istituto comprensivo “d`aosta” carnevale, il teatro del

ISTITUTO COMPRENSIVO
“D’AOSTA”
Tutti gli usi della parola a tutti, non perché tutti siano artisti, ma
perché nessuno sia schiavo (Rodari)
CARNEVALE,
IL
TEATRO
DEL
TEMPO
Percorso laboratoriale di manufatti artistici a cura del
prof. Bifulco Salvatore per le classi terze e quinte della
scuola primaria
Il contesto e gli obiettivi. Il cammino fruttuoso iniziato con l’anno scolastico
2015.2016 in compagnia dell’arte splendida del prof. Bifulco continua con una serie di
lezioni – laboratorio sul Carnevale.
Vivere questo periodo fondendo apprendimento di manualità e di creatività con
l’allegria tipica del Carnevale è l’obiettivo di fondo dei laboratori. Arte e cultura si
danno braccetto, ma non dimenticheremo la storia, la letteratura e tutto ciò che intorno
al laboratorio le maestre sapranno creare e raccontare. I laboratori hanno anche lo scopo
di preparare la festa finale.
Collocazione didattica. I laboratori e le successive festicciole sono pensate nell’ambito
della 2^ Unità di Apprendimento e si svilupperanno seguendo il tema del teatro come il
tempo della liberazione dagli stereotipi e dai pregiudizi e come il desiderio vitale di
poter esprimere la gioia della propria identità e di quelle altrui. Possibilmente gli abiti si
dovrebbero ispirare al tempo: sia ai personaggi celebri dei cartoni o della letteratura
giovanile come Alice e La Bella e la Bestia sia ad oggetti legati allo scorrere del tempo:
il sole, le stelle, la luna, l’orologio, la sveglia, le torri campanarie, le campane; sia
ancora agli animali che ci stanno facendo compagnia durante quest’anno: tartarughe,
cavallucci marini, lumachine, elefante, ghiro, tasso, tapiro ecc.
I manufatti. Maschere, tavole con supporto ligneo e fogli di rame, vernici da vetro,
materiali di risulta presteranno la materia base di una serie di oggetti legati al teatro
spontaneo e farsesco. Anche la costruzione o il disegno degli animali legati al tempo
(vedi sopra) o di oggetti di uso comune: clessidre. Orologi, sveglie, pendoli ecc.
Organizzazione. I laboratori si terranno nelle aule libere dei due plessi Trappitella e
D’Aosta; saranno protagonisti, a turno, quattro o cinque bambini per volta secondo il
seguente calendario:
- Trappitella: 25, 26, 27 gennaio
viale C. O. Augusto, 1 80044 Ottaviano telefax 081 8278046-NAIC8CG00G - www.daosta.gov.it - c.f. 84005830637
[email protected] – Scuola Associata Unesco _ Polo Qualità
-
D’Aosta: 28, 29, 30, gennaio; 1, 2, 3, 4 febbraio
Orario: 9.00 – 12.00
Tipologia delle attività Scuola primaria. I giochi proposti conducono i bambini ad
analizzare storicamente le caratteristiche del Carnevale, ma anche a proiettarsi in
situazioni inusuali, che inducono a riflettere sui ruoli che ciascuno di noi vive
ordinariamente. Giochiamo a fare il preside e le maestre: cosa succederebbe? Sono il
dottore e curo gli animali. Agli alberi spuntano le radici. L’acqua è trasparente ma come
sarebbe se la colorassimo di allegria, di tristezza, di amicizia? Studio delle maschere.
La scatola del teatro (mirabile attività già svolta durante gli anni passati). Giochi di
ruolo. Processo alle maschere. Invenzione di brevi scene teatrali. Recite a soggetto sulla
base di una situazione problematica data. Letture di brani incrociati. Letture al contrario.
Tipologia delle attività Scuola infanzia. I giochi proposti se strutturati coinvolgono i
bambini in un percorso apprenditivo legato all’identità e alla riflessione sui ruoli.
Maschere allo specchio. Gioco dello specchio, durante il quale un bambino deve imitare
i gesti di un altro come se ne fosse lo specchio. Corse a tempo. Travestimenti. Brevi
dialoghi riguardanti situazioni problematiche ed inusuali per un bambino: la nonna
diventa una gallina, alla mamma è cresciuta la coda, la televisione non trasmette più
immagini, gli uccellini parlano il linguaggio umano, i gatti vogliono fare i topi e
viceversa.
Brevi note sulle origini del carnevale. L'etimologia del termine "carnevale" risale, con
ogni probabilità, al latino carnem levare, espressione con cui nel Medioevo si indicava
la prescrizione ecclesiastica di astenersi dal mangiare carne a partire dal primo giorno di
Quaresima, vale a dire dal giorno successivo alla fine del carnevale, sino al "giovedì
santo" prima della Pasqua. Il carnevale infatti, nel calendario liturgico cattolico-romano
si colloca necessariamente tra l'Epifania (6 gennaio) e la Quaresima. Le prime
testimonianze documentarie del carnevale risalgono ad epoca medievale (sin dall' VIII
sec. ca.) e parlano di una festa caratterizzata da uno sregolato godimento di cibi e di
bevande. Per tutto il periodo si sovvertiva l'ordine sociale vigente e si scambiavano i
ruoli soliti, nascondendo la vecchia identità dietro delle maschere. I festeggiamenti
culminavano solitamente con il processo, la condanna, la lettura del testamento, la
morte e il funerale di un fantoccio, che rappresentava allo stesso tempo sia il sovrano di
un auspicato e mai pago mondo di "cuccagna", sia il capro espiatorio dei mali dell'anno
passato. La fine violenta del fantoccio poneva termine al periodo dei festeggiamenti e
costituiva un augurio per il nuovo anno in corso.
Nei tempi antichi il Carnevale era la grande festa della fecondità della terra, che doveva
svegliarsi dopo il sonno invernale e nutrire le mandrie, le greggi e gli esseri umani. Il
Carnevale univa riti di fecondità con l'allegria. Ridere sconfigge la morte e il lutto:
tradizioni antichissime collegano il riso, le danze e le burle alla fertilità della natura e
degli uomini
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Moltissime popolazioni seminavano gli ortaggi ridendo e, per i Greci e i
Romani, Ghelos e Risus, divinità del riso, erano sacre e venerate.
In un papiro è detto che "Dio rise e nacquero i sette dei che governano il mondo. Al
primo scoppio di risa apparve la luce. Scoppiò a ridere la seconda volta e apparvero le
acque, con successive risate vennero al mondo Hermes, il Destino e Psiche". Nei miti
dei misteri eleusini, la grande cerimonia religiosa della Grecia antica in onore di
Demetra, la dea, che ha perduto la figlia Core, non ride più e tutto il mondo rischia la
morte: non nascono né fiori, né piante, né animali, né umani. Finalmente una servetta fa
ridere la dea facendo un gesto volgare e tutto rinasce e fiorisce. Nelle varie
manifestazioni carnevalesche è possibile individuare un denominatore comune: la
propiziazione e il rinnovamento della fecondità, in particolare della terra, attraverso
l'esorcismo della morte. Il periodo coincide più o meno con l'inizio dell'anno agricolo,
un chiaro indizio che permette di collegare direttamente il carnevale alle feste greche di
impronta dionisiaca (le feste in onore di Dionisio, dio greco del vino) e a quelle romane
dei Saturnali (solenne festa religiosa, che si celebrava in onore del dio Saturno e durante
la quale si tenevano cerimonie religiose, che prevedevano tra l'altro la temporanea
sospensione del rapporto servo-padrone). In altre parole la festa del carnevale era vista
dalle classi sociali più agiate come un'ottima valvola di sfogo concessa ai meno abbienti
allo scopo di garantirsi il protrarsi dei propri privilegi. Studi sul significato psicologico
della volontà di indossare una maschera hanno mostrato che l'irresistibile attrazione
esercitata dal carnevale sta proprio nella possibilità di smettere di essere se stessi per
assumere le sembianze e il comportamento della maschera. Questa scelta, quando non è
condizionata da fattori economici, rivela interessanti, e talvolta inaspettati, aspetti
psicologici di una persona.
Se un tempo il Carnevale era molto più lungo e cominciava addirittura la prima
domenica di ottobre per intensificarsi il giorno dopo l’Epifania e culminare nei giorni
che precedevano la Quaresima, oggi il Carnevale ha la durata di circa dieci giorni in
coincidenza del periodo pre – pasquale.
Le maschere. Una delle caratteristiche del Carnevale, comuni alle consuetudini di ogni
tempo e presenti in ogni cultura sono le maschere. Nella cultura carnascialesca con il
termine "maschera" si indica l'attività di "mettersi barba e baffi finti" e "maschera" era
anche il soprannome dato alle donne che si travestivano da uomini e agli uomini che si
travestivano da donne. Ben presto la maschera divenne simbolo della libertà e
della trasgressione alle regole sociali.
Le maschere nascono come immagini degli antenati e dei defunti in ricordo dei riti per i
Mani. Poi vi sono le maschere animali, come quelle dei lupi o delle capre, e infine le
maschere umane, che permettono di invertire i ruoli maschio e femmina, ricchi e poveri,
giovani e vecchi. Nel teatro classico le maschere erano indossate dagli attori per
amplificare la voce e impersonavano tipi fissi: Macco, il ciarliero sciocco, Bucco, il
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ghiottone scaltro, Pappo, il vecchio sempre preso in giro, oltre al soldato spaccone e alla
servetta astuta.
Le maschere italiane nacquero a Venezia e sono già ricordate verso la fine del 13°
secolo. Erano usate per diversi scopi, anche quello di nascondersi agli occhi della gente.
Da Venezia si diffusero in Italia e in Europa e furono adottate dal teatro dell'arte.
Ebbero la massima diffusione nei festini di Carnevale del Settecento, in cui conobbero
grande fama personaggi come Rosaura la dama, Florindo l'innamorato, Lelio il
bugiardo, inseriti da Goldoni nelle sue commedie.
Le maschere celebrano le tradizioni delle città e delle regioni d'Italia: il Piemonte con
Gianduia, Bergamo con Arlecchino, Venezia con Pantalone e Colombina, innamorata di
Arlecchino, Milano con Meneghino, la Toscana con Stenterello, Roma col Sor
Tartaglia, con Rugantino e Capitan Spaventa, Napoli con il mitico Pulcinella, la Sicilia
con Peppe Nappa e i personaggi della tradizione dei paladini.
Intorno al 1600 il diffuso uso della maschera durante il periodo di Carnevale, soprattutto
nella Venezia della Serenissima, fece crescere la domanda e, di conseguenza, contribuì
all’evoluzione della figura dei mascherai, gli artigiani della maschera.
La produzione di maschere si era così intensificata che nel 1773 esistevano
ufficialmente 12 botteghe di maschere a Venezia. La richiesta di maschere ed il loro
utilizzo era tale per cui si cominciarono a fabbricare molte maschere "in nero", dando
lavoro a tante persone e riuscendo così a intensificare la produzione e la diffusione a
livello europeo. Le maschere erano fatte di cartapesta e ne venivano prodotti diversi
modelli in diversi colori e decorati con gemme, tessuti e nastri.
Il Carnevale e il senso del tempo. Dietro alla festa del Carnevale scatenata e profana,
che aveva e ha tuttavia il suo posto nel calendario religioso, c’e quella conoscenza del
ritmo del tempo, validamente espressa nel Libro del Qoèlet. Ogni momento non è il
momento giusto per ogni cosa: l’uomo ha bisogno di un ritmo, e l’anno gli dà questo
ritmo, nel creato e nella storia che la fede presenta nel corso dell’anno. L’anno liturgico,
che fa percorrere all’uomo l’intera storia della salvezza nel ritmo del creato, ordinando e
purificando così il caos e la molteplicità del nostro essere, ha appunto il compito di
proporre una riflessione sull’uso del nostro tempo e Carnevale ne rappresenta un
aspetto.
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