In the middle night…Simply Red Testo e foto: of the Stefanino Benni I Simply Red sono stati uno dei gruppi più rappresentativi e amati del pop/soul britannico e in poco più di venticinque anni di carriera hanno venduto oltre 55 milioni di dischi Mick Hucknall e soci da metà anni 80 ci hanno regalato delle perle di musica con album come “Picture Book” (1985), “Men and Women” (1987), “A new Flame” (1989), “Stars” (1991), “Life” (1995), “Blue” (1998), “Love and the Russian Winter” (1999), “Home” (2003), “Simplified” (2005) e “Stay” (2007) per poi raccogliere in un doppio del 2008 i loro 25 migliori successi “The Greatest Hits”. Album che occupano uno spazio dedicato nella mia vetrina musicale, insieme ad altri grandi gioielli della musica. Una curiosità….chi ispirò a fine anni 70 il giovane artista dai riccioli rossi Mick Hucknall? Proprio loro i famosissimi Sex Pistols (che ricordo in un ultimo live a Londra) e uno dei brani del suo primo gruppo (punk) The Frantic Elevators, scioltosi nel 1984 fu poi un brano di indiscusso successo internazionale per i futuri Simply Red e si parla di: “Holding Back the Years”. La potenza vocale di Mick mi aveva già positivamente colpito quando da giovane spettatore ero andato in quel lontano 13 luglio 1986 allo Stadio Meazza di Milano per godermi un grande live aperto dal mitico Mike Scott e i suoi “Waterboys” e a seguire in ordine due gruppi a mio avviso fantastici, i “Simply Red” e i “Simple Minds” ……eravamo quasi in ventimila trepidanti fan e. Musiche meravigliose e sensazioni di spensieratezza in una progressiva miscela di Rock, soul funk e ritmiche new wave/pop in quella calda notte d’estate stemperata dal vento…passata ballando e cantando insieme ad alcuni carissimi amici svizzeri. < In the middle of the night, when the time is right – Sexily right, I’m gonna do the right thing – Gonna move you slow, much harder though – Sexily so, I’m gonna do the right thing – Feelin’ hot, I ain’t never gonna stop – To get what you got, you better take what I bring – Feel it now, much harder now – More than any old how, say you feel the pain – Feel I’m getting harder now, get off you back four – Get on top more owww! – Feel I’m sinking farther down, get off you back four – Get on top more – I told you to stop, `You’re sleeping out a lot’ – You told me get lost, where’s your understanding – I feel it now much harder than I’ve ever done now – I’d better do the right thing – I’m gonna do the right thing – I’m gonna do the right thing > Anni di successi e bellissime ballate per la più grande band soul inglese,dove Mick ha sempre più perfezionato l’arte di mascherare abilmente dei testi politici, e questo proprio anche per evitare abilmente di perdere schiere di fan (apolitici) … per citare un esempio nella sua splendida “Wonderland” prende di mira in maniera velata/nascosta la Lady di ferro Margaret Thatcher. Nel 2007 Mick Hucknall annunciò che avrebbe sciolto i Simply Red in occasione del loro 25º anniversario e con il “Farewell tour” nel 2010 calca i palchi del Sud America, Asia, Australia ed Europa per poi chiudere con una serie di concerti tra settembre e dicembre in Inghilterra. In occasione dell’annuncio del tour di addio è stata pubblicata una raccolta dal titolo “Songs of love”. Ma chi volesse gustare ancora la sua bellissima voce potrà vedere Mick Hucknall (disponibilità biglietti permettendo…per la seconda data) i prossimi 18 e 19 settembre 2012 quando si esibirà al Royal Albert Hall di Londra, dove presenterà il suo nuovo album da solista “American soul”, che contiene dei classici che hanno ispirato tutta la sua vita d’artista. Tra le passioni di Mick, il calcio e l’Italia, dove ha una casa a Milano e una in Sicilia e in questa sua residenza è anche produttore di pregiati vino, il rosso Etna DOC ed il Bianco IGT, entrambi dal nome “Il Cantante”, insomma un particolare artista a tutto tondo. Ma ora riviviamoli in qualche scatto fatto in occasione della loro ultima data milanese di novembre 2010 e…buona visione Organizzazione Evento D’Alessandro e Galli ngg_shortcode_0_placeholder ItaliaMagazine Rock Live – 4th Act Testo: Stefanino Benni – Benni e Serena De Angelis Foto: Vincenzo Nicolello, Stefanino Ed eccoci alla quarta puntata di Itali@Magazine Rock Live, che dedichiamo, con un particolare saluto, ad un grande della musica italiana, Lucio Dalla. Lo ricordiamo grazie a sue bellissime canzoni che hanno dipinto particolari momenti della nostra vita, regalandoci orecchiabili ritmiche ed il suo eterno e dolce sorriso. Diversi live a cui siamo stati presenti si sono aperti con quel “Ciao Lucio”, perché tanto ha dato alla musica e lo riviviamo in canzoni/poesie, più che mai attuale: una delle sue < Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po’ – e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò – Da quando sei partito c’è una grossa novità, – l’anno vecchio è finito ormai – ma qualcosa ancora qui non va – Si esce poco la sera compreso quando è festa – e c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra, – e si sta senza parlare per intere settimane, – e a quelli che hanno niente da dire – del tempo ne rimane – Ma la televisione ha detto che il nuovo anno – porterà una trasformazione – e tutti quanti stiamo già aspettando – sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno, – ogni Cristo scenderà dalla croce – anche gli uccelli faranno ritorno – Ci sarà da mangiare e luce tutto l’anno, – anche i muti potranno parlare – mentre i sordi già lo fanno – E si farà l’amore ognuno come gli va, – anche i preti potranno sposarsi – ma soltanto a una certa età, – e senza grandi disturbi qualcuno sparirà, – saranno forse i troppo furbi – e i cretini di ogni età – Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico – e come sono contento – di essere qui in questo momento, – vedi, vedi, vedi, vedi, – vedi caro amico cosa si deve inventare – per poterci ridere sopra, – per continuare a sperare – E se quest’anno poi passasse in un istante, – vedi amico mio – come diventa importante – che in questo istante ci sia anch’io – L’anno che sta arrivando tra un anno passerà – io mi sto preparando è questa la novità…. > Ma in questa giornata caldissima di agosto, ci piace anche porgere un saluto a un Grande del Rock, Robert Plant (ieri era il suo compleanno), che con i Mitici Led Zeppelin ha letteralmente segnato la storia della Musica, allargando enormemente i confini del rock-blues degli anni settanta. E dell’album Led Zeppelin IV (comprato nel lontano Natale del 1971 a 8 anni), ricordo sempre con gioia quei bellissimi momenti spensierati in cui ascoltavo la splendida……..Black Dog: < Hey, hey mama, said, the way you move – Gon’ make you sweat, gon’ make you groove – Ah-ah, child the way you shake that thing – Gon’ make you burn, gon’ make you sting – Hey, hey, baby, when you walk that way – Watch your honey drip, can’t keep away – Oh, yeah, oh, yeah, ah, ah, ah – Oh, yeah, oh, yeah, ah, ah, ah – I gotta roll, can’t stand still – Got a flamin’ heart, can’t get my fill – Lines that shine burnin’ red – Dreams of you all through my head – Ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah, ahh – Hey, baby, whoa, baby, pretty baby – Darlin’, can’t ya do me now – Hey, baby, oh, baby, pretty baby – Move the way you’re movin’, now…………. > Si aprono le porte della notte, ed un dolce tepore ci culla, ci guardiamo intorno in questo mondo curioso di suoni e di immagini incontriamo, per questa nuova puntata di I@M Rock Live, altri grandi artisti e personaggi del mondo della Musica e dello spettacolo, tra cui: Roberto Vecchioni, Kasabian, Arisa, Caparezza, Dionne Warvick, J AX, Loreena Mc Kennit, Robert Plant, Marco Guazzone, Nina Zilli, Pooh, Ron, Biagio Antonacci, Chiara Civello, Fear Factory, Mario Biondi, Nada, Noemi, Fiorella Mannoia, Tangerine Dream, Bob Sinclair, Antonello Venditti, Giusy Ferreri, Killing Joke, Mario Luzzatto Fegiz, Negramaro, Paolo Nutini, The Crying Spell, Boy George, Cirque du Soleil, Gianluca Grignani, Marco Mengoni, Nightwish, Pierdavide Carone e non da ultimo il mitico Roger Daltrey degli Who. Ringraziamo le Organizzazioni Musicali, gli Uffici stampa e Management degli Artisti, altri colleghi fotografi e i diversi Servizi d’ordine già menzionati nelle puntate precedenti. Buona visione e a presto per la quinta puntata di Itali@Magazine Rock Live…. ngg_shortcode_1_placeholder To Cut A Long Short…Spandau Ballet Story Testo e foto di Stefanino Benni Insieme ai Duran Duran (ai Visage, ai Japan), gli Spandau Ballet sono stati i paladini del filone ‘new romantic’ , i rivoluzionari del pop anni ’80 e proprio allora agli inizi del “Magico decennio”, prolifico di mitici brani musicali, le due Band spaccavano letteralmente il pubblico di fans (soprattutto al femminile) tra ‘duraniane’ e ‘spandauballettiane” (le spandies ). Due anime contrapposte, che hanno determinato effetti culturali e artistico/mediatici, Simon Le Bon o Tony Hadley? ….“Save a prayer” o “Through the Barricades” ? Ma spolveriamo un po’ di storia dei Fantastici Spands (nickname coniato in Inghilterra) per scoprire che il nome «Spandau Ballet» deriva da un amico del gruppo, il giornalista e DJ Robert Elms, che vide su un muro di un bagno di un nightclub di Berlino la scritta: “Rudolf Hess, all alone, dancing the Spandau Ballet” (Rudolph Hess è stato l’ultimo prigioniero di guerra nella prigione di Spandau). Ci si riferisce agli spasmi dei criminali di guerra nazisti mentre “danzavano al capo della corda”, quando venivano impiccati a Norimberga, quindi a sud della prigione di Spandau (quartiere di Berlino). Secondo un’altra versione invece, il nome del gruppo sarebbe legato a un’arma mitragliatrice utilizzata durante la Prima Guerra Mondiale, costruita in diverse fabbriche delle quali una a Spandau. I cadaveri dei soldati morti e rimasti sui reticolati eretti a difesa delle trincee venivano scossi e agitati dalle raffiche sparate dalle Spandau: e questo tremendo spettacolo pare sia stato ribattezzato, dalla fanteria inglese, ‘Spandau ballet’ . Nel sensazionale fermento musicale di fine anni 70 (che ho avuto la fortuna di vivere nell’estate del 78 nella magica Londra), iniziarono a suonare in diversi locali londinesi come il ‘Billys’ e il ‘Blitz’ (dove è ambientato parte del recente musical di Boy George, Taboo), e la fama del gruppo si propagò in un attimo, provocando una vera e propria battaglia tra le case discografiche per accaparrarsi i cinque che pubblicano il loro primo singolo di enorme successo “To Cut A Long Story Short”, che nel Regno Unito raggiunse il Top 5 nel 1980. Fu seguita da altre bellissime hits, quali “The Freeze”, “ Musclebound “ che insieme andranno a comporre il primo album di studio “Journeys To Glory” (Disco d’oro 1981), sicuramente considerato la prima pietra miliare del “new romanticism”. Bellissime sonorità e miscele synthpop, rock, funk soul, testi affascinanti e ballabili, beat elettronici e rullanti (snare drum), che ci hanno accompagnato per tutti gli anni 80. < Soldier is turning – See him through white light – Running from strangers – See you in the valley – War upon war – Heat upon heat – To cut a long story short – I lost my mind – Sitting on a park bench – Years away from fighting – To cut a long story short… > Con la pubblicazione del terzo album a febbraio del 1983, intitolato “True”, caratterizzato da un sound più maturo e contemporaneo, dove il pezzo che dava il titolo all’album (True) si rifaceva alle sonorità nere della leggendaria Motown, e diventò celebre anche per il meraviglioso ‘assolo di sax di Steve Norman, che ne costituisce il middle. L’album raggiunse la vette delle classifiche in tutto il mondo, lanciando diversi singoli di successo internazionali, i più famosi dei quali furono “Gold” e appunto la citata title track, “True”, che fu numero 1 in moltissimi paesi. < So true – funny how it seems – always in time, but never in line for dreams – head over heels,when toe to toe – this is the sound of my soul – this is the sound – I bought a ticket to the world – but now I’ve come back again – why do I find it hard to write the next line – when I want the truth to be said – I know this much is true – With a thrill in my head an a pill on my tongue – dissolve the nerves that have just begun – listening to Marvin all night long – this is the sound of my soul – this is the sound – always slipping from my hands – sand’s a time of t’s own – take your seaside arms and write the next line – oh I want the truth to be said > Il quarto album, Parade (giugno 1984) e i suoi singoli furono nuovamente grandi successi nelle classifiche di Europa, Australia e Canada (oltre che in Italia, dove ha inizio in questo periodo la rivalità con i Duran Duran, che porta ai due opposti schieramenti dei relativi fans) e il brano di apertura, “Only When You Leave”, divenne la loro ultima hit americana. Alla fine del 1984, il gruppo partecipò al singolo di beneficenza con la Band Aid, “Do They Know It’s Christmas”, con Tony Hadley che ebbe un ruolo principale tra i cantanti, vicino a colleghi importantissimi quali Simon Le Bon e George Michael. Nel 1985, gli Spandau suonarono alle session dal vivo del Live Aid tenutesi al Wembley Stadium. Nello stesso anno ottennero il Disco di platino con la loro prima raccolta di successi, intitolata “The Singles Collection”, edita dalla casa discografica storica, la Chrysalis Records, che tenne vivo l’interesse per il gruppo tra due album di studio, celebrando cinque anni di successi ininterrotti. Nel 1986, gli Spandau Ballet firmano per la major CBS, pubblicando il nuovo album (sicuramente più rock) “Through the Barricades” (ottobre 1986), uno degli album più intensi nella storia del pop rock. < Mother doesn’t know where love has gone – She says it must be youth – That keeps us feeeling strong – See it in her face, that’s turned to ice – And when she smiles she shows – The lines of sacrifice – And now I know what they’re saying – When the sun begins to fade – And we made our love on wasteland – And through the barricades – Father made my history – He fought for what he thought – Would set us somehow free – He tought me what to say in school – I learned off by heart – But now that’s torn in two – And now I know what they’re saying – In the music of the parade – We made our love on wasteland – And through the barricades…> Nel 1989 viene prodotto l’ultimo effettivo lavoro degli Spands “Heart Like A Sky” e i singoli “Raw” e “Be Free with Your Love” raggiungono la Top 10 in Italia e in Olanda. Ma poi le strade si dividono tra avventure cinematografiche e carriere soliste …. Fino ad arrivare al marzo 2009 quando il gruppo annuncia la reunion e nell’ottobre 2009 esce “Once More”, primo nuovo album a vent’anni di distanza dall’ultimo “Heart Like a Sky”, che ripropone tutti i successi degli Spandau Ballet riarrangiati con due nuove canzoni tra cui “Once more” e vince il premio “Best Comeback of 2009” ai Virgin Media Awards. Una band che inizialmente molti consideravano una semplice meteora e che invece ha influito molto nel panorama pop mondiale con oltre 25 milioni di album venduti, 6 album multiplatino e 23 singoli hit. “Per farla breve” (To cut a long story short), gli Spandau hanno segnato il sound degli anni Ottanta e il loro look e stile ha influenzato anche il mondo della moda.….. In un pub discoteca a Milano nel 1981 o 1982, vedendoli per la loro prima apparizione dal vivo in Italia ero proprio rimasto colpito dal loro magico sound e dalla simpatia di Tony Hadley, … pur essendo nella schiera dei “duraniani” !!! …e poi riviverli fotograficamente sottopalco l’1 marzo 2010 al Mediolanum Forum di Assago (Organizzazione Barley Arts) per i trent’anni di carriera (The Reformation Tour) ….emozionante sensazione . (Dedico questo Reportage a mia moglie Patty (fan degli Spands), oggi è il suo compleanno!) ngg_shortcode_2_placeholder Itali@Magazine Rock Live – Third Act Testo di Erika Sambuco – Foto di Stefanino Benni, Vincenzo Nicolello, Serena De Angelis, Federico Aniballi, Alessio Molinas, Valerio Marani e Letizia Reynolds Se la felicità è un vapore sfuggente, una condizione momentanea, allora cosa c’è di meglio che poterla afferrare? In questa scatola, soffiata via la polvere, rimangono i nostri pensieri, le parole, le immagini dei nostri grandi fotografi… Tutto il nostro lavoro che e’ passione, quella stessa passione che, in qualche modo, ci lega agli artisti che immortaliamo (ognuno di noi secondo il suo stile fotografico). Facile e impossibile parlare di questo nostro e loro enorme lavoro: c’e’ una valenza di magia, di non detto, che apre una poetica d’intenti. In questa raccolta non c’è un ordine logico, non uno scopo didascalico: solo il piacere della riflessione e della comprensione (frammentaria e controversa) di alcuni momenti unici vissuti per ed insieme a voi, scansioni del tempo che si fondono in un puro “gioco”… Se la felicità è un vapore sfuggente, una condizione momentanea, allora cosa c’è di meglio che poterla afferrare? Forse il nostro compito e’ un po’ anche questo: afferrarla e fare in modo che possiate riviverla… In questa puntata del 2012 incontriamo questi altri grandi artisti e personaggi del mondo della Musica e dello spettacolo: Giorgia, Gavin-Degraw, Tiziano Ferro, Terje Nordgarden, i conduttori di San Remo 2012 Gianni Morandi, Rocco Papaleo e Ivana Mrazova, il Maestro Lucio Dalla, Macy Gray, Alessandro Casillo, Skye dei Morcheeba, Dolcenera e Max Gazzè, Brian May dei Queen, la vincitrice del Festival di San Remo ed 2012 Emma, Litfiba, Negramaro, Negrita, Antonello Venditti, Ivano Fossati, Teatro degli Orrori, Pino Daniele, Jovanotti, Laura Pausini, Mario Biondi, Luciano Ligabue, Subsonica, Giuliano Palma, Fiorella Mannoia, Dream Theater, Marco Trentacoste, Stef Burns e non da ultimo il Maestro Franco Battiato.Vi auguriamo di gustare uno per uno questi piccoli condensati di fotografia.Momenti indimenticabili di immagini, musica e sensazioni per i quali ringraziamo nuovamente le Organizzazioni Musicali, gli Uffici stampa e Management degli Artisti, altri colleghi fotografi e i diversi Servizi d’ordine già menzionati nelle puntate precedenti. A presto per la quarta puntata di Itali@Magazine Rock Live ngg_shortcode_3_placeholder Itali@Magazine Second Act Rock Live: Testo: Stefanino Benni – Foto: Stefanino Benni e Federico Aniballi Continua l’avventura musicale del Magazine con altri grandi nomi del panorama nazionale ed internazionale. Immagini e sensazioni, a volte impercettibili, a volte palpabili, accarezzano la nostra pelle, occupano la nostra mente e colorano di luci intense e di musica i quadri della nostra vita. < And if you listen very hard | The tune will come to you at last | When all are one and one is all | To be a rock and not to roll > (Led Zeppelin – Stairway To Heaven) Un gioco dei momenti, nei rintocchi di un orologio, che come per magia fermano il tempo in questi suoi irripetibili istanti….. fissati in una foto. < La musica è come il sesso: bisogna sperimentare sempre nuove posizioni > (Zucchero) In questa seconda puntata incontriamo altri grandi artisti e personaggi del mondo della Musica e dello spettacolo come: Zucchero, Kaiser Chiefs, Francesco De Gregori, Smashing Pumpkins, Casinò Royale, Samuel (Subsonica) in DJ Set, The Specials, Andrew Fletcher (Depeche Mode) in DJ Set, Avril Lavigne, Flogging Molly, Modà, Crosby & Nash, Elio (Elio e le Storie Tese) come giudice di X Factor, Planet Funk, Simona Ventura in qualità di giudice a X Factor, Depeche Mode (anniversario dei 30 anni), Franz di Cioccio della PFM, Roberto Vecchioni (ultimo giorno di studio per la Registrazione dell’album I Colori del buio), Marta sui Tubi, Haggard, Daniele Silvestri, Uriah Heep, Arisa e Morgan come giudici di X Factor, Rezophonic, Red Hot Chili Peppers, Laura Pausini, Neri Marcorè, Carmen Consoli, Nathalie, Elisa, Caparezza, Modà, Eva Poles (ex Prozac +) e Max Zanotti (ex Deasonika). In aggiunta a quanto segnalato nella precedente puntata ringraziamo anche: NOY di Milano, Redblue, Studio’s, Rockweb e l’Alcatraz di Milano, Orion di Ciampino (Roma), Big Time, Hiroshima Mon Amour di Torino, Way Out Eventi, Legambiente, L’Aquila Siamo Noi, Grinding Halt Concerti, Aloud Promotion, Ponderosa Music & Art. Buona visione e a presto per la terza puntata di Itali@Magazine Rock Live…. “The show must go on” (Freddie Mercury-Queen) ngg_shortcode_4_placeholder Buena Vista Social Club: sin clave no hay Salsa! testo di Erika Sambuco – foto di Serena De Angelis e Roberto Panucci Esiste, non so bene per quale “magia”, questa cosa che si chiama ritmo e, se si ha la fortuna di “sentirne il richiamo”, si viene travolti in un vortice di movimento, passione, qualcosa di incontrollabile… Esistono poi quei gruppi musicali che di questo ritmo ne hanno fatto e continuano a farne la storia e, senza alcun dubbio, la storica Orquestra del Buena Vista Social Club è uno di questi e, tra i concerti più attesi dell’edizione 2012 di “Luglio Suona Bene” sicuramente, il loro occupava un posto di grande rilievo. Data conclusiva del tour italiano quella di ieri sera all’Auditorium Parco della Musica di Roma eppure, ho ancora dubbi sul fatto che ci trovassimo nella Cavea… Sembrava piuttosto di essere in quell’omonimo vecchio club dell’Avana, riservato ai neri durante gli anni della dittatura di Batista, dove il gruppo di veterani musicisti cubani iniziarono le loro carriere in sordina col Son de Cuba. Musica nato dalla fusione di ritmi europei e neri africani ma che poi ha dato origine a balli come la salsa, di cui Cuba ne è la patria. Quello dei Buena Vista Social Club è un sound da sentire, danzare, una filosofia di vita, espressione dell’intimo modo di essere della loro gente, dove anche i bambini apprendono i primi rirmi, i primi passi ancor prima di imparare a camminare. E lungo per loro è stato il cammino fino a che, nel nel 1996, Ry Cooder decide di registrare e produrre un album di son cubano con musicisti locali: l’unico album realizzato dall’Orquestra in studio nel 1997. Il disco riscosse immediatamente un enorme e meritato successo di pubblico e critica; all’album, che vide la partecipazione di un suggestivo ensemble di veterani musicisti cubani, fece seguito l’uscita del celeberrimo e fortunatissimo film di Wim Wenders (che incassò in tutto il mondo 23.002.182 dollari): diventarono una leggenda di livello mondiale!! Ieri sera, dopo migliaia di performances, eccoli ancora sul palco con suoni dal grande sabor. Da allora e nel frattempo se ne sono andati, tra gli altri, Compay Segundo, Ruben Gonzalez e Ibrahim Ferrer, ma le caratteristiche e le sonorità dell’Orquestra sono rimaste intatte. L’attuale formazione, che continua a muoversi con grazia e continuità nel solco della tradizione, è un complesso nel quale il singolo è al servizio della canzone e del gruppo, ma nello stesso tempo in ogni brano viene ritagliato uno spazio specifico nel quale ogni componente può mettersi in evidenza e mostrare il proprio talento, come si conviene alle big band di jazz latino. Tra vecchie leggende e nuove generazioni, quattordici i musicisti sul palco: il trombettista Guarjiro Mirabal (classe 1933), il virtuoso del laud cubano (uno strumento simile al liuto) Barbarito Torres e il direttore dell’Orquestra che suona il trombone Jesus “Aguaje” Ramos, “superstiti” della vecchia formazione (presenti anche nel film di Wenders). Con loro, il chitarrista Eliades Ochoa (noto invece per aver partecipato all’incisione del disco Buena Vista Social Club del ’97) vincitore del Grammy Award. Gustosi quanto arditi pout pourri musicali, che mescoleranno elementi di jazz, musica classica e sonorità caraibiche, evidenzieranno il talento di Rolandito Luna (pianoforte) e Angel Terry (congas). La giovane generazione è rappresentata invece da talenti vocali del calibro di Carlos Calunga, una delle voci cubane più amate oggi, nonché dalla sinuosa e conturbante Idania Valdés che ha interpretato con intensità e sex appeal l’inebriante “La Rosa Oriental” e mescolando la sua voce a quella di Calunga per la divertentissima “El Bodeguero (toma chocolate)”. Dopo quasi un’ora di spettacolo, ecco salire sul palco “las mas bonita, la mas sexy! Omara del Muuundo, Omara Portuondo!”, voce calda e straordinaria, nonostante la sua veneranda età (ottantadue anni appena compiuti), non perde l’entusiasmo e la carica della gioventù. Sulle scene da quando aveva solo dieci anni, Omara Portuondo è un vero animale da palco: canta, balla e coinvolge il pubblico senza sosta ringraziando in un perfetto italiano. Ciascuno di questi artisti ha un approccio molto personale all’ampio range di stili di musica cubana, ed ha apportato il proprio estro individuale al Son montunos, al danzon, al cha cha cha, al bolero ed al jazz cubano ed in tutti questi anni questi straordinari artisti hanno acquisito sempre maggiore consapevolezza delle loro capacità, mantenendo la passione per la musica immutata e continuando ad esprimersi con un’esuberanza ed una vitalità più accesa che mai. “Quizas Quizas”, “El cuarto de Tula”, “De Camino a la Vereda”, “El Carrettero”, “Tres Palabras” :questi solo alcuni dei pezzi eseguiti dalla Orquestra! Immancabile la famosissima “Chan Chan” interpretata da Eliades Ochoa e il suono inconfondibile della sua chitarra,una chitarra modificata a otto corde con la quale riesce a ottenere una straordinaria sonorità tresera, eseguita in maniera impeccabile (nonostante la mancanza della voce di Compay Segundo) che ha smosso corpo e cuore degli spettatori. Due ore di grande spettacolo, musica e ritmi caraibici: tutti a battere le mani in piedi, tanti a cantare e qualcuno anche a bailar seguendo el rirmo de la clave perchè sin clave no hay Salsa, sotto il palco, sopra le scalinate, completamente immersi nell’alma cubana che L’Orquestra ci ha fatto vivere… Per il Bis, le magiche “Dos Gardenias” e “Candela”! L’Orquesta Buena Vista Social Club ed il caldo estivo ci hanno fatto viaggiare con la fantasia fino a quella terra lontana, ci hanno fatto sentire il Sabor che è l’anima pulsante… L’espressione di istinti profondi che si liberano in suoni e movimenti armonici seguendo il ritmo, questa energia che si diffonde e fa vibrare tutti gli atomi del nostro corpo per propagarsi al di là dei confini dello stesso: la bellezza di avere nel sangue l’allegria, il gioioso ritmo, sensualità e vita. ngg_shortcode_5_placeholder Alice Cooper: Welcome To My Nightmare Testo di Vincenzo Nicolello – foto di Stefanino Benni MILANO – Un po’ come avviene con Marilyn Manson, anche per Alice Cooper ci si chiede se per lui sia importante la musica o il travestimento. I suoi spettacoli continuano ad avere come filo conduttore l’horror. Esagerazioni e forzature sono così evidenti che spesso si è portati a dimenticare che Vincent Damon Furnie (questo il suo vero nome), classe 1948 è anche un ottimo musicista, prima di essere uno show man. Musicista che dal 1969 sforna dischi di alta qualità. I suoi fan rappresentano uno spaccato della società, ci sono i seguaci della prima epoca, ma ci sono anche i ragazzini, innamorati del dark rock. Tutti sono uniti da un elemento imprescindibile: al concerto occorre partecipare, magari diventando parte integrande delle scenografie e del travestimento. Il suo spettacolo all’Ippodromo del Galoppo di San Siro, ultimo appuntamento del festival “Samsung City Sound” organizzato da Live Nation, arrivava da tre “sold out” invernali. Ancora una volta (così come era avvenuto nelle precedenti esibizioni) Alice ha in qualche modo resistito alla tentazione di presentare troppi brani del suo ultimo lavoro discografico : “Welcome 2 My Nightmare”, ideale sequel del famosissimo ‘”Welcome To My Nightmare”, uscito nel lontano 1975. L’artista ha soprattutto ha voluto “regalarsi” e “regalare” un elogio alla sua carriera lunghissima, offrendo una scaletta “best of”, nella quale c’era tutto quanto un fan si aspetta di ascoltare. Ma la vera chicca, su un palco scenograficamente perfetto, è stata l’evidente predilezione da parte di Cooper per l’aspetto musicale, cercando di tralasciare (o almeno di mettere in secondo piano) tutta quella fantasmagorica allegoria che condisce i suoi concerti. Non dono mancati glii artifici scenici, ma il vero godimento è stato vedere lui e la sua band suonare e convincere. Così dopo un’ora e mezza di grande show ed una ventina di brani, il pubblico è ritornato a casa felice, dimenticando anche la dura guerra combattuta contro le fameliche zanzare di San Siro, arrivate puntuali sul pubblico al calar delle tenebre. Prima dello show di Alice, altro rock e altro metallo con l’esibizione dei Baroness. Ancora una volta ci piace sottolineare le scelte dell’organizzazione, che ha selezionato una band di supporto in perfetta sintonia con l’headliner. I Baroness sono un gruppo musicale sludge/heavy metal statunitense formatosi nel 2003 a Savannah, Georgia. Anche da questi particolari, si dimostra l’attenzione per la qualità della musica ed il rispetto per il pubblico. Questa la scaletta diramata dall’ufficio stampa: Vincent Price (intro), The Black Widow, Brutal Planet, I’m Eighteen, Under My Wheels, Billion Dollar Babies, No More Mr. Nice Guy, Hey Stoopid, Is It My Body, Halo of Flies , Muscle of Love, Guitar Solo, Feed My Frankenstein, Poison, Wicked Young Man, I Love the Dead, School’s Out. Bis: Elected. ngg_shortcode_6_placeholder Benedicaria: la tradizione siciliana mai esistita di Monica Casalini Equivoci e verità Col nome di Benedicaria (cioè “l’Arte di benedire”) si indica una forma di esoterismo cristiano nativo della Sicilia. Con esso si pratica la magia dei santi, le guarigioni, la divinazione e simili. A prima vista la si può definire una fonte completissima di antiche tradizioni e folkloristici rituali cristianocontadini: ci sono jacule, riti, rimedi, incantesimi e preghiere per qualiasi situazione. Alcuni di essi sono noti in tutta Italia, non solo in Sicilia. Si direbbe quindi che la Benedicaria altro non è che una forma regionale di Stregheria (l’unica differenza sostanziale è che la Stregheria si avvale dell’aiuto dei santi e riconosce divinità sia cristiane che pagane; la Benedicaria crede solo in Dio e al pantheon cristiano). I Benedetti – coloro che praticano la Benedicaria – ci tengono invece a sottolineare che la loro tradizione non ha niente a che vedere con la Stregheria, ritendendo quest’ultima una pratica più moderna. In realtà sappiamo bene che non è così, ma allora come mai tanta confusione? E’ presto detto. La peculiarità di questa Bendicaria è che in Italia non esiste. Almeno non in senso stretto. Gli unici a praticarla in verità sono gli Americani, spesso nipoti dei nipoti dei primi emigranti italiani. Facendo una breve ricerca fra i testi sulle tradizioni siciliane si evince che non c’è alcuna traccia di Benedicaria in Italia o di praticanti davvero italiani. Cercando in internet, gira e rigira, i nomi dei benedetti sono sempre gli stessi: sono pochi ma estremamente forti delle loro convinzioni. Gli unici testi sul tema sono 4 e tutti scritti da un certo “Don” Vito Quattrocchi, americano pure lui. In alcuni passi il dotto Don Vito esordisce dicendo che “i contadini italiani capirono ben presto che il Dio dei preti era molto più potente dei loro Dei Romani, perciò si convertirono al cristianesimo”. Suppongo che Margareth Murray, Charles Leland e molti altri si stiano rivoltando nella tomba. Storicamente è vero il contrario, visto che i preti cristianizzarono i contadini con ben altri sistemi… Possiamo quindi immaginare che Quattrocchi non verrà mai in Italia a lavori. presentare i suoi Un’altra frase ricorrente è questa “Molti Italiani non hanno un nome per la Benedicaria; essi dicono: «è solo qualcosa che facciamo e che abbiamo sempre fatto»”. La cosa si commenta da sola: è chiaro che per noi si tratta di Stregheria ed effettivamente non avevamo un termine che la definisse tale fino a qualche decennio fa. Figuriamoci poi se parliamo di una tradizione che nemmeno sapevamo di avere… L’affermazione che più lascia sconcertati è proprio quella che riguarda la totale estraenità dalla Stregheria; anche Raven Grimassi (davvero mal considerata dai benedetti) sembra essere della stessa idea e, pur apprezzando questa corrente siculoamericana, non la ritiene una branca della Stregheria. Guardacaso, però, le pratiche, gli ingredienti e le credenze sono identiche. Una coincidenza? Affatto. Una spiegazione può essere questa: gli emigranti italiani che sbarcavano in America, portavano con sé un bagaglio culturale impregnato di riti e superstizioni difficilmente comprensibili agli abitanti del luogo. Perciò la domanda era: come spiegare la stregoneria indorando la pillola? S’inventarono il termine Benedicaria (da bene-dicere, cioè benedire) per dargli una parvenza di sacralità positiva. Infondo chi non vorrebbe una benedizione? Inoltre tra gli ingredienti che i benedetti utilizzano ne compaiono alcuni a dir poco discutibili. Uno di questi è il liquore “Strega” che tradizionalmente viene prodotto a Benevento… e sembra essere usato alla stregua dell’acqua santa. Quella che un po’ ironicamente definiremmo “un’americanata”, mi ha portato invece a pensare che la Stregheria è arrivata lì con un nome diverso, cercando però di distinguersi con caratteristiche prettamente italiane. In altre parole la Benedicaria è proprio la Stregheria che conosciamo noi. Come sappiamo ogni regione italiana ha le sue tradizioni stregonesche e, per un fatto del tutto fortuito, sono quelle siciliane ad essere approdate in America, ma questo non le rende affatto estranee alla Stregheria. Certamente nessun benedetto accetterebbe mai un’affermazione simile, e infondo anche chi all’estero pratica la “Grimassi- stregheria” non vuole accettare che la vera Stregheria è tutt’altro, nemmeno se a dirglielo sono gli italiani stessi… La pratica magica Svelato l’arcano, pur se compaiono gravi errori storici, non si può certo sminuire il valore esoterico della Benedicaria. Essendosi evoluta in un contesto sociale completamente diverso da quello d’origine, è adesso figlia di mescolanze culturali molto forti e perciò fonte di nuovi spunti per la pratica magica. Le preghiere sono quelle cristiane, mentre con erbe, lunazioni, colori, ecc… sono più conosciamo noi. E molti dei preparati sono perciò in questa ricerca riporterò soltanto le corrispondenze o meno quelle che simili ai nostri, quelle tradizioni e ricette davvero diverse dalle nostre. Innanzi tutto la Benedicaria si definisce attraverso i tre aspetti dell’uomo: Corpo – pratiche materiali attive Mente – meditazioni sui misteri del Rosario Spirito – l’abilità di muovere le mani di Dio attraverso la preghiera Tutte le pratiche esoteriche sono strettamente legate ai santi – esistono infatti le carte divinatorie con i santi – e al parroco (quest’ultima è una particolarità che la Stregheria non possiede). Un esempio pratico è l’incenso per benedire la casa. Si prendono in ugual misura canfora, foglie di mirto e noce moscata. Si posizionano più incensieri in casa e ognuno deve bruciare 8 cucchiaini di miscela. Per una strega italiana questo sarebbe più che sufficiente, invece una benedetta deve far benedire l’incenso dal proprio parroco affinché adempia allo scopo. Non tutti gli incensi vanno benedetti, ma senza l’apporto spirituale del parroco questo rito per la casa non sortisce alcun effetto. In Italia questo genere di pratiche è mal visto dalla Chiesa, ma non escludo che in alcuni paesini più legati alle tradizioni popolari, il parroco possa rivestire tale figura cooperatrice. Alcuni riti sono invece più moderni. Per liberarci di una persona che ci controlla, da qualcuno che ci spaventa, da una persona che ci attrae mentre siamo già impegnati, o da qualcuno di cui siamo ancora innamorati ma che non ci ama e che ci fa soffrire: si prende una cravatta e la si taglia concentrandosi sull’intento che si vuole ottenere. In realtà è un atto che serve più a curare noi che a bandire la persona in questione. Tagliando la cravatta ci si lascia alle spalle un rapporto insano, infelice o indesiderato. Ingredienti insoliti. Gli ingredienti e gli strumenti tipici della Benedicaria sono esattamente gli stessi della Stregheria, perciò è facile trovare sull’altare di un benedetto acqua santa, olio d’oliva, sacchetti, ruta, ecc… Però potremmo incontrare anche alcuni ingredienti che davvero mai ci saremmo sognati. Ecco i 3 più eclatanti e la loro applicazione. Liquore Strega – celebrazione, divinazione e offerta Centerbe – protezione, salute e spezza-incantesimi Caffé espresso – utilizzo non chiaro, probabilmente offerta. Anche gli strumenti possono testimoniare un qualche ecletticismo: in un incantesimo volto all’amore c’è l’uso del cartiglio tipico di Cleopatra. Le festività Non ho trovato molto materiale su questo argomento. E’ certo però che i benedetti festeggiano le feste cristiane come il Natale (chiamato “festa dei 7 pesci”), la Pasqua e la festa dei morti che loro credono sia Halloween: non hanno ben chiara la differenza, ma sicuramente ciò è dovuto al fatto che in America certi costumi abbiano prevalso su altri (e come spesso accade anche sulla conoscenza storica). Conclusioni Per ora finisco qui: ogni altra aggiunta sarebbe una superflua menzione sulla Stregheria. La Benedicaria può offrirci molto se presa senza pignolerie, perciò prima o poi preparerò uno studio più approfondito sulle sue applicazioni pratiche. E se qualcuno vuol collaborare con delucidazioni a riguardo, [email protected] sono più che disponibile: Bibliografia e link “Benedicaria. Magical Catholicism” di Vito Quattrocchi “Benedicaria. How to Read the Holy Cards” di Vito Quattrocchi Una benedetta italo americana: http://www.rueskitchen.com Don Vito Quattrocchi: http://benedicaria.8m.com Tradizioni di stregheria http://www.stregoneriaitaliana.com e benedicaria: Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Benedicaria Roberto Vecchioni e la sua Poesia Testo e foto di Stefanino Benni La sera del 27 luglio scorso Piazza Garibaldi a Cervia era letteralmente invasa di gente per festeggiare i 100 anni di Milano Marittima con il concerto di Roberto Vecchioni. Migliaia di persone accorse ad ascoltare questo poeta della musica italiana, che ha saputo celebrare in un bellissimo live il legame tra questa parte della riviera romagnola e la città di Milano. Vecchioni ha proposto un concerto davvero speciale in cui ha ripercorso i suoi 40 anni di carriera proponendo le sue canzoni più belle, che hanno sicuramente segnato la storia della musica italiana e tra queste Velasquez, Sogna ragazzo sogna, Ninni, Le mie ragazze, Voglio una donna, Figlia, Luci a San Siro, Samarcanda e tante altre ancora Non sono poi mancate le sue ultime canzoni tra cui Chiamani ancora amore, vincitrice di Sanremo 2011, e I Colori del Buio, che ha dato il titolo al suo ultimo album. < USCIVAMO DAL MARE E TU – GIA’ CORREVI CON L’ASCIUGAMANO: “SU BAMBINI, VENITE QUI, SVELTI, SUBITO CHE CI ASCIUGHIAMO”; – MA IN UN MARE PIU’ GRANDE GIA’ SENTIVO MIA – LA TRISTEZZA CANTATA DAGLI UOMINI – PER NON BUTTARSI VIA. – UN ALUNNO DEL TEMPO E’ SOLO – IN UNA FRASE DI UNA SOLA PAROLA, – COME UNA STELLA NON SEGNATA IN CIELO – O UN OROLOGIO CHE NON SA MAI L’ORA; – E MIO FIGLIO ERA LI’ COSI’ PALLIDO, COSI’ BELLO FRA TUTTI QUEI CAMICI – CON L’UOMO RAGNO IN MANO: MA PERCHE’ TE NE VAI, DOVE VAI, CON CHI MAI FARAI L’AMORE ? – A CHI DARAI LA BOCCA, I BACI – I MORSI AL SENO, I NOSTRI TUFFI AL CUORE ? – POI SI E’ VOLTATO MIO PADRE – E C’ERA TUTTA NAPOLI A SALUTARE, – E HO CHIESTO SCUSA A UN AMICO – DI COME HO FATTO A FARGLI TANTO MALE… – CHIUDERE GLI OCCHI E VEDERE – TUTTI I COLORI DEL BUIO; – CHIUDERE GLI OCCHI E RIVEDERE – TUTTI I COLORI DEL MIO BUIO…..> E’ stato accolto con molto entusiasmo, sia per la sua notorietà e bravura, sia perchè frequentatore ed amante di queste zone della Romagna, dove lui e la moglie, la scrittrice Daria Colombo, hanno portato i figli in vacanza per diversi anni. Pertanto chi meglio di questo cantautore milanese poteva siglare il gemellaggio tra Milano Marittima e la capitale lombarda. Una bellissima combinazione di note, poesia e piacevolissime ritmiche per quasi 2 ore e mezzo di live e tra l’altro gratuito. offerto dall’amministrazione pubblica della città. Vecchioni ha cantato dialogato e scherzato con il suo pubblico, abbandonandosi poi a qualche momento di emozione, ma d’altro canto la poesia crea anche queste palpabili emozioni, che spesso ci avvicinano agli artisti. Profumi d’estate e dolci melodie in una penellata artistica per festeggiare, anche con questo Live, un secolo di storia per Milano Marittima. Come cita una fonte di stampa locale < Il 14 agosto del 1912 nasceva infatti quella che sarebbe divenuta una delle località turistiche più ambite d’Italia, immaginata e realizzata da un gruppo di milanesi della media borghesia che accettò la sfida avanguardistica proposta dall’artista Giuseppe Palanti, il quale, ispirandosi alla concezione di Garden city di Ebenezer Howard, propose di trasformare questo tratto di riviera romagnola nella spiaggia dei milanesi, Milano Marittima appunto >. Il concerto è stato organizzato dal Comune di Cervia all’interno delle Cenebrazioni del centenario di Milano Marittima, con il sostegno della Regione Emilia Romagna, della Provincia di Ravenna, della Camera di Commercio di Ravenna e di Hera spa. Media partner QN-Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione. Organizzazione Musicale Live Nation. ngg_shortcode_7_placeholder Ritorno alle origini per i Simple Minds Testo di Vincenzo Nicolello – Foto di Stefanino Benni MODENA – Dopo la fortunatissima esperienza invernale, quando i Simple Minds proposero il 5X5 tour, la band scozzese ha deciso di replicare e “invadere” musicalmente il bel paese con una nuova serie di date estive, che ha toccato anche Piazza Grande a Modena. La formula del concerto ricalca in qualche modo quella che aveva garantito il sold out all’Alcatraz di Milano in primavera: 5 pezzi estratti dai loro primi 5 album. In poche parole le origini rivisitate e corrette, per raccogliere i fan del passato e conquistare nuovi seguaci. Le date estive, in realtà non offrono una set list così lunga, offrendo qualche brano in meno (19 nello spettacolo modenese), ma la stessa identica emozione di riscoprire le radici di Jimm Kerr e compagni, quella che gli stessi musicisti avevano sepolto per dare spazio ad una sorta di new age fatta di sperimentazione, impegno politico che determinò il lento declino e anche il disinteresse da parte delle major discografiche, Virgin per prima. Oggi, in linea con quanto stanno facendo molti gruppi che vissero il successo degli anni ’80, viene riproposta questa operazione revival, che accontenta tutti, botteghini per primi. La data modenese, organizzata da Vivo Concerti (la stessa agenzia curerà anche le prossime uscite dei Simple: 27 luglio Roma, 28 luglio a Grado e 31 luglio a Catania) ha registrato un bel colpo d’occhio di pubblico e cancellato le polemiche emerse quando fu annunciato lo show. In molti, infatti, protestarono ritenendo la piazza inadeguata per un concerto rock: oggi che tutto è passato, lo scetticismo ha lasciato il posto alla soddisfazione. Che dire del concerto? Jim Kerr continua ad essere un artista a tutto tondo. Anche se la carta di identità dice che per lui sono passate 53 primavere, sul palco canta e si agita come un ragazzino. Pezzi classici come Don’t You o Alive and Kicking, riempiono il cuore di gioia. Ma sentire brani come I Travel, Celebrate o Someone Somewhere in Summertime, fanno capire come sarebbe potuto cambiare la storia di questa band, se solo fosse rimasta fedele alla propria filosofia di partenza. Resta la soddisfazione da parte dei fan, di vedere che a volte si può fare un passo indietro e chissà che dopo il “Box set x5” non si possa arrivare a qualche nuova produzione, che richiami la gloriosa storia della grande band scozzese. La scaletta del concerto: I Travel, Love Song, Celebrate, Waterfront, In Trance as Mission, This Fear of Gods, Hunter and the Hunted, The American, Big Sleep, See The Lights, 70 Cities as Love Brings the Fall, Don’t You (Forget About Me), Someone Somewhere in Summertime, New Gold Dream (81-82-83-84), BIS: Theme For Great Cities, Sanctify Yourself, Glittering Prize, Alive and Kicking, Ghostdancing / Gloria. ngg_shortcode_8_placeholder