IL NIGER
Generalità
Privo di accesso al mare, è limitato a Sud Ovest dal grande fiume Niger che gli dà il nome.
Tipico esempio di Stato sorto artificialmente dalla spartizione coloniale e divenuto
indipendente nel 1960, il Niger corrisponde all'omonimo ex territorio dell'Africa Occidentale
Francese.
Condizionato dalla siccità, presenta un territorio complessivamente desertico (ben l'86%), con il
massimo del popolamento concentrato nella parte sudoccidentale della regione.
Ecologicamente fragile, il Niger appare sprovvisto anche di vie di comunicazione moderne e di
risorse esportabili, presentandosi come il Paese che, nell'area, versa nelle condizioni più
critiche.
Nonostante i tentativi degli anni Settanta del Novecento per uscire dal sottosviluppo grazie allo
sfruttamento dell'uranio, a partire dagli anni Ottanta l'assottigliamento delle rendite minerarie
ha reso la sopravvivenza economica del Paese dipendente dagli aiuti internazionali e dall'esito
delle trattative sulla riduzione del debito estero.
Territorio: geografia fisica
Dal punto di vista morfologico il territorio del Niger non è molto accidentato. Le sue superfici
sono per lo più pianeggianti e gli unici rilievi si trovano nella regione sahariana.
Pianeggiante è tutto il Niger meridionale, che soprattutto si abbassa in corrispondenza della
vasta subsidenza del Ciad a Sud Est, della depressione solcata dal fiume Niger a Sud Ovest.
Lunghe vallate fossili, testimoni di un'idrografia un tempo vigorosa, si dipartono dall'Aïr
svolgendosi verso le due depressioni sopracitate; tra queste vallate, ancora caratterizzate dalle
tracce di un'attività erosiva in ambiente non arido, una delle più marcate è quella dell'Azaouak,
che solca le discese, spesso ciottolose, di Talak e tende verso il corso del Niger. In
corrispondenza di queste antiche valli fluviali si trovano le oasi, numerose soprattutto nella
sezione orientale dove si hanno affioramenti di falde acquifere alimentate dall'altopiano del
Djado.
Il fiume Niger, uno dei massimi fiumi africani, che attraversa però solo marginalmente il Paese
per circa 500 km, in gran parte navigabili.
Il clima varia da Nord a Sud in rapporto alla diversa penetrazione delle masse d'aria atlantica
provenienti dal golfo di Guinea. Le due stagioni sono marcatamente caratterizzate in tutto il
Paese (quella secca va da ottobre a giugno, quella piovosa interessa soprattutto luglio e
agosto) ma nella zona sahariana la stagione delle piogge è breve e quasi insensibile, divenendo
via via più rilevante verso Sud.
Nel Niger settentrionale in certe annate possono completamente mancare le precipitazioni, e in
ogni caso vi è un'irregolarità nel regime delle piogge che ogni tanto, forse ciclicamente,
determina situazioni critiche nel Paese.
Territorio: ambiente
Con il mutare delle precipitazioni, muta anche l'ambiente vegetale, che forma successive fasce:
dalle rade savane arborate nel Sud della regione, si passa progressivamente alla steppa nel
centro e al deserto a Nord.
Nella regione sahariana la vegetazione scompare quasi del tutto: riappare solo nelle oasi, dove
si ritrovano tutti gli aspetti vegetali, legati all'attività umana, propri delle zone desertiche
(palme da dattero, colture orticole ecc.).
La fauna rispecchia l'ambiente vegetale e nel deserto l'animale più comune è certamente il
cammello, ma è possibile imbattersi anche in gazzelle e fennec.
Se nel resto del Paese la fauna è scarsa (solo qualche ippopotamo e qualche giraffa),
spostandosi verso il Parco Nazionale, lo spettacolo cambia e la natura si mostra in tutti i suoi
aspetti migliori: qui infatti vivono animali di ogni genere, elefanti, antilopi, leoni, leopardi,
ghepardi e innumerevoli varietà di uccelli.
Il principale problema ambientale del Niger è il progressivo aumento della desertificazione,
causato principalmente dal disboscamento e dall'uso intensivo delle terre da pascolo.
Economia: agricoltura, allevamento e pesca
La superficie territoriale è naturalmente sfruttabile solo in aree assai esigue e circoscritte.
L'estrema fascia meridionale è l'unica a essere coltivabile senza irrigazione e perciò è destinata
essenzialmente all'agricoltura; la zona saheliana centrale è adibita in prevalenza
all'allevamento, peraltro nomadico; infine il Nord per la mancanza pressoché totale di
precipitazioni consente solo le colture nelle oasi: cereali, ortaggi, palme da dattero.
Fra le coltivazioni cerealicole tradizionali spiccano il miglio e il sorgo; lungo il Niger è stata
anche introdotta con discreto successo la risicoltura. Altre coltivazioni alimentari molto
importanti sono la manioca e la patata, nonché vari ortaggi come cipolle, pomodori ecc.
Il principale prodotto commerciale è invece costituito dalle arachidi, peraltro in netta
diminuzione rispetto al passato; è praticata una modesta cotonicoltura (coltivazione del
cotone).
L'allevamento, benché frenato dalla scarsità di acqua, avvia carne e pelli all'esportazione;
predominano gli ovini e i caprini, seguiti dai bovini e dai volatili da cortile. § Scarso rilievo, ha
invece la pesca, che viene praticata nel lago Ciad e lungo i fiumi Niger eKomadugu.
Economia: commercio e comunicazioni
Il commercio interno si svolge ancora in gran parte in modo tradizionale, tra nomadi o
seminomadi e sedentari; è comunque molto limitato.
Quanto agli scambi con l'estero il Niger esporta soprattutto uranio e per il rimanente animali,
prodotti provenienti da animali (carni, cuoio e pelli), arachidi e suoi derivati, mentre importa in
prevalenza macchinari, veicoli, prodotti petroliferi, tessuti; la bilancia commerciale ha in genere
passivi abbastanza contenuti. L'interscambio si svolge tuttora con Stati Uniti, Francia e
Nigeria. Le vie di comunicazione sono inadeguate: mancano le ferrovie e le strade sono sterrate
e pericolose.
I commerci con la Francia
Senza l’oro grigio del Niger la Francia rimarrebbe al buio.
Nessuno più della Francia si affida all’energia atomica. Ben il 75% della sua elettricità
deriva dai 58 reattori sparsi per il Paese.
Areva, leader
mondiale
dell’industria
nucleare,
controllata
per
l’87%
dal
governo
transalpino, ne assicura la gestione e l’approvvigionamento.
L’Europa non possiede riserve uranifere sufficienti a sostenere questa potenza, per questo
motivo Areva è sbarcata in mercati inesplorati come il Niger in tempi non sospetti. Le
attività estrattive sono cominciate nel lontano 1969 e oggi l’ex colonia francese è il quarto
produttore mondiale di uranio, dietro Australia, Kazakistan e Canada.
In Niger, Areva, possiede due terzi della grande miniera di Somair e un terzo di quella di
Cominak, che, con 4500 Kg di uranio, garantiscono più di un terzo della produzione di
uranio della compagnia (il Kazakistan è il primo fornitore di uranio di Areva). Nel 2008 uno
studio commissionato dal Parlamento di Parigi ha rivelato che un reattore francese su 5
viene alimentato grazie alle riserve del Niger (studi indipendenti di alcune ONG con base
nel Paese africano giungono ad affermare che il vero dato sia di 1 su 3).
Il 31 dicembre 2013 sono scaduti i contratti decennali per lo sfruttamento delle risorse
uranifere e Areva non può permettersi di perdere un partner economico e strategico di tale
importanza . Questa volta il Presidente dello stato chiede degli accordi più giusti, che
ridistribuiscano le ricchezze del sottosuolo sahariano. Secondo Oxfam France, tra il 1970 e il
2010, le miniere di Somair e Cominak hanno infatti procurato ricavi per 3,5 MLD €, dei quali
solo 459 milioni, il 13%, sono giunti nelle casse nigerine.
A Niamey, la capitale, e ad Arlit, capoluogo della regione uranifera del Nord, le
manifestazioni a sostegno del governo si susseguono da ottobre. In tutta risposta, Areva,
che afferma di aver lasciato al Paese l’80% della ricchezza estratta, ha chiuso il sito di
Somair, ufficialmente per motivi di manutenzione, iniziando in questo modo un vero e
proprio braccio di ferro col governo nigerino, intenzionato a far valere i propri diritti e ad
aumentare le royalties dal 5,5% al 12%. Il Presidente non può rischiare di perdere un
investitore di livello internazionale che nel 2015 aprirà, vicino alla città di Imouraren, la più
grande miniera di uranio d’Africa.
Nel
frattempo
i
venti
del terrorismo
islamico soffiano
dal
vicino
Mali,
mentre
la
Cina continua la sua opera di penetrazione commerciale in Niger.
Nel marzo 2011 la costruzione da parte dei cinesi del Ponte di Amicizia Cino-nigerino sul
fiume Niger segnava l’inizio di un fruttuoso rapporto tra i due Paesi fondato sullo scambio
di materie prime, in particolare l’uranio, e su politiche di welfare.
Nel 2013 Pechino ha costruito nella capitale Niamey uno dei più moderni ospedali del
Continente Nero e si appresta a costruire un terzo ponte sul fiume.
Nella gestione di questa crisi, solo apparentemente commerciale, il governo francese
dovrebbe uscire dall’imbarazzo e riconoscere l’importanza geopolitica del Niger per la
propria autonomia energetica. Questo come primo passo per costruire un rapporto
egualitario con la vecchia colonia, fondato su reciproci interessi macroeconomici e sul
rispetto della sovranità del suo popolo
L’oro
L'economia
nigerina
si
regge
sull'agricoltura,
sull'allevamento
del
bestiame
e
sull'abbondante estrazione dell'uranio e, più ancora, dell'oro: di quest'ultimo è stata
scoperta, nel 2004, una turgida, prodigiosa vena nelle viscere della collina Samira,
circoscrizione di Tera, che ha arricchito più che la gente le casse dello Stato.
Per il trasporto del prezioso minerale è stata costruita, negli anni 70 e 80, un'autostrada
subito battezzata Uranium Highway che dai cunicoli delle miniere sbuca fuori alla periferia
della capitale Niamey.
Storia
Il primo impero della zona che si possa identificare fu quello di Kanem-Bornu, che fiorì tra il
X e il XIII secolo e ricomparve brevemente nel XVI secolo. In questo periodo le tribù hausa
si trasferirono dalla Nigeria al Niger, ben presto seguite dai djerma, discendenti dei
songhaï. I sultani di queste tribù costruirono gli imperi commerciando in oro e schiavi. Il
Niger fu considerata provincia di proprietà esclusiva dei sultani fino al 1898, anno in cui i
francesi iniziarono la conquista del paese. Alla fine del XIX secolo, la siccità fece innalzare
il prezzo del sale che venne smerciato alla pari con l'oro, e il Niger ne ebbe grandi benefici.
Nel 1991 fu redatta una nuova costituzione che favoriva il pluralismo politico. Saïbou
dovette lasciare la carica di presidente e venne creato un governo di transizione guidato
da André Saifou. Nel 1993 Mohamane Ousmane divenne presidente. Nelle zone abitate dai
tuareg continuarono i disordini, nonostante i tentativi del nuovo governo di raggiungere
una soluzione pacifica. Diversi gruppi di tuareg giudicarono inaffidabile il nuovo governo,
ritennero che i negoziati non avrebbero portato alcun beneficio e proseguirono la lotta
armata. Ma nel 1995 fu stipulato un cessate-il-fuoco fra lo stato e alcuni gruppi tuareg
ribelli, accordo al quale poi aderirono anche altri gruppi più duri. Nel 1996 Ibrahim Baré
Mainassara rovesciò Ousmane con un colpo di stato, la costituzione fu sospesa, il
parlamento venne sciolto e i partiti politici vietati. In seguito Mainassara reintrodusse la
costituzione e nel mese di luglio si svolsero altre elezioni presidenziali. Le vinse
Mainassara, con evidenti brogli; vi furono scioperi di massa degli operai, irrequietezza
politica, banditismo, povertà diffusa, mentre la rivolta dei tuareg proseguiva.
Il problema della siccità e della malnutrizione, con scorte di cereali al limite
dell'esaurimento sono particolarmente gravi nella zona di Zinder. Per fronteggiare questa
situazione estremamente insicura tra il 15 maggio e il 15 giugno 2001 il World Food
Programme ha distribuito 430 tonnellate di miglio a più di 7000 bambini in età scolare e
alle loro famiglie. I poveri tuareg ricevono però solo una piccola parte degli aiuti economici
che vengono loro promessi, e questo spiega l'instabilità e la disperata povertà che
affliggono il Niger. Ogni anno, infatti, migliaia di africani del Niger si mettono in viaggio
verso la Libia nell'illusione di trovare un lavoro o anche di entrare clandestinamente in
Europa. Ma nella maggior parte dei casi quel che li attende, durante l'attraversamento del
deserto, è la morte; anche se di queste tragedie, spesso, le autorità libiche non danno
notizia.
Il 25 aprile 2003 il paese ha festeggiato otto anni di pace, frutto del primo accordo siglato
il 24 aprile 1995 con i tuareg ribellatisi nel nord del Sahel.
Le trattative che hanno reso possibile una pace duratura erano proseguite ad Algeri il 28
novembre 1997, rafforzate da un ulteriore accordo sottoscritto a N'Djamena il 21 agosto
1998. L'anniversario della firma dell'accordo del 1995 è divenuto una giornata di festa,
chiamata Journée de la Concorde, durante la quale in ogni parte del paese viene
espressa in tutta la sua molteplicità la diversità culturale del Niger, nata dalla
mescolanza di più popoli e culture.
DATI UMANI DALL'UNICEF
La Repubblica del Niger è uno dei paesi più poveri al mondo. Al secondo posto nella
graduatoria mondiale della mortalità infantile, e al penultimo in quella dello sviluppo
umano. Se in passato l'economia del Niger si basava sul commercio dell'uranio, di cui
è il maggior fornitore al mondo, oggi il prezzo di questo minerale ha subìto un crollo
vertiginoso sul mercato mondiale e non è più fonte di crescita economica.
Il 90% della popolazione si dedica all'agricoltura e alla pastorizia di sussistenza,
frequentemente danneggiate dalle gravi e persistenti siccità che si abbattono da oltre
20 anni nel Sahel africano.
Erosione e desertificazione stanno avanzando a rapidi passi, minacciano le risorse
idriche e le poche terre coltivabili costringendo le popolazione a sfruttarle all'eccesso,
impoverendole, e contribuendo alla grave crisi economica che vive il paese.
Il 63% della popolazione del Niger vive al di sotto della soglia di estrema povertà, e i
due terzi sono donne.
Forte è la differente condizione di donne e uomini in termini di salute, istruzione,
alfabetizzazione, aggravata dal fatto che all'alto tasso di fertilità femminile (6,7%) si
associa un livello di mortalità materna al parto molto elevato e un tasso di mortalità
dei bambini elevatissimo: più di un bambino su quattro muore entro il quinto anno
d'età. Il 4o% dei bambini soffre di malnutrizione e di ritardi nella crescita e si continua
a morire per malattie dovute al consumo di acqua infetta - quali la diarrea, il tifo e
l'epatite A e per altre malattie prevenibili con le vaccinazioni, quali il morbillo, la
tubercolosi, il tetano e la poliomelite, e ovviamente per la malaria, che in certe regioni
ha una forte incidenza.
Tuttavia, grazie alla forte azione dell'UNICEF e dei suoi partner, tra il 1999 e il 2004 tra
il 6o e il 74% dei bambini sono contro le principali malattie prevenibili e si sta
diffondendo l'uso delle zanzariere per la prevenzione della malaria, in primo luogo per
le madri e per i bambini oltre alla profilassi per i bambini sotto i 5 anni colpiti da
questa malattia, che nel 2004 ha raggiunto il 47% dei bambini sotto i 5 anni.
Per quanto riguarda l'istruzione, i tassi di alfabetizzazione della popolazione adulta
sono molto bassi (14%) e ad un 20% di alfabetizzazione della popolazione maschile si
contrappone un magro 9% della popolazione femminile.
L'UNICEF sta molto investendo sull'istruzione e oggi il 45% dei bambini va a scuola,
sebbene meno di un bambino su quattro completi gli studi primari.
La povertà è una delle barriere per la scolarizzazione dei bambini, specialmente delle
ragazze. Questo fenomeno è esasperato durante i periodi di carestia, quando i
bambini spesso lasciano la scuola per aiutare le famiglie, cercando cibo, andando a
lavorare o chiedendo l'elemosina nelle aree urbane.
A questo quadro molto difficile si è aggiunta l'infestazione di cavallette del 2oo5 che in
certe regioni hanno distrutto il 1oo% dei raccolti producendo una situazione di
insufficienza alimentare per circa tre milioni e settecento mila nigerini, più di un terzo
della popolazione totale.
Il paese si trova in una condizione di grave emergenza. L'UNICEF è in azione, ma ha
bisogno di sostegno finanziario.
-PROBLEMI SOCIALI
Il problema della schiavitù in Niger continua ad alimentare polemiche a livello internazionale. Il
Dipartimento di Stato americano recentemente ha preso una netta posizione contro questo
crimine dichiarando che il governo guidato da Tandja Mamadou non ha fatto passi avanti per
debellare lo sfruttamento della schiavitù e della tratta delle donne.
I continui proclami del governo di Niamey contro il traffico di schiavi, alla luce dei recenti
avvenimenti, nutrono molti dubbi sulla reale volontà dell’esecutivo di voler eliminare
definitivamente il problema della schiavitù che è da sempre diffusa in questa zona dell’Africa.
All’inizio del mese di marzo un capo tribù del villaggio di Ates, vicino al confine con il Mali nella
parte ovest del Niger, aveva ricevuto inizialmente l’ordine dal Governo di liberare più di 7.000
schiavi che ancora vivevano imprigionati in quella zona. Dopo aver organizzato una cerimonia
per celebrare il 5 marzo la loro liberazione il Governo ha cambiato nettamente posizione in
prossimità della data del rilascio arrivando a minacciare il capo tribù che se avesse eseguito il
precedente ordine concordato anche con l’organizzazione Timidria, un organizzazione che
tutela i diritti dell’uomo in Niger, avrebbe rischiato l’incarcerazione.
Il cambiamento della posizione governativa è stato dovuto al timore che la cerimonia avrebbe
attirato un attenzione pubblica internazionale sul problema della schiavitù nel paese, visto che
il Governo nega il fatto che esistano schiavi in Niger, aumentando la pressione svolta
dall’Organizzazioni pacifiste internazionali per un azione forte e rapida per risolvere
definitivamente il problema. Questa situazione mostra come tale crimine sia ancor ben lontano
dal venire sradicato da questa zona dell’Africa, dove anche altri paesi come Mali e Mauritania
ne sono afflitti. Tutto ciò accade mentre le Nazioni Unite proclamano il 2005 come l’anno
internazionale per commemorare la scomparsa della schiavitù.
Nel 2003 l’attuale governo aveva dichiarato che chi avrebbe continuato a perpetrare la
schiavitù sarebbe andato incontro anche al rischio di una condanna di 30 anni di prigione, ma
le continue contraddizione nei rapporti con i popoli di diverse etnie presenti sul territorio che
adottano la tratta degli schiavi, come i Tuareg, e la lentezza nell’adottare provvedimenti per
paura di ritorsioni armate dei gruppi indipendenti ha sempre intimidito l’azione del Governo. I
membri del popolo Tuareg, per mostrare il buon stato di salute e il non maltrattamento dei loro
schiavi, hanno concesso più volte ispezioni nelle proprie zone a componenti dei gruppi
internazionali per la tutela dei diritti umani e ad membri della commissione del Governo per la
tutela del cittadino. Inoltre i Tuareg hanno promesso il rilascio degli schiavi utilizzati nei lori
villaggi al più presto, sempre che ci siano le condizioni politiche per realizzarlo ed il Governo
garantisca loro l’autonomia. Nonostante i propositi di buona volontà, i membri delle Nazioni
Unite facente parte della Commissione per la difesa dei diritti umani sono convinti che questo
giorno sia ancora ben lontano.
Bambini schiavi nel Niger
Secondo le ultime stime di un gruppo che lotta per i diritti e la liberazione degli schiavi
chiamato Timidria, ad oggi sono presenti in Niger ben 43.000 persone tra uomini e donne che
sono ridotte in schiavitù (circa uno ogni 288 abitanti). Questo aspetto desta molta
preoccupazione se si pensa che dal maggio del 2003 la schiavitù è stata ufficialmente bandita
dal Niger e considerata illegale. Il Niger è una nazione senza sbocco sul mare ed il suo sviluppo
economico, agli ultimi posti per incremento annuo del P.I.L. nazionale, procede così lentamente
anche a causa del persistere della schiavitù.
La maggior parte delle persone che finiscono per diventare schiavi sono soggetti a rapimenti,
torture e violenze fisiche. Molte persone sono nate in regime di schiavitù fin dalla nascita e qui
hanno trascorso la maggior parte della loro vita passando dal lavoro nelle fattorie al prestar
servizio come domestico presso persone ricche.