i classici della sociologia
Collana diretta da Alessandro Ferrara
Alfred Schutz
Fare musica insieme.
Uno studio sulle relazioni sociali
A cura di Donatella Pacelli
Armando
editore
Indice
Introduzione7
di Donatella Pacelli
Fare musica insieme.
Uno studio sulle relazioni sociali35
di Alfred Schutz
Nota bio-bibliografica73
Introduzione
7
1. Alfred Schutz (1899-1959) è uno dei maggiori
esponenti di quell’orientamento sociologico che matura a contatto con la fenomenologia husserliana, trattenendo il grande insegnamento della sociologia comprendente di Weber. Certo è che Schutz interpreta in
maniera originale i suoi maestri e molti dei suoi scritti
lo dimostrano efficacemente. Fra questi, Making Music
Together. A study in Social Relationship1, uno dei saggi più
suggestivi dell’autore, ma anche lo scritto che testimonia lo sforzo di Schutz di riscrivere la grammatica della
relazione sociale, tracciando al contempo una strada di
grande interesse per gli studi sulla comunicazione.
Questo breve saggio, pubblicato dall’autore sulla
«Social Research» nel 1951 e poi inserito nel secondo
volume dei Collected Papers, appartiene all’opera più matura di Schutz e esplicita bene l’oscillazione della riflessione degli anni americani tra pure theory e applied theory.
Il quadro teorico di riferimento rimane quello sviluppato nelle opere più note. E da lì occorre ripartire per
comprendere la continuità del discorso di Schutz e gli
elementi di originalità, di merito e di metodo, che inserisce in questa fase del suo pensiero per avviare una
nuova ricerca sulla struttura dell’interazione
L’importanza dell’opera di Alfred Schutz è andata
9
Introduzione
sempre più consolidandosi, soprattutto a seguito della crisi che negli anni ’70 ha investito i grandi sistemi
sociologici. In quel contesto, gli studi volti a evidenziare le miopie insite nella rinuncia ad interrogarsi sul
senso profondo nella vita quotidiana2 hanno trovato
nello studioso viennese un sicuro punto di riferimento.
I suoi insegnamenti hanno aiutato a individuare con
precisione il rischio racchiuso, tanto negli orientamenti
di tipo strutturalfunzionalista quanto in quelli di ispirazione marxista, nel momento in cui viene assunto acriticamente quanto appare “ovvio”. Su questo riconoscimento c’è ormai un’ampia convergenza, testimoniata
dalla ricca letteratura che si è sviluppata intorno al suo
pensiero3. Il progressivo inserimento dell’autore in tutti
i manuali di sociologia ha divulgato ampiamente il suo
pensiero tanto che è “ormai consuetudine vedere in lui
il rappresentante tipico dell’approccio fenomenologico
alla sociologia”4. Tuttavia l’utilizzo delle sue categorie è
oggi riprodotto in una grande varietà di campi di indagine che abbraccia tanto le ricerche sull’interazione sociale quanto quelle sulla comunicazione e sulla rappresentazione culturale, favorendo interessanti invasioni
di campo fra i due ambiti di interesse.
L’attenzione al mondo della vita e al significato che
l’individuo attribuisce alle situazioni che si presentano
nel quotidiano ha orientato il discorso sociologico sulla
comunicazione soprattutto laddove questo si è incentrato su un soggetto portatore di intenzionalità e progettualità e sul suo percorso di attribuzione di senso.
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Donatella Pacelli
Nella sociologia contemporanea, il significato riconosciuto attraverso processi di selezione operanti ai vari
livelli della comunicazione, arriva a tracciare differenti
ideali di società5. Ma una interessante convergenza si
riversa sull’importanza delle prassi quotidiane attraverso cui le esigenze soggettive e quelle oggettive dello
stare insieme si ricompongono.
La posizione di Alfred Schutz da questo punto di vista è illuminante: supera la questione del rapporto tra
comunicazione e interazione sociale, in termini di priorità e/o di condizionamento, ed assume la situazione
comunicativa come emblema dell’esperienza del Noi.
Insiste sul fatto che qualsiasi relazione che nasce spontanea con la comunicazione, da questa viene poi rinsaldata, razionalizzata e tipizzata ed affida all’intersoggettività, culturalmente tarata, il rapporto fra il soggetto
e il progetto. Nel frame spazio-temporale offerto dalla
realtà quotidiana si riversa l’insieme degli elementi e degli strumenti di cui l’uomo dispone e che gli permettono di comprendere il significato delle molteplici realtà
costruite su diverse esperienze. Tutti questi elementi si
presentano nitidamente in Making Music Together, un progetto teso a far luce sull’aspetto non concettuale della
comunicazione, che invita a riflettere sui diversi gradi
di immediatezza della relazione, nella forma del Noi, e
sulla dimensione profondamente umana della realtà sociale. Come infatti osserva Bettanini, il rilievo attribuito
all’esperienza quotidiana non conduce mai Schutz alla
rinuncia di una elaborazione teorica, al contrario – nel
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Introduzione
riconoscere la forza della teoria dell’agire significativo
di Weber – egli avvia uno sforzo di ridefinizione di tale
impostazione per far luce sulla complessa realtà che si
cela dietro l’idea di “azione dotata di senso”6. Anche la
sociologia comprendente di Weber infatti si fonda su
presupposti taciti e non consente di fissare “un genuino
elemento del divenire sociale, ma solo il titolo di una
problematica complessa, ramificata e richiedente ulteriori studi”7.
2. Il debito di Schutz nei confronti della sociologia comprendente di Weber è stato ampiamente dibattuto, a partire dalle considerazioni svolte dallo stesso
Schutz. A suo avviso, Weber non distingue fra azione in atto e azione compiuta, fra senso del produrre
e senso del prodotto, fra autocomprensione ed eterocomprensione. Ed inoltre non arriva a spiegare come
il soggetto agente costruisce i propri significati e se
questa costruzione avviene prima o durante l’azione
stessa. In particolare, su quest’ultimo punto, egli interviene recuperando le idee di Bergson e di Husserl. Se
la vita, come intuisce Bergson, è nel flusso continuo
della durée, è in questo continuum vissuto in maniera
immediata che il soggetto produce la sua esperienza.
D’altro canto, se solo nella riproduzione di Husserl il
soggetto riesce a interpretare i decorsi della sua vita
e a produrre per essi delimitazioni e cambiamenti, è
questa l’area in cui nascono i significati. Ciò non vuol
dire che sia possibile dare significato solo ad azioni già
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Donatella Pacelli
avvenute, in quanto il senso dell’agire è già nel progetto
che lo precede: la fantasia che progetta ha come oggetto non il corso dell’agire nella sua durata, ma l’azione
posta come trascorsa e perciò accessibile allo “sguardo
riflessivo”8. Secondo la prospettiva dello studioso austriaco, il senso dell’azione non può essere compreso
rifacendosi solo ai dati oggettivi, ma è necessario risalire alle intenzioni, al progetto, alle prefigurazioni e alle
aspettative. Inoltre, l’attribuzione di senso non è mai
solo un atto individuale poiché ego implica sempre un
alter-ego ed è per questo che si proietta in un percorso
intrinsecamente intersoggettivo. Il senso, come già aveva indicato Weber, non è mai puramente soggettivo ma
“da sempre anche sociale”9. Nel tentativo di adattare la
filosofia di Husserl alla sociologia, osserva Izzo, Schutz
quindi assume il concetto weberiano di Werstehen (comprensione soggettiva) e si fa interprete del nesso che
unisce le strutture sociali alla comprensione del loro
significato10.
I significati nascono e vengono percepiti nell’intersoggettività, attraverso l’esperienza in profondità
dell’altro basata sulla condivisione di tempi interiori,
ma non solo. Ego, nel ruolo di interlocutore o osservatore, avvia la comprensione del vissuto dell’altro mantenendo sempre il riferimento all’esperienza propria e
cioè all’auto-interpretazione dei suoi vissuti. La comprensione dei decorsi interni della coscienza dell’altro – chiarisce però Schutz – è subordinata all’analisi
dei decorsi esterni (comportamenti, espressioni, gesti,
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Introduzione
ecc.) che agiscono in qualità di fattori medianti tra coscienza ed esperienza11.
Come gran parte della riflessione sociologica, lo
studioso viennese coglie nell’esperienza un continuum,
un farsi che si realizza nella varietà delle costellazioni di senso che il soggetto vive12. L’esperienza collega
ciò che è stato a ciò che è o potrà essere: orienta, canalizza e condiziona nel presente gli orientamenti del
futuro, tanto che, come afferma Nietzsche: “un uomo
non ha orecchie per ciò a cui l’esperienza non gli ha
ancora dato accesso”13. Sulla stessa linea è la sociologia
di Schutz, secondo cui l’esperienza conoscitiva e relazionale è sempre in parte mediata da esperienze pregresse, rappresentate qui dalla comprensione del vissuto proprio e altrui, nel riferimento e co-riferimento
all’ambiente esterno. L’esperienza ha come punto di
riferimento un ego in relazione (come essenza dello stare insieme) e un contesto sociale (come ambiente intersoggettivo che produce per gradi società)14. Per questo
in essa agisce la dimensione dei rapporti “fra ambiente
oggettivo e coscienza”15 che sostanzia il senso del Noi,
a diversi livelli di intensità.
L’esperienza del Noi nasce da forme di relazione
che ammettono gradi di immediatezza molto diversi,
dal colloquio con un amico al discorso occasionale
con un compagno di viaggio. In ogni caso, si realizza
con il vivere simultaneamente in diverse dimensioni
di tempo, e si nutre – come la relazione sociale weberiana – di significati soggettivi all’interno di condotte
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Donatella Pacelli
reciprocamente interessate ed orientate. Ma se Weber
con l’espressione “relazione sociale” aveva identificato
diverse situazioni, per Schutz alla base di ogni relazione
e della stessa struttura del mondo sociale è la “relazione sociale ambientale”. Essa è caratterizzata dal fatto
che gli interlocutori compiono esperienze dirette che
fanno confluire le due coscienze in un unico presente
ed esperienze nelle quali l’osservatore, pur condividendo il contesto spazio-tempo dei soggetti osservati, non
entra nella reciprocità della relazione ambientale: la sua
osservazione è unilaterale e non concorre alla definizione del Noi16.
3. In Making Music Together. A Study in Relationship,
per esemplificare il significato profondo della relazione, Schutz fa riferimento ad una particolare situazione: quella che si realizza con il sentire e/o fare musica
insieme. La scelta di proporre un terreno di analisi
così specifico deriva dal riconoscere all’esperienza
musicale la possibilità di rappresentare il fascino e le
complicazioni della vita intersoggettiva. “Con interazione sociale – ricorda Schutz – i sociologi intendono generalmente una serie di azioni interdipendenti di diverse persone,
reciprocamente riferite in virtù del significato che ciascun attore
affida alla sua azione e che suppone verrà compreso dal suo
partner. Per usare la terminologia di Max Weber, tali azioni
devono essere reciprocamente orientate”. La reciprocità degli
orientamenti emerge ancora più nitida nello specifico delle interazioni comunicative, ambito sul quale si
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Introduzione
sono concentrate numerose analisi sociologiche che
insistono sulla grammatica dei gesti, su schemi di
espressione che agiscono come simboli accidentali o
su termini concettuali, tradotti e trasferiti per mezzo
di un sistema semantico condiviso, come nel linguaggio convenzionale.
La musica abbraccia un ampio repertorio di azioni
e interazioni e comprende tutte le relazioni-comunicazioni che non sono circoscrivibili alla traduzione di
segni e simboli. Da questo punto di vista la comunicazione musicale assume un significato che va ben oltre
quello che le viene riconosciuto dalla sociologia della
musica. Che Schutz non volesse offrire un contributo
a questa branca della disciplina bensì ampliare la sua riflessione attorno ai temi della relazione sociale è del resto esplicitato dall’autore stesso. L’operazione avviene
attraverso un ragionamento puntualmente giustificato
che conduce a teorizzare il “reciproco sintonizzarsi”,
quale base ineludibile di ogni comunicazione umana
e/o scambio sociale.
Come si legge nell’incipit del saggio, “La musica è un
contesto denso di significato non vincolato ad uno schema concettuale. Tuttavia tale contesto può essere comunicato. Il processo di
comunicazione tra il compositore e l’ascoltatore richiede normalmente un intermediario: un solista o un gruppo di co-esecutori.
Tra tutti questi partecipanti si instaurano relazioni sociali dalla
struttura estremamente sofisticata”.
Muovendosi sul terreno delle cose concrete, delle
persone reali, di significati che vanno oltre le parole
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Donatella Pacelli
dette o scritte, la musica permette di vivere insieme
e simultaneamente dimensioni specifiche di tempo.
L’autenticità del “reciproco sintonizzarsi” supera la retorica dei linguaggi, sfugge alle codifiche convenute e
si pone quale esperienza conoscitiva profonda fra gli
interlocutori. La particolarità di questo percorso risiede proprio nell’accessibilità alla vita dell’altro attraverso una varietà di indizi che consentono di partecipare all’esperienza altrui nel suo svolgimento. È quindi
chiaro che con l’analisi delle relazioni connesse con la
produzione musicale si viene a sostenere la forza di
tutte quelle relazioni che non richiedono strutture semantiche da utilizzare come schema di espressione e
interpretazione.
L’importanza di avviare un nuovo percorso sulla
forma e sul senso della comunicazione risiede anche
nel fatto che gli studi sul tema tendono a presupporre
un sistema semantico comune che guida trasmissione
e interpretazione in virtù di un codice, cui è ascritto
il significato. Non pongono cioè nei suoi veri termini
la questione dell’attribuzione e del riconoscimento del
significato. Il problema parte da lontano e si inserisce
in quel processo di intellettualizzazione dell’esperienza, avviato dalla cultura moderna17, che Schutz giustamente richiama in quanto interferisce nella costruzione della intersoggettività e nella scelta delle modalità
espressive. Come infatti anche altri autori ricorderanno, la tendenza a identificare il significato con la sua
espressione semantica ha fatto del linguaggio, della sua
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Introduzione
struttura concettuale e del suo potere di tipizzazione,
lo strumento più importante della trasmissione del significato18 e dello scambio sociale. Anche “l’originalissimo” tentativo di Mead – come lo descrive Schutz – di
spiegare l’origine del linguaggio mediante una “conversazione prelinguistica di atteggiamenti” non è immune
da questo limite. Non chiarisce cioè se è la comunicazione ad aprire alla relazione sociale “o se, al contrario,
ogni comunicazione presupponga l’esistenza di una forma di interazione che non interviene nel processo comunicativo e non può
essere colta da quest’ultimo”.
L’attenzione rivolta alle forme di contatto e scambio che precedono la comunicazione non è nuova e si
inserisce in un percorso di ricerca comune a sociologi
e filosofi. In particolare Schutz ricorda le situazionicontatto di Wiese, la teoria percettiva dell’alter-ego di
Scheler, le relazioni faccia a faccia di Cooley, il discorso di Malinowski, la concezione del guardare ed essere
guardato (le regard) di Sartre, tutti contributi che esemplificano la forza della relazione sociale pre-comunicativa, o che corre parallela alla comunicazione dei codici
convenzionali19.
Le situazioni attraverso cui “l’Io ed il Tu vengono esperiti da entrambi i partecipanti come un Noi nella vivida presenza”
attraversano il mondo della vita quotidiana e si ritrovano in diverse attività, come “marciare, danzare, fare l’amore o fare musica insieme”. Quest’ultimo caso è scelto da
Schutz per riscrivere la sua teoria sulla struttura della
relazione sociale, rimodellandola sul piano della applied
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Donatella Pacelli
theory20, ma anche per riprendere il discorso sul rapporto fra tempo e coscienza. Offre infatti un campo di osservazione che restituisce la rilevanza dell’intersezione
fra la durée e il tempo cosmico, nonché la trascendenza
di questo da parte della situazione intersoggettiva.
4. La varietà delle attività connesse alla comunicazione musicale configura numerose dimensioni del
relazionarsi ed evidenzia come in ciascuna di esse sia
possibile rintracciare elementi utili per cogliere la reciprocità dei limiti, ascritta all’intersoggettività. In questa
prospettiva Schutz recupera l’intuizione simmeliana
sul significato democratico dello spazio relazionale e
sull’attenzione che bisogna dedicare all’altro al fine di
non oltrepassare le soglie della socievolezza e garantire reciprocità nell’impegno e nella soddisfazione21.
Secondo Simmel, autolimitarsi vuol dire crescere nella relazione, imparando a vedere in essa la condizione
per l’esercizio della libertà, che non è ontologicamente
fondata ma si sostanzia nello stare insieme. Allo stesso
modo Schutz – come si legge nel saggio – riconosce
che la relazione favorita dalla musica contempla un
esercizio di democrazia in cui ciascuna libertà di interpretazione è limitata dalla libertà concessa agli altri, siano essi interpreti, esecutori, ascoltatori. Paradigmatico
in tal senso è il caso dell’orchestra. Tecnicamente parlando, ciascun orchestrante trova nel proprio foglio di
musica la parte attribuita al suono del suo strumento e
tuttavia deve tener conto di quello che viene eseguito
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Introduzione
dall’altro. E deve essere in grado di anticipare l’interpretazione altrui e le eventuali anticipazioni di questo
sulla sua esecuzione. La libertà di ognuno di interpretare il pensiero del compositore e di eseguire il brano
viene quindi limitata da altri e nell’ascolto reciproco
ognuno impara a gestire l’orchestrazione, preparandosi ad essere colui che conduce o colui che segue.
L’espressività del volto, l’intensità degli sguardi e tutte
le attività connesse con l’esecuzione si svolgono nel
mondo esterno e possono essere colte dal partner con
immediatezza. Ed anche se eseguite senza intento comunicativo, saranno interpretate come indicazioni di
ciò che l’altro si appresta a fare, e come suggerimenti
per il suo comportamento.
Ma veniamo al rapporto fra tempo e significato, per
il quale la musica offre uno spazio elettivo in quanto
permette di cogliere le continue interferenze fra tempo
esterno e tempo interiore. Come è noto, in relazione
all’importanza del tempo vissuto, Schutz trova elementi per argomentare dove – a suo avviso – Weber ha
mancato. Ne La fenomenologia del mondo sociale, in proposito scrive: “Ho tratto la convinzione che Max Weber
ha sì definito una volta per tutte il punto di partenza
di una vera teoria delle scienze sociali, ma che le sue
analisi non sono state spinte fino a quella profondità
da cui solamente molti importanti problemi possono
essere risolti... Quasi tutti questi problemi dipendono
dal fenomeno del tempo vissuto (del senso interiore
del tempo)”22.
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