I SENZA DIMORA, ANALISI PSICOLOGICA DEL FENOMENO Luca Romano Ottobre 2016 Romano – I senza dimora I SENZA DIMORA, ANALISI PSICOLOGICA DEL FENOMENO Luca Romano Il tema trattato da questo articolo è quello zione, ha conosciuto le più variegate articolazioni delle persone senza dimora, migliaia di individui e, di risposta, ha rivelato le diverse sensibilità che spesso vengono ignorati o peggio ricacciati dell’uomo e le più differenziate forme di in- dalla società e che vivono in condizioni psico-fisi- tervento. “Si potrebbe dire che la povertà si è che che spesso rasentano la sopravvivenza. Lo sempre nutrita delle nuove povertà, modificandosi scopo di questo articolo è quello di conoscere e incessantemente” (Paglia, 2014, 13) in risposta approfondire la particolarità di questo fenomeno, alle diverse condizioni storico-culturali, che so- analizzando in particolare, dal punto di vista psi- prattutto oggi, in una società complessa, vedono cologico, le principali teorie e i processi graduali numeri e varietà di persone in difficoltà sempre attraverso cui la persona può giungere a certi stati più ampie. Se i primi studi sociologici sulla “so- di emarginazione e di disagio, raccontando le di- cietà tradizionale” evidenziavano la staticità e una verse strategie di “sopravvivenza” utilizzate ogni connotazione prevalentemente socio-economica giorno e infine sottolineando il forte ruolo che del fenomeno (povertà come status sociale), oggi hanno gli stereotipi e lo stigma della società nella prevale una visione dinamica e multidimensionale perpetuazione del fenomeno. della povertà, che evidenzia l’importanza delle dimensioni temporali e soggettive e delle compo- La povertà e la povertà estrema nenti relazionali e simboliche (povertà come pro- La povertà in sé e in particolare la presenza cesso di impoverimento) e che sottolinea l'amplia- dei “poveri” sono delle realtà purtroppo onnipre- mento della privazione a fattori di carattere socia- senti nella storia dell’umanità. Il fenomeno, nel le, culturale e ambientale, il tutto in un processo corso dei secoli, ha cambiato volti e definizioni, dinamico e di interdipendenza multidimensionale ha compreso fasce più o meno ampie di popola- (Filippini, 2007). Una definizione che richiama Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 1 Romano – I senza dimora queste caratteristiche può essere quella del Comi- margini della società e ne rendono problematica tato dei diritti economici, sociali e culturali delle l’integrazione” (Commissione sulla povertà e Nazioni Unite (2012)1, che la definisce come “una sull’emarginazione, 1992, 87-88). condizione umana caratterizzata dalla privazione Figlia di questo tempo e di una visione mul- continua o cronica di risorse, capacità, opzioni, si- tidimensionale e dinamica della povertà è la figu- curezza e potere necessari per godere di un tenore ra del “senza dimora”, che si situa sicuramente di vita adeguato e dei diritti civili, culturali, eco- nella condizione di povertà estrema appena deli- nomici, politici e sociali” (E/C.12/2001/10, par. neata e la cui definizione rispecchia connotazioni 8). Da questo presupposto, possiamo dire che la psicologiche ed affettive che si integrano con povertà estrema può essere inquadrata come "una aspetti puramente fisici e materiali. combinazione di penuria di entrate, sviluppo umano insufficiente ed esclusione sociale" Per una definizione di senza dimora (A/HRC/7/15, par. 13), in cui una mancanza pro- Vagabondo, Barbone, Clochard, Homeless, lungata della sicurezza fondamentale di base inte- Sans Abri, Senza tetto, Senza dimora, Senza fissa ressa contemporaneamente vari aspetti dell'esi- dimora… Da sempre il tentativo di definizione di stenza umana, compromettendo seriamente le un fenomeno tanto complesso quanto eterogeneo possibilità delle persone di esercitare o riacquisire ha trovato difficoltà di elaborazione, rischiando i spesso di essere guidato da concezioni moralisti- propri diritti in un futuro prevedibile (E/CN.4/Sub.2/1996/13). Qualche anno prima il che, semplicistiche ed empiricamente riduttive. secondo Rapporto sulla povertà in Italia (1992) La scelta del termine dimora rispecchia la definiva la povertà estrema come “la condizione triplice accezione di luogo fisico, sociale e giuri- umana nella quale la grave insufficienza di reddi- dico (Zuccari, 2012), nonchè l’espressione della to economico si abbina ad una serie di elementi componente psicologico affettiva e dell'identità negativi tra loro correlati, quali la mancanza di sa- relazionale dell'individuo (Caritas, 2005): se il lute, di famiglia, di lavoro, di casa, di conoscenza, termine “senza tetto” (in inglese houseless) richia- di sicurezza che collocano di fatto la persona ai ma più la mancanza di una casa in senso fisico e 1Principi guida delle Nazioni Unite su povertà estrema e diritti umani adottati dal Consiglio dei Diritti umani delle Nazioni Unite il 27 settembre 2012 (www.ohchr.org – 17/05/16) materiale, e quindi l’esito del funzionamento di una qualsiasi società (teorie di stampo sociologi- Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 2 Romano – I senza dimora co), parlare di “senza dimora” (in inglese la usata dalla FIO.psd (Federazione Italiana homeless) tira in ballo una serie di vicissitudini Organismi per le Persone senza Dimora) che parla individuali e determinanti intrapsichiche (teorie di di senza dimora come di un “soggetto in stato di stampo psicologico) (Lavanco, Santinello, 2009), povertà materiale e immateriale portatore di un che, in un'integrazione tra aspetti materiali e rela- disagio complesso, dinamico e multiforme”, evi- zionali, sembrano ricondurre all’assenza di quel denziando come fattori che si intrecciano e si au- “luogo (ma anche momento) del proprio riferi- toalimentano: la multidimensionalità del proble- mento di identità relazionale”, quel “punto da cui ma, la progressività del percorso emarginante e partire e a cui tornare ogni giorno”, quello “spazio cronicizzante, la difficoltà di contatto con i servizi in cui proteggere e ricostruire quotidianamente se istituzionali e di costruire e mantenere relazioni stessi”, quel “minimo terreno geografico del pro- significative (FIO.Psd, www.fiopsd.org). prio potere e luogo per una condivisione scelta”, Il numero dei senza dimora in Italia nelle ri- descritto da L. Gui (1995, 12). Inoltre, mentre cerche lungo gli anni è variato molto anche per qualcuno preferisce aggiungere l’accezione “fis- motivi metodologici; ma preziose sono state le ul- sa” perché richiama l’idea del tempo necessario e time due stime da parte dell'Istat, in collaborazio- sufficiente ad elaborare un progetto di vita ne con il Ministero del lavoro e delle politiche so- (Bonadonna, 2001), qualcun altro preferisce ciali, la Caritas e la FIO.psd, che, nel 2014, stima- ometterlo poiché ritiene richiami invece “defini- no in 50.724 (con una forbice tra 48.966 e 52.482) zioni legislative legate all’idea di vagabondaggio le persone senza dimora che, nei mesi di novem- o un lessico di questura” (Landuzzi, Pieretti, bre e dicembre 2014, hanno utilizzato almeno un 2003, 57). servizio di mensa o accoglienza notturna (dati in Nel corso della storia e nelle diverse ricerche italiane sono state utilizzate diverse definizio- leggero aumento rispetto a quelli del 2011) (Istat, 2014). ni, tenendo anche conto della complessità ed eterogeneità di questo fenomeno, il cui studio pre- Percorsi e traiettorie di impoverimento ed senta problemi di tipo naturale, politico e metodo- emarginazione logico. Una di queste, che ne rispecchia la com- In una società che tende a categorizzare e a plessità, dinamicità e multidimensionalità, è quel- mantenere ancora stereotipi radicati nel passato, Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 3 Romano – I senza dimora che rischiano di formare stigmatizzazione e di- vittime. Spanò (2007) individua tre linee di ten- stanza (elementi pienamente partecipanti alla ca- sione della società contemporanea, detta anche so- duta nello stato di isolamento e degradazione cietà del rischio (Beck, 2000), dell’incertezza psico-fisica dei senza dimora), è importante to- (Bauman, 1999), del nomadismo (Maffesoli, gliere il filtro e la barriera invisibile che distanzia 2000): le persone “normali” da quelle che vivono per • a) il processo di globalizzazione, la cui strada, nell’intento di analizzare lucidamente i concorrenza internazionale genera un quadro percorsi e le traiettorie, imprescindibilmente indi- di crescente vulnerabilizzazione del lavoro e viduali, che portano a questa condizione. Per fare di precarizzazione dei percorsi lavorativi; questo è importante “comprendere la vera natura • b) la fragilizzazione delle relazioni sociali, dei molteplici aspetti che compongono questo i cui segni si notano nella crescente instabilità mosaico di desolazione e privazione”, cercando di familiare, individualizzazione, crollo delle ap- esaminare i meccanismi psicologici e sociali che partenenza e solidarietà collettive, e nella ca- intervengono, consapevolmente o inconsapevol- duta in processi di désaffiliation (Castel, mente, nel determinare questa lenta e inarrestabile 1991), cioè di rottura dei legami sociali e lavo- caduta e scivolamento verso una condizione di rativi; morte civile e fisica (Guidicini, Pieretti, Bergama- • c) la progressiva frammentazione dei per- schi, 2000, 130). Analizzeremo, quindi, le princi- corsi di vita, dovuta all'assenza di copioni of- pali teorie sulla caduta nella condizione di senza ferti dalla tradizione o dalla coscienza colletti- dimora, nonché sui più importanti processi psico- va e alla chiamata per l'uomo a fronteggiare logici e sociali che determinano il vissuto di que- continuamente situazioni che rischiano di ste persone. compromettere la stabilità biografica a causa Lo studio di questo fenomeno, come detto, di un numero indefinito di possibilità in ogni può essere affrontato secondo due approcci: uno ambito della loro vita (rischio di “paralisi bio- sociologico ed uno psico-sociale. grafica”) (Clarizia, Spanò, 2007). Per quanto riguarda l'approccio sociologico ripor- Pieretti e coll. (2000), parlando dell'essere senza tiamo alcuni processi macro-sociali di questo tem- dimora po, nella certezza storica che ogni società fa le sue globalizzazione, sostengono che "i "muscoli" per come un sottoprodotto della Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 4 Romano – I senza dimora stare dentro a questo sistema non ce li hanno più terminare e mantenere questa condizione: per soltanto gli emarginati, ma non ce li ha forse più quanto riguarda il primo, secondo alcuni studiosi, nessuno" e che "dobbiamo capire che può essere abuso di sostanze e condizione di senza tetto sono fisiologico e non più patologico cadere nell'emar- reciproci fattori di rischio, in una influenza bidire- ginazione grave o nei percorsi di povertà estrema" zionale (Johnson, Freels, Parson, Vangeest, 1997 (Guidicini, Pieretti, Bergamaschi, 2000, 72). in Lavanco, Santinello, 2009); per quanto riguar- La lettura psico-sociale di questo fenomeno sotto- da il secondo, non è chiaro se la malattia mentale linea (a differenza di quella prettamente sociolo- possa avere un ruolo causale oppure manifestarsi gica) non solo la mancanza di una casa, ma anche come una conseguenza della deprivazione in per- la carenza di legami sociali e di appartenenza, sone vulnerabili; sta di fatto che Sosin (2003) so- nonché la scarsità di risorse personali per far fron- stiene questa possa essere una reazione alla loro te alle proprie condizioni di vita, rendendo in que- condizione, individuando che il 20% delle perso- sto modo la povertà solo uno dei differenti fattori ne senza dimora sviluppa, dopo essere finiti per di rischio in grado di portare a tale situazione (La- strada, sintomi depressivi o psichiatrici; inoltre, i vanco, Santinello, 2009). dati suggeriscono un numero inferiore della pre- Le teorie sul deficit e le teorie sulla crisi senza di questo deficit di quanto prima si stimasse Questo approccio, in particolare, si ramifica in due teorizzazione fondamentali: le teorie sul (in Italia si parla di circa il 10%; negli Stati uniti dal 15% al 30%) (Ibidem). Le teorie sulla crisi, invece, sottolineano deficit e le teorie sulla crisi. Le teorie sul deficit sostengono come alcuni l'influenza sul benessere e sull'adattamento del deficit personali possano contribuire a determina- soggetto da parte del contesto, e introducono il re la condizione di senza dimora. Tra questi i più concetto di “evento critico“ come momento che rilevanti sono la malattia mentale, la tossicodipen- richiede una riorganizzazione degli strumenti co- denza, lo scarso livello degli studi scolastici, la gnitivi, relazionali e strutturali, abitualmente usati mancanza di un'occupazione lavorativa, problemi nella gestione dei propri eventi di vita (Francesca- di salute fisica, la mancanza di abilità nel mante- to, Tomai, Ghirelli, 2003; Ollendick, Offman, nere una rete (Ivi). In particolare i primi due svol- 1982 in Lavanco, Santinello, 2009, 27). I più co- gono per molti studiosi un ruolo principale nel de- muni eventi critici sono la perdita del lavoro e la Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 5 Romano – I senza dimora rottura di rapporti significativi, come separazioni mente l'uscita non può che essere il risultato di e divorzi (Munoz et al., 1999, in Lavanco, Santi- più processi” (Ivi, 29). nello, 2009), e la crisi innescata da questi incide diversamente sulla persona a seconda delle sue ri- Teoria degli eventi traumatici e cumulativi sorse, soprattutto di tipo personale, come la capa- Uno sviluppo della teoria della crisi ha spin- cità di coping (Noth, Smith, 1992, in Lavanco, to a porre l'attenzione maggiormente sul fattore Santinello, 2009), fino a segnare spesso una frat- “tempo”, e quindi sui percorsi di caduta e sugli tura netta nella biografia di queste persone e por- aspetti processuali e dinamici di questo fenomeno. tare ad uno stato di vulnerabilità individuale Si parla di un "processo" come “evoluzione del (Daly, 1993; Munoz at al., 1999 in Ibidem). Inol- crescente disagio e del relativo degrado sul piano tre secondo Meo (2000), più che le caratteristiche fisico e relazionale”, nonché di una “condizione intrinseche dell’evento, sono determinanti la per- di precipitosa involuzione verso il basso” (Gui, cezione soggettiva e il significato personale che il 1995, 29). L. Gui (1995) a proposito parla di soggetto gli da’, e questi ultimi a loro volta dipen- “punti di rottura”, eventi catastrofici (i più gravi dono dalla sua storia personale, dalle risorse ma- quelli di tipo relazionale) a partire dai quali le teriali e simboliche di cui dispone, dall’ambiente persone leggono la propria storia; cita inoltre Ber- in cui è inserito e il momento in cui si verifica zano (1991) il quale rintraccia nel "divenire" della (Meo in Lavanco et al., 20072). condizione di senza fissa dimora una sequenza di A mediare tra questi due rami di teorie è So- "sradicamenti progressivi e cumulativi" dal lavo- sin (2003) che parlando di un approccio multi-sta- ro, dai mondi vitali, dal territorio, dagli standard diale e multi-fattoriale integra fattori legati a defi- di vita collettiva, il che connota l'esclusione come cit personali (povertà, scarsità di risorse personali, un fenomeno cumulativo e multidimensionale in malattia mentale) con fattori di tipo situazionale, una società complessa in cui i fattori di dimensio- facendo riferimento al presentarsi di eventi critici ne oggettiva e soggettiva si intrecciano formando sia multipli che singoli (Lavanco, Santinello, gradi di povertà più complessi e più gravi (Berza- 2009). Si deduce, quindi (come spiegheremo nel no in Pellegrino e Verzieri, 1991). I processi di ac- terzo capitolo), che “se l'inizio di una tale espe- crescimento della complessità sociale, quindi, ol- rienza di vita è dovuto a fattori multipli, analoga- tre ad aver arricchito la gamma di possibilità di 2Articolo disponibile su: https://iris.unipa.it/ (02/07/16) Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 6 Romano – I senza dimora realizzazione per l'uomo post-moderno, ne hanno per sè deprivati dal punto di vista econo- anche moltiplicato le vie attraverso cui si può per- mico, relazionale, formativo, che costrui- dere aderenza con le proprie cerchie sociali di ri- scono un "milieu" così degradato da ren- ferimento, differenziando così i rischi di esclusio- dere vano persino un eventuale ritorno in ne sociale (Gui, 1995). In particolare da sottoli- famiglia; essi spesso si auto-escludono dai neare è la concezione di povertà come sistema di servizi ed anche un eventuale contatto si differenze socio-culturali, invece che semplice- limita a pura sussistenza; costituiscono la mente di diseguaglianze economiche. A proposito homelessness "più disperata". esemplificativo è il modello multidimensionale di Dall'area della "normalità" a quella della G. Germani3 e la considerazione di Clarizia e Spa- homelessness tipica della metropoli: questi nò (2007) del fatto che le reazioni dei soggetti agli soggetti ricevono un set di risorse apprez- stressfull events siano significativamente influen- zabile da reti familiari e parentali abba- zati dal set di risorse materiali e simboliche a loro stanza funzionanti, ma un susseguirsi di disposizione (Clarizia, Spanò, 2007), e che, di eventi scioccanti li "indeboliscono ed conseguenza, i percorsi di esclusione di queste esauriscono la loro capacità di trovare ri- persone sono differenziati a seconda del ciclo di sposte alle difficoltà", portandoli a forme vita personale e familiare, dell’origine territoriale spaventose di isolamento dalle cerchie di e sociale, dell’età, del genere, dell’istruzione, ol- appartenenza in cui restano imbrigliati e tre che della presenza o dell’assenza di reti solida- senza possibilità di accedere ai servizi. li di sostegno (Ivi). Le autrici nella loro ricerca a Dall'area della piena inclusione a quella Napoli individuano tre principali traiettorie di ca- della marginalità sociale: questi soggetti dute in povertà che rispecchiano la diacronicità hanno ricevuto da famiglia e istituzioni temporale e l'interazione tra stressfull events (Ivi): una buona dotazione di "capitale cultura- dall'area della povertà tradizionale a quella le", hanno anche avuto carriere lavorative della homelessness: questi soggetti pro- "di tutto rispetto", ma queste continuità vengono da ambienti familiari e sociali di biografiche sono state bruscamente inter- 3 Germani infatti fa riferimento alle dimensioni: a) economico-sociale, b) politico-sociale, c) demografico, d) culturale, e) psicosociale, in variabile correlazione reciproca. rotte da un evento catastrofico a cui ha seguito una parabola discendente; si parla di Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 7 Romano – I senza dimora una società che sta abbandonando garanzie sono quelle persone che si trovano deprivate della occupazionali, di instabilità coniugale, di “dotazione minima di beni principali per stabilire caduta gioco con gli altri rapporti di cooperazione”, il che porta d'azzardo, droga). Anche in caso di tentati- all'impossibilità di sentirsi in toto “cittadini”, la vi di "ricomposizione di sé", i loro percor- perdita di capacità di strutturarsi come persona, di si "diversi" trovano barriere strutturali, fa- formulare strategie, di dar forma ai propri fini miliari e sociali che li intrappolano in un (Ibidem). Per ogni persona, allora, l'autore ipotiz- "limbo" (la marginalità sociale) che dista za una costellazione di eventi critici che portano “un passo”, ma in realtà si tratta di “abis- alle diverse sindromi di povertà, fino a giungere so”, dal rientro in società (Ivi). ad ipotizzare i “percorsi tipici di destrutturazione in dipendenze (alcool, Ulteriore contributo tra gli autori che parla- dei soggetti”, a suo avviso differenti a seconda no di una dinamica accumulazione delle condizio- dell'istruzione, del reddito, del sesso, dell'origine ni critiche e di stressful events, è quello di N. Ne- territoriale e sociale, del ciclo di vita personale e gri (1993) che parla di una "interazione tra i disa- familiare (Ibidem). gi", in cui sia gli own career effect (che attengono alla sfera specifica della vita individuale come il La teoria delle micro-fratture e la soglia di non lavoro) sia i cross career effect (che contemplano ritorno l'integrazione tra ambiti anche diversi, come fami- Contrario a questa lettura del cumulo degli glia e scuola), influenzano le molteplici "carrie- eventi traumatici a seguito delle trasformazioni re"4 della vita del soggetto (Ivi). Egli inoltre parla avvenute nella nostra società negli ultimi anni è del concetto di “sindrome di povertà”, indicando G. Pieretti (2003), secondo il quale il ritenere sen- la caduta verso l'emarginazione come “un cammi- za dimora una qualsiasi persona che ha subito uno no di regressione” ed indica la povertà non come o più eventi traumatici significherebbe far rientra- situazione statica, ma come "sindrome" che si ag- re in questa categoria “milioni di persone in Euro- grava nel tempo, in un percorso punteggiato di pa che sono state sfrattate, licenziate, che sono se- "crisi" (Negri in Gui, 1995). I poveri, per l'autore, parate, ammalate, divorziate e via di questo passo”, mentre fortunatamente il numero effettivo dei 4Negri, per “carriera” intende “una sequenza di stati e transizioni in specifici ambienti di interazione sociale” (Negri, 1993, 76 in Clarizia e Spanò, 2007, 198). senza dimora è straordinariamente più basso Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 8 Romano – I senza dimora (Landuzzi, Pieretti, 2003). Questa teoria, per Dunque, alla precedente “iconografia suffi- l’autore era connotata da un rigido rapporto di cientemente tradizionale”, che vale per qualcuno causa-effetto, nel quale una somma di condizioni ed esiste ancora, ma non è più prevalente ed esau- socio-culturali (bassa condizione socio-economi- riente, Pieretti prova a sostituire una visione più ca, scarsa istruzione, famiglia disagiata, famiglia profonda e lacerante di eventi traumatici, che si “a rischio”, occupazione subalterna e precaria), e focalizzi sui passi che si percorrono prima di fini- quindi la posizione sul piano della stratificazione re in strada. Per fare questo l’autore circoscrive il sociale, creavano una predestinazione che si ac- campo dei senza dimora alle cosiddette povertà centuava con l’incontro di situazioni traumatiche simbolico-esistenziali, sottolinea l’importanza del o comunque pesanti la cui accumulazione e com- termine dimora in quanto focolare, “spazio per il binazione portava quindi a finire per la strada Sé […] che consenta l’elaborazione psichica della (Ivi). risposta”, e soprattutto parla di un problema psiOra, secondo Pieretti questa visione tradi- chico, legato alla psiché, cioè all’anima, riferen- zionale della povertà estrema, che seguiva teorie dosi a qualcosa di più profondo e diverso dallo di stratificazione sociale e di traumi cumulativi, psichiatrico o psicoanalitico (Ivi). Per povertà ur- non è più adatta ad una società a complessità ele- bana estrema Guidicini e Pieretti (1995)5 intendo- vata (Ibidem), ma sarebbe opportuno parlare, “più no: “una sequenza di rotture biografiche che inte- che di povertà al singolare, di plurali e differen- ressano sia la personalità che il tessuto sociale” e ziate forme di povertà attorno a cui la città si ridi- fanno riferimento all’esistenza di un’area del non segna” (Pieretti in Guidicini, 1991, 184-185); ritorno, una sorta di soglia che contraddistingue l’autore sottolinea, quindi, una differenza qualita- l’incapacità-riluttanza di provvedere a sé stessi, il tiva, una discontinuità tra la povertà tradizionale e cui processo di caduta è chiamato di decomposi- le povertà estreme, le quali, non riducendosi solo zione e abbandono del Sé; questo tipo di processo a soglie ben definite di entrate e/o consumi, sono irreversibile induce un ritiro dal mondo esteriore caratterizzate da ragioni specifiche, motivazioni e che designa l’incapacità di «fare territorio» per comportamenti soggettivi e conducono a specifiche condizioni di vita (Guidicini, Pieretti, Bergamaschi, 1995; Landuzzi, Pieretti, 2003). 5Nella ricerca transnazionale operata in Italia, Francia, Danimarca e Germania e descritta nel volume “Povertà urbane estreme in Europa” (1995), sono anche analizzate le caratteristiche proprie di questo tipo di condizione distinta dal concetto generico di povertà. Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 9 Romano – I senza dimora cui il soggetto perde progressivamente interessi c) rinuncia a qualsiasi controllo, gestione ed nelle relazioni umane e in ogni tipo di contatto” uso dello spazio fisico, che si fa sempre (Guidicini, Pieretti, Bergamaschi, 1995). Questa più esteriore, una realtà esterna (incapacità definizione rientra in quella che è chiamata teoria di fare territorio); delle micro-fratture, la quale evidenzia come il d) costruzione di un ruolo-immagine di sé processo di isolamento si sviluppi secondo micro- stessi e abbandono di qualunque motiva- variazioni difficilmente percepibili sia dal sogget- zione, inclusa quella alla vita (decomposi- to che dall’esterno, secondo un processo giorna- zione e abbandono del Sé); liero, lento ma irreversibile (Ivi). Secondo questa e) estrema limitazione del proprio sistema re- teoria i famosi avvenimenti traumatici possono in- lazionale, con una maggiore concentrazio- tervenire solo come elementi autonomi, ma mai ne in aree con elevate densità demografica come ragione ultima e scatenante, in quanto il e urbanizzazione; percorso che conduce alla povertà estrema è mol- f) progressiva rottura dei legami di solidarie- to più lungo, complesso, disseminato di riassesta- tà, del sistema relazionale proprio di una menti costanti nei confronti del mondo esterno ai “cultura della povertà” e dei diversi sotto- quali non seguono quasi mai ricostruzioni funzio- sistemi della vita quotidiana. nali: “l’adattamento si produce sempre ad un livello inferiore di riassestamento, caratterizzato da Le rotture successive una limitazione delle proprie capacità relazionali In una società dell’inclusione, l’esclusione e di autodeterminazione” (Ivi). Possiamo dunque equivale all’indebolimento della socialità e della definire i passaggi che determinano la caduta in solidarietà, alla rottura all’interno di un sistema questa nuova fascia di povertà, non escludendo generale di inclusione e di protezione; per cui per differenze intrinseche (Ivi): giungere sulla strada, “bisogna scendere lenta- a) abbandonare la generica teoria del “recu- mente tutti i gradini della scala della protezione e pero” o “rientro” di questi soggetti nel bisogna che vengano meno gli ammortizzatori co- processo produttivo/consumistico; struiti per trattenere colui che scivola via” (Laé, b) caduta in una zona del non ritorno, a seguito di rotture che si accumulano; Lanzarini, Murard in Guidicini, Pieretti, Bergamaschi, 1995, 77). Le rotture successive proposte Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 10 Romano – I senza dimora dalla ricerca transnazionale descritta nel manuale tiva e piano piano inizierà a svuotarsi. La “Povertà urbane estreme in Europa” (1995) sono moglie (che ha abbandonato o da cui è stato legate a quattro problemi, interconnessi tra di loro lasciato) e tutte le altre donne sono diventate (Ivi): inavvicinabili. Gli amici, infine, sono scom- 1.il territorio: un buon indicatore di intensità della rottura è il luogo in cui si trova l’uomo sulla parsi a seguito di queste cadute a cui hanno a volte contribuito, a volta prevenuto; strada; quest’ultimo può vivere in un quartiere 3.il lavoro: la disoccupazione non porta diretta- vicino a dove è nato, vissuto, o semplicemente mente alla vita sulla strada, ma passa per un dove ha trovato riparo, accoglienza, mendicità. sovrainvestimento della famiglia e del vicina- Ogni allontanamento dalla sua storia si mani- to; piccoli impieghi dequalificati o precari, festa alloggio; anni privi di attività, e il riferimento al lavoro quest’ultimo non ha solo un senso fisico, ma sfuma, il lavoro viene progressivamente can- implica la socialità, l’intimità, la domesticità; cellato dall’orizzonte, cessando di essere il è inoltre definito come l’ultima rottura prima vettore della biografia. Nonostante buone op- della strada, e nel senso fisico racchiude tutte portunità e sostegno di colleghi, bastano pic- le rotture, in particolare quella familiare. La- cole incomprensioni, imprevisti, “problemi sciando tutto l’uomo si libera, ma corre il ri- personali”, litigi, ripetute mancanze e la possi- schio della perdita dell’intimità e del sé; bilità di un’ulteriore chance svanisce; in un cambiamento di 2.la rete sociale: la parentela e la famiglia sono 4.le istituzioni: l’uomo sulla strada ha sfruttato state utilizzate e sfruttate fino all’esaurimento; fino ad esaurimento i servizi sociali per la po- quest’ultima fino a quando non sarà totalmen- vertà ordinaria, rendendo loro il lavoro diffici- te sfinita ed il soggetto non avrà oltrepassato i lissimo a causa della sua vita intricata, ma non limiti dell’inclusione riserverà sempre un po- si è mai installato stabilmente nelle istituzioni sto per lui, ma non appena vedrà minacciata la più o meno totali (ospedale psichiatrico, pri- sua stabilità e sicurezza sarà costretta ad allon- gione, centro per l’infanzia, centro di preven- tanarlo, dandogli così un disconoscimento, zione, di educazione, centro di accoglienza) da una perdita di valore; ci saranno dei ritorni al- cui è stato ogni volta rigettato o da cui è uscito ternati ma la relazione sarà più che altro imita- a seguito di fallimenti e disadattamenti secon- Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 11 Romano – I senza dimora dari, facendo scivolare su di lui ogni azione e zione ed abbandono del Sé. Se analizziamo parola senza essere raggiunto. Prima di giungere alle per istituzioni totali (come il centro di urgenza o il comprendere la peculiarità: processo, ovvero il centro di accoglienza) che sa essere quelle contrario di stato, suggerisce qualcosa in movi- estreme, per chi non ha più nessuno, farà la mento; decomposizione e abbandono del Sé non è prova della strada; una definizione ontologica, ma situazionale, in parola questo termine ne possiamo 5.la prova della strada: la vita sulla strada impli- quanto è stato possibile “misurare” i segnali di ca una degradazione dello status e richiede un questa incapacità-riluttanza tramite degli indica- equipaggiamento mentale, delle energie e del- tori biografici oggettivati, funzionanti con uno le capacità difficili da sostenere e che mettono schematismo binario e calcolabile numericamente a dura prova il soggetto (la fame, il freddo, (ad es. ce l’hai o no la carta di identità?) e degli l’impossibilità di nascondersi, la mendicità, gli informatori, elementi qualitativi (ad es. hai passa- sguardi della gente). Di fronte a questa prova to il giorno del tuo compleanno o di Natale con alcuni fuggono tornando in famiglia o trovan- qualcuno?) (Ivi). In questo modo i ricercatori dosi qualche lavoretto, altri si formano queste sono riusciti a delineare i passaggi che scandisco- competenze per fare carriera sulla strada. no la perdita dello statuto epistemologico di soggetto, scandita da tappe intermedie: una prima Decomposizione e abbandono del Sé fase detta “soffice” consiste nella perdita Ritornando alla definizione data precedente- dell’identità e delle sue attrezzature (Personal mente, le povertà urbane estreme sono legate ad Equipments in inglese): una carta d’identità, una una serie di rotture che interessano prima di tutto patente, un conto corrente bancario, un numero di la personalità: per gli autori si parla più di anima, telefono, il cellulare e via dicendo; successiva- in quanto si rimanda “a questioni percettive, inte- mente a perdersi progressivamente sono le rela- riori, intime, a modi di percepire e di elaborare la zioni, prima con gli altri “generalizzati” e poi con realtà, non necessariamente alla realtà” (Landuzzi, gli altri “significativi”, poi con i compagni di stra- Pieretti, 2003). Inoltre questo tipo di povertà è ca- da e con gli stessi animali (spesso unica compa- ratterizzata per una incapacità-riluttanza di prov- gnia); la fase finale di questo processo, detta an- vedere a sé stessi, detta processo di decomposi- che “dura”, coincide con la perdita di relazione Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 12 Romano – I senza dimora con il proprio corpo, con uno stato molto simile quando il corpo, logorato e degradato a poco a alla morte biologica, nel quale la persona viene poco, dimentica anche il dolore e rende l’uomo definita un sistema biopsichico autoreferenziale. indegno anche a sé stesso e ai suoi occhi (Ivi). In questo stato di ritiro di affettività e di chiusura Questi due effetti sono ben rappresentati da una in un’oscillazione di autonomia-anomia, questi metafora e un “indicatore”: la prima tramite soggetti possono sembrarci i più liberi e autonomi l’immagine di una tasca bucata che si lacera e i del mondo, ma in realtà sono portati a “fare le cui oggetti pian piano si disperdono; la seconda stesse cose ogni giorno e nello stesso piccolo spa- tramite la perdita da parte del soggetto anche della zio di territorio” (Ivi). capacità di raccontarsi, indice soprattutto per le Alla base di questo processo vi è la concezione di intimità e gli effetti della sua perdita. Se- istituzioni di una possibilità di dignità e riabilitazione (Ibidem). condo Pieretti e coll. (1995) questa è formata da una prima cerchia più privata, protetta, la cosid- La Désaffiliation detta sfera del domestico, ultima difesa dell’Io; Nella convinzione che l’essere senza dimora poi da una seconda cerchia più ampia legata alle sia un problema sociale (non sociologistico) e che relazioni amicali e di parentela; infine una terza quindi non riguarda alcune fasce sociali più che cerchia propria delle relazioni lavorative, istitu- altre, ma è un problema della società competitiva zionali e politiche (Pieretti, Guidicini, Bergama- e complessa in cui viviamo, R. Castel (1995) co- schi, 1995). Dunque la rottura estrema con tali nia il concetto di désaffiliation. Citando Dur- differenti cerchie indica l’assenza dell’intimità, la kheim, l’autore francese sostiene che l’integrazio- quale determina l’impossibilità di un rapporto con ne sociale è questione di disaffiliazione o di affi- gli altri (seconda e terza sfera), ma soprattutto liazione rispetto al sistema sociale in cui si vive della “conservazione del sé” e della costruzione di (Landuzzi, Pieretti, 2003). Per questo i senza di- regole morali (prima sfera), che porta al rischio e mora sono “persone fondamentalmente désaffi- alla condanna dell’abbandono (Ibidem). Questa liés, ovvero che hanno compiuto un disconosci- perdita implica un rapporto inaudito con gli altri, mento di paternità nei confronti del sistema socia- a cui è portato a mostrare le proprie disgrazie e le nel quale si vive”, o come dice A. K. Sen, sono piaghe, e un rapporto inaudito con sé stesso, persone che “non riescono a trasformare i beni in Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 13 Romano – I senza dimora possibilità di vita” (Ivi). Questo concetto si situa to intermedio è detto vulnerabilità, le cui ca- all’interno di un paradigma che ha subito in questi ratteristiche sono la precarietà lavorativa e la fra- anni alcune “metamorfosi” notevoli. V. Touraine gilità relazionale (Area B – Vulnerabilità) (Castel, (1992) parlando di emarginazione e di esclusione 1996 in Valtolina, 2003)6. sociale sostiene il superamento della classica divi- Il merito di questo modello è anche quello sione nella società “verticale” tra ceti superiori e di aver superato il pregiudizio di irreversibilità inferiori (up or down) e propone un nuovo para- della grave emarginazione, come condizione che digma di una società “orizzontale” in cui i confini si colloca oltre la “soglia del non ritorno” (Valtoli- tra le classi sono meno chiari ed è evidente una na, 2003), e di poter prevedere, grazie all’indivi- separazione netta tra membri della società ed duazione delle fasi intermedie di precarietà e in- esclusi (in or out) (Touraine, 1992 in Valtolina, certezza, la possibilità di importanti interventi di 2003). Castel (1996) supera anche questa visione prevenzione (Romano, Messina, Lavanco in La- dell’esclusione sociale in termini prettamente vanco, Mendieta, 2009). duali per proporre una visione di continuità tra integrazione ed esclusione sociale, definita da due Processi di cronicizzazione vettori ed espressa in un continuum tra due poli. “Per taluni individui accade che al termine Per quanto riguarda i vettori, uno è il lavoro (o della discesa ai livelli di pura sopravvivenza la mancata integrazione occupazionale), sia come stagnazione si fa lenta demolizione della persona” fonte di sostentamento economico sia come fonte (Gui, 1995). Come abbiamo già descritto nei pre- di identità e appartenenza sociale, l’altro è la den- cedenti paragrafi, le traiettorie di impoverimento e sità relazionale (o isolamento sociale). Per quanto la degradazione psico-fisica delle persone che vi- riguarda i poli, il primo, espressione della positi- vono a lungo per strada possono portare a gravi vità dei due fattori, è definito integrazione, ed in- conseguenze sul piano fisico, psicologico, sociale, dica integrazione sia lavorativa che sociale (Area 6Anche Paugam, si muove nella stessa direzione col suo concetto di disqualification social, processo in cui individua tre fasi distinte: la fragilità (della situazione lavorativa, che si colloca a metà strada tra l’occupazione e l’inattività); la dipendenza, che corrisponde alla fuoriuscita dal mercato del lavoro, caratterizzata dalla necessità di ricorrere ai social benefits ed all’aiuto fornito dai servizi sociali; infine la rottura dei legami sociali, che è caratterizzata da un progressivo cumularsi degli svantaggi (Paugam, Zoyem e Charbonnel, 1993) (nota da Clarizia, Spanò, 2007, 8). A – Integrazione); il polo opposto che, indica assenza di lavoro e isolamento sociale, è definito dèsaffiliation (Area C – Dèsaffiliation); infine tra i due poli vi è un processo progressivo il cui pun- Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 14 Romano – I senza dimora tanto da arrivare al cosiddetto “limite di non ritor- nitiva e parte stessa dell’equilibrio psichico del no” e agli ultimi stadi di “decomposizione e ab- soggetto che, per forzata rassegnazione, si bandono del Sé”. concilia con un’esistenza limitata a quei soli rap- Per Bergamaschi (1988) un “processo circo- porti, ridotti all’essenziale, necessari a procurarsi lare ad effetti cumulati” crea il ripetersi di il necessario per vivere” (o sopravvivere) (Labos, un’interazione "sbilanciante" individuo/ambiente 1987, 119). Il mondo vitale del senza dimora vie- che spinge soggetti recessivi ai gradini più bassi ne quindi ridotto a sé stesso, ai propri bisogni pri- delle sopravvivenze e all'inizio della cronicità, al mari e alla propria autocommiserazione, con un quale collabora il peso dello stigma sociale. In conseguente deterioramento fisico e psichico (Ibi- questo senso, la cronicità non significa tanto “im- dem). mobilità”, ma piuttosto “irreversibilità” del processo (Ivi). In particolare, per Fazel et al. (2014) la cronicità dell’essere senza dimora è legata ad un epi- Sembra verificarsi una relazione diretta tra sodio di homelessness durato più di un anno, o il tempo di permanenza nel disagio grave e il gra- quattro episodi di homelessness negli ultimi due do di povertà multidimensionale. Più tempo si anni in un individuo che ha una condizione invali- passa in strada più la percezione del tempo, dello dante. Studi suggeriscono che il 20% dei soggetti spazio, degli altri, dei luoghi e dei diversi ambien- che negli USA hanno avuto un episodio di home- ti si altera andando a generare come una sorta di lessness cadrà in uno stato di cronicità della con- mondo “altro” rispetto a quello dei “normali”. dizione di senza dimora. I fattori di rischio affin- Uno dei processi più catastrofici è quello dell'iso- ché questo avvenga includono l’avere problemi di lamento, che cresce quanto maggiore e frequente salute mentale, abusare di sostanze, avere proble- è stato l’impatto negativo con un determinato am- mi di salute fisica, una storia di associazione cri- biente sociale e col crescere del numero di am- minale con la giustizia, un’età più avanzata (44 bienti sociali di cui il senza dimora diffida. Per- anni e oltre). Nonostante gli effetti negativi ciò, si raggiunge un grado di cronicizzazione pro- dell’homelessness abbiano risultati negativi sulla gressivamente, per rotture graduali e conseguenti salute a prescindere dalla durata di questa condi- isolamenti degli ambienti sociali; ciò finché la zione, gli individui cronicamente senza dimora rottura con l’ambiente esterno diviene così “defi- hanno risultati peggiori rispetto a chi ha vissuto Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 15 Romano – I senza dimora esperienze di vita sulla strada intermittenti o di posto dove si dorme per strada), le difficoltà im- transizione7 (Fazel, Geddens, Kushel, 2014). previste (non trovare le scarpe al proprio risveglio, cambiamento di regole ed orari di istituti, La concezione dello spazio e del tempo nei sen- problemi di documenti, biglietti, un malessere che za dimora blocca la persona impedendole di muoversi come Come già detto la carriera sulla strada, so- di consueto); poi ci sono momenti che restano prattutto se protratta a lungo e lontani da fonti di particolarmente impressi nella memoria (fra que- relazioni, può portare ad alterare la percezione sti la malattia come rottura che altera profonda- della realtà, e in particolare del senso del tempo e mente la vita quotidiana); inoltre si nota un caren- dello spazio. Progressivamente si impone un nuo- te senso della propria storia, intesa come la consa- vo rapporto con queste due dimensioni, ora con- pevolezza di un passato, di un presente e di un fu- notate dall'assenza di punti di riferimento, il che turo, in cui gli episodi si sovrappongono, sfuman- produce una “lotta contro la totale precarietà, che do ogni confine e perdendo qualsiasi ordine cro- richiede tutte le proprie energie, nel tentativo di nologico; si sente parlare di ambienti anonimi ed creare forme di adattamento a questa nuova situa- impersonali, del rapporto, spesso sporadico e li- zione paradossale” (Valtolina, 2003, 79). mitato, con le istituzioni (al quale subentra la ras- Per quanto riguarda la percezione del tem- segnazione), dei compagni di sventura, di mensa o po, mentre per le persone che svolgono una vita di dormitorio, nonché del ricordo, spesso tormen- “normale” esiste un tempo lavorativo (scuola, la- tato, dell'ambiente umano cui si è appartenuti un voro) e un tempo libero, con una organizzazione tempo (Labos, 1987). Nel vivere il tempo, quindi, strutturalmente, socialmente ed esistenzialmente “il presente, sempre uguale a se stesso, si dilata, e definita, la giornata del senza dimora risulta esse- la rassegnata accettazione della situazione non dà re l'unica scansione temporale e criterio significa- spazio a progetti e aspirazioni” (Goffman, 1959 in tivo di periodizzazione del proprio tempo. Per Lavanco et al., 2007), riducendo al minimo la di- questi la temporalità è scandita da lunghe attese mensione temporale futura. A proposito Clarizia e (l'attesa che apra il dormitorio, o che si liberi il Spanò (2007) nella loro ricerca a Napoli hanno 7Fazel, Geddens, e Kushel (2014) parlano di tre categorie rintracciato nelle interviste la capacità di immagi- di homelessness: a) chronic homelessness; b) intermittent homelessness; c) crisis or transitional homelessness (Fazel, Geddens, Kushel, 2014). nare il futuro tra il variegato mondo di soggetti in- Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 16 Romano – I senza dimora tervistati e hanno individuato tre tipi di rappre- privato è esternalizzato, e in cui il pubblico è inte- sentazioni: riorizzato, portandole ad identificarsi in quanto a) il futuro alla spalle, per quei soggetti che, in appartenenti a questo spazio. Quest’ultimo può condizioni veramente critiche, vedono con dispe- essere visto come l’unico posto che possono chia- razione al domani come irraggiungibile e hanno mare “casa”, il cui significato è multidimensiona- perduto ogni capacità progettuale; le ed è legato a diversi elementi come la sicurez- b) il futuro possibile, per quei soggetti affidati za, la tradizione familiare, i ricordi e le relazioni ai servizi o in percorsi di reinserimento, che vedo- familiari (Dupis, Thorns, 1996 in FEANTSA, no ancora possibile un avvenire migliore rispetto 2006). Lo spazio pubblico è il luogo più “possedi- alla loro condizione; bile” e dove ci si può sentire al sicuro, ma anche c) il futuro sognato, per quei soggetti per cui è quello che necessita di più protezione. Nonostante quasi certa l’impossibilità di realizzare le proprie i possibili significati dati allo spazio e la dignità speranze, a causa di una sganciata consapevolezza mantenuta da certe persone, non si può pensare dalla realtà difficile in cui vivono. Soprattutto le che queste non possano aspirare a qualcos’altro, o persone lontane dai servizi presentano una grave che ancora questo tipo di vita sia una scelta (Ibi- compromissione della capacità di progettazione dem). Considerando l’assenza di questo spazio del futuro, evidenza che dovrebbe essere presa in “privato”, Bonadonna (2001) afferma che “man- considerazione nella progettazione dei servizi da cando la possibilità di interporre uno spazio tra il offrire a queste persone8 (Clarizia, Spanò, 2007). Sé interiore e il mondo, l'Io-pelle, la pelle del Per quanto riguarda la percezione dello spa- bambino alla nascita, unica protezione rispetto zio, la vita nella superficie pubblica implica la to- all'esterno, ritorna così ad essere il confine ultimo tale esposizione delle persone senza dimora, il cui con il mondo stesso, come attraverso un salto 8Sulla possibilità di progettazione e reinserimento occorre tenere presente che si tratta comunque di disponibilità che spesso appaiono fragili, esposte al logorio di una vita quotidiana faticosa e piena di imprevisti. Per cui “occorrerebbe aiutare e sostenere attraverso un intervento quanto più personalizzato possibile, di tipo flessibile, adattabile cioè alle diverse circostanze che possono presentarsi; prima fra tutte, il possibile fallimento delle prime fasi, che non può e non deve significare una rinuncia complessiva.” (Labos, 1987, 115) nell'età primitiva” (Bonadonna, 2001, 89). Ciò comporta una vita continuamente in allerta e in esposizione ad un ambiente ostile come quello metropolitano, il che può avere gravi conseguenze su molte consuetudini anche biologiche, come il ciclo del sonno, con tutto ciò che comporta a li- Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 17 Romano – I senza dimora vello di equilibrio psichico e mentale (Valtolina, problemi e ai diritti di queste persone, spesso per- 2003). Inoltre, a proposito, Castel (1996) sostiene mangono negli anni ancora molteplici stereotipi e che il soggetto può perdere il suo abituale equili- pregiudizi che si radicano su rappresentazioni so- brio e lottare per adattarsi alle difficili condizioni ciali del passato, detti “archetipi culturali”. In un raggiungendone uno nuovo, il quale però sarà sistema di valori in cui domina l’efficienza, la orientato alla sopravvivenza, spesso mobiliterà di- competizione e l’ideale del self-made man, ovvero namiche psicologiche regressive e difese primiti- niente di più lontano ed “estraneo” alle figure ve e porterà i soggetti più vulnerabili ad un impo- suddette, riemergono tre principali stereotipi: a) verimento psichico progressivo, fino alla destrut- l’immagine del “vagabondo antisociale”, che, turazione della personalità9 (Castel, 1996 in Valto- come nel 1500, rappresentava un pericolo per il lina, 2003). semplice fatto di porsi al di fuori del comune modo di vivere; viene combattuto con l’arma L'influsso degli stereotipi e dello stigma sociale dell’indifferenza, e il suo modo di rispondere con Nonostante sia per l’uomo un’esigenza for- atteggiamenti di ritiro e autoesclusione sostiene e zata e quasi automatica quella di categorizzare e aumenta questa distanza tanto da fomentare nella ordinare la realtà e l’ambiente sociale in cui vive, gente comune la possibilità di ritenerlo “diverso” questo processo nella società complessa comporta e quindi legittimare difese proiettive che lo vedo- la formazione di giudizi aprioristici che aprono la no ritratto come il “male” e che escludono la pos- strada a stereotipi e stigmatizzazioni. In essa coe- sibilità di cadute personali; b) il “mito della scelta sistono sistemi di valori molteplici e contrastanti di vita”, in cui questo eroe romantico viene visto che generano altrettanto controverse rappresenta- come portavoce simbolico di malessere, coraggio, zioni sociali. rifiuto delle regole, libertà e autonomia; mito che Nonostante la società si impegni a mostrare ultimamente è stato smontato dal concetto coniato un atteggiamento scientifico, liberale e umanitario da Bergamaschi di “adattamento per rinuncia”, di fronte alla figura del senza dimora e del malato come una rassegnata accettazione della situazione mentale, cercando di guardare con obbiettività ai in cui il soggetto si trova e lo sviluppo di un nuo- 9E’ in questo senso che alcuni psichiatri hanno paragonato la condizione di grave emarginazione allo stato psicotico, individuando processi simili di isolamento, distacco dalla realtà e regressione. (Valtolina, 2003, 80) vo adattamento, visto quasi come una “metamorfosi”; c) l’immagine della “vittima” della società, Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 18 Romano – I senza dimora vista proiettivamente come il “male” che non tute- stigma, infatti, si intende “la collocazione apriori- la i suoi membri più deboli, i quali sviluppano di- stica e semplificatrice di taluni soggetti all'interno sturbi psichici a causa delle loro condizioni e di una categoria di persone in base ad alcune loro dell’emarginazione da essa creata (Valtolina, caratteristiche apparenti” (Ivi, 54); rappresenta, 2003). Nonostante questo tipo di stereotipi, che dunque, “l'etichetta che attribuisce ai singoli sog- spesso vengono addirittura sovrapposti dall’opi- getti le caratteristiche che l'immaginario collettivo nione pubblica, siano stati chiaramente superati da con il suo complesso sistema di atteggiamenti, molti studi10, ancora oggi persistono, come la sto- opinioni, stereotipi e pregiudizi, attribuisce rica identificazione tra senza dimora e malato all'intera categoria” (Valtolina, 2003, 58). Dal mo- mentale, la cui “diversità” sancisce l’estraneità del mento che ciò che definisce la posizione dei senza problema alla gente comune. Questi giudizi mora- dimora all’interno della società sono la qualità, li negativi, però, non possono essere ostentati da l’intensità e la direzione dei rapporti con l’orga- una società scientifica e umanitaria, che, perciò, nizzazione sociale, nonché il feedback da essi ge- propone una medicalizzazione di questo problema nerati, si può dire che alla definizione oggettiva (in piena cultura scientifica), mostrandosi attenta del ruolo sociale si affiancano elementi soggettivi a questi soggetti più marginali, non ritenendoli collegati alla sfera della “percezione di sé e moralmente devianti, ma bisognosi di aiuto e di dell'altro”. Se il concetto di “reputazione”11 si da’ cure (Ibidem). per sottinteso per chi conduce una vita “normale”, Possiamo dire che gli stereotipi sono fuor- per chi vive per strada è invece cruciale in quanto vianti e deleteri in quanto “si limitano a cogliere può instaurare un processo circolare “giudizio al- la parte visivamente più esplicita, cioè quella che trui/stima di sé” di conferma della impossibilità di ha realizzato la compatibilità con lo stigma sino al ingresso nella cittadinanza, una sorta di “barriera punto da farne una componente stessa della iden- all’entrata” che genera meccanismi di auto-identi- tità di chi ne è portatore” (Gui, 1995, 55). Per ficazione negativa (Gui, 1995). Essere senza di- 10Tra questi quello di D'agostino, D'Agostino, Esposito, Franco & Attena (2003), che ha contrastato l’immagine di un barbone, sempre ubriaco, libero e autonomo, anoressico istituzionalmente e mendicante. Lavanco e Santinello (2009) stimano tra l'1 e il 10% questo tipo di figura rispetto i senza dimora del terzo millennio, vittime di ripetute microfratture che attivano un circuito spesso senza ritorno (Lavanco, Santinello, 2009). mora rappresenta una nuova identità “che si sovrappone a quella che si ha e la copre, l’addor11Per Gui (1995) la reputazione “da' la misura della stima attribuita dagli altri e di riflesso della stima di sé che ciascuno va definendo costantemente nel corso della propria vita” (Gui, 1995, 52). Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 19 Romano – I senza dimora menta” (Marazziti, Lavanco, dell’autoesclusione). Per quanto riguarda l’esclu- Santinello, 2009, 61), ma proprio perché prima sione sociale, quindi, i meccanismi precedente- questo soggetto aveva un’identità e conosceva le mente descritti fanno sì che la società crei quasi norme dominanti, può soffrire di più notando le una “prigione” intorno al soggetto, aggravata e in- sue mancanze e sperimentando la vergogna di non tensificata soprattutto quando al quadro personale poter essere come dovrebbe. Per questo il sogget- si aggiunge anche il disturbo psichiatrico: la dere- to avverte la frattura fra sé e le persone normali, e sponsabilizzazione del soggetto porta anche ai ti- questa alimenta in lui l'auto-disprezzo e l'odio di pici sentimenti di compassione che generano sì sé, portandolo a chiudersi anticipatamente in sé disponibilità all’aiuto, ma aiuto che rimane sem- stesso, ad avere un atteggiamento sospettoso, osti- pre tra una società “normale”, al di qua della bar- le, ansioso, depresso e dunque confermando il riera, e un soggetto malato, bisognoso di cure e pregiudizio delle persone comuni (Ivi). Dato che anche di controllo sociale (Valtolina, 2003). Ri- uno stigma tende a diffondersi dallo stigmatizzato guardo all’autoesclusione, oltre ai meccanismi già alle persone vicine, nonostante all’inizio un sog- descritti, è importante ricordare l’influsso negati- getto possa tenersi lontano dagli altri senza dimo- vo che anche la visione medicalizzata della malat- ra, alla fine questa sua condizione si radica, por- tia mentale e dell’essere senza dimora possa avere tando addirittura all’idea che vi si trovi perfino a su questi soggetti, i quali interiorizzano l’essere suo agio e all’identificazione con lo stigma pur di individui passivi, incapaci, non autonomi, inade- non cadere nell’anomia assoluta (Dino, 2004 in guati a svolgere ruoli attivi in società, bisognosi Lavanco, Santinello, 2009). Da quanto abbiamo di essere curati. Tutto ciò, unito alle conferme che detto si può notare quali siano i due principali ef- vengono dall’esterno, portano a creare una “bar- fetti dello stigma sociale: 1) fornisce al soggetto riera interiorizzata” che sembra confermare ciò un'identità sociale, rendendolo riconoscibile agli che accade e che porta alla convinzione che l’uni- altri ma mettendo anche un filtro tra lui e il mon- ca soluzione sia una progressiva rinuncia, non do (facilitazione dell’esclusione sociale); 2) agi- solo alla società, ma anche a sé stesso e alla pro- sce sull'immagine che il soggetto ha di sé stesso, pria identità, la quale però non ne ha altre alterna- suscitando fenomeni di identificazione negativa e tive (Ivi). A proposito di identità, Bergamaschi abbassando (1988) ritiene che non è possibile assumere una la sua 2007, 9 autostima in (facilitazione Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 20 Romano – I senza dimora propria cultura senza una vera e propria comunità siano “emarginati psicologicamente” dal “gruppo di riferimento, in quanto non esiste identità senza psicologico” (e non solo sociologico) dei cittadi- riferimento a qualche forma di identificazione, e ni, verso cui hanno “una posizione di dipendenza viceversa senza dalle regole fissate”, in quanto, non facendo parte un’identità (Bergamaschi in Guidicini e Pieretti, del suo sistema di interdipendenze funzionali, con 1988); per questo, essendo estranei alla città (co- i propri bisogni individuali minaccerebbero la sta- munità di riferimento) e vedendola semplicemente bilità e le regole di esso (Cattabeni in Fondazione come un “contenitore che conferma l'estraneazio- Zancan, 1978). Questa condizione, soprattutto ne da rapporti umani significativi”, è facile capire prolungata nel tempo, richiede a molti l’utilizzo di perché non ci sia più ragione di avere un nome, un meccanismi difensivi efficaci, quali: la regressio- ruolo, e perfino avere cura di sé e un aspetto este- ne nella dipendenza e passività assoluta, l’etero e riore particolare (Gui, 1995, 59). A seguito di tut- auto-aggressione (fino alla soppressione di sé e to ciò per molti l’isolamento appare la soluzione degli altri), la fuga dal rapporto con il reale, la migliore (Labos, 1987), e quest’ultimo viene radi- “reificazione” di un ambiente gratificante imma- calizzato dalla cosiddetta “atrofizzazione della so- ginario, l’assunzione di ruoli ed obiettivi negativi cialità”12, processo rappresentato da una spirale in (e/o antisociali) che compensino gli effetti discesa: “col crescere della dipendenza e della dell'impossibilità ad assumere ruoli ed obiettivi mancanza di autonomia nell'accesso alle risorse, positivi (Ibidem). Meccanismi che invece verreb- si riduce anche la possibilità di accedere a nuove bero compensati dal senso di appartenenza e dalla social networks, in grado di sorreggere l'autono- comunanza di obiettivi nei soggetti emarginati, mia vacillante della persona” (Gui, 1995, 61). In- ma membri di un gruppo a sua volta emarginato fine, importantissimo contributo è quello di G. (Gui, 1995). non esiste identificazione Cattabeni13, il quale sostiene che i senza dimora 12Definita una dimensione esistenziale “schiacciata sui bisogni materiali, espressione eclatante della frustrazione sperimentata a livello dei rapporti primari, e conseguente fuga dagli ambiti sociali normalmente dotati di senso”. (Gui, 1995, 61). 13G. Cattabeni, Aspetti psicosociali dell’emarginazione, in AA.VV. Quelli che non contano. Materiali di studio sul’emarginazione, Fondazione Emanuela Zancan, Padova, 1978, 165. Alla fine di questa profonda immedesimazione nei processi di identificazione negativa e di auto-esclusione dei senza dimora, è importante fermarsi per una riflessione. E’ ipotizzabile che “delle rappresentazioni sociali meno difensivamente parziali – e più aperte a considerare la com- Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 21 Romano – I senza dimora plessità del fenomeno nei suoi molteplici aspetti – liquidata in pochi secondi da una fredda ed im- potrebbero aiutare a rompere le barriere tra chi paurita donazione. vive nella società e chi invece è costretto a cercare Tuttavia, abbiamo scoperto che nella società uno spazio ai suoi margini quotidianamente, complessa queste persone non appartengono ad rendendo quest'ultima condizione più facilmente una determinata categoria o status sociale (come reversibile” (Valtolina, 2003, 62). Alcuni studi prima si pensava), ma che in uno stato di emargi- (Hocking, hanno nazione e di senza dimora ci può cadere chiunque, dimostrato come la stigmatizzazione riguardi la anche chi ha una vita, un lavoro, una famiglia, e si vita pubblica, in quanto soggetti appositamente ritiene estraneo e lontano da una possibile caduta. formati alla comunicazione pro-sociale, conoscen- Le diverse ricerche e i dati, infatti, ci hanno mo- do intimamente la persona oggetto dello stigma, strato come il numero di persone che si trovano a non hanno più dato attenzione all’elemento mar- vivere per strada e che ci vivono per anni aumenta chiato, modificando invece i propri atteggiamenti, sempre di più e che uno o più eventi stressanti cu- valutando positivamente le abilità sociali e rela- mulati, soprattutto in assenza di una rete di soste- zionali (ove presenti), e considerando la condizio- gno forte, accompagnati da una frammentazione ne di questa persona frutto di cause esterne alla biografica processuale per alcuni lenta e graduale, sua volontà (Lavanco, Santinello, 2009). può far cadere chiunque in povertà estrema. Ab- Lawrence, 2000), infatti, biamo, quindi, analizzato i diversi processi psicoCONCLUSIONI logici che portano a vivere in condizioni estreme In questo articolo abbiamo fatto luce su una quasi di sopravvivenza, di isolamento, di decom- realtà che spesso è tenuta ai margini, oscurata e posizione del Sé, di disaffiliazione, e quanto il quindi vittima di immaginazione, stereotipi, pre- tempo renda queste sempre più ego-sintoniche e giudizi, stigma, che non rendono conto della sua impercettibili dal soggetto emarginato; il tutto, vera essenza. La figura del senza dimora, della come già detto, incrementato dal notevole influsso persona che vive per strada, puzza, chiede l’ele- degli stereotipi e dello stigma sociale, che crea mosina, è da sempre evitata a priori, o al massimo una barriera aprioristica sempre più spessa tra il mondo dei “normali” e quello dei “senza dimora”. Piesse, anno 2, Ottobre 2016, n.1 22 Romano – I senza dimora Chi volesse citare questo articolo, il riferimento bibliografico è: ROMANO, L. (2016). I senza dimora, analisi psicologica del fenomeno. Piesse (rivistapiesse.altervista.org) 2 (10-1). RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI CARITAS ITALIANA, DERIU, F., SGRITTA, G. B. (2005). Rapporto su Roma. La città presente. Povertà, esclusione, disagio, solidarietà e politiche sociali. Roma: F. Angeli. CASTEL, R. (1991). De l’indigence à l’exclusion: la désaffiliation. Face à l’exclusion, le modèle français, 137-168. CASTEL, R. (1995), Les métamorphoses de la question sociale. Une chronique du salariat, Paris: Fayard. CASTEL, R. (1996), Le insidie dell’esclusione sociale. Animazione Sociale, 2. CLARIZIA, P., SPANÒ, A. (2007). Né tetto né dimora: traiettorie di esclusione e di reinserimento in Campania. Napoli: Regione Campania. COMMISSIONE DI INDAGINE SULLA POVERTÀ E SULL’EMARGINAZIONE (1992). Secondo rapporto sulla povertà in Italia. Milano: F. 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