Rossella Falk, quel corpo ambiguo che piaceva anche

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Rossella Falk, quel corpo ambiguo che
piaceva anche a Hollywood
- , 07.05.2013
Diva. Morta a 86 anni la diva del teatro italiano, del cinema e della commedia
È morta la Falk. Antonia Falzacappa, in arte Rossella Falk, gran dama del teatro italiano nata a
Roma 86 anni fa, il 10 novembre del 1926. Ci vorrebbe una Camilla Cederna per spiegare oggi, a un
pubblico sempre meno attento alla memoria, quale ruolo avesse avuto la Falk non solo all’interno del
teatro italiano del Dopoguerra, ma anche l’importanza del personaggio nel birignao salottiero e
culturale del tempo.
Registi come Giorgio De Lullo, Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, Orazio Costa. E i testi di Luigi
Pirandello, Tennesse Williams, Ibsen, Diego Fabbri, Giuseppe Patroni Griffi, Jean Cocteau.
Il naso della Falk, i capelli della Falk, il suo profilo, le sue manie, i suoi amori. Scorrete
le vecchie pagine dell’Espresso a cavallo tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60,
prima cioè che Federico Fellini la consacrasse in 8 ½ come anima gemella di Marcello,
amica e consigliera saggia, e capirete che era una diva assoluta in un’Italia alla ricerca
di un glamour internazionale e culturale che proprio il teatro le aveva dato
Con la «Compagnia dei Giovani», dalla seconda metà degli anni ’50, Falk rivoluziona il ruolo della
diva teatrale e ne fa qualcosa di moderno, qualcosa per noi da accostare alle grandi star che
vedevamo al cinema. Un tram che si chiama desiderio, Improvvisamente lestate scorsa, Spettri, La
bugiarda, La locandiera, Così è se vi pare, Sei personaggi in cerca dautore, che ci spaventava così
tanto da bambini quando lo vedevamo in tv. E poi le novità totali, D’amore si muore, Metti una sera a
cena, così legati al mondo culturale e ai gossip di allora. Con i Giovani, con Giorgio De Lullo, Romolo
Valli, Elsa Albani, Umberto Orsini, il teatro non era più una cosa antica e polverosa, ma il centro del
dibattito culturale oltre che delle pagine dell’Espresso e della celebre rubrica della Cederna.
Dentro alle commedie si leggevano battute e situazioni riprese dalla realtà dellalta borghesia italiana,
con più libertà d’espressione rispetto al cinema. Soprattutto per quel che riguardava il sesso. E le
donne si vestivano e si truccavano come Rossella Falk. A 22 anni aveva esordito al cinema con
Riccardo Freda in Guarany (1948), girato in Portogallo. Ma l’anno dopo già la troviamo a teatro con
Sei personaggi in cerca dautore e poi con Un tram che si chiama desiderio.
Tra il 1951 e il 1953 si unisce alla compagnia Morelli-Stoppa, nel 1954 è al Piccolo e dal 1955 con i
Giovani. Ma a quel punto è già una star. Non aveva avuto tempo da dedicare al cinema, una
particina nel 1953 nel delirante mélo diretto da don Peppino Amato, Donne proibite, assurdo e
bellissimo, tra Linda Darnell, Valentina Cortese, Lea Padovani, Giulietta Masina, tutte in ruoli di
tragiche prostitute. Per fortuna, tornerà al cinema con Fellini e Marcello in 8 ½, ma è già la Falk.
Nanni Loy e Alberto Sordi ne sfruttano il grande talento di commedia in uno degli episodi più
incredibili del nostro cinema in Made in Italy.
È una donna sposata, Erminia, che entra nella sua camera da letto e coglie in flagrante adulterio il
marito con l’amante, Claudie Lange. Sordi riesce a rivoltarle la frittata al punto che lo sketch si
conclude con un geniale, «Vedi Erminia, ti perdono, perché io sono uno che sa anche perdonare!».
Siamo nel camp assoluto con Modesty Blaise, disastrosa, ma oggi cultissima versione
cinematografica diretta da Joseph Losey di un celebre fumetto del tempo. Monica Vitti è l’eroina e
Rossella Falk con caschetto è la sadica, lesbica e terribile Mrs Fothergill, killer maliziosa agli ordini
di un Dirk Bogarde ultragaio coi capelli bianchissimi. Un delirio. Nel 1968 interpreta pure
l’introvabile giallo di Brunello Rondi Più tardi, Claire, più tardi e un telefilm inglese, A Touch of
Venus con Margareth Leighton.
Robert Aldrich la vede recitare a Londra Il gioco delle parti di Pirandello e la vuole da subito in un
altro ruolo supercamp, la dialogue coach lesbica di Kim Novak in Quando muore una stella (The
Legend of Lylah Clare, 1968). Il film non sarà un successo, Aldrich esagera nel ritratto di una
Hollywood terribile e depravata, e la carriera america della Falk finirà qui. Le verranno invece
aperte le porte della tv e del thriller all’italiana dei primi anni ’70. Così la vediamo tra i protagonisti
di una celebre serie tv del tempo, Il segno del comando di Daniele DAnza, mentre nel cinema girerà
una serie di thriller di successo, come La tarantola dal ventre nero di Paolo Cavara, Una giornata
nera per lariete di Camillo Bazzoni, Sette orchidee bagnate di sangue di Umberto Lenzi, Lassassino
è al telefono di Alberto De Martino. Di solito muore tragicamente.
Negli anni ’80 si occupa principalmente di teatro, Applause, Maria Stuarda, Laquila a due teste, La
dolce ala della giovinezza. E seguiterà a fare teatro finché la salute glielo permetterà, visto che nel
2006 porta in giro un recital dedicato alla sua amica Maria Callas, Vissi darte, vissi damore.
Pochissime le apparizioni cinematografiche, Non ho sonno di Dario Argento, e televisive, Il bello
delle donne. Da qualche anno, malata, si era rifugiata nella sua casa di Zagarolo.
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