Pascal in pillole Opera principale di Pascal: i Pensieri. Cartesio aveva fondato ogni conoscenza sulla ragione dell’uomo, Pascal ne riconosce invece i limiti. Per Pascal il primo ed essenziale compito dell’uomo è quello di conoscere sé stesso. Ma per questo compito la ragione non serve a nulla: essa è debole e incerta. Pascal riconosce tuttavia un’altra via di accesso all’uomo: il cuore: “il cuore – dice – ha ragioni che la ragione non conosce”. Egli distingue lo spirito di geometria dallo spirito di finezza. Lo spirito di geometria ha come oggetto il mondo esterno, che viene analizzato cartesianamente come oggetto geometrico. Lo spirito di finezza vede l’oggetto immediatamente e senza ragionamento e ha per oggetto il mondo dell’uomo. L’uomo, per il filosofo francese, è situato tra due infiniti, l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, ed è incapace di comprendere sia l’uno che l’altro. Siamo, noi uomini, come dei termini medi tra il tutto e il niente. Ciò ci condiziona: il nostro stato ci impedisce di sapere certamente e di ignorare assolutamente. In questa situazione non possiamo far altro che riconoscere i nostri limiti, la nostra miserabile condizione di mostro incomprensibile, né angelo, né bestia. Spesso, afferma Pascal, cerchiamo di non pensare al nostro miserabile stato, e tale è la funzione del divertimento: difatti, essere senza occupazione alcuna fa sentire all’uomo il suo niente. Ma il divertimento, continua, non è la felicità: esso viene all’uomo dall’esterno, e lo rende dipendente. L’uomo non deve chiudere gli occhi e rinunciare al suo privilegio e alla sua dignità: quella di pensare. Il riconoscimento della propria miseria è l’inizio di una ricerca dolorosa che porta l’uomo alla fede. Pascal, al contrario di molti altri filosofi, non prova a dimostrare razionalmente l’esistenza di Dio. Egli tuttavia ci porta la seguente, celebre, argomentazione: (vedi T1 pag.180)