Editoriale Vol. 95, N. 10, Ottobre 2004 Reazioni da ipersensibilità a chemioterapici antitumorali Francesco Rossi 1, Cristoforo Incorvaia 2, Marina Mauro 3 Riassunto. Le reazioni da ipersensibilità da agenti chemioterapici antineoplastici costituiscono un aspetto medico solitamente considerato di scarsa importanza. In realtà, se nella maggior parte dei casi la probabilità di una reazione allergica è molto bassa, per alcuni farmaci, e in particolare per L-asparaginasi, taxani e derivati del platino, la possibile insorgenza di reazioni anche gravi, con interessamento respiratorio e cardiovascolare, può precludere la prosecuzione della chemioterapia con ovvie conseguenze negative per il paziente. Per impedire tale evenienza si dispone di una serie di provvedimenti, rappresentati in primo luogo dalla sostituzione del farmaco con molecole analoghe ottenute con procedure biotecnologiche, oppure con altri agenti della stessa classe, peraltro con cautela, dato che la possibilità di una reazione non può essere esclusa. Sono inoltre attuabili protocolli di prevenzione delle reazioni basati su steroidi ad alta dose e antistaminici e, per quanto riguarda taxani e derivati del platino, può essere eseguita con successo la desensibilizzazione. Parole chiave. Chemioterapici antineoplastici, reazioni da ipersensibilità. Summary. Hypersensitivity reactions to chemotherapeutic antineoplastic agents. Hypersensitivity reactions to chemotherapeutic antineoplastic agents represent a medical issue commonly considered of little importance. However, if in most courses of treatment the likelihood of an allergic reaction is very low, for some drugs, particularly L-asparaginase, taxans and platinum salts, the possible occurrence of hypersensitivity, not rarely clinically severe, with respiratory and cardiovascular involvement, may require the discontinuation of chemotherapy with obvious negative consequences for the patient. To prevent such event a number of measures are available, first represented by the change of the drug with similar molecules obtained by biotechnology (this is true for Lasparaginase), or with another agent of the same class, though with caution especially with platinum salts because the possibility of an allergic reaction cannot be excluded. Preventive protocols mainly based on high dose corticosteroids and antihistamines are also available and, concerning taxans and platinum salts, desensitization may be successfully managed. Key words. Chemotherapeutic antineoplastic drugs, hypersensitivity reactions. Introduzione La chemioterapia antitumorale si basa attualmente su più di 60 agenti appartenenti a varie classi 1, riportate nella tabella 1. Le reazioni avverse costituiscono un problema di questi farmaci, a causa della loro tossicità verso le cellule normali oltre che verso quelle neoplastiche, ma tra i vari effetti collaterali le reazioni di tipo allergico non vengono generalmente considerate importanti, tanto che nei testi di oncologia a esse vengono so- litamente dedicati solo brevi cenni. In realtà, le reazioni allergiche, soprattutto per alcuni agenti particolarmente coinvolti, possono rappresentare un ostacolo al trattamento e non si può trascurare la possibilità di reazioni particolarmente gravi ad esito a volte fatale, come sottolineato in una recente rassegna sulla tossicità acuta della terapia antitumorale 2. Nell’analisi delle reazioni allergiche non dovrebbero essere più utilizzati termini quali “pseudoallergica”, “anafilattoide”, eccetera. 1 Medicina Generale, Ospedale Predabissi, Melegnano; 2 Unità di Allergologia/Reumatologia, Istituti Clinici di Perfezionamento, Milano; 3 Ambulatorio di Allergologia, Ospedale Sant’Anna, Como. Pervenuto il 5 aprile 2004. F. Rossi, C. Incorvaia, M. Mauro: Reazioni da ipersensibilità a chemioterapici antitumorali È stata, infatti, recentemente introdotta una nuova terminologia semplificata che definisce tutte le reazioni come “reazioni da ipersensibilità”, distinguendo semplicemente le reazioni IgE-mediate (in cui viene identificato tale meccanismo) da quelle non IgE-mediate 3. I quadri clinici possono essere sovrapponibili, dato che i mediatori liberati sembrano essere gli stessi. In particolare, è stato dimostrato che una serie di antineoplastici è in grado di suscitare, analogamente a quanto avviene ad esempio con i mezzi di contrasto iodati, il rilascio di istamina da parte dei mastociti 4. L’autore che si è maggiormente interessato alle reazioni da ipersensibilità agli antineoplastici è Weiss, che già nel 1981 5 notava la scarsa attenzione dedicata a questo aspetto e rilevava come alcuni farmaci, quali L-asparaginasi, melfalan e cisplatino, costituissero invece un problema a causa della frequenza di reazioni e altri, sebbene coinvolti raramente, potessero associarsi a reazioni anche gravi; tra questi: methotrexate, ciclofosfamide, antracicline, bleomicina. Dopo circa 10 anni lo stesso autore precisava che tutti i farmaci antitumorali, salvo rare eccezioni quali nitrosouree e altretamina, risultavano descritti in letteratura come causa di reazioni allergiche, che per la maggior parte di essi risultavano rare ma per alcuni, ad esempio L-asparaginasi e mitomicina C (quest’ultima per infusione vescicale), si poteva stimare un’incidenza di reazioni allergiche di circa il 10% 6. 477 Negli anni più recenti, alcuni dei nuovi agenti antineoplastici introdotti, e in particolare i taxani e i derivati del platino, si sono rilevati particolarmente coinvolti in reazioni da ipersensibilità e sembra oggi opportuno revisionare la letteratura al fine di delineare il possibile rischio connesso alle diverse classi di farmaci e fornire elementi utili all’impiego di chemioterapie antitumorali. Alchilanti Tutta la classe risulta scarsamente coinvolta in reazioni da ipersensibilità, che per alcuni farmaci, e specialmente per ciclofosfamide, possono avere i caratteri dell’anafilassi 7,8, mentre, come accennato in precedenza, le nitrosouree sono particolarmente sicure. Clorambucil è in grado, con conferma anche di test in vitro, di provocare reazioni allergiche di tipo ritardato 9. Antimetaboliti Il farmaco maggiormente responsabile di reazioni allergiche è L-asparaginasi, che si associa a fenomeni da ipersensibilità in circa il 10% dei pazienti trattati 6. Ciò non sorprende, se si considera la sua natura enzimatica, che sembra esprimere caratteristiche ideali per la stimolazione della risposta IgE (la maggior parte degli allergeni sono enzimi). Tabella 1. - Classi di chemioterapici antitumorali (modificata da Bonadonna G et al 1). Alchilanti Antimetaboliti Alcaloidi di origine vegetale Antibiotici antitumorali Complessi di coordinazione del platino Miscellanea Ormoni e antiormoni Mostarde azotate: ciclofosfamide, ifosfamide, mecloretamina, clorambucil, melfalan, prednimustina, estramustina Alcansolfonati: busulfan Nitrosouree: carmustina, lomustina, fotemustina Aziridine: tiotepa Procarbazina Dialchiltriazeni: dacarbazina, temozolamide Metilmelamine: esametilmelamina Antagonisti dell’acido folico: methotrexate, raltitrexate, pemetrexed. Analoghi delle purine: 6-mercaptopurina, 6-tioguanina, fludarabina, 2-desossicoformicina, 2-clorodesossiadenosina Analoghi delle pirimidine: 5-fluorouracile, 5-fluorodesossiuridina, UFT, citosina arabinoside, gemcitabina, capecitabina L-asparaginasi Alcaloidi della vinca: vincristina, vinblastina, vinorelbina Epipodofillotossine: etoposide, teniposide Taxani: paclitaxel, docetaxel Camptotecine: tepotecan, irinotecan Antracicline: daunomicina, adriamicina, epirubicina, idarubicina Antracenedioni: mitoxantrone Antrapirazoli Antibiotici non antraciclinici: actinomicina D, bleomicina, mitomicina-C Cisplatino, carboplatino, oxaliplatino Idrossiurea, mitotane, gallio nitrato, suramina, amifostine Androgeni, estrogeni, progestinici, corticosteroidi, ormoni tiroidei Antiandrogeni: ciproterone, flutamide, bicalutamide, nilutamide Antiestrogeni: tamoxifene, toremifene Inibitori dell’aromatasi: aminoglutetimide, anastrozolo, letrozolo, formestane, examestane LH-RH analoghi: goserelin, buserelin, triptorelina, leuprolide 478 Recenti Progressi in Medicina, 95, 10, 2004 Una simile frequenza può rappresentare un ostacolo alla effettuazione della chemioterapia e sono stati quindi recentemente proposti protocolli per prevenire o minimizzare le reazioni 10,11. Inoltre, nei pazienti sensibilizzati possono essere utilizzate asparaginasi alternative, ad esempio di Escherichia coli o di Erwinia carotovora 11. È stato ipotizzato che le asparaginasi alternative potessero essere inattivate da parte del sistema immunitario dei soggetti ipersensibili, pregiudicando in tal modo l’efficacia del trattamento, ma uno studio condotto su pazienti con leucemia linfoblastica acuta non ha rilevato differenze nella durata delle remissioni tra gruppi trattati con diverse asparaginasi 12. Tra gli altri agenti, si segnala methotrexate non tanto per la frequenza quanto per la gravità; infatti, se il numero di segnalazioni in circa 50 anni di utilizzazione rimane basso, i quadri clinici riportati sono spesso minacciosi per la sopravvivenza, con anafilassi, sindrome di Lyell, vasculiti gravi; inoltre, sono state segnalate reazioni anafilattiche anche alla somministrazione iniziale del farmaco 13. Gemcitabina si associa invece a una frequenza non trascurabile di reazioni allergiche, pari al 4,3% in una casistica di pazienti trattati in monoterapia per tumore polmonare non a piccole cellule, reazioni rappresentate da rash cutaneo e quindi senza carattere di gravità 14. Alcaloidi di origine vegetale Gli alcaloidi della vinca sono segnalati solo raramente come causa di allergia, mentre etoposide risulta coinvolto principalmente in reazioni cutanee e respiratorie; le prime sembrano essere non IgE-mediate e possono essere prevenute rallentando la velocità dell’infusione e effettuando una premedicazione con antistaminici e corticosteroidi 15; le reazioni respiratorie si sono osservate in uno studio in circa il 50% di pazienti trattati per m. di Hodgkin, ma l’80% ha tollerato un successivo rechallenge potendo completare la terapia 16. È stato inoltre segnalato recentemente che soggetti con reazioni da ipersensibilità a etoposide per via venosa hanno tollerato il farmaco somministrato per os 17. I taxani costituiscono attualmente una delle maggiori cause di ipersensibilità durante chemioterapia. Una revisione eseguita nel 1990 sul paclitaxel (taxolo) rilevava una frequenza di reazioni superiore al 10%, con quadri che comprendevano dispnea, ipotensione, orticaria e rash, insorgenza alla prima o seconda esposizione e scarsa efficacia della prevenzione farmacologica 18. Il problema era stato in seguito parzialmente ridimensionato da uno studio in cui la premedicazione con dosi elevate e ripetute di steroidi e antistaminici anti-H1 e anti-H2 aveva permesso, in soggetti con precedenti reazioni gravi al paclitaxel, di essere trattati senza problemi 19, ma studi successivi hanno riportato casi di mancata protezione dall’anafilassi anche con tali protocolli 20. Un recente confronto tra due protocolli, rispettivamente a basso e alto dosaggio di steroidi, ha permesso di stabilire che con il primo si verificavano reazioni allergiche nel 17% dei trattati con paclitaxel (gravi nel 7%) mentre con le dosi alte di steroidi vi erano reazioni nel 7% dei trattati, reazioni di cui meno dell’1% avevano carattere di gravità 21. Un’ulteriore possibilità di intervento sui soggetti con reazioni allergiche a paclitaxel consiste nella desensibilizzazione: in una casistica di pazienti trattate per neoplasie ginecologiche, il 9% aveva presentato ipersensibilità e di queste l’11% non era risultata protetta dai protocolli preventivi, ma la desensibilizzazione aveva permesso la riassunzione del farmaco 22. In ogni caso, le reazioni da ipersensibilità a paclitaxel costituiscono un problema soprattutto per la loro frequenza, come confermato anche da studi condotti in Italia, studi che hanno riportato percentuali molto simili, corrispondenti rispettivamente al 14% 23 e al 15% 24. Sarebbe di notevole utilità l’individuazione di fattori di rischio per le reazioni allergiche a questo farmaco; lo sviluppo di ipersensibilità appare influenzato da fattori genetici legati all’etnia, come suggerito ad esempio da una frequenza di reazioni inferiore all’1% in una casistica di soggetti tailandesi 25 e del 3% in una casistica di soggetti svedesi 26. L’atopia non risulta essere un fattore di rischio, mentre uno studio ha riportato una maggior frequenza di reazioni a paclitaxel in soggetti con allergia al veleno di imenotteri 27; tuttavia, considerando la bassa prevalenza di tale allergia (circa il 2%), questo elemento non può assumere rilievo significativo. L’altro diterpene del tasso, docetaxel o taxotere, appare meno interessato dall’ipersensibilità. In uno studio di fase II del 1996 su pazienti con cancro polmonare si sono osservate reazioni allergiche nel 4% dei soggetti trattati 28 e percentuali simili sono state riportate in altri studi: rispettivamente 5,8% 29 e 3,9% 30 in pazienti con carcinoma mammario, e 9%, ma con reazioni lievi, in pazienti con carcinoma polmonare 31; peraltro gli stessi autori non hanno riportato alcuna reazione allergica in un successivo studio sullo stesso tipo di pazienti 32. È interessante notare che pazienti con ipersensibilità a paclitaxel hanno tollerato il trattamento con docetaxel, a indicazione di un’assenza di crossreattività tra le due molecole 33. Epipodofillotossine e camptotecine risultano invece molto sicure sotto il profilo allergologico. Antibiotici antitumorali L’agente più coinvolto è mitomicina C che, quando usata per terapia topica in pazienti con carcinoma vescicale, si associa a una frequenza di reazioni allergiche, senza peraltro carattere di gravità, nel 10% dei soggetti trattati 6. F. Rossi, C. Incorvaia, M. Mauro: Reazioni da ipersensibilità a chemioterapici antitumorali Per gli altri antibiotici, l’ipersensibilità appare occasionale, con un maggior numero di segnalazioni per le antracicline: in particolare epirubicina può causare reazioni allergiche rare ma gravi 34, mentre doxorubicina è associata a reazioni in più del 10% dei trattati, reazioni che consistevano peraltro in semplici rash cutanei 35. Bleomicina si segnala per la possibilità, pur molto rara, di reazioni a esito fatale 36. Anche mitoxantrone può essere coinvolto in reazioni da ipersensibilità 37; la capacità sensibilizzante di questo agente è stata recentemente confermata da uno studio che ha riportato l’insorgenza di asma occupazionale negli addetti alla lavorazione farmaceutica di questa molecola 38. Complessi di coordinazione del platino Questa classe è la maggiore responsabile, insieme ai taxani, di ipersensibilità. Cisplatino è meno frequentemente coinvolto rispetto a carboplatino: una recente revisione di reazioni allergiche in pazienti con neoplasie ginecologiche ha identificato come responsabile cisplatino nel 12,5% dei casi e carboplatino nel 50% dei casi, mentre paclitaxel era in causa nel 31% dei casi 39. In una casistica di pazienti con tumore polmonare non a piccole cellule, cisplatino ha provocato reazioni allergiche lievi nel 7,5% dei soggetti 31 e in uno studio sullo stesso tipo di pazienti si sono osservate reazioni di tipo respiratorio nell’8% dei casi 40. Le reazioni gravi riguardano tuttavia anche cisplatino: in uno studio su pazienti con carcinoma a cellule squamose della testa e collo l’8% dei soggetti ha presentato quadri severi di ipersensibilità 41 e sono stati riportati anche casi a esito fatale 42,43. Deve essere notato che le reazioni possono presentarsi anche dopo vari cicli di chemioterapia con cisplatino 44 e riguardano non solo la via endovenosa ma anche quella intraperitoneale 45 e intravescicale 46. Come già detto, carboplatino è la causa principale di ipersensibilità a chemioterapici antineoplastici e alcuni studi hanno esaminato in dettaglio le caratteristiche delle reazioni allergiche, che generalmente si verificano non prima di 3-4 cicli di terapia. In una casistica di pazienti con neoplasie ginecologiche, carboplatino ha provocato reazioni nel 12% dei soggetti: in più della metà dei casi le reazioni avevano carattere di gravità, con ipotensione e dispnea 47; Polyzos e coll. 48 hanno revisionato una casistica di 240 pazienti in 10 anni, riportando 32 casi di ipersensibilità (16%), di cui 20 lievi e 12 gravi, tutti da somministrazione endovenosa; nel 6% dei casi il trattamento ha dovuto essere interrotto, mentre in un terzo dei pazienti con reazioni gravi la sostituzione di carboplatino con cisplatino ha consentito la prosecuzione della chemioterapia, a indicazione di una assenza di crossreattività; sono state peraltro riportate reazioni anche dopo la sostituzione, in un caso a esito fatale 43. Le reazioni possono essere osservate anche durante chemioterapia combinata: ad esempio, in 479 uno studio di fase II con carboplatino, docetaxel e gemcitabicina, l’ipersensibilità ha interessato circa il 17% dei trattati 49. L’identificazione di carboplatino come responsabile può essere ottenuta eseguendo test cutanei, che si sono inoltre dimostrati in grado di riconoscere i soggetti a rischio. Infatti è stato riportato un valore predittivo negativo del 96%, dato che solo il 4% dei soggetti con test cutaneo negativo ha successivamente presentato reazioni allergiche 50. Anche con carboplatino sono state riportate reazioni fatali 51,52, che a volte si sono verificate nonostante l’applicazione di tutte le misure rianimatorie 52. L’agente di più recente introduzione è oxaliplatino, che tuttavia risulta già segnalato come causa di anafilassi anche grave 53 e sembra quindi avere caratteristiche simili dal punto di vista allergologico, caratteristiche che comprendono una possibile cross-reattività 54. Analogamente ai taxani, per i sali di platino può essere eseguita una desensibilizzazione 39,54, che tuttavia ha minori percentuali di successo. Rimane attuabile la prevenzione delle reazioni mediante premedicazione con steroidi e antistaminici 11. Ormoni Androgeni, estrogeni e progestinici risultano interessati del tutto marginalmente da fenomeni di ipersensibilità, mentre è ben noto che i corticosteroidi possono essere causa di reazioni allergiche. Tuttavia, la maggior parte delle segnalazioni si riferiscono a soggetti con asma bronchiale o trapianto di rene 55, con un coinvolgimento trascurabile di pazienti affetti da neoplasie trattati con polichemioterapia che comprenda corticosteroidi. Anche gli antiormoni hanno scarso rilievo, con segnalazioni isolate di ipersensibilità per antiandrogeni 56,57 e LH-RH analoghi 58. Considerazioni conclusive Le reazioni da ipersensibilità da agenti chemioterapici antineoplastici costituiscono un problema medico solitamente considerato di scarsa importanza. In realtà, se nella maggior parte dei casi la probabilità di una reazione allergica è molto bassa, per alcuni farmaci, e in particolare per Lasparaginasi, taxani e derivati del platino, è opportuno considerare con attenzione la possibile insorgenza di una reazione da ipersensibilità, che non raramente può essere grave. È quindi consigliabile durante chemioterapia con questi agenti non trascurare la comparsa di reazioni anche minori, reazioni che possono preludere a manifestazioni più severe (in particolare per i derivati del platino l’anafilassi compare solitamente dopo almeno 3-4 cicli di trattamento). Lo sviluppo di allergia grave, con interessamento respiratorio e cardiovascolare, può precludere la prosecuzione della chemioterapia con ovvie conseguenze negative per il paziente. 480 Recenti Progressi in Medicina, 95, 10, 2004 Per impedire tale evenienza si dispone di una serie di provvedimenti, rappresentati in primo luogo dalla sostituzione del farmaco; ad esempio, asparaginasi può essere sostituita da molecole ottenute con procedure biotecnologiche (per esempio da E. coli), paclitaxel può essere sostituito da docetaxel e un derivato del platino da altro agente della stessa classe, impiegando peraltro cautela (specialmente nell’ultimo caso) perché la possibilità di una reazione non può essere esclusa. Sono inoltre attuabili protocolli di prevenzione delle reazioni basati su steroidi (preferibilmente ad alta dose in caso di reazioni gravi) e su antistaminici e, per quanto riguarda taxani e derivati del platino, può essere eseguita con successo la desensibilizzazione. 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