INDICE 1 RIPRISTINO CONFIGURAZIONE DI SISTEMA Panoramica 4 GOOGLE HACKING Difficoltà: PRINCIPIANTE 6 SPAMMING E MAILBOMBING Difficoltà: PRINCIPIANTE LE VENTI VULNERABILITÀ PIÙ CRITICHE PER LA SICUREZZA IN INTERNET (19^ PARTE) 9 Difficoltà: INTERMEDIA RIPRISTINO CONFIGURAZIONE DI SISTEMA Panoramica L'utilità di Windows “Ripristino configurazione di sistema” consente, in caso di problemi, di ripristinare il sistema operativo, riportandolo a una configurazione precedente sicuramente funzionante, senza che vengano persi i dati personali. Tale utilità monitora attivamente le modifiche apportate ai file di sistema, e ad alcuni file di applicazione, memorizzando o archiviando le versioni precedenti alla modifiche. In aggiunta, è sempre possibile creare manualmente ulteriori punti di ripristino. In caso di un grave problema del sistema operativo è possibile usare “Ripristino configurazione di sistema” per ristabilire il funzionamento ottimale del sistema operativo. Gli utenti amministratori hanno la facoltà di creare punti di ripristino manuale (Figura 1). Per farlo devono selezionare: Start → Programmi → Accessori → Utilità di sistema → Ripristino configurazione di sistema e, nella finestra che si attiva, scegliere: Figura 1 Crea un punto di ripristino, fare clic su Avanti, immettere una descrizione e fare clic su Crea. Se il sistema operativo dovesse successivamente presentare problemi, sarà possibile tornare ad un punto di ripristino precedente, attraverso una procedura guidata. L’operazione è eseguita attraverso la stessa applicazione utilizzata per la creazione dei punti, scegliendo nella prima schermata la voce Ripristino configurazione di sistema e premendo il pulsante Avanti. Figura 2 La seconda schermata (figura 2), permette di scegliere il punto di ripristino. Un calendario sulla sinistra mostra in grassetto le date di creazione dei punti di ripristino (figura 3). Scegliendone una, compare l’elenco di quelli selezionabili. Cliccando su uno di questi e su Avanti, parte il processo che riavvia il computer e che si conclude con il messaggio di Ripristino completato. In base all'impostazione predefinita, l’utilità Ripristino configurazione di sistema genera automaticamente un punto di ripristino ogni giorno, durante la fase di avvio del computer. Inoltre, vengono creati ulteriori punti di Figura 3 ripristino prima dell’installazione di applicazioni o driver, dell’aggiornamento del sistema operativo, del ripristino di backup. Per disabilitare la generazione automatica dei punti di ripristino è sufficiente 1 cliccare col pulsante destro del mouse sull’icona Risorse del computer, selezionare la voce Proprietà (oppure Start→Pannello di Controllo→Sistema→Ripristino configurazione di Sistema) e spuntare l’apposita casella nella scheda Ripristino configurazione di sistema. In questa finestra, tra le varie opzioni, è possibile stabilire anche la percentuale della quantità dell’hard disk da destinare all’utilizzo dell’applicazione (figura 4), da un minimo del 2% fino ad un massimo del 12 %. D’altro canto, però, se l’utilizzo di questa applicazione svolge un’interessante funzione mirante a reinstallare una versione del sistema operativo sicuramente funzionante, si consideri anche che, il processo porta ad un dispendio di memoria sia sull’hard disk in quanto il servizio di Ripristino di Configurazione di Windows utilizza una cartella dove mette man mano le varie snapshot fatte nel tempo. La cartella in questione è di sistema e si trova di Figura 4 solito nella root del disco fisso C nella directory: c:\System Volume Information Qui dentro vengono immagazzinate le varie "snapshot" fatte al sistema, quindi registro, librerie di sistema e così via. Sebbene l’Utilità di ripristino di sistema rappresenti uno degli strumenti di sicurezza a disposizione degli utenti Windows, la finalità di questo articolo è quella di mettere in luce come essa possa interferire con l’attività dei comuni software antivirus ed antispyware. I problemi sono essenzialmente due: 1. possibile ripristino di configurazioni compromesse: ipotizziamo che su una macchina infetta venga creato un punto di ripristino e venga successivamente ripulita , con una normale scansione antivirus, dai codici malevoli presenti; nel momento in cui si tornerà al vecchio punto di ripristino ci si ritroverà con la macchina infetta, vanificando, senza probabilmente rendersene conto, la pulizia effettuata. 2. occultamento di codici malevoli nella cartella c:\System Volume Inormation: alcuni virus o trojan potrebbero copiarsi in questa cartella che, essendo bloccata dal sistema operativo, non risulta accessibile o modificabile dai programmi antivirus; la sola cosa che il programma antivirus può fare è rilevare la presenza dei codici malevoli, ma quando tenterà di cancellare i malware, il programma visualizzerà l’errore di “cancellazione non riuscita, in quanto file protetto o in uso”. 2 Il consiglio, a questo punto, è disabilitare la funzione: i passi che seguono mostrano come bisogna fare per raggiungere questo obbiettivo: spuntare la casellina presente nella schermata che appare seguendo: Start → Pannello di Controllo → Sistema → Ripristino configurazione di Sistema (figura 4) (attenzione, perché così facendo saranno cancellati tutti i punti di ripristino, precedentemente salvati) e successivamente cliccare su Applica. Qualora la postazione fosse utilizzata da più utenti e si volesse avere la certezza che nessuno di essi riattivi tale utilità, bisognerà procedere come segue: agire sul registro di sistema (figura 5) avviando l'Editor del registro di sistema (Start → Esegui... → REGEDIT) ed aprire la seguente chiave: Figura 5 HKEY_LOCAL_MACHINE\SOFTWARE\Policies\Microsoft\WindowsNT\SystemRestor Qualora la chiave SystemRestore non esistesse, provvedere a crearla (menù Modifica → Nuovo → Chiave) assicurandosi di posizionarla all'interno di: HKEY_LOCAL_MACHINE\SOFTWARE\Policies\Microsoft\WindowsNT Selezionare quindi la chiave SystemRestore, quindi scegliere il menù: Modifica → Nuovo → Valore DWORD. Per fare in modo che non sia possibile avviare l'utilità Ripristino configurazione di sistema dal menù Start di Windows XP, attribuite al nuovo valore DWORD il nome DisableSR, fate doppio clic su DisableSR ed inserite il valore 1 nel campo "Dati valore". A questo punto se qualcuno deciderà di riablitare la funzione di “ripristino di configurazione” non lo potrà fare in quanto nella schermata di Sistema mancherà completamente la cartella “Ripristino configurazione di Sistema”. Si tenga presente che l'utilità continuerà ad operare così come è stata configurata nella scheda "Ripristino configurazione di sistema", contenuta nella finestra Sistema del Pannello di controllo: impostando ad 1 il valore DWORD DisableSR verrà esclusivamente inibito l'accesso al programma. Per ripristinare la situazione iniziale è sufficiente cancellare il valore DWORD DisableSR od impostarne il campo "Dati valore" a 0. Per quanto riguarda invece, la possibilità di effettuare delle copie di backup, esistono 3 in commercio numerosi programmi che sono in grado di replicare l’immagine esatta del sistema operativo con tutti i dati fino a quel momento inseriti, copiandolo su un file o su un dispositivo removibile come CD o DVD. Il consiglio prima di effettuare le copie di backup, che potranno risultare utilissime nel caso di avaria al sistema operativo, è quello di assicurarsi che il “sorgente” sia privo di errori di sistema e soprattutto esente da virus o malware di ogni genere, per fare questo si agisca nel modo seguente : 1. scollegarsi momentaneamente dalla rete; 2. cancellare tutti i file derivanti dalla navigazione in Internet (cookie, temporary file etc.); 3. riavviare il sistema operativo in modalità provvisoria, per far si che il controllo avvenga anche in quelle cartelle normalmente bloccate perchè in uso dal sistema operativo; 4. effettuare lo scan con un programma antivirus aggiornato; 5. effettuare lo scan con un programma antispyware aggiornato; 6. ripetere i punti 4 e 5 riavviando il sistema operativo in modalità normale; 7. effettuare il defrag del device/file da copiare e successivamente procedere con la copia. GOOGLE HACKING Difficoltà: PRINCIPIANTE Normalmente l’uso che si fa dei motori di ricerca come Google, Altavista, Virgilio etc., consiste nel digitare una o più parole chiave nella apposita finestra e successivamente avviare la ricerca nell’intero web o solo limitato ai siti in lingua italiana. Ma non tutti sono a conoscenza che la ricerca può avvalersi degli “operatori di ricerca”, capaci di settorializzarla verso specifici scopi. Un fenomeno che si sta diffondendo ormai dallo scorso anno è quello conosciuto come : “Google Hacking”, questo permette di compromettere siti web e soprattutto raccogliere informazioni e dati sensibili. Per poter mettere in pratica questa nuova minaccia, bisogna conoscere l’utilizzo delle funzioni avanzate (operatori) di Google (http://www.google.com/help/operators.html): l’uso di questi operatori, presi singolarmente o combinati tra loro, può produrre risultati molto interessanti per un malintenzionato alla ricerca di informazioni e vulnerabilità. Questa minaccia risulta direttamente proporzionale alla crescita del motore di ricerca: Google, per esempio, è diventato un vero è proprio archivio della rete, con un database di riconoscimento di pagine html che si dirige inesorabilmente verso quota 4 10 miliardi. I suoi robot sono capaci di riconoscere e memorizzare documenti Web, file personali, documenti in Word, Excel etc., così come password, elenco utenti e tutte quelle informazioni sensibili che per imperizia o noncuranza non vengono protetti. Di seguito riportiamo alcuni esempi degli operatori più comuni : • • • • • • site: trova il termine ricercato soltanto nel sito specificato (es. site:www.difesa.it bollettino) filetype: trova soltanto documenti con l'estensione indicata (es. filetype:ppt) link: trova tutti i siti che hanno un link al termine ricercato cache: visualizza la copia cache archiviata da Google della pagina ricercata intitle: cerca tutte le pagine web che contengano nel titolo il termine ricercato inurl: cerca all'interno dell'URL di una pagina L’operazione di usare più operatori contemporaneamente viene sfruttata dai moderni worm, come per esempio Perl.Santy e relative varianti, un worm scritto il linguaggio Perl con all’interno la combinazione di questi operatori di Google, per ricercare tutti quei siti su cui era installato il Forum phpBB 2 e, sfruttando una vulnerabilità del codice PhP, cambiare tutte le homepage. Ma l’uso indiscriminato di questi operatori è sfruttato principalmente dagli hacker alla ricerca di informazioni (a costo zero) che gli amministratori di server web lasciano involontariamente a disposizione: proprio questa mancanza di sicurezza ha portato a coniare in rete un nuovo termine conosciuto come GoogleDorks. Questo è un termine che unisce Google a dork (in inglese = persona stupida), e serve per identificare chi rende disponibili inavvertitamente o per imperizia via web dati sensibili, come numeri di carte di credito e password. Esiste anche un database (GHDB = Google Hacking Database), disponibile in rete, composto (al momento) di 903 stringhe suddivise in 14 categorie, dove è possibile trovare veramente di tutto, come elenchi di password, elenchi di vulnerabilità dei sistemi operativi, directory con dati sensibili ed addirittura alcune stringhe possono riportare immagini di Web cam o di videocamere digitali che riprendono scene di vita da uffici, aziende o fabbriche. Al momento i produttori che trattano sicurezza cominciano ad avvertire questo problema, ed il primo prodotto nato per contrastare questo fenomeno è il programma chiamato “SiteDigger 2.0” della Foundstone.inc, una divisione della McAfee, il quale controlla se sul sito non ci sono vulnerabilità oppure se sono visibili dall’esterno dati sensibili o riservati. Si consiglia a tutti i gestori di siti Web di porre maggiore attenzione alla configurazione del file robots.txt , che permette di comunicare ai motori di ricerca quali sono i file/directory o le pagine da escludere dall’indicizzazione. 5 SPAMMING E MAILBOMBING Difficoltà: PRINCIPIANTE Spamming e mailbombing sono due tecniche usate per creare disservizi nelle caselle di posta elettronica che, nei casi più estremi, possono causare perdita di dati, oppure l’inutilizzabilità delle casella di posta od il sovraccarico della linea. I vari accorgimenti usati per reagire a queste due tecniche sono molteplici, ma non risultano molto efficaci, pertanto la soluzione migliore rimane la prevenzione. Infatti una controllata divulgazione del proprio indirizzo di posta elettronica combinata ad un buon filtraggio, dovrebbe ridurre drasticamente questo fastidio. Lo spamming indica quell’azione per cui viene inviata una e-mail non desiderata ad una persona o ad un gruppo di persone, con scopi promozionali o pubblicitari. In particolare viene definito “atto di spamming” : - - inviare, in un forum oppure in un newsgroup, un messaggio senza nessuna relazione con il tema discusso, a scopo provocatorio o commerciale; utilizzare la messaggeria interna di Windows in modo che sulla postazione dell’utente compaiano finestre di dialogo contenenti generalmente messaggi pubblicitari; registrare qualcuno in una qualsiasi mailing list, senza essere in possesso dell’autorizzazione e/o impedirgli di annullare la registrazione. Più in generale, lo spamming può essere definito come “l'impiego abusivo di un sistema di posta elettronica o di trattamento automatico di dati, destinato ad esporre deliberatamente e in modo genericamente ripetuto tutto o parte dei suoi utenti, con messaggi o contenuti non pertinenti e non richiesti, normalmente chiamati "spams", sfruttato per confondere con messaggi o contenuti solitamente scambiati o ricercati dagli utenti stessi”. Il supporto utilizzato conta poco (posta, instant messenger, SMS, forum, motore di ricerca, ecc.), come il numero di messaggi inviati dallo spammer. Lo spamming si compone spesso da una parte di spammer, di una o più pratiche generalmente riconosciute come illegali a livello mondiale (furto d'identità, raccolta sleale di dati personali, contraffazione di marchio, frode, ostacolo volontario ad un sistema), ma queste pratiche sono da considerarsi circostanti aggravanti e non caratteristiche intrinseche dello spamming. In rete, inoltre, esistono dei termini che indicano quei personaggi che sfruttano questa tecnica ognuno con una variante diversa, ricordiamo : - Junk Mailers - chi invia annunci commerciali non richiesti; - Mailbombers - chi invia un' enorme quantità di posta per inondare le mailbox di altri utenti, costringendoli a sprecare molto tempo nel tentativo di smaltirla; 6 - Forgers - chi invia messaggi ad altri inserendo il tuo nome ed indirizzo e-mail all'interno; - Nuisances - chi vuole disturbare per qualche ragione o senza ragione. La tecnica dello spamming non è dannosa ma diventa “fastidiosa” quando la quantità di posta non desiderata diventa consistente, oppure quando i temi contenuti in queste mail riguardano la pornografia o altri temi non particolarmente interessanti se non addirittura offensivi. Si pensi anche al tempo di scaricamento della posta che, in questo stato di cose, viene a moltiplicarsi con tutte le conseguenze del caso, e come poi risulti particolarmente fastidioso cancellare la posta indesiderata, con il pericolo di cancellare per sbaglio posta desiderata. Di seguito proponiamo alcuni accorgimenti da usare per limitare in qualche modo questo fenomeno cercando di gestire in modo appropriato le caselle di posta elettronica : ¾ non utilizzare mai per scopi personali, indirizzi e-mail ufficiali ricevuti dai Comandi/Enti, limitando l’uso a quello previsto; ¾ definire un account dedicato esclusivamente alle iscrizioni alle newsletters d’informazione, attivandolo da un servizio di indirizzi posta gratuito; ¾ definire un altro indirizzo gratuito per la posta di uso comune, in quanto in caso di spamming potrà essere facilmente “sacrificata”, con la possibilità di farne una completamente nuova; ¾ non rivelare, se non strettamente necessario la propria identità reale, sia su un sito Internet sia su forum di discussione, in quanto i motori di ricerca ed alcuni siti specializzati permetteranno a chiunque di effettuare una ricerca con il nome come parola e conoscere così il contenuto degli interventi, interessi e indirizzo di posta elettronica; ¾ verificare, nel limite del possibile, che il proprio indirizzo di posta elettronica non sia diffuso senza il vostro esplicito consenso; ¾ non diffondere indirizzi altrui. Quando si invia un messaggio a più persone, si metta possibilmente gli indirizzi email dei destinatari nei campi "Cci" (copia carbone invisibile, “Bcc” nei client in lingua inglese) e non "A" (destinatario) o "Cc" (copia carbone), così che ogni destinatario non abbia conoscenza dell'indirizzo di tutti gli altri (e dunque non possa recuperarli). Allo stesso modo, quando trasferiamo o copiamo in un forum un messaggio ricevuto da posta elettronica, cancelliamone gli indirizzi email eventualmente presenti nell'intestazione. Per quanto riguarda invece il mailbombing, questa è una tecnica che prevede l’invio indiscriminato di centinaia, migliaia o decine di migliaia, di messaggi di qualsiasi genere chiamati “mailbombs”, diretti ad un unico destinatario per scopi evidentemente dannosi. Questi messaggi possono essere vuoti, oppure con allegati di diverse centinaia di Kilobyte, questo a seconda se il tipo di bersaglio sia un server di posta o la saturazione di una normale casella di posta di un computer vittima. Alcuni virus come Sircam o Sobig.F hanno nel proprio threat, tra le altre cose, la 7 possibilità di praticare mailbombing, inviandosi in molte centinaia di copie alla stessa persona in tempi ragionevolmente ridotti. Alcuni consigli su come limitare il fenomeno mailbombing sono illustrati di seguito: - nel caso di ricezione di messaggi voluminosi, si arresti la ricezione dei messaggi in corso; quindi si configuri il proprio client di posta elettronica, aggiungendo una nuova regola per la posta elettronica che accetti solo e-mail con dimensioni inferiori ad alcune decine di kilobyte. Nel caso di Outlook Express il path per configurare nuove regole per la posta elettronica è : strumenti → regole messaggi → posta elettronica → nuova Il problema che potrebbe sussistere a questo punto è che un messaggio desiderato, con dimensioni maggiori di quelle configurate, possa non venir scaricato; - per ovviare al problema sopraccitato, si potrebbe usare, prima di scaricare la posta, un programmino freeware chiamato : “Magic Mail Monitor”. La funzione di questo programma è quella di verificare direttamente sul server il contenuto delle proprie mail, quindi di conseguenza scegliere quali mail scaricare e quali cancellare direttamente sul server. Si potrà così controllare da chi proviene la posta indesiderata ed eventualmente bloccare sul client mail tutti i messaggi che provengono da tale mittente. In Outlook Express il percorso per attivare questa opzione è il seguente : strumenti > regole messaggi > elenco mittenti bloccati > aggiungi L’indirizzo dello spammer potrà essere visionato nella descrizione della mail, questo però vale soltanto in alcune occasioni, in quanto gli spammer internazionali usano caselle e-mail provvisorie e quindi difficilmente rintracciabili. 8 LE VENTI VULNERABILITA’ PIU’ CRITICHE PER SICUREZZA IN INTERNET (19^ PARTE) Difficoltà: INTERMEDIA U9 Configurazioni non corrette dei servizi NIS/NFS U9.1 Descrizione Il Network File System (NFS) e il Network Information Service (NIS) sono due importanti servizi usati sulle reti UNIX. NFS è un servizio creato originariamente da Sun Microsystems, progettato per condividere file attraverso una rete tra sistemi UNIX. Anche NIS è un set di servizi che lavora come un database che fornisce informazioni di localizzazione, chiamate Map, ad altri servizi di rete come NFS. L'esempio più comune di queste Map sono i file passwd e group usati per l'autenticazione centralizzata. I problemi di sicurezza di entrambi i servizi, rappresentati dalle continue vulnerabilità scoperte nel corso degli anni (buffer overflow, DoS e autenticazione debole), fanno in modo che questi servizi siano obiettivo di frequenti attacchi. Oltre al fatto che persistono molti servizi a cui non sono state applicate tutte le patch, il rischio più alto è rappresentato da configurazioni non corrette di NFS e NIS che aprono falle di sicurezza che possono essere sfruttate e attaccate da utenti locali o remoti. L'autenticazione debole offerta da NIS nell'interrogazione delle map NIS permette agli utenti di usare applicazioni come ypcat che possono visualizzare i valori del database NIS database, o le map, e permettere di entrare in possesso del file della password. Lo stesso tipo di problemi si verificano con NFS che implicitamente accredita gli UID (user ID) e i GID (group ID) che il client NFS presenta al server e, a seconda della configurazione del server, può permettere all'utente il mount e l'esplorazione del file system remoto. U9.2 Sistemi operativi interessati Quasi tutti i sistemi Unix e Linux sono distribuiti con una versione di NFS e NIS installata e spesso abilitata per default. U9.3 Riferimenti CVE/CAN NFS CVE-1999-0002, CVE-1999-0166, CVE-1999-0167, CVE-1999-0170, CVE-1999-0211, CVE-1999-0832, 9 CVE-2000-0344 CVE-1999-1021, CAN-1999-0165, CAN-1999-0169, CAN-2000-0800, CAN-2002-0830, CAN-2002-1228, CAN-2003-0252, CAN-2003-0379, CAN-2003-0576 NIS CVE-1999-0008, CVE-1999-0208, CVE-1999-0245, CVE-2000-1040 CAN-1999-0795, CAN-2002-1232, CAN-2003-0176, CAN-2003-0251 U9.4 Come stabilire se siete vulnerabili I seguenti punti si riferiscono alle vulnerabilità del software NIS/NFS: 1. Verificate di essere al passo con le patch rilasciate dal vostro produttore. Nella maggior parte dei sistemi operativi il comando rpc.mountd -version per NFS e ypserv -version per NIS mostrerà la versione del software. Qualsiasi versione obsoleta o non aggiornata del software è da considerarsi vulnerabile. 2. Per quanto riguarda le vulnerabilità software, un approccio più completo sarebbe quello di utilizzare un vulnerability scanner aggiornato per verificare periodicamente che i vostri sistemi non contengano nuove vulnerabilità. I seguenti punti si riferiscono alla configurazione di NIS: 1. Assicuratevi che la password Root non sia conservata in una map NIS. 2. Controllate che le password degli utenti siano in accordo con i criteri di sicurezza. Per portare a termine questo compito potete utilizzare un password cracker. Attenzione: Non utilizzate mai un password cracker, neanche sui sistemi per i quali avete un accesso root, senza autorizzazione esplicita e preferibilmente scritta da parte del vostro datore di lavoro. È già accaduto che amministratori di sistema con le migliori intenzioni siano stati licenziati per aver utilizzato strumenti per la determinazione delle password senza autorizzazione. I seguenti punti si riferiscono alla configurazione di NFS: 1. Verificate se gli host, i gruppi di rete e i permessi di accesso nel file /etc/exports siano aggiornati. 2. Eseguite il comando showmount e per vedere cosa è stato esportato. Controllate se i vostri mount sono in accordo con la vostra security policy. 10 U9.5 Come proteggersi I seguenti punti si riferiscono alla configurazione di NIS: 1. Potete specificare in ciascun una lista dei server NIS a cui possono collegarsi, evitando così che altri sistemi si mascherino da server NIS. 2. Quando fate i file DBM, attivate la funzione YP_SECURE per assicurarvi che il server risponda ai client solo sulle porte che hanno i corretti privilegi. Ciò può essere realizzato usando lo switch s con il comando makedbm. 3. Inserite gli host e le reti affidabili in /var/yp/securenets usato dai processi ypserv e ypxfrd, e ricordatevi di riavviare i daemon perché le modifiche abbiano effetto. 4. Controllate sui vostri client che sulla vostra password map vi sia il valore +:*:0:0::: . I seguenti punti si riferiscono alla configurazione di NFS: 1. Quando assegnate i client nel file /etc/exports file usate indirizzi IP numerici o domi a dominio completi invece di alias. 2. Per testare la configurazione potete usare uno strumento chiamato NFSBug. I test comprendono la ricerca dei file system esportati, la determinazione di come funzionano le restrizioni di esportazione, la verifica se si possa eseguire il mount dei file system attraverso il portmapper, il tentativo di indovinare i file handle e la verifica di diversi bug che possono comportare l'accesso ai file system. ftp://coast.cs.purdue.edu/pub/tools/unix/nfsbug/ 3. Usate il file /etc/exports per limitare l'accesso al file system NFS aggiungendo i seguenti parametri: o Per evitare che i normali utenti possano eseguire mount su un file system NFS si aggiunge un parametro secure dopo l'indirizzo IP o il nome a dominio del vostro client NFS. (e.g.: /home 10.20.1.25(secure) ) o Esportare il file system NFS con i permessi appropriati. Per fare ciò aggiungete i permessi appropriati (ro per Read-only o rw for Read-Write) dopo l'indirizzo IP o il nome a dominio del vostro client NFS nel file /etc/exports (es. /home 10.20.1.25(ro) ) o Se possibile, usate il parametro root_squash dopo l'indirizzo IP o il nome a dominio del vostro client NFS. Se questo parametro è abilitato, il superuser ID root sul client NFS sarà sostituito con lo user ID nobody nel server NFS. Ciò significa che l'utente root sul client non può più accedere o modificare file che solo root del server può accedere o modificare, evitando che il primo ottenga privilegi superuser sul server. (es: /home 10.20.1.25(root_squash)) o Una gamma completa di parametri è disponibile sulla pagina principale di /etc/exports. http://www.netadmintools.com/html/5exports.man.html 4. Su sistema operativo Solaris attivate la funzione di Port Monitoring, aggiungendo la linea set nfssrv:nfs_portmon = 1 sul file /etc/system. 11 I sistemi Linux negano per default la connessione a client NFS che usano porte che non hanno i corretti privilegi. Considerazioni generali su NIS e NFS: 1. Controllate le policy del vostro firewall e assicuratevi che siano bloccate le porte non necessarie, come anche la porta 111 (Portmap) e la porta 2049 (Rpc.nfsd). Permettete inoltre l'accesso ai server NIS e NFS solo ai client autorizzati. Si può anche applicare una misura locale restringendo l'accesso attraverso tcp_wrappers, disponibile su http://sunsite.cnlab-switch.ch/ftp/software/security/securityporcupine.org/. Nel vostro file etc/hosts.allow indicate il servizio e gli IP autorizzati ad accedere al servizio (es. portmap: 10.20.1.1/16 per permettere alla rete 10.20.0.0 di accedere al servizio portmap). Dovreste inoltre includere nel file /etc/hosts.deny il servizio e gli IP che NON sono autorizzati ad accedere al servizio (es: portmap: ALL, che negherà l'accesso a tutti gli indirizzi IP non inclusi in /etc/hosts.allow). Portmap è un servizio per cui è importante bloccare gli accessi non necessari, poiché è uno dei servizi che opera tramite NFS. 2. Considerate la possibilità di usare NFS su un protocollo sicuro come SSH. Un buon punto di partenza è http://www.math.ualberta.ca/imaging/snfs/. 3. Applicate tutte le patch o gli aggiornamenti forniti dal vostro produttore per i server NIS e NFS. Per maggiori informazioni sull'hardening della vostra installazione UNIX, consultate la UNIX Security Checklist del CERT. 4. Disabilitate i daemon NFS e NIS su tutti i sistemi che non sono specificatamente designati ed autorizzati ad essere server NFS e/o NIS. Per fare in modo che questa modifica non sia capovolta, potrebbe essere saggio rimuovere del tutto il software NFS e/o NIS. 12