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Lunedì 21 Maggio 2007, Biblioteca di filosofia, Via Balbi 4 (1˚ piano) ore 14.30
Continuavano a chiamarlo COMUNITÀ
(Percorsi etico-politici in Nancy, Derrida e Deleuze)
-
14.30 Prof. Ignazio Semino (Genova), apertura dei lavori
14.45 Alessandro Esposito (Genova)
La comunità (r)esistente: il paradigma ontologico-politico di Jean-Luc Nancy
15.30 Dott. Simone Regazzoni (Milano Cattolica)
“Comunità anacoretica”. Glosse a Derrida
16.15 Paolo Vignola (Genova)
Deleuze tra comunità e complicità
17.00 Pausa caffè
17.15 Dibattito
Postmoderno, fine delle ideologie, globalizzazione.
Che queste espressioni riguardino qualcosa che è già avvenuto, che non ha avuto luogo o che sta
avvenendo, tutte si riferiscono alla necessità di un pensiero dell’attuale congiuntura politica – quella
della fine dei comunismi e del divenir mondo dell’economia di mercato.
In che modo si può pensare lo spazio politico dal momento che, dinanzi al globale dispiegarsi
immanente del capitale, sembriamo esposti all’impossibilità di un unico orizzonte di senso, o di
verità, del mondo?
Recentemente, in Francia e in Italia, si è sviluppato su questi temi un vivace dibattito nel quale
hanno dialogato autori come Jean-Luc Nancy, Maurice Blanchot, Giorgio Agamben, Alain Badiou,
Jacques Derrida, Roberto Esposito. Il risultato può essere visto come una serie di sovrapposizioni,
eterogenee e problematiche, che hanno condotto il pensiero filosofico a misurarsi con la sua
costitutiva dimensione politica. Si è innanzitutto cercato di nominare questo spazio del politico: lo
si è chiamato comunità (Nancy prima, Blanchot e Agamben poi); lo si è desostantivizzato, depurato
dagli aspetti mitici ed ideologici con i quali si è manifestato violentemente nel novecento
(nazifascismo, comunismo reale); lo si è pensato ontologicamente come condizione costitutiva
dell’essere e dell’uomo, non come un insieme che si chiude a ciò che accomuna i propri membri ma
come la condizione stessa dell’esistenza, nella quale la singolarità di ciascuno è aperta-esposta al
proprio fuori, ossia alla plurale compresenza dell'altro, di ogni altro. Si è infine criticato la stessa
nominazione di “comunità” (Derrida, Badiou) poiché troppo pericolosa, nel suo principio
accomunante ed identitario, per la sopravvivenza di ogni più irriducibile singolarità, di ogni
diversità che reclama la propria esistenza.
Il dibattito, che appare interamente contemporaneo, affonda però le sue radici nella filosofia greca,
laddove il rapporto tra pensiero, polis ed amicizia risulta intimamente intrecciato. Il percorso che,
come una parabola, dall’esigenza di un pensiero e di uno spazio della comunità, è giunto a
manifestarsi in allergia nei confronti di essa, eredita infatti le più paradossali concezioni
dell’amicizia e della fratellanza che la storia della filosofia ci abbia consegnato, capaci di offrire
gravide riflessioni sul concepirsi assieme con altri, condividendo un mondo. Che gli antecedenti a
tale recente dibattito si possano ritrovare nel singolare rapporto filosofico-letterario tra Bataille e
Nietzsche, non è soltanto un suggestivo accidente, ma semmai il pensiero del filosofo di Röcken
rappresenta la spinta più eclatante, raccolta in seguito da molti interlocutori, verso una
riconsiderazione della vita democratica e comunitaria.
Il presente convegno ha come obbiettivo proporre alcune tappe di questo percorso, soffermandosi
sulle riflessioni di Nancy, Derrida e Deleuze, al fine di possedere gli strumenti necessari non solo
per tessere le fila di un dibattito ancora poco noto in Italia, ma anche per rilanciarlo.
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