ETICA E AMBIENTE Anno Accademico 2011 – 2012 1 INTRODUZIONE E’ indubbiamente sconcertante per noi, eredi di una cultura che ha insistito sui grandi temi del confronto e della lotta, guardare alla natura non più come una proprietà da sfruttare, ma come un partner cui avere cura. E’ molto difficile uscire dall’ antropocentrismo. ANTROPOCENTRISMO Dal greco άνθρωπος, anthropos, "uomo", e κέντρον, kentron, "centro" è il pensiero che pone l’uomo al centro dell'Universo, praticamente a considerarlo superiore rispetto alle altre specie presenti sul nostro pianeta, alla natura in sé e alla Terra stessa, che vengono quindi visti e trattati come sacrificabili al benessere umano. Noi pensiamo, a cominciare da Cartesio, contro la natura: la nostra missione è dominarla, asservirla, colonizzarla; solo nella seconda metà del XX° sec. si è finalmente diventati più consapevoli, che la creatura che la spunta contro il suo ambiente distrugge se stessa. (Gregfory Bateson). L’uomo è diventato a tal punto signore della natura, in senso globale e planetario, da essere in grado di mettere in pericolo l’esistenza di tutto. Dalla consapevolezza della rilevanza della questione ambientale, nell’ambito della filosofia contemporanea nasce la necessità di una nuova etica o, per lo meno, di una rielaborazione dell’etica tradizionale che sia capace di confrontarsi con l’interrogativo: che cosa dobbiamo fare perché sia salvaguardata la qualità della vita sulla terra? La reazione dell’uomo con la biosfera, la nostra responsabilità nei suoi confronti emerge ormai come il vero problema epocale del nostro tempo. COSCIENZA ECOLOGICA Il sorgere della coscienza ecologica è, fra gli eventi dominanti del nostro tempo, il fenomeno che pone le maggiori sfide al sistema di valori etici, giuridici, politici della società in cui viviamo. JOHN MUIR ” Prendi una cosa qualsiasi e scoprirai che è legata a tutto il resto dell’universo”, John Muir. In questo modo ci riferiamo alla unità strutturale e funzionale del mondo vivente. L’uomo è parte integrante di un tutto che gli è legato inseparabilmente: tutti gli esseri e la natura stessa interessano gli equilibri estremamente delicati e complessi della biosfera necessari alla sua esistenza. ONTOLOGIA Da ontos, participio presente del verbo einai e logos, è la disciplina filosofica che si occupa dello studio dell'essere in quanto essere, al di là, quindi, delle sue determinazioni particolari. L'ontologia si occupa di studiare le qualità dell'esistenza delle cose nella loro caratteristica di essere cose che esistono,enti. HANS JONAS Per Jonas il pensiero occidentale è stato caratterizzato dalla separazione tra uomo e natura, separazione che può spiegare lo scarso interesse per il mondo che ci circonda. Ritiene urgente la formulazione di una nuova teoria etica, perché l'etica valga universalmente, si deve individuare nella struttura stessa dell'essere un bene, un valore che consenta di colmare il divario tra essere e dover essere. Perché l'etica valga universalmente deve, per Jonas fondarsi metafisicamente; si deve individuare nella struttura stessa dell'essere un bene, un valore che consenta di colmare il divario tra essere e dover essere. L’uomo deve adoperarsi per negare il non-essere, agendo in favore della vita e quindi delle future generazioni. Jonas non ritiene la scienza negativa in quanto tale, ma nelle sue applicazioni con effetti non prevedibili, si devono temere catastrofi dovute a mancanza di controllo umano. SOPRAVVIVENZA Jonas pone al centro della sua posizione la questione della sopravvivenza , in base alle minacce specifiche dell'orizzonte contemporaneo. La natura del rischio è triplice : in primo luogo la catastrofe nucleare, in secondo luogo il collasso ecologico, in terzo luogo il rischio di una manipolazione genetica che può condurre ad una perdita dell'unità e dell'integrità del genere umano, attraverso la creazione di sottoclassi biologiche tra loro differenziate. OBBLIGO Il problema fondamentale diventa l'obbligo nei confronti delle generazioni future che non possono avanzare i loro diritti. Jonas ci ricorda che è vero che le generazioni future non possono sostenere i loro diritti ma è altresì vero che non possono corrispondere i loro doveri, e quindi la relazione di reciprocità è incompiuta. Spetta comunque a noi decidere per le generazioni future. Nella sua raccolta “Organismo e libertà: verso una biologia filosofica” ci offre la propria interpretazione ontologica di fenomeni biologici. Attraverso una revisione dell'idea della natura, l'etica viene ad essere una parte della filosofia della natura, ed entrambe vengono sorrette da una ontologia fondamentale, ossia da una interpretazione della realtà come un tutto. Nell'epilogo del libro Jonas dichiara necessario il riaprire la questione ontologica dell'essere umano nell'essere complessivo del mondo. 13 NUOVA ETICA DELLA RESPONSABILITÀ La nuova etica della responsabilità o etica del futuro implica un dovere verso l’esserci dell’umanità futura e un dovere verso il suo essere-così che deve essere fondato. Se il primo dovere sembra non necessitare di fondazione perché la sopravvivenza è data per scontata, il secondo dovere si basa sul diritto dell’esistenza che significa riconoscimento che all’altro deve essere garantita la possibilità di assolvere al proprio dovere di autentica umanità. La responsabilità è la cura per un altro essere quando venga riconosciuta come dovere, diventando apprensione nel caso in cui venga minacciata la vulnerabilità di quell’essere. Ma la paura è già racchiusa potenzialmente nella questione originaria da cui ci si può immaginare scaturisca ogni responsabilità attiva: che cosa capiterà a quell’essere, se io non mi prendo cura di lui? Quanto più oscura risulta la risposta, tanto più nitidamente delineata è la responsabilità. Quanto più lontano nel futuro, quanto più distante dalle proprie gioie e dai propri dolori, quanto meno familiare è nel suo manifestarsi ciò che va temuto, tanto più la chiarezza dell’immaginazione e la sensibilità emotiva debbono essere mobilitate a quello scopo. ECOSOFIA Il termine è stato utilizzato per la prima volta da Arne Naess all’università di Oslo nel 1960, ed è il fondamento di una ecologia profonda, che invita ad un rovesciamento della prospettiva antropocentrica: l’uomo non si colloca alla sommità della gerarchia dei viventi, ma si inserisce al contrario nella ecosfera; l’uomo è una parte nel Tutto. 16 Lo scopo è quello di raggiungere una visione totale, completa, della nostra condizione, sia come genere umano che come singolo individuo. La completezza comprende l’intero contesto globale, con noi in esso, noi che condividiamo un mondo di diverse culture e di diversi esseri viventi. Ci muoviamo verso una visione totale ponendoci domande profonde, sempre chiedendoci perché, verso norme e condizioni supreme, anche attraverso la formulazione e l’applicazione di politiche e azioni.