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Neurologia
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Il mal di testa
La storia, la malattia, la diagnosi e la cura.
A cura del dott. Biagio Ciccone - Neurofisiopatologo
dott.ssa Giovanna Griso - Psicologa-psicoterapeuta
Sebastiano Lenzuolo - Fisioterapista-posturologo
Il primo esempio di mal di
testa riguarda il dio Giove.
La mitologia greca, infatti,
racconta che Zeus, temendo la profezia di un oracolo,
il quale affermava che dalla
sua unione con Meti (sua concubina) sarebbe nata prima
una figlia e poi, se avesse Meti
concepito di nuovo, sarebbe
nato un maschio destinato
a detronizzarLo, la ingoiò.
Dopo un certo tempo però
fu colpito da dolori atroci alla
testa. Allora, Zeus ordinò al
fabbro Efesto (Vulcano) di
aprirgli il capo con l’ascia.
Efesto ubbidì e subito dalla
testa di Zeus, balzò fuori Athena
(Minerva), ed il mal di testa
di Zeus cessò.
Il “mal di testa” (cefalea),
è senza dubbio la più frequente forma di dolore che
affligge il genere umano fin
dalle origini. La cefalea non
va trascurata perché, pur
se raramente, può essere il
sintomo di gravi malattie. La
cefalea si dice secondaria se
essa è la conseguenza di una
malattia e quindi in questo
caso spesso il mal di testa è
solo un sintomo (è il caso di un
tumore del cervello). Mentre
la cefalea si definisce primaria
se il mal di testa è esso stesso
la malattia, ma non ha alla
base una causa evidente (o
almeno sembra!!). Ognuno
di noi, almeno una volta, ne
ha sofferto: si presenta come
un dolore alla testa, diffuso o
circoscritto, pulsante o fisso,
talvolta accompagnato da
altri sintomi (nausea, vomito,
aumento della lacrimazione,
fotosensibilità). Questo stato
spiacevole può durare da qualche minuto fino a molte ore
o giorni, ripresentandosi ad
intervalli regolari o soltanto
sporadicamente, anche a
distanza di molto tempo.
La sensazione di dolore che
si avverte è dovuta al fatto
che il cervello percepisce
alcune anomalie a suo
carico, dovute a motivi non
sempre conosciuti: l’ingrossamento dei vasi sanguigni,
l’attivazione di alcune fibre
nervose o la contrazione di
alcuni muscoli pericranici, ad
esempio. In altri casi, la cefalea
è provocata da alcuni stati
patologici, di cui è sintomo
(cefalea secondaria), per cui
la cura del malessere primario attenua o fa scomparire
anche il mal di testa.
I numeri del mal di testa ci
dicono che dodici italiani su
100 soffrono di “mal di testa”,
di questi solo una parte (20%)
si reca dal proprio medico
o si sottopone ad una visita
specialistica per una diagnosi,
mentre la maggior parte (40%)
si automedica e la restante
parte dei soggetti non fa
nulla per curarsi. Le forme
più comuni sono costituite
dalla cefalea tensiva e dall’emicrania, che riguardano
rispettivamente il 78% ed il 16%
delle persone che soffrono di
cefalea, mentre, fortunatamente, solo in pochissimi casi
(0.5%) la cefalea è un sintomo
che nasconde una malattia
importante del cervello come
un tumore cerebrale.
La diagnosi della cefalea,
in qualsiasi delle sue forme
primarie (cioè come disturbo
autonomo e non dipendente
da altre patologie) deriva da
una attenta anamnesi*.
Lo scrittore Oliver Sacks afferma che c’è una sola regola
fondamentale per quanto
riguarda la terapia ed è
quella che bisogna sempre
ascoltare il paziente, perché
“se qualcosa affligge il paziente cefalalgico oltre alla
cefalea è il fatto di non essere
ascoltato dal medico, ma osservato, analizzato, imbottito
di farmaci, spremuto ma non
ascoltato. Le caratteristiche
con cui la cefalea si manifesta sono assai variabili: tale
eterogeneità clinica è anche
spiegabile sulla base del fenomeno della comorbidità
psicopatologica. Corpo e
mente non sono due mondi
separati, ma sono due parti, in
continua influenza reciproca,
di un tutt’uno: l’uomo nella
sua unità somato-psichica.
Il mal di testa, spesso è il
risultato di un meccanismo
di trasformazione di un disagio psichico in un dolore del
corpo localizzato al capo. E’
norma che il paziente cefalagico riferisce di presentare
un’intensificazione del dolore
del capo, o di constatarne
lo “scoppio”, in connessione
con l’aumento della propria
tensione psichica correlata ad
una fase particolare d’impegno
(lavorativo, sociale, familiare, scolastico, sentimentale,
ecc..). Numerosi studi infatti,
hanno confermato la frequente
associazione della cefalea,
sia Tensiva sia Emicrania, con
alcuni Disturbi Psichiatrici, quali
i Disturbi d’Ansia ed i Disturbi
dell’Umore, e stimolato la riflessione sui rapporti tra questi
due ambiti apparentemente
distanti della patologia umana: il dolore cefalalgico e la
patologia delle emozioni.
Così insieme ad un’iniziale
anamnesi neurologica dettagliata, all’esame obiettivo
e neurologico ed agli esami
strumentali, bisogna effettuare
anche una valutazione psicodiagnostica. La cura del
mal di testa si ottiene nella
consapevolezza per il paziente,
che le cefalee primarie sono
delle malattie generalmente
croniche, quindi curabili, ma
scarsamente guaribili. Ciò vuol
dire che come l’ipertensione
arteriosa è una malattia cronica, che si cura e, quindi, si
controlla con un’adeguata
terapia di prevenzione, ma
dalla quale non si guarisce,
nel senso che essa non scompare; così la cura adeguata
della cefalea tensiva e dell’emicrania garantisce una
riduzione del numero delle
crisi e un maggiore controllo
dell’intensità e della durata
del dolore (terapia sintomatica), ma non la scomparsa
della malattia. E’ indispensabile utilizzare con il paziente
cefalalgico un approccio
integrato interdisciplinare,
dove più specialisti prendono
in carica il paziente, ne curano oltre che l’aspetto fisico
anche l’aspetto psicologico
e corporeo, considerando
che l’uno non può prescindere dagli altri. L’approccio
integrato interdisciplinare è
basato sulla consapevolezza
che la gestione della patologia
cefalea debba presupporre
una diagnosi precisa, una sua
corretta comunicazione al
paziente e l’elaborazione di
un programma terapeutico
personalizzato, frutto di un
confronto interdisciplinare
degli specialisti, che consideri
le patologie coesistenti e la
motivazione al trattamento
del paziente stesso, perché
solo attraverso un’aderenza
del paziente alla terapia sono
possibili dei risultati.
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