Filosofia e diritti umani 1. Filosofi senza frontiere Istituzioni internazionali, Ong e la legittimazione dei diritti umani in tutto il mondo Etica e politica nella civiltà tecnologica L’immagine è quella di un particolare della installazione dell’artista danese Olafur Eliasson Little Sun presentata alla Biennale di Architettura del 2012: una luce, un gioco, un girasole in grado di portare con sé cinque ore di luce artificiale a ricarica solare. Una lanterna che vuole essere l’auspicio che la luce, un diritto comune e scontato, possa giungere anche in quei luoghi dove non è presente, dove oltre un miliardo e mezzo di persone (cita lo stesso Eliasson) vivono senza elettricità e fanno ricorso a sistemi inquinanti e pericolosi come le lampade a kerosene. Pensare che la luce non sia, ancora nel XXI secolo, un diritto per tutti porta a una riflessione più ampia sul differente grado in cui il bene comune sia inteso e vissuto e su cosa sia un diritto e quante sfumature possano esserci tra possederlo o meno. Poiché “il fare dell'uomo è oggi in grado di distruggere l'essere del mondo”, Hans Jonas in Il principio di responsabilità (1979) formula un nuovo imperativo: “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la sopravvivenza della vita umana sulla terra” (H. Jonas, Il principio responsabilità. Un'etica per la civiltà tecnologica, a cura di P.P. Portinaro, Einaudi, Torino, 1990, p. 10). Jonas riprende quella stessa esigenza che aveva guidato Kant nella Critica della ragion pratica (1788) di fondare una legge morale che potesse essere un obbligo universalmente valido in tutti i casi e in tutti i tempi. L’imperativo categorico nasce dalla consapevolezza del limite della condizione umana che, per questo, deve essere difesa dal fanatismo, cioè dalla pretesa di identificarsi con l’attività di un essere infinito. Così, due secoli più tardi, la lotta a quel fanatismo è diventata ancora più pressante ed è sempre più difficile essere in grado di identificare chi o che cosa sia diventato quell’essere infinito con cui l’uomo aveva la pretesa di identificarsi: il mercato, la finanza, le lobby finanziare? Jonas tenta di elaborare una filosofia pratica volta alla formulazione di un'etica e di una politica adeguate alla nuova civiltà tecnologica. Non a caso, la sua opera vuole riflettere sugli atteggiamenti fondamentali dell'uomo occidentale verso il mondo e verso la natura, sulla questione della scienza e della tecnica moderna, sia dal 1 punto di vista dei presupposti epistemologici sia da quello delle applicazioni pratiche, che oggi minacciano sotto diversi aspetti il genere umano e il pianeta in cui viviamo. Le ONG e la legittimazione internazionale dei diritti umani La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, i cui trenta articoli di cui si compone sanciscono i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona, sono stati l’inizio di una legislazione internazionale giunta fino alla Dichiarazione di Vienna e al relativo Programma d'Azione adottato dalla Conferenza Mondiale sui Diritti Umani del 1993. Le decisioni e le indicazioni che vengono prese all’interno di queste conferenze mostrano un livello di unanimità molto elevato. Il loro limite? Nessuna delle convenzioni, nessuna corte, nessun comitato nessuna carta ha valore giuridico vincolante; essi esprimono opinioni sugli Stati membri e danno giudizi su reclami individuali contro Stati che non hanno ratificato i relativi trattati. Per esempio, la Convenzione internazionale sui diritti civili e politici del 1966, proprio sulla base dell’esperienza della Dichiarazione del 1948, ha creato un'agenzia, il Comitato per i Diritti Umani, per promuovere l'applicazione delle proprie norme. Oggi gli Stati firmatari sono circa 160, ma ancora una trentina di essi non l’ha ratificata, tra cui anche la Città del Vaticano. Il Comitato esprime pareri riguardanti determinate pratiche, ovvero se esse costituiscano o meno una violazione dei Diritti Umani. Per esempio il secondo Protocollo abolisce la pena di morte, ma le relazioni del Comitato non sono vincolanti, tanto che negli Stati Uniti, paese firmatario, tale pena è comunque prevista per reati federali e militari ed è ancora applicata in taluni Stati. Di fronte a diritti e doveri che riguardano la coabitazione di un pianeta, che l’umanità sta contribuendo se non a distruggere quanto meno a rovinare in maniera irreparabile, perché è così difficile per uno Stato rinunciare a parte della propria sovranità per una linea di rispetto e tutela comuni? Non uccidere, non segregare, ma prendersi cura del mondo e degli altri sono le linee guida delle organizzazioni non profit, quali le ONG, le Organizzazioni non governative che in tutto il mondo tentano di sensibilizzare e di agire a favore dei più deboli, dedicando i propri sforzi alla protezione dei diritti umani e a porre termine ai relativi abusi. Queste organizzazioni nascono dall’esigenza di gruppi di persone impegnate nel quotidiano e animate da una visione politica, nonché in senso ampio filosofica, che metta al centro il dialogo interculturale, la partecipazione come forma di democrazia, lo sviluppo come strumento per la libertà dell’uomo. Le principali organizzazioni per i diritti umani documentano le violazioni e richiedono azioni riparatrici, sia a livello governativo sia a livello popolare. Il sostegno e la condanna pubblica verso gli abusi è importante per il successo delle loro azioni, poiché queste organizzazioni sono più efficaci quando le loro richieste di riforma sono fortemente sostenute. Le ONG hanno giocato un ruolo primario nel portare all’attenzione della comunità internazionale le questioni relative ai diritti umani. Esse monitorano le azioni dei governi e fanno pressione affinché si agisca secondo i principi dei diritti umani. Tra i loro nomi figurano quelli più noti, come Amnesty International, UNICEF, Medici senza frontiere, ma si annoverano anche tante altre organizzazioni che lavorano a livello regionale e lottano, giorno dopo giorno, per trovare quei finanziamenti che permettano la loro azione diretta nei paesi in via di sviluppo. 2