Cascina Macondo
Centro Nazionale per la Promozione della Lettura Creativa ad Alta Voce e Poetica Haiku
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FREDDO
di Paolo Severi
Cascina Macondo - Scritturalia, domenica 7 febbraio 2010
Uno dice: “Ho freddo ai piedi”, ed è una cosa chiara, in quanto significa che
siamo in una situazione ben definita, c’è un individuo, membro di una comunità in
grado di, e con l’abitudine di, comunicare, sia con se stesso, sia con altri membri
della comunità. Non solo, ma questa comunicazione verte sugli stati di
cambiamento, disarmonia, rottura dell’equilibrio, in modo che la comunità ne sia
informata e possa eventualmente intervenire, nell’interesse del singolo che ha
espresso quell’osservazione, e della società stessa, che si può eventualmente
cautelare per tempo a un crescendo della sindrome del freddo ai piedi. Inoltre,
quel freddo non è un dato assoluto, ma riferito, nel caso specifico, al rapporto
della temperatura percepita fra i piedi e il resto del corpo, con pure un giudizio
critico di quale sia la temperatura corretta per quella particolare zona corporea. In
altre parole, il freddo ai piedi è un dato talmente relativo e contingente, che con il
vero freddo non c’entra per nulla, anche se chi soffre di freddo ai piedi può non
essere d’accordo, ma del suo parere non ci possiamo interessare, in quanto chi lo
esprime è troppo coinvolto emotivamente.
Ci è chiesto di esprimerci sul freddo in senso assoluto, e siamo alle solite, mica si
può parlare di freddo se non si parla anche di caldo, in quanto gli elementi caldo e
freddo sono, nell’ambito della Manifestazione Universale, due opposte polarità
dell’attività energetica che attiene, appunto, alla Materia Manifestata. Due opposte
polarità, lo so benissimo, sono parole che significano poco come parole, qualcosa
di più come immagini, perché, per esempio, mica si può dire che Zero e Infinito
sono due opposte polarità della Quantità, ma, insomma, le parole sono quelle che
sono, hanno i loro limiti, così come la Quantità, così come la Temperatura. E non
chiedetemi di definire il concetto di “Limite”, altrimenti non ce la caviamo più!
Comunque, se è vero che non si può parlare di freddo senza pensare al caldo, è
altrettanto vero che entrambi i concetti rientrano nell’ambito della “Temperatura”.
Benone. Abbiamo quindi la temperatura e i suoi limiti. Ci hanno insegnato che
verso il caldo non ci sono limiti, che all’interno della Terra il magma è molto
caldo, che la superficie del Sole, mamma mia che calda che è, che all’interno del
Sole la temperatura è pazzesca, milioni di gradi, anche se nessuno l’ha veramente
misurata con il termometro, e che il Sole è una stella piccolina e non
particolarmente calda, e che le stelle veramente grandi e calde quelle sì che
scottano, specialmente al loro interno, e tanto vale parlare di miliardi di gradi,
mentre quando c’è stato quello sconquasso (che poi non ho ancora capito se ne
sia valsa la pena), che chiamano Big Bang, circa quattro miliardi e mezzo di anni
fa, allora sì che il caldo era qualcosa di notevole. Anche perché, un attimo prima,
faceva per davvero freddo.
Lo Zero Assoluto è la temperatura più bassa immaginabile, e corrisponde a 0 K, 273,15 °C, -459,67 °F:
Lo zero assoluto non può essere raggiunto in base a tre leggi fisiche:
 Il teorema di Nernst, anche chiamato terzo principio di termodinamica,
afferma che serve una quantità di energia infinita per raffreddare un corpo
fino allo zero assoluto.
 Principio di indeterminazione di Heinsenberg: energia E e tempo t, o
anche impulso P e posizione Q sono variabili canonicamente coniugate.
 Energia di punto zero.
Pare comunque che, a detta dei fisici, nel nostro Universo Manifestato, anche
nelle zone più fredde, la temperatura sia sempre e comunque di un pochino
superiore allo Zero Assoluto.
E chi se ne frega, può pensare qualcuno. Ma il fatto è che, se bisogna parlare di un
ambito, bisogna saperne qualcosa di più. Così abbiamo capito che, per esempio, se
avessimo dovuto parlare del caldo, avremmo avuto molte più possibilità, in
quanto non esistono limiti all’aumento ipotetico della temperatura, mentre un
limite c’è alla sua diminuzione. E non è cosa da poco, perché, di numeri
veramente fissi e invalicabili, in natura pare che ce ne siano veramente pochi, e fra
questi possiamo citare, che so, la velocità della luce, la durezza del diamante, lo
Zero Assoluto della temperatura che più fredda non si può, e pochissimi altri. Sì,
lo so che inciampiamo sempre nei limiti delle parole, che dire Zero Assoluto può
sembrare contraddittorio, che zero è zero, e mica ci possono essere tanti zeri, ma,
insomma, mica le ho inventate io le parole.
Va beh, se parliamo di freddo, è chiaro che non bisogna mica dirigersi verso il
caldo, anche se magari sarebbe preferibile, ma verso il freddo sempre più freddo,
fino a raggiungere il limite della freddità, e, perché no, provare a sbirciare un po’
più in là, e vedere cosa c’è... e se c’è qualcosa da vedere. Da vedere, no di sicuro,
perché a quelle temperature è tutto bloccato, ma, chi lo sa, magari immaginare,
congetturare, ipotizzare. Sicuramente, non misurare.
-273,15 gradi Celsius.
È quel virgola quindici che mi lascia decisamente perplesso. Anzi, è proprio quel
virgola quindici che merita un po’ di approfondimento. Quando hanno scoperto
quel numero meraviglioso cui hanno dato il bel nome di “Pi Greco”, in modo che
tutti si rendessero conto che è vero che si tratta sì di un numero, ma di un numero
che trascende gli aspetti quantitativi, in quanto costituito da una illimitata serie di
decimali che non finiscono mai, insomma, è stato un bell’esempio di umiltà,
perché è stato un po’ come dire amici miei, ci abbiamo tentato, ma la quadratura
del cerchio mica siamo riusciti a combinarla, e nemmeno la cerchiatura del
quadrato, né la sfericizzazione del cubo, né tanto meno la cubizzazione della
sfera. Ora, va bene che i matematici sono più rigorosi dei fisici, che i fisici sono
sempre un po’ più pasticcioni e approssimativi, che vanno avanti a tentoni, ma qui
si esagera. Accettare quei due decimali come la soglia del Nulla, richiede un atto
di fede superiore alle mie capacità. Sarebbe stato sufficiente dire, che so, che il
limite risiede nella zona fra meno 273,14 e meno 273,16, che già l’onestà
intellettuale dei fisici ne sarebbe uscita meglio, ma questa precisione, questo
rigore, questa millantata certezza, no, non mi convince. Non solo, ma scatena un
effetto domino catastrofico, per cui anche la velocità della luce, con i suoi
trecentomila chilometri tondi tondi al secondo, risulta troppo grossolana. E anche
la durezza del diamante! Cosa c’entra il diamante? Beh, una cosa è la Scala di
Mohs, una cosa è la realtà sperimentata da chi i diamanti li lavora; anche la
durezza del diamante varia; in una direzione è più duro che in un’altra, per cui
dire “Durezza Dieci” è un po’ come nascondersi dietro a un dito. Ma torniamo al
nostro limite del freddo. La sua misurazione è puramente teorica, perché nessuno
strumento è in grado di funzionare a quelle temperature, esattamente come non lo
sarebbe all’interno di una grossa stella in esplosione.
Ed è qui il punto. Cosa c’è al di là del freddo? È un po’ come chiedersi cosa c’era
prima dell’Inizio, o cosa ci sarà dopo la Fine. Il fatto è che le soglie hanno
comunque un loro fascino, e ogni soglia ci riconduce alle due soglie che sempre
vorremmo toccare, anche se, ogni volta, ci scottiamo le dita. Parlo dello Zero e
dell’Infinito.
Ho alcune tartarughe, in un ampio recinto, in giardino. Se le voglio trovare, basta
cercarle vicino alla staccionata. Sono sempre lì, che tentano di scavalcarla.
Cascina Macondo
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