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UGO PERONE Filosofia teologia spazio pubblico
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Questioni
MAURIZIO PAGANO, Lo spazio pubblico al tempo della società globale . . . . . .
ENRICO GUGLIELMINETTI, Conchiglie, Angeli e Dèi. Tre idee-immagine di spazio
pubblico (più una) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
UGO PERONE, Politica. Filosofia e teologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
SERGIO ROSTAGNO, Spazio pubblico o spazio sacro? . . . . . . . . . . . . . . . .
UGO MARIA UGAZIO, Perdita dello spazio pubblico. In margine al secondo capitolo di Vita activa di Hannah Arendt . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Figure
ROBERTO I. CORTESE - ANDREA LANCIANI, Spazio pubblico. Tra suggestioni procedurali e scelte pratiche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
DARIA DIBITONTO, L’ambito pubblico nella nuova teologia politica di Metz e Moltmann. Dalla deprivatizzazione all’ermeneutica della speranza . . . . . . . . . .
ANGELA MICHELIS, Una via ecologica per la ricostruzione di uno spazio pubblico
condiviso e il possibile ruolo della filosofia . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
GRAZIANO LINGUA, La religione nei limiti della ragione pubblica. Su una proposta
recente di reinterpretazione del rapporto tra convinzioni religiose e sfera pubblica
ANGELO VINCENZO ZANI, Processi di globalizzazione e sfide educative. Le risposte
della Chiesa cattolica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Interventi
ROMANO PENNA, Le apparizioni del Risorto fondamento della fede pasquale . .
STELLA MORRA, La frattura instauratrice. Corpo mortale, corpo glorioso e corpo
istituzionale nella teologia di Michel de Certeau . . . . . . . . . . . . . . . . .
MARIA TERESA RUSSO, Il «corpo intoccabile» di Cristo nel Noli me tangere di JeanLuc Nancy . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Profili
ADRIANO FABRIS, Armando Carlini
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Schede
A cura di Flavia Buzzetta, Mauro Cinquetti, Emilio Carlo Corriero, Adriano
Fabris, Luisa Ferraris, Annamaria Lossi, Paola Mancinelli, Maddalena Mancini,
Michela Pompa, Paola Ruminelli, Alfonso Salvatore . . . . . . . . . . . . . .
Filosofia teologia spazio pubblico
Si è soliti considerare il tema dello spazio pubblico come una questione
squisitamente politologica e trattarlo perciò come un ‘dato’ del quale è opportuno studiare anzitutto il funzionamento ed eventualmente discutere l’origine,
prescindendo però da un’interrogazione più radicale, che ne metta in discussione senso e significato.
Che ciò invece avvenga in una rivista di filosofia e teologia non deve sorprendere. Proprio a seguito di una prospettiva pluridisciplinare di questo tipo
risulta infatti agevole problematizzare quelle visioni che riconducono illuministicamente l’idea di spazio pubblico al libero e neutrale luogo in cui si svolge
e trova espressione comunicativa la vita collettiva. Non per nulla la teologia
ha vigorosamente rivendicato in tempi recenti il radicamento teologico dell’apertura politica, asserendo con ciò implicitamente la non neutralità di valore
dello spazio pubblico stesso.
È dunque in forma radicale che questo fascicolo si interroga circa la questione posta a tema, domandandosi cioè appunto quale significato – quali contenuti – questa categoria racchiuda oggi e quale senso – ovvero quali orizzonti
di comprensione – essa possa aprire. Sullo sfondo non è difficile cogliere che
si affaccia anche, proprio per una rivista come la nostra, la tematica della laicità, nelle diverse e contrastanti versioni che essa è andata mano a mano assumendo: laicità ‘laica’ come programmatica separazione della sfera politicosociale dalle interferenze del religioso; ‘nuova’ laicità come riconoscimento
della valenza anche politico-sociale del religioso, ma entro le regole di traducibilità e di comprensione dettate dalla dimensione mondana; ‘sana’ laicità
come riconoscimento di una naturalità cui anche il religioso può fare appello
e che, in ultima analisi, vede convergere apertura religiosa e orizzonte laico
nella difesa di comuni valori naturali.
Su questo sfondo, non irrilevanti, si agitano questioni oggi dibattutissime
e variamente risolte e che implicano anche decise prese di posizione etiche. Lo
spazio pubblico è un luogo neutrale, ove si confrontano per un verso poteri e
per l’altro valori o ha già in sé una valenza etica, dal momento che costituisce
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Ugo Perone - Filosofia teologia spazio pubblico
una modalità di relazione fondata sul reciproco riconoscimento e dunque sul
rispetto per i bisogni e i valori di cui ciascuno è portatore?
Delineato così il contesto della domanda da cui nasce il fascicolo, un editoriale potrebbe enumerare in rapida sintesi le proposte di soluzione cui ciascuno dei saggi mette capo. Non lo farò. Anche perché la semplice lettura degli abstract che accompagnano ciascun articolo è da sé in grado di offrire questa panoramica. Mi sforzerò piuttosto di serrare più da presso gli interrogativi
(ben prima delle proposte) che innervano i diversi contributi. Essi, nati nel
dialogo e suscitati da un’introduttiva piattaforma proposta da Maurizio Pagano, possono così mantenere al meglio il loro carattere dialogico e suscitare
nuovi contributi. Osservo solo che il fascicolo, diviso come sempre in Questioni e Figure, contiene in quest’ultima sezione articoli, che, pur avendo la
forma di esplorazioni più puntuali, incentrate su singoli autori o aspetti, hanno
non minore valenza di proposta complessiva.
Il tema dello spazio pubblico appare così destinato, anzitutto a partire dal
saggio di Pagano, a una profonda trasformazione del proprio significato, messo
in discussione, almeno per come si è definito abitualmente, tanto nel versante
della sua delimitazione quanto in quello della sua universalità. Lo spazio infatti si costituisce sul terreno sociale attraverso la propria delimitazione, ma
questa, in tempi di globalizzazione, appare erodersi in più punti. Per converso
la dimensione pubblica, e quindi collettiva e perciò, almeno prospetticamente,
universale, sconta, nel tempo della modernità, l’urto con diversità e particolarismi irriducibili. A cosa allora affidare questa composizione di istanze opposte che vanno dal localismo a una sorta di uniformità planetaria? Dove e come
trovare un luogo di mediazione in cui appunto la particolarità non sia particolarismo e l’universalità non coincida con l’uniformità imposta dal più forte?
Tutto, dunque, sembra minacciare la perdita di valore dello spazio pubblico. Ne discende la crisi della politica, ma anche, come evidenzia il problema
che sta alla base dell’intervento di Guglielminetti, la stessa sfera del privato e
dell’interiorità. Dove infatti non esista la dualità del dentro/fuori, del privato/pubblico, dove prevalga una liquidità amorfa, non entrano solo in crisi i
meccanismi della vita collettiva e sociale, ma si esauriscono anche le specificità di quell’interiorità, che è capacità di esporre il sé di ciascuno all’opera (di
confronto, di critica, di conforto, di sostegno, di opposizione) di altri. È vero
insomma che solo illanguidendo i confini e superando gli steccati si produce il
superamento delle esclusioni o non accade proprio il contrario, ovvero che,
dove non si abbia più la percezione di differenze, tutti sono esclusi e sono destinati solo a una relazione reciprocamente mimetica?
Si potrebbe dire che il saggio di Perone costituisce un tentativo di rivendicare alla nozione di spazio pubblico una sua non esaurita validità, pur nella
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consapevolezza delle questioni sopra poste. Ma per far questo occorre forse un
passo indietro, che riconosca il carattere di libera invenzione di questa nozione,
che costituisce infatti l’apertura culturale di una possibile dimensione della
convivenza e che perciò si può considerare una sorta di ‘trascendentale’ della
vita comune. Non tutto il sociale e neppure tutto il politico sono luoghi dello
spazio pubblico, ma solo quelli in cui i partecipanti a tale sfera riconoscono,
prima di ogni conflitto di interessi e di valori, l’imperativo che costituisce la
condizione stessa della loro convivenza: la consapevolezza dell’indissolubilità,
pur tensiva, della relazione tra l’a-me e il per-tutti.
I saggi di Ugazio e di Rostagno, pur diversi per contenuti, sono percorsi
da una domanda formalmente affine. Rostagno vuole guadagnare uno spazio
pubblico che non si trasformi in spazio sacro; qui l’eco della questione della
laicità appare vividissima, sullo sfondo di una ricostruzione che arretra fino
alle sorgenti teologiche della nozione di spazio pubblico e fino al volontarismo
di Occam e al liberante uso, in chiave anti ideologica, che Lutero ne fa. Ugazio, a sua volta, tenta di sottrarre lo spazio pubblico alla sua risoluzione moderna in mero spazio sociale. Ispirandosi liberamente a Hannah Arendt, egli
si interroga circa la possibilità che il limite mobile che distingue il pubblico
dal privato non produca la dissoluzione di entrambi, che la vita ne risulti protetta e non riassorbita nella sfera del sociale o del politico. Il rimando al modello classico, non moderno, funge qui da avvertimento contro chi, per liberarsi dalla necessità naturale, si sottomette alla necessità strumentale, ancora
una volta con analogia, rispetto al ruolo critico che in Rostagno veniva ad assumere una corretta prosecuzione del genuino intento luterano.
I saggi di cui si compongono le Figure si concentrano su questioni regionali, ma, come si è avvertito, non senza un’intenzionalità complessiva. Cortese
e Lanciani affrontano la questione nella prospettiva di un incontro tra la tradizione analitica e quella aristotelica; la matrice teologica, sullo sfondo delle
teologie politiche di Metz e Moltmann, è posta a tema da Dibitonto, mentre
Lingua affronta, con rimandi soprattutto alla filosofia di Ferry, la questione
della religione entro la sfera pubblica; Michelis, rifacendosi soprattutto a Jonas, delinea una possibile articolazione del rapporto tra particolarità e universalità in una prospettiva di responsabilità ecologica. Mons. Zani, Sottosegretario della Congregazione per l’Educazione e la Cultura Cattolica, espone infine
in un ampio contributo la posizione della gerarchia cattolica in ordine al tema
dello spazio pubblico, e specificamente di un’educazione a esso orientata, nell’età della globalizzazione.
Ugo Perone
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