Visualizzazione di correnti fluide: Schlieren e tecniche speckle Dario Ambrosini DIMEG, Università dell’Aquila [email protected] La tecnica Schlieren Schema originale di Hooke, rifacimento moderno e confronto con immagine attuale (Courtesy G.S. Settles, Penn State University). Lo schlieren è stato attribuito per molti anni a Foucalt (1859) o a Toepler (1864). Solo recentemente* è stato dimostrato che Robert Hooke lo aveva proposto nel 1672. *J. Rienitz, Nature, 254: 293-295 (1975); Endeavour, 21: 77-81 (1997). 1 Idea di base: • la luce deviata verso il basso è rimossa Zone scure • la luce deviata verso l’alto “passa” Zone chiare Luce incoerente, proveniente da una fenditura verticale, è collimata dallo specchio concavo M1 e attraversa la sezione di test. Un secondo specchio concavo M2, proietta una immagine reale della fenditura sul piano focale e una immagine reale della sezione di test sullo schermo. Se sono presenti variazioni dell’indice di rifrazione, i raggi luminosi subiscono una deviazione. 2 Schlieren a Genova • Specchi concavi M1 and M2: lunghezza focale 1.9 m • Diametro degli specchi: 38 cm • Distanza tra gli specchi: circa 8 m • Sorgente: luce incoerente da una fenditura verticale Schlieren a colori Si ottiene posizionando un filtro, costituito da sottili strisce colorate trasparenti, nel piano focale dello specchio M2. Le strisce devono essere utilizzate con una sorgente a fenditura, che deve essere verticale se si vogliono evidenziare gradienti di temperatura orizzontali. 3 I raggi deflessi attraverseranno diverse strisce colorate del filtro. Sullo schermo l’immagine reale dei corpi opachi apparirà contornata da campi a diversa colorazione che evidenziano diversi spostamenti dei raggi. Lo schlieren a colori fornisce una visualizzazione a campo pieno del fenomeno ma ha un range di misura limitato (ad ogni colore corrisponde uno spostamento compreso fra due valori di soglia) ed è quindi utilizzato fondamentalmente per visualizzazioni qualitative. Metodo del filamento focale Si possono identificare le regioni caratterizzate dalla stessa deflessione dei raggi spostando un filamento opaco verticale posto nel fuoco dello specchio M2. Se un raggio deflesso è intercettato dal filamento, la regione corrispondente apparirà scura sullo schermo. 4 La matematica dello Schlieren Il coefficiente di convezione h si può determinare direttamente dalle immagini schlieren senza dover ricostruire il campo termico. Si sposta il filamento finchè la sua ombra non interseca la superficie verticale sullo schermo: lo spostamento coincide con la deviazione ∆y del raggio luminoso nella posizione considerata. La relazione fra deviazione del raggio e coefficiente di convezione è: h=− k w ∆ y Tw2 Ω (Tw − T∞ ) Ω è una costante che dipende dall’esperimento. All images Courtesy G.S. Settles, Penn State University 5 Interferometria olografica + Schlieren Visualizzazione qualitativa Schlieren (GE) Determinazione diretta di h Interferometria Olografica (AQ) Elevata sensibilità nella determinazione di T Sch + HI • Sensibilità differente • Maggiore quantità di informazioni • Controllo incrociato, calibrazione e confronto dei risultati Canali verticali a geometria variabile Dimensioni: spessore t = 0.012 m, altezza H = 0.175 m, lunghezza L = 0.3 m. L >> t, H campo termico 2D. S varia così da ottenere differenti aspect ratios S/H per il canale. Piastra centrale con 5 promotori di turbolenza 6 Risultati sperimentali S/H = 0.3 S/H = 0.2 S/H = 0.1 Ra=1.8 107 S/H = 0.05 Canali con parete liscia. Gradienti termici orizzontali visualizzati con schlieren a colori. Il flusso risulta laminare e simmetrico nei due canali. Con S/H = 0.3 l’effetto del canale è trascurabile. Riducendo l’aspect ratio, le pareti laterali cominciano ad avere effetto. Alla minima distanza, lo strato limite occupa tutto il canale e la temperatura della parete laterale sale notevolmente. Ra=1.8 107 S/H = 0.3 S/H = 0.05 Visualizzazione a campo pieno con lo schlieren a colori dei gradienti termici verticali: significativi solo in corrispondenza dei bordi di attacco e dovuti anche ad effetti conduttivi nel fluido. 7 Metodo del filamento focale Fotografia schlieren ottenuta col metodo del filamento focale e relative linee di equispostamento. Un solo canale è mostrato, data la simmetria. Interferometria Olografica ∆T = 28 K ∆T = 20 K Il ∆T tra una frangia e la successiva è circa 2 K. La visualizzazione qualitativa conferma la natura simmetrica e laminare del fenomeno. S/H = 0.3 S/H = 0.1 8 Confronto Sch – HI Incertezza su h: 8 – 12 % Schlieren Incertezza su T: 2 – 4% del ∆T (filamento focale) (0.9 – 1.8 K per questo esperimento) Incertezza su h: 5 – 10 % Interferometria Incertezza su T: 0.5 – 0.8 K Olografica (indipendente da ∆T ) Confronto quantitativo I risultati sperimentali, in termini di numero di Nusselt locale, si possono confrontare con la correlazione di Ostrach* per piastra piana verticale, Nux = 0.387 Rax0.25 , dove Nux (Nusselt locale) è 2 3 hx/k e Rax (Rayleigh locale) is c p ρ β gx (Tw − T∞ ) / (kµ ) S/H = 0.3 S/H = 0.1 *S. Ostrach, NACA Report 1111 (1953) 9 ϑ = (T - Tf) / (Tw - Tf) 1 .0 x x /H = 0 .0 3 , s c h lie re n x /H = 0 .4 , s c h lie re n x /H = 0 .0 3 , in te rf.o lo g r. x /H = 0 .4 , in te rf.o lo g r. la s tra p ia n a (O s tra c h ), P r= 0 .7 2 0 .8 0 .6 0 .4 0 .2 S /H = 0 .3 0 .0 0 1 2 3 4 5 6 η = (y /x ) G r x 1 /4 Risultati sperimentali S/H = 0.3 S/H = 0.2 S/H = 0.1 Ra=1.8 107 S/H = 0.05 Canali con parete corrugata. Gradienti termici orizzontali visualizzati con schlieren a colori. Il flusso risulta laminare e simmetrico nei due canali. Il contour delle regioni colorate è ora ondulato, tranne che alla minima spaziatura, dove scompare la zona indisturbata. La forma delle regioni colorate nella zona inter-ribs suggerisce la similitudine fra il flusso termico al di sopra e al di sotto di ciascun rib.. 10 Ra=1.8 107 S/H = 0.3 S/H = 0.05 Visualizzazione a campo pieno con lo schlieren a colori dei gradienti termici verticali: significativi non solo in corrispondenza dei bordi di attacco ma anche intorno a ciascun rib, le cui pareti orizzontali inducono flussi termici verticali. Metodo del filamento focale Fotografie schlieren ottenute col metodo del filamento focale e relative linee di equispostamento. Si devono considerare sia i gradienti orizzontali che quelli verticali. S/H = 0.3 S/H = 0.1 11 Interferometria Olografica Interferogramma a doppia esposizione (a sinistra) e interferogramma composto unendo viste prese a diversa altezza per eliminare le distorsioni prospettiche. ∆T = 11 K ∆T = 18 K Mappa del campo termico come linee iso-temperatura: interferogrammi composti. S/H = 0.15 S/H = 0.15 12 Confronto quantitativo I risultati sperimentali sono mostrati confrontando i valori del coefficiente di convezione h locali (∆T = 11 K) S/H = 0.2 S/H = 0.1 I dati olografici sono rappresentati dai pallini pieni mentre i diamonds rappresentano le misure schlieren. L’accordo è soddisfacente. Schlieren e Interferometria Olografica simultanei All images Courtesy H. Kleine, University of New South Wales 13 Schlieren digitale Schardin’ Schardin’s Schlieren n. 2 L’idea si deve a Hubert Schardin (1942). Courtesy G.S. Settles, Penn State University Analisi qualitativa Una visualizzazione qualitativa dei fenomeni convettivi si può ottenere sottraendo l’immagine in presenza di gradienti termici da quella indisturbata. Il risultato di questa differenza è sottoposto a filtraggio per eliminare disturbi residui dovuti all’immagine del reticolo e può infine essere visualizzato su un monitor e/o registrato nel computer stesso. Ia immagine (no gradienti) Immagini successive Sottrazione Elaborazione 14 Analisi quantitativa Si può dimostrare che l’immagine registrata dalla telecamera è del tipo I d (x ) = 2 A 2 {1 + cos[2πf (x + ξ ) + ϕ ]} = 2 A {1 + cos[ 2πfx + ϕ + ϑx ]} 2 1 n(x0 ) ∂n(T ) ∂T (x ) ϑx = 2πf l 2 ∂T ∂x −1 e Si può ricavare con algoritmi di demodulazione basati sulla Trasformata di Fourier. Visualizzazione qualitativa dell’onset della convezione su un cilindro orizzontale in aria. Interferometria (U. Grigull) 15 [Sparrow, Husar & Goldstein, J. Fluid Mech. 41, 793-800 (1970)] Immagini successive relative all’instaurarsi ed allo sviluppo della convezione in acqua da una piastra piana isoterma con superficie riscaldante verso l’alto (differenza di temperatura piastra-acqua circa 15 °C). Luce bianca Laser 16 Come appare un blocco di cemento illuminato da una lampada ad arco di mercurio (sinistra) e da un laser He-Ne (destra). Come appare un vetro smerigliato fine ripreso attraverso diversi diaframmi (f-number aumenta). 17 Speckle: rumore o informazione? Una superficie diffondente, illuminata da una sorgente laser, appare coperta da un insieme di “macchioline” chiare e scure, gli speckles, distribuite casualmente nello spazio. La stessa cosa avviene se la luce si propaga attraverso un mezzo caratterizzato da variazioni casuali dell’indice di rifrazione. La formazione degli speckle è legata ad un fenomeno di interferenza la cui descrizione richiede un approccio statistico. If we cannot get rid of speckle, why don’t we use it?” Leendertz e Butters, inizio degli anni ‘70 Rumore? Metodi di riduzione del “rumore speckle” Informazione? Fotografia speckle (Burch & Tokarski, 1968) Speckle Metrology •Fotografia Speckle •ESPI (Electronic Speckle Pattern Interferometry) •….. 18 Timeline 1877 – Exner, 1880 Rayleigh 1914 – 1917 Von Laue 1919 – Raman I pionieri 1943 – Ramachandran 1962 - (Ri)-scoperta degli speckle (Ridgen & Gordon); 1968 - Nasce la fotografia speckle (Burch & Tokarski); 1971 - Nasce l’ESPI (Butters & Leendertz; Macovski et al.); 1972 – Primi approcci alla fotografia speckle nei mezzi trasparenti (Kopf, Debrus et al, Mallick & Roblin); 1978 – Primo manuale sulla Speckle Metrology (Erf); 1984 – Prime applicazioni quantitative della fotografia speckle in termofluidodinamica (Farrell & Hofeldt, Sivasubramanian et al.); 1985 – “Rinasce” l’ESPI (comincia l’era dell’image processing); 1988 – Prima applicazione dell’ESPI in heat transfer (fiamme) (Lu et al.). 1993 – ESPI applicato alle misure di diffusione; Secondo manuale sulla Speckle Metrology (Sirohi); 1997 – Monografia dedicata alla fotografia speckle in heat transfer su Advances in Heat Transfer (Kihm); 1998 – Primo manuale interamente dedicato alla fotografia speckle nella meccanica dei fluidi (Fomin); 1999 – ESPI utilizzato per esperimenti di fisica dei fluidi in microgravità (Dubois et al.); 2001 – Primo manuale interamente dedicato all’ESPI (Rastogi); 19 Tecniche speckle per visualizzazione di flussi •Fotografia Speckle •ESPI (Electronic Speckle Pattern Interferometry) •….. Passo 1, realizzazione del sistema per fotografia speckle: negli anni, diversi sistemi sono stati proposti per la fotografia speckle. Il più usato nelle misure termofluidodinamiche è quello di Debrus et al. (1972), modificato da Wernekinck e Merzkirch (1987). Quest’ultimo, preferito perché fornisce immagini meno rumorose, consentendo misure più precise. Collimated laser light Schema ottico per la fotografia speckle di oggetti trasparenti Lens Test cell ϕ a Focal plane Ground glass ϕ b c Image plane ∆x Λ Camera lens x y z 20 Passo 2, registrazione: si registrano, sullo stesso fotogramma, 2 pattern a speckle, uno relativo alla sezione di prova in equilibrio termico con l’ambiente e l’altro in presenza di gradienti termici nella sezione. Poiché l’attraversamento della sezione di prova deflette il fascio, i 2 pattern a speckle saranno diversi. Costruzione dell’interferogramma speckle (o “specklegram”) Passo 3, interrogazione: Una volta sviluppato, il fotogramma è “interrogato” punto - punto con un sottile fascetto laser. Sullo schermo si formano delle frange chiare e scure (frange di Young). Le frange giacciono ortogonalmente alla direzione media del gradiente termico che risulta proporzionale alla loro spaziatura. Lettura dell’interferogramma speckle Nel caso semplice di trasmissione del calore mono-dimensionale −1 ∂T 1 ∂n ∝ ⋅ ∂y sy ∂T 21 Fotografia speckle “standard” Attualmente, la fotografia speckle “standard”, prevede la registrazione dell’interferogramma speckle su pellicola e l’interrogazione dello specklegram con un fascetto laser. Le frange così ottenute sono registrate digitalmente e poi elaborate via computer. Ciò ha permesso di ridurre l’entità degli errori nella valutazione dell’interfrangia (e quindi del gradiente termico) dall’iniziale 15% (Sivasubramanian, 1984, lettura manuale) all’attuale 1 – 2 % (elaborazione digitale). Esempi applicativi Convezione naturale da piastra verticale isoterma (Tw= 86.2 °C) Vicino alla parete, dove il gradiente di temperatura è molto ripido, le frange sono ben definite e ravvicinate (fig. D). La spaziatura aumenta avvicinandosi al bordo dello strato limite (fig. E). Al di fuori dello strato limite le frange scompaiono (non c’è gradiente) (fig. B). Kastell, D., Kihm, K. D., and Fletcher, L. S. (1992), Exp. Fluids 13, 249-256. 22 Confronto tra fotografia speckle e altre tecniche Convezione da piastra verticale: temperatura adimensionale vs. distanza adimensionale dalla parete Wernekinck, U., Merzkirch, W., (1987). Appl. Opt. 26, 31-32. Analisi di un getto turbolento Immagine schlieren Fotografie speckle Le varie regioni mostrano spaziatura ed orientamento delle frange differenti, perciò l’angolo di deflessione è distribuito in modo irregolare. Wernekinck, U., Merzkirch, W., and Fomin, N. A. (1985). Exp. Fluids 3, 206-208. 23 Pregi e difetti della fotografia speckle Pregi • Setup sperimentale semplificato (manca il riferimento, necessario nelle tradizionali tecniche interferometriche); • Buona resistenza ai disturbi ambientali (vibrazioni); • Elevata densità delle informazioni; • Possibilità di studiare flussi turbolenti (che in interferometria non darebbero luogo a formazione di frange stabili). Difetti • Non visualizza in tempo reale; • Tempi sperimentali lunghi (sviluppo del negativo), materiali di consumo (pellicole, acidi); • Il mezzo deve essere trasparente alle radiazioni utilizzate (vero in generale per metodi ottici); • La regione indagabile deve essere relativamente piccola se si desidera risoluzione elevata; 24 Trend attuali nella fotografia speckle di flussi Gli ultimi anni hanno segnato un grande ritorno della fotografia speckle che si è avvantaggiata, come molte altre tecniche ottiche dei grandi progressi nella tecnologia dei laser e dei sensori a CCD e nell’elaborazione digitale delle immagini (hardware e software). Gli sviluppi più recenti sono stati dedicati a: • miglioramento della tecnica e/o della qualità delle immagini, ampliamento dei campi di utilizzo; • integrazione con altri metodi; • studio di flussi transitori, turbolenti e/o tridimensionali con tecniche tomografiche. Miglioramento della tecnica Fotografia speckle digitale Registrazione ed interrogazione completamente digitali 25 Miglioramento della tecnica e delle immagini Fotografia speckle digitale in luce bianca Registrazione ed interrogazione completamente digitali. Usa un pattern a speckle artificiale ed una normale lampadina da 50 W. • No materiali consumo (pellicole..) Pro Fotografia speckle digitale (vs. standard) Contro • Riduzione tempi sperimentali • Grandi quantità di dati già digitali • Minore sensibilità • Risoluzione limitata (legata al sensore CCD) • Non richiede sorgente laser Pro Fotografia speckle digitale in luce bianca (vs. digitale) Contro • Immagini meno rumorose • Setup semplificato • Minore flessibilità • Stessi limiti di sensibilità e risoluzione 26 Esempio Convezione naturale da piastra orizzontale isoterma in acqua (Tw= 16.5 °C, Ta= 22.5 ) Interferometria olografica Fotografia speckle digitale Fot. speckle dig. in luce bianca Interrogazione punto-punto simulata dividendo l’immagine in quadrati e trasformando alla Fourier. Miglioramento ancor più evidente se si usano tecniche di cross-correlazione. Cross-correlazione Il metodo della crosscorrelazione è attualmente il preferito nell’analisi degli interferogrammi speckle perché più preciso e meno sensibile al rumore. Consiste nel calcolare la cross-correlazione tra due sottoimmagini. La posizione del picco fornisce lo spostamento cercato. 27 Si potrebbe pensare che più il picco di correlazione è stretto, migliore è la stima della sua posizione. Tuttavia anche la tolleranza al rumore è molto importante. La dimensione finita del sensore limita l’accuratezza nel determinare la posizione del picco. Random error per filtri CMF (B = 32 pixels, circles; B = 64 pixels, x) e filtri POF (B = 32 pixels, continuous curve; B = 64 pixels, dashed curve). B = 64 px 10 9 35 8 30 7 relative error (% ) measured shift (pixels) 40 25 20 15 10 B=64px B=128px 6 5 4 3 2 5 1 0 0 10 20 simulated shift (pixels) 30 40 0 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 simulated shift (pixels) Non si sono trovate significative differenze nell’aumentare la dimensione della finestra da 64 a 128 pixels. L’errore relativo è sempre inferiore all’1% se lo speckle shift è maggiore di 7 pixels. 28 ESPI (Electronic Speckle Pattern Interferometry) L’ESPI si può considerare una evoluzione sia dell’interferometria olografica che della fotografia speckle. Per capirne i principi di funzionamento conviene, preliminarmente, osservare che esistono 2 tipi fondamentali di pattern a speckle: Pattern a speckle fotografici contengono informazioni solo sulla intensità luminosa, si ottengono registrando il pattern “vero” su una emulsione fotografica o sul sensore di una telecamera. Pattern a speckle olografici contengono informazioni anche sulla fase dell’onda, si ottengono registrando il pattern “vero” insieme ad un fascio di riferimento. Il principio base dell’ESPI consiste nella registrazione di una sequenza di pattern a speckle olografici sul sensore di una telecamera. Il processo di registrazione dell’interferogramma ESPI somiglia a quello dell’olografia mentre la ricostruzione è effettuata all’interno del computer e visualizzata su un monitor. 29 Schema di costruzione di un interferogramma ESPI L’interferogramma ESPI è ottenuto aritmeticamente sottraendo due pattern a speckle relativi a situazioni diverse. Sottraendo dal pattern a speckle relativo alla situazione indisturbata i pattern acquisiti in successione, è possibile visualizzare sul monitor, in tempo quasireale (con lo standard televisivo europeo 25 interferogrammi al secondo) il fenomeno che si sta indagando. Le frange di ESPI sono strettamente simili a quelle dell’interferometria olografica ma decisamente più rumorose. La matematica dell’ESPI Si può dimostrare che l’intensità di un interferogramma ESPI è descritta dall’equazione I ( x, y ) = 4 I o ( x, y )I r ( x, y ){1 − cos[∆ϑ ( x, y )]} Dove Io e Ir sono le intensità del fascio oggetto e del riferimento e l’argomento del cos è proprio la variazione di fase cercata. Nella pratica le frange di ESPI avranno un contrasto piuttosto basso e saranno afflitte da un evidente rumore speckle, tipicamente di frequenza superiore a quella delle frange stesse. Per poter utilizzare la tecnica è necessario collegare questa variazione di fase alle grandezze che ci interessano. 30 Esempi applicativi Visualizzazione di campi termici Convezione libera da un’aletta di raffreddamento Convezione libera dalla punta di un saldatore Pregi e difetti dell’ESPI Pregi ¾ Setup sperimentale semplificato rispetto all’olografia ma più complesso rispetto alla fotografia speckle (c’è il riferimento); ¾ Buona resistenza ai disturbi ambientali (vibrazioni); ¾ Non sono necessari componenti ottici di qualità (grazie alla natura sottrattiva della tecnica); ¾ Eliminazione dei processi fotografici; ¾ Elaborazione completamente digitale; ¾ Possibilità di seguire i fenomeni in tempo quasi-reale; ¾ Lettura “agevolata” dei fenomeni (grazie alla somiglianza con le frange di interferometria olografica). 31 Difetti ¾ Immagini rumorose (necessita di algoritmi di riduzione del rumore); ¾ Per sfruttare al massimo le possibilità dell’elaborazione digitale sono necessari algoritmi dedicati piuttosto pesanti dal punto di vista computazionale; ¾ Prestazioni complessive strettamente legate alla risoluzione della telecamera; ¾ Il mezzo deve essere trasparente alle radiazioni utilizzate (vero in generale per metodi ottici); ¾ La regione indagabile deve essere relativamente piccola se si desidera risoluzione elevata; Trend attuali nell’ESPI per lo studio di flussi Ancora poco diffusa nella comunità dei ricercatori di heat and mass transfer, la tecnica dovrebbe trarre vantaggio dai nuovi fotosensori a larga area, dalle telecamere a maggiore sensibilità e dinamica (codifica del bianco e nero a 4096 livelli di grigio e non più 256), dal miglioramento di hardware e software per l’elaborazione delle immagini e soprattutto dalla loro larga disponibilità ad un costo relativamente basso. Gli sviluppi più recenti sono stati dedicati a: • miglioramento della tecnica e/o della qualità delle immagini; • integrazione con altri metodi; • studio di flussi transitori o tridimensionali (richiede tecniche tomografiche). 32 Studio di flussi transitori Convezione naturale da fili orizzontali Fornisce una sequenza digitale di interferogrammi, registrati alla velocità di 25 frames al secondo. In altri termini, l’intervallo di tempo tra ciascuna immagine della sequenza è di 0.04 s. Estrazione di sequenze Inizialmente le isoterme hanno la forma di cerchi concentrici (a) (conduzione pura). Al trascorrere del tempo le isoterme cominciano a diventare asimmetriche e sono spostate verso l’alto man mano che l’effetto della convezione acquista importanza. (a) t = 0.36 s; (b) t = 0.65 s; (c) t = 1.1 s; (d) t = 1.56 s. L’indeterminazione sui tempi è ±0.04 s. 33 Determinazione del tempo di ritardo Determinazione del tempo di ritardo 34 Fluid Science Laboratory per la International Space Station ESPI Int. Olog. Duboie et al., (1999). Meas. Sci. Technol. 10, 934-945. Riferimenti Il sito dei Metodi Ottici in Heat And Mass Transfer http://dau.ing.univaq.it/omhat 35