O TA GI ACIS AGFARM OM P e r i o d i c o b i m e s t r a l e a n n o X I n° 6 2 o t t o b r e 2 0 1 5 UO LT DE S a l u t e & b e n e s s e r e Il fegato PSA: quando è “normale” e come va interpretato? Dolore cronico: riconoscerlo, conoscerlo e affrontarlo Nuove tecnologie per la Biopsia mirata della prostata Back to school! Torna sui banchi l’educazione alimentare Il carcinoma midollare della tiroide: attenzione alla familiarità Il bullo, la vittima e il gruppo wellcare.it FASTIDIO CISTITE? In Farmacia una nuova “sinergia naturale” per il tuo benessere. C Bruciore e prurito labiale? irca il 30% delle donne tra i 20 e i 40 anni hanno sperimentato almeno un episodio di infiammazione della vescica urinaria. Ciò dipende sia dalla conformazione anatomica femminile, sia da qualche leggerezza nell’igiene quotidiana e nello stile di vita. <<Ho la cistite, devo correre e ogni volta... che bruciore!. >> Il fastidio si presenta più frequentemente con il passare degli anni e anche l’uomo può esserne interessato, soprattutto in concomitanza di “problemi di prostata”. In genere, se opportunamente contrastati, i fenomeni si superano rapidamente, senza adeguate precauzioni però ricaderci è un attimo: anche 5/6 volte l’anno! DALLA NATURA UNA NUOVA FORZA! Un pronto aiuto, un pronto benessere! INFLUPIRIN = PAntone 431 C uno stress fisico o Un’eccessiva esposizione allaVIRAL luce solare, Riga = 87 Cian + 24 MAgenta Pallini sfumatura = 100 Cian 100fastidiose Cian+50 magenta emotivo possono favorire la fioritura delle vescicole labiali. 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Dr. Luigi Zocchi Presidente Federfarma Varese M Caporedattore Luisa Nobili Comitato di redazione Rachele Aspesi Gianluca Bonicalzi Renata Radici Hanno collaborato a questo numero Piera Armienti Fabio Colombo Gaia Gandola Alfredo Goddi Marco Lacerenza Silvia Magnani Alberto Roggia Segretaria di redazione Giuliana Comolli Progetto grafico Graffiti s.a.s. Via Malnasca, 13 - 21100 Varese Tel. 0332 435327 - Fax 0332 436514 [email protected] Art Director Lorenza Borellini Pubblicità Graffiti comunicazione d'impresa Via Malnasca, 13 - 21100 Varese Tel. 0332 435327 - Fax 0332 436514 [email protected] Anno XI - n° 62 ottobre 2015 Copia Omaggio Tiratura 20.000 copie Distribuzione in 215 farmacie di Varese e provincia. Graffiti Editore ROC - Registro Operatori di Comunicazione n° 13729 Registrazione testata Tribunale di Varese n° 871 del 22/4/2005 Stampa - Roto3 Sono vietati la riproduzione e l’uso anche parziale di testi, illustrazioni e foto. Troverai il prossimo numero di Farmacia Fiducia a dicembre nella tua farmacia. Spazio riservato al timbro della farmacia olti di noi, i meno giovani senz’altro, ricordano la figura del sarto, molto spesso una “sartina”, accanto a quelle della camiciaia e della pantalonaia che, con impegno ed esperienza, sapevano tagliare su misura una camicia o un abito intero. Erano artigiani del vestire al servizio di coloro che non riuscivano a trovare sul mercato un prodotto perfettamente adatto alle proprie necessità. Non si trattava solo di ricche signore che volevano essere sempre alla moda ma, in molti casi, si trattava di un lavoro modesto e non sempre ben retribuito dedicato a persone che non rientravano nelle misure canoniche; un po’ troppo alti, o troppo bassi, con la pancetta oppure decisamente troppo magri. Ora si tratta di professioni che sopravvivono in modo molto limitato e si accostano, quasi sempre, a figure di grandi stilisti e di costi molto elevati: il fascino di avere un capo di vestiario realizzato veramente ed interamente “su misura” resta possibile per poche persone con costi non proprio indifferenti. Si sono sviluppati, al posto dei vecchi sarti indipendenti, laboratori artigianali più organizzati dove, su basi piuttosto “fisse”, vengono ultimati ed adattati i capi che risultano a fine lavorazione “quasi” su misura. In farmacia succede qualche cosa di molto simile. Negli anni precedenti il 1960, moltissimi farmaci venivano preparati in farmacia dietro presentazione delle ricette mediche oppure, in base ad antiche formule di consolidata efficacia e di ampia notorietà popolare, realizzate dal farmacista in modo ripetitivo per diventare prodotti da consiglio (erano i galenici). Ancora alcuni di noi ricordano gli sciroppo prodotti con ricette personali da qualche vecchio collega farmacista ai quali venivano attribuiti poteri davvero notevoli. Con l’avvento della produzione industriale, anche i prodotti galenici confezionati in farmacia hanno lasciato il posto a farmaci da consiglio realizzati dall’industria, dapprima distribuiti quasi esclusivamente su consiglio del farmacista e poi diventati oggetto di iniziative di marketing e di pubblicità. Alcune nicchie sono però rimaste “orfane” di farmaci prodotti industrialmente. Si tratta di medicinali indispensabili per la vita che non esistono sul mercato oppure che esistono, ma non nei dosaggi utili per i bambini più piccoli. Allora ecco che la capacità del farmacista di produrre direttamente il medicinale necessario diviene non solo utile, ma addirittura indispensabile ed in molte farmacie si preparano cartine, cachet, soluzioni, capsule apribili con all’interno principi attivi noti ed efficaci per gravi patologie, da quelle cardiache a quelle gastrointestinali o renali o metaboliche. Continua a pagina 30 3 F A R M A C I A F I D U C I A Conosciamo il nostro corpo. Il fegato. Prima parte Dott.ssa Luisa Nobili Farmacista I l fegato è una ghiandola collocata sotto il diaframma che lo separa dai polmoni e dal cuore, come una vera e propria cupola muscolare, sotto e posteriormente si estende verso l’intestino ed il rene destro. E’ suddiviso in quattro lobi costituiti a loro volta da lobuli epatici, ognuno attraversato da una vena centrale. E’ irrorato da due vasi sanguigni principali: la vena porta e l’arteria epatica. Il fegato nella tradizione. Il fegato è sempre stato ritenuto un organo centrale, cioè punto fondamentale del metabolismo e sede del coraggio. Un uomo temerario e propositivo nonostante le difficoltà viene definito come “uno che ha del fegato” e nelle lingue orientali numerose espressioni hanno il doppio significato di fegato e di coraggio. Presso i Greci e gli Etruschi tutti i sentimenti e le qualità interiori avevano come sede non il cuore, come più tardi si verificò, bensì il fegato che, anche per le religioni che leggevano il futuro consultando i visceri degli animali, rimaneva l’organo più importante. E’ un organo complesso con molteplici funzioni tutte preziose per il nostro organismo. A cosa serve. Le funzioni del fegato sono molto complesse: vediamo insieme le più importanti: • La produzione di bile: è un liquido giallastro, ricco di acqua, acidi biliari, col e s t e r o l o, fosfoli- pidi, bilirubina, proteine ed elettroliti. Viene raccolta e concentrata nella cistifellea che dobbiamo immaginare come un sacchetto collocato al di sotto del fegato. E’ utilizzata durante la digestione e per mezzo di un piccolo condotto, il coledoco, passa dalla cistifellea all’intestino dove digerisce i grassi, promuove l’assorbimento delle vitamine liposolubili A, E, K e favorisce i movimenti intestinali. Infine elimina numerosi prodotti sio sottoforma di glicogeno e sua liberazione in caso di necessità. • Sintesi del colesterolo e dei trigliceridi in quantità adeguata per la vita delle cellule. • Produzione di proteine ad esempio albumina, f i b r i n o g e n o, protrombina e proteine enzimatiche. • Utilizzazione di vitamina B12, Ferro e Rame. Il fegato è quindi proprio una grande centrale che riceve del materiale “grezzo” come il cibo e lo trasforma in sostanze più raffinate e pregiate. come il colesterolo, la bilirubina e varie sostanze tossiche; quando l’equilibrio tra le diverse componenti si rompe si crea instabilità, con prevalenza dell’uno o dell’altra sostanza e predisposizione ai calcoli biliari. • Accumulo del gluco- F A R M A C I A Il nemico numero 1. L’Istituto Superiore di Sanità sottolinea che in Europa esiste il maggior consumo di bevande alcoliche, circostanza che costituisce così il terzo fattore di rischio di malattia e morte prematura dopo il tabacco e l’ipertensione. Infatti l’alcool giunto nell’intestino viene assorbito più o meno rapidamente, a seconda della quantità della bevanda ingerita e del cibo presente nello stomaco. F I D U C I A 4 Conosciamo il nostro corpo. Il fegato. In seguito l’alcool viene trasformato ed utilizzato a fini energetici principalmente dal fegato ed è perciò che l’abuso di alcool si ripercuote su questo organo, rappresentandone il peggior nemico. Oltre a danneggiare il fegato, provocando un anomalo deposito di grassi, l’alcool può arrecare problemi al sistema nervoso, stomaco, pancreas. Si parla naturalmente di consumo esagerato e continuo: sappiamo infatti come un bicchiere di vino a pasto non può sicuramente creare danno, anzi è un apprezzabile completamento. Le piante per il fegato. Il cardo mariano è usato nelle affezioni del fegato per A proposito di bilirubina. UN FUNGO PERICOLOSISSIMO PER IL FEGATO. L’Amanita Phalloides è un fungo davvero temibile, molto diffuso e che allarma per la sua somiglianza con altri funghi commestibili. E’ chiamato nella tradizione popolare “angelo della morte”: continua infatti ad essere velenoso anche dopo la cottura, l’essiccazione ed il congelamento. Ovviamente questa sua resistenza rappresenta un altro fattore di rischio: contiene amantine alfa e beta, che agiscono sulla RNA polimerasi bloccando la sintesi proteica e danneggiando le membrane cellulari. Il bersaglio è il fegato: all’inizio, in seguito all’ingestione, non ci sono sintomi d’avvelenamento che si manifestano dopo 12-48 ore . Dopo la prima fase gastroenterica con vomito severo e diarrea si manifesta il danno epatico che è proporzionale alla quantità di fungo ingerito e può condurre fino alla necrosi. Nonostante le informazioni più complete del giorno d’oggi purtroppo si registrano ancora elevati tassi di mortalità: rimane quindi il fungo più pericoloso esistente in natura. 5 La bilirubina è una sostanza pigmentata ricavata dalla degradazione dell’emoglobina, possiamo considerarla un vero e proprio prodotto di scarto dei globuli rossi invecchiati secondo un processo del tutto naturale. Infatti è un pigmento giallo scuro che proviene dalla milza, si accumula nella bile, viene metabolizzato dal fegato ed eliminato con le urine. Tuttavia, se ci sono problemi a livello epatico o nella cistifellea, si può accumulare fino all’itte- il suo contenuto in silimarina. Di questa pianta si utilizzano i frutti che facilitano la produzione e l’eliminazione della bile, stimolando la funzionalità epatica. Tuttavia la pianta più nota per l’azione positiva sul metabolismo del fegato è il carciofo: le sue foglie migliorano la produzione di bile, ma esercitano anche una blanda azione diuretica ed hanno un’altra proprietà interessante e meno conosciuta cioè la capacità di regolare il tasso di glucosio nel sangue: nei casi più leggeri di variazione di glicemia è buona norma includere nell’alimentazione il carciofo, meglio se consumato crudo, sottilmente affettato e condito con del buon olio d’oliva e poco sale. Nelle donne in allattamento è sconsigliabile il suo uso perchè riduce la produzione del F A R M A C I A F I D U C I A latte e ne altera il sapore. Una pianta attualmente molto utilizzata è la curcuma, chiamata anche “lo zafferano dell’India”, ha proprietà antiossidanti ed antinfiammatorie, migliora la digestione dei grassi da parte della bile, ma come il curry, altra spezia a noi familiare, non va usata in caso di calcoli delle vie biliari. ro con colorazione gialla della pelle. Parliamo di bilirubina “indiretta” quando ci riferiamo a quella che si forma nella milza, la definiamo “coniugata o diretta” quando diventa idrosolubile per opera del fegato e può passare nel sangue e nella bile. I valori rilevati negli esami del sangue per la bilirubina danno al medico importanti informazioni sull’attività del fegato e dei suoi annessi. L’alimentazione corretta. Le regole alimentari che portano al benessere hanno davvero un’efficacia terapeutica che si ripercuote sulla digestione. Le proteine animali della carne, delle uova e dei formaggi vanno ridotte ed alternate alle proteine vegetali, quali legumi e semi oleosi, associandole a cereali completi, così come i condimenti ricchi di grassi animali vanno sostituiti con l’olio d’oliva. Sempre maggiormente si riscopre il piatto unico, utile combinazione di carboidrati e verdure, fino a cinquantanni fa cardine dell’alimentazione tra la gente semplice e caratterizzato da una digestione poco impegnativa e da valori nutrizionali completi. da sapere Tumori: l’aspirina aiuta il sistema immunitario a combattere il cancro. L’aspirina potrebbe aiutare a combattere il cancro se assunta in combinazione con l’immunoterapia. Il popolare antidolorifico sopprime una molecola che permette ai tumori di eludere le difese immunitarie del corpo. Questo è quanto emerso da uno studio del Francis Crick Institute di Londra, pubblicato sulla rivista Cell. I test di laboratorio hanno dimostrato che le cellule del cancro all’intestino, al seno e alla pelle, spesso generano grandi quantità della molecola prostaglandina E2 (PGE2). Ma lo studio ha trovato che l’aspirina e gli altri farmaci appartenenti alla famiglia degli “inibitori della Cox” bloccano la produzione della molecola che aiuta il tumore a “nascondersi”. Combinando l’immunoterapia, cioè i farmaci che spingono il sistema immunitario ad attaccare le cellule cancerose, con l’aspirina o altri inibitori della Cox, è stato rilevato un sostanziale rallentamento della crescita del cancro della pelle e dell’intestino nei topi. PSA: quando è “normale” e come va interpretato? Intervista al Prof Roggia Primario Emerito di Urologia www.profroggia.it Prof. Roggia ci può dire cosa è il PSA e se segnala la presenza di tumore? La ghiandola prostatica, posizionata sotto la vescica, produce una glicoproteina che è una sostanza chiamata Antigene Prostatico Specifico ed indicata dall’acronimo PSA, oramai a tutti ben noto. Molto importante ricordare al lettore di questa intervista che il PSA è prodotto sia dalla prostata normale sia dalla prostata che generalmente con il trascorrere degli anni aumenta sempre di volume, ma è assolutamente benigna (è la patologia più comune in quasi tutti gli uomini), ma il PSA è pure prodotto dalla prostata quando questo organo è affetto da tumore maligno. Pertanto chiarisco subito che il PSA “non è assolutamente un marcatore di tumore”, come purtroppo tante uomini credono. Infatti in altre parole il PSA non è una “spia specifica” che segnala con certezza la presenza di tumore prostatico perchè, Dopo i 50 anni di età il dosaggio del PSA è assolutamente consigliabile a tutti gli uomini, assieme a visita urologica con esplorazione rettale. Se però c’è familiarità per tumore alla prostata è utile anticipare i controlli dai 40 anni. come ho detto, tale sostanza chiamata PSA è prodotta sia dalla prostata quando è normale sia quando si ingrossa con l’età, sia pure quando è to ha un’elevata sensibilità e specificità nella diagnostica di patologia prostatica sia benigna, quindi qualora ci sia un’infiammazione o un infiammata o quando in essa insorge il tumore. Oggigiorno non esiste ancora un marcatore tumorale ideale “di certezza” dosabile nel sangue già nelle fasi più precoci di insorgenza del tumore, anche se studi scientifici sono in corso in tal senso. Tuttavia il valore del PSA, ricercato con un semplice prelievo di sangue, assume oggidì sempre un ruolo di grande rilevanza in quan- normale progressivo ingrossamento prostatico, e sia pure quando la prostata è colpita dal tumore maligno. Quali sono i valori di normalità di PSA? Sembra paradossale affermare che non c’è un valore assoluto di normalità! Nei referti degli esami ematici il paziente trova sempre indicato, accanto al dato del proprio PSA totale, i valori F A R M A C I A di riferimento che vorrebbero indicare la “presunta normalità” indicata tra 0,00 e 4,0 ng/ml. Se il PSA totale è superiore a 2 ng/ml, viene pure registrato, ma solo se espressamente richiesto dal Medico, anche il valore del PSA nella sua “frazione libera” o come “PSA-ratio”, cioè rapporto libero/totale, con dati, considerati come apparentemente “normali”, quando sono eguali o superiori a 0,18. E’ doveroso segnalare al lettore che tali valori, che vorrebbero solo indicare una “presunta normalità”, non hanno comunque un valore tassativo di certezza, in quanto esistono casi, non frequenti ma tutt’altro che eccezionali, in cui il tumore presenta un PSA molto basso e ben inferiore ai 4 ng/ ml (anche di 0,2 - 0,9 ng/ml), mentre spesse volte la prostata non è affetta da tumore anche se il PSA è superiore a 8-10 ng/ml. Ciò dipende dal fatto che molti fattori influenzano i valori del PSA, F I D U C I A 6 PSA: quando è “normale” e come va interpretato? per cui occorre evitare allarmismi di fronte ad un referto con PSA superiore, anche di molto, a 4 ng/ml. Così ad esempio in corso di infiammazioni alla prostata il PSA aumenta sensibilmente, raggiungendo valori di 10, 20 o anche 40 ng/ml, mentre nel contempo si abbassa sensibilmente il valore del PSA-ratio verso 0,06-0,10. Così pure incrementi sono frequenti dopo un posizionamento di catetere vescicale, oppure in corso di infiammazioni alle emorroidi, o subito dopo interventi chirurgici per fistole e prolassi anorettali ed emorroidi. Prof. Roggia ci indica quali sono i fattori che aumentano o diminuiscono il PSA? Occorre ricordare che innalzamento del PSA si registra dopo l’eiaculazione od una attività fisica di una certa intensità, per cui è consigliata sempre un’astinenza da attività sessuale e da esercizio fisico nei tre - quattro giorni antecedenti il prelievo del sangue per dosaggio PSA. Alcuni fattori diminuiscono invece il valore di PSA: così in caso di precedente intervento chirurgico endoscopico di resezione di un ingrossamento prostatico benigno, che comporta una riduzione del volume prostatico, oppure anche in corso di terapie con vari farmaci come ad esempio la dutasteride e finasteride, utilizzate ad esempio con la finalità di ridurre la crescita della prostata ed il suo volume. Il PSA aumenta costantemente e parallelamente all’incremento progressivo, peraltro comune e del tutto fisiologico, del peso e volume prostatico che si registra in quasi tutti i soggetti a partire dai 35-40 anni di età in poi, generando l’ingrossamento benigno chiamato anche adenoma o ipertrofia prostatica benigna: così ad esempio un PSA di 8 -10 ng/ml è compatibile, e quindi teoricamente accettabile, con una prostata ingrossata benigna che abbia un peso globale, valutato con ecografia transrettale, di 70100 grammi. A che età è bene iniziare ad effettuare il controllo del PSA e la visita urologica? Si può evitare l’esplorazione rettale che terrorizza tanti pazienti? E’ consigliabile il dosaggio del PSA a partire dai 50 anni, ma è bene anticipare il controllo del PSA già dai 40 anni di età se in famiglia si fossero registrati casi di tumore alla prostata (esempio, papà o fratelli o nonni, essendo ben nota la possibile familiarità del tumore prostatico), oppure se sussistono altri fattori di rischio, come un’alimentazione eccessivamente ricca di grassi animali e carni rosse, uno stato di obesità, ecc.). Importante ricordare che anche in caso di valori apparentemente “normali” (cioè inferiori a 4 ng.ml), è assolutamente sempre consigliabile, ogni 12 mesi ed a partire dal compimento pertanto di 40-50 anni di età, non solo il dosaggio del PSA, ma pure la visita da parte dello specialista urologo, con esplorazione prostatica (inizialmente preoccupa o spaventa il paziente, per poi ammettere che lo stesso è stato un esame rapidissimo e senza alcun dolore) che potrà giudicare la normalità o meno di quel determinato valore di PSA totale e “ratio”. Se l’esplorazione rettale (esame di insostituibile importanza nel percorso diagnostico per- chè nel 75 % dei casi accerta la presenza di elementi sospetti, che richiedono approfondimento) non rilevasse nulla di anomalo ed il PSA è basso, l’urologo, valutando il singolo paziente, si limiterà a consigliare un controllo periodico ogni 12 mesi, senza altri accertamenti. Se però il PSA totale fosse normale, ma si registrasse una crescita del valore di PSA troppo veloce negli ultimi 6-12 mesi, oppure il “PSA-ratio” avesse valori patologici, oppure all’esplorazione rettale lo specialista urologo riscontrasse un tessuto prostatico non uniformemente soffice e magari un’irregolarità della superficie capsulare prostatica, in tali casi l’urologo consiglierà l’esecuzione di un’ecografia transrettale associata ad elastosonografia, o, meglio ancora, alla elastografia strain imaging (S.E.) e ad elastografia shear wave (S.W.E.) che consentono la valutazione qualitativa e quantitativa della visco-elasticità del tessuto prostatico. La biopsia viene consigliata limitatamente nei casi di riscontro all’ecografia transrettale, associata ad elastosonografia prostatica, di aree ipoecogene-ipoelastiche che possono fare sospettare un tumore. Se però, già alla visita urologica con esplorazione rettale, lo specialista urologo riscontrasse la presenza di noduli o aree di aumentata consistenza, non correlate ovviamente a sicura infiammazione acuta o cronica, l’urologo consiglierà, anche se il PSA fosse inferiore a 4 ng/ml, una biopsia “mirata” sulle aree sospette e pure random sulle altre zone apparentemente normali, sempre preceduta dall’ecografia transrettale con elastografia. Continua a pagina 30 7 F A R M A C I A F I D U C I A da sapere Farmaci: allo studio un prodotto efficace contro tutti i virus. Presto potrebbe essere disponibile un farmaco capace di combattere l’influenza, l’Ebola, la febbre gialla e altri virus killer. A lavorare al suo sviluppo è Paul Kellam, ricercatore del Wellcome Trust Sanger Institute vicino a Cambridge, che ha riferito dei progressi in occasione del British Science Festival a Bradford. L’idea di realizzare questo “superfarmaco” è nata a seguito della scoperta di un gene che rende alcune persone più suscettibili a sviluppare gravi forme di influenza. Questo gene aumen- terebbe di 4 volte le probabilità di ammalarsi gravemente. In genere, il gene IFITM3 produce una proteina che blocca i virus influenzali, impedendo loro di invadere le cellule del corpo. Ma alcune persone hanno una versione difettosa di questo gene che non produce abbastanza proteina lasciando al virus la possibilità di proliferare. Ora i ricercatori sperano di realizzare un farmaco in grado di aumentare i livelli di questa proteina. Una medicina quindi che potrebbe curare o addirittura prevenire l’influenza in chi ha questo gene difettoso. Secondo i ricercatori, il farmaco potrebbe aiutare anche le persone con il gene “sano” a recuperare più rapidamente. Dolore cronico: riconoscerlo, conoscerlo e affrontarlo. Dott. Marco Lacerenza Specialista in Neurologia Specialista in Fisiopatologia e Terapia del Dolore Elice Onlus www.eliceonlus.it Responsabile Centro di Medicina del Dolore Casa di Cura S. Pio X, Milano, Fondazione Opera San Camillo Differenziare i vari tipi di dolore e ipotizzare i diversi meccanismi che lo sottendono nel singolo paziente permette di impostare il trattamento più efficace, sia in relazione alla causa che lo genera sia a livello sintomatico. I l dolore accompagna l’uomo nel suo cammino da sempre. Anche oggi, nonostante i progressi della medicina e la crescita della vita media, il dolore resta difficile da comprendere e quindi problematico da curare. Talvolta si manifesta come una malattia cronica, difficile da gestire dal punto di vista medico e sociale, con pesanti ricadute sulla qualità di vita dei pazienti e dei loro famigliari. Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a una crescita esponenziale nel panorama delle conoscenze sul dolore, che ha portato alla sensibilizzazione per questa materia di molte branche della medicina, dell’industria farmaceutica, dell’opinione pubblica e quindi anche dei legislatori. Dal 2001 si parla di Ospedale Senza Dolore, dal 2004 abbiamo le norme applicative per realizzarlo e la legge 38 del marzo 2010 sancisce le disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. Il cammino è ben tracciato, ma siamo ancora ben lungi dall’assicurare una buona gestione diagnostico-terapeutico-assistenziale ai pazienti con dolore, e le statistiche lo mostrano chiaramente. Differenziare i vari tipi di dolore e ipotizzare i diversi mec- canismi che lo sottendono nel singolo paziente permette di impostare il trattamento più efficace, sia in relazione alla causa che lo genera sia a livello sintomatico. Per semplificare, il dolore si può differenziare in somatico (che viene dal corpo) e viscerale (che viene dagli organi interni). Nell’ambito del dolore somatico possiamo avere il dolore nocicettivo ed il dolore neuropatico che si differenziano per i meccanismi che li sottendono e per i trattamenti farmacologici di prima scelta che sono differenti. F A R M A C I A Il dolore si considera nocicettivo quando è generato dalla fisiologica attivazione dei recettori del dolore (se aumento la pressione sulla cute, ad un certo punto inizia a fare male). Più spesso questo dolore è in relazione a patologia osteoarticolare degenerativa (artrosi) con localizzazione alle grandi articolazioni degli arti inferiori (anche, ginocchia), alla colonna vertebrale (cervicale, dorsale e soprattutto lombosacrale). La patologia degenerativa della colonna vertebrale meccanico-compressiva (spondilo artrosi e discopatie) può danneggiare le radici nervose che fuoriescono della colonna vertebrale per entrare negli arti superiori ed inferiori, con conseguenti danni neurologici e dolore neuropatico (sciatica). Il dolore si definisce neuropatico per la presenza di una lesione o malattia del sistema somato-sensoriale (porzione sensitiva del sistema nervoso) centrale o periferico e si può presentare con disturbi sensitivi negativi (perdita di sensibilità) e positivi (formicolii o senso di calore/bruciore) spontanei e/o indotti da stimolo (lo sfioramento delle lenzuola risulta doloroso sui piedi del paziente diabetico con neuropatia dolorosa). Frequentemente il dolore F I D U C I A 8 Dolore cronico: riconoscerlo, conoscerlo e affrontarlo. neuropatico diventa cronico, generando inabilità e difficoltà nelle cure. Le cause più frequenti di dolore neuropatico sono le radicolopatie compressive, come la sciatica, le neuropatie, in particolare in corso di diabete, la nevralgia posterpetica, le lesioni nervose post traumatismo o chirurgia e il dolore centrale post ictus cerebri, sclerosi multipla, lesioni spinali. I farmaci di prima scelta utilizzati nel trattamento del dolore nocicettivo sono i FANS, il paracetamolo e gli oppioidi. I farmaci di prima scelta nel trattamento del dolore neuropatico appartengono alle famiglie degli antiepilettici e degli antidepressivi. Questa differenza rende indispensabile l’esercizio della diagnosi del tipo di dolore per l’impostazione del trattamento più corretto secondo le linee guida internazionali. Il dolore neuropatico in questi pazienti può diventare una malattia a sè stante, riducendo la funzionalità nella vita quotidiana, generando sfiducia, ansia e depressione e, più in generale, compromettendo sensibilmente la qualità di vita dei nostri pazienti. Frequentemente i nostri pazienti con dolore cronico presentano diverse malattie associate (comorbidità) e quindi molte terapie farmacologiche in associazione. Questo rende complessa la gestione delle cure anche per i possibili effetti collaterali ed interazioni dei farmaci assunti. Anche i medici talvolta possono indurre sofferenze nervose e dolore neuropatico attraverso la chirurgia o la somministrazione di alcune chemioterapie. Il non riconoscimento della sofferenza nervosa e quindi il ritardo del trattamento specifico per il 9 dolore neuropatico può favorire la cronicizzazione del disturbo, innescando inibizione motoria e meccanismi psicologici (ansia, depressione, perdita di autostima, etc.) che a loro volta favoriranno il mantenimento del dolore nel tempo. Nelle condizioni di dolore neuropatico con coinvolgimento del sistema nervoso centrale i pazienti presentano solitamente una sintomatologia complessa. Ancora una volta il riconoscimento precoce del tipo di dolore è fondamentale per la gestione farmacologica (i comuni analgesici come i Farmaci Antiinfiammatori Non Steroidei non curano il dolore neuropatico), ma anche riabilitativa e psicologica. Per questi motivi spesso il paziente con dolore cronico necessità di una valutazione multidisciplinare fondata sul modello di cura centrata sul paziente e non sulla malattia. Questo permette di impostare programmi di trattamento condivisi non solo con il paziente e i famigliari, ma con tutte le figure professionali coinvolte nel processo di cura (neurologo, internista, terapista del dolore, fisiatra, fisioterapista, psicologo, nutrizionista). La gestione integrata farmacologico - psicologico - riabilitativa del paziente con dolore cronico è la proposta dell’associazione Elice Onlus che mette al centro il Paziente, dal punto di vista della personalizzazione della strategia di cura e del coinvolgimento del paziente stesso come parte attiva nel progetto terapeutico. Questo permette la creazione, attorno al paziente con dolore cronico, di una rete di sostegno virtuosa che vedrà crescere nel tempo la motivazione, la funzionalità, l’efficacia, la stima in se stesso e la qualità di vita. F A R M A C I A F I D U C I A Nuove tecnologie per la Biopsia mirata della prostata. Dott. Alfredo Goddi Specialista in Radiologia Centro Medico SME Diagnostica per Immagini Diagnosi del tumore prostatico. L’incidenza del tumore della prostata è in aumento, ma la sopravvivenza negli ultimi anni è significativamente aumentata grazie a nuove tecniche chirurgiche, alla radioterapia ed a farmaci che migliorano la qualità della vita nelle forme avanzate. Il problema maggiore resta tuttavia l’incertezza della diagnosi. Come noto, la diagnosi non invasiva del tumore prostatico è innanzitutto affidata all’esplorazione digito-rettale, condizionata tuttavia dall’esperienza dell’esaminatore, e al dosaggio ematico dell’Antigene Prostatico Specifico (PSA), di per sè dotato di elevata sensibilità, ma che può fornire risultati falsamente positivi nell’ipertrofia prostatica benigna e nelle prostatiti acute e croniche. La diagnosi di secondo livello è affidata a modalità di imaging quali l’ecografia transrettale e la Risonanza Magnetica (RM). Entrambe presentano tuttavia dei limiti: l’ecografia ha una sensibilità non superiore al 50-60% nel diagnosticare il tumore prostatico; la RM, pur avendo elevata sensibilità, risulta poco specifica, specie se coesistono noduli di iperplasia prostatica benigna. Per sopperire a tali limitazioni alcuni Centri dotati di tecnologie avanzate integrano Aumentano l’accuratezza e riducono il rischio di complicanze. la biopsia ecoguidata sistematica che non è esaustiva in tutti i casi. Limiti della biopsia sistematica. A fronte delle 100 mila biopsie effettuate ogni anno in Italia, il tumore della prostata viene diagnosticato in 36 mila soggetti: ciò significa che in circa il 65% dei pazienti la biopsia non porta alla scoperta di cel- delle diagnosi bioptiche falsamente negative bisogna considerare che nella maggior parte dei casi le biopsie sono eseguite in modo “random”, ovvero senza un preciso bersaglio, prelevando 10-12 piccoli campioni di tessuto dalle diverse aree della prostata secondo uno schema prefissato. Questa modalità di biopsia diventa limitante quanto maggiore lule tumorali. In tali casi la diagnosi viene considerata comunque adeguata qualora il PSA rimanga stabile o si riduca ai successivi controlli. Qualora si verifichi un incremento del PSA va considerata la possibilità che le cellule tumorali siano rimaste misconosciute, in quanto localizzate in un’area non sottoposta a biopsia. Per comprendere le cause è il volume della prostata e tanto più piccolo è il volume del tumore. Nel tentativo di compensare tale limitazione non raramente si eseguono biopsie di saturazione, che prevedono 18, 24 o addirittura 36 prelievi, anche seriali, con la speranza di individuare le cellule tumorali. Purtroppo le biopsie di saturazione richiedono un’anestesia più impegnativa e TUMORE DELLA PROSTATA l’ecografia con l’elastografia transrettale che analizza l’elasticità del tessuti per caratterizzare eventuali noduli o per identificare lesioni tumorali non visibili con ecografia: la metodica ha elevata sensibilità, ma al momento è poco diffusa. Indipendente dal percorso diagnostico seguito, la procedura di riferimento per le decisioni terapeutiche rimane F A R M A C I A F I D U C I A 10 Nuove tecnologie per la Biopsia mirata della prostata. sono a rischio di possibili emorragie, infezioni o ritenzione di urina. Le biopsie mirate. La disponibilità di metodiche diagnostiche altamente sensibili per identificare i tumori, quali Elastografia Shear Wave e Risonanza Magnetica Multiparametrica, sta facendo emergere l’opportunità di combinare le diverse modalità per indirizzare i prelievi bioptici in modo mirato. Per “biopsia mirata” si intende il prelievo diretto di tessuto da un’area sospetta, quale alternativa alla biopsia sistematica prostatica introdotta negli anni ‘80. La possibilità di eseguire biopsie mirate aumenta l’accuratezza e riduce il rischio di complicanze. Le biopsie mirate possono essere effettuate con due diverse modalità. La prima indirizza i prelievi di tessuto visualizzando in contemporanea ecografia ed elastografia sul monitor dell’apparecchiatura. La seconda indirizza i prelievi utilizzando la tecnica di Fusion Imaging in grado di far convergere in un’unica immagine le informazioni provenienti da sistemi di indagine tra loro diversi quali RM, ecografia ed elastografia. L’accoppiamento dei dati con la Fusion Imaging avviene dinamicamente, combinando l’immagine ecografica real-time con le immagini volumetriche della RM memorizzate preliminarmente nell’ecografo; dopo aver creato intorno al paziente un circoscritto campo magnetico di bassissima intensità, che registra la posizione nello spazio della sonda ecografica dotata di un sensore GPS, è possibile navigare virtualmente all’interno del volume RM per 11 indirizzare la biopsia nelle aree sospette rilevate dalla Risonanza Magnetica Multiparametrica. La possibilità di ottenere biopsie ecoguidate sfruttando le immagini secondarie generate da un’altra modalità di imaging rappresenta un’opportunità preziosa specie in presenza di lesioni non visualizzabili con ecografia convenzionale. In tal modo si possono localizzare in modo accurato le aree sospette sulle quali eseguire i prelievi bioptici. I più recenti riscontri della letteratura indicano che l’Elastografia e la Fusion Imaging possono aumentare le diagnosi corrette riducendo il numero di prelievi e conseguentemente l’invasività della procedura bioptica. •Fig. 1 - Ecografia (A) e Elastografia Shear Wave (B) visualizzate in contemporanea: la lesione sospetta è codificata in colore rosso (*) •Fig. 2 - Imaging di fusione: allineamento di Ecografia (A) e Risonanza Magnetica (B) •Fig. 3 - Imaging di fusione tra Ecografia (A), Risonanza Magnetica (B) e Risonanza Magnetica con diffusione (C). In (C) si evidenzia l’area di alterato segnale (*) sospetta per neoplasia. In (D) i dati generati dalle varie modalità sono fusi in un’unica immagine che permette di mirare il prelievo sul punto blu dell’immagine (A) Informazioni Per maggiori informazioni sull'argomento trattato: SME - Diagnostica per Immagini Via Pirandello, 31 - Varese Tel. 0332 224758 - Fax 0332 210420 [email protected] - www.sme-diagnosticaperimmagini.it F A R M A C I A F I D U C I A da sapere Nuovo farmaco a base di croco potrebbe combattere quattro tumori killer. Un farmaco estratto dal grazioso fiore del croco, potrebbe aiutare a combattere i principali tumori Killer, cioè quello della mammella, del colon, del polmone e della prostata. Tutto questo senza effetti collaterali. A scoprirlo è stato un gruppo di ricercatori britannici della Bradford University, in uno studio presentato al Festival della Scienza nel Regno Unito. Il farmaco sviluppato sfrutta il potere della colchicina, un estratto del croco autunnale noto per le sue proprietà antitumorali, ma che si pensa essere tossico per gli esseri umani. Per ovviare a questo i ricercatori hanno attaccato una “coda chimica” alla colchicina che la disattiva fino a quando non raggiunge il tumore. Una volta arrivato all’obiettivo, un enzima presente nei tumori taglia la coda, permettendo al farmaco di attaccare i vasi sanguigni che forniscono nutrimento e ossigeno al tumore per farlo crescere. Nei test condotti sui topi, una sola dose del farmaco ha eliminato i tumori. Ora i ricercatori sperano di poter iniziare un trial sugli esseri umani già il prossimo anno, a partire dai 20 ai 30 pazienti britannici con un tumore in fase avanzata. Le cicatrici in chirurgia estetica. Dott.ssa Silvia Magnani Specialista in Chirurgia Plastica Studio di Chirurgia e Medicina Estetica Libera professionista in Varese Cell. 334.7733565 In chirurgia estetica le cicatrici hanno la caratteristica peculiare di risultare sfumate, leggere e praticamente impercettibili ai fini di un risultato armonioso ed appagante. L a cicatrice è una memoria di avvenuta ricomposizione della superficie cutanea in seguito ad un intervento chirurgico o ad un trauma ed esprime sempre la guarigione di una ferita. Se sono il frutto di un intervento chirurgico ben eseguito e monitorato, generalmente le cicatrici sono normotrofiche, cioè segni minimi e regolari che non disturbano l’aspetto della persona e tendono a scomparire nel tempo. In seguito a traumi importanti, ustioni, sovrapposizioni batteriche o propensione genetica si possono invece purtroppo ingenerare cicatrici dal decorso anomalo ed irregolare, esteticamente e funzionalmente non gradevoli per i pazienti: ipotrofiche (sottili ed allargate), distrofiche (cute ondulata madreperlacea), ipertrofiche (dure e con troppo tessuto cicatriziale fino ad arrivare al “cheloide”, un vero e proprio nodulo rilevato dai contorni imprecisabili, talora dolente ed arrossato). Normalmente però il raffinato organo che chiamiamo pelle possiede sempre, tra le altre utilissime funzioni fisiologiche, quella autoriparativa, un’intelligenza ricostitutiva in grado di riconoscere da subito l’avvenuto trauma od intervento chirurgico; le fasi di guarigione e stabilizzazione di una ferita, piccola o grande che sia, necessitano di molta attenzione da parte del paziente che, per ottenere un valido risultato estetico, si deve attenere precisamente alle indicazioni del suo medico come: proteggere e non bagnare la parte interessata, sottoporsi scrupolosamente alle fasi di medicazio- ne, disinfezione e controllo, non sottoporre l’area trattata a stress di trazione motoria cutanea, continuare ad osservare la normalizzazione del decorso nel tempo fino alla stabilizzazione, informando il proprio specialista o medico curante se insorgessero anomalie. La valutazione del- F A R M A C I A la risultante estetica è sempre proporzionale all’entità della ferita di partenza, ad esempio nelle ferite post-traumatiche o da ustione può occorrere anche un anno prima di esprimere la qualità di definizione precisa, mentre in chirurgia estetica, ove non vi è un evento accidentale a complicare le F I D U C I A 12 Le cicatrici in chirurgia estetica. cose, i decorsi di guarigione sono preventivabili con discreta precisione, velocità di risoluzione e risultato estetico soddisfacente, aderente al programma preoperatorio illustrato nei particolari al paziente nella visita preliminare. In chirurgia estetica le cicatrici inerenti hanno, per definizione peculiare, la caratteristica di essere più sottili, meno visibili, talvolta addirittura impercettibili poiché rappresentano la risultante di un atto operatorio ben pianificato, con tecnica chirurgica specificamente delicata e raffinata praticata dallo Specialista. Infatti il lavoro conclusivo dell’intervento estetico riguarda sempre superfici cutanee visibili e le tecniche ed i materiali di sutura si sono sempre più ottimizzati nel tempo, con impiego di fili e strumenti appropriati e materiali spesso auto-riassorbibili, con la massima attenzione del chirurgo nell’esecuzione di suture senza tensione e con rispetto della cute circostante, ai fini di un risultato estetico appagante. E’ sempre fondamentale illustrare ai pazienti, entrando in merito con chiarezza e specificità anche con disegni, le fasi tecniche degli interventi ai quali sono propensi a sottoporsi ed il decorso evolutivo delle fasi cicatriziali finali. Alcuni esempi: dopo una blefaroplastica è presente una piccola linea sottilissima in corrispondenza della regione di chiusura-apertura della palpebra superiore, in mastoplastica additiva con protesi (aumento volumetrico del seno) una linea semilunare inferiore sotto l’areola del capezzolo, per l’addominoplastica residuerà una cicatrice endo-ombelicale ed una lineare sovrapubica “ad ala di gabbiano” invisibile anche con il costume da bagno, in 13 una rinoplastica non avremo assolutamente cicatrici esterne, ma piccole suture riassorbibili all’interno delle narici che non necessitano nemmeno di rimozione poiché i punti cadranno da sé in una decina di giorni, per liposuzione e liposcultura l’uso di delicate cannule del calibro di meno di un centimetro lascerà solo alcuni piccolissimi segni di accesso, quasi puntiformi, tendenti a scomparire totalmente nel tempo, un lifting della fronte detto “coronale” presenta cicatrici sottilissime che si affievoliscono nella cute del cuoio capelluto, nel lifting completo ne residueranno altre che, con metodo intradermico di sutura, seguiranno il decorso antero-posteriore del padiglione auricolare. L’esito della buona qualità estetica di una cicatrice dipende da numerosi fattori tra cui ricorderei in primis la tecnica dell’operatore, i materiali impiegati, la sterilità delle procedure, un decorso di guarigione ben seguito sia dal chirurgo che dal paziente, un tempo prolungato di sorveglianza del suo andamento con tempistica adeguata di rimozione dei punti, la protezione totale dai raggi solari per le zone esposte almeno nel primo anno dall’intervento, l’uso preventivo a ferita consolidata di specifiche creme elasticizzanti idratanti e rinormalizzanti la fisiologia cutanea, prodotti da acquisire esclusivamente in Farmacia. Vi sono regioni corporee che statisticamente, a prescindere da tutte le opportune accortezze, cicatrizzano assai meno bene come la regione sternale, del petto e del collo, aree che infatti si tende a non trattare chirurgicamente, zone di tensione con funzione motoria come gomiti e ginocchia. Inoltre la razza umana di F A R M A C I A F I D U C I A colore presenta un’altissima predisposizione genetica a cicatrizzazione problematica ipertrofica, con frequenti espressioni di sequele cheiloidee; nei bimbi, invece, il percorso riparativo è spesso di ottima qualità rispetto all’adulto. Un altro concetto da tenere presente è quello che la cicatrizzazione è un processo che si realizza in gran parte su base genetica ovvero, a prescindere dalle migliori accortezze praticate, coloro che producono le cicatrici normali o migliori sono i pazienti che possiedono questa buona predisposizione; la variabilità genetica è infatti un problema imprevisto ed imperscrutabile di cui bisogna rendere edotto il paziente ed a questo proposito, prima di operare, è buona regola effettuare una valutazione dello stato e del comportamento storico delle cicatrici già esistenti sul Suo corpo per una valutazione prospettica in tal senso. Non da ultimo, anche un valido stato di salute generale avvantaggia il corretto processo riparativo cutaneo molto condizionato invece da alcune malattie come il diabete o dal fumo che rendono il tessuto meno capace di ricostituirsi adeguatamente poiché meno ossigenato. Il Chirurgo Plastico viene dunque spesso consultato sull’argomento delle cicatrici. Per problematiche cicatriziali già esistenti si può operare un piccolo intervento di revisione della cicatrice, cioè “ritagliare” la stessa asportando il tessuto anomalo ed eseguire una nuova sutura non escludendo però al paziente che in alcuni casi l’anomalia possa ripresentarsi per motivi genetici, oppure è possibile infiltrare la zona con filler e biorivitalizzanti all’acido ialuronico e lipofiller con grasso autologo, (quest’ultima pratica eseguita preferenzialmente negli esiti da ustione). Le cicatrici, concludendo, sono la soluzione che l’organismo ha escogitato nell’evoluzione attivando i fibroblasti cutanei per riacquisire la completezza della funzione di barriera cutanea, ma il chirurgo estetico sa bene che questo meccanismo non è ancora evolutivamente perfetto, motivo per cui in ogni intervento chirurgico piccolo o grande che sia, sutura o cura di traumi, occorre la massima scrupolosità ed attenzione richieste dalla variabilità del decorso. Infine in Chirurgia Estetica è necessaria, oltre alla capacità tecnico-artistica, la propensione al raggiungimento di risultati di naturalezza ed armonia con un sano senso del limite, nell’interesse dei propri pazienti. wellcare.it Stressati? Deboli? Giù di tono? SPECIALE STIPSI? Sveglia l’intestino combatti la stitichezza Oggi in farmacia c’è Dimalosio Complex il regolatore dell’intestino. Q RICOSTITUENTI TONICI-ENERGETICI-PSICOFISICI RICARICA PLUS uando l’intestino si “addormenta” e perde la sua regolare puntualità è possibile andare incontro ad episodi di stitichezza che possono causare cattiva digestione, senso di gonfiore con tensione addominale e alitosi. Secondo le recenti linee guida il problema può essere affrontato con una dieta ricca di fibre indispensabili per ritrovare e mantenere la corretta motilità intestinale. Tonico-energetico in caso di debolezza generale e inappetenza. RICARICA PAPAIA Antiossidante, energetico e immunostimolante. NADH COMPLEX Il ricostituente pro-energetico per combattere lo stress fisico e mentale. ENERGY POCHE CALORIE GUSTO E COLA-LIM Formato 0 ml SHORT 6 Combatte la stanchezza fisica e mentale, lo stress e migliora le prestazioni muscolari. R ANÀ CON GUAEINA Fornisce in pochi minuti ore di vigilanza, E C AFF attenzione, concentrazione e dinamismo, senza cadute. 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A cura della Casa di Cura Privata Le Terrazze INFORMAZIONE PUBBLICITARIA E’ trascorso un anno da quel tragico evento che ha sconvolto la vita alla famiglia di Raimondo A., che vive in Basilicata, in provincia di Potenza. Era la sera del 15 agosto scorso, racconta il marito sig. Raimondo visibilmente provato dall’esperienza vissuta, quando, dopo una giornata di festa, la signora Teodora S., commercialista di 45 anni, plurilaureata, madre di due bambini di undici e di otto anni, attiva a livello territoriale quale membro del Consiglio comunale, ha un malore, si accascia a terra e perde conoscenza. Immediato l’intervento del marito, che sentita la mancanza di battito cardiaco, interviene tempestivamente, supportato nella pratica di rianimazione da due amici infermieri presenti e dalla Guardia medica del paese. Viene immediatamente chiamato il pronto intervento sanitario. La signora Teodora viene trasportata all’Ospedale di Melfi, ricoverata nel reparto di rianimazione e posta in coma farmacologico. Il quadro clinico si presenta critico, la vita della signora è appesa a un filo, la famiglia si stringe nel dolore e nell’angoscia, senza tuttavia mai perdere la speranza, aggrappandosi ai minimi segnali clinici positivi. Dopo una decina di giorni, mentre i medici procedono alla riduzione della sedazione farmacologica, subentra 15 una grave complicanza, una emorragia interna. La signora viene quindi trasferita all’Ospedale di Potenza per essere sottoposta a tracheostomia e posizionamento di PEG, intervento che però viene posticipato a causa dello stato febbrile. Anche la tracheostomia non sarà poi più necessaria per la ripresa del respiro spontaneo. Anche la PEG non viene più posizionata, per il perdurare dello stato febbrile che porta la signora Teodora ad un grave stato settico. Vengono attuate intense cure farmacologiche sino alla risoluzione della sepsi; Teo- de lentamente l’alimentazione orale, e le sue condizioni generali si stabilizzano consentendole il 19 novembre 2014 il trasferimento presso la Clinica Le Terrazze di Cunardo, dove inizia il suo percorso riabilitativo. Il marito è sempre al suo fianco, potendo contare sul supporto dei genitori, dei fratelli, delle cognate e della madre della signora Teodora, e di tutti i familiari, che accudiscono con amore e attenzione i bambini comprensibilmente frastornati da questa esperienza. La signora viene seguita dall’équipe GCLA (gravi dora si risveglia, in assenza però di minima coscienza e di qualunque tipo di reazione agli stimoli. Dopo quindici giorni senza la febbre, comincia ad avere reazioni non controllate agli stimoli, non riconosce nessuno, parla in modo incomprensibile, grida, ma ogni giorno c’è un piccolo miglioramento che risolleva il marito e i famigliari e li rende sempre più fiduciosi nelle sue potenzialità di recupero. Teodora ripren- cerebro lesioni acquisite) di cui fanno parte la fisiatra Annalisa Brusa, l’internista Anna Ambruzzi, i terapisti della riabilitazione, Gaia Ravasio, e Mara Mazzucchelli, la terapista occupazionale Silvia Broggi, le logopediste Silvia Gotti e Roberta Bernasconi e la psicologa Elena De Toma. A livello motorio il recupero è sorprendente, la signora Teodora rapidamente riprende a camminare, seppure accompagnata. La grande sfida F A R M A C I A F I D U C I A è a livello cognitivo. Il lavoro dell’équipe si concentra particolarmente su questo obiettivo in una sinergia che coinvolge positivamente anche il marito e i familiari via via presenti, sempre molto attenti e disponibili. Questa alleanza terapeutica consente di massimizzare i risultati e motiva tutte le figure professionali coinvolte in una stimolazione cognitiva e in una guida comportamentale. La tenacia di Teodora, l’intensità e specificità dei trattamenti riabilitativi seguiti, l’affetto e la costante presenza attiva del marito e dei familiari, consentono di ottenere dei risultati tali da permetterle il 13 maggio 2015 il rientro al proprio domicilio per riabbracciare i suoi bambini e i suoi cari, dopo un’assenza di nove lunghi e difficili mesi. Il marito signor Michele è felice di riportare sua moglie a casa; è conscio delle difficoltà che si presenteranno una volta usciti dall’ambiente protetto della Casa di Cura, ma altrettanto fiducioso nei miglioramenti che ancora potranno verificarsi. Il 15 agosto 2015, ad ormai un anno da quel tragico evento Teodora è tornata nella sua realtà. Continua il percorso riabilitativo presso un poliambulatorio della zona. Il lavoro che l’aspetta è lungo e complesso, ma con la sua tenacia e determinazione ed il costante supporto dei suoi cari, Teodora potrà consolidare e migliorare i risultati ottenuti. Il test di gravidanza e test di ovulazione. Quando farli e come funzionano. Dott.ssa Gaia Gandola Farmacista [email protected] Test di gravidanza. I test di gravidanza attuali si basano su un principio semplice: se è in corso una gravidanza, quando l’ovulo fecondato si è impiantato nell’utero, nell’organismo materno comincia ad essere presente un ormone caratteristico, detto hCG o gonadotropina corionica umana, che viene eliminato con le urine. I test, quindi, consistono nella ricerca dell’ormone hCG nelle urine: sono in grado di identificare l’hCG da 8 a 11 giorni dopo l’ovulazione. Quando eseguire il test. Si può eseguire il test di gravidanza già a partire dal primo giorno di ritardo della mestruazione o almeno due settimane dopo rispetto a un rapporto considerato a rischio. I test precoci e quelli digitali sono in grado di rilevare quantità minime di ormone hCG e possono dunque essere utilizzati anche 2-4 giorni prima rispetto al giorno previsto per l’arrivo della mestruazione, circa 12 giorni dopo il rapporto sessuale. È invece del tutto errato eseguire il test subito o pochi giorni dopo il rapporto: si avrebbe senza dubbio un falso negativo. Il momento in cui effettuare il test è infatti fondamentale se si desidera ottenere un risultato affidabile. Effettuato 14 giorni dopo la fecondazione (è il momento in cui il tasso di hCG è abbastanza elevato per essere rilevato da un test di gravidanza urinario) dà una buona probabilità di risultato veritiero. Va rifatto comunque una settimana dopo in caso di risposta negativa e mancata comparsa del ciclo mestruale. Se possibile, il test andrebbe fatto al mattino, dato che è al risveglio che le urine sono più concentrate e il tasso di hCG più visibile. Si può comunque usare il test urinario in qualsiasi mo- Questo articolo nasce dall’esperienza quotidiana del farmacista al fine di fare chiarezza su un tema che spesso è ancora motivo di incertezze e perplessità. mento della giornata, basta non bere troppo e “trattenere” la pipì almeno per tre ore. Come eseguire il test di gravidanza. Il funzionamento di questi test è mol- to semplice: basta porre per alcuni (circa 10) secondi l’apposita striscia sotto il flusso dell’urina, oppure immergerlo per almeno un minuto nell’urina raccolta in un contenitore pulito. Tutti i test hanno un sistema di controllo che indica se il test è stato eseguito correttamente. Si devono poi attendere alcuni minuti (da 3 a 5 di solito) e infine compare il responso nella casellina a fianco di quella di controllo. I risultati sono espressi in maniera differente a seconda del tipo di test. Tipi di test di gravidanza. Ve ne sono due tipi in commercio: i classici e i digitali. Nei test classici, l’esito compare sotto forma di linee in un’apposita finestrella: ad esempio, una linea significa “test negativo” (non sei incinta), due significano “test positivo”. Ma i test classici sono tutti differenti ed esprimono i risultati in modo diverso, quindi è importante leggere le istruzioni del produttore. Nella versione digitale, invece, il risultato compare sotto forma di parole (“incinta”, “non incinta”) o di simboli (faccina sorridente, faccina triste), che contribuiscono F A R M A C I A F I D U C I A 16 Il test di gravidanza e test di ovulazione. Quando farli e come funzionano. a togliere eventuali dubbi di interpretazione. Quelli digitali di ultima generazione sono in grado anche di dire da quante settimane si è in gravidanza. In genere i test classici costano un po’ meno di quelli digitali, ma questi ultimi hanno il pregio di essere più sensibili e di riuscire a individuare la gravidanza con qualche giorno di anticipo (un paio) rispetto a quelli classici. Quanto sono affidabili? I test di gravidanza fatti a casa hanno un’affidabilità intorno al 98-99%, quindi nella grande maggioranza dei casi danno un risultato certo e af- fidabile. Perché questo accada, però, devono essere eseguiti in modo corretto e seguendo attentamente le istruzioni del produttore. Esistono anche i cosiddetti falsi negativi: in questo caso il test dà un risultato negativo, ma in realtà la gravidanza c’è. Un risultato falso negativo può verificarsi se il test è stato eseguito troppo precocemente, quando ancora i livelli di hCG nelle urine erano troppo bassi per poter essere rilevati. Oppure se il test è stato letto troppo in fretta o, ancora, se è stato eseguito su urine eccessivamente diluite. Test di ovulazione. I test di ovulazione, affidabili fino al 99%, consentono di individuare nella donna i due giorni più fertili del ciclo e quindi il momento in cui le 17 probabilità di rimanere incinta risultano maggiori. I test di ovulazione hanno lo scopo di aiutare le coppie ad identificare il periodo più propizio per massimizzare le possibilità di concepimento. In un ciclo regolare di 28 giorni generalmente il giorno di massima fertilità corrisponde al quattordicesimo ma, per averne la certezza, si può ricorrere già a partire dall’undicesimo giorno al test di ovulazione, che verrà ripetuto fino a quando il risultato non sarà positivo. Funzionano con lo stesso procedimento del test di gravidanza (si posiziona lo stick sotto il getto di urina), ma anziché l’ormone della gravidanza, questi segneranno la presenza dell’ormone LH, che compare circa un giorno prima dell’ovulazione. Per sapere quando cominciare ad eseguire i test (di solito in un ciclo ce ne vuole più di uno per identificare il giorno) bisogna conoscere la durata del proprio ciclo mestruale. L’ovulazione infatti avviene 14 giorni prima delle mestruazioni. In un ciclo di 30 giorni, ad esempio, l’ovulazione avverrà il sedicesimo giorno dall’inizio del ciclo. Bisogna quindi cominciare a usare gli stick a partire dal giorno tredicesimo per essere certi di trovare il picco positivo dell’LH. È importante eseguire il test con la prima urina del mattino, perché l’LH è in quantità piuttosto modeste e servono urine molto concentrate. Una volta che compare il picco (che viene visualizzato sullo stick sotto forma di “faccina” sorridente) si è nel primo dei due giorni più propizi per rimanere incinta. Potete chiedere con fiducia al vostro farmacista di fiducia o al medico se avete qualche dubbio che riguardi questi argomenti. F A R M A C I A F I D U C I A Consegniamo fiducia tutti i giorni per 365 giorni all’anno. FIDUCIA vuol dire trovare sempre nella tua farmacia i farmaci e le specialità che cerchi. FIDUCIA significa che ogni giorno, quat­ tro volte al giorno, le specialità richieste vengono consegnate alla tua farmacia. FIDUCIA è quella che centinaia di far­ macie riservano alla nostra azienda, alla nostra organizzazione e specializzazione, fatta di uomini e mezzi capaci di garan­ tire il miglior lavoro del tuo farmacista. 21040 Castronno (Va) - Viale Lombardia, 64 Tel. 0332 896051 Fax 0332 896061 e-mail: [email protected] Al servizio del cittadino Intossicazione da funghi: consigli utili. FEDERFARMA VARESE Associazione Varesina Titolari di Farmacia L Fonte: www.salute.gov.it a principale stagione dei funghi è compresa tra i mesi di settembre e di novembre, periodo nel quale possono essere raccolti in boschi e prati (previo patentino). La loro collocazione trova spesso spazio ai piedi degli alberi. Il consumo dei funghi è spesso occasione di grande soddisfazione, non solo per quanto riguarda la preparazione, ma anche perché spesso è associato a quella di aver provveduto “in proprio” alla loro raccolta. È quindi molto importante che questi momenti non vengano turbati e rovinati da episodi che, a volte, possono sfociare nella tragedia. Ogni anno, infatti, la maggior parte delle intossicazioni da funghi è determinata da funghi raccolti e non fatti controllare, o raccolti in luoghi inidonei o commestibili, ma preparati male. La raccolta dei funghi è una passione spesso improvvisata. Non fidarti della tua esperienza, fai controllare i funghi raccolti da un micologo della Asl. Il servizio è gratuito. 10 regole d’oro. 1. non consumare funghi non controllati da un vero micologo; 2. consumare quantità moderate; 3. non somministrare ai bambini; 4. non ingerire in gravidanza; 19 5. consumare solo in perfetto stato di conservazione; 6. consumare i funghi ben cotti e masticare correttamente; 7. sbollentare i funghi prima del congelamento e consumarli entro 6 mesi; 8. non consumare funghi raccolti lungo le strade, vicino a centri industriali e coltivati (pesticidi); 9. non regalare i funghi raccolti, se non controllati da un micologo professionista; 10. nei funghi sottolio si può sviluppare la tossina botulinica. Se dopo l’ingestione di funghi controllati insorgono disturbi: • Recarsi subito dal medico curante; le cure, se praticate tempestivamente, possono salvare la vita. F A R M A C I A F I D U C I A • Non tentare di curarsi da soli! Il latte non è un antidoto! Se dopo l’ingestione di funghi non controllati insorgono disturbi: • Recarsi immediatamente al Pronto soccorso. Non esiste un antidoto in grado di neutralizzare le tossine mortali dei funghi, ma è necessario allontanarle prima possibile, dall’organismo! PER CHI ACQUISTA I FUNGHI FRESCHI SPONTANEI PRESSO ESERCIZI DI VENDITA. Prima dell’acquisto verificare che la cassetta o l’involucro contenente i funghi siano muniti di un’etichetta attestante l’avvenuto controllo micologico da parte degli Ispettorati micologici delle Asl, che si collocano all’interno del Dipartimento di Sanità pubblica nel Servizio di Igiene degli alimenti e della nutrizione, deputati per legge al controllo; nel caso non sia presente il cartellino di controllo si consiglia di non acquistare il prodotto e di segnalare il fatto agli organi preposti al controllo degli alimenti (Ispettori sanitari, Tecnici della Prevenzione delle Asl, Nas ecc.). • Portare con sè tutti gli avanzi di funghi (cotti, crudi, resti di pulizia) • Se altre persone hanno consumato gli stessi funghi, contattarle immediatamente e inviarle al Pronto Soccorso. I Centri Antiveleni. I Centri Antiveleni sono punti di riferimento, sia per gli operatori sanitari, ma soprattutto per il cittadino; forniscono consulenza tossicologica per la diagnosi e cura di tutte le intossicazioni, determinate dall’esposizione a sostanze nocive (farmaci, prodotti domestici, alimentari, industriali ecc.). Centro Antiveleni Milano (Niguarda): 02.66101029 24 ore su 24 Back to school! Torna sui banchi l’educazione alimentare. Dott.ssa Rachele Aspesi Farmacista specialista in nutrizione Cell. 348.6640785 [email protected] www.studiosanitario.it I n questi mesi, i nostri bambini tornano a scuola, riprendono le abitudini dell’anno scolastico, hanno bisogno di energie per concentrarsi sui banchi e per fare l’attività fisica del pomeriggio. Per un bambino, nutrirsi non significa solo soddisfare una necessità biologica, ma è soprattutto vivere un momento ricco di valenze affettive, psicologiche e relazionali: una corretta alimentazione è, dunque, presupposto essenziale per una crescita armonica e ottimale, tenendo conto delle diverse fasi di vita, caratterizzate ognuna da esigenze nutrizionali, fisiologiche e comportamentali in evoluzione. Dai 4 anni in poi, il bambino può assumere tutti gli alimenti tipici della dieta mediterranea, in quantità ottimali affinché il fabbisogno energetico venga soddisfatto con una corretta ripartizione dei diversi nutrienti. Varietà in tavola. Cambiare forma, colori, profumi e abbinamenti nei piatti dei bambini è l’ingrediente fondamentale per far apprezzare appieno i prodotti stagionali che la terra può offrire e per permettere un assorbimento ottimale di tutti i nutrienti necessari per la salute dei bambini durante l’anno scolastico. La quota proteica deve derivare principalmente Curare l’alimentazione in questo periodo della vita è fondamentale per evitare che sovrappeso e scorrette abitudini alimentari portino con sé problemi alla salute fisica e psicologica del bambino. da alimenti con proteine di alto valore biologico: carne bianca e rossa (max 2 volte a settimana), pesce, uova, latte e derivati magri, ricchi di tutti gli amminoacidi essenziali in rapporto equilibrato tra loro. E’ possibile associare le proteine dei cereali integrali con i legumi per ottenere una miscela proteica completa ed equilibrata di valore paragonabile a quello fornito dalle proteine do e a pesce almeno 2-3 volte a settimana. Attenzione a carne rossa, affettati e cibi pronti che nascondono grassi cattivi che saziano, ma non nutrono. Gli zuccheri, infine, devono essere rappresentati prevalentemente da carboidrati complessi che ritroviamo nei cereali integrali (pasta, riso, orzo, farro, pane) e da una minore quota di carboidrati semplici (saccarosio, fruttosio, lattosio) animali (pasta e fagioli, riso e piselli, farro e lenticchie etc.). Per quanto riguarda i grassi, bisogna porre particolare attenzione alla loro qualità, perché è importante assicurare un adeguato apporto di acidi grassi essenziali necessari per lo sviluppo del sistema nervoso, dell’apparato visivo e per la prevenzione delle malattie cardiovascolari in età adulta: via libera a olio extravergine di oliva come condimento a cru- che non deve superare il 10%. Inoltre, l’assunzione di una adeguata quantità di fibra è importante per la prevenzione di diverse patologie (gonfiore, coliti, stipsi, intolleranze alimentari) e la sua quantità ottimale può essere raggiunta inserendo quotidianamente nella dieta alimenti di origine vegetale, come cereali integrali, legumi, verdura e frutta fresche e di stagione. Solo fornendo al bambino un’ali- F A R M A C I A mentazione varia, associando alimenti di origine vegetale con alimenti di origine animale, è possibile assicurare la copertura dei fabbisogni, in particolare di vitamine e sali minerali, fondamentali per la sua crescita, per la salute del sistema immunitario e per l’energia necessaria alle attività quotidiane. Come comportarsi a tavola? • La colazione è il primo pasto completo e nutriente della giornata del bambino, preferibilmente, laddove possibile, effettuato con una tavola imbandita a cui siede tutta la famiglia. Si consiglia l’assunzione di latte vaccino fresco o yogurt senza zuccheri aggiunti (eventualmente anche alternando con scelte a base di soia o riso o mandorla) abbinati a cereali senza zucchero (riso soffiato o fiocchi di avena), fette biscottate integrali o pane ricco di fibre con marmellata o miele; evitare il consumo eccessivo di biscotti, cereali dolcificati, brioche e merendine, ricche di zuccheri semplici e grassi cattivi per il sistema cardiovascolare. • Lo spuntino di metà mattina è il momento della giornata più adatto per la frutta fresca; sono da evitare merendine e snack in quanto ricchi di zuccheri semplici e grassi, che compromettereb- F I D U C I A 20 Back to school! Torna sui banchi l’educazione alimentare. dei bambini ad apprezzare al meglio i sapori delle pietanze. E se mangio a mensa? Le mense scolastiche sono momento di aggregazione e di nuove conoscenze educative per i bambini; tuttavia, non sempre, sono presenti piatti o abbinamenti alimentari completamente salutari e apprezzati dai bambini. Ricordatevi di far evitare il bis e di non consumare il pane bianco, spe- Ricetta: raceno ai mirtilli Muffin di grano sa Ingredienti: o saraceno 80 g farina di gran nna • 120 g di mirtilli • ca di ro he cc 40 g zu a • 40 g di maizena • di limone grattugiat rza sco di ino hia rt gu yo di ml 5 • 1 uovo • 1 cucc lievito per dolci • 12 • Mezza bustina di • Fragoline di bosco o ev o oli • 3 cucchiai per decorazione. • Zucchero a velo ei yogurt e olio. M una ciotola e unirv maizena, il lievito, Sbattere l’uovo in la e li ciotola la farina scolare in un’altra rza di limone. Incorporare il tutto ag sco ; la eo e en ro sto omog lo zucche ricavando un impa ingredienti liquidi, e i mirtilli e mescolare nuovamenalla fine, aggiunger stampi antiaderenti e infornare te. Distribuire in 6 nuti circa. Lasciare raffreddare, a 180°C per 25 mi hero a velo e decorare cc spolverare con zu bosco. di e lin go fra e con mirtilli proteica: legumi, pesce magro azzurro, carne bianca, uova, formaggi magri. • La cena, infine, leggermente meno calorica del pranzo, deve privilegiare gli alimenti proteici, come carne, pesce, affettati magri, uova, formaggi magri abbinati a verdura fresca e a una piccola porzione di carboidrati complessi (pane integrale o patate). Per quanto riguarda i condimenti, utilizzare preferibilmente olio extravergine di oliva a crudo, mentre sono da evitare burro e margarina, salse, soffritti, fritture e tutte quelle tecniche di cottura ricche di grassi. Meno sale, ma più spezie ed erbe aromatiche abitueranno il palato 21 cialmente se è presente già un piatto di carboidrato nel menù. La frutta o lo yogurt alla fine del pasto? Meglio chiedere alla maestra di riproporli nel pomeriggio come merenda! Una buona dieta garantisce all’organismo di un bambino di età scolare una crescita equilibrata e in salute: curare l’alimentazione in questo periodo della vita è, infatti, fondamentale per evitare che sovrappeso e scorrette abitudini alimentari portino con sé problemi alla salute fisica e psicologica del bambino. E’ bello vedere un bambino educato, ma se è educato anche a livello alimentare, questo lo renderà un adulto sereno. F A R M A C I A F I D U C I A COnSuLEnTE nuTRIzIOnALE FARMACISTA Una corretta alimentazione è fondamen- tale per una buona qualità di vita: la salute si conquista e conserva soprattutto a tavola, imparando, fin da bambini, le regole del mangiare sano. I SERVIZI ■ Diet-coaching ■ Consigli alimentari personalizzati ■ Consulenza alimentare volta alla perdita di peso corporeo ■ Consigli alimentari per bambini e adolescenti ■ Consigli personalizzati sull’uso di integratori alimentari, preparati fitoterapici e omeopatici ■ Organizzazione di corsi di educazione alimentare per scuole, centri benessere, figure professionali ■ Consulenza dermocosmetica ■ Valutazione intolleranze alimentari tramite Test Natrix La dott.ssa Rachele Aspesi riceve su appuntamento: Cell. 348 6640785 [email protected] www.studiosanitario.it GRAFFITI 0332.435327 bero l’appetito del pranzo e l’attenzione a scuola. • La merenda pomeridiana può essere più abbondante ed essere composta da frullati a base di frutta fresca e secca oppure yogurt con frutta a pezzi e piccole quantità di miele o cioccolato fondente. • Il pranzo deve coprire la maggiore quantità dell’apporto calorico giornaliero, privilegiando l’assunzione di carboidrati integrali abbinati a verdure fresche di stagione e una leggera componente DOTT.SSA RACHELE ASPESI Il carcinoma midollare della tiroide: attenzione alla familiarità. Dott. Fabio Colombo Dottore di Ricerca e Specialista in Endocrinologia. Endocrinologo, diabetologo, dietologo per la Dieta a Zona e consulente per la Chirurgia Bariatrica presso il Poliambulatorio Sanigest di Luino (VA) E Lo screening genetico permette di identificare i familiari portatori del gene mutato, di un soggetto affetto e quindi intervenire precocemente su di lui con la terapia chirurgica tiroidea profilattica. sistono quattro principali tipi di cancro della tiroide: papillare, follicolare, midollare ed anaplastico, la maggior parte dei quali si manifesta come noduli asintomatici. Ad eccezione del carcinoma anaplastico e midol- calcitonina (CT), un ormone che può abbassare i livelli sierici di calcio e di fosfato; tuttavia raramente è presente in concentrazioni sufficientemente elevate da avere tali effetti. Il CMT rappresenta il 5-10% dei cancri tiroidei, con colpisce ogni anno circa 200 italiani; la sua incidenza ridotta lo rende quindi a tutti gli effetti un tumore raro. Dal punto di vista epidemiologico esistono due forme di CMT: la forma sporadica (75%) e la forma familiare (25%), con differenti lare metastatico, questi tumori non sono altamente maligni e sono raramente fatali. Il carcinoma midollare della tiroide (CMT) si sviluppa a partire dalle cellule C della tiroide, le quali secernono un’incidenza di 1-2% nelle malattie nodulari della tiroide. La prevalenza nella popolazione generale è stimata in 1/14.300, con una frequenza di distribuzione uguale nei due sessi. La forma avanzata metastatica risvolti diagnostici e terapeutici. La forma sporadica ha un picco d’incidenza nella quinta e sesta decade di età e, di solito, si presenta come un nodulo singolo, unilaterale, con calcificazioni, “freddo” all’esame F A R M A C I A scintigrafico, con frequenti metastasi linfonodali e sindrome diarroica spesso presente. La forma familiare si manifesta più frequentemente nella seconda e terza decade, con manifestazioni anche in età pediatrica, nell’ambito delle malattie endocrine multiple (MEN). Da circa 20 anni è stata identificata la causa: un’alterazione del DNA, precisamente una mutazione del gene Ret localizzato nel cromosoma 10. La neoplasia è multifocale e bilaterale e viene trasmessa con modalità autosomica dominante. I bambini di genitori affetti da CMT familiare hanno il 50% di probabilità di ereditare il gene alterato. Una volta ereditata questa alterazione, la probabilità di sviluppare il tumore è del 100%. In genere i tumori tiroidei non sono aggressivi e sono caratterizzati da una lenta progressione. Possono rimanere asintomatici a lungo, ritardando la diagnosi e l’avvio delle terapie adeguate per arrestare la malattia. La presenza di un nodulo nella parte anteriore del collo, in corrispondenza della tiroide, può essere un segnale di allarme, ma spesso queste formazioni sono di piccole dimensioni, soprattutto negli stadi iniziali, e difficilmente riconoscibili alla palpazione. Esistono sin- F I D U C I A 22 Il carcinoma midollare della tiroide: attenzione alla familiarità. tomi aspecifici che possono far sospettare un cancro tiroideo, come un gonfiore in prossimità della gola, un cambiamento di voce improvviso o raucedine, mal di gola, tosse, difficoltà di deglutizione e/o respiratorie. Quando il CMT è associato alla produzione ectopica di altri ormoni o peptidi, come l’ACTH, il polipeptide intestinale vasoattivo (VIP), le prostaglandine, le callicreine e la serotonina, possono comparire sintomi come arrossamenti transitori al viso (flushes) o diarrea. Questa neoplasia tende a metastatizzare per via linfatica ai linfonodi cervicali e mediastinici; negli stadi avanzati di malattia può diffondere per via ematica al fegato, al polmone ed alle ossa. Alla diagnosi di CMT si arriva mediante l’analisi citologica di materiale aspirato dal nodulo tiroideo, ma soprattutto attraverso la misurazione nel sangue di un marcatore specifico della patologia, la CT. Per differenziare valori elevati di calcitonina legati alla neoplasia e/o alla recidiva metastatica di un CMT operato da quelli non tumorali (gravidanza, esercizio fisico intenso, abuso di alcolici, insufficienza renale cronica, tiroidite cronica autoimmune, eccessivo uso di inibitori di pompa protonica) viene usato un test di stimolo con pentagastrina. La diagnosi differenziale tra la forma sporadica e quella familiare di CMT si basa su indagini genetiche ed è importante per le decisioni relative al trattamento ed al follow-up. Lo screening genetico permette inoltre di identificare i familiari di un soggetto affetto, portatori anch’essi del gene mutato, ma inconsapevoli della loro patologia e destinati a svilupparla. In questi soggetti è quindi possibile intervenire precocemente con la terapia chirurgica tiroidea profilattica 23 o precoce che consente, rispettivamente, la prevenzione della malattia o la guarigione, se già manifesta in forma subclinica. Lo screening deve essere eseguito in tutti i familiari di primo grado dei soggetti affetti. I pazienti con CMT, sia sporadico che ereditario, prima dell’intervento chirurgico di tiroidectomia, devono essere Carcinoma midollare della tiroide al microscopio Paziente in sala operatoria prima dell’intervento di asportazione del tumore valutati per la presenza di un eventuale feocromocitoma (a causa dell’elevato rischio anestesiologico che questo può comportare) mediante un’ecografia addominale ed il dosaggio delle metanefrine o delle catecolamine urinarie. Anche la presenza di iperparatiroidismo deve essere esclusa mediante il dosaggio della calcemia e dei livelli ematici di paratormone. La valutazione pre-operatoria comprende inoltre l’ecografia della tiroide e del collo, con particolare attenzione alle catene linfonodali. Eventuali linfonodi sospetti devono essere sottoposti ad agoaspirato. E’ indicata inoltre l’esecuzione di una TAC o di una RMN di collo, torace ed F A R M A C I A F I D U C I A addome e di una scintigrafia ossea per escludere la presenza di metastasi. La terapia di elezione del CMT, sia familiare che sporadico, è la tiroidectomia totale con asportazione dei linfonodi cervicali; in caso di neoplasia localmente invasiva è richiesto un intervento chirurgico maggiormente demolitivo. In presenza di feocromocitoma, come già detto, questo deve essere identificato e rimosso prima della tiroidectomia a causa del pericolo di provocare una crisi ipertensiva durante l’operazione. Quando il CMT è inoperabile, è in fase avanzata o ha metastatizzato, vengono utilizzate anche chemioterapia e radioterapia che, per la forma midollare non hanno però mai dimostrato un’efficacia particolarmente elevata. Attualmente nuove speranze terapeutiche sono rappresentate da farmaci come il Vandetanib che funzionano inibendo sia la neoangiogenesi che la proliferazione tumorale. La prognosi del CMT dipende dall’entità dell’invasione locale e dalle metastasi; la sopravvivenza a 10 anni è in genere del 60-70%, ma in caso di intervento chirurgico “risolutivo” è superiore all’80%. Le forme sporadiche hanno in genere prognosi peggiore rispetto a quelle familiari. Dopo il trattamento chirurgico dovrà essere instaurata una terapia sostitutiva con levotiroxina, mantenendo i livelli di TSH nell’ambito dei valori normali ed andrà successivamente eseguito, per stabilire l’eventuale guarigione, il dosaggio della CT non prima di almeno due mesi dall’intervento; nel momento in cui il valore basale di CT risultasse indosabile, l’accertamento dovrà però essere completato mediante il test di stimolo con pentagastrina. da sapere Piccole dosi di alcol in gravidanza fanno male al bebè. Anche in piccolissime dosi l’alcol assunto in gravidanza può avere rischi per il nascituro. Lo dimostra l’ultimo studio scientifico italo-spagnolo sulla sindrome feto-alcolica, diretto da Simona Pichini dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e in pubblicazione su Clinical Chemistry and Laboratory Medicine. Lo studio, condotto su 168 coppie mamma-neonato (dell’Hospital del mar di Barcellona), dimostra che quantità modeste di alcol consumate durante tutta la gravidanza sono rilevabili sia nel capello materno che nelle prime feci (meconio) neonatali. Pertanto, anche bevendo poco ma spesso, il feto è esposto all’alcol materno. Un messaggio importante che giunge in occasione della Giornata mondiale sulla Sindrome feto-alcolica che da 16 anni si svolge il 9 settembre. Per l’occasione la European FASD Alliance presenta l’edizione 2015 di “Too Young To Drink” (“Troppo Piccolo Per Bere”), campagna di comunicazione ideata da Erik Ravelo, responsabile Social Engagement di Fabrica, il centro di ricerca per la comunicazione del gruppo Benetton che ha sede in Italia, mirata a promuovere la consapevolezza sui rischi della FASD. La campagna è patrocinata dall’ISS e dal Ministero della Salute. All’evento partecipano più di 80 organizzazioni in 35 Paesi che oggi, attraverso poster, striscioni e slogan, mostreranno l’immagine di un neonato che fluttua tra gli ingredienti di un drink alcolico. Il “bullo”, la vittima e il gruppo: quali gli ingredienti che alimentano il fenomeno del bullismo. Dott.ssa Renata Radici Psicologa e Psicoterapeuta Specializzata in Psicoterapia dell'Adolescente e dell'Adulto [email protected] N egli ultimi anni il fenomeno del bullismo è stato oggetto dell’attenzione dei media nonché di numerosi interventi di prevenzione all’interno delle scuole. Si parla di “bullismo” quando un bambino o un ragazzo subisce ripetutamente atteg gia- menti offensivi e prepotenti da parte di uno o più compagni che sfruttano in questo una condizione di superiorità rispetto all’altro (ad esempio maggiore età o forza fisica, che permettono al “bullo” di prevaricare su chi risulta più debole e incapace di difendersi). Può trattarsi di attacchi di carattere fisico (ad esempio pugni, calci, danni Si parla di “bullismo” quando un bambino o un ragazzo subisce ripetutamente atteggiamenti offensivi e prepotenti da parte di uno o più compagni. a vestiti e oggetti personali, piccoli furti), verbale (come offese, insulti, ridicolizzazione, minacce) o più indiretto (ad esempio quando si emargina qualcuno da un gruppo o si diffondono pettegolezzi o calunnie sul suo conto). Queste azioni sono intenzionali e protratte nel tempo. Chi ne è vittima in genere prova dolore e vergogna, si sente solo e incapace di reagire e uscire dalla situazione creatasi, F A R M A C I A che finisce per diventare una vera e propria persecuzione. La cronaca ci parla di alcuni episodi conclusisi in modo a volte tragico, laddove la disperazione conduce la vittima del bullismo a farsi del male o addirittura, in casi estremi, al suicidio. In realtà le ricerche realizzate sul fenomeno ci dicono che, in varie forme e (fortunatamente) con conseguenze meno gravi, esso è alquanto diffuso. Il fenomeno del bullismo ha inoltre assunto forme nuove con l’evoluzione della tecnologia, in particolare con Internet e con i social network: in rete il “bullo” agisce con la diffusione rapida e capillare di offese, pettegolezzi, immagini imbarazzanti relative alla vittima (il cosiddetto “cyberbullismo”). Chi ne è vittima vive un’esperienza particolarmente pesante in quanto il problema non è legato a specifici luoghi o situazioni. La rete è “attiva” sempre, basta connettersi! La vittima ha la sensazione di essere continuamente esposta ad attacchi, F I D U C I A 24 Il “bullo”, la vittima e il gruppo: quali gli ingredienti che alimentano il fenomeno del bullismo. visibili agli occhi di tutta la “rete” di conoscenze dirette e indirette. Le conseguenze del bullismo sono devastanti sia per la vittima sia, seppure in modo differente e forse meno evidente, per il “bullo”, sia infine per il terzo “soggetto” coinvolto, cioè il gruppo di cui bullo e vittima fanno parte. La ricerca sembra mettere in luce che chi subisce bullismo in genere soffre, già di per sé, di una certa insicurezza e difficoltà ad utilizzare nelle relazioni la propria aggressività, sia in termini di grinta per affermare se stessi, sia come risorsa utile per difendersi quando è necessario. Possiamo immaginare quale possa essere l’impatto degli attacchi del “bullo”: in genere l’autostima, già fragile, si abbassa ulteriormente, si possono sviluppare sentimenti depressivi, si fatica a chiedere aiuto o per vergogna o perché si temono rappresaglie o anche perché ci si sente molto soli. Soli rispetto ai compagni, ma spesso anche rispetto agli adulti (genitori, insegnanti, allenatori…). Ecco perché, laddove il bambino o il ragazzo non ce la fa a chiedere aiuto, è importante che gli adulti, genitori in primis, colgano alcuni segnali indiretti, come vestiti o effetti personali danneggiati, rifiuto di andare a scuola o di frequentare determinati ambienti, o ancora segni di malessere fisico. Tutti questi elementi potrebbero avere molteplici spiegazioni (non solo l’aver subito atti di prepotenza), ma comunque sono indice di un disagio cui occorre prestare ascolto. Chi è nella posizione del “bullo” sembra godere invece di molta sicurezza nelle relazioni. I suoi atteggiamenti sono un’affermazione di potere 25 sull’altro, la cui sofferenza non tocca chi la infligge. Il “bullo” è infatti carente di empatia, cioè di quella capacità che ci permette di avvertire come si sente l’altra persona. La ricerca mette in luce che il “bullo” tende a “deumanizzare” la vittima, cioè a vederla come una sorta di essere inferiore, anziché come una persona, dotata di sentimenti, dunque come qualcuno di simile a sé, che può realmente soffrire. Spesso chi fa atti di prepotenza dice “è solo uno scherzo”, cercando di minimizzare e di volgere in positivo un com- portamento aggressivo, negando il dolore che si procura all’altro. O ancora, gli atti di prepotenza vengono giustificati come una meritata reazione a presunte provocazioni da parte della vittima. Questo rende più tollerabili gli atteggiamenti del “bullo” anche agli occhi del gruppo: la vittima viene vista come qualcuno che in qualche modo “se l’è cercata”, almeno un po’. Tutto questo ci fa comprendere che, nonostante appaia molto sicuro di sé, anche il “bullo” ha aspetti problematici nel suo modo di relazionarsi: oltre che di empatia, egli è carente nella capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo (senza ricorrere alla violenza come modalità principe per F A R M A C I A F I D U C I A “risolverli”), tollera poco le frustrazioni e tende ad agire in modo impulsivo. La sicurezza del “bullo” è in realtà più apparente che reale, si fonda più su piccoli atti di prepotenza che non su una vera capacità di affermare se stesso, i propri bisogni, le proprie qualità. Questo non può che incidere negativamente sui rapporti interpersonali e sull’adattamento alle norme sociali. La ricerca ci dice infatti che nel tempo i bambini e adolescenti con questi comportamenti tendono a sviluppare problemi con la legge. Ecco perché è così importante nell’educazione insegnare ad utilizzare l’aggressività in modo costruttivo, per affermare se stessi, capacità di cui sia il “bullo” sia la vittima sono carenti e che costituisce un’alternativa alla prevaricazione e alla violenza, oltre che alla sottomissione passiva. Infine, il ruolo del gruppo dei coetanei: quello che succede tra il “bullo” e la vittima non può che interpellare chi vi assiste. Anzi, la prepotenza del “bullo” si alimenta dell’accondiscendenza o, quanto meno, del silenzio del gruppo. La ricerca ha messo in luce che dietro al silenzio vi sono posizioni molteplici: c’è chi giustifica quello che vede, chi disapprova ma tace per paura, chi prova ammirazione verso il “bullo”, chi cerca di disinteressarsi... il silenzio tende comunque a essere interpretato come sostegno da parte del “bullo”. C’è anche chi tenta di difendere la vittima, in modo più o meno diretto. Questo ruolo è spesso ricoperto dalle bambine. È chiaro che in un gruppo in cui sono presenti empatia, senso di responsabilità e capacità di affermare la propria posizione, il fenomeno del bullismo non trova terreno fertile. da sapere L’umorismo aiuta i bambini ad apprendere meglio. Per arrivare a queste conclusioni, pubblicate sulla rivista Cognition and Emotion, i ricercatori dell’Università di Parigi hanno realizzato un esperimento che ha coinvolto bambini con 18 mesi di vita. Durante l’esperimento alcuni bambini hanno visto un adulto utilizzare uno strumento per afferrare un giocattolo fuori portata; altri bimbi hanno visto l’adulto semplicemente giocare con il giocattolo dopo averlo recuperato e un altro gruppo ha visto un adulto che ha fatto cadere il giocattolo sul pavimento, suscitando l’ilarità di moltissimi bambini. Studiando i dati raccolti, i ricercatori hanno scoperto che i bambini che hanno riso alla buffonata dell’adulto erano in grado di ripetere meglio l’azione osservata rispetto ai bambini che non hanno riso. Il perchè la risata sia collegata alle capacità di apprendimento del bambino non è ancora chiaro, ma i ricercatori hanno dedotto due possibili spiegazioni. La prima riguarda il temperamento. “In questo caso - ha detto Rana Esseily, che ha coordinato lo studio - non è l’umorismo di per sè ad aver facilitato l’apprendimento, ma il temperamento dei bambini che hanno sorriso”. In pratica, i bambini che hanno riso potrebbero avere “competenze sociali e capacità cognitive più alte”. La seconda ipotesi riguarda invece la chimica del cervello. E’ infatti noto che le emozioni positive possono aumentare i livelli di dopamina nel cervello che, a loro volta, hanno un effetto positivo sull’apprendimento. News in Campo Odontoiatrico Denti da latte e denti permanenti, quando si formano e quando dovrebbero “spuntare”. Dott.ssa Piera Armienti Odontoiatra Specialista in Ortognatodonzia INFORMAZIONE PUBBLICITARIA E’ nota l’esistenza di una dentatura definita da latte o meglio decidua ed una dentatura chiamata permanente che sostituisce quella da “latte” e che dovrebbe rimanere nella bocca permanentemente. Il periodo di eruzione, quindi della nascita, dei denti decidui è relativamente variabile e può subire un ritardo considerato normale di circa 6-12 mesi rispetto ai tempi medi. In media intorno ai 6 mesi iniziano i primi pianti non apparentemente giustificati causati dal fastidio dell’eruzione degli incisivi centrali, tendenzialmente prima quelli inferiori e poi quelli superiori, che si presentano come degli abbozzi sulle gengive. Intorno ai due anni la dentatura decidua, da latte, è generalmente completata ed è composta da 10 denti nell’arcata inferiore e speculare in quella superiore. Nella dentatura decidua lo spazio interdentale molto spesso è maggiore, potremmo quindi vedere dei diastemi (ovvero gli spazi tra denti contigui), questi non ci devono preoccupare, anzi riducono la possibilità di avere un affollamento nella successiva dentatura permanente. Nei bambini spesso la dentatura decidua va incontro ad un’usura precoce a seguito di un digrignamento notturno che può essere considerato fisiologico, normale, durante questo periodo. In questa fase, dall’eruzione del primo dentino da latte, è importante iniziare a spazzolare i denti al bambino in modo da ridurre l’insorgenza di carie. Intorno circa ai 6 anni avviene l’eruzione del primo molare permanente, questo si posizionerà posteriormente all’ultimo molaretto da latte, quindi spunterà nel cavo orale senza che “cada” nessun dente. A volte si confonde il primo molare con un dente deciduo, ma non essendo così diventa importante averne la massima cura nella pulizia e, a eruzione completata, procedere con la sigillatura dei solchi che, secondo anche le linee guida dell’OMS, è la procedura più efficace nel ridurre il rischio di carie. Nelle stesso periodo possono iniziare a dondolare gli incisivi centrali che “cadendo” lasceranno lo spazio agli incisivi permanenti, questi si possono distinguere dai precedenti da una colorazione leggermente più scura e da una superficie incisale più frastagliata. Intorno agli 8 anni erom- Denti Superiori Incisivo centrale Incisivo laterale Canini Primo molare Secondo molare DENTIZIONE DECIDUA Quando spuntano Quando cadono 8-12 mesi 6-7 anni 8-13 mesi 7-8 anni 16-22 mesi 10-12 anni 13-19 mesi 9-11 anni 25-33 mesi 10-12 anni Denti Inferiori Secondo molare Primo molare Canini Incisivo laterale Incisivo centrale DENTIZIONE DECIDUA Quando spuntano Quando cadono 23-31 mesi 10-12 anni 14-18 mesi 9-11 anni 17-23 mesi 9-12 anni 10-16 mesi 7-8 anni 6-10 mesi 6-7 anni DENTIZIONE PERMANENTE Denti Superiori Quando spuntano Incisivo centrale 7-8 anni Incisivo laterale 8-9 anni Canini 11-12 anni Primo premolare 10-11 anni Secondo premolare 10-12 anni Primo molare 6-7 anni Secondo molare 12-13 anni Terzo molare 17-21 anni DENTIZIONE PERMANENTE Denti Inferiori Quando spuntano Terzo molare 17-21 anni Secondo molare 11-13 anni Primo molare 6-7 anni Secondo premolare 11-12 anni Primo premolare 10-12 anni Canini 9-10 anni Incisivo laterale 7-8 anni Incisivo centrale 6-7 anni pono gli incisivi laterali e tra i 10 e i 13 anni si completa la permuta con l’eruzione dei premolari, canini e del settimo molare. Per i denti del giudizio, terzi molari, i tempi d’eruzione sono molto variabili e l’incidenza d’inclusione è molto alta, comunque intorno ai 17-18 anni è utile eseguire una ortopantomografia per valutarne la posizione qualora non siano ancora erotti nel cavo orale. F A R M A C I A La formazione vera e propria dei denti inizia invece molto prima che questi “spuntino” nel cavo orale. La dentatura decidua inizia a formarsi e mineralizzarsi nel feto, verso il quarto mese di vita intrauterina; gli abbozzi di quella permanente invece cominciano a formarsi gradualmente dalla nascita fino all’eruzione dei denti, ciascuno in tempi diversi. Ogni evento sistemico gra- F I D U C I A 26 ve, come ad esempio malnutrizione, assunzione eccessiva di farmaci come tetracicline e cortisonici, malattie infettive che si verificano durante lo sviluppo dentale, sia durante la gestazione sia nel neonato durante i primi anni di vita, può compromettere la corretta formazione dei tessuti duri del dente, determinando alterazioni di colore o alterazioni della mineralizzazione. In alcuni casi i difetti dello smalto possono essere di natura ereditaria, come l’amelogenesi imperfetta che si presenta con macchie di colore brunastro che indicano un’alterata mineralizzazione dello smalto e quindi un rischio maggiore di sviluppare la patologia cariosa. Per favorire una corretta formazione dello smalto è ormai riconosciuto da tempo il ruolo positivo del Fluoro sia per via sistemica che per uso topico, elemento chimico che però va preso nelle giuste quantità per non incorrere in un eccesso. La fluoro profilassi è consigliata per tutti quei soggetti in crescita che vivono in aree con acqua a basso contenuto di fluoro, meno di 0,6 ppm. News dalle azi e n d e News dalle azi en de Da Pool Pharma un passo avanti nell’integrazione funzionale. ■ KILOCAL DON- NA “DI GIORNO E DI NOTTE” Contrastare l’aumento di peso e i disturbi del “cambiamento”. Veramente “delicato e complesso” è il corpo della donna! Infatti è regolato da equilibri che, soprattutto in alcuni momenti della vita, (fasi premestruali e mestruali; premenopausa e menopausa), sono fisiologicamente caratterizzati da una grande variabilità che può dar luogo a disturbi tipici più o meno marcati. Possono essere vampate di calore, accompagnate da sudorazione diffusa, che ricorrono frequentemente con l’avvicinarsi del periodo menopausale e che difficilmente passano inosservate; improvvisi e inspiegabili cambiamenti d’umore, che influiscono negativamente sulla vita di relazione; chili in eccesso, che arrivano ina- NUOVO DERYGYN TEA TREE OIL FORMATO DA VIAGGIO. ■ Informazioni Per ulteriori informazioni specifiche sugli argomenti trattati avete modo di contattarci: Varese Via Rossini, 2 Tel. 0332 287198 Tradate (Va) Via Cavour, 45 Tel. 0331 844507 Legnano (Mi) P.zza Ezio Morelli, 7 Tel. 393 5042409 www.ciattistudiodentistico.it [email protected] 27 La Linea di Dermocosmetici Derigyn Sella si è arricchita di recente con una nuova referenza: il Derigyn Tea Tree Oil Travel. L’ultimo nato è il formato da viaggio della storica referenza Derigyn Tea Tree Oil, a base di Tea Tree Oil, olio di Melaleuca, conosciuto da tutti come un potente antibatterico e antimicotico naturale, che aiuta a prevenire le infezioni dell’epidermide. Frequentare palestre F A R M A C I A F I D U C I A spettatamente ad alterare la linea di sempre. Non sono gravi disturbi, ma segnali di un cambiamento che mette in ansia ogni donna che non vuole rinunciare a sentirsi “se stessa” in ogni fase della propria vita. Kilocal Donna “di Giorno e di Notte” è costituito da una sapiente miscela di sostanze naturali, ognuna della quali fornisce un contributo specifico per contrastare i disturbi tipici dei “momenti critici”, per combattere l’aumento di peso e per sostenere il benessere della donna nelle delicate fasi del “cambiamento”. La Cimicifuga e.s. e gli Isoflavoni della Soia aiutano a e andare in piscina sono alcune situazioni a rischio per l’igiene intima. Nei luoghi affollati, diventa infatti più semplice contrarre infezione come le micosi e le candide. Il Derigyn Tea Tree Oil è contrastare i disturbi della menopausa, come vampate di calore ed eccessiva irritabilità; la Melissa e.s. favorisce il rilassamento e il normale tono dell’umore; il Tè Verde e.s. favorisce l’equilibrio del peso corporeo, mentre il Cromo si rivela utile a mantenere sotto controllo il livello del glucosio nel sangue; Ortosifonide e Tè Verde e.s. contribuiscono, inoltre, al drenaggio dei liquidi corporei; infine gli estratti secchi di Senna, Cassia, Frangula, Tamarindo e Magnolia aiutano a mantenere una buona motilità intestinale. Kilocal Donna “di Giorno e di Notte” deve essere, comunque, impiegato nell’ambito di una dieta ipocalorica adeguata seguendo uno stile di vita sano con un buon livello di attività fisica. Kilocal Donna. E sei di nuovo tu! In confezione da 20 compresse Giorno e 20 compresse Notte, lo trovi in Farmacia. l’aiuto ideale naturale per difendere la pelle dalle aggressioni esterne e per l’igiene intima femminile. E’ un detergente liquido a base di Tee Tree Oil, con Glicerina e Vitamina E. Il Derigyn Tea Tee Oil Travel è stato proposto in un nuovo e pratico formato da 100 ml, ideale da viaggio e da bagaglio a mano. È inoltre comodo da portare sempre con sé, in palestra o in piscina. In farmacia. • Derigyn Tea Tree Oil Travel - 100 ml - € 2,70 • Derigyn Tea Tree Oil 300 ml - € 6,00 Sali minerali del Dr. Schüssler e analisi visuale secondo gli insegnamenti del Dr. Hickethier. Il Dr. Schüssler ha basato la sua terapia su 12 sali minerali, che ha definito “sostanze funzionali”, perché svolgono funzioni essenziali nel nostro organismo e sono in grado di agire come rimedio per una moltitudine di disturbi funzionali. Gli effetti terapeutici attribuiti ai Sali Dr. Schüssler sono molteplici. Essi contribuiscono a riorganizzare o curare uno squilibrio minerale. Incoraggiano le capacità di autoguarigione del corpo in modo sicuro e gentile, senza visibili effetti collaterali. Dott. Gianluca Bonicalzi Farmacista [email protected] L a terapia biochimica è un modo di sostenere le funzioni del corpo umano con sali minerali che sono indispensabili per i processi metabolici. Molti integratori salini sono disponibili sul mercato. I Sali Dr. Schüssler stimolano il corpo umano a migliorare l’assorbimento dei minerali mancanti direttamente dal cibo ingerito, distribuendoli in modo equilibrato all’interno dei tessuti del corpo. Si tratta di sali chimicamente puri, identici ai minerali delle cellule del corpo umano, e quindi fisiologicamente e chimicamente in stretta relazione con esse. Continua in questo articolo la descrizione di alcuni sali di Schüssler molto importanti per il corretto funzionamento delle varie funzioni metaboliche del nostro organismo. Kalium Phosphoricum. Fosfato acido di potassio, formula chimica KH2PO4, è il nome chimico del Kalium Phosphoricum. La sua parola-chiave è ricostituente nervoso. E’ il sale essenziale per il funzionamento corretto del sistema nervoso, sia nella sua parte periferica che centrale. E’ il rimedio contro le insufficienze nervose e gli esiti di patologie interessanti le radici nervose. Dobbiamo quindi fornire questo sale in tutte le nevralgie, nelle sciatal- gie, negli esiti delle brachialgie, negli intrappolamenti nervosi, come in caso di sindrome del tunnel carpale, del tunnel di Guyon; negli intrappolamenti del nervo ulnare al gomito; nei quadri radicolari di sindrome dello stretto toracico; nei vari quadri di sindrome del tunnel tarsale. Anche in caso di patologie del sistema nervoso centrale, come gli esiti di ischemie o emorragie cerebrali. E’ molto utile nel trattamento delle irritazioni cutanee da patologie nevritiche, in particolare degli Herpes Zoster. Aiuta gli asmatici a respirare regolando il comando neurovegetativo. E qui si apre un ulteriore capitolo su tutte le patologie di tipo F A R M A C I A neurovegetativo, dalle sudorazioni profuse, alle alterazioni di funzionalità organiche di questa origine, alle alterazioni ormonali. Durante l’età scolare aiuta i bambini a mantenere un umore sereno e agisce sulle loro facoltà mentali, rifornendoli di potassio. Eccessiva eccitazione, cattivo umore, timidezza, pigrizia, “capricci”, indigestioni da nervoso, insonnie, stati depressivi, stanchezza, angoscia, perdita di vitalità, irritabilità, migliorano notevolmente con questo sale. Può essere usato in caso di stasi interne con fermentazione e forme gangrenose, agendo come “antisettico per uso interno”. In una concezione naturopa- F I D U C I A 28 Sali minerali del dr. Schüssler e analisi visuale secondo gli insegnamenti del dr. Hickethier. tica esistono processi di decomposizione anche senza febbre, rivelati da debolezza di memoria, reazioni emotive esagerate, agorafobia, diffidenza esagerata, paure o pianti ingiustificati dopo processi infettivi. In questi casi e con all’anamnesi un processo infettivo, questo sale diventa il trattamento di elezione. La pomata può essere usata in affezioni cutanee suppurative, trattamento locale delle nevriti, in associazione alla terapia sistemica, debolezza muscolare, alopecia areata, scottature di primo grado. L’analisi facciale della carenza di questo sale è caratteristica: essa presenta macchie sporche sfumate grigio cenere, soprattutto su mento e intorno agli occhi. Spesso si possono trovare le tempie infossate in associazione. Kalium Suplhuricum. Il Kalium Suplhuricum è il solfato di potassio con formula K2SO4. La sua parola chiave è antiattrito. Si associa al Fer.Phos nel trasporto di ossigeno, completandone l’opera a livello cellulare. Il Fer. Phos quindi si occupa di far giungere l’ossigeno ai tessuti, mentre il Kali.Sulph si occupa 29 dell’assorbimento cellulare di ossigeno. In generale, come tutti i composti solforosi, va utilizzato nelle fasi di eliminazione. Nelle infiammazioni facilita la traspirazione. Bisogna tenere presente, come verrà spiegato più avanti a proposito delle indicazioni specifiche, che la sua indicazione principale è nella terza fase dell’infiammazione, la fase cioè di eliminazione. Consigliato nei casi di perdite giallastre dalla pelle o dalle mucose in alcune forme catarrali. Questo significa che, quando si verifica produzione mucosa con perdite giallastre, si deve ricorrere a questo sale, in caso di raffreddore, tosse produttiva, eccetera. Il suo uso è raccomandato per le eruzioni cutanee, per il trattamento del cuoio capelluto con forfora, per mantenere i capelli in buona salute. Lo stesso vale per i tremori e i dolori lancinanti. E’ molto utile per i disordini intestinali. In genere i sintomi lamentati in situazione di carenza di questo sale peggiorano di sera e in ambienti chiusi e caldi, mentre migliorano all’aria aperta. In queste situazioni il paziente lamenta una forma leggera di claustrofobia o di fame d’aria, in caso di permanenza in ambienti caldoumidi. La composizione in pomata 6DH può essere associata alla terapia sistemica, in caso di reumatismi articolari, oltre che per le forme suppurative con perdite giallastre. Il colorito giallo-bruno intorno agli occhi sia sulle palpebre superiori che inferiori, che in seguito si può estendere a tutto il viso, dimostra la carenza di questo sale. Anche le cosiddette “macchie d’età”, cioè quelle macchie cutanee brune che si formano specialmente sul viso e sulle mani, sono sintomi di carenza di questo sale. F A R M A C I A F I D U C I A PREVENZIONE INVERNALE Tra le infezioni recidivanti delle prime vie aeree quelle del rinofaringe hanno un’importanza notevole in età pediatrica per la loro tendenza a recidivare, soprattutto nella stagione invernale, per le possibili complicanze, per le numerose assenze scolastiche, per un’influenza sulla crescita e sullo sviluppo delle funzioni cognitive e per il clima di inquietudine familiare che creano. I fattori favorenti l’insorgere ed il recidivare delle rinofaringiti sono l’ipertrofia in soggetti particolarmente predisposti, sarebbe opportuno iniziare un’adeguata terapia naturale utile a prevenire fastidiose patologie legate all’arrivo della stagione fredda. 1. Nei bambini sotto i due anni di età rimedi utili sono quelli omeopatici ed oligoterapici. Per quanto riguarda l’omeopatia, oltre alla terapia di fondo legata al terreno del singolo soggetto consigliata dal “medico” esperto in medicina naturale, esistono delle adenoidi, la conformazione larga e corta della tuba di Eustachio, l’esposizione prolungata al freddo, l’inquinamento atmosferico, il riscaldamento eccessivo con aria secca, la predisposizione allergica ed un antibiotico terapia non corretta. I principali quadri clinici delle infezioni delle prime vie aeree comprendono: rinite, rinofaringite, faringotonsillite, otite, sinusite, adenoidite, bronchite. Clinicamente si manifestano con secrezione nasale (rinorrea) mucosa o mucopurulenta, ostruzione nasale, adenopatia regionale, otalgia, rialzo termico, abbassamento del tono della voce. in commercio diversi derivati ad azione immunostimolante contenenti Anas barbariae. Gli oligoterapici più utilizzati sono il Manganese/Rame (Mn/Cu) oppure, nei casi più complicati, Oro/Argento/Rame (Au/Ag/Cu). Molto utile risulta anche la somministrazione dello zolfo (S) sotto forma oligoterapica nella prevenzione delle infezioni recidivanti delle prime vie aeree. 2. Sopra i due anni di età si può introdurre la gemmoterapia con l’utilizzo di Ribes nigrum, Rosa canina e Betulla pubescens. 3. Nell’adulto, infine, si possono utilizzare anche derivati fitoterapici ad azione immunostimolante quali Propoli, Echinacea ed Uncaria. Il trattamento con questi rimedi naturali dovrebbe essere prolungato fino all’arrivo dei primi mesi primaverili. Prevenzione Come ogni anno la fine delle vacanze estive sancisce il ritorno alla vita quotidiana. E’ in questo periodo che, La medicina “su misura”. PSA: quando è “normale” e come va interpretato? Continua da pagina 3 Continua da pagina 7 facile prevedere che i farmacisti che investono tempo e danaro in laboratori e macchinari andranno a scomparire come le sartine e le camiciaie e, quando saranno necessari farmaci salvavita in dosaggi micrometrici e davvero “su misura”, si griderà inevitabilmente allo scandalo per la loro irreperibilità. Se davvero certi farmaci sono pericolosi quando vengono tra loro associati si dovrebbe regolamentare l’attività prescrittiva dei medici, sia per le forme galeniche che per i prodotti industriali, evitando di introdurre divieti generalizzati che possono provocare anche seri problemi. Potrei fare due semplici esempi: - Un diuretico ed un antidiabetico sono stati da poco sottratti alla produzione galenica in farmacia perché indebitamente utilizzati in capsule dimagranti ritenute pericolose e perciò il farmacista non li può più utilizzare per nessuno scopo; - Principi attivi di questo tipo ed altri analoghi sono stati spesso utilizzati in preparazioni destinate a neonati per problemi complessi di salute ed ora debbono essere sostituiti con altri perché il divieto d’uso è assoluto e non prevede deroghe. In conclusione dunque direi che debba essere rafforzata la vigilanza sulle modalità prescrittive di alcuni farmaci, indipendentemente dalla forma farmaceutica utilizzata, piuttosto che vietare l’utilizzo di alcuni principi attivi solo in farmacia e senza deroghe. On. Dr. Luigi Zocchi Presidente Federfarma Varese In pratica si può affermare che non c’è un PSA normale per tutti i pazienti, perchè il PSA è personalizzato, esprimendo un valore specifico per ogni paziente in quel preciso momento della sua vita, e che continuerà a variare in base a molteplici fattori. E’ pertanto compito del Medico Urologo stabilire se quel PSA sia “normale” o invece spia di ingrossamento benigno, di infiammazione o di patologia maligna. RAI-DUE ha trasmesso, in Medicina 33, un intervento chirurgico effettuato con una tecnica di particolare precisione ideata e messa a punto da Lei, Prof. Roggia, per la cura del tumore prostatico. Cosa ci può dire succintamente a proposito? In caso di tumore, la chirurgia radicale completa consente guarigioni totali nel 98-99% dei casi. Tutte le tecniche operatorie oggi utilizzate (chirurgia classicatradizionale, laparoscopica, e robot-assistita), consentono gli stessi incoraggianti risultati di guarigione dal lato strettamente “oncologico”. La tecnica da me “rivisitata”, pubblicata su rivista specializzata urologica, e trasmessa dal Dott. Onder in RAI (filmato visionabile sul sito www.profroggia.it) ha fatto registrare ottimi risultati sulla qualità di vita del paziente, permettendo infatti una minzione normale, senza incontinenza, in più del 97% dei pazienti, in quanto l’utilizzo di microscopi ottici autofocus o di lenti telescopiche consente di effettuare una precisa e delicata “microdissezione” della prostata senza danneggiare lo sfintere interno che svolge un importante ruolo nella continenza urinaria. F A R M A C I A indirizzi Per la produzione di questi farmaci il farmacista deve seguire una complessa serie di disposizioni legali e tecniche (le Norme di Buona Preparazione) che rappresentano un’importante sfida professionale ed un onere economico non trascurabile, problemi affrontati entrambi con grande entusiasmo ed impegno da quei colleghi che hanno accettato la sfida ed allestito in farmacia un laboratorio adeguato. La remunerazione è spesso simbolica; la tariffa professionale è ferma al 1992 e non regge il confronto con l’evoluzione dei prezzi in questi ultimi ventitré anni che, quanto meno, sono triplicati. Evidentemente non si tratta di iniziative realizzate per trarre profitto economico e la sopravvivenza dei farmacisti preparatori è legata al mantenimento del numero più elevato di farmaci che possano essere legalmente in farmacia per ammortizzare i costi sulla maggior quantità di prodotti preparabili. Invece, stranamente e frequentemente, alcuni principi attivi, definiti genericamente pericolosi, vengono proibiti ed i farmacisti non li possono più preparare. Lo strano è che gli stessi principi attivi, che dovrebbero essere pericolosi, continuano ad essere prescritti e venduti sotto forma di medicinali industriali. Se il pericolo deriva, in alcuni casi, dall’unione di più principi attivi, le stesse prescrizioni contemporanee di farmaci industriali dovrebbero essere vietate, il che puntualmente non avviene. Se le possibilità di preparazione di farmaci in farmacia si assottiglieranno ancora, è ✓rubrica ■ Dott.ssa Rachele Aspesi Cell. 348 6640785 [email protected] www.studiosanitario.it Pagina n. 21 ■ Ciatti Studio Dentistico 21100 Varese Via Rossini, 2 Tel. 0332 287198 21049 Tradate (Va) Via Cavour, 45 Tel. 0331 844507 20025 Legnano (Mi) Piazza Ezio Morelli, 7 Tel. 393 5042409 [email protected] www.ciattistudiodentistico.it Pagina n. 26 - 27 ■ La Farmaceutica Viale Lombardia, 64 21040 Castronno (VA) Tel. 0332 896051 Fax 0332 896061 [email protected] Pagina n. 17 ■ Le Terrazze Casa di Cura Privata Srl Via Ugo Foscolo 6/b 21035 Cunardo (VA) Tel. 0332 992111 Fax 0332 990074 [email protected] www.clinicaleterrazze.com Pagina n. 15 ■ Pool Pharma 20098 S. Giuliano Milanese (MI) Tel. 02 98281522 [email protected] www.poolpharma.com Pagina n. 2 - 14 - 18 - 31 ■ Sella Farmaceutici 36015 Schio (VI) Tel. 0445 670088 [email protected] www.sellafarmaceutici.it Pagina n. 9 ■ Terzetà Via Crispi 130 21100 Varese Tel. 0332 225706 Fax 0332 220029 [email protected] www.terzeta.it Pagina n. 32 La Legge Bersani (n. 248 del 4 agosto 2006) CONSENTE la pubblicità delle professioni sanitarie ed ausiliarie, delle case di cura private e degli ambulatori mono o polispecialistici attraverso periodici d'informazione. Questo giornale è a disposizione dei professionisti interessati. Contattateci allo 0332 435327 F I D U C I A 30 wellcare.it NUOVO DALLA RICERCA “L’OROLOGIO DELLA NOTTE” MELATONINA L’ormone naturale che promuove il sonno favorendo un riposo di qualità. S Combatte il GONFIORE Anice Verde - Melissa - Finocchio Favorisce la DIGESTIONE Sgonfia pancia. Finocchio - Melissa - Anice Verde Riequilibra la FLORA INTESTINALE e avete difficoltà a prendere sonno e il riposo notturno fa a “pugni” con il vostro cuscino non preoccupatevi. La ricerca scientifica ha individuato nella carenza di Melatonina, sostanza ormonale prodotta di notte da una ghiandola del cervello, una delle cause alla base di questo problema di cui soffre circa un terzo della popolazione italiana. La vita stressante e le preoccupazioni di tutti i giorni, l’abuso di farmaci, la menopausa e per chi viaggia i continui cambi di fuso orario, sono alcune delle ragioni o stili di vita che sempre più frequentemente causano disordini nel ritmo sonno/veglia. L’assunzione di 1 mg di Melatonina, meglio ancora se potenziata con estratti vegetali specifici, contribuisce alla riduzione del tempo richiesto per prendere sonno e, quando serve, ad alleviare gli effetti del jet-lag: non a caso è stato coniato un detto, “una bella dormita e sorridi alla vita”. vita” Bifidobacterium Breve - Lactobacillus Plantarum Triocarbone Pancia Piatta è il nuovo integratore alimentare a base di enzimi, carbone ed estratti vegetali, con fermenti lattici e vitamine del gruppo B. La particolare associazione di enzimi aiuta a favorire i processi digestivi e l’assorbimento dei nutrienti. Gli estratti vegetali di anice verde, melissa e finocchio favoriscono la funzione digestiva e una regolare motilità intestinale, con eliminazione dei gas responsabili del gonfiore addominale. I fermenti lattici vivi ad azione probiotica favoriscono l’equilibrio della flora batterica intestinale. Triocarbone Pancia Piatta. Sgonfia pancia. Oggi in Farmacia c’è Gold Melatonina, Melatonina 1 mg in compresse a due strati effetto fast e slow release “rapido e lento rilascio”. L’originale formulazione è arricchita con estratti secchi di Griffonia, Melissa e Avena, utili per favorire il rilassamento, il benessere mentale e il normale tono dell’umore. Gold Melatonina Affronta la vita con serenità. Chiedi l’originale al Farmacista. Notte dopo notte, Gold Melatonina ti aiuterà a riposare bene e a lasciarti alle spalle la sensazione di tensione dovuta alla stanchezza.