Un dipinto di Giuseppe Marullo nella chiesa di Santa Sofia a

Un dipinto di Giuseppe Marullo nella chiesa di Santa Sofia a
Giugliano: L’Apparizione di Gesù e Maria a Saulo sulla via di Damasco
Narrano gli Atti degli Apostoli (9,1-9) che mentre viaggiava verso Damasco, dove si
recava per ottenere dalla locale sinagoga il permesso di arrestare i cristiani, l’ebreo
Saulo,
acerrimo
e
dichiarato
nemico
dei
seguaci di Cristo, fu
abbagliato da un fulgore
improvvisamente apparso
nel
cielo,
restando
disarcionato e accecato.
Subito dopo, una voce
imperiosa - la voce di Gesù
- udita anche dai soldati che
erano al suo seguito, gli
aveva chiesto conto del
perché di tanto accanimento
verso di Lui: «Saulo, Saulo,
perché mi perseguiti?»,
innescando, di fatto, nel suo
animo quel rivolgimento
spirituale che lo avrebbe
portato di lì a poco alla
conversione. Saulo, infatti,
condotto in città, dove,
come gli aveva annunciato
Gesù, gli avrebbero detto
cosa fare, diventò da quel
giorno - per dirla con
Ravasi
«il
più
appassionato missionario
cristiano»
dedicandosi
senza sosta, anima e corpo,
a diffondere la parola del
Vangelo in quella vasta
area
geografica
Giugliano, Chiesa di S. Sofia, G .Marullo, L’Apparizione di Gesù poeticamente chiamata da
e Maria a Saulo sulla via di Damasco
Deissamann
«l’elisse
dell’ulivo», vale a dire, la costa mediterranea che si dispiega da Antiochia a Efeso,
Tessalonica, Atene e Corinto, fino a Roma. La Conversione di Saulo sulla via di
Damasco è il più famoso e il più rappresentato dei soggetti paolini nelle arti
figurative. Un’iconografia adottata dagli artisti nella stesura del tema raffigura
generalmente, in piena aderenza col dettato degli Atti, il santo, con addosso
l’armatura del soldato romano, mentre appena caduto dal cavallo è in preda al terrore;
in alto, Cristo appare in cielo, con due angeli. E tale si potrebbe definire anche
1’iconografia adottata nel 1634 da Giuseppe Marullo (Orta di Atella, 1615 ca. Napoli, 1685) nella realizzazione di un dipinto per la collegiata di Santa Sofia a
Giugliano - replica pressoché letterale dell’opera conservata in San Paolo Maggiore a
Napoli - se non fosse per la presenza della Vergine che, accanto a Cristo, osserva la
scena dall’alto. A significare secondo il teologo mariano padre Gabriele Roschini
«come la Madonna sia presente in tutta l’opera della Salvezza»; a designare invece,
secondo padre Antonio Galluccio, «la Madonna come simbolo della Chiesa
perseguitata». Allievo dello Stanzione, nel cui ambito le fonti gli assegnano un posto
di rilievo attestandone la compartecipazione nella stesura di «talune opere grandi», il
Marullo diede il meglio di sé, conquistandosi subito una solida fama, nella giovanile
Sacra Famiglia con sant’Anna e due santi martiri benedettini (firmata e datata 1633)
della chiesa dei Santi Severino e Sossio a Napoli, nella Pentecoste, di poco più tardi,
che si conserva nella stessa chiesa, e nell’Assunta di San Giacomo degli Spagnoli.
Dopo il sesto decennio del secolo, tuttavia, per essersi dato uno stile, personale «ispido e legnoso» a detta del Causa, il quale non lo ebbe mai in gran conto - che
incolse, peraltro, ben presto, in formule stanche e ripetitive, la notorietà acquisita
decadde e anche la sua attività. Trasferitosi in provincia, realizzò, tra l’altro, la Pesca
miracolosa per i Mastropaolo di Orta Atel1a, ora al Museo Campano di Capua, e, nel
1660, il Sant’Antonio in estasi per la chiesa di Santa Maria la Nova a Terlizzi, presso
Bari. Ritornato a Napoli, dove lavorò soprattutto per la committenza privata nella
realizzazione di tele con soggetti biblici (Incontro tra Isacco e Rebecca, Giacobbe e
Rachele, entrambe in collezioni private,) vi morì nel 1685 - «povero e senza amici»
secondo le fonti (De Dominici) - ricevendo sepoltura in San Giovanni Maggiore, nei
pressi della sua abitazione di via Mezzocannone.
Franco Pezzella