Data: 01/10/2015 | Fonte: Corriere del Trentino | Pagina: 3 | Autore: Marika Damaggio | Categoria: Università di Trento Il Cibio scopre il tallone d'Achille dell'Aids Trovata la proteina capace di inibire l'Hiv. «Nature» pubblica la ricerca del team guidato da Pizzato Trento II primo caso risale al 1981. Da quella data simbolica, l'acronimo Hiv (sigla della definizione inglese «Human Immunodeficiency virus») è entrato con prepotenza nel lessico clinico prima, collettivo poi. Eppure, a distanza di 35 anni, il virus responsabile dell'Aids ancora interroga il mondo della ricerca, impegnato a individuare una cura realmente risolutiva. Un pezzo di storia, a ogni modo, la scriverà pure Trento: il gruppo di ricerca del Centro per la biologia integrata (cibio) coordinato da Massimo Pizzato ha infatti individuato l'esistenza di una proteina cellulare che può bloccare la propagazione del virus. Una scoperta che, usando la metafora di Pizzato, mostra «il tallone d'Achille» dell'Aids. A diffondere i risultati dell'indagine, ieri, è stata la rivista «Nature», palcoscenico prestigioso per chi intende divulgare le proprie conoscenze e ampliare così le evidenze nel settore. La pubblicazione sintetizza così lo sforzo del gruppo «VirusCell interaction» dell'università di Trento, composto da Massimo Pizzato, Annachiara Rosa, Ajit Chande e Serena Ziglio. Quanto alla sostanza della scoperta, i ricercatori hanno intercettato l'esistenza nelle cellule di un potentissimo inibitore naturale dell'infezione virale, chiamato «Serincs», in grado di neutralizzare l'Hiv e altri virus simili. Per capirci, la capacità dei virus di infettare le cellule dipende dalla loro abilità di ingannare tale difesa naturale, finora sconosciuta. Ed è proprio qui che s'innesta uno dei risultati più interessanti della ricerca. Ma per comprenderla è bene fare un passo indietro. E noto che la capacità dell'Hiv di causare l'Aids è legata alla presenza di un suo componente, chiamato «Nef», che rende il virus particolarmente infettivo. Ma come? In quale modo? Tali quesiti, sino a ieri, interrogavano la comunità scientifica. Il gruppo di Pizzato ha colmato le lacune: «Nef», spiegano i ricercatori di Trento, agisce -rendendo quindi il virus più aggressivo-aggirando il filtro di Serinc5. «Quando una cellula è infettata con l'Hiv inizia a produrre nuovo virus necessario per disseminare l'infezione a tutto l'organismo -- spiega Pizzato -- Serincs è situata sulla superficie delle cellule e attende che il virus esca da queste per inserirsi in esso e renderlo incapace di infettare nuove cellule». L'esito è tutt'altro che irrilevante: «L'infezione così non si può propagare -- aggiunge -- Tuttavia, nella continua guerra ingaggiata con le cellule, i virus hanno compiuto un passo in più, vincendo per ora la battaglia. Infatti, con la sua proteina Nef, l'Hiv ha acquisito la capacità di rimuovere Serincs dalla superficie della cellula eludendo la sua azione antivirale». Con simili premesse, individuata quindi la causa che inibisce Serincs, già si pensa ai prossimi risultati nella lotta contro l'Aids: «La nostra scoperta espone un tallone d'Achille del virus -- continua Pizzato -- Serincs è un agente estremamente potente. Stiamo ora lavorando per renderlo "invisibile" all'Hiv e quindi per generare una difesa che il virus non possa più eludere. A quel punto avremo compiuto noi un passo fondamentale più avanti del virus». Si potrebbe dire che si cerca così di ingannare il virus stesso, talmente maligno da aver aggirato le difese naturali. Fresco della riconferma alla guida del cibio, il direttore Alessandro Quattrone non fa mistero dell'orgoglio per il prestigioso risultato: «Il successo, davvero epocale, di Massimo Pizzato e del suo gruppo è stato reso possibile da una efficiente implementazione di nuove tecnologie per la lettura dei genomi, il che conferma quanto il continuo aggiornamento tecnologico sia l'unico modo per stare al passo nella ricerca biomedica». Ancora: «Dopo anni di importanti investimenti, l'università di Trento è riconosciuta a livello mondiale nello studio delle malattie». il 01/10/2015 alle 15:57:15 Pagina 1/2 Data: 01/10/2015 | Fonte: Corriere del Trentino | Pagina: 3 | Autore: Marika Damaggio | Categoria: Università di Trento Il Cibio scopre il tallone d’Achille dell’Aids Trovata la proteina capace di inibire l’Hiv. «Nature» pubblica la ricerca del team guidato da Pizzato La storia Il primo caso di Aids risale al 1981, ma il virus Hiv, responsabile della malattia, è stato scoperto solo nel 1983 I primi farmaci risalgono alla fine degli anni Ottanta. Negli anni ‘90 nuovi ritrovati hanno consentito di bloccare la replicazione del virus, ma non di estirparlo La scoperta realizzata al Cibio di Trento e pubblicata sulla rivista «Nature» ha messo in evidenza l’esistenza di una proteina che inibisce naturalmente il virus Hiv. Si chiama Serinc5 TRENTO Il primo caso risale al 1981. Da quella data simbolica, l’acronimo Hiv (sigla della definizione inglese «Human Immunodeficiency virus») è entrato con prepotenza nel lessico clinico prima, collettivo poi. Eppure, a distanza di 35 anni, il virus responsabile dell’Aids ancora interroga il mondo della ricerca, impegnato a individuare una cura realmente risolutiva. Un pezzo di storia, a ogni modo, la scriverà pure Trento: il gruppo di ricerca del Centro per la biologia integrata (Cibio) coordinato da Massimo Pizzato ha infatti individuato l’esistenza di una proteina cellulare che può bloccare la propagazione del virus. Una scoperta che, usando la metafora di Pizzato, mostra «il tallone d’Achille» dell’Aids. Prossima tappa: ingannare il virus Palcoscenico A diffondere i risultati dell’indagine, ieri, è stata la rivista «Nature», palcoscenico prestigioso per chi intende divulgare le proprie conoscenze e ampliare così le evidenze nel settore. La pubblicazione sintetizza così lo sforzo del gruppo «Virus-Cell interaction» dell’università di Trento, composto da Massimo Pizzato, Annachiara Rosa, Ajit Chande e Serena Ziglio. Quanto alla sostanza della scoperta, i ricercatori hanno intercettato l’esistenza nelle cellule di un potentissimo inibitore naturale dell’infezione virale, chiamato «Serinc5», in grado di neutralizzare l’Hiv e altri virus simili. Per capirci, la capacità dei virus di infettare le cellule dipende dalla loro abilità di ingannare tale difesa naturale, finora sconosciuta. Ed è proprio qui che s’innesta uno dei risultati più interessanti della ricerca. Ma per comprenderla è bene fare un passo indietro. È noto che la capacità dell’Hiv di causare l’Aids è legata alla presenza di un suo componente, chiamato «Nef», che rende il virus particolarmente infettivo. Ma come? In quale modo? Tali quesiti, il 01/10/2015 alle 15:57:15 Powered by TCPDF (www.tcpdf.org) ta sulla superficie delle cellule e attende che il virus esca da queste per inserirsi in esso e renderlo incapace di infettare nuove cellule». All’avanguardia Massimo Pizzato (secondo da destra) con il suo team al Cibio Mistero svelato C’è una difesa naturale ma viene ingannata dall’infezione. Ora si punta a «nasconderla» sino a ieri, interrogavano la comunità scientifica. Il gruppo di Pizzato ha colmato le lacune: «Nef», spiegano i ricercatori di Trento, agisce — rendendo quindi il virus più aggressivo –—aggirando il filtro di Serinc5. «Quando una cellula è infettata con l’Hiv inizia a produrre nuovo virus necessario per disseminare l’infezione a tutto l’organismo — spiega Pizzato — Serinc5 è situa- L’esito è tutt’altro che irrilevante: «L’infezione così non si può propagare — aggiunge — Tuttavia, nella continua guerra ingaggiata con le cellule, i virus hanno compiuto un passo in più, vincendo per ora la battaglia. Infatti, con la sua proteina Nef, l’Hiv ha acquisito la capacità di rimuovere Serinc5 dalla superficie della cellula eludendo la sua azione antivirale». Con simili premesse, individuata quindi la causa che inibisce Serinc5, già si pensa ai prossimi risultati nella lotta contro l’Aids: «La nostra scoperta espone un tallone d’Achille del virus — continua Pizzato — Serinc5 è un agente estremamente potente. Stiamo ora lavorando per renderlo “invisibile” all’Hiv e quindi per generare una difesa che il virus non possa più eludere. A quel punto avremo compiuto noi un passo fondamentale più avanti del virus». Si potrebbe dire che si cerca così di ingannare il virus stesso, talmente maligno da aver aggirato le difese naturali. Fresco della riconferma alla guida del Cibio, il direttore Alessandro Quattrone non fa mistero dell’orgoglio per il prestigioso risultato: «Il successo, davvero epocale, di Massimo Pizzato e del suo gruppo è stato reso possibile da una efficiente implementazione di nuove tecnologie per la lettura dei genomi, il che conferma quanto il continuo aggiornamento tecnologico sia l’unico modo per stare al passo nella ricerca biomedica». Ancora: «Dopo anni di importanti investimenti, l’università di Trento è riconosciuta a livello mondiale nello studio delle malattie». Marika Damaggio © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina 2/2