Tesina: La psicoanalisi
La psicoanalisi vista negli aspetti più vari, dalla filosofia alla letteratura
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1. Filosofia: Freud
1.1 Biografia del filosofo
1.2 Il pensiero dell’autore
1.3 L’interpretazione dei sogni
1.4 La teoria del complesso di Edipo
1.5 Aspetti teoritci delle teorie "pulsionaliste" di Freud
1.6 Conflitti tra impulsi e forze inconsce
1.7 Le influenze provenienti dall’ambiente esterno
2. Storia: il Totalitarismo
2.1 Teorie classiche del Totalitarismo
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2.2 Totalitarismo moderno ed esperienze politiche
precedenti
2.3 Totalitarismo Fascista e Totalitarismo Comunista
2.4 Concetto di Totalitarismo
3. Fisica: l’induzione elettromagnetica.
3.1 Aspetto qualitativo del fenomeno
3.2 Aspetto quantitativo del fenomeno
3.3 Il trasformatore
4. Scienze: il cervello e il sistema nervoso
4.1 Caratteri generali
4.2 Il tronco è l'assone
4.2.1 Ioni e potenziale di azione
5. Letteratura Italiana: Svevo
5.1 La vita dello scrittore
5.2 Un confronto con la filosofia del tempo
5.3 L’arte poetica di Svevo
5.4 Il capolavoro dello scrittore
5.5 La storia del matrimonio
5.6 Svevo e l'inettitudine dell'uomo contemporaneo
6. Storia dell’arte: Surrealismo e Impressionismo
6.1 Il Surrealismo
6.2 L’impressionismo: caratteri principali del movimento
6.3 I principali esponenti del movimento artistico
6.4 Una nuova verità ottica
6.5 Alla ricerca dello scavalcamento dell'Impressionismo
6.6 La tecnica pittorica del puntinismo
7. Letteratura latina: Tibullo e la poesia elegiaca
7.1 Cenni sulla vita dell’autore
7.2 La raccolta di elegie in un solo Corpus
7.3 Lo stile Tibulliano
8. Letteratura inglese: James Joyce and the Ulysses
8.1 Life of James Joyce
8.2 University years
8.3 The death of his mother and his meeting with Nora
8.4 The James Joyce Tower in Sandycove
8.5 The period in Trieste
8.6 Paris and Zurich
8.7 Major works
8.7.1Portrait of the Artist as a Young
8.7.2 Exiles and poetry
8.8 Ulysses
8.8.1Legacy
8.9 The relationship Joyce-Svevo
9. Letteratura Francese: Marcel Proust et «A la recherche du
temps perdu »
9.1Biographie de l'auteur
9.2 À la recherche du temps perdu
9.2.1 Le travail
9.2.2 Affaire rédaction
9.2.3 La structure narrative du roman
9.3Thèmes des travaux
9.4 Le bonheur et le temps
10. Letteratura Greca: Sofocle
10.1 Biografia dell’autore
10.2 L'Edipo re
10.3 Un’interpretazione dell’opera
10.4 Contenuto e struttura dell’opera
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1. Filosofia: Freud
1.1 Biografia del filosofo
Sigmund Freud venne al mondo il 6 maggio 1856, da una semplice famiglia israelitica, a Freiberg (Moravia). A
Vienna dove la famiglia si era spostata quattro anni dopo la sua nascita, si iscrisse dapprima alla facoltà di
Scienze, interessandosi con alcuni esiti positivi alla ricerca pura e, in seguito, a causa di problemi economici, a
Medicina. Nel 1881 prese la laurea. Quattro anni dopo ottenne la libera docenza in neuropatologia ed una borsa di
studio; ne approfittò per recarsi a Parigi, alla Salpêtrière, da Charcot, il più grande neurologo europeo della sua
epoca. Per la cura degli isterici Charcot si serviva dell'ipnoterapia ed in quegli anni l'interesse di Freud per l'ipnosi
diventò vivissimo.
Dell'ipnosi per la terapia veniva
impiegata pure a Vienna dal dottor
Joseph Breuer.
A prendere il via dal 1887 Freud
cominciò a collaborare con lui. Da tale
collaborazione, che durò sino al 1895,
Freud ricavò alcune acquisizioni che
staranno essenziali per il metodo di cura
dell'isteria e di altre nevrosi. I frutti di tale
lavoro comune furono divulgati nell'opera
Studi dell'isteria comparsa nel 1895.
Motivi concettuali e pratici e in massima
parte una sostanziale difformità di
interessi causarono il progressivo
allontanamento di Freud da Breuer,
separazione che si portò a termine, poco
dopo la pubblicazioni degli Studi. A
prendere il via dal 1895 Freud incominciò
la propria autoanalisi che si concluse nel
1900. Freud che aveva ottenuto la libera
docenza nel 1885 consegue la carica di
docente straordinario all'università di
Vienna nel 1902 e, in seguito, nel 1920,
di professore ordinario.
Questi riconoscimenti erano dovuti alla sua reputaziuone di neuropatologo, difatti in quegli anni la psicoanalisi era
ancora equivocata o considerata indecorosa ed oggetto di calunnie e di polemiche, tuttavia aveva incominciato, sia
pure a rilento, a spargersi.
Nel 1902 si istituì un primo gruppo di Vienna, con segretario Otto Rank, nel quale si ebbero, già le prime rivalse
per faccende di precedenza. Nel 1907 si strinsero i primi rapporti con il Bürghölzli, la clinica psichiatrica di Zurigo, e
vale a dire con Bleuler ed i suoi assistenti Eitington e Jung, che dovevano ben presto dar vita alla diffusione di un
periodico di studi comuni, lo Jahrbuch fuer Psychologie und Psychopathologie. Tale collaborazione acconsentì una
maggiore diffusione della psicoanalisi, grazie alla creazione di una associazione privata ed all'insegnamento che in
pubblico se ne faceva da una clinica di così grande notorietà. In quegli anni Freud aveva pubblicato alcuni lavori di
grande interesse: Psicopatologia della vita quotidiana (1901), Tre saggi sulla sessualità (1905), Il motto di spirito e
la sua relazione con l'inconscio 1905).
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Nel congresso di Norimberga, tenutosi nel 1910, fu fondata una Associazione ufficiale degli psicoanalisti a capo
della quale venne eletto Jung. Negli anni successivi ebbero luogo altri congressi, a Weimar (nel 1911) e a Monaco
(nel 1913), e tali contribuirono a far uscire risolutivamente la psicoanalisi dalle sue origini.Nel febbraio del 1923
Freud percepì i primi segnali di un male che si svelò un tumore alla mascella. Egli mantenette, ciò nonostante, la
sua eccezionale vitalità; proseguì il lavoro di analista e di scrittore; volle rimanere sempre cosciente e presente a se
medesimo, respingendo qualunque pietoso inganno; sebbene i dolori, non prendeva sedativi, per non offuscare la
propria consueta chiarezza intellettiva. Aveva di continuo accanto, in una relazione sempre più stretto, la figlia
Anna, cui era legato, dice Jones, da "una reciproca, profonda, silenziosa comprensione e simpatia".
Anna era la sua compagna, la
segretaria, l'assistente, la
cooperatrice. Nel 1933 i nazisti
prendono il potere in Germania;
sebbene i cattivi presagi di
un'aggressione all'Austria e i ripetuti
incitamenti degli amici, Freud non
consente a lasciare Vienna. Vi si
deciderà soltanto cinque anni più
tardi, dinanzi all'Anschluss. Nel
1938, pertanto, si sposta con i
familiari a Londra, dove cessa di
vivere l'anno successivo il 23
settembre. La letteratura vivente
sulla esistenza e sull'opera di
Sigmund Freud è amplissima ed è,
pertanto, impossibile darne in tale
sede un quadro sia persino
sommariamente esauriente. Ci si
limiterà a rammentare qui di seguito
gli scritti principali pubblicate dallo
studioso viennes. Freud e Nietzsche
vengono di solito accostati perché
tutti e due, seppur in maniere
differenti, sul chiudere dell'Ottocento
demoliscono alcune verità basilari
della civiltà occidentale: se
Nietzsche aveva "trasvalutato" tutti i
valori importantissimi dell'Occidente,
adesso Freud annienta la certezza
dell'Io, sulla quale si è eretta la
nostra civiltà e che, a seconda delle
età storiche, è stata definita "Io",
"Spirito", "Anima", ecc.
E non a caso l'intera filosofia attuale, dal Medioevo sino all'Ottocento aveva fatto perno sulla concetto di Io, dal
cogito cartesiano all' Io penso kantiano allo spirito hegeliano, e questa nozione era stata scoperta, molti secoli
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prima, da Socrate, dato che, prima di lui, l'anima rimaneva un qualche cosa di sbiadito che non si faceva coincidere
con la persona, tant'è che per gli Orfici essa era la parte sacra presente in noi. Ed è proprio con Socrate che l'Io
viene ad farsi coincidere con la coscienza, a tal punto che "Io" arriva a significare "questo di cui ho coscienza"
(pensiamo alla res cogitans di Cartesio) mentre, sempre gli Orfici, in direzione contrastante a Socrate, avevano
prospettato l'idea che quello che loro definivano "demone" si mostrasse nei momenti di minor consapevolezza (il
sonno, lo svenimento, ecc).
L'idea dell'individuazione Io/coscienza, affiorata con Socrate, è divenuta una delle colonne della civiltà occidentale
e soltanto in pochi hanno avuto il coraggio di metterla in discussione: fra questi, merita di essere rammentato
Plotino, il quale aveva colto, per così dire, differenti ambiti della coscienza, cosicché, al di là de livello ordinario, vi
era altresì quello soprarazionale, capace di attingere l'Uno neoplatonico; dalla prospettiva plotiniana emerge,
seppur trepidamente, l'idea che la mente non si faccia coincidere con l'Io e quest'idea è stata ripresa e perfezionata,
nel Seicento, da Leibniz, il quale parlava chiaramente di "piccole percezioni" e di "innatismo virtuale", persuaso che
nella testa dell'individuo esistessero nozioni di cui non si ha coscienza, quasi come se la nostra mente
racchiudesse qualche cosa che va al di là della coscienza.
Pure Hume, nell'epoca dell'illuminismo,
scomponendo il concetto di sostanza,
aveva terminato per annientare insieme
ad esso anche quella particolarissima
sostanza che siamo noi: in altri termini, il
filosofo scozzese si era chiesto se,
svuotata la mente dai contenuti della
coscienza, sarebbe potuto rimanere
qualche cosa ed aveva acutamente
risposto che l'Io, in fin dei conti, può
essere considerato come un fascio di
percezioni ed era in questo modo giunto
alla deduzione che non siamo altro
all'infuori della somma delle nostre
percezioni. Schopenhauer medesimo
leggeva l'Io come manifestazione
particolarissima e superficiale di quella
realtà unitaria e profonda che lui definiva
"volontà"; tutti tali filosofi anticonformisti,
però, non sono bastati per ostacolare che
si dichiarasse sempre più l'idea di un Io
unitario, consapevole e razionale e che le
passioni venissero pensate come principi
quasi estranei alla nostra vera
personalità.
Se Schopenhauer si era argutamente accorto che la vera natura dell'individuo, in verità, non è la ragione, ma la
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sfera passionale (tant'è che la ragione, per Schopenhauer, è una specie di organo che la passione si assegna per
potersi conseguire), con Nietzsche ci troviamo dinanzi ad una vera e propria ripresa dell'idea humeana. Pure se dal
concetto di "volontà di potenza" pare trasparire l'assoluta centralità dell'uomo, Nietzsche smonta completamente la
nozione di sostanza (" l'essere manca " afferma Zarathustra) e dal suo venir meno si frantuma pure quella
particolarissima manifestazione di essa che siamo noi (l'Io) e Nietzsche avanza (in Umano, troppo umano )
l'inquietante interrogativo se sia vero che siamo noi a pensare le idee o, preferibilmente, sono le idee che si
considerano, che vanno e vengono, attirate da processi quasi chimici, senza che vi sia un Io. Il grande merito di
Freud risiede nell'aver ricucito tutti questi duri colpi assestati al concetto di Io e nell'aver dato la enunciazione
migliore di tale pensiero "controcorrente". L'Io, nota Freud, non è che non ci sia, ma, unicamente, è una verità
illimitatamente più marginale di quel che si è creduto da Socrate in poi .
E' come se fossimo tutti, consapevolmente o meno, cartesiani, dal momento che se vi sono cose di cui non
abbiamo coscienza è come se per noi non ci fossero; ma non è vero che la mente si identifica in tutto e per tutto
con la coscienza; infatti, la coscienza è una piccola parte della mente , una porzione instabile per molti versi, e l'Io
stesso è un punto di contatto fra cose ben più rilevanti.
Ben emerge, da tali analisi, come per Freud
la mente sia altra cosa rispetto all'Io o alla
coscienza. La psiche è, al contrario, la mente
nel suo complesso e in essa trova spazio l'Io
(che Freud denominata altresì "Ego"), il quale
si mostra come parte consapevole della
psiche.
Ed è molto curioso come Freud non sia,
propriamente, un pensatore a pieno titolo, ma
un medico che si interessa di psichiatria nel
tentativo di curare alcune patologie precise
ed è similmente curioso come, da buon
medico di fine Ottocento, fosse persuaso dei
postulati del Positivismo materialista e
ritenesse che per spiegare fatti psichici si
dovesse ricorrere ad avvenimenti materiali,
come se qualunque attività della mente fosse
collegata ad una parte del
cervello.
1.2 Il pensiero dell’autore
Man mano che Freud matura il suo pensiero,
tuttavia, prende sempre più le lontananze da
tali idee, a tal punto che riterrà che un giorno,
quando vi saranno gli strumenti adeguati per
farlo, sarà indispensabile indicare le cause
materiali della patologia psichica, ma, poiché
al momento non vi è disponibilità di tali
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strumenti, occorre proiettare la propria analisi
(ed è quello che egli fa) su quello che è
investigabile, ovvero sulle relazioni fra fatti
psichici, non badando a quelli materiali.
E' come se Freud, da sempre pensato un anti-positivista, fosse in verità un "positivista mancato": ed egli inizia a
praticare in una prima fase della sua attività, unitamente ad altri specialisti, la tecnica dell'ipnosi per curare certe
malattie, nella persuasione che grazie ad essa si possa retrocedere ad eventi del passato rimossi e, facendoli
riaffiorare, si può comprendere l'origine di definite "nevrosi" derivanti da conflitti interiori; si deve, vale a dire, far
emergere quello che è stato rimosso per poterlo così curare.
E qualcosa di tale teoria originaria rimarrà sempre presente nel suo pensiero: in particolare, Freud sarà sempre
persuaso che le patologie psichiche abbiano origine in traumi e conflitti psichici irrisolti e questi conflitti vengono
spesso rimossi , ossia tolti dallo stato di coscienza e riposti altrove: la diagnosi/terapia consiste nel farli riaffiorare e
la diagnosi, perciò, è pure la cura della patologia.
Ma Freud, nel corso della sua maturazione, tende sempre più a concepire quelli che in principio chiamava "traumi
reali" come "traumi virtuali", vale a dire non effettivi: soltanto in rarissimi casi il trauma è connesso ad un fatto della
vita reale, mentre nella stragrande maggioranza dei casi hanno luogo all'interno della psiche dell' uomo e, in tale
nuova prospettiva, Freud tende a respingere adesso l'ipnosi, poiché ha la funzione di far cadere le barriere.
Dato che con la rimozione certi avvenimenti
vengon fatti passare dalla coscienza alla noncoscienza, è chiaro che non possano venire a
galla mediante una prassi razionale (visto che
si trovano celati alla ragione) e l'ipnosi allora
non serve più a fare cadere gli ostacoli
eludendoli (dato che è troppo "artificiale"),
invece si punterà sulla demolizione dei
processi di rimozione, visto che essi hanno
delle falle, per esempio i sogni e i lapsus,
quando vale a dire si pronuncia una parola
per un'altra (e secondo Freud la parola
"scappata" distrattamente è quella che per
davvero si voleva dire).
Si deve perciò badare a quello che gli
individui dicono o fanno al di là della
coscienza e, proprio come nel caso dei
lapsus si pronuncia una parola invece che
un'altra, in questo modo è pure per gli
atteggiamenti: ci sono cose che facciamo
senza rendercene conto (per esempio, i tic) e
scavando in essi si coglie la verità della
natura dell' uomo. Tuttavia, quello non implica
che non tutte le azioni che compiamo senza
rendersi conto abbiano un senso: per
esempio, non tutto quello che è presente nei
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sogni ha un senso inconscio.
Accettata l'idea di non poter spiegare e curare i disagi psichici mediante pratiche materiali, Freud si propone di
lavorare su un piano psichico e il concetto fondamentale che emerge da tale nuovo lavoro è quello di rimozione:
esso implica che indicate fasi conflittuali che, proprio perché tali, sono grevi per la coscienza, vengano "rimosse",
senza però esser fatte sparire del tutto; vengono cioè celate e situate in quel vastissima fonte della psiche che
freud chiama " l'inconscio ".
Esistono quindi cose che la nostra psiche tende a considerare da evitarsi a livello consapevole e per tale ragione le
rimuove, ma tale rimozione crea difficoltà che si mostrano in estrinsecazioni psichiche e psicosomatiche (Freud
concentra la propria attenzione soprattutto sulla paralisi isterica) che scaturiscono appunto da conflitti psicologici
irrisolti che, per poter essere curati, devono in qualche misura essere fatti affiorare e dal fatto medesimo di
prenderne coscienza, magari angosciosamente, viene al mondo pure la cura.
Il problema è che, siccome la psiche ha riposto queste cose a livello di irrazionale, è impensabile strapparle in
maniera forzata all'inconscio; si dovrà cercare piuttosto di circondare le "barriere" che proteggono l'inconscio e, per
poter fare quello, vi sono svariati maniere, in particolare tutte quelle condizioni in cui la coscienza è più tenue e gli
aspetti irrazionali della mente sono in primo piano (i lapsus, i sogni, i tic, ecc); il lettino dello psicanalista rende bene
l'idea, in quanto il paziente disteso su di esso parla volontariamente abbassando le barriere dell'inconscio.
Sempre in quest'ottica, Freud adoperò molto
il meccanismo del transfert, ovvero
l'innamoranto del paziente verso lo
psicanalista: Freud si accorgeva, difatti, di
come molte sue pazienti finissero per
innamorarsi di lui (in quanto provavano un
senso di ricorrenza del suo aiuto e, in
definitiva, della sua persona) e, in un primo
tempo, ragionò che questo imprevisto
potesse interferire con la cura, ma poi pensò
come, invece, fosse d'aiuto, dal momento che
tende a far cadere le barriere dell'inconscio e
permette di fare entrare nelle profondità della
psiche. Un altro sistema di cui si serve Freud
per spingersi nella mente è quello della
emancipata associazione di idee , il quale
consta, fondamentalmente, nel porre il
paziente di fronte ad un'immagine o ad una
parola e nell'invitarlo a dire tutto questo che
gli viene in mente.
1.3 L’interpretazione dei sogni
Il metodo più rilevante e più impiegato dallo psicologo austriaco è quello del l' interpretazione dei sogni (a cui
dedica la sua opera forse più celebre): nel sogno sono presenti contenuti rimossi, ma la mente dell' uomo non è in
questo modo ingenua da far affiorare nel sogno questo che tiene nascosto durante la veglia e perciò ciò che
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vediamo nei sogni non è, banalmente, questo che è stato rimosso; invece emergono contenuti rimossi ma in forma
rifatta e in un linguaggio che afferma e nasconde simultaneamente, in quanto dà contenuti ma li esprime in modo
enigmatico.
Sarà perciò errato, nota Freud, affermare che ho desiderato di volare e che pertanto voglio a tutti i costi volare; il
lavoro che Freud si propone di fare è appunto quello di provare a decifrare le regole sintattiche del linguaggio dei
sogni, discernendo fra significato latente (vale a dire il vero senso, celato) e senso manifesto (quello apparente, in
questo modo come ci presenta nel sogno).
Già Platone aveva a suo tempo considerato come nei sogni spesso facciamo cose che nella realtà mai faremmo né
penseremmo di fare: in questo modo, dopo che il paziente avrà sognato di volare, si potrà dire che il senso chiaro
era appunto di volare, ma quello nascosto era un altro; molto spesso, difatti, il sogno procede per immagini e,
pertanto, i contenuti vengono espressi per mezzo di emblemi e oggetti (animali, cose, persone, ecc) di cui non si è
capaci di spiegare il vero significato (che per questo rimane "latente").
Tanto più che secondo un meccanismo di condensazione in un unico oggetto sono irrigiditi molteplici contenuti e concetti. Ma non
soltanto: mediante il meccanismo di spostamento il contenuto si sposta e slitta su oggetti che non c'entrano niente, per cui magari si sogna
un gatto ma esso non ha niente a che vedere con il contenuto. E' curioso come Freud, partito da una faccenda terapeutica, si sposti
sempre più, in modo progressivo, verso una sistematizzazione del suo pensiero e sopraggiunga formulando un'interpretazione generale
della psiche dell' uomo e in questo modo il suo discorso si estende, da medico che era, verso l'antropologia.
Ne viene alla luce una metapsicologia , cioè una
psicologia che da mero strumento per sciogliere
problemi diviene una dottrina generale sull'individuo: e
Freud scopre, in quest'ottica, la sessualità infantile ,
uno degli aspetti che in maggior misura diedero
scandalo la società del tempo. In particolare, egli
sostiene la centralità della sessualità nella vita dell'
uomo, mettendo in evidenza come le pulsioni che
stanno alla base della vita siano sessuali e come dal
sesso scaturiscano persino la civiltà e molte altre cose.
E per poter conferire tale carattere fondativo alla
sessualità, Freud si vede forzato a concepirla in
un'accezione abbastanza ampia e giunge a proporre la
teoria secondo cui lo spostamento progressivo della
sessualità dalla società sia da attribuirsi al fatto che è
sempre stata concepita in modo troppo ristretta per poi
inquadrarla in dure regole che la smorzassero: non
potendola eliminare, la si restringe all'ambito della
sessualità volta alla procreazione nell'ambito
matrimoniale, pertanto si giungono a considerare
correttamente gravissimi forme di sessualità "diversa"
(come quella non volta alla generazione, quella
omosessuale, quella extramatrimoniale) e per di più
viene rimosso quel carattere di sessualità che in verità
molte cose hanno, fra cui i bambini.
Il bambino, difatti, ha una sua sessualità e, in forma volontariamente provocatoria, Freud lo definisce come un " essere perverso poliformo
": quando si viene al mondo, si ha una forma di sessualità a trecentosessanta livelli, una sessualità differente da come la intende e ci
impone di intenderla la civiltà di cui siamo figli: la sessualità, per Freud, collima con la capacità di provare piacere col corpo mediante
funzioni che non siano intimamente fisiologiche e, per questo, il bambino prova sì piacere nel prendere il latte materno perché appaga la
sua esigenza di cibo, ma è pure vero che prova piacere a poppare il seno materno (e il ciucciotto viene al mondo da tale attenta
valutazione), il che è una forma di sessualità.
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Il bambino quindi è "polimorfo" dato che in lui il contenimento della sessualità indotta dalla civiltà non c'è ancora e
la sua sessualità non è ancora indirizzata ad una sola "zona erogena"; man mano che egli cresce, ciò nonostante,
subisce l'influenza della società e finisce per assimilare la sessualità soltanto con la zona erogena genitale; e
pertanto, oltre ad essere "polimorfo", il bambino è altresì "perverso" perché in lui ci sono tutte quelle forme di
sessualità che un po’ alla volta vengono tagliate fuori dalla comunità in cui vive perché le ritiene malvagie.
1.4 La teoria del complesso di Edipo
All'interno delle fasi di maturazione del bambino, è
molto rilevante il rapporto coi genitori e,
principalmente, col padre (l'attenzione di Freud è
sempre riservata, per lo più, al sesso maschile):
ed è a tale punto che Freud tratta del famoso
complesso di Edipo ; man mano che la sua
psicologia attenua nell'antropologia, egli tende a
stralunare (un po’ come aveva fatto Bruno col
mito di Atteone) il senso dei miti classici. Più nel
dettaglio, egli intravede nei fatti di Edipo una
trasposizione mitologica della vita del bambino: la
madre rappresenta per il bambino, proprio come
per Edipo, il primo uomo con cui si rapporta e a
cui orienta la sua riflessione sessuale e, in tale
prima fase, concepisce il padre come avversario e
ne nasce una ostilità per il possesso della madre;
tale fase, tuttavia, sarà oltrepassata e si giungerà
all'identificazione con il padre.
La famiglia e, principalmente, la figura del padre divengono per Freud la chiave di lettura di tutto: tutte le tappe che
si vanno nel processo di crescita sono indispensabili, l'importante è non rimanere bloccati ad una tappa (magari
quella del complesso di Edipo) senza oltrepassarla; se non la si supera, si ha la "regressione" e vengono al mondo
difficoltà e patologie che la psicanalisi deve chiarire. Il presupposto del discorso è che, in assenza di confronti
fisiologici, la vita psichica deve essere spiegata sulla base di una forte spinta interna che va scaricata, quasi come
se fosse un flusso di energia interiore che finché non è scaricato fa star male; e, per Freud, questa energia
interiore è principalmente una pulsione sessuale, che lui chiama libido .
Il medico austriaco tende sempre più a predisporre quella che lui medesimo chiama "metapsicologia" e nell'ambito
di questa elaborazione meritano di essere analizzati alcuni concetti centrali dei suoi scritti: un primo sforzo di
spiegare il conflitto che tormenta la psiche umana risiede nell'osservare due principi contrastanti tra loro, che Freud
chiama inizio del piacere e principio di realtà .
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