DALLA POLONIA DI WOJTYLA DUE
MIRACOLI EUCARISTICI
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DALLA POLONIA DI WOJTYLA DUE MIRACOLI EUCARISTICI CHE
SONO UN CLAMOROSO MONITO PER BERGOGLIO E PER I SUOI
PONTI VERSO LA PROFANAZIONE DEL S.S. SACRAMENTO
E’ accaduto in una città polacca della Slesia, Legnica, che prende il nome dalle sue miniere di lignite. E’ un
evento enorme, ma si è verificato in sordina.
Il 25 dicembre del 2013, nella chiesa parrocchiale di San Jacek, durante la Messa di Natale, il sacerdote
distribuisce la comunione e un’ostia consacrata cade inavvertitamente per terra.
Secondo le norme in questi casi si raccoglie la particola e la si pone dentro il tabernacolo in un bicchiere d’acqua
dove di lì a poco si dissolverà.
Così hanno fatto. Ma dieci giorni dopo, il 5 gennaio del
2014, uno dei sacerdoti si accorge che l’ostia c’è ancora
e, in una sua parte, è diventata rosso sangue. Viene
avvertito il vescovo che – passate due settimane – istituisce
una commissione di studio.
Si prelevano alcuni campioni dalla zona rossa della
particola e si sottopongono a rigorose analisi del
Dipartimento di Medicina Legale che – alla fine degli esami
di laboratorio – trae queste conclusioni: “Nell’indagine istopatologica si è scoperto che i frammenti di
tessuto contengono parti frammentate di muscolo striato. L’insieme assomiglia molto al muscolo
cardiaco, con le alterazioni che appaiono di frequente durante l’agonia. Gli studi genetici indicano
l’origine umana del tessuto”.
FATTI CLAMOROSI
Com’è noto la Chiesa – sulla base delle parole di Gesù – riconosce che il pane e il vino consacrati dal sacerdote
durante la messa diventano realmente il corpo e il sangue di Cristo, pur conservando l’apparenza del pane e del
vino.
Ma da secoli si verificano miracoli in cui quelle apparenze spariscono e il pane e il vino consacrati mostrano,
anche scientificamente, di essere diventati davvero carne e sangue umani.
In questo caso addirittura carne di un cuore vivo che sta soffrendo nell’agonia: la sofferenza del
Salvatore che viene rifiutato dal mondo.
Il vescovo mons. Zbigniew Kiernikowski, il 17 aprile scorso,
dopo aver ottenuto a Roma il placet della Congregazione
per la dottrina della fede, ha firmato il riconoscimento
ufficiale del miracolo e ha fatto esporre la reliquia.
La diocesi ha convocato una conferenza stampa per dare
tutte le informazioni sull’accaduto e sulle analisi mediche
che sono state così accurate da fornire un’assoluta
certezza morale.
Prodigi simili si sono verificati anche in passato. Per esempio il miracolo eucaristico di Lanciano avvenne in quella
cittadina abruzzese nell’VIII secolo e la reliquia è tuttora lì conservata.
Il clamoroso miracolo eucaristico di Bolsena data al XIII secolo. Si potrebbe sospettare che per quei tempi così
lontani non sia garantita la veridicità delle testimonianze.
Ma il miracolo eucaristico di Siena – avvenuto nel XVIII secolo – dura ancora oggi, contro tutte le leggi naturali e
proprio nei mesi scorsi è stato nuovamente analizzato dagli scienziati e riconosciuto come evento inspiegabile.
Soprattutto però è significativo che i miracoli eucaristici continuino a verificarsi anche ai giorni nostri.
Non si sono dissolti davanti al tribunale dell’analisi scientifica. Anzi, accadono addirittura con una frequenza
superiore al passato. E sembra quasi che il buon Dio faccia le cose in modo da spazzar via ogni sospetto di
imbroglio.
DIO AL MICROSCOPIO
Consideriamo un altro recente caso, accaduto sempre in Polonia, nel 2008, a Sokolka, nella chiesa di S. Antonio.
I fatti sono praticamente identici a quelli di Legnica. Il grumo rosso dell’ostia è stato analizzato da specialisti della
facoltà di medicina dell’università di Bialystok, Maria
Elzbieta Sobaniec-Lotowska e Stanislaw Sulkowski, i quali
hanno rilevato che il fenomeno non si è prodotto per
l’azione di batteri: una quantità di indicatori inducono a
identificare il campione come proveniente da muscolo
cardiaco e si tratta di fibre non necrotiche. In pratica tessuto
vivente.
Oltretutto la lunga permanenza in acqua avrebbe dovuto
avviare un processo di autodistruzione dovuto agli enzimi
intracellulari, ma nulla di tutto questo si è verificato.
Sui giornali polacchi qualcuno ha insinuato che quella
sostanza rossa potesse in realtà provenire dal cuore di un
cadavere per essere posta appositamente sull’ostia.
Ma la particola è sempre stata sotto chiave, nessuno ha
potuto manipolarla. E soprattutto i medici legali hanno
escluso quella manipolazione perché hanno rilevato un
dettaglio impressionante: i tessuti della particola sono
inestricabilmente interconnessi con il tessuto cardiaco
umano, tanto compenetrati che le particelle dell’ostia a
un certo punto si trasformano in tessuto cardiaco.
Cose mai viste. Nessuno sulla terra è in grado di fare questo. La professoressa Sobaniec-Lotowska ha
dichiarato: “Nemmeno gli scienziati della Nasa, che pure dispongono delle più moderne tecnologie,
sarebbero in grado di riprodurre artificialmente una cosa del genere” .
SCIENZA E MIRACOLI
Paradossalmente nella modernità imiracoli eucaristici, anziché sparire (come avrebbero immaginato gli scettici),
si sono moltiplicati e sono divenuti ancora più credibili, proprio grazie al vaglio della scienza. Essa ha finito col
diventare – di fatto – la migliore alleata della Chiesa Cattolica.
Perché la Chiesa – diversamente da quanto credono i disinformati e i faziosi – dà un posto d’onore alla ragione
e riconosce il ruolo fondamentale della conoscenza scientifica.
E’ proprio alla scienza che la Chiesa chiede il primo responso sui
presunti miracoli, sia quelli analizzati nelle cause dei santi, sia quelli che
si verificano a Lourdes o di altri santuari (perlopiù miracoli di guarigioni
straordinarie).
Solo se e quando la scienza attesta che il fatto è scientificamente
inspiegabile la Chiesa lo prende in considerazione e lo studia per
riconoscere l’eventuale sua origine soprannaturale.
Così – volente o nolente – il mondo scientifico di fatto fornisce la sua
autorevole convalida a quei fenomeni che superano la nostra ragione,
sovvertono le leggi naturali e sono infine chiamati “miracoli”.
MESSAGGIO DAL CIELO
Ma perché il Cielo dovrebbe volere dei miracoli eucaristici? La Chiesa risponde: per confermare la fede dei
cristiani e suscitare domande ragionevoli nella mente dei non credenti.
Ma anche per esaltare la presenza viva di Gesù fra i suoi. Papa Benedetto sempre sottolinea la centralità
dell’eucarestia: “senza l’Eucaristia la Chiesa non esisterebbe”.
Nulla è casuale, anche in questi due miracoli eucaristici che sono avvenuti nella patria di Giovanni Paolo
II.
Proprio lui istituì la diocesi di Legnica nel 1992 e la visitò cinque
anni dopo. E’ nella sua memoria che la Chiesa polacca, nei recenti
Sinodi, si è battuta contro la “rivoluzione” bergogliana
sull’eucaristia.
E sempre nel ricordo di papa Wojtyla la Chiesa polacca ha accolto i due
miracoli ricordando le parole di Gesù alla mistica di Cracovia S.
Faustina Kowalska: “onora il mio Cuore che nel SS.mo Sacramento
è pieno di Misericordia”.
E’ stato proprio Wojtyla a far conoscere S. Faustina e a canonizzarla. La
vera misericordia – ha spiegato recentemente Benedetto XVI – è quella illustrata da papa Wojtyla e da S.
Faustina.
Benedetto ha poi aggiunto che Bergoglio non può che predicare questa misericordia, la sola autentica. Sapendo,
dolorosamente, che egli invece diffonde un’idea errata di “misericordia” che – con l’Amoris laetitia –
legittima perfino la profanazione dei sacramenti e quindi il sacrilegio.
E’ nota la “freddezza” verso l’Eucaristia di Bergoglio che non si inginocchia davanti ad essa e che fece
sconcertanti affermazioni “relativiste” sull’Eucaristia e sulla messa durante la sua visita ai luterani di
Roma.
Queste per i cattolici sono le cose veramente importanti e infatti su di esse si sta verificando uno scontro
epocale nella Chiesa.
Molti pensano che il moltiplicarsi dei “miracoli eucaristici”, oggi, sia da leggere come un segno per il
nostro tempo e un ammonimento per chi sta nel seggio
più alto: quel Bergoglio che – già da vescovo ausiliare
di Buenos Aires – mise la sordina a un altro miracolo
eucaristico, avvenuto negli anni Novanta proprio nella
capitale argentina.
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Antonio Socci
Da “Libero”, 31 maggio 2016