte di una tessitura orchestrale abbastanza fitta. Alla prima loro apparizione Natalie Bauer-Lechner remota e misteriosa, i rintocchi investono l’orecchio Mahleriana. Diario di un’amicizia Il Saggiatore, Milano 2011 come suoni provenienti da un altro pianeta. L’effetto Gustav Mahler. Il mio tempo verrà. è sensazionale: l’evocazione di un “luogo” incredibilA cura di Gastón Fournier-Facio. mente distante dagli altri. Il Saggiatore, Milano 2010 Come stabilire un rapporto con tutto ciò e capirne Alma Mahler. Gustav Mahler. il senso? Il contrasto tra i passaggi “cinguettanti” Ricordi e lettere. Il Saggiatore, Milano 2010 dei fiati e il carattere talvolta monotono delle marce (Tascabili) non potrebbe essere più marcato, e nel corso della Quirino Principe. Sinfonia primeggiano, tra gli espedienti compositiMahler. La musica tra Eros e Thanatos. vi, il contrasto, la contraddizione, la discontinuità, Bompiani, Milano 2002 il paradosso e una palese illogicità. Nella parte cenGustav Mahler, Bruno Walter. trale del movimento vi è un passaggio sorprendenCarteggio. te durante il quale il motivo della Marcia prosegue Edizione Studio Tesi, Pordenone 1995. combinato in contrappunto con le intricate terzine Gustav Mahler, del canto di uccelli. Viene di chiedersi che cosa sia Richard Strauss. Carteggio: 1888-1911. successo; forse gli uccelli sono entrati a far parte SE, Milano 1991. della banda? Ancor più significativi e inquietanti si rivelano quei brevi indimenticabili momenti durante i quali il tema principale della Marcia perde la sua struttura narrativa, la coerenza della tessitura e l’organizzazione tonale per cui si sbriciola in brevi motivi eseguiti da pochi strumenti, a ciascuno dei quali viene assegnata una propria dinamica. Ne risulta quindi un mosaico di dinamiche e un collage di frammenti motivici. A questo punto, è inevitabile chiedersi dove esattamente verremo condotti. Siamo arrivati allo Scherzo (terzo movimento, re minore), il punto in cui spirito e ottimismo sono ai minimi termini, per quanto esso non sia certo privo di energia e mobilità: un altro esempio dei paradossi che abbondano in questa Sinfonia. La vivacità che caratterizzava il primo movimento e la prima Nachtmusik è sempre palesemente presente, ma è come se il viaggio venisse interrotto per assistere a quello che è forse il più enigmatico Scherzo di Mahler: una danza frenetica per cui l’autore prescrive l’indicazione di “ombroso” (Schattenhaft). È una danza quasi completamente priva del calore della vita. Nemmeno il Trio dà un qualche libri 12 sollievo, sebbene ci conceda l’unica melodia estesa. Per il resto troviamo una moltitudine di brevi temi e motivi affidati ad un’orchestra con organico diverso da quello utilizzato per il primo movimento e la prima Nachtmusik. Le tessiture sono scarne e scheletriche – raramente ascoltiamo un “tutti” – e la strumentazione di conseguenza è più aspra. Kreischend (ululando) chiede Mahler ad un certo punto agli oboi e ciò può ben servire per descrivere la spettrale danza rappresentata da questo Scherzo. Abbiamo ben poco a disposizione per collegare lo Scherzo ai primi due movimenti, tuttavia l’incessante procedere per terzine, su cui Mahler fa affidamento per creare le sue “ombre”, rievoca fatalmente le terzine della precedente Nachtmusik, nonostante il diverso metro e contesto drammatico. Infine, l’eccezionale varietà di dinamiche è di una raffinatezza raramente riscontrabile altrove nelle Sinfonie di Mahler. Al termine dello Scherzo, l’ultimo colpo secco sui timpani potrebbe essere interpretato come l’indicazione della fine del viaggio. Tale interruzione comunque ci lascia in un paesaggio popolato da fantasmi. L’unica possibilità per riprendere la narrazione è proseguire in un’altra direzione. A tal riguardo, ritengo che la seconda Nachtmusik (quarto movimento, fa maggiore), marcato insolitamente da Mahler con l’indicazione Andante amoroso s’impegna in un’ascesa che ci porterà fuori dalla desolazione in cui lo Scherzo ci aveva fatto piombare. Come lo stesso Mahler sembra suggerirci con la sua indicazione, è l’amore e il desiderio umano che diventano parte dell’immaginario che la Sinfonia intende esplorare. Non è un semplice episodio amoroso ma un incontro che mette in risalto il sentimento dell’amore. Mahler fa ogni sforzo per evidenziare tale dimensione adottando strumenti tradizionalmente usati per le Serenate quali la chitarra e il mandolino e con lo spiccato ruolo solistico assegnato al violino nelle prime battute del movimento. La scena sembra quindi allestita per un episodio romantico notturno per il quale Mahler vuole, almeno apparentemente, uno sfondo tradizionale. Ma come sempre in questa Sinfonia, anche se i tratti romantici sono rispettati, così da far nascere delle aspettative, quello che in effetti avvertiamo all’ascolto è 13 Valery Gergiev in una sequenza fotografica di Marco Anelli 14 ben lontano dal tradizionale e il più delle volte in contrasto con esso, se non associato addirittura ad un punto interrogativo. È come se Mahler si (e ci) stia chiedendo se abbia ancora senso cantare una Serenata. È un tipico esempio degli interrogativi che Mahler si pone continuamente nel corso della Sinfonia sulla musica, la storia, il presente e il futuro della musica stessa. Nella seconda Nachtmusik il concetto di moto, di mobilità, fondamentale per l’intera Sinfonia, resta ancora valido. Infatti, dopo una leggiadra introduzione di tre battute con l’indicazione di Mahler Mit Aufschwung (chiaramente vuole che il movimento si metta in cammino) inizia la “Serenata” sul caratteristico sottofondo dell’ostinato delle arpe, caratteristico cioè del modo di “viaggiare” di Mahler. A quanto pare stiamo per iniziare un altro viaggio. Subito viene da chiedersi dov’è il brano che evoca lo strimpellare di una chitarra o di un mandolino? Dov’è la Serenata stessa, il motivo irresistibile, la melodia cantabile che si memorizza con facilità? La risposta è che per il momento non c’è. In effetti, qualcosa di simile ad una lunga melodia fa la sua comparsa verso la metà del movimento in veste di Trio, e inizia a parlar- ci con gli accenti della passione umana: “l’Amore” è cd entrato tardi in scena ma con sembianze ben diverse Sinfonia n. 7 da quelle usuali della Serenata. Orchester des La ripresa del movimento, se ha senso ragionare in Bayerischen Rundfunks Mariss Jansons direttore questi termini, è preceduta dalle tre battute iniziali BR Klassik 2009 del movimento stesso. Vorrei adesso soffermarmi Sinfonia n. 7 Symphony Orchestra su di esse in quanto costituiscono una delle idee London Valery Gergiev direttore più sorprendenti e provocatorie dell’intera Sinfonia. LSO 2008 Nessuno aveva mai pensato in passato di iniziare un Sinfonie nn. 1-10 City of Birmingham movimento con una cadenza che normalmente lo Symphony Orchestra, Philharmoniker, chiude. La cadenza ricorre per tutto il movimento, Wiener Berliner Philharmoniker come un ritornello in miniatura, talvolta semplice- Simon Rattle direttore Emi 2007 (14 cd) mente ripetuta, altre volte variata. Al termine della Sinfonia n. 7 prima sezione questo stesso inciso viene ripetuto in Boston Symphony Orcehstra una nuova versione ritmica e con crescenti cromati- Seiji Ozawa direttore Philips 1990 smi e aumenti dinamici, dominando la ripresa. A Praga nel 1908 si diceva che, durante le prove, Mahler arrivato al Rondo-Finale esclamasse “E adesso la luce” o qualcosa del genere. Infatti al termine di un epico viaggio nella notte ci troviamo in un luogo ben diverso da quello di partenza: le tenebre si sono arrese alla luce. In occasione della prima esecuzione il Finale fu accolto entusiasticamente perché sembrava completare positivamente un racconto a tratti carico di dubbi a tratti indecifrabile. I due Notturni avevano dato un certo sollievo ma ora era necessario arrivare ad una soluzione. Durante il cammino era stata più volte paventata come possibile meta il do maggiore e infatti Mahler specifica che è proprio il do maggiore a doverci sopraffare, facendo un palese riferimento a Wagner – quasi una citazione – e in particolare alla musica del III Atto dei Meistersinger dove le tenebre si arrendono alla luce, momento che nell’opera viene festeggiato con un chiassoso do maggiore. È proprio questa la musica su cui si basa il Preludio di Wagner – e che Mahler fosse perfettamente conscio di quello che faceva è rivelato dal fatto che egli includeva il Preludio del Meistersinger nel programma di tutte le esecuzioni della Settima da lui stesso dirette a Monaco, l’Aja e Amsterdam (due volte). 15 Nella Settima ascoltiamo un numero sorprendente di generi, forme e stili musicali contrastanti che tutti assieme rappresentano un viaggio compositivo attraverso la musica passata, presente e anche futura con Mahler che, a cavallo fra i due secoli, ci fa da guida e commentatore della storia a cui egli stesso ha già dato una parte vitale (si pensi alla “Modernità” – uso frequente dell’intervallo di quarta – del primo movimento della Settima). È da questo punto di vista che dobbiamo accostarci al Finale, movimento considerato a lungo un problema irresolubile per molti mahleriani. L’idea della Marcia ha segnato l’intera opera sin dalla prima battuta e non sorprende quindi che la Marcia, e la mobilità insita in essa, venga riproposta all’inizio del Finale. In seguito tuttavia ogni fase del movimento è segnata da una ripresa della fanfara iniziale; diventa quindi ovvio che Mahler stia facendo esattamente ciò che ha fatto nei movimenti precedenti: cioè, propone un’immagine, una consuetudine, un contesto e poi li saggia per scoprire se c’è ancora qualcosa di valido per noi e se ancora producano musica espressiva. In effetti dove stiamo andando? Dopo lo sfarzo e la cerimonia del ritornello iniziale ci troviamo ad esplorare territori musicali del tutto insoliti. I temi che si alternano con le riprese del ritornello sono spesso di una tessitura tanto intima e raffinata quanto il ritornello è pubblico e fragoroso. Ascoltiamo ricordi di storia passata – passaggi di tipo Minuetto indicati come “Grazioso” – citazioni di predecessori insigni, non solo Wagner ma anche Mozart – e in che altro modo possiamo reagire alla musica “turca” che irrompe inaspettatamente se non riferendoci al Ratto dal Serraglio di Mozart? Ci sono anche autocitazioni, per esempio i quasi eccessivamente comici glissandi degli archi – forse guardando indietro, ai suoi primi anni in Ungheria, Mahler ricordava che quei glissandi degli archi erano allora parte del suo paesaggio sonoro. Ampi brani delle musiche – il plurale è intenzionale – composte da Mahler nel Finale sono distintamente diatoniche, un mutamento sorprendente rispetto alle complesse armonie dei primi quattro movimenti. Un ulteriore contrasto sta nella tessitura cameristica e nelle dinamiche generalmente smorzate. D’altra parte, in questi episodi le contrapposizioni più affascinanti e 16 imprevedibili sono le continue variazioni ritmiche e i bruschi cambiamenti di tempo. Certo, l’idea della Marcia, avviata così energicamente dal ritornello, continua ad essere una presenza ma è una Marcia ben distante dal carattere monumentale del primo movimento o dalle ironie sottili della prima Nachtmusik. Mahler ci fornisce un’idea sull’eventuale esito del Finale con le prime due battute del timpano solo che apre il movimento, delineando la triade di mi minore prima del travolgente do maggiore. Mahler ci propone due tonalità “alternative”, lasciando aperta a questo punto la questione di quale di esse prevarrà. Tuttavia, al punto culminante del movimento, quando l’urgenza di concludere il racconto, di terminare il viaggio, è ormai impellente, Mahler ritorna alla ciclicità già utilizzata per altri suoi Finali. Ritorna la grande Marcia del primo movimento, riportandoci così indietro, attraverso un’infinità di musiche ed esperienze diverse, ad una delle principali ispirazioni creatrici dell’intera opera, cioè la Marcia iniziale, in se stessa simbolo della mobilità e che sostiene la Settima dal principio alla fine. Ma non riascoltiamo il mi minore originario. È nel do minore che la grande Marcia riappare sulla scena, in un momento di alta drammaticità, questo spostamento tonale contrasta con il do maggiore del ritornello, o almeno lo appesantisce con un enorme punto interrogativo. Benché l’opera termini in do maggiore, è un do che – dopo l’intervento del do minore – adesso ascoltiamo in maniera diversa e che inevitabilmente infonde elementi di dubbio e incertezza. Mahler stesso, si può dire, continua a non prendere posizione sino alla fine: anche nella penultima battuta del Finale egli inserisce una pausa vertiginosa su una triade aumentata tenendoci sulle spine fino all’ultimo accordo. Ciò che a me suona come un autentico trionfo non è l’affermazione finale, il do maggiore che richiede una così attenta disamina, bensì il meraviglioso ingresso delle campane per il completamento del Finale, non soltanto le convenzionali campane d’orchestra ma anche i campanacci. Se qualcuno mi chiedesse di identificare il punto nella Sinfonia dove il cammino di Mahler lo abbia portato all’isolamento, ad una distanza oltre la quale sarebbe impossibile procedere, risponderei che deve essere quel 17 passaggio straordinario della prima Nachtmusik, in cui si sentono i campanacci in lontananza. Si ha la sensazione di trovarsi sull’orlo di un’esperienza, senza i mezzi per interpretarla. Infine non è possibile dimenticare quel momento nel Finale in cui i campanacci e le campane d’orchestra creano assieme uno splendido torrente di gioia festosa per dirci che forse è ancora possibile in qualche modo celebrare la capacità umana di sopravvivere e capire il senso di uno dei più audaci viaggi dell’umanità: quello attraverso la musica, la storia, la natura, lo spazio e il tempo. Gli interrogativi naturalmente rimangono. Come può essere altrimenti trattandosi di una Sinfonia in cui il compositore era deciso a contestare le certezze del passato e a sottolineare il contrasto, la contraddizione e la discontinuità, caratteristiche che spiccano in qualsiasi parametro dell’opera? Io credo che, se la “soluzione” resta per noi un problema, la verità è che il problema creato magistralmente da Mahler non lo ha risolto nemmeno lui: è un problema senza soluzioni. Se ammettiamo che c’è qualche “sconfitta” in questa Sinfonia, si tratta di Mahler che sconfigge se stesso. Il suo cammino lo porta oltre ogni possibilità di risoluzione o conciliazione. Possiamo comunque cominciare a comprendere la Settima soltanto se ci rendiamo conto che il “problema” è il prodotto cosciente di quell’estetica senza precedenti che ha creato la Sinfonia. Traduzione di Anne Ricotti LA SETTIMA SINFONIA A SANTA CECILIA 1967 Pierluigi Urbini; 1974 Zoltán Peskó; 1989 Giuseppe Sinopoli; 2003 Kent Nagano; 2005 Claudio Abbado (Lucerne Festival Orchestra) 18 gli interpreti 19 Valery Gergiev si è diplomato al Conservatorio “Rimskij-Korsakov” di Leningrado con Ilya Musin; a ventitré anni ha vinto il Concorso “Herbert von Karajan” per direttori d’orchestra e, ancora studente di Conservatorio, è stato invitato a far parte del Teatro Accademico di Stato Kirov (ora Teatro Mariinskij). A trentacinque gli è stata affidata la carica di Direttore Artistico della Compagnia lirica del Teatro Mariinskij, del quale è anche Direttore Generale dal 1996. Sotto la sua supervisione, il Teatro Mariinskij ha lanciato molti giovani cantanti e il repertorio ballettistico e lirico si è notevolmente ampliato. Attualmente abbraccia un’ampia selezione di capolavori classici dal XVIII al XX secolo fino a opere di compositori contemporanei. Il cartellone del Teatro Mariinskij include tutte le opere di Prokof’ev e Šostakovič, opere di Wagner quali Lohengrin, Parsifal, L’Olandese volante e Tristano e Isotta. Nel 2003, per la prima volta nella storia del teatro russo, Valery Gergiev ha messo in scena la Tetralogia dell’Anello del Nibelungo in lingua originale, proposta anche a Baden-Baden (2004) e salutata dalla critica come un evento storico per la musica mondiale. Nel 2005, L’Anello del Nibelungo è stato eseguito con successo a Mosca, quindi in Corea del Sud e Giappone, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e Spagna. Nel 2009, Gergiev ha diretto Les Troyens di 20 @ Marco Borggreve Berlioz, con l’Orchestra e il Coro del Teatro Mariinskij in Russia, Israele e Stati Uniti. Valery Gergiev ha fondato e dirige festival internazionali importanti come il Gergiev Festival (Olanda), il Festival di Pasqua a Mosca e il Festival Stelle delle Notti Bianche (San Pietroburgo), inserito dalla rivista austriaca “Festspiele Magazin” tra i festival più importanti del mondo. La sala da concerto del Teatro Mariinskij, realizzata nel 2006 anche grazie all’impegno del direttore russo, ospita non soltanto esibizioni liriche e programmi sinfonici, ma anche registrazioni dell’etichetta Mariinskij, fondata nel 2009 sempre su iniziativa di Gergiev. In meno di un anno, l’etichetta ha pubblicato cinque dischi: la prima incisione del 2010, Il naso di Šostakovič, si è aggiudicata un MIDEM Classical Award. Valery Gergiev è Direttore Principale della London Symphony Orchestra dal 2007 ma collabora anche con i Wiener Philharmoniker, l’Orchestra del Teatro alla Scala, le Orchestre Filarmoniche di Rotterdam e New York. È membro della Commissione Cultura e Arte del Presidente della Federazione Russa e capo del Comitato Organizzativo del XIV Concorso Internazionale Čajkovskij. Per le sue attività in campo musicale e umanitario, Gergiev ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il titolo di Artista del Popolo Russo (1996), il Premio di Stato Russo (1994 e 1999) e il Bundesverdienstkreuz. È, inoltre, Grand’Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, fa parte dell’Ordine delle Arti e delle Lettere in Francia, è Knight of the Order of the Dutch Lion nei Paesi Bassi, dell’Ordine del Sol Levante giapponese ed ha ricevuto il titolo onorario di Artist of the World dall’UNESCO e il Polar Music Prize dall’Accademia Reale di Musica Svedese. Nel 2009 è stato nominato Direttore dell’anno dalla Royal Society of Music. Sotto la guida di Valery Gergiev, l’Orchestra del Teatro Mariinskij è stata inserita dalla rivista Gramophone nell’elenco dei migliori venti ensemble del mondo, prima fra le orchestra russe. Ospite abituale dei concerti di Santa Cecilia fin dal 1989, la sua ultima presenza nei cartelloni dell’Accademia risale al 2010 con l’esecuzione della Quinta Sinfonia di Mahler. 21 orchestra delL’ACCADEMIA NAZIONALE DI SANTA CECILIA antonio pappano direttore musicale Carlo Rizzari direttore assistente VIOLINI PRIMI Carlo Maria Parazzoli*, Vesselin Gellev*, Ruggiero Sfregola, Marlene Prodigo, Elena La Montagna, Nicola Lolli, Margherita Ceccarelli, Roberto Saluzzi, Fiorenza Ginanneschi, Roberto Granci, Paolo Piomboni, Barbara Castelli, Kaoru Kanda, Jalle Feest, Daria Leuzinger, Tania Mazzetti, Elisa Papandrea, Michele Torresetti Violini secondi Alberto Mina*, David Romano*, Ingrid Belli, Rosario Genovese, Leonardo Micucci, Lavinia Morelli, Pierluigi Capicchioni Riccardo Piccirilli, Daniele Ciccolini, Andrea Vicari, Maria Tomasella Papais, Cristina Puca, Giovanni Bruno Galvani, Rocco Malagoli, Brunella Zanti, Svetlana Norkina, Roberto Baldinelli Viole Raffaele Mallozzi*, Simone Briatore*, Sylvia Mayinger, Michael Kornel, Sara Simoncini, Carla Santini, Fabio Catania, Ilona Balint, Andrea Alpestre, Lorenzo Falconi, Stefano Trevisan, David Bursack, Luca Manfredi, Federico Marchetti, Elena Favilla Violoncelli Luigi Piovano*, Gabriele Geminiani*, Carlo Onori, Diego Romano, Francesco Storino, Bernardino Penazzi, Francesco Di Donna, Matteo Michele Bettinelli, Sara Gentile, Giacomo Menna, Danilo Squitieri, Alfredo Mola, Luca Peverini, Roberto Mansueto, Luca Bacelli CONTRABBASSI Antonio Sciancalepore*, Libero Lanzilotta*, Anita Mazzantini, Simona Iemmolo, Paolo Marzo, Andrea Pighi, Piero Franco Cardarelli, Enrico Rosini, Paolo Cocchi, Nicola Cascelli, Silvia Muci *Prime parti soliste. N.B.: le prime parti del concerto odierno sono evidenziate in neretto 22 Flauti Carlo Tamponi*, Andrea Oliva*, Nicola Protani, Giovanni Gandolfo Ottavini: Davide Ferrario, Claudia Bucchini Oboi Paolo Pollastri*, Francesco Di Rosa*, Anna Rita Argentieri, Emanuela Signorato Corno inglese: Maria Irsara Clarinetti Stefano Novelli*, Alessandro Carbonare*, Simone Sirugo, Pierluigi Fusco Clarinetto piccolo: Leonardo Abbruzzo; Clarinetto basso: Dario Goracci Fagotti Francesco Bossone*, Andrea Zucco*, Fabio Angeletti, Sofia Almanza Controfagotto: Alessandro Ghibaudo Corni Alessio Allegrini*, Guglielmo Pellarin*, Marco Bellucci, Arcangelo Losavio, Luca Agus, Fabio Frapparelli, Giuseppe Accardi Trombe Andrea Lucchi*, Omar Tomasoni*, Ermanno Ottaviani, Vincenzo Camaglia, Antonio Ruggeri Tromboni Basilio Sanfilippo*, Andrea Conti*, Domenico Zicari, Agostino Spera Trombone basso: Maurizio Persia Tuba Gianluca Grosso Arpe Cinzia Maurizio*, Augusta Giraldi Timpani Enrico Calini*, Antonio Catone* Percussioni Marco Bugarini, Edoardo Albino Giachino, Andrea Santarsiere, Flavio Tanzi, Francesco Giulio Russo mandolino Dorina Frati Chitarra Vincenzo Di Benedetto 23 24 25 26 prossimi concerti novembre mahler lieder ven 18 ore 20.30 turno V-Z Sala Sinopoli Christian Gerhaher Baritono; Gerold Huber Pianoforte Mahler Lieder eine fahrenden Gesellen; Lieder da Des Knaben Wunderhorn; Lieder su testi di Rückert family concert brunello bach 5 dom 20 ore 12 Mario Brunello Violoncello Bach nella lettura di Brunello Bach Suite n. 5 per violoncello solo Sala Santa Cecilia 28 29 30 prossimi concerti novembre quartetto mosaïques ven 25 ore 20.30 turno V-Z Sala Sinopoli Quartetto Mosaïques haydn Quartetto op. 20 n. 3 mozart Quartetto K. 387 beethoven Quartetto op. 127 dal nuovo mondo Sala Santa Cecilia sab 26 ore 18 turno A-A2 | dom 27 ore 18 turno C | lun 28 ore 21 turno B Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia Antonio Pappano direttore | Yuja Wang pianoforte dukas L’apprendista stregone bartók Concerto per pianoforte n. 2 dvořák Sinfonia n. 9 “Dal nuovo mondo” Accademia Nazionale di Santa Cecilia Ufficio Marketing e Comunicazione Responsabile Giovanna Maniezzo Programmi di sala Responsabile Emanuela Floridia Collaborazione Clemens Wolken Cover Concept Mauro D’Alessandro; Immagine Marco Sauro Impaginazione e stampa Tipografia Eurosia www.santacecilia.it E 5,00