UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ EQUAZIONE DELL'ENERGIA MECCANICA Consideriamo un sistema aperto, in condizioni stazionarie, con un ingresso ed un uscita, scambiante calore con una sola sorgente. I due principi danno: I) . • w −w G + g ( z 2 − z1 ) + h2 − h1 = Q − L 2 2 2 2 1 • • II) Q G( s 2 − s1 ) = + ∆S irr T Per una lunghezza infinitesima dx e per unità di portata in massa si ha: I) wdw+gdz+dh=dq-dl II) dq ds = + dsirr ⇒ dq = Tds − Tdsirr T Eq. En. Meccanica pag. 1-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Combinando I e II principio attraverso l’eliminazione del calore scambiato, si ottiene: wdw+gdz+dh=Tds-Tdsirr-dl Essendo h funzione di stato è possibile trovare una trasformazione reversibile che abbia lo stesso dh e per cui: dh=dqrev+vdp=Tds+vdp Sostituendo nell’espressione ottenuta da I e II si ottiene wdw+gdz+vdp+ Tdsirr+dl=0 Che integrata sulla lunghezza L del sistema dà: w −w + g ( z2 − z1 ) + ∫ vdp + ∫ Tdsirr + ∫ dl = 0 2 1 1 1 2 2 2 1 2 2 2 Eq. En. Meccanica pag. 2-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ In assenza di irreversibilità si ottiene l'equazione di EULERO: w22 − w12 + g ( z2 − z1 ) + ∫ vdp + l = 0 2 1 2 Se il fluido è incomprimibile ed in assenza di lavoro scambiato si ottiene l'equazione di BERNOULLI: w22 − w12 w22 − w12 ( p2 − p1 ) + g ( z 2 − z1 ) + v( p2 − p1 ) = + g ( z 2 − z1 ) + =0 2 2 ρ Relazione espressa nel S.I. di unità di misura in quanto riferita all'unità di portata in massa. Nel S.T. invece essa sarebbe riferita all'unità di portata in peso e quindi: w22 − w12 ( p2 − p1 ) + ( z 2 − z1 ) + =0 γ 2g dove γ è il peso specifico. Eq. En. Meccanica pag. 3-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ COMPORTAMENTO DEI FLUIDI - VISCOSITA` Consideriamo un corpo che scorre su di un piano orizzontale con uno strato di fluido, che agisce da lubrificante, posto tra corpo e piano. Per mantenere uniforme la velocità del corpo è necessario applicargli una forza costante F, diretta nel senso del moto stesso. Poiché questo è uniforme, la risultante delle forze applicate nella direzione del moto deve essere nulla, cioè il fluido interposto si oppone al moto del corpo con una forza uguale ad F e diretta in senso contrario. Dall'esperienza si deduce che il fluido y a contatto con un corpo solido vi aderisce e quindi ha la sua stessa velocità; di conseguenza la velocità nel fluido è nulla per lo straterello immediatamente a contatto con il piano di appoggio, poi cresce normalmente al piano u allontanandosene fino a raggiungere un valore non più influenzato dalla x presenza del corpo. Eq. En. Meccanica pag. 4-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Esiste perciò nel fluido una forza che si oppone allo scorrimento reciproco degli strati, forza che è proporzionale alla velocità del corpo, o meglio alla variazione di velocità tra uno strato e l'altro, cioè al gradiente della velocità nel fluido. Se si indica con du/dy tale gradiente in direzione normale a quella del moto e con τyx la tensione che si esercita sulla unità di superficie di fluido parallela all'asse (x), rivolta dalla parte delle (y) decrescenti, si può scrivere: τ xy dF =− = −µ dS ∂u ∂y dove µ prende il nome di coefficiente di viscosità dinamica del fluido. Per i gas e per la maggior parte dei liquidi a basso peso molecolare il coefficiente di viscosità dipende solo dalla natura del fluido e dal suo stato fisico; per essi quindi il coefficiente di viscosità e' una grandezza fisica. Detti fluidi si dicono newtoniani dato che per loro la relazione vista, chiamata legge di Newton, assume il valore di legge fisica. [τ ] [ ML T ] kg Ns [µ ] = = = [ML T ] = = [T ] [∂u / ∂y ] ms m −1 xy −1 −2 −1 −1 2 nel SI. Eq. En. Meccanica pag. 5-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Per molti fluidi invece essa non è una legge fisica perché il valore del coefficiente µ risulta legato ad altre grandezze dipendenti dalle specifiche condizioni sperimentali, non solo dallo stato fisico; in particolare µ può dipendere dal valore dello sforzo tangenziale τyx o da quello del gradiente di velocità o dal tempo o da una combinazione di essi. Riferendosi alla dipendenza dal valore dello sforzo tangenziale, si distinguono i fluidi non newtoniani in pseudoplastici e dilatanti; per i primi il valore di µ diminuisce al crescere del gradiente di velocità, per i secondi cresce. Esistono poi fluidi che associano caratteristiche viscose ed elastiche: tali fluidi sono detti viscoelastici. Per quanto riguarda la dipendenza dal tempo, si dicono tixotropici i fluidi che presentano una diminuzione di µ per effetto della lunga applicazione di uno sforzo tangenziale costante, a temperatura costante; quelli che, nelle stesse condizioni, presentano un aumento di µ sono detti reopectici. Indicativamente si possono considerare: newtoniani; l'acqua, la benzina, il butano, il propano, gli idrocarburi leggeri, gli olii minerali grezzi a temperatura ambiente pseudoplastici; i polimeri liquidi, le gelatine, le malte, i fanghi, gli additivi metallici nelle benzine, le sospensioni come la polpa di carta, mayonnaise Eq. En. Meccanica pag. 6-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ dilatanti; i grassi, l'amido in soluzione, la sabbia in sospensione, le sospensioni estremamente concentrate viscoelastici; il bitume, la pece, alcune sospen-sioni di particelle solide in liquidi molto viscosi tixotropici; i prodotti alimentari, le vernici reopectici; alcuni impasti di gesso in acqua Eq. En. Meccanica pag. 7-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Per considerare gli sforzi, che sono presenti all'interno di un fluido non-newtoniano in movimento, nella soluzione delle equazioni del moto è necessario determinare sperimentalmente la o le relazioni tra il coefficiente di viscosità ed il gradiente di velocità oltre che, eventualmente, con il tempo. Tali equazioni, di tipo empirico, vengono dette costitutive; tra esse, la più semplice è quella di Ostwald-de Waele o legge di potenza: τ xy ∂u = −µ 0 ∂y n −1 ∂u ∂y dove n è un numero il cui valore dipende dalla natura del fluido; per n = 1 si ottiene la legge di Newton, per n < 1 si descrivono i fluidi a comportamento pseudoplastico, per n > 1 quelli a comportamento dilatante. Eq. En. Meccanica pag. 8-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Moto di fluidi in condotti Il moto di un fluido in un condotto può essere trattato con le equazioni ricavate per un sistema termodinamico aperto, assumendo che in ogni sezione di passaggio del flusso di materia le proprietà fisiche e la velocità di deflusso siano uniformi. La prima ipotesi introduce errori usualmente trascurabili; la seconda può portare anche ad errori del 100% nel caso di moto laminare, mentre risulta soddisfacente nel caso di moto turbolento, moto peraltro più frequente in campo tecnico. L'equazione del bilancio dell'energia meccanica in regime stazionario, senza scambio di lavoro e per un fluido a densità costante, diviene: w22 − w12 ( p2 − p1 ) + g ( z2 − z1 ) + +R=0 ρ 2 Alle stesse equazioni, dette globali poiché non entrano nel merito dei fenomeni ma si limitano all'esame dei parametri di ingresso e di uscita, si potrebbe arrivare anche per integrazione delle equazioni differenziali relative ad un elemento di volume infinitesimo che si muove attraverso il sistema. Attraverso un bilancio su di un volume di controllo si può vedere che R è funzione delle forze superficiali agenti sulle superfici del volumetto considerato e che compiono su di esso un lavoro di deformazione (attrito viscoso). In condizioni particolarmente semplici è Eq. En. Meccanica pag. 9-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ possibile così calcolare R; nel caso di flusso in condotto circolare rettilineo in regime stazionario isotermo, si ha: 8µLw R= ρr 2 con µ = viscosità dinamica del fluido, L = lunghezza del condotto, w = velocità di efflusso, r = raggio del condotto, ρ = densità del fluido In modo sperimentale R può essere ricavato dalla precedente eem, che per condotto orizzontale e sezione costante si riduce a: ( p1 − p2 ) ρ =R che rappresenta le perdite di carico di quel condotto nelle condizioni di flusso esaminate. Introducendo il diametro del condotto D=2r, oppure, nel caso di condotti a sezione non circolare, il diametro equivalente : 4 Area sezione De = -------------------Perimetro bagnato R può essere scritta in generale come: Eq. En. Meccanica pag. 10-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ L w2 R= f De 2 dove f e' un coefficiente detto fattore di attrito che risulta dipendere dal numero adimensionale Re = w Dρ/µ= wD/ν dove ν e' detta viscosità cinematica. 2 µ ] [ML−1T −1 ] [ m 2 −1 [ [υ ] = = = L T ]= −3 [ρ ] [ML ] s Tale numero e' detto di Reynolds e caratterizza lo stato di moto del fluido (laminare Re < 2300; turbolento Re> 3500). Fino ad ora ci siamo riferiti solo a condotti lisci, dato che in tale situazione è facile verificare le condizioni di similitudine geometrica. Le superfici interne dei condotti reali però non possono mai essere perfettamente lisce, perché qualsiasi tipo di lavorazione comporta rugosità con variazioni in più od in meno rispetto alla superficie ideale. Sono ancora utilizzabili i concetti prima esposti se il valore medio ε di queste rugosità viene considerato una ulteriore variabile tra quelle che determinano la similitudine geometrica; così facendo il numero di raggruppamenti adimensionali sale a due. Eq. En. Meccanica pag. 11-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Il fattore d'attrito risulta quindi funzione di due numeri puri, di cui uno è il numero di Reynolds, mentre l'altro è dato dal rapporto tra la scabrezza ε ed il diametro D del condotto e viene chiamato scabrezza relativa. Accurate indagini sperimentali (Nikuradse, Moody 1944) hanno permesso la determinazione della funzione suddetta, che viene di solito presentata sotto forma di grafico in coordinate logaritmiche. Per condotti lisci il fattore di attrito dipende sopratutto dal valore del numero di Reynolds calcolato utilizzando il diametro equivalente, mentre e' poco influenzato dalla forma della sezione del condotto. Per moto laminare si ha un andamento lineare e si ottiene facilmente l'espressione f = 64/ Re (Fanning f = 16/ Re). Segue una zona ove si ha transizione tra il regime laminare e quello turbolento, zona che presenta una elevata incertezza nella misura. Al di là di questa fascia il valore di f torna a diminuire al crescere di Re; esiste però un valore del numero di Reynolds al di sopra del quale f è costante. Tutto ciò porta ad affermare che nel moto laminare le perdite di carico uniformemente distribuite dipendono linearmente dalla velocità media, mentre per elevati valori del numero di Reynolds esse dipendono dal quadrato della velocità media. La rugosità della parete fa aumentare il valore di f e diminuire quello di Re oltre il quale le perdite dipendono dal quadrato della velocità media. Eq. En. Meccanica pag. 12-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Eq. En. Meccanica pag. 13-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Eq. En. Meccanica pag. 14-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Valori del diametro equivalente e del coefficiente di proporzionalità tra fattore d'attrito f e numero di Reynolds in moto laminare Sezione Circolare diametro D Anulare spessore meato s Triangolare equilatera lato l Rettangolo lati a e b con b>a a/b = 0.1 a/b = 0.2 a/b = 0.5 a/b = 1.0 C = f ⋅ Re 64 96 53 85 76 62 57 Deq= 4 S/P D 2s 0.58 l 1.82 a 1.67 a 1.33 a 1.00 a Formule per il calcolo del fattore d’attrito nei condotti. Colebrook (J. Inst. Civ. Eng. 1939, Vol.11. pp.133-156) 2.51 1 ε = −0.869 ln + Re f 3.7 D f Eq. En. Meccanica pag. 15-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Moody (Mech. Eng. 1947, Vol. 69, pp.1005-1006) 10 4 ε f = 0.00551 + 2 ⋅ 10 + D Re 6 1/ 3 Haaland (J. Flui. Eng. 1983, Vol. 105, pp. 89-90) −2 0.782 6.9n ε 1.11⋅n f = − ln + n Re 3.75D n=1 oppure n=3 per gasodotti o tubi molto lisci Eq. En. Meccanica pag. 16-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Per quanto riguarda le perdite di carico per accidentalità, è particolarmente importante la forma del tronco del condotto, mentre non lo è il valore del numero di Reynolds. Infatti in una accidentalità si formano quasi sempre vortici dissipativi ed il moto è fortemente turbolento anche per valori del numero di Reynolds relativamente bassi. Si utilizza ancora una espressione simile alla precedente: R = ß W2/2 Essa definisce un nuovo fattore di attrito ß; data la scarsa influenza di Re, per i calcoli tecnici si usano delle tabelle o dei grafici che forniscono direttamente il valore di ß per i diversi tipi di accidentalità. Invece della relazione precedente, a volte viene impiegata la lunghezza equivalente Le, definita come la lunghezza di un tronco di condotto ad asse rettilineo ed orizzontale, di sezione costante eguale a quella principale dell'accidentalità, che dà la stessa perdita di carico che si verifica nella accidentalità a cui equivale; anche la lunghezza equivalente e' ricavata da opportuni nomogrammi o da tabelle. Eq. En. Meccanica pag. 17-18 UNIVERSITA’ DI FIRENZE Facoltà di Ingegneria Fisica Tecnica G. Grazzini ________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Riassumendo, per il dimensionamento una conduttura con andamento diversificato, si procederà ad una suddivisione in tanti tronchi m di lunghezza Lm caratterizzati ciascuno da un valore costante della velocità media Wm e da un numero di Re che permette di risalire al fattore di attrito. Ogni tronco potrà presentare n accidentalità che verranno valutate come detto sopra; la perdita di carico dell'intera conduttura sarà calcolata con una delle seguenti relazioni: 2 R = Σi((fiLi/Di+Σnßni)Wi /2) R =Σi (L+Le)i fi Wi2/(2 Di) Eq. En. Meccanica pag. 18-18