To Cut A Long Story Short…Spandau Ballet,Itali@Magazine Rock Live

In
the
middle
night…Simply Red
Testo e foto:
of
the
Stefanino Benni
I Simply Red sono stati uno dei gruppi più rappresentativi e
amati del pop/soul britannico e in poco più di venticinque
anni di carriera hanno venduto oltre 55 milioni di dischi Mick
Hucknall e soci da metà anni 80 ci hanno regalato delle perle
di musica con album come “Picture Book” (1985), “Men and
Women” (1987), “A new Flame” (1989), “Stars” (1991), “Life”
(1995), “Blue” (1998), “Love and the Russian Winter” (1999),
“Home” (2003), “Simplified” (2005) e “Stay” (2007) per poi
raccogliere in un doppio del 2008 i loro 25 migliori successi
“The Greatest Hits”. Album che occupano uno spazio dedicato
nella mia vetrina musicale, insieme ad altri grandi gioielli
della musica.
Una curiosità….chi ispirò a fine anni 70 il giovane artista
dai riccioli rossi Mick Hucknall? Proprio loro i famosissimi
Sex Pistols (che ricordo in un ultimo live a Londra) e uno dei
brani del suo primo gruppo (punk) The Frantic Elevators,
scioltosi nel 1984 fu poi un brano di indiscusso successo
internazionale per i futuri Simply Red e si parla di: “Holding
Back the Years”.
La potenza vocale di Mick mi aveva già positivamente colpito
quando da giovane spettatore ero andato in quel lontano 13
luglio 1986 allo Stadio Meazza di Milano per godermi un grande
live aperto dal mitico Mike Scott e i suoi “Waterboys” e a
seguire in ordine due gruppi a mio avviso fantastici, i
“Simply Red” e i “Simple Minds” ……eravamo quasi in ventimila
trepidanti fan e. Musiche meravigliose e sensazioni di
spensieratezza in una progressiva miscela di Rock, soul funk e
ritmiche new wave/pop in quella calda notte d’estate
stemperata dal vento…passata ballando e cantando insieme ad
alcuni carissimi amici svizzeri.
< In the middle of the night, when the time is right – Sexily
right, I’m gonna do the right thing – Gonna move you slow,
much harder though – Sexily so, I’m gonna do the right thing –
Feelin’ hot, I ain’t never gonna stop – To get what you got,
you better take what I bring – Feel it now, much harder now –
More than any old how, say you feel the pain – Feel I’m
getting harder now, get off you back four – Get on top more
owww! – Feel I’m sinking farther down, get off you back four –
Get on top more – I told you to stop, `You’re sleeping out a
lot’ – You told me get lost, where’s your understanding – I
feel it now much harder than I’ve ever done now – I’d better
do the right thing – I’m gonna do the right thing – I’m gonna
do the right thing >
Anni di successi e bellissime ballate per la più grande band
soul inglese,dove Mick ha sempre più perfezionato l’arte di
mascherare abilmente dei testi politici, e questo proprio
anche per evitare abilmente di perdere schiere di fan
(apolitici) … per citare un esempio nella sua splendida
“Wonderland” prende di mira in maniera velata/nascosta la Lady
di ferro Margaret Thatcher.
Nel 2007 Mick Hucknall annunciò che avrebbe sciolto i Simply
Red in occasione del loro 25º anniversario e con il “Farewell
tour” nel 2010 calca i palchi del Sud America, Asia, Australia
ed Europa per poi chiudere con una serie di concerti tra
settembre e dicembre in Inghilterra. In occasione
dell’annuncio del tour di addio è stata pubblicata una
raccolta dal titolo “Songs of love”.
Ma chi volesse gustare ancora la sua bellissima voce potrà
vedere Mick Hucknall (disponibilità biglietti permettendo…per
la seconda data) i prossimi 18 e 19 settembre 2012 quando si
esibirà al Royal Albert Hall di Londra, dove presenterà il suo
nuovo album da solista “American soul”, che contiene dei
classici che hanno ispirato tutta la sua vita d’artista.
Tra le passioni di Mick, il calcio e l’Italia, dove ha una
casa a Milano e una in Sicilia e in questa sua residenza è
anche produttore di pregiati vino, il rosso Etna DOC ed il
Bianco IGT, entrambi dal nome “Il Cantante”, insomma un
particolare artista a tutto tondo.
Ma ora riviviamoli in qualche scatto fatto in occasione della
loro ultima data milanese di novembre 2010 e…buona visione
Organizzazione Evento D’Alessandro e Galli
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ItaliaMagazine Rock Live –
4th Act
Testo: Stefanino Benni –
Benni e Serena De Angelis
Foto: Vincenzo Nicolello, Stefanino
Ed eccoci alla quarta puntata di Itali@Magazine Rock Live, che
dedichiamo, con un particolare saluto, ad un grande della
musica italiana, Lucio Dalla. Lo ricordiamo grazie a sue
bellissime canzoni che hanno dipinto particolari momenti della
nostra vita, regalandoci orecchiabili ritmiche ed il suo
eterno e dolce sorriso. Diversi live a cui siamo stati
presenti si sono aperti con quel “Ciao Lucio”, perché tanto ha
dato alla musica e lo riviviamo in
canzoni/poesie, più che mai attuale:
una
delle
sue
< Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’ – e siccome
sei molto lontano più forte ti scriverò – Da quando sei
partito c’è una grossa novità, – l’anno vecchio è finito ormai
– ma qualcosa ancora qui non va – Si esce poco la sera
compreso quando è festa – e c’è chi ha messo dei sacchi di
sabbia vicino alla finestra, – e si sta senza parlare per
intere settimane, – e a quelli che hanno niente da dire – del
tempo ne rimane – Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
– porterà una trasformazione – e tutti quanti stiamo già
aspettando – sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno, –
ogni Cristo scenderà dalla croce – anche gli uccelli faranno
ritorno – Ci sarà da mangiare
e luce tutto l’anno, – anche
i muti potranno parlare –
mentre i sordi già lo fanno –
E si farà l’amore ognuno come
gli va, – anche i preti
potranno sposarsi – ma
soltanto a una certa età, – e
senza
grandi
disturbi
qualcuno sparirà, – saranno forse i troppo furbi – e i cretini
di ogni età – Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico – e
come sono contento – di essere qui in questo momento, – vedi,
vedi, vedi, vedi, – vedi caro amico cosa si deve inventare –
per poterci ridere sopra, – per continuare a sperare – E se
quest’anno poi passasse in un istante, – vedi amico mio – come
diventa importante – che in questo istante ci sia anch’io –
L’anno che sta arrivando tra un anno passerà – io mi sto
preparando è questa la novità…. >
Ma in questa giornata caldissima di agosto, ci piace anche
porgere un saluto a un Grande del Rock, Robert Plant (ieri era
il suo compleanno), che con i Mitici Led Zeppelin ha
letteralmente segnato la storia della Musica, allargando
enormemente i confini del rock-blues degli anni settanta. E
dell’album Led Zeppelin IV (comprato nel lontano Natale del
1971 a 8 anni), ricordo sempre con gioia quei bellissimi
momenti spensierati in cui ascoltavo la splendida……..Black
Dog:
< Hey, hey mama, said, the way you move – Gon’ make you sweat,
gon’ make you groove – Ah-ah, child the way you shake that
thing – Gon’ make you burn, gon’ make you sting – Hey, hey,
baby, when you walk that way – Watch your honey drip, can’t
keep away – Oh, yeah, oh, yeah, ah, ah, ah – Oh, yeah, oh,
yeah, ah, ah, ah – I gotta roll, can’t stand still – Got a
flamin’ heart, can’t get my fill – Lines that shine burnin’
red – Dreams of you all through my head – Ah, ah, ah, ah, ah,
ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah, ahh – Hey, baby, whoa, baby,
pretty baby – Darlin’, can’t ya do me now – Hey, baby, oh,
baby, pretty baby – Move the way you’re movin’, now…………. >
Si aprono le porte della notte, ed un dolce tepore ci culla,
ci guardiamo intorno in questo mondo curioso di suoni e di
immagini incontriamo, per questa nuova puntata di I@M Rock
Live, altri grandi artisti e personaggi del mondo della Musica
e dello spettacolo, tra cui: Roberto Vecchioni, Kasabian,
Arisa, Caparezza, Dionne Warvick, J AX, Loreena Mc Kennit,
Robert Plant, Marco Guazzone, Nina Zilli, Pooh, Ron, Biagio
Antonacci, Chiara Civello, Fear Factory, Mario Biondi, Nada,
Noemi, Fiorella Mannoia, Tangerine Dream, Bob Sinclair,
Antonello Venditti, Giusy Ferreri, Killing Joke, Mario
Luzzatto Fegiz, Negramaro, Paolo Nutini, The Crying Spell, Boy
George, Cirque du Soleil, Gianluca Grignani, Marco Mengoni,
Nightwish, Pierdavide Carone e non da ultimo il mitico Roger
Daltrey degli Who.
Ringraziamo le Organizzazioni Musicali, gli Uffici stampa e
Management degli Artisti, altri colleghi fotografi e i diversi
Servizi d’ordine già menzionati nelle puntate precedenti.
Buona
visione
e
a
presto
per
la
quinta
puntata
di
Itali@Magazine Rock Live….
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To
Cut
A
Long
Short…Spandau Ballet
Story
Testo e foto di Stefanino Benni
Insieme ai Duran Duran (ai Visage, ai Japan), gli Spandau
Ballet sono stati i paladini del filone ‘new romantic’ , i
rivoluzionari del pop anni ’80 e proprio allora agli inizi del
“Magico decennio”, prolifico di mitici brani musicali, le due
Band spaccavano letteralmente il pubblico di fans (soprattutto
al femminile) tra ‘duraniane’ e ‘spandauballettiane” (le
spandies ).
Due anime contrapposte, che hanno determinato
effetti culturali e artistico/mediatici, Simon Le Bon o Tony
Hadley? ….“Save a prayer” o “Through the Barricades” ?
Ma spolveriamo un po’ di storia dei Fantastici Spands
(nickname coniato in Inghilterra) per scoprire che il nome
«Spandau Ballet» deriva da un amico del gruppo, il giornalista
e DJ Robert Elms, che vide su un muro di un bagno di un
nightclub di Berlino la scritta: “Rudolf Hess, all alone,
dancing the Spandau Ballet” (Rudolph Hess è stato l’ultimo
prigioniero di guerra nella prigione di Spandau).
Ci si
riferisce agli spasmi dei criminali di guerra nazisti mentre
“danzavano al capo della corda”, quando venivano impiccati a
Norimberga, quindi a sud della prigione di Spandau (quartiere
di Berlino). Secondo un’altra versione invece, il nome del
gruppo sarebbe legato a un’arma mitragliatrice utilizzata
durante la Prima Guerra Mondiale, costruita in diverse
fabbriche delle quali una a Spandau. I cadaveri dei soldati
morti e rimasti sui reticolati eretti a difesa delle trincee
venivano scossi e agitati dalle raffiche sparate dalle
Spandau: e questo tremendo spettacolo pare sia stato
ribattezzato, dalla fanteria inglese, ‘Spandau ballet’ .
Nel sensazionale fermento musicale di fine anni 70 (che ho
avuto la fortuna di vivere nell’estate del 78 nella magica
Londra), iniziarono a suonare in diversi locali londinesi come
il ‘Billys’ e il ‘Blitz’ (dove è ambientato parte del recente
musical di Boy George, Taboo), e la fama del gruppo si propagò
in un attimo, provocando una vera e propria battaglia tra le
case discografiche per accaparrarsi i cinque che pubblicano il
loro primo singolo di enorme successo “To Cut A Long Story
Short”, che nel Regno Unito raggiunse il Top 5 nel 1980. Fu
seguita da altre bellissime hits, quali “The Freeze”, “
Musclebound “ che insieme andranno a comporre il primo album
di studio “Journeys To Glory” (Disco d’oro 1981), sicuramente
considerato la prima pietra miliare del “new romanticism”.
Bellissime sonorità e miscele synthpop, rock, funk soul, testi
affascinanti e ballabili, beat elettronici e rullanti (snare
drum), che ci hanno accompagnato per tutti gli anni 80.
< Soldier is turning – See him through white light – Running
from strangers – See you in the valley – War upon war – Heat
upon heat – To cut a long story short – I lost my mind –
Sitting on a park bench – Years away from fighting – To cut a
long story short… >
Con la pubblicazione del terzo album a febbraio del 1983,
intitolato “True”, caratterizzato da un sound più maturo e
contemporaneo, dove il pezzo che dava il titolo all’album
(True) si rifaceva alle sonorità nere della leggendaria
Motown, e diventò celebre anche per il meraviglioso ‘assolo di
sax di Steve Norman, che ne costituisce il middle. L’album
raggiunse la vette delle classifiche in tutto il mondo,
lanciando diversi singoli di successo internazionali, i più
famosi dei quali furono “Gold” e appunto la citata title
track, “True”, che fu numero 1 in moltissimi paesi.
< So true – funny how it seems – always in time, but never in
line for dreams – head over heels,when toe to toe – this is
the sound of my soul – this is the sound – I bought a ticket
to the world – but now I’ve come back again – why do I find it
hard to write the next line – when I want the truth to be said
– I know this much is true – With a thrill in my head an a
pill on my tongue – dissolve the nerves that have just begun –
listening to Marvin all night long – this is the sound of my
soul – this is the sound – always slipping from my hands –
sand’s a time of t’s own – take your seaside arms and write
the next line – oh I want the truth to be said >
Il quarto album, Parade (giugno 1984) e i suoi singoli furono
nuovamente grandi successi nelle classifiche di Europa,
Australia e Canada (oltre che in Italia, dove ha inizio in
questo periodo la rivalità con i Duran Duran, che porta ai due
opposti schieramenti dei relativi fans) e il brano di
apertura, “Only When You Leave”, divenne la loro ultima hit
americana. Alla fine del 1984, il gruppo partecipò al singolo
di beneficenza con la Band Aid, “Do They Know It’s Christmas”,
con Tony Hadley che ebbe un ruolo principale tra i cantanti,
vicino a colleghi importantissimi quali Simon Le Bon e George
Michael.
Nel 1985, gli Spandau suonarono alle session dal vivo del Live
Aid tenutesi al Wembley Stadium. Nello stesso anno ottennero
il Disco di platino con la loro prima raccolta di successi,
intitolata “The Singles Collection”, edita dalla casa
discografica storica, la Chrysalis Records, che tenne vivo
l’interesse per il gruppo tra due album di studio, celebrando
cinque anni di successi ininterrotti. Nel 1986, gli Spandau
Ballet firmano per la major CBS, pubblicando il nuovo album
(sicuramente più rock)
“Through the Barricades” (ottobre
1986), uno degli album più intensi nella storia del pop rock.
< Mother doesn’t know where love has gone – She says it must
be youth – That keeps us feeeling strong – See it in her face,
that’s turned to ice – And when she smiles she shows – The
lines of sacrifice – And now I know what they’re saying – When
the sun begins to fade – And we made our love on wasteland –
And
through the barricades – Father made my history – He
fought for what he thought – Would set us somehow free – He
tought me what to say in school – I learned off by heart – But
now that’s torn in two – And now I know what they’re saying –
In the music of the parade – We made our love on wasteland –
And through the barricades…>
Nel
1989 viene prodotto l’ultimo effettivo lavoro degli
Spands “Heart Like A Sky” e i singoli “Raw” e “Be Free with
Your Love” raggiungono la Top 10 in Italia e in Olanda. Ma poi
le strade si dividono tra avventure cinematografiche e
carriere soliste …. Fino ad arrivare al marzo 2009 quando il
gruppo annuncia la reunion e nell’ottobre 2009 esce “Once
More”, primo nuovo album a vent’anni di distanza dall’ultimo
“Heart Like a Sky”, che ripropone tutti i successi degli
Spandau Ballet riarrangiati con due nuove canzoni tra cui
“Once more” e vince il premio “Best Comeback of 2009” ai
Virgin Media Awards.
Una band che inizialmente molti consideravano una semplice
meteora e che invece ha influito molto nel panorama pop
mondiale con oltre 25 milioni di album venduti, 6 album multiplatino e 23 singoli hit. “Per farla breve” (To cut a long
story short), gli Spandau hanno segnato il sound degli anni
Ottanta e il loro look e stile ha influenzato anche il mondo
della moda.….. In un pub discoteca a Milano nel 1981 o 1982,
vedendoli per la loro prima apparizione dal vivo in Italia ero
proprio rimasto colpito dal loro magico sound e dalla simpatia
di Tony Hadley, … pur essendo nella schiera dei “duraniani”
!!! …e poi riviverli fotograficamente sottopalco l’1 marzo
2010 al Mediolanum Forum di Assago (Organizzazione Barley
Arts) per i trent’anni di carriera (The Reformation Tour)
….emozionante sensazione .
(Dedico questo Reportage a mia moglie Patty (fan degli
Spands), oggi è il suo compleanno!)
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Itali@Magazine Rock Live –
Third Act
Testo di Erika Sambuco – Foto di Stefanino Benni, Vincenzo
Nicolello, Serena De Angelis, Federico Aniballi, Alessio
Molinas, Valerio Marani e Letizia Reynolds
Se la felicità è un vapore sfuggente, una condizione
momentanea, allora cosa c’è di meglio che poterla afferrare?
In questa scatola, soffiata via la polvere, rimangono i nostri
pensieri, le parole, le immagini dei nostri grandi fotografi…
Tutto il nostro lavoro che e’ passione, quella stessa passione
che, in qualche modo, ci lega agli artisti che immortaliamo
(ognuno di noi secondo il suo stile fotografico).
Facile e impossibile parlare di questo nostro e loro enorme
lavoro: c’e’ una valenza di magia, di non detto, che apre una
poetica d’intenti. In questa raccolta non c’è un ordine
logico, non uno scopo didascalico: solo il piacere della
riflessione e della comprensione (frammentaria e controversa)
di alcuni momenti unici vissuti per ed insieme a voi,
scansioni del tempo che si fondono in un puro “gioco”…
Se la felicità è un vapore
sfuggente, una condizione
momentanea, allora cosa c’è
di
meglio
che
poterla
afferrare? Forse il nostro
compito e’ un po’ anche
questo: afferrarla e fare in
modo
che
possiate
riviverla… In questa puntata
del 2012 incontriamo questi
altri grandi artisti e personaggi del mondo della Musica e
dello spettacolo:
Giorgia, Gavin-Degraw,
Tiziano Ferro,
Terje Nordgarden, i conduttori di San Remo 2012 Gianni
Morandi, Rocco Papaleo e Ivana Mrazova, il Maestro Lucio
Dalla, Macy Gray, Alessandro Casillo, Skye dei Morcheeba,
Dolcenera e Max Gazzè, Brian May dei Queen, la vincitrice del
Festival di San Remo ed 2012 Emma, Litfiba, Negramaro,
Negrita, Antonello Venditti, Ivano Fossati, Teatro degli
Orrori, Pino Daniele, Jovanotti, Laura Pausini, Mario Biondi,
Luciano Ligabue, Subsonica, Giuliano Palma, Fiorella Mannoia,
Dream Theater, Marco Trentacoste, Stef Burns e non da ultimo
il Maestro Franco Battiato.Vi auguriamo di gustare uno per uno
questi
piccoli
condensati
di
fotografia.Momenti
indimenticabili di immagini, musica e sensazioni per i quali
ringraziamo nuovamente le Organizzazioni Musicali, gli Uffici
stampa e Management degli Artisti, altri colleghi fotografi e
i diversi Servizi d’ordine già menzionati nelle puntate
precedenti.
A presto per la quarta puntata di Itali@Magazine Rock Live
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Itali@Magazine
Second Act
Rock
Live:
Testo: Stefanino Benni – Foto: Stefanino Benni e Federico
Aniballi
Continua l’avventura musicale del Magazine con altri grandi
nomi del panorama nazionale ed internazionale. Immagini e
sensazioni, a volte impercettibili, a volte palpabili,
accarezzano la nostra pelle, occupano la nostra mente e
colorano di luci intense e di musica i quadri della nostra
vita.
< And if you listen very hard | The tune will come to you at
last | When all are one and one is all | To be a rock and not
to roll > (Led Zeppelin – Stairway To Heaven)
Un gioco dei momenti, nei rintocchi di un orologio, che come
per magia fermano il tempo in questi suoi irripetibili
istanti….. fissati in una foto.
< La musica è come il sesso: bisogna sperimentare sempre nuove
posizioni > (Zucchero)
In questa seconda puntata incontriamo altri grandi artisti e
personaggi del mondo della Musica e dello spettacolo come:
Zucchero, Kaiser Chiefs, Francesco De Gregori, Smashing
Pumpkins, Casinò Royale, Samuel (Subsonica) in DJ Set, The
Specials, Andrew Fletcher (Depeche Mode) in DJ Set, Avril
Lavigne, Flogging Molly, Modà, Crosby & Nash, Elio (Elio e le
Storie Tese) come giudice di X Factor, Planet Funk, Simona
Ventura in qualità di giudice a X Factor, Depeche Mode
(anniversario dei 30 anni), Franz di Cioccio della PFM,
Roberto Vecchioni (ultimo giorno di studio per la
Registrazione dell’album I Colori del buio), Marta sui Tubi,
Haggard, Daniele Silvestri, Uriah Heep, Arisa e Morgan come
giudici di X Factor, Rezophonic, Red Hot Chili Peppers, Laura
Pausini, Neri Marcorè, Carmen Consoli, Nathalie, Elisa,
Caparezza, Modà, Eva Poles (ex Prozac +) e Max Zanotti (ex
Deasonika).
In aggiunta a quanto segnalato nella precedente puntata
ringraziamo anche: NOY di Milano, Redblue, Studio’s, Rockweb e
l’Alcatraz di Milano, Orion di Ciampino (Roma), Big Time,
Hiroshima Mon Amour di Torino, Way Out Eventi, Legambiente,
L’Aquila Siamo Noi, Grinding Halt Concerti, Aloud Promotion,
Ponderosa Music & Art.
Buona visione e a presto per la terza puntata di
Itali@Magazine Rock Live…. “The show must go on” (Freddie
Mercury-Queen)
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Buena Vista Social Club: sin
clave no hay Salsa!
testo di Erika Sambuco – foto di Serena De Angelis e Roberto
Panucci
Esiste, non so bene per quale “magia”, questa cosa che si
chiama ritmo e, se si ha la fortuna di “sentirne il richiamo”,
si viene travolti in un vortice di movimento, passione,
qualcosa di incontrollabile… Esistono poi quei gruppi musicali
che di questo ritmo ne hanno fatto e continuano a farne la
storia e, senza alcun dubbio, la storica Orquestra del Buena
Vista Social Club è uno di questi e, tra i concerti più attesi
dell’edizione 2012 di “Luglio Suona Bene” sicuramente, il loro
occupava un posto di grande rilievo. Data conclusiva del tour
italiano quella di ieri sera all’Auditorium Parco della Musica
di Roma eppure, ho ancora dubbi sul fatto che ci trovassimo
nella Cavea… Sembrava piuttosto di essere in quell’omonimo
vecchio club dell’Avana, riservato ai neri durante gli anni
della dittatura di Batista, dove il gruppo di veterani
musicisti cubani iniziarono le loro carriere in sordina col
Son de Cuba. Musica nato dalla fusione di ritmi europei e neri
africani ma che poi ha dato origine a balli come la salsa, di
cui Cuba ne è la patria. Quello dei Buena Vista Social Club è
un sound da sentire, danzare, una filosofia di vita,
espressione dell’intimo modo di essere della loro gente, dove
anche i bambini apprendono i primi rirmi, i primi passi ancor
prima di imparare a camminare.
E lungo per loro è stato il cammino fino a che, nel nel 1996,
Ry Cooder decide di registrare e produrre un album di son
cubano con musicisti locali: l’unico album realizzato
dall’Orquestra in studio nel 1997. Il disco riscosse
immediatamente un enorme e meritato successo di pubblico e
critica; all’album, che vide la partecipazione di un
suggestivo ensemble di veterani musicisti cubani, fece seguito
l’uscita del celeberrimo e fortunatissimo film di Wim Wenders
(che incassò in tutto il mondo 23.002.182 dollari):
diventarono una leggenda di livello mondiale!! Ieri sera, dopo
migliaia di performances, eccoli ancora sul palco con suoni
dal grande sabor. Da allora e nel frattempo se ne sono andati,
tra gli altri, Compay Segundo, Ruben Gonzalez e Ibrahim
Ferrer, ma le caratteristiche e le sonorità dell’Orquestra
sono rimaste intatte. L’attuale
formazione, che continua a
muoversi
con
grazia
e
continuità nel solco della
tradizione, è un complesso
nel quale il singolo è al
servizio della canzone e del
gruppo, ma nello stesso tempo
in
ogni
brano
viene
ritagliato uno spazio specifico nel quale ogni componente può
mettersi in evidenza e mostrare il proprio talento, come si
conviene alle big band di jazz latino. Tra vecchie leggende e
nuove generazioni, quattordici i musicisti sul palco: il
trombettista Guarjiro Mirabal (classe 1933), il virtuoso del
laud cubano (uno strumento simile al liuto) Barbarito Torres e
il direttore dell’Orquestra che suona il trombone Jesus
“Aguaje” Ramos, “superstiti” della vecchia formazione
(presenti anche nel film di Wenders). Con loro, il chitarrista
Eliades Ochoa (noto invece per aver partecipato all’incisione
del disco Buena Vista Social Club del ’97) vincitore del
Grammy Award. Gustosi quanto arditi pout pourri musicali, che
mescoleranno elementi di jazz, musica classica e sonorità
caraibiche, evidenzieranno il talento di Rolandito Luna
(pianoforte) e Angel Terry (congas). La giovane generazione è
rappresentata invece da talenti vocali del calibro di Carlos
Calunga, una delle voci cubane più amate oggi, nonché dalla
sinuosa e conturbante Idania Valdés che ha interpretato con
intensità e sex appeal l’inebriante “La Rosa Oriental” e
mescolando la sua voce a quella di Calunga per la
divertentissima “El Bodeguero (toma chocolate)”. Dopo quasi
un’ora di spettacolo, ecco salire sul palco “las mas bonita,
la mas sexy! Omara del Muuundo, Omara Portuondo!”, voce calda
e straordinaria, nonostante la sua veneranda età (ottantadue
anni appena compiuti), non perde l’entusiasmo e la carica
della gioventù. Sulle scene da quando aveva solo dieci anni,
Omara Portuondo è un vero animale da palco: canta, balla e
coinvolge il pubblico senza sosta ringraziando in un perfetto
italiano. Ciascuno di questi artisti ha un approccio molto
personale all’ampio range di stili di musica cubana, ed ha
apportato il proprio estro individuale al Son montunos, al
danzon, al cha cha cha, al bolero ed al jazz cubano ed in
tutti questi anni questi straordinari artisti hanno acquisito
sempre maggiore consapevolezza delle loro capacità, mantenendo
la passione per la musica immutata e continuando ad esprimersi
con un’esuberanza ed una vitalità più accesa che mai. “Quizas
Quizas”, “El cuarto de Tula”, “De Camino a la Vereda”, “El
Carrettero”, “Tres Palabras” :questi solo alcuni dei pezzi
eseguiti dalla Orquestra! Immancabile la famosissima “Chan
Chan” interpretata da Eliades Ochoa e il suono inconfondibile
della sua chitarra,una chitarra modificata a otto corde con la
quale riesce a ottenere una straordinaria sonorità tresera,
eseguita in maniera impeccabile (nonostante la mancanza della
voce di Compay Segundo) che ha smosso corpo e cuore degli
spettatori. Due ore di grande spettacolo, musica e ritmi
caraibici: tutti a battere le mani in piedi, tanti a cantare e
qualcuno anche a bailar seguendo el rirmo de la clave perchè
sin clave no hay Salsa, sotto il palco, sopra le scalinate,
completamente immersi nell’alma cubana che L’Orquestra ci ha
fatto vivere… Per il Bis, le magiche “Dos Gardenias” e
“Candela”! L’Orquesta Buena Vista Social Club ed il caldo
estivo ci hanno fatto viaggiare con la fantasia fino a quella
terra lontana, ci hanno fatto sentire il Sabor che è l’anima
pulsante… L’espressione di istinti profondi che si liberano in
suoni e movimenti armonici seguendo il ritmo, questa energia
che si diffonde e fa vibrare tutti gli atomi del nostro corpo
per propagarsi al di là dei confini dello stesso: la bellezza
di avere nel sangue l’allegria, il gioioso ritmo, sensualità e
vita.
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Alice Cooper: Welcome To My
Nightmare
Testo di Vincenzo Nicolello – foto di Stefanino Benni
MILANO – Un po’ come avviene con Marilyn Manson, anche per
Alice Cooper ci si chiede se per lui sia importante la musica
o il travestimento. I suoi spettacoli continuano ad avere come
filo conduttore l’horror. Esagerazioni e forzature sono così
evidenti che spesso si è portati a dimenticare che Vincent
Damon Furnie (questo il suo vero nome), classe 1948 è anche un
ottimo musicista, prima di essere uno show man. Musicista che
dal 1969 sforna dischi di alta qualità.
I suoi fan rappresentano uno spaccato della società, ci sono i
seguaci della prima epoca, ma ci sono anche i ragazzini,
innamorati del dark rock. Tutti sono uniti da un elemento
imprescindibile: al concerto occorre partecipare, magari
diventando parte integrande delle scenografie e del
travestimento.
Il suo spettacolo all’Ippodromo del Galoppo di San Siro,
ultimo appuntamento del festival “Samsung City Sound”
organizzato da Live Nation, arrivava da tre “sold out”
invernali. Ancora una volta (così come era avvenuto nelle
precedenti esibizioni) Alice ha in qualche modo resistito alla
tentazione di presentare troppi brani del suo ultimo lavoro
discografico : “Welcome 2 My Nightmare”, ideale sequel del
famosissimo ‘”Welcome To My Nightmare”, uscito nel lontano
1975. L’artista ha soprattutto ha voluto “regalarsi” e
“regalare” un elogio alla sua carriera
lunghissima, offrendo una
scaletta “best of”, nella
quale c’era tutto quanto un
fan si aspetta di ascoltare.
Ma la vera chicca, su un palco scenograficamente perfetto, è
stata l’evidente predilezione da parte di Cooper per l’aspetto
musicale, cercando di tralasciare (o almeno di mettere in
secondo piano) tutta quella fantasmagorica allegoria che
condisce i suoi concerti. Non dono mancati glii artifici
scenici, ma il vero godimento è stato vedere lui e la sua band
suonare e convincere.
Così dopo un’ora e mezza di grande show ed una ventina di
brani, il pubblico è ritornato a casa felice, dimenticando
anche la dura guerra combattuta contro le fameliche zanzare di
San Siro, arrivate puntuali sul pubblico al calar delle
tenebre.
Prima dello show di Alice, altro rock e altro metallo con
l’esibizione dei Baroness. Ancora una volta ci piace
sottolineare le scelte dell’organizzazione, che ha selezionato
una band di supporto in perfetta sintonia con l’headliner. I
Baroness sono un gruppo musicale sludge/heavy metal
statunitense formatosi nel 2003 a Savannah, Georgia. Anche da
questi particolari, si dimostra l’attenzione per la qualità
della musica ed il rispetto per il pubblico.
Questa la scaletta diramata dall’ufficio stampa: Vincent Price
(intro), The Black Widow, Brutal Planet, I’m Eighteen, Under
My Wheels, Billion Dollar Babies, No More Mr. Nice Guy, Hey
Stoopid, Is It My Body, Halo of Flies , Muscle of Love, Guitar
Solo, Feed My Frankenstein, Poison, Wicked Young Man, I Love
the Dead, School’s Out. Bis: Elected.
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Benedicaria: la tradizione
siciliana mai esistita
di Monica Casalini
Equivoci e verità
Col nome di Benedicaria (cioè “l’Arte di benedire”) si indica
una forma di esoterismo cristiano nativo della Sicilia. Con
esso si pratica la magia dei santi, le guarigioni, la
divinazione e simili.
A prima vista la si può definire una fonte completissima di
antiche tradizioni e folkloristici rituali cristianocontadini: ci sono jacule, riti, rimedi, incantesimi e
preghiere per qualiasi situazione. Alcuni di essi sono noti in
tutta Italia, non solo in Sicilia.
Si direbbe quindi che la Benedicaria altro non è che una forma
regionale di Stregheria (l’unica differenza sostanziale è che
la Stregheria si avvale dell’aiuto dei santi e riconosce
divinità sia cristiane che pagane; la Benedicaria crede solo
in Dio e al pantheon cristiano).
I Benedetti – coloro che praticano la Benedicaria – ci tengono
invece a sottolineare che la loro tradizione non ha niente a
che vedere con la Stregheria, ritendendo quest’ultima una
pratica più moderna. In realtà sappiamo bene che non è così,
ma allora come mai tanta confusione?
E’ presto detto. La peculiarità di questa Bendicaria è che in
Italia non esiste. Almeno non in senso stretto. Gli unici a
praticarla in verità sono gli Americani, spesso nipoti dei
nipoti dei primi emigranti italiani. Facendo una breve ricerca
fra i testi sulle tradizioni siciliane si evince che non c’è
alcuna traccia di Benedicaria in Italia o di praticanti
davvero italiani.
Cercando in internet, gira e rigira, i nomi dei benedetti sono
sempre gli stessi: sono pochi ma estremamente forti delle loro
convinzioni. Gli unici testi sul tema sono 4 e tutti scritti
da un certo “Don” Vito Quattrocchi, americano pure lui. In
alcuni passi il dotto Don Vito esordisce dicendo che “i
contadini italiani capirono ben presto che il Dio dei preti
era molto più potente dei loro Dei Romani, perciò si
convertirono al cristianesimo”.
Suppongo che Margareth Murray, Charles Leland e molti altri si
stiano rivoltando nella tomba. Storicamente è vero il
contrario, visto che i preti cristianizzarono i contadini con
ben altri sistemi… Possiamo
quindi
immaginare
che
Quattrocchi non verrà mai in
Italia a
lavori.
presentare
i
suoi
Un’altra frase ricorrente è questa “Molti Italiani non hanno
un nome per la Benedicaria; essi dicono: «è solo qualcosa che
facciamo e che abbiamo sempre fatto»”. La cosa si commenta da
sola: è chiaro che per noi si tratta di Stregheria ed
effettivamente non avevamo un termine che la definisse tale
fino a qualche decennio fa. Figuriamoci poi se parliamo di una
tradizione che nemmeno sapevamo di avere…
L’affermazione che più lascia sconcertati è proprio quella che
riguarda la totale estraenità dalla Stregheria; anche Raven
Grimassi (davvero mal considerata dai benedetti) sembra essere
della stessa idea e, pur apprezzando questa corrente siculoamericana, non la ritiene una branca della Stregheria.
Guardacaso, però, le pratiche, gli ingredienti e le credenze
sono identiche. Una coincidenza? Affatto.
Una spiegazione può essere questa: gli emigranti italiani che
sbarcavano in America, portavano con sé un bagaglio culturale
impregnato di riti e superstizioni difficilmente comprensibili
agli abitanti del luogo. Perciò la domanda era: come spiegare
la stregoneria indorando la pillola? S’inventarono il termine
Benedicaria (da bene-dicere, cioè benedire) per dargli una
parvenza di sacralità positiva. Infondo chi non vorrebbe una
benedizione?
Inoltre tra gli ingredienti che i benedetti utilizzano ne
compaiono alcuni a dir poco discutibili. Uno di questi è il
liquore “Strega” che tradizionalmente viene prodotto a
Benevento… e sembra essere usato alla stregua dell’acqua
santa. Quella che un po’ ironicamente definiremmo
“un’americanata”, mi ha portato invece a pensare che la
Stregheria è arrivata lì con un nome diverso, cercando però di
distinguersi con caratteristiche prettamente italiane.
In altre parole la Benedicaria è proprio la Stregheria che
conosciamo noi. Come sappiamo ogni regione italiana ha le sue
tradizioni stregonesche e, per un fatto del tutto fortuito,
sono quelle siciliane ad essere approdate in America, ma
questo non le rende affatto estranee alla Stregheria.
Certamente nessun benedetto accetterebbe mai un’affermazione
simile, e infondo anche chi all’estero pratica la “Grimassi-
stregheria” non vuole accettare che la vera Stregheria è
tutt’altro, nemmeno se a dirglielo sono gli italiani stessi…
La pratica magica
Svelato l’arcano, pur se compaiono gravi errori storici, non
si può certo sminuire il valore esoterico della Benedicaria.
Essendosi evoluta in un contesto sociale completamente diverso
da quello d’origine, è adesso figlia di mescolanze culturali
molto forti e perciò fonte di nuovi spunti per la pratica
magica.
Le preghiere sono quelle cristiane, mentre
con erbe, lunazioni, colori, ecc… sono più
conosciamo noi. E molti dei preparati sono
perciò in questa ricerca riporterò soltanto
le corrispondenze
o meno quelle che
simili ai nostri,
quelle tradizioni
e ricette davvero diverse dalle nostre.
Innanzi tutto la Benedicaria si definisce attraverso i tre
aspetti dell’uomo:
Corpo – pratiche materiali attive
Mente – meditazioni sui misteri del Rosario
Spirito – l’abilità di muovere le mani di Dio attraverso la
preghiera
Tutte le pratiche esoteriche sono strettamente legate ai santi
– esistono infatti le carte divinatorie con i santi – e al
parroco (quest’ultima è una particolarità che la Stregheria
non possiede).
Un esempio pratico è l’incenso per benedire la casa. Si
prendono in ugual misura canfora, foglie di mirto e noce
moscata. Si posizionano più incensieri in casa e ognuno deve
bruciare 8 cucchiaini di miscela. Per una strega italiana
questo sarebbe più che sufficiente, invece una benedetta deve
far benedire l’incenso dal proprio parroco affinché adempia
allo scopo. Non tutti gli incensi vanno benedetti, ma senza
l’apporto spirituale del parroco questo rito per la casa non
sortisce alcun effetto.
In Italia questo genere di pratiche è mal visto dalla Chiesa,
ma non escludo che in alcuni paesini più legati alle
tradizioni popolari, il parroco possa rivestire tale figura
cooperatrice.
Alcuni riti sono invece più moderni.
Per liberarci di una persona che ci controlla, da qualcuno che
ci spaventa, da una persona che ci attrae mentre siamo già
impegnati, o da qualcuno di cui siamo ancora innamorati ma che
non ci ama e che ci fa soffrire: si prende una cravatta e la
si taglia concentrandosi sull’intento che si vuole ottenere.
In realtà è un atto che serve più a curare noi che a bandire
la persona in questione. Tagliando la cravatta ci si lascia
alle spalle un rapporto insano, infelice o indesiderato.
Ingredienti insoliti.
Gli ingredienti e gli strumenti tipici della Benedicaria sono
esattamente gli stessi della Stregheria, perciò è facile
trovare sull’altare di un benedetto acqua santa, olio d’oliva,
sacchetti, ruta, ecc… Però potremmo incontrare anche alcuni
ingredienti che davvero mai ci saremmo sognati. Ecco i 3 più
eclatanti e la loro applicazione.
Liquore Strega – celebrazione, divinazione e offerta
Centerbe – protezione, salute e spezza-incantesimi
Caffé espresso – utilizzo non chiaro, probabilmente offerta.
Anche gli strumenti possono testimoniare un qualche
ecletticismo: in un incantesimo volto all’amore c’è l’uso del
cartiglio tipico di Cleopatra.
Le festività
Non ho trovato molto materiale su questo argomento. E’ certo
però che i benedetti festeggiano le feste cristiane come il
Natale (chiamato “festa dei 7 pesci”), la Pasqua e la festa
dei morti che loro credono sia Halloween: non hanno ben chiara
la differenza, ma sicuramente ciò è dovuto al fatto che in
America certi costumi abbiano prevalso su altri (e come spesso
accade anche sulla conoscenza storica).
Conclusioni
Per ora finisco qui: ogni altra aggiunta sarebbe una superflua
menzione sulla Stregheria.
La Benedicaria può offrirci molto se presa senza pignolerie,
perciò prima o poi preparerò uno studio più approfondito sulle
sue applicazioni pratiche. E se qualcuno vuol collaborare con
delucidazioni a riguardo,
[email protected]
sono
più
che
disponibile:
Bibliografia e link
“Benedicaria. Magical Catholicism” di Vito Quattrocchi
“Benedicaria. How to Read the Holy Cards” di Vito Quattrocchi
Una benedetta italo americana: http://www.rueskitchen.com
Don Vito Quattrocchi: http://benedicaria.8m.com
Tradizioni
di
stregheria
http://www.stregoneriaitaliana.com
e
benedicaria:
Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Benedicaria
Roberto Vecchioni e la sua
Poesia
Testo e foto di Stefanino Benni
La sera del 27 luglio scorso Piazza Garibaldi a Cervia era
letteralmente invasa di gente per festeggiare i 100 anni di
Milano Marittima con il concerto di Roberto Vecchioni.
Migliaia di persone accorse ad ascoltare questo poeta della
musica italiana, che ha saputo celebrare in un bellissimo live
il legame tra questa parte della riviera romagnola e la città
di Milano.
Vecchioni ha proposto un concerto davvero speciale in cui ha
ripercorso i suoi 40 anni di carriera proponendo le sue
canzoni più belle, che hanno sicuramente segnato la storia
della musica italiana e tra queste Velasquez, Sogna ragazzo
sogna, Ninni, Le mie ragazze, Voglio una donna, Figlia, Luci a
San Siro, Samarcanda e tante altre ancora
Non sono poi
mancate le sue ultime canzoni tra cui Chiamani ancora amore,
vincitrice di Sanremo 2011, e I Colori del Buio, che ha dato
il titolo al suo ultimo album.
<
USCIVAMO DAL MARE E TU – GIA’ CORREVI CON L’ASCIUGAMANO: “SU BAMBINI, VENITE QUI,
SVELTI, SUBITO CHE CI ASCIUGHIAMO”; – MA IN UN MARE PIU’ GRANDE GIA’ SENTIVO MIA – LA
TRISTEZZA CANTATA DAGLI UOMINI – PER NON BUTTARSI VIA. – UN ALUNNO DEL TEMPO E’ SOLO – IN
UNA FRASE DI UNA SOLA PAROLA, – COME UNA STELLA NON SEGNATA IN CIELO – O UN OROLOGIO CHE
NON SA MAI L’ORA; – E MIO FIGLIO ERA LI’ COSI’ PALLIDO,
COSI’ BELLO FRA TUTTI QUEI CAMICI – CON L’UOMO RAGNO IN MANO: MA PERCHE’ TE NE VAI, DOVE
VAI, CON CHI MAI FARAI L’AMORE ? – A CHI DARAI LA BOCCA, I BACI – I MORSI AL SENO, I
NOSTRI TUFFI AL CUORE ? – POI SI E’ VOLTATO MIO PADRE – E C’ERA TUTTA NAPOLI A SALUTARE,
– E HO CHIESTO SCUSA A UN AMICO – DI COME HO FATTO A FARGLI TANTO MALE… – CHIUDERE GLI
OCCHI E VEDERE – TUTTI I COLORI DEL BUIO; – CHIUDERE GLI OCCHI E RIVEDERE – TUTTI I
COLORI DEL MIO BUIO…..>
E’ stato accolto con molto entusiasmo, sia per la sua
notorietà e bravura, sia perchè frequentatore ed amante di
queste zone della Romagna, dove lui e la moglie, la scrittrice
Daria Colombo, hanno portato i figli in vacanza per diversi
anni. Pertanto chi meglio di questo cantautore milanese poteva
siglare il gemellaggio tra Milano Marittima e la capitale
lombarda.
Una bellissima combinazione di note, poesia e
piacevolissime ritmiche per quasi 2 ore e mezzo di live e tra
l’altro gratuito. offerto dall’amministrazione pubblica della
città. Vecchioni ha cantato dialogato e scherzato con il suo
pubblico, abbandonandosi poi a qualche momento di emozione, ma
d’altro canto la poesia crea anche queste palpabili emozioni,
che spesso ci avvicinano agli artisti.
Profumi d’estate e dolci melodie in una penellata artistica
per festeggiare, anche con questo Live, un secolo di storia
per Milano Marittima. Come cita una fonte di stampa locale <
Il 14 agosto del 1912 nasceva infatti quella che sarebbe
divenuta una delle località turistiche più ambite d’Italia,
immaginata e realizzata da un gruppo di milanesi della media
borghesia che accettò la sfida avanguardistica proposta
dall’artista Giuseppe Palanti, il quale, ispirandosi alla
concezione di Garden city di Ebenezer Howard, propose di
trasformare questo tratto di riviera romagnola nella spiaggia
dei milanesi, Milano Marittima appunto >.
Il concerto è stato organizzato dal Comune di Cervia
all’interno delle Cenebrazioni del centenario di Milano
Marittima, con il sostegno della Regione Emilia Romagna, della
Provincia di Ravenna, della Camera di Commercio di Ravenna e
di Hera spa. Media partner QN-Il Giorno, Il Resto del Carlino,
La Nazione. Organizzazione Musicale Live Nation.
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Ritorno alle origini per i
Simple Minds
Testo di Vincenzo Nicolello – Foto di Stefanino Benni
MODENA – Dopo la fortunatissima esperienza invernale, quando i
Simple Minds proposero il 5X5 tour, la band scozzese ha deciso
di replicare e “invadere” musicalmente il bel paese con una
nuova serie di date estive, che ha toccato anche Piazza Grande
a Modena.
La formula del concerto ricalca in qualche modo quella che
aveva garantito il sold out all’Alcatraz di Milano in
primavera: 5 pezzi estratti dai loro primi 5 album. In poche
parole le origini rivisitate e corrette, per raccogliere i fan
del passato e conquistare nuovi seguaci. Le date estive, in
realtà non offrono una set list così lunga, offrendo qualche
brano in meno (19 nello spettacolo modenese), ma la stessa
identica emozione di riscoprire le radici di Jimm Kerr e
compagni, quella che gli stessi musicisti avevano sepolto per
dare spazio ad una sorta di new age fatta di sperimentazione,
impegno politico che determinò il lento declino e anche il
disinteresse da parte delle major discografiche, Virgin per
prima.
Oggi, in linea con quanto stanno facendo molti gruppi che
vissero il successo degli anni ’80, viene riproposta questa
operazione revival, che accontenta tutti, botteghini per
primi.
La data modenese, organizzata da Vivo Concerti (la stessa
agenzia curerà anche le prossime uscite dei Simple: 27 luglio
Roma, 28 luglio a Grado e 31 luglio a Catania) ha registrato
un bel colpo d’occhio di pubblico e cancellato le polemiche
emerse quando fu annunciato lo show. In molti, infatti,
protestarono ritenendo la piazza inadeguata per un concerto
rock: oggi che tutto è passato, lo scetticismo ha lasciato il
posto alla soddisfazione.
Che dire del concerto? Jim Kerr continua ad essere un artista
a tutto tondo. Anche se la carta di identità dice che per lui
sono passate 53 primavere, sul palco canta e si agita come un
ragazzino. Pezzi classici come Don’t You o Alive and Kicking,
riempiono il cuore di gioia. Ma sentire brani come I Travel,
Celebrate o Someone Somewhere in Summertime, fanno capire come
sarebbe potuto cambiare la storia di questa band, se solo
fosse rimasta fedele alla propria filosofia di partenza.
Resta la soddisfazione da parte dei fan, di vedere che a volte
si può fare un passo indietro e chissà che dopo il “Box set
x5” non si possa arrivare a qualche nuova produzione, che
richiami la gloriosa storia della grande band scozzese.
La scaletta del concerto: I Travel, Love Song, Celebrate,
Waterfront, In Trance as Mission, This Fear of Gods, Hunter
and the Hunted, The American, Big Sleep, See The Lights, 70
Cities as Love Brings the Fall, Don’t You (Forget About Me),
Someone Somewhere in Summertime, New Gold Dream (81-82-83-84),
BIS: Theme For Great Cities, Sanctify Yourself, Glittering
Prize, Alive and Kicking, Ghostdancing / Gloria.
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