CONFERENZA DELLE NAZIONI UNITE SUL CLIMA
(COPENHAGEN 2009):
UN PICCOLO PASSO DI UN LUNGO CAMMINO
A cura di: Antonella LIBBI
A.A. 2014-2015
Indice
Capitolo 1. Introduzione
Capitolo 2 Discorso di Ban Ki-Moon al forum mondiale per l’ambiente
Capitolo 3 Corpi sussidiari
Capitolo 4 Riconoscimento dell’obiettivo dei 2°C
Capitolo 5 Delegazione svizzera alla conferenza sul clima
Capitolo 6 Agricoltura e gas serra
Capitolo 7 Conclusioni
BIBLIOGRAFIA
SITOGRAFIA
Capitolo 1. Introduzione
Nel dicembre 2009, a Copenaghen, si è tenuta la 15esima Conferenza
delle Parti della Convenzione ONU sui cambiamenti climatici chiamata
Cop15, dove i rappresentanti di 193 nazioni hanno discusso e deciso sul
futuro del nostro pianeta.
1
Nel 1992 a Rio De Janeiro, si tenne la prima Convenzione Quadro delle
Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, nella quale si prese atto che
l'innalzamento delle temperature nel nostro pianeta era causato
dall'inquinamento atmosferico dovuto principalmente all'aumento dei gas
serra (anidride carbonica, metano, protossido di azoto, idro-fluorocarburi, perfluorocarburi, esa-fluoruro di zolfo) prodotti dalle industrie, dal
riscaldamento, dalle automobili, ecc. e si invitavano tutti gli Stati del mondo,
in modo particolare quelli industrializzati, a ridurre le proprie emissioni.
Dal 1992 le varie nazioni si sono incontrate periodicamente, nella
cosiddetta Conferenza delle Parti (COP), per discutere sui risultati che si
stavano ottenendo e fare il punto della situazione.
Nella COP3, svoltasi a Kyoto, in Giappone, nel dicembre 1997, è stato
adottato il famoso Protocollo di Kyoto che stabiliva le azioni legalmente
vincolanti che i Paesi sviluppati dovevano intraprendere, vale a dire ridurre le
loro emissioni di almeno il 5% (rispetto ai valori del 1990) entro il 2012.
Sabato 19 Dicembre 2009, alla Conferenza dell’ONU sul Clima a
Copenhagen, è stato elaborato un accordo politico da parte di un gruppo di
capi di Stato e di governo, che esprimeva una grande volontà politica da parte
delle principali Nazioni economiche nella lotta contro i cambiamenti
climatici. In tale documento, non giuridicamente vincolante, le Parti
riconoscevano i cambiamenti climatici come una delle maggiori sfide
dell’umanità e chiedevano l’adozione di misure da parte del settore industriale
e dei Paesi emergenti. Questi ultimi dovevano rendere trasparenti le proprie
misure nei confronti della Convenzione dell’ONU sul clima.
L’obiettivo principale era quello di limitare a 2 gradi l’aumento del
riscaldamento climatico, ma ciò era possibile solo riducendo i gas serra.
La Svizzera approvava l’Accordo di Copenhagen e auspicava che, oltre
all’obiettivo dei 2 gradi, venissero menzionati anche gli obiettivi globali di
riduzione fino al 2020 e al 2050. [UFAM- Documentazione- Focus- Edizione
2009-Conferenza delle Nazioni Unite sul clima a Copenhagen: un piccolo
passo di un lungo cammino.19.12.2009].
Capitolo 2 Discorso di Ban Ki-Moon al forum mondiale per l’ambiente
Ban Ki-moon, il segretario generale delle Nazioni Unite al Forum
mondiale per l’ambiente, tenutosi a Incheon (Repubblica di Corea) l’11
agosto 2009, aveva affermato:
"(...) Il cambiamento climatico, (...) è la minaccia fondamentale per
l'umanità. Si aggravano tutti i problemi che abbiamo di fronte: la povertà, le
malattie, la fame e l'insicurezza che impediscono il progresso verso gli
Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Si approfondisce la crisi alimentare ed
energetica. Questa è la dura realtà. Ma c'è un lato positivo: se vogliamo
combattere il cambiamento climatico e renderlo sostenibile (...) siamo in
2
grado di promuovere un'economia verde e una crescita verde. Il rovescio
della medaglia è altrettanto drammatico. Se non riusciamo ad agire, si
intensificheranno la siccità, le inondazioni e le altre calamità naturali (…). I
danni per le economie nazionali saranno enormi. Le sofferenze umane
saranno incalcolabili. Abbiamo il potere di cambiare rotta. Ma dobbiamo
farlo ora (...)". [sito internet: Elicriso. Ambiente e natura. Copenhagen
2009].
Ban Ki-moon aveva evidenziato quattro punti fondamentali per avere dei
risultati concreti, senza i quali la Conferenza di Copenhagen sarebbe stata un
nulla di fatto:
 impegno dei Paesi industrializzati verso obiettivi di riduzione dal 25%
al 40% rispetto al 1990;
 adozione di strategie da parte di Paesi in via di sviluppo per ridurre la
crescita delle loro emissioni, con azioni misurabili, notificabili e
verificabili;
 sostegno finanziario e tecnologico (da parte dei Paesi sviluppati) ai
Paesi in via di sviluppo per favorire una crescita verde;
 adozione di un meccanismo equo e responsabile per la distribuzione
delle risorse finanziarie e tecnologiche, tenendo conto delle opinioni di
tutti i Paesi.
Capitolo 3 Corpi sussidiari
Nel corso della conferenza sono stati istituiti due corpi sussidiari
permanenti: SBSTA (Subsidiary Body for Scientific and Technological
Advice) ed SBI (Subsidiary Body for Implementation). Il primo forniva
consigli riguardo problemi scientifici, tecnologici e metodologici; il secondo
forniva consigli su tutti i problemi riguardanti l’attuazione della Convenzione.
Questi due corpi sussidiari partecipano ad ogni Conferenza delle Parti e
i governi inviano rappresentanti esperti nel campo dei rispettivi corpi istituiti
[United Nation. Framework Convention on Climate Change. Convention
Bodies. 2014].
Hanno partecipato anche la decima sessione di AWG-KP (Ad Hoc
working Group on Further Commitments for Annex I Parties under the Kyoto
Protocol) e l’ottava sessione di AWG-LCA ( Ad Hoc Working Group on
Long-Term Cooperative Action) [United Nation. Framework Convention on
Climate change. Copenhagen Climate Change Conference. December 2009.
Anno 2014;
http://unfccc.int/meetings/copenhagen_dec_2009/meeting/6295.php].
Il gruppo di lavoro AWG-LCA è stato fondato a Bali nel 2007 per
discutere riguardo il problema della percentuale di emissioni di gas serra da
abbattere entro il 2050 e delle modalità con cui realizzare tale obiettivo.
3
Un secondo gruppo di lavoro, AGW-KP, si occupava della discussione
riguardo l’ulteriore sviluppo del Protocollo di Kyoto e degli obiettivi di
riduzione che i Paesi industrializzati avrebbero dovuto fissare per il periodo
successivo al 2012 [UFAM. Documentazione. Comunicati stampa.
Conferenza mondiale sul clima a Copenhagen: la delegazione svizzera è già
al lavoro. 7.12.2009 ]
Capitolo 4 Riconoscimento dell’obiettivo dei 2°C
Nell’accordo di Copenhagen i Paesi esprimevano la loro volontà di
limitare a un massimo di 2 gradi l’aumento della temperatura e quindi del
riscaldamento del clima a livello globale. Tuttavia non sono riusciti ad
accordarsi su una riduzione di almeno il 50 per cento delle emissioni di gas
serra, condizione necessaria per raggiungere l’obiettivo fissato. Il documento
comprendeva anche l’impegno da parte dei Paesi ricchi di mettere a
disposizione dei Paesi in via di sviluppo un importo pari a 30 miliardi di
dollari per la protezione del clima entro il 2012. Tale somma raggiungerà i
100 miliardi di dollari entro il 2020.
Inoltre, il disboscamento e il degrado delle foreste venivano
riconosciuti come fonti di gas serra. Per porre fine alla deforestazione erano
previsti anche incentivi finanziari.
Secondo l’Accordo di Copenhagen, i Paesi industrializzati avrebbero
avuto tempo fino al 1°febbraio 2010 per far presenti le loro misure di
riduzione dei gas serra nel periodo 2012-2020.
Tale condizione era valida anche per gli Stati Uniti, che non avevano
ratificato il Protocollo di Kyoto [DATEC- Documentazione-Comunicati
stampa-Conferenza dell’ONU sul Clima a Copenhagen: un piccolo passo di
un lungo cammino. Berna 19.12.2009].
Capitolo 5 Delegazione svizzera alla conferenza sul clima
La Svizzera ha partecipato alla Conferenza e a capo della delegazione,
costituita da 30 membri, c’era Moritz Leuenberger.
Il suo discorso può essere così riassunto: “(…) Il tempo dell'attivismo
simbolico è passato (…). È ormai troppo tardi per guardare solamente
indietro e puntarci reciprocamente il dito contro. Dobbiamo poter contare gli
uni sugli altri se vogliamo porre un freno al riscaldamento climatico e
impedire che minacci l'esistenza dell'Umanità. (…) Molti se ne sono resi
conto e, ultimamente, hanno iniziato a fare qualcosa (…). Se siamo davvero
convinti che dobbiamo fermare il cambiamento climatico, allora potremo
davvero salvare il mondo. Adesso abbiamo l'opportunità di trovare i tempi e i
ritmi giusti per la nostra politica climatica. La nuova rivoluzione industriale
ha già preso avvio in modo irreversibile e noi riusciremo ad accelerarla (…).
Per questo i Paesi europei, e con essi la Svizzera, prenderanno l'iniziativa e
ridurranno le loro emissioni del 20%.
4
Per questo andremo oltre e le ridurremo fino al 30%, perché sappiamo che
anche altri Paesi industrializzati e Paesi emergenti prenderanno questo
impegno.
Per questo tutti noi, alla fine, non potremo fare altro che ridurre le emissioni
a livello mondiale di almeno il 50% entro il 2050.
Per questo, i Paesi industrializzati devono ridurre le emissioni di almeno il
80%.
Per questo anche i Paesi emergenti dovranno assumersi le proprie
responsabilità, garantendo il loro contributo.
Per questo partecipiamo anche al finanziamento a favore dei Paesi più
poveri. Al fine di poter finanziare i danni causati dai cambiamenti climatici,
nel 2006 a Nairobi, la Svizzera ha proposto una tassa sul CO2 a livello
mondiale secondo il principio di causalità. Tuttavia è pure necessario anche
un impegno a breve termine. La Svizzera è disposta a dare il suo contributo
(…). Il tempo dell'innocenza è finito. È giunta l'ora della responsabilità e io
esorto ciascuno di noi ad assumere questa responsabilità. Possiamo fermare
il riscaldamento climatico perché dobbiamo farlo (…). I Paesi industrializzati
e i Paesi in via di sviluppo possono procedere in maniera solidale, perché
tutti devono avanzare in maniera solidale. Non abbiamo altra scelta.
Copenaghen può essere un successo perché deve essere un successo”.
[Segreteria generale DATEC. UFAM. Documentazione. Comunicati stampa.
Possiamo perché dobbiamo. Berna 17.12.2009].
Durante le trattative condotte nella prima settimana sono stati messi a nudo i
conflitti tra i Paesi in via di sviluppo e quelli industrializzati. Allo stesso
tempo, però, si percepiva il desiderio di giungere a un accordo comune.
Per quanto riguardava l’organizzazione della Conferenza, questa si è svolta in
due momenti:
 -consegna alla presidenza danese dei documenti elaborati durante i due
anni precedenti. Sulla base di tali documenti la presidenza avrebbe
elaborato la proposta per un documento finale;
 -elaborazione e approvazione del documento finale durante la seconda
settimana.
Molti dettagli, tuttavia, sono stati discussi in un periodo successivo alla
Conferenza, come ad esempio la provenienza dei finanziamenti da destinare
alle attività volte a fronteggiare il cambiamento climatico [UFAM.
Documentazione. Comunicati stampa. Conferenza di Copenhagen sul clima:
bilancio al termine della prima settimana. Berna 11-12-2009 ].
La Convenzione dell'ONU sul clima, inoltre, impegnava i Paesi
industrializzati a inoltrare periodicamente un rapporto sullo stato degli sforzi
compiuti a livello nazionale per proteggere il clima e sull'impegno profuso per
realizzare gli obiettivi concordati nell'ambito del Protocollo di Kyoto.
5
Il nuovo rapporto presentato dalla Svizzera forniva una panoramica
della politica climatica a partire dal 2005, descriveva l'andamento delle
emissioni di gas serra fino al 2007 e lo sviluppo delle stesse pronosticato fino
al 2020. Rispetto alla quarta comunicazione elaborata nel 2005, l'andamento
delle emissioni di gas serra aveva registrato cambiamenti sostanziali. L'inizio
del periodo di adempimento del Protocollo di Kyoto risale infatti al 2008, così
come l'entrata in vigore della legge sulla CO2 (compresa la tassa sulla CO2
applicata ai combustibili).
Nel 2007 le emissioni complessive di gas serra svizzere sono state pari a circa
51 milioni di tonnellate (CO2 e altri gas serra commutati in CO 2 equivalenti),
corrispondenti a 6,73 tonnellate di CO2 equivalenti pro capite.
FIGURA
1.
Evoluzione
delle
concentrazioni
di
globali
CO2
[http://www.slideshare.net/puntolino/gas-serra-da-kyoto-agli-interventi-dela-ue-e-delgoverno-italiano
Complessivamente, le emissioni rilevate dal 1990 al 2007 sono rimaste
stabili.
Nell'ambito del Protocollo di Kyoto, la Svizzera si è impegnata a
ridurre le sue emissioni, rispetto al 1990, dell'8 per cento dal 2008 al 2012.
Capitolo 6 Agricoltura e gas serra
Fino al 2009 l’agricoltura risultava responsabile del 14% circa delle
emissioni mondiali di gas serra e si prevedeva un aumento di tale percentuale.
Un’alleanza globale nel settore della ricerca mirava a potenziare la ricerca per
ridurre le emissioni di gas serra causate dall’agricoltura. Si prevedeva che il
cambiamento delle abitudini alimentari a livello mondiale avrebbero potuto
6
generare un aumento, entro il 2050, delle emissioni agricole dal 30% al 40%
rispetto al 2005.
L’agricoltura, però, non è solo fonte di gas serra ma è anche fortemente
esposta agli effetti dei cambiamenti climatici. Per questo motivo bisognava
creare un’alleanza globale nel settore della ricerca con lo scopo di ridurre le
emissioni di gas serra dovute all’agricoltura [UFAM. Documentazione.
Alleanza per la riduzione dei gas serra provenienti dall’agricoltura: adesione
della Svizzera. Berna 16.12.2009].
Capitolo 7 Conclusioni
La Conferenza di Copenhagen, in realtà, non si è conclusa con un vero e
proprio accordo. Si parlava infatti di “(Dis)accordo di Copenhagen”. L’intesa
è stata raggiunta solamente tra 25 Stati, tra cui Stati Uniti, Cina, India, Brasile
e Sud Africa, mentre altri Paesi si sono opposti (Sudan, Venezuela e altri). [Il
Sole 24 ore. Il vertice sul clima si chiude con un accordo non vincolante. 19
dicembre 2009]
La responsabilità principale dell’inquinamento era dell’Occidente. I
Paesi in via di sviluppo facevano leva su questa responsabilità. Tutti i tentativi
di mediazione per salvaguardare il Pianeta si sono scontrati con
l’impossibilità da parte dei Paesi in via di sviluppo di accettare una riduzione
drastica delle emissioni nocive; impossibilità dovuta a vari fattori, come la
difficoltà di organizzare in tempi brevi una riconversione industriale per
utilizzare tecnologie più pulite, il costo di tali innovazioni. Da qui
l’opposizione di questi Paesi
[http://geo.tesionline.it/geo/article.jsp?id=13802].
La delusione di Copenhagen è nata dal fatto che l’accordo stipulato non era
vincolante e quindi non impegnava collettivamente gli Stati, che risultavano
liberi di concedere o meno finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo.
La cosa più grave, al termine della Conferenza, è stata che la voce più
importante, quella del Pianeta Terra che chiedeva aiuto, non è stata ascoltata.
Tuttavia per il Presidente dell’UE, Primo Ministro Svedese Fredrik Reinfeld,
e il Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, pur
mostrando disappunto per la debolezza dell’accordo, lo hanno riconosciuto
come un passo importante.
Il risultato era tale da non permettere all’UE di innalzare il proprio obiettivo
di riduzione delle emissioni di gas serra nel 2020 al 30%. [CMCC.
UNFCCC/KP: conclusione della Conferenza mondiale sui cambiamenti
climatici 7-19 dicembre 2009, Copenaghen (Danimarca). 19.12.2009 ].
7
Bibliografia
1. UFAM-Documentazione-Focus-Edizione2009-Conferenza delle Nazioni Unite sul clima
a Copenhagen: un piccolo passo di un lungo cammino.19.12.2009
2. United Nation. Framework Convention on Climate Change. Convention Bodies. 2014
3. United Nation.Framework Convention on Climate change. Copenhagen Climate Change
Conference. December 2009. Anno 2014
4. UFAM. Documentazione. Comunicati stampa. Conferenza mondiale sul clima a
Copenhagen: la delegazione svizzera è già al lavoro. 7.12.2009
5.DATEC-Documentazione- Comunicati stampa- Conferenza dell’ONU sul Clima a
Copenhagen: un piccolo passo di un lungo cammino. Berna 19.12.2009
6. Segreteria generale DATEC. UFAM. Documentazione. Comunicati stampa. Possiamo
perché dobbiamo. Berna 17.12.2009
7. UFAM. Documentazione. Comunicati stampa. Conferenza di Copenhagen sul clima:
bilancio al termine della prima settimana. Berna 11.12.2009
8. UFAM. Documentazione. Comunicati stampa. La Svizzera è in grado di rispettare i suoi
impegni internazionali.14.12.2009
9. UFAM. Documentazione. Alleanza per la riduzione dei gas serra provenienti
dall’agricoltura: adesione della Svizzera. Berna 16.12.2009
10. Il Sole 24 ore. Il vertice sul clima si chiude con un accordo non vincolante. 19
dicembre 2009
11. CMCC. UNFCCC/KP: conclusione della Conferenza mondiale sui cambiamenti
climatici 7-19 dicembre 2009, Copenaghen (Danimarca). 19.12.2009
Sitografia
1.http://www.bafu.admin.ch/dokumentation/fokus/07629/08730/?lang=it. Conferenza delle
Nazioni Unite sul Clima a Copenhagen: un piccolo passo di un lungo cammino
2.http://www.elicriso.it/it/clima_ambiente/copenhagen_2009/
Elicriso.
Clima
e
ambiente>Copenhagen 2009.
3.http://unfccc.int/meetings/copenhagen_dec_2009/meeting/6295.php
4.http://www.bafu.admin.ch/dokumentation/medieninformation/00962/index.html?lang=it
&msg-id=30569 Conferenza mondiale sul clima a Copenhagen: la delegazione
svizzera è già al lavoro
5.http://www.bafu.admin.ch/dokumentation/medieninformation/00962/index.html?lang=it
&msg-id=30843 Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima a Copenhagen: un
piccolo passo di un lungo cammino
6.http://www.bafu.admin.ch/dokumentation/medieninformation/00962/index.html?lang=it
&msg-id=30823 Possiamo perché dobbiamo.
7.http://www.bafu.admin.ch/dokumentation/medieninformation/00962/index.html?lang=it
&msg-id=30644 Bilancio al termine della prima settimana.
8. http://www.bafu.admin.ch/dokumentation/ medieninformation /00962/ index.html?
lang=it&msg-id=30656 La Svizzera è in grado di rispettare gli accordi internazionali
9.
http://www.slideshare.net/puntolino/gas-serra-da-kyoto-agli-interventi-dela-ue-e-delgoverno-italiano Le emissioni di gas serra.
10. http://geo. tesionline.it/ geo/article.jsp?id=13802 (Dis)accordo di Copenhagen sul
cambiamento climatico.
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