CHARLES MESSIER 25/03/2011 LE GALASSIE Le galassie sono vasti insiemi di stelle e di materiale interstellare come polveri e gas, tenute insieme dalla forza gravitazionale esistente proprio tra questo stesso materiale. Charles Messier GALASSIE Durante la prima settimana dedicata all’astronomo francese Charles Messier abbiamo conosciuto la persona Messier ed abbiamo introdotto il suo catalogo, spiegandone genesi e scopo. Durante la seconda serata abbiamo invece visto come gli oggetti appartenenti alla lista dell’astronomo francese, sebbene fossero all’epoca considerati per lo più nebulae, abbiano in realtà una natura estremamente diversificata e siano raggruppabili in categorie di corpi celesti molto distinte, legate molto spesso al ciclo di vita stellare. Durante la terza serata abbiamo visto invece che le stelle nascono in gruppi, chiamati ammassi aperti, a partire da una stessa gigantesca nube che si contrae per qualche motivo. Nell’ambito della quarta serata, invece, ci siamo concentrati sulle vere e proprie nebulose, non mancando l’occasione per parlare di nascita e morte stellare. Questa quinta serata del ciclo di Messier sarà dedicata invece alle galassie, alle loro tipologie ed ai risvolti cosmologici che le galassie stesse hanno avuto nel tempo. Iniziamo, quindi, il nostro viaggio tra le galassie, davvero tante, proseguendo sulla falsa linea che stiamo tracciando durante questo corso: faremo quindi riferimento a nozioni teoriche che consentiranno di apprezzare e capire sempre meglio la natura degli oggetti che poi andremo ad osservare. Pagina 1 Charles Messier QUEI DUE MISTERI DEL CIELO Quando Charles Messier elaborò il proprio catalogo, non ebbe molto a che pensare riguardo la natura degli oggetti che andava ad inserire in lista. Il suo catalogo nasce per indicare oggetti confondibili con le comete, quindi tutti gli oggetti di Messier sono accomunati essenzialmente dal fatto di non essere comete. Era troppo presto, alla metà del Settecento, per sapere in realtà di cosa potesse trattarsi. Anzi, a quel tempo non si avvertiva neanche il problema delle distanze degli oggetti cosmici: tutto ciò che si vedeva in cielo era dato più o meno alla stessa distanza. Così le stelle e così gli oggetti di natura più diffusa. Eppure qualcosa che destava un po’ di sospetto c’era, ed era racchiuso in due oggetti che sembravano così nettamente diversi da tutti gli altri. Il primo di questi oggetti si stagliava imponente nel cielo da un orizzonte all’altro passando per Sagittario, Scorpione e risalendo per Cigno, Cassiopea in estate ed Orione in inverno. Un immenso cerchio che sembrava avvolgere il nostro cielo, fasciandolo come un nastro, noto fin dai tempi antichi ed indicato con il nome Via Lattea. Il secondo oggetto era invece una macchiolina sfocata che, ai telescopi, sembrava abbastanza grande e diversa da tutte le altre. FIGURA 1: VIA LATTEA E M31 Anche questo oggetto era già abbastanza famoso, e Messier lo aveva indicato nel suo catalogo con il numero 31, ad indicare la Nebula in Andromeda. Al primo oggetto di dedicò nel 1750 l'inglese Thomas Wright nella sua opera Original Theory of New Hypothesis of the Universe. Wright, nel suo libro, avanzò l'ipotesi che le stelle siano in realtà disposte su una lastra di spessore finito ma immensa ed estesa in tutte le direzioni del piano. Il sistema solare si trovava quindi in mezzo a questa lastra, ed è per questo motivo che vediamo molta più luce osservando in direzione del piano rispetto a tutte le altre direzioni. La nebula in Andromeda è raccontata per la prima volta in via ufficiale ufficiale nel 964 d.C. a firma dell'astronomo persiano Abd al-Rahman al-Sufi, che la indicò come una "piccola nube". Ora, anche nel Catalogo di Messier appariva chiaro che alcuni oggetti erano ammassi di stelle come le Pleiadi, ma circa un terzo era rappresentato da macchie ellittiche e bianche, irrisolvibili. La più visibile era proprio quella catalogata al numero 31. Il primo ad ipotizzare un legame tra la Via Lattea e la Galassia di Andromeda fu Immanuel Kant, che si basò sulla teoria di Wright e che nel suo libro del 1755, Storia generale della natura e teoria del cielo, avanzò l'idea che questi oggetti indistinti fossero dischi stellari proprio come la nostra Via Pagina 2 Charles Messier Lattea, molto distanti e quindi evanescenti e di forma ellittica perché posti in maniera obliqua rispetto a noi. L'idea prese piede nell'Ottocento, ma c'era qualche evento che turbava gli animi: ogni tanto, in alcune di queste "nubi", si accendevano stelle che divenivano più visibili di tutta la "nube" stessa. La reazione di fronte a questi eventi è ben spiegata da Agnes Mary Clerke, che nel 1893 scriveva: "Se tali nebulose fossero composte di astri similari al Sole, le sfere di incomparabile ampiezza da cui la loro debole luce veniva quasi cancellata devono essere state di una scala di grandezza tale che l'immaginazione si rifiuta di concepirla". Anche oggi la nostra immaginazione non riesce a concepire questi eventi, ma sappiamo che esistono e li abbiamo chiamati esplosioni di supernovae. HUBBLE, LEAVITT E LA SCOPERTA DELLE GALASSIE Ogni dubbio venne fugato quando nel 1923 Edwin Hubble puntò il telescopio da 254 centimetri di Monte Wilson in direzione di M31, riuscendo per la prima volta a risolvere le stelle che componevano M31. Tra le stelle osservate, alcune erano di una tipologia ben nota anche nella nostra Galassia: le cefeidi. Fortunatamente, infatti, proprio nel decennio precedente Henrietta Swan Leavitt e Harlow Shapley dell'Harvard College Observatory avevano scoperto l'esistenza di una relazione molto precisa tra i periodi di variazione di luminosità di queste stelle e la loro luminosità assoluta. FIGURA 2: RELAZIONE TRA LUMINOSITÀ E PERIODO Pagina 3 Charles Messier Edwin Hubble, a partire dalla luminosità apparente di queste stelle in Andromeda, ne stimò la luminosità assoluta in base ai periodi di variazione e riuscì quindi a calcolarne la distanza (si tratta di un metodo di determinazione della distanza noto come metodo delle Cefeidi o delle candele standard). Calcolando la distanza di stelle nella galassia di Andromeda, calcolò implicitamente la distanza del loro “contenitore”. Edwin Hubble stimò una distanza di 900.000 anni luce, dieci volte maggiore rispetto agli oggetti più distanti allora conosciuti. L'universo, con questa scoperta, raggiunse dimensioni prima inimmaginabili. Affinamenti al metodo delle cefeidi hanno portato il calcolo a 2,5 milioni di anni luce di distanza, ma già con 900.000 il concetto era chiaro: l'universo era pieno di galassie come la nostra, ovunque, ed a distanze immense. GALASSIE IN FUGA Per Hubble questo non fu ancora sufficiente. L’astronomo iniziò quindi a studiare lo spettro di queste stelle, anche se una precisazione è d’obbligo: molti riferiscono ad Hubble la scoperta anche se il nome di Willem de Sitter è legato in maniera molto forte alla stessa scoperta. Fu lui nel 1916 a risolvere le equazioni di Einstein tenendo conto della costante cosmologica e giungendo ad un universo statico. Da questi lavori, Georges Lamaitre riuscì a calcolare l'errore commesso prevedendo che un universo statico secondo la relatività non era in realtà possibile: o era in contrazione oppure in espansione. Si giunse così ai lavori di Vesto Slipher, il primo a misurare la velocità delle galassie vicine a partire dagli spettri stellari. Il nome più famoso è comunque quello di Hubble, che oltre alla velocità riuscì a calcolare anche le distanze delle galassie vicine. FIGURA 3: REDSHIFT GALATTICI ED ESPANSIONE Ancor prima di capire la distanza di questi oggetti, tra il 1919 ed il 1920, l'astronomo Vesto Slipher del Lowell Observatory scoprì scostamenti delle righe spettrali rispetto alle righe tipiche di spettri atomici noti ed ottenuti in laboratorio o da stelle vicine. Slipher ricondusse il tutto, giustamente, all'effetto Doppler ad indicare che queste "nebulose" si avvicinavano o si allontanavano da noi. Ad esempio, la "nebulosa" in Andromeda si avvicinava a 300 km/s mentre le "nebulose" nella Vergine si allontanavano a 1.000 km/s. Si ipotizzò che questi spostamenti fossero legati al moto del Sistema Solare all'interno della Via Lattea, ma ben presto la scoperta di scostamenti sempre maggiori rese evidente che, ad eccezione delle galassie più vicine come M31, le altre si stanno tutte allontanando da noi. Pagina 4 Charles Messier Si giunse così al 1929, quando ancora Edwin Hubble rese pubblici i dati relativi a 19 galassie: ne stimò la distanza in base alla luminosità apparente delle stelle cefeidi più brillanti e confrontò le distanze così ottenute con l'effetto Doppler delle galassie intere. Hubble giunse così a tracciare una relazione pressoché lineare fra velocità e distanza: più le galassie erano distanti e più velocemente si allontanavano da noi. La Legge è spiegata da Hubble nel libro The Realm of the Nebulae, scritto nel 1936. In realtà c'è da chiedersi come abbia fatto a trarre questa conclusione dalle galassie studiate, visto che facevano tutte parte dell'Ammasso della Vergine e sono quindi tutte abbastanza vicine. Si ritiene che Hubble sapesse già il risultato dello studio. ORIGINE DELLE GALASSIE E BIG BANG Perché è importante la scoperta della recessione delle galassie? Dal punto di vista cosmologico è fondamentale, quindi perdoniamoci una piccola digressione. Se ci troviamo in uno spazio e vediamo che tutti gli oggetti tendono ad allontanarsi da noi, siamo propensi a pensare che ci troviamo al centro di questo spazio. E questo, nel 1929, era un po’ troppo presuntuoso: l’universo, con le nuove scoperte, aveva raggiunto dimensioni per noi prima inimmaginabili, quindi per quale motivo il nostro sistema solare dovrebbe trovarsi proprio al centro di questa vastità? Cosa avevamo noi di così speciale per essere al centro di questo universo immenso? Uno dei principi cardine della cosmologia è il principio cosmologico, per il quale dobbiamo affrontare le tematiche con la convinzione di non aver nulla di speciale: il nostro pianeta è uno tra tanti, la nostra galassia e una tra tante e viviamo in uno dei tantissimi punti dell’universo, tutti più o meno uguali tra loro. Detto questo, appare più facile vedere questa espansione sotto un altro punto di vista, e per aiutarci possiamo pensare a qualcosa di più familiare come un palloncino, ad esempio. Se prendiamo un palloncino sgonfio, disegniamo dei puntini sulla sua superficie e poi procediamo a gonfiarlo, notiamo che ciascun puntino si distanzia da ciascun altro. Non per questo ci sono puntini, tra quelli, che possono sostenere di trovarsi al centro di questa espansione: se ci trovassimo su uno qualunque di quei puntini, vedremmo ogni altro FIGURA 4: ESPANSIONE E CONTRAZIONE DELL'UNIVERSO puntino allontanarsi da noi e questo varrebbe anche se ci spostassimo su qualsiasi altro puntino. Per l’espansione dell’universo si ha la stessa dinamica: se ci trovassimo su un’altra galassia e non sulla Via Lattea continueremmo a vedere tutte le altre galassie allontanarsi da noi. Prendiamo ora un telecomando cosmico e facciamo tornare questa espansione indietro nel tempo vedendo cosa accade: ciò che andando avanti nel tempo si allontana, tornando indietro nel tempo si Pagina 5 Charles Messier avvicina quindi a questo punto è facile risalire ad un tempo in cui tutta la materia che oggi vediamo si trovava in un solo punto dal quale ha iniziato ad espandersi. Una trattazione su tutto quel che comporta questa affermazione esula lo scopo di questa lezione, quindi rimandiamo il tutto ad una opportuna sede, ma ai nostri fini qualcosa dobbiamo ancora dirla. Se accettiamo il concetto per il quale tutta la materia che oggi vediamo era addensata in un unico punto o comunque in uno spazio infinitesimamente piccolo, stiamo avallando la teoria per la quale in quella regione di spazio densità e temperatura si trovavano a livelli per noi inconcepibili, ma soprattutto a livelli in cui neanche le forme di materia più semplici come gli atomi potevano trovarsi uniti. Esisteva, quindi, un miscuglio di particelle subatomiche, il cosiddetto brodo primordiale. Oggi, invece, vediamo strutture gigantesche che chiamiamo galassie e che accolgono quantità incredibili di gas, polveri e stelle. Come si sono formate, allora, queste strutture? Dell'inizio non si sa nulla: le prime ipotesi che possiamo fare partono da un tempo in cui l’universo aveva un decimilionesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di secondo di vita. Questo lasso di tempo è detto Era di Planck: in questo momento, l'universo era di dimensioni infinitesimali, con un diametro pari ad un milione di miliardi più piccolo rispetto al FIGURA 5: ASIMMETRIA MATERIA-ANTIMATERIA diametro di un atomo di idrogeno. A fronte di questa misura, si trattava di un corpo estremamente caldo e denso. La temperatura si aggirava intorno ai 1032 Kelvin. A quel tempo, l'universo aveva una struttura spugnosa, simile ad una schiuma ed al suo interno le quattro forze che lo regolano (gravità, elettromagnetismo e interazioni nucleari forte e debole) erano unificate. Al termine dell'era di Planck, la gravità si separò dalle altre forze ed iniziò a vivere secondo le leggi che attualmente conosciamo. Poco più tardi anche le altre forze si disunirono, fino ad arrivare ad un tempo indicato in 10-6 secondi durante il quale si creò, per qualche motivo, una asimmetria tra materia ed antimateria. Fino ad allora, materia ed antimateria si formavano allo stesso tasso. Se le due quantità fossero state sempre uguali, la materia si sarebbe sempre annichilita con l’antimateria, scomparendo, mentre è proprio questa eccedenza di materia sull’antimateria che ha reso possibile la creazione di strutture che si sono evolute poi in quelle che vediamo ora. Ovviamente, all'epoca, l'asimmetria era minuscola, pari a circa una parte su un miliardo. Pagina 6 Charles Messier Dopo un milionesimo di secondo, la temperatura scese sotto i mille miliardi di gradi Kelvin: i quark riuscirono quindi non solo a sopravvivere senza essere cotti nel brodo, ma anche a trovarsi un compagno per dar vita a particelle più pesanti chiamate adroni, dal cui nome si deve quello di era adronica che indica proprio questo momento. Le asimmetrie esistenti passarono quindi a particelle più grandi con notevoli conseguenze: la temperatura più bassa implicava impossibilità di dar vita alla creazione spontanea di particelle-antiparticelle, che quindi andò sempre più diminuendo. Ogni miliardo di annichilazioni tra materia ed antimateria lasciava un miliardo di fotoni ed un solo adrone (eccesso di materia su antimateria), che un giorno darà luogo alle galassie che vediamo. La materia, in pratica, era stata già quasi tutta creata: ora si trattava soltanto di unirla! Dopo tre minuti, la temparatura era di 1 miliardo di gradi, che è la temperatura vigente all'interno delle stelle più calde: protoni e neutroni iniziano a combinarsi per dar vita a nuclei di atomi di deuterio, contenenti un protone ed un neutrone. Questo processo è noto come nucleosintesi primordiale e diede vita ai primi nuclei di elio, litio e berillio. La temperatura era ancora tanto alta da consentire agli elettroni di girare liberamente per lo spazio urtando continuamente i fotoni. I neutroni rimanenti decaddero in protoni, formando il nucleo degli atomi di idrogeno. Chi pensò questo sistema teorico, si sbilanciò sostenendo che la radiazione (espressa come fotoni) di questa espansione avrebbe dovuto esistere ancora oggi, con una temperatura di poco superiore allo zero assoluto. Nel 1965 questa radiazione fu in effetti riscontrata nella Radiazione Cosmica di Fondo. Dopo poche ore, la produzione di elio e degli altri elementi si arrestò e tutto continuò ad espandersi così, senza note di spicco. FIGURA 6: UNIVERSO DOPO 380.000 ANNI Dopo centinaia di migliaia di anni, per la precisione dopo 380.000 anni, la temperatura notevolmente più bassa (300K più o meno) consentì ai nuclei di catturare gli elettroni divenuti più lenti a causa della temperatura più bassa, formando i primi atomi di idrogeno, elio e litio. I fotoni, infatti, non avevano più energia per cacciare gli elettroni. Con questo raggruppamento in strutture più complesse come gli atomi, il numero di elettroni liberi scese notevolmente quindi i fotoni erano liberi di muoversi senza urtarli continuamente. La conseguenza è che l'universo divenne trasparente alla luce (era stellare) e sono proprio i fotoni rimasti liberi allora che possiamo vedere oggi nella Radiazione Cosmica di Fondo. Pagina 7 Charles Messier Fino ad allora, cercando di guardare l'universo avremmo soltanto visto una sorta di nebbia luminosa perché ogni fotone diretto ai nostri occhi avrebbe sbattuto su un elettrone cambiando di conseguenza direzione. A 3000 K, i fotoni non avevano più energia per rompere gli atomi appena creati e questo determinò la persistenza degli atomi creati. Diminuirono gli elettroni liberi, quindi i fotoni trovarono meno oggetti sui quali andare a sbattere e furono in grado di affacciarsi allo spazio. I fasci di fotoni in uscita crearono una sorta di guscio intorno all'universo in espansione, definito superficie dell'ultimo scattering. L'espansione dell'universo ha continuato a fare in modo che i fotoni – viaggiando - continuassero a perdere energia, fino ai 2,73 gradi di oggi. Ed infatti oggi, guardando nell’universo con occhi sensibili alle microonde, osserviamo proprio l’eco di questa primordiale radiazione sottoforma di Cosmic Background Microwave Radiation. FIGURA 7: RADIAZIONE COSMICA DI FONDO L'universo è creato, e l'asimmetria, testimoniata dai cambi di colore evidenziati nell’immagine a microonde, farà il resto d'ora in poi seguendo le leggi della Relatività. Le zone che presentavano le eccedenze di materia hanno iniziato ad attrarre altra materia dal momento che una massa, seppur piccola, possiede sempre un campo gravitazionale in grado di influenzare le zone circostanti. E’ così che da piccoli aggregati di particelle poco più che atomiche si è passati, per aggregazione successiva, alle attuali strutture che vediamo ora, alle galassie. A fronte di una espansione velocissima dell’universo, questi aggregati di materia hanno rallentato gli altri atomi nelle zone adiacenti, facendoli anche tornare indietro dando vita a strutture in rotazione. Più le zone si contraevano e più la rotazione diventava forte, esattamente come una ballerina su ghiaccio ruota Pagina 8 Charles Messier più velocemente nel momento in cui stringe le braccia al corpo. In queste zone il movimento rotatorio dovrebbe aver dato origine alle galassie a spirale. Il materiale spiraleggiante si è inizialmente compresso al centro delle strutture in formazione, portando ad immense quantità racchiuse in uno spazio limitato, in grado di attrarre qualsiasi cosa, compresa la luce. Si ritiene, infatti, che ogni galassia possieda al suo interno un buco nero supermassiccio oltre ad una notevole quantità di materia oscura. La prova di questa materia nasce da dati empirici: le stelle poste sui bracci galattici e comunque negli strati più esterni delle galassie si muovono troppo velocemente rispetto a quanto dovrebbe essere consentito dalla quantità di materia visibile. FIGURA 8: HUBBLE DEEP FIELD All'interno delle galassie, i gas di elio ed idrogeno andarono a creare nubi minori che, a causa della loro stessa gravità, iniziarono a collassare. Un gas che collassa aumenta di temperatura (data dall'aumentare delle collisioni degli atomi di cui il gas si compone) fino a quando, raggiunta una certa densità ed una certa temperatura, inizia un processo di fusione nucleare degli atomi di idrogeno in atomi di elio: la fusione oppone al collasso una forza esplosiva che permette ai gas di arrestare il collasso stesso e di trovare un equilibrio tra le due forze (una che preme verso l'interno e l'altra che spinge verso l'esterno): nascono così le prime stelle. Le stelle più grandi, finita la scorta di idrogeno, iniziarono a contrarsi per il termine della fusione nucleare ma aumentando la temperatura (dovuta sempre al collasso della stella) si rese possibile la fusione dell'elio in carbonio e poi in Pagina 9 Charles Messier ossigeno. La vita della stella che termina con una esplosione (supernova) fornisce all'universo materiali pesanti in una nube di gas. Da queste nubi sono nati stelle e sistemi planetari come il nostro. CLASSIFICAZIONE DELLE GALASSIE: FORMA ED ATTIVITA’ DEL NUCLEO Edwin Hubble deve molto alle galassie e le studiò a fondo, tanto che anche oggi facciamo riferimento alla sua classificazione, sebbene rivista, per catalogarle. Infatti, a parte la classificazione in base alla massa che distingue tra galassie nane e galassie giganti, ed alla classificazione in base al numero di stelle, per la quale si distinguono le early-type (a basso contenuto di stelle, circa un centinaio di milioni) dalle late-type (con un numero di stelle più elevato, anche un migliaio di miliardi), la classificazione più famosa discrimina in base alla morfologia, quindi alla forma. La prima classificazione delle galassie in base alla forma viene effettuata da Hubble nel 1936 all'interno della sua opera The Realm of the Nebulae. Elaborò una sorta di diapason sul quale distribuì le forme riconosciute. Sull'impugnatura furono posizionate le galassie ellittiche, dalle più tonde alle più affusolate, mentre sui due bracci del diapason furono poste le galassie a spirale, dalle più strette alle più larghe, e le galassie a spirale sbarrate, di nuvo dalle più strette alle più larghe. FIGURA 9: CLASSIFICAZIONE DI HUBBLE Hubble sbagliò ipotizzando che le galassie nascono ellittiche e tonde per poi schiacciarsi e Pagina 10 Charles Messier diventare, nel corso del tempo, a spirale. Prima belle spirali chiuse e poi sempre più aperte. Oggi sappiamo, o ipotizziamo, che le galassie nascono a spirale e che scontrandosi danno vita a galassie ellittiche giganti. Sbagliato, si diceva, perché le stelle più vecchie di tutte le galassie hanno più o meno la stessa età, quindi tutte le galassie sono nate più o meno nella stessa epoca cosmica. Inoltre, nella classificazione di Hubble, mancano del tutto le galassie irregolari che invece sono presenti nel nostro universo. Ognuna delle tipologie di galassie lascia intravedere proprie caratteristiche. Spirali, ellittiche ed irregolari contengono il 99% delle galassie conosciute. L'evoluzione del modello a diapason di Hubble a portato all'attuale classificazione galattica. FIGURA 10: TIPOLOGIE DI GALASSIE GALASSIE A SPIRALE: La struttura si caratterizza di un disco piatto e sottile che ospita la maggior parte delle stelle, con bracci a spirale che avvolgono una zona luminosa detta bulge. Rappresentano all'incirca il 60% delle galassie conosciute e contengono prevalentemente stelle giovani di popolazione I (più recenti e caratterizzate da metalli) lungo i bracci del disco, dove c'è una intensa attività di generazione stellare. Le stelle più anziane di popolazione II, invece, si trovano prevalentemente nel nucleo e nello strato più esterno (alone). Le galassie a spirale possono avere o non avere una sbarra che attraversa il nucleo e dalle cui estremità nascono i bracci della galassia. In tal caso la galassia si dice spirale barrata e si indica con SB. Se questa caratteristica non è presente, la galassia è semplicemente a spirale e si indica soltanto con S. Tutti e due i tipi di galassie a spirale si caratterizzano poi per l'ampiezza dei bracci rispetto al nucleo. In tal caso se i bracci sono stretti intorno al nucleo le galassie sono di tipo a. Se i bracci sono molto distanti dal centro le galassie si indicano con c. La via di mezzo è data dalle galassie di tipo b. Quindi si hanno galassie Sa, Sb ed Sc e galassie di tipo SBa, SBb ed SBc. Pagina 11 Charles Messier GALASSIE ELLITTICHE: Le galassie di questa categoria sono caratterizzate da una simmetria nella distribuzione interna delle stelle. Una sub-classificazione prevede l'assegnazione di sottoclassi da 0 a 7 in base alla forma apparente: le E0 hanno forma quasi sferica, le E7 hanno forma quasi a sigaro. Da 0 a 7, evidentemente, aumenta l'ellitticità della galassia, proprio come accade muovendosi lungo l'impugnatura del diapason di Hubble. In realtà la forma dipende dal nostro punto di osservazione: magari vediamo una galassia tonda soltanto perché la osserviamo in laterale dalla punta, che invece si allunga verso la direzione opposta a noi. Una caratteristica di queste galassie è l'assenza di mezzo interstellare: le galassie ellittiche sono composte da stelle anziane, soprattutto giganti rosse che spesso fanno assumere un colore rossiccio anche alla stessa galassia. Non c'è più formazione di nuove stelle proprio perché mancano sia le nubi di gas sia la polvere interstellare. Le più grandi galassie ellittiche contengono centinaia di miliardi di stelle in diametri che raggiungono i 100 mila anni luce. Rappresentano circa il 13% della popolazione galattica dell'universo. GALASSIE IRREGOLARI: Le galassie irregolari, che rappresentano circa il 3% delle galassie conosciute, sono ricche di materia interstellare, presente in quantità maggiore rispetto a quella delle spirali, e non hanno nessuno dei componenti delle galassie classiche, quali nucleo, bracci, disco. Proprio la ricchezza di mezzo interstellare le rende una nursery stellare di assoluto valore. Il movimento dei corpi interni alla galassia è del tutto caotico. Spesso la loro massa è piccola e si comportano come satelliti di galassie più grandi. Le stelle appartenenti alle galassie irregolari sono spesso molto giovani. Due galassie irregolari sono proprio quelle che fino a pochissimo tempo fa erano considerate satelliti della nostra Galassia: la Piccola e la Grande Nube di Magellano. Dotate di un bulge luminoso poco schiacciato e di un disco relativamente piccolo, le galassie lenticolari, introdotte da Hubble nel 1936, si presentano come due lenti convesse sovrapposte, sbarrate (SBO) o normali (SB). Si tratta del 22% circa della popolazione galattica. Esistono infine galassie particolari, dovute ad esempio ad esplosioni come M82 oppure caratterizzate da una forma ad anello. GALASSIE DI ARP: Si è detto che il 99% delle galassie note è ellittica, irregolare o una spirale. Manca un 1% che comunque, con miliardi di galassie, è sempre un bel numero in termini assoluti. Un astronomo americano, Halton Arp, sfruttò un telescopio di 5 metri per elaborare il suo Atlas of Peculiar Galaxies, nel 1966, che elenca una serie di galassie talmente strane che anche il termine irregolare gli stava stretto. In realtà, molte delle galassie che Arp descrisse come strane sono galassie rientranti nelle prime tre categorie caratterizzate dal fatto che sono in collisione. Alcune sono in interazione, altre si sono scontrate da un po' di tempo, altre ancora si sono strusciate. Le forze di marea che si generano in simili collisioni, note anche come merging, riescono a dilaniare le galassie che entrano in contatto. Anche le sbarre presenti in alcune galassie a spirale possono essere dei fenomeni temporanei, destinati a sparire in poche centinaia di milioni di anni. Altra distinzione si ha tra le galassie il cui buco nero centrale è in stato di quiete e quelle in cui invece è attivo: si parla proprio di Active Galactic Nuclei ad indicare queste ultime galassie, alcuni esempi delle quali sono i quasar ed i blazar. Pagina 12 Charles Messier LE GALASSIE DI MESSIER M31 – Galassia di Andromeda FIGURA 11: M31 IN ANDROMEDA La galassia M31 è sicuramente l'attrazione maggiore del cielo di Andromeda. Nota fin dai tempi antichi, già nel 964 se ne riportava una descrizione di 'Piccola Nube'. Le prime osservazioni telescopiche, del 1612 ad opera di Simon Marius, parlavano di 'nube irregolare' ma qualcosa non quadrava, tanto che Lord Rosse, nel 1845, avanzò l'ipotesi che M31 potesse essere risolta in stelle anche perché, secondo i calcoli di sir William Huggins, lo spettro di M31 era molto diverso da quello di nebulose come M42 in Orione. Tramite lo studio delle Cefeidi trovate all'interno di M31, Edward Hubble stimò la distanza della 'nube' in 900 mila anni luce, decisamente troppi per essere un oggetto della nostra Galassia. In seguito la stima fu corretta in 2.200.000 anni luce, dopo una correzione sui dati delle Cefeidi. M31 è un oggetto debole come tutte le galassie, ma è anche l'oggetto più distante che il nostro occhio riesce a vedere, nelle notti buie e limpide, senza ausilio di strumenti ottici. In tali circostanze appare come una nebulosità indistinta, ma la visione attraverso binocoli e telescopi diventa molto più interessante. Si tratta di una spirale di tipo Sb, quindi come la nostra sebbene la sua massa sia almeno una volta e mezza quella della nostra Galassia (il diametro dovrebbe arrivare a 180.000 anni luce contro i nostri 100.000) e contenga molte più stelle dei nostri cento miliardi (dovrebbero essere almeno 400 miliardi). La sua posizione, purtroppo, è poco inclinata verso di noi quindi non possiamo apprezzarne la forma a spirale e ne perdiamo la grande bellezza. E' vista di tre quarti rispetto al nostro piano di osservazione, ma oggi sappiamo che la sua struttura è molto complessa e che rappresenta la galassia più grande del Gruppo Locale, del quale fa parte anche la Via Lattea. Al suo contorno ci sono più di 300 ammassi globulari e, per quanto fioca, è anche una radiosorgente. Il suo nucleo, largo 12 mila anni luce, ricorda una galassia ellittica ed infatti recenti studi dimostrano come M 31, in passato, inghiottì proprio una galassia ellittica, come si intuisce anche dall'inclinazione del nucleo rispetto all'asse della spirale. E’ accompagnata da due galassie satellite: M32 e M110. Il nucleo è composto da stelle rosse e gialle molto vecchie, in numero di 50-60 per anno luce cubo che rappresenta una densità davvero molto elevata. Da questo partono i bracci della spirale. Pagina 13 Charles Messier Walter Baade ne identificò almeno sette, ricchi di stelle giganti azzurre, ammassi galattici e nebulose oscure. Il nucleo ruota in 11 milioni di anni, mentre le parti esterne hanno periodi di rivoluzione compresi tra i 90 ed i 200 milioni di anni. In media, ogni anno appaiono una trentina di novae con magnitudini comprese tra la 15 e la 19. La più famosa è la S Andromedae del 1885, che il 20 agosto raggiunse magnitudine 6 tanto da essere visibile ad occhio nudo prima di scendere, in pochi mesi, a magnitudine 15. Fu la prima nova extragalattica mai scoperta, anche se ancora non si conosceva la natura extragalattica di M 31, che soltanto nel 1924, con Hubble, fu ben individuata. Oltre alle famose galassie satellite, già citate, altre due galassie minori sono considerate satelliti di M 31: si tratta delle piccole galassie irregolari NGC 185 e NGC 147, il cui diametro non dovrebbe superare i 3-4 mila anni luce. M32 in Andromeda Galassia ellittica scoperta il 29 ottobre del 1749 da Le Gentil nella costellazione di Andromeda e rivista nel 1757 da Messier che l'ha introdotta nel suo catalogo. Si tratta di una galassia satellite della più grande M31 (insieme a M110), sempre in Andromeda, quindi è membro a sua volta del Gruppo Locale di galassie insieme alla nostra Via Lattea. Si tratta di una galassia nana, con una massa pari a circa 3 miliardi di masse solari e con un diametro di circa 8.000 anni luce. La sua forma è ellittica, di tipo E2, e presenta un nucleo di circa 100 milioni di masse solari, composto da 5000 stelle per parsec cubico in rotazione intorno a quello che si ritiene essere un buco nero. All'osservazione appare come una macchia di luce, con un nucleo brillante. E’ in avvicinamento proprio come M31, alla velocità di 205 km/s. Pagina 14 Charles Messier M33 in Triangolo Nota come Galassia Triangolo, posta nella omonima costellazione, è una delle tre galassie maggiori del Gruppo Locale insieme alla nostra e a M31 in Andromeda, sebbene con un diametro di circa 60.000 anni luce è nettamente più piccola delle altre due. Galassia a spirale di tipo SA(s)cd, distante circa 3 milioni di anni luce, è la seconda galassia più grande in termini di vicinanza. In realtà si tratta di un tipico esempio di galassia spirale a fiocchi, dati dalle numerose strutture tondeggianti che ne caratterizzano i bracci. Queste strutture sono date da addensamenti di gas e polveri. Scoperta nel 1654 da Giovanni Battista Hodierna, fu riscoperta poi da Charles Messier nel 1764. Al suo interno si cela un buco nero di 15,7 masse solari, scoperto nel 2007, che forma un sistema binario insieme ad una compagna che eclissa ogni 3,5 giorni. FIGURA 12: GALASSIA A SPIRALE M33 M49 in Vergine M 49 è una galassia presente nella costellazione della Vergine, scoperta da Messier nel 1771. Si tratta di una delle più grandi galassie dell'Ammasso della Vergine e si mostra come una macchia di luce di 5' di diametro quasi rotonda, senza strutture se non vista con strumentazioni molto potenti. E' una galassia molto grande per essere ellittica, con massa 5 volte maggiore rispetto alla nostra Via Lattea. E' anche tra le più brillanti, con magnitudine 8,6. La sua estensione angolare, per la distanza che ha di circa 12 MParsec, corrisponde ad un asse maggiore di circa 160.000 anni luce. FIGURA 13: M49 NELLA VERGINE Splende di luce giallognola, dovuta alla mancanza quasi totale di giganti azzurre tra le sue stelle componenti. Pagina 15 Charles Messier M51 – Galassia Vortice nei Cani da Caccia La galassia Vortice occupa lo spazio a Nord della costellazione di Canes Venatici, ed è anche nota come M51 secondo il catalogo di Messier. Si tratta, infatti, di una doppia galassia a spirale scoperta direttamente da Messier nel 1773. Classificata come SA(s)bc pec, ha una distanza di circa 31 milioni di chilometri ed una velocità di allontanamento di 463 km/s. La sua forma la rende molto attraente per gli osservatori notturni: una doppia spirale con due luminosi nuclei separati e con le FIGURA 14: M51 NEI CANI DA CACCIA rispettive spirali che si congiungono. Visibile con cieli totalmente bui o quasi, Vortice si trova facilmente a partire dalla costellazione dell’Orsa Maggiore, dal momento che si trova di poco a Sud Ovest rispetto alla stella più ad Est del Grande Carro. La galassia Vortice brilla quanto 15.300.000.000 di Soli. Molti sostengono che sia visibile anche con un binocolo, ma di certo il compito è facilitato da un telescopio. Per vederne la spirale occorre una apertura di almeno 30 centimetri. Proprio M51 fu la prima galassia della quale si sono visti i bracci della spirale: fu Lord Rosse nel 1845 ad osservarla ed a nominarla Vortice. A differenza di Andromeda, infatti, questa galassia si presenta 'di faccia' all'osservatore terrestre ed è tra gli obiettivi preferiti dell'astrofotografia. La galassia satellite, unita ad M51, è NGC5195. M58 nella Vergine M58 è una galassia a spirale barrata, nella costellazione della Vergine, scoperta da Messier nel 1779. E' tra le galassie più brillanti dell'ammasso della Vergine, nonostante la sua lontananza. Piccoli telescopi ne mostrano soltanto il brillante nucleo, non riuscendo quindi a distinguerla dalle ellittiche dell'ammasso galattico, ma condizioni favorevoli ed aperture più generose, superiori ai 15 centimetri, mostrano un alone irregolare dato dalle braccia della spirale. La barra centrale può essere osservata FIGURA 15: M58 NELLA VERGINE tramite aperture di almeno 200 mm. La galassia ha ospitato due supernovae: la 1988A, di tipo II, e la 1989M, di tipo Ia. Si trova ad una distanza di 23 MPc, con una velocità di allontanamento di 1521 Km/s. La classificazione è Sb. Pagina 16 Charles Messier M59 e M60 nella Vergine M59 è una galassia ellittica nella costellazione della Vergine, scoperta da Koehler nel 1779. Messier la scoprì indipendentemente quattro giorni dopo. Tutti e due gli astronomi stavano studiando la cometa dell'anno quando si imbatterono in questa galassia. E' facilmente visibile con strumenti di 100 mm. E' un membro dell'ammasso della Vergine, e tra le ellittiche è tra le più grandi anche se meno luminosa e meno massiccia (circa 250 FIGURA 16: M59 E M60 NELLA VERGINE miliardi di masse solari, comunque maggiore rispetto a quella della Via Lattea) di altre. Ha ospitato una supernova nel 1939. Il diametro della galassia è di circa 24.000 anni luce, quindi risulta molto piccola in estensione rispetto alla nostra Galassia. La sua densità è tuttavia molto più elevata. Si trova ad una distanza di 18 MPc ed è classificata come E3. La velocità di allontanamento è di circa 430 km/s. M60 è stata scoperta nel 1779 da Koehler nella costellazione della Vergine (e indipendentemente vista da Messier quattro giorni dopo). E’ una galassia ellittica gigante, posta al centro dell'ammasso della Vergine. La galassia è caratterizzata da una compagna, NGC 4647, visibile in strumenti di 100 mm di apertura. A bassi ingrandimenti, tra l'altro, è possibile vedere M60 nello stesso campo di M59, distanziate da 25' in direzione Est. La massa di M60 è paragonabile a quella di M49, della quale è appena inferiore come dimensioni. A circa 60 milioni di anni luce da noi, il suo diametro dovrebbe essere di circa 120.000 anni luce. Tipologia E, si allontana a 1114 km/s. M61 NELLA VERGINE M 61 è una galassia a spirale scoperta da Barnaba Oriani nel 1779 e indipendentemente da Messier sei notti più tardi. In realtà, Messier vide M61 lo stesso giorni di Oriani ma la scambiò per la cometa che tutti e due gli astronomi stavano cercando. In uno strumento di 150 mm di apertura, anche la barra centrale della spirale si renderà visibile. Un telescopio più largo mostrerà molti dettagli e la irregolare brillantezza FIGURA 17: M61 NELLA VERGINE Pagina 17 Charles Messier dei bracci della galassia. La posizione di M61 è decentrata rispetto all'ammasso della Vergine, in direzione Sud-SudEst. Si presenta di piatto, quindi è ideale per l'osservazione dell'intera struttura che presenta bracci abbastanza irregolari. I suoi 6' di apparenza corrispondono, data la distanza di 16 MPc, a circa 100.000 anni luce di diametro. La tipologia è Sc e si allontana da noi alla velocità di 1569 km/s. Finora, M61 ha ospitato tre supernovae: 1926A, 1961I e 1964F. M 63 nei Cani da Caccia M 63 è una galassia scoperta nella costellazione dei Cani da Caccia da Pierre Mechain nel 1779. La sua forma è veramente peculiare, e proprio per questa forma la galassia è nota come 'Sunflower Galaxy' (girasole) e fornisce una visione spettacolare all'interno di strumenti di 250mm di diametro. E' abbastanza brillante, però, da essere visibile anche in telescopi molto più piccoli. FIGURA 18: M63 NEI CANI DA CACCIA Si trova a metà strada tra Cor Caroli, la stella alfa della costellazione dei Cani da Caccia, ed M51. Nelle spirali ci sono nubi stellari e grandi bande di polvere. M 63 potrebbe appartenere ad un gruppo galattico insieme a M51 e ad altre galassie minori. Di tipologia Sb, si trova a 9,2 MPc e si allontana a circa 580 km/s. M64 – Galassia Occhio Nero nella Chioma di Berenice Galassia a spirale posta nella costellazione della Chioma di Berenice, deve il suo nomignolo di Occhio Nero al fatto di presentare un nucleo molto brillante avvolto in uno strato di bande scure. Distante 24 milioni di anni luce e classificata come spirale SA, la galassia è stata scoperta da Pigott e Bode nel 1779 e si allontana da noi a circa 400 km/s. Charles Messier osserva questa galassia nel marzo del 1780, descrivendola come una nebulosa la cui luminosità è due volte inferiore di quella di M53. La caratteristica più importante di questa galassia è dovuta al fatto che gli strati più esterni ruotano FIGURA 19: M64 NELLA CHIOMA DI BERENICE in direzione contraria rispetto a quelli più interni, il che è Pagina 18 Charles Messier spiegabile con una antica collisione con una galassia minore della quale ormai non resta nulla. Lo sfregamento dei gas ha dato vita ad un tasso di formazione stellare elevatissimo. M65 nel Leone Anche nota con le catalogazioni di NGC 3623, UGC 6328 e PGC 34612, la galassia numero 65 del catalogo di Charles Messier è descritta da Messier stesso come una nebulosa molto debole e senza stelle. La scoperta di questa galassia tuttavia è ad opera di Pierre Méchain nel 1780, e fu poi osservata di nuovo da William Herschel, che la descrisse come una nube brillante la cui luce si dissolve rapidamente nelle zone periferiche. M 65 è una galassia a spirale nella costellazione del Leone. Insieme alle galassie prospetticamente vicine M66 e NGC 3628 forma un terzetto ben osservabile. E' posizionata quasi precisamente tra le stelle Teta Leonis e Denebola e risulta un oggetto al limite binoculare, quindi le migliori osservazioni si basano su telescopi di almeno 150 mm di diametro. Una apertura di 300 mm riesce a mostrare un fuso argentato, orientato da nord a sud, screziato da una banda scura di polveri proprio a tagliare l'alone. La sua declinazione rende la galassia osservabile da ogni luogo abitato della Terra, anche se le migliori osservazioni sono quelle effettuate dall'emisfero boreale nella stagione primaverile. FIGURA 20: M65 NEL LEONE La distanza della galassia è stimata in 22 milioni di anni luce, con un diametro di circa 70.000 anni luce ed una massa pari a circa 85 miliardi di masse solari. Appartiene alla categoria di spirali Sa, sebbene sia vista abbastanza di taglio dalla nostra posizione. Insieme a M66 e NGC 3628, M 65 fa parte del gruppo galattico noto come Tripletto del Leone: le componenti interagiscono molto tra di loro e sono spesso collegate da ponti di idrogeno, segni di collisioni o passaggi radenti avvenuti in epoche astronomicamente recenti. Il redshift è di 800 km/s. Pagina 19 Charles Messier M66 nel Leone M66 (catalogata anche come NGC 3627, UGC 6346, PGC 34695, Arp 16) è una galassia scoperta da Pierre Méchain nel 1780, riosservata da William Herschel ed inserita da Charles Messier nel suo catalogo al numero 66. Fu storicamente descritta come una spirale con un nucleo stellare ben definito e 14 condensazioni stellari, ma anche come una nebulosa debole e senza stelle. Galassia FIGURA 21: M66 NEL LEONE a spirale di tipo SAB della costellazione del Leone, a formare un tripletto di galassie ben visibile, noto come Tripletto del Leone, insieme a M65 e NGC 3628. Si localizza abbastanza facilmente sulla linea che congiunge Denebola con Teta Leonis. Al limite della visibilità in un binocolo 10x50, come le sue sorelle, l'apertura consigliata di base è quella di un telescopio da 150 mm. Tracce dei bracci della spirale si osservano già in strumenti da 300 mm: i bracci sono orientati in senso antiorario mentre a Nord Ovest della galassia spicca una stella di magnitudine 10, appartenente ovviamente alla nostra Via Lattea. La migliore visibilità è relegata alle notti primaverili, e risulta visibile da entrambi gli emisferi terrestri. Distante 35 milioni di anni luce e con un raggio di circa 50.000 anni luce, M66 ha una magnitudine apparente di 8,9. Nella sua storia si registrano ben cinque esplosioni di supernova: la SN 1973E di tipo II (magnitudine 15), la SN 1989B (12,2) di tipo Ia, la SN 1997bs di tipo II (17), la SN 2007bb di tipo II (17,2) e la più recente SN 2009hd (magnitudine 15,8). La velocità di recessione è di 727 km/s. M74 nei Pesci La galassia M74 si trova nella costellazione dei Pesci, ed è caratterizzata dalla quasi perfezione della sua forma a spirale di categoria Sc. FIGURA 22: M74 NEI PESCI Anche se non perfetta, comunque, è sicuramente la galassia più fotogenica del nostro sistema solare non per la facilità di individuazione ma perché ci si presenta perfettamente di fronte, in modo da poterla vedere come un piccolo batuffolo spiraleggiante. La sua spirale è larga 6' anche se la magnitudine di 9,2 la rende difficile da scovare. La sua distanza è di circa 32 milioni di anni luce, con un diametro di circa 95 mila anni luce. Si tratta di una copia della nostra Galassia, Pagina 20 Charles Messier anche se più piccola, contenente 100 miliardi di stelle. Scoperta nel 1780 da Mechain, fu poi di nuovo individuata e catalogata da Messier. M77 nella Balena M77 è una galassia scoperta da Mechain nel 1780 nella costellazione della Balena. Si tratta di una galassia di Seyfert di tipo II: larghe nuvole di gas stanno fuoriuscendo dal nucleo galattico a parecchie centinaia di chilometri al secondo. Si tratta di una forte radiosorgente che contiene probabilmente un buco nero supermassiccio, di circa 10 milioni di masse solari. Un largo strumento può mostrare molti dettagli della galassia. FIGURA 23: M77 NELLA BALENA Distante 18 MPc, la galassia ha una dimensione apparente di 7 primi d’arco e si allontana da noi alla velocità di 1137 km/s. M81 – Galassia di Bode nell’Orsa Maggiore Galassia a spirale posta a 12 milioni di anni luce dalla Terra, in direzione dell’Orsa Maggiore. Classificata come spirale di tipo SA, il diametro è di circa 72.000 anni luce con un redshift quasi nullo. FIGURA 24: M81 NELL'ORSA MAGGIORE E’ stata scoperta nel 1774 da Johann Elert Bode, dal quale prende il nome popolare, mentre Messier la inserì nel catalogo nel 1781 descrivendola come una chiazza chiara ovaleggiante e più luminosa al centro. Nel 1914 Max Wolf ne osservò la rotazione, stimandola in 300 km/s. Dovrebbe contenere circa 250 miliardi di stelle ed è la più grande galassia del Gruppo di M81, che conta circa 34 galassie tra le quali M82. Pagina 21 Charles Messier M82 – Galassia Sigaro in Orsa Maggiore La Galassia Sigaro, nota come M82, è una galassia attiva nell’Orsa Maggiore posta a 12 milioni di anni luce dalla Terra, compresa nel Gruppo galattico di M81. Messier la descrisse come un oggetto nebuloso irrisolvibile in stelle, mentre ulteriori osservazioni giunsero da Pierre Méchain e da John Herschel. Soltanto nella fine dell’Ottocento fu fotografato e descritto come un oggetto visto di taglio. La galassia è stata deformata dall’influenza della vicina M81, con la FIGURA 25: M82 NELL'ORSA MAGGIORE quale si è incontrata qualche centinaio di milioni di anni fa, e proprio a questa influenza è dovuta l’elevata nascita stellare al suo interno. Al suo interno è quindi presente una vasta area attiva, sorgente di radiazione X, infrarossa e radio. Da sempre catalogata come galassia irregolare, in realtà sono stati scorti due bracci di spirale simmetrici che hanno origine da una barra centrale. M 83 nell’Idra Femmina M 83 è una bellissima galassia a spirale barrata, scoperta da Lacaille nel 1752. Visibile con strumenti anche molto piccoli, ma la visualizzazione dei bracci richiede almeno una apertura di 20 centimetri. FIGURA 26: M83 NELL'IDRA FEMMINA I bracci non sono simmetrici, con quello ad Est più brillante del suo corrispettivo ad Ovest. I bracci sono sede di intensa formazione stellare e sono contraddistinti da zone rosse e zone azzurre. Le prime sono ricche di nebulose ad emissione eccitate dalla luce delle stelle in formazione. Le regioni azzurre sono ricche di giganti azzurre formate milioni di anni fa. Al confine tra Hydra e Centauro, a 18° Sud della bellissima Spica nella Vergine, si trova in una zona di cielo abbastanza libera da oggetti brillanti quindi è difficilmente inquadrabile se non si fa ricorso alle coordinate celesti. Classificata come SBc, dista 3.7 MPc. Pagina 22 Charles Messier M84 nella Vergine M 84 è una galassia scoperta da Messier nel 1781, classificata come galassia ellittica gigante di tipo E1 posta nel cuore dell'ammasso della Vergine. Attualmente esiste il dubbio che possa trattarsi, tuttavia, di una galassia lenticolare brillante, di tipologia S0. FIGURA 27: M84 IN VERGINE E' localizzata alla fine della Catena di Markarian. Un buco nero supermassiccio di circa 300 milioni di masse solari dovrebbe occupare il centro di questa galassia, che appare molto brillante ma senza dettagli da osservare per gli astrofili. E' caratterizzata, nell'osservazione radio, da due getti espulsi dalla zona centrale. Ha ospitato due supernovae: 1957B e 1991bg. Distante 16 MPc, recede ad una velocità di 956 km/s. M85 nella Chioma di Berenice M85 è una galassia posta nella costellazione Coma Berenices, scoperta da Mechain nel 1781. E' una grande galassia lenticolare (S0), anche se la tipologia è abbastanza controversa dal momento che c'è chi la individua come una ellittica di tipologia Ep. E' una delle galassie più massicce dell'Ammasso della Vergine, del quale è il membro più settentrionale, ed appare come una macchia abbastanza allungata con un brillante nucleo. Ha FIGURA 28: M85 IN CHIOMA DI BERENICE una compagna, NGC 4394, staccata di 7 minuti d'arco in direzione Est. La sua popolazione sembra omogenea e tarata su una vecchia popolazione stellare di colore giallastro. Distante 8.6 MPc, recede ad una velocità di 686 km/s. Pagina 23 Charles Messier M86 nella Vergine M 86 è una galassia scoperta da Messier nella costellazione della Vergine nel 1781. Come M84, è oggi incerto se si possa trattare di una galassia ellittica (tipo E) oppure lenticolare (S0). E' un membro dell'ammasso della Vergine ed un componente della catena di Markarian. FIGURA 30: M86 NELLA VERGINE Un telescopio di 300 mm riesce a mostrare una condensazione secondaria a circa 1,5' NE rispetto al nucleo di M86. Caratteristica di M86 è la grande velocità di avvicinamento tra tutte le galassie del catalogo di Messier. Osservazioni radio mostrano una interazione con la materia gassosa intergalattica. FIGURA 29: M86 NELLA VERGINE Distante 12 MPc. M87 nella Vergine M87, anche nota come galassia Virgo A, è la galassia ellittica gigante che domina l'ammasso della Vergine, tra le più grandi conosciute e la più massiccia della costellazione di appartenenza. La sua massa dovrebbe aggirarsi intorno alle 10 masse della Via Lattea. E' tra le galassie più studiate anche per la sua relativa vicinanza alla Terra, ma soprattutto per le sue caratteristiche: presenta fenomeni altamente energetici nel suo nucleo, che FIGURA 31: M87 NELLA VERGINE dovrebbe ospitare un buco nero supermassiccio con una massa pari a quella di 3 miliardi di Soli. La sua distanza è stata calcolata anche grazie all'elevatissimo numero di ammassi globulari presenti nella galassia: alcuni ne stimano almeno 13 000 (sono almeno 4 000) a fronte dei 200 presenti nella Via Lattea. Nel 1918 fu scoperto un getto di materia fuoriuscente dal nucleo galattico, esteso per almeno 5000 anni luce. La luce del getto è polarizzata, quindi si tratta di radiazione di sincrotrone. Probabilmente la materia viene espulsa da un buco nero, soprattutto perché è stato scoperto un disco di gas in rapida rotazione intorno al nucleo galattico. Dal disco, ovviamente, vengono emanati raggi X oltre che onde radio. Pagina 24 Charles Messier Il suo diametro angolare corrisponde ad una estensione lineare di 120 000 anni luce, più della Via Lattea ma essendo di tipo ellittico occupa un volume molto più esteso e contiene molte stelle in più. Lungo il getto proveniente da M87 esistono degli addensamenti di materia denominati HST. Il telescopio spaziale Hubble è riuscito a catturare l'immagine di un brillamento proveniente da HST-1 in grado di rendere il getto di materia più brillante del nucleo galattico stesso, con un aumento di luminosità pari a 90 volte la luminosità ritenuta normale. La prima osservazione di HST-1 è datata 1999, con un punto luminoso posto a circa 214 anni luce da M87. Il primo aumento di luminosità fu scoperto però da Chandra nel 2000, il che indusse gli astronomi a seguire con coerenza l'andamento di HST-1. Dopo un primo incremento dal 2000 al 2001, la luminosità di HST-1 ha continuato ad aumentare stabilmente fino al 2005, arrivando a superare quella del nucleo galattico nel 2003. Proprio nel 2005 HST-1 è divenuto più brillante di 90 volte rispetto al solito prima di calare di nuovo. Stessa cosa è avvenuta con l'emissione X, aumentata fino a 50 volte rispetto al normale. Una possibile spiegazione vede HST-1 come una regione compressa dal getto di materia, il che provoca un aumento dell'energia delle particelle e dell'intensità del campo magnetico. Altra spiegazione vede il brillamento legato ad una riconfigurazione del campo magnetico, le cui linee verrebbero strizzate liberando energia come nei brillamenti solari. M88 nella Chioma di Berenice Scoperta da Messier stesso nel 1781, M88 è una galassia a spirale simmetrica dalle molteplici braccia, membro dell'Ammasso della Vergine, presente nella costellazione della Chioma di Berenice. Il piano equatoriale di M88 è inclinato di una trentina di gradi rispetto alla nostra vista, e la sua estensione lineare è di circa 130.000 anni luce. FIGURA 32: M88 NELLA CHIOMA DI BERENICE Piccoli telescopi la mostrano come una macchia di luce con un nucleo brillante, mentre 200 mm di apertura iniziano a mostrarne l'ombra dei bracci della spirale. Distante 20 MPc, recede a più di 2000 km/s. La sua classificazione è Sb. Pagina 25 Charles Messier M89 nella Vergine M 89 è una galassia ellittica scoperta da Messier nel 1871 nella costellazione della Vergine. Proprio nel cuore dell'ammasso della Vergine, M89 è quasi circolare, tanto da sembrare un ammasso globulare schiacciato ai poli. Si tratta di una debole radiosorgente avvolta in un involucro esteso per 1.500.000 anni luce dalla galassia stessa. Potrebbe trattarsi di una galassia in procinto di essere FIGURA 33: M89 NELLA VERGINE distrutta dalle forze mareali esercitate da una collisione. La massa si aggira sui 250 miliardi di masse solari. Classificata come E0, dista da noi 19 MPc. M90 nella Vergine M 90 è una galassia scoperta da Messier nel 1781 al confine tra Vergine, alla quale appartiene, e Chioma di Berenice, spostata di meno di 2° rispetto a M84 e M86. Si tratta di una delle più grandi spirali appartenenti all'ammasso della Vergine, con strette braccia spirali brillanti apparentemente prive di formazione stellare ad eccezione delle zone più interne del disco. Dovrebbe evolvere in uno stadio di sistema lenticolare. Dovrebbe avere una densità molto bassa visto che le stime della sua massa sono molto piccole. Il suo blueshift farà si che la galassia sfuggirà all'ammasso, avvicinandosi verso di noi alla velocità di 236 km/s. Distante 16 MPc, è classificata come Sb. FIGURA 34: M90 NELLA VERGINE Pagina 26 Charles Messier M91 nella Vergine M 91 è una galassia a spirale barrata, classificata come SBb, scoperta probabilmente da Messier nel 1781 anche se la posizione che l'astronomo indicò era errata. In realtà, Messier aveva determinato la posizione rispetto a M89 mentre pensava di averla determinata a partire da M58. FIGURA 35: M91 NELLA VERGINE Fu riscoperta così da Herschel nel 1784 come oggetto che fu noto poi come NGC4548. E' uno degli oggetti del Catalogo di Messier più difficili, ma la barra è facilmente visibile una volta trovata e centrata la galassia. Per trovarla si può fare riferimento ad M88, dalla quale dista meno di 1° in direzione Est. E' un membro dell'ammasso della Vergine e dista da noi 21MPc, in allontanamento a 500km/s. M94 nei Cani da Caccia M 94 è una galassia a spirale scoperta da Mechain nel 1781 nella costellazione dei Cani da Caccia. Spirale si, ma le sue braccia sono difficilmente visibili ed in uno strumento piccolo M 94 può sembrare un irrisolto ammasso globulare. Un telescopio di 400 mm è necessario per risolvere dettagli nelle braccia della galassia. Il brillante disco è circondato da anelli di regioni caratterizzate da formazione stellare molto spinta. La galassia dista da noi 7.1 MPc ed è classificata di tipo Sbp. Si allontana da noi a circa 308 km/s. FIGURA 36: M94 NEI CANI DA CACCIA Pagina 27 Charles Messier M95 nel Leone M95 fu scoperta da Mechain il 20 marzo del 1781 ed è nota anche come NGC 3351, UGC 5850 e PGC 32007. Agli occhi di Charles Messier apparve come una macchia estremamente debole senza stelle, mentre William Herschel vide una nube luminosa, larga, tonda e con un nucleo intenso. M95 e le sue compagne (M96 e M105) si trovano in un'area povera di stelle, a metà strada tra Regolo e Denebola. Per avere una osservazione occorre un telescopio di FIGURA 37: M95 NEL LEONE almeno 80 mm di diametro, nel quale appare come una macchietta debole ed indistinta. Strumenti superiori ai 300 mm riescono a mostrare un nucleo di 40'' di diametro ed un alone molto debole, con una debolissima barra centrale. Sebbene sia visibile da tutto il globo terrestre, la migliore osservazione è effettuata dall'emisfero boreale nella stagione primaverile. Si tratta di una galassia a spirale barrata di tipo SBb, parte del gruppo di M 96 posto al centro della costellazione. Distante 15 MPc, si allontana a più di 770 km/s. M96 nel Leone M96 fu scoperta da Mechain il 20 marzo del 1781, insieme a M95 e M105, ed è nota anche come NGC 3368, UGC 5882 e PGC 32192. Agli occhi di Charles Messier apparve come una macchia estremamente debole senza stelle, mentre William Herschel vide una nube luminosa, larga, allungata, con un nucleo molto luminoso ed appena risolubile. Si tratta di una galassia a spirale, distante da noi circa 31,3 milioni di anni luce e con una dimensione di oltre 65.000 anni luce di diametro soltanto limitandosi alle regioni centrali più luminose. Queste regioni sono circondate da un debole anello che supera il diametro di 100.000 anni luce. La tipologia è SABab. Dista 14 MPc e si allontana a 900 km/s. FIGURA 38:M96 NEL LEONE Pagina 28 Charles Messier Nel complesso, la galassia presenta un numero notevole di stelle giovani e blu, le più luminose, che donano a tutto il corpo celeste un colore caratteristico tendente all'azzurrino. Le regioni di questo tipo presentano una fervida attività di formazione stellare. Le regioni centrali, invece, sono composte da stelle più antiche, tendenti al colore giallo. La massa galattica dovrebbe aggirarsi sui 160 miliardi di masse solari. Rispetto a noi, presenta una angolazione di 35° e nel 1998 ha presentato una supernova, che ha raggiunto la magnitudine apparente di 11,8. Sebbene sia visibile da tutto il globo terrestre, la migliore osservazione è effettuata dall'emisfero boreale nella stagione primaverile. Per trovarla, occorre partire da Regolo e tracciare una retta fino a Denebola. In un binocolo 10x50 la galassia appare come una tenue macchia lattiscente, mentre uno strumento di 150-200 mm inizia a discernere un nucleo brillante a forma ellittica circondato da un vago alone. Insieme a M95 e M105, questa galassia fa parte del Gruppo di M96. M98 nella Chioma di Berenice FIGURA 39: M98 NELLA CHIOMA DI BERENICE Scoperta da Mechain nel 1781 nella costellazione della Chioma di Berenice, M98 è una galassia a spirale di tipo SB membro dell'ammasso della Vergine che si avvicina alla nostra Galassia alla velocità di 125 km/s circa. Questo avvicinamento ha fatto tentennare sull'attribuzione della galassia all'ammasso della Vergine, che invece presenta un redshift. Da qui si potrebbe pensare che la galassia M98 sia prospetticamente inserita nell'ammasso della Vergine ma che in realtà faccia parte del Gruppo Locale, visto che le galassie del Gruppo presentano un blueshift simile a quello di M98. Appare come una vicina macchia orientata, una specie di sigaro in uno strumento di 100 mm mentre un abbozzo di disco appare in strumenti da 200mm. In realtà è una galassia molto difficile da osservare poiché tende a sparire nello sfondo e bisogna avere pazienza, un ottimo adeguamento al buio ed utilizzare la visione distolta per capirne i particolari. Il disco contiene alcune regioni azzurre piene di stelle giovani e di polveri, mentre il nucleo è piccolo e brillante. La galassia ha ospitato due supernovae note: SN1954J e SN2004dj Pagina 29 Charles Messier M99 nella Chioma di Berenice M 99 è una galassia a spirale scoperta da Mechain nel 1781 nella costellazione della Chioma di Berenice, appartenente all'ammasso della Vergine. Si tratta di una galassia molto particolare, perché ruota in senso orario in modo stranamente asimmetrico. Le braccia sono piene di ammassi stellari brillanti e di regioni nebulose. L'asimmetria è da più parti fatta risalire ad una antica collisione con altre galassie. Questo spiegherebbe anche l'enorme velocità di recessione di questa galassia, molto maggiore rispetto a quella dell'ammasso nel suo complesso risultando di quasi 2500 km/s. Dista 16 MPc ed è di tipo ScI. FIGURA 40: M99 NELLA CHIOMA DI BERENICE La visione delle braccia della galassia è riservata ad aperture minime di 400 mm. M100 nella Chioma di Berenice Galassia a spirale in Coma Berenices, M100 si trova a circa 56 milioni di anni luce da noi ed è stata scoperta nel 1781 da Pierre Mechain. La sua distanza è stata calcolata grazie al telescopio spaziale Hubble, in grado di scoprire all'interno della galassia circa venti cefeidi stimandone il periodo dalla curva di luce. FIGURA 41: M100 NELLA CHIOMA DI BERENICE Facilmente osservabile anche con mezzi poco potenti, anche per merito della sua posizione quasi frontale rispetto a noi. I bracci sono due. M100 ha visto, nell'ultimo secolo, ben 4 supernovae nel 1901, nel 1914, nel 1959 e nel 1979.M100 fa parte dell'ammasso della Vergine. Classificata di tipologia Sb. Pagina 30 Charles Messier M101 in Orsa Maggiore M101 è nota come Galassia Girandola ed è una galassia a spirale di tipo Sc nella costellazione dell’Orsa Maggiore. Fu scoperta nel 1781 da Charles Messier e Pierre Mechain, ma soltanto William Herschel riuscì ad individuare per la prima volta piccole macchie che ne rappresentavano i bracci della spirale. FIGURA 42: M101 IN ORSA MAGGIORE Distante 24 milioni di anni luce, ha una dimensione di circa 170.000 anni luce e si trova nei pressi della doppia rappresentata da Mizar e Alcor. Alla nostra vista si presenta perfettamente di faccia, ma la sua visione è riservata ai grandi telescopi. Dall’inizio del Novecento ci ha mostrato tre supernovae, nel 1909, nel 1951 e nel 1970. La sua massa è molto elevata anche rispetto alla nostra galassia e presenta molte regioni di formazione stellare. Fa parte del Gruppo di M101. M102 – Galassia Fuso nel Drago Scoperta nel 1781 da Pierre Mechain e Charles Messier, la galassia M102 è nota anche come Galassia Fuso ed è una galassia lenticolare nella costellazione del Drago. Si pone ai nostri occhi quasi perfettamente di taglio, e dista circa 40 milioni di anni luce. A questa distanza, il suo diametro apparente di 5 primi corrisponde a circa 60.000 anni luce. Classificata come S0. FIGURA 43: M102 IN DRAGO Pagina 31 Charles Messier M104 – Galassia Sombrero nella Vergine La galassia Sombrero, nota come M104, è una galassia di tipo Sa che si presenta di taglio alla nostra vista ed è resa famosa dalla banda oscura che la taglia in due e la rende un ottimo bersaglio per la fotografia astronomica. Distante quasi 30 milioni di anni luce, è stata inserita nel catalogo nel 1791 da Charles Messier, anche se tracce della sua scoperta ci sono già nel 1783 ad opera di Pierre Mechain. FIGURA 44: M104 NELLA VERGINE Nel 1912 Vesto Slipher ne calcolò la velocità di recessione in circa 1000 km/s. Il suo diametro è stimato tra i 50.000 ed i 140.000 anni luce, ed è quindi oggetto di numerosi dibattiti. M105 nel Leone M 105 (anche catalogata come NGC 3379, UGC 5902 o PGC 32256) è una galassia scoperta da Pierre Méchain il 24 marzo del 1781 ma è stata aggiunta nel catalogo di Messier, al numero 105, soltanto nel 1947, ad opera di H.S.Hogg. M 105 è una galassia ellittica di tipo E1 molto grande, senza dettagli osservabili eccetto una stella di magnitudine 14,5. FIGURA 45: M105 NEL LEONE Insieme a NGC 3384 e NGC 3389 forma una splendida immagine a campo largo, un triangolo rettangolo il cui vertice ad angolo retto è rappresentato da NGC 3384. Per rintracciarla, occorre congiungere Regolo e Denebola e verrà trovata sulla linea di congiunzione, un po' più spostata verso Regolo. Dista 11 MPc. M 105 e tutte le galassie vicine si stagliano contro un cielo povero di stelle di riferimento. La galassia è un oggetto al limite di un binocolo medio quale può essere un 10x50, quindi una osservazione decente deve passare per forza attraverso un telescopio di almeno 80 mm di diametro. In un telescopio piccolo, tuttavia, sarà osservabile soltanto una macchietta lattiscente, mentre con 140 mm di diametro inizia ad essere osservabile insieme alle due galassie vicine. Il nucleo della galassia è molto brillante, con un alone che va sfumando contro il cielo. Visibile da entrambi gli Pagina 32 Charles Messier emisferi terrestri, data la sua declinazione non elevatissima, la galassia si presta comunque in misura maggiore all'osservazione boreale nelle notti primaverili. Tra le galassie del Gruppo Leo I, M105 è la più brillante. La sua distanza è stimata in 32 milioni di anni luce, con velocità radiale di circa 752 chilometri per secondo. Al suo centro dovrebbe trovarsi un buco nero supermassiccio con massa pari a circa 50 milioni di masse solari. Insieme a M96 e M95, la galassia fa parte del Gruppo di M96. Si allontana a circa 900 km/s. M106 nei Cani da Caccia M 106 fu scoperta da Mechain nel 1781 nella costellazione dei Cani da Caccia. Si tratta di una galassia a spirale, con una forma irregolare, sollevata di 25° rispetto alla nostra linea di visuale. Classificata come Sb. Si tratta di una radiosorgente posta quasi al confine con l'Orsa Maggiore, in una zona abbastanza misera di stelle. Le braccia sono anomale, sembrano curvarsi verso l'esterno partendo dal disco. Al suo interno potrebbe annidarsi un buco nero supermassiccio, delle dimensioni di circa 36 milioni di masse solari FIGURA 46: M106 NEI CANI DA CACCIA concentrate in mezzo anno luce. Nel 1981 ha ospitato la supernova 1981K. Dista da noi 6.9 MPc e si allontana a quasi 500 km/s. Si mostra chiaramente in strumenti di 100 mm di apertura, ma per vederne le braccia occorre salire fino ai 300 mm. Ha una compagna, NGC 4248, circa 13' a Nord Ovest. M108 – Tavola da Surf in Orsa Maggiore Scoperta da Pierre Mechain nel 1781 nella costellazione dell’Orsa Maggiore, M108 è anche nota come Tavola da Surf per la sua forma apparentemente allungata e stretta. Di tipologia SA, è una spirale distante circa 45 milioni di chilometri in prossimità della stella beta dell’Orsa Maggiore. Anche Messier la osservò ma non la inserì nel suo catalogo, mentre l’inserimento avvenne soltanto nel 1953. E’ vista quasi perfettamente di taglio, con una inclinazione di 81° rispetto a noi. I bracci sono oscurati da notevoli bande di materiale e nebulose oscure. Nel 1969 è stata osservata una supernova al suo interno. FIGURA 47: M108 IN ORSA MAGGIORE Pagina 33 Charles Messier M109 in Orsa Maggiore Scoperta da Mechain nel 1781 o nel 1782 nella costellazione dell'Orsa Maggiore, M109 è stata aggiunta nel Catalogo di Messier soltanto nel ventesimo secolo. E' una spirale barrata che in un piccolo telescopio mostra un alone piccolo che racchiude un nucleo indefinito. Una apertura di 400 mm riesce invece a rivelare la tipica forma 'theta' (come la lettera dell'alfabeto greco, quindi Θ) della sua struttura. FIGURA 48: M109 IN ORSA MAGGIORE Un 200 mm è necessario per individuare la barra. Nel 1956 la galassia ha ospitato una supernova di tipo I. Classificata di tipo SBb, dista da noi 26MPc e si allontana alla velocità di 1100 km/s. M110 in Andromeda Scoperta da Messier il 10 agosto del 1773 nella costellazione di Andromeda ma non inserita nel suo catalogo (forse perché non c'era alcun rischio di confonderla con qualche cometa), la galassia M110 è una galassia satellite della gigantesca e più famosa M31. Pur descrivendola alla perfezione, Messier - come detto - non la introdusse mai nel suo catalogo, che infatti ne fu impreziosito dopo la sua morte ad opera di Kenneth FIGURA 49: M110 IN ANDROMEDA Glyn Jones, nel 1966, e non senza polemiche Per trovare M110, basta andare a cercare la ben più evidente M31 e spostarsi leggermente a Nord Ovest, senza confondersi con la galassia M32 che si trova nella direzione opposta (anch'essa satellite di M31). Si tratta di una galassia atipica, presentando alcune macchie scure che probabilmente sono nuvole di polveri, rare in galassie ellittiche. Ellittica di tipo E6, dista da noi 318 KPc e si avvicina a 240 km/s. La sua massa è compresa tra 3,5 e 15 miliardi di masse solari, quindi in una forchetta molto ampia. Con piccoli telescopi, M110 appare come una piccola ellisse nebulosa, più brillante al centro. Pagina 34 Charles Messier Relatori lezioni online: Stefano Capretti Antonio De Pieri (stefano_staff) (antonio_staff) Grafica: Daniela Gozzi (dany_staff) Realizzazione dispense: Stefano Capretti Daniela Gozzi Antonio de Pieri Testi lezioni: Stefano Capretti Pagina 35