Discorso del filosofo Maurizio Ferraris su: Jacques Derrida e il

Discorso del filosofo Maurizio Ferraris su:
Jacques Derrida e il decostruzionismo
Lezione IV: Attraverso il ‘900
La vita di Derrida si intreccia con gli eventi più significativa della storia del ‘900 che non mancheranno, soprattutto nei suoi ultimi anni di vita, di influenzare la sua riflessione e il suo pensiero. Derrida nasce in un periodo cruciale della storia europea nel 1930 alla vigilia
dell’avvento dei regimi totalitari e della seconda guerra mondiale, nel 1940 la Francia è occupata dalle truppe naziste e l’armistizio che ne segue porta alla nascita della repubblica collaborazionista di Viscy capeggiata dal maresciallo Petain che durerà fino al 25 agosto del 1944
quando le truppe alleate liberano Parigi.
Derrida a causa della sua origine ebraica viene espulso dalla scuola pubblica francese e costretto a seguire gli studi all’interno di una scuola ebraica. Verso la fine degli anni ’60, quando
il successo e la fama internazionale di Derrida cominciano ad affermarsi, la Francia viene
nuovamente percorsa da sommovimenti politici ma di ben altra natura, il ’68. Derrida, che rifiutava gli aspetti ideologici del movimento, resta ai margini della protesta e non partecipa alle contestazioni del famoso maggio francese.
Di lì a poco, però, il filosofo si impegnerà in prima persona nella protesta contro il governo
francese che voleva abolire l’insegnamento della filosofia nelle scuole secondarie. Convoca così, gli stati generali della filosofia a cui partecipano altri 1200 studiosi della materia. Gli ultimi
anni della vita di Derrida si svolgono in un altro momento di tensione internazionale, l’11 settembre del 2001 gli stati uniti subiscono il celebre attentato alle torri gemelle, organizzato dal
gruppo terroristico alca ida. Per il filosofo l’attacco alle torri non è considerabile come un
evento di portata storica in quanto tale, esso risulta meglio descritto dalla categoria concettuale dell’impressione. È proprio l’insieme di impressioni proposte dai media che ha dato luogo alla convinzione che l’11 settembre fosse un evento mondiale di portata epocale.
Derrida vivrà quindi abbastanza per vedere gli eserciti europei partire assieme agli stati uniti
per due nuove guerre, in Afganistan e in Irack, contro un nemico nuovo e oscuro, il terrorismo
internazionale.
Lezione V: Il nocciolo della decostruzione
Derrida è stato uno dei pensatori che maggiormente hanno segnato, con la ,loro presenza, la
scena filosofica del ’900, e questo fino alla sua morte che è avvenuta nel ottobre del 2004. Allora a cosa si deve questo tipo di presenza così grande che chiunque per esempio può verificare con un sistema empirico che avrebbe affascinato, probabilmente, Derrida così attento a tutte le questioni che hanno a che fare con la scrittura e le trasformazioni tecniche del mondo
presente. Per esempio se andate a mettere il nome Jacque Derrida su google vedrete questa
quantità enorme di citazioni, cioè il tipo di influenza così vasta che ha esercitato sul mondo
presente. Allora ci chiedevamo a cosa si deve questo tipo di influenza. Io credo che stia proprio nel fatto che Derrida è riuscito a coniugare degli elementi che sono una parte un enorme,
quasi spasmodico, interesse per l’attualità, per il momento preciso in cui noi viviamo e
dall’altra un riferimento a dei temi che sono quelli eterni della filosofia: il significato di cosa
c’è, il nostra rapporto con la morte, che cosa vuol dire essere presenti, che cosa vuol dire
scomparire, che cosa vuol dire pensare, che cosa significa tecnica, che cos’è natura, che cosa
spontaneità. Tutto questo è stato al centro della riflessione di Derrida che è stato capace di
parlare contemporaneamente di televisione e di Platone, lui in effetti ha scritto di entrambe
queste cose, così come di tutto quello che sta in mezzo tra la televisione e Platone.
Ecco per dare un’immagine, quasi una cartolina di che cos’è il pensiero di Derrida, o meglio di
che cos’è la decostruzione, quel tipo di operazione che lui cercava di fare rispetto al pensiero,
possiamo prendere come esempio questa cartolina. Una cartolina di cui lui ha preso tante copie che usava per la corrispondenza per piccole comunicazioni e che in effetti riproduce un disegno di un manoscritto. Una miniatura, la Bodleian Library di Oxford, in cui si vedono Socrate
e Platone, uno dice bè è normale sono immagini di filosofi, solo che la cosa curiosa è che noi
vediamo un filosofo che detta e un filosofo che scrive, allora uno sarebbe portato a dire bene
che il filosofo che detta è Socrate e il filosofo che scrive è Platone perché noi abbiamo visto Socrate era il filosofo famoso per non scrivere poi dopo c’è invece quest’altro filosofo e suo allievo che scrive sotto dettatura. Tutti i dialoghi di Platone sono rappresentati come se inducessero a dettatura di Socrate. Solo che nella miniatura c’è qualcosa di diverso, sopra al filosofo che
detta c’è scritto Platone e sopra al filosofo che scrive è Socrate, un’inversione dei rapporti,
rapporto tra maestro e allievo così come rapporto tra parola e scrittura come se ci fosse una
scrittura che precede la parola. Se noi ci pensiamo è vero, la scrittura precede sempre la parola, nel senso che le parole per essere comprese devono essere codificate, noi non è che ci inventiamo le parole, quando parliamo ci riferiamo ad un codice quindi c’è già qualcosa di prescritto, di preregistrato nella nostra mente che rende possibile questo apparentemente libero
parlare, libero pensare qualcosa che noi consideriamo come totalmente spontaneo.
Lezione VI: Uno sguardo sull’attualità
Allora in che senso uno può iniziare una riflessione sull’attualità partendo dalla scrittura. Questo secondo me è stato uno dei più grandi lasciti filosofici di Derrida. Derrida nella metà degli
anni ’60 inizia a riflettere sull’attualità partendo dalla scrittura proprio nel momento in cui la
scrittura sembra uscire dall’attualità, sembra rimanere relegata a tempi remotissimi, a spazi e
mondi che non fanno più parte del tempo attuale. Io vorrei che noi riflettessimo su questa circostanza proprio per riuscire a capire il punto d’attacco che Derrida ha sulla filosofia. 2001:
l’Odissea nello spazio è un film del 1968 che sta parlando di fantascienza, in questo film di
fantascienza del 1968 quelli che stanno sull’astronave usano delle normali macchine per scrivere, per le rare volte che devono scrivere, sono le macchine da scrivere elettriche perché sono su un’astronave però usano delle macchine per scrivere normali e c’è un cervello elettronico, ma per l’appunto e come all’epoca si usava un cervello elettronico, cioè un cervellone che
parla e che simula il pensiero non un personal computer quelli che poi hanno invaso il nostro
mondo. Allora uno può riflettere su questa circostanza e cioè il fatto che a pochissima distanza
dall’irruzione della scrittura all’interno del nostro mondo ancora un film di fantascienza non
prevedeva tutto questo, non riusciva a concepirlo proprio perché l’ideologia dominante era
che sarebbe appunto scomparsa la scrittura, saremmo entrati in un mondo fatto di telefoni, di
radio, di media come si diceva allora caldi fatti semplicemente di immagini e di effimeri e che
la vecchia cosa che era la scrittura sarebbe scomparsa. E allora va a onore a Derrida questo libro Della Grammatologia che esce nel 1967, vale a dire un anno prima del film di Kubrick e
soprattutto un libro di filosofia che non si pretendeva di essere un film di fantascienza.
In questo libro Derrida dice noi non dobbiamo illuderci sul fatto che scomparirà la scrittura
può darsi che ci sarà fine del libro pero sicuramento come mezzo di comunicazione come
mezzo di conservazione del sapere può darsi anche se non è detto che qualcosa del genere avvenga, però ricordatevi che ci sarà l’ esplosione della scrittura. Ora effettivamente questa
esplosione della scrittura è esattamente quello che è avvenuto: noi ci siamo trovati di fronte a
questo gigantesco mondo del web, a questo gigantesco mondo di computer di sistemi di scrittura che hanno effettivamente garantito la globalizzazione. L’ esplosione dell’ universo della
comunicazione che si è trasformato in un universo eminentemente scritto la moltiplicazione
degli strumenti di registrazione che hanno trasformato tutto ciò che apparentemente è anche
effimero si diceva, una volta, verba volant scripta manent. Ma se uno ,appunto, guarda quello
che sta succedendo in questo preciso momento: io sto pronunciando delle parole però queste
parole che pronuncio è come se fossero scritte, perché abbiamo dei sistemi di registrazione
estremamente potenti ed estremamente economici che fanno si che quello che sto dicendo entrerà lì in un dischetto che potrà essere ripetuto moltissime di volte; ed è questo l’ enorme irruzione che ha luogo nell’ attualità secondo Derrida e questo potere della registrazione della
scrittura, un potere che nessuno in fondo aveva previsto che lui diceva banalmente che c’è stato da sempre. Invece nel momento in cui si parlava tantissimo di una società della comunicazione Derrida capisce che quello che avrebbe caratterizza la società postmoderna sarebbe stato l’ esplosione della registrazione, cioè le enormi possibilità di archiviazione di registrazione
di immagazzinamento di dati e immagini che caratterizzava il mondo contemporaneo.
Uno sguardo superficiale verso l’ attualità, dire attualità è dire comunicazione, l’irruzione di
qualcosa, avremo degli aerei, voleremo, finiremo chissà dove, invece dice no, quello che sta
entrando nell’ attualità sono cose vecchissime, vecchie come le piramidi, vecchie come la scrittura che tuttavia trasformeranno enormemente l’ attualità, che una cosa grossa così, in un
pen-drive, come ne tutti abbiamo in tasca, si possa conservare altrettanto materiale scritto
che nella famosa biblioteca di Alessandria d’ Egitto, questo fa veramente impressione. Va detto che mi ricordo una delle ultime volte che ho visto Derrida nel luglio del 2004 lui non sapeva
che esistessero i pen-drive che cominciarono a circolare, allora erano molto più grossi di
quanto siano adesso e ha guardato ammirato questo oggetto perché pensava che proprio qui
dentro si potesse conservare un intera presenza e con questo passiamo appunto, per dir così,
dall’ interesse nei confronti per l’attualità, all’ interesse nei confronti non dico delle etero ma
di ciò che costituisce un problema eterno per gli uomini cioè: la presenza, la vita, che cos’è che
noi chiamiamo presente e che cosa è che invece è caduco ed destinato a morire.