MUSEO DI ANTROPOLOGIA I CRANI DEGLI “ALIENI”: UNO STUDIO ANTROPOLOGICO 4 Museo di Antropologia Il Museo di Antropologia dell'Università di Padova conserva, tra i suoi numerosi reperti ossei, anche tre crani deformati. Due di essi provengono da zone imprecisate del Perù (OS1) e della Bolivia (OS2), mentre il terzo (OS3) è stato ritrovato a Padova, in Piazza Capitaniato, nella seconda metà del 1800. Il cranio di Padova è uno dei pochissimi esempi conosciuti di deformazione artificiale che siano stati rinvenuti nel nostro Paese. NOTIZIE STORICHE La deformazione artificiale del cranio (DAC) è una pratica assai antica, diffusa sia in Asia che in Europa e che sopravvisse fino a tempi recenti in alcune aree geografiche delle Americhe. La DAC era già conosciuta a Byblos (4000 a.C.), in Libano, e così pure nell'Età del Ferro della Georgia (3000 a.C.). L'arte egizia documenta l'esistenza di deformazioni del cranio del tipo circolare (ottenuta con un bendaggio che comprimeva la testa dei neonati) almeno a partire dalla XVIII dinastia (1500 a.C.): tale pratica in seguito si diffuse nella maggior parte delle regioni del globo durante le epoche protostoriche e storiche. Tutte le citazioni degli scrittori confermano che dal tempo di Ippocrate (450 a.C.) fin dopo l'era cristiana, le regioni ad Est del Mar Nero furono occupate da popolazioni che praticavano in larga misura tale usanza. Questo costume, così diffuso nell'antichità, probabilmente si può spiegare deducendo che presso tali popoli una testa conformata in tal modo – con l’evidenza di una fronte particolarmente alta - appariva come il simbolo di elevate facoltà intellettuali mentre, nello stesso tempo, la figura assumeva un contegno più marziale e un'aria di nobile fierezza. Notizie riguardanti la pratica della deformazione artificiale del cranio nel continente americano sono riportate negli scritti dei Cronistas de Indias redatti durante la conquista spagnola e anche nei famosi Comentarios reales de los Incas dell' Inca Garcilaso de la Vega, scritti tra il 1590 e il 1604. In epoca moderna, l'interesse scientifico per le deformazioni intenzionali del cranio aumentò sempre più, sia per il gran numero di reperti a disposizione degli studiosi, sia perché si facevano sempre più chiari i meccanismi con cui esse venivano realizzate. La prima visione sintetica e ampia del problema della deformazione artificiale del cranio fu sostenuta più tardi da Imbelloni (1925), le cui ricerche rappresentarono un punto fermo per parecchi anni e per moltissimi studiosi. Secondo Imbelloni, individui con crani deformati vennero in Europa in due grandi ondate successive. La prima ondata, l'uralica, avrebbe portato una massa di individui col cranio deformato circolarmente; la seconda, l'asiatica, avrebbe invece condotto degli individui portatori della cosiddetta deformazione tabulare (eseguita cioè con tavolette o corregge di cuoio applicate anteriormente e/o posteriormente al cranio dei neonati). Uno degli ultimi esempi di deformazio- Cranio Peruviano (OS1) deformato artificialmente. Deformazione di tipo tabulare obliqua ne intenzionale del cranio è stato segnalato nel 1984 dal Prof. Drusini nell’Amazzonia peruviana presso una tribù Shipibo del Rio Ucayali su sei individui adulti di sesso maschile. 5 DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA La diffusione della pratica della deformazione artificiale del cranio nelle varie parti del mondo dimostra come essa non fosse un fenomeno isolato, regionale o conti- deformati vengono suddivisi in due questo modo potevano non essere nentale. Imbelloni ritiene che vi grandi gruppi: tabulari e anulari. Il siano stati popoli deformatori sia in primo gruppo è il risultato di una America che in Europa, Asia, Oceania compressione fronto-occipitale e e Africa, ma che però, in ciascuno di comprende due sottotipi: tabulare intenzionali. La deformazione anulare, infine, è prodotta dall'azione di bende, strisce di corteccia o corde elastiche che questi continenti, la deformazione obliqua e tabulare eretta. Le defor- era limitata all'interno di aree ben mazioni anulari comprendono invece definite. un solo tipo, con due varietà distinte, In Europa il costume di deformare il anch'esse oblique o erette. cranio era diffuso in diversi paesi, A ciascun tipo di deformazione corri- soprattutto durante l'Alto Medioevo. sponde un determinato strumento e Quanto all'Asia, essa sembra essere quindi una meccanica ben definita. stata il centro delle deformazioni Al primo tipo (tabulare obliqua) cor- cosiddette tabulari; da lì, la pratica si risponde l'apparato deformante clas- sarebbe Oriente, sico, sebbene non unico, delle due dall'Indonesia fino alle Filippine, a tavolette connesse da legature alle nord fino agli Ainu e, oltre il Pacifico, estremità, l'una applicata alla fronte Bibliografia essenziale nelle Americhe. È opinione comune e l'altra alla base dell'occipite dell'in- -Drusini A.G., Carrara N. La deformazione della maggior parte degli antropologi fante. Serrando i cordoni di collega- artificiale del cranio. Catalogo della che la pratica deformante americana mento tra le due tavolette, si ottiene mostra: I doni del Sole: ori, ceramiche e sia in connessione con quella asiatica una compressione che finisce per tessuti del Perù precolombiano. Skira e derivata da questa. Lo dimostra non dare al cranio una forma allungata, solo l'analogia dei metodi nei due se vista di profilo, e al tempo stesso continenti, ma anche un argomento brachicefala (testa corta) se vista geografico, cioè la distribuzione anteriormente. molto più intensa sul versante occi- La deformazione tabulare eretta si Ande. La deformazione del cranio come dentale delle Americhe che non su produce comprimendo la testa del arte e come elemento diagnostico delle quello orientale. lattante contro la base liscia della culture. Arch. per l'Antr. e l'Etn., LX-LXI verso Nicola Carrara Conservatore del Museo Editore, Milano. Brescia, 1999. -Imbelloni J., Deformaciones intencionales del craneo en Sud America. Riv. Museo de la Plata, Buenos Aires, 1925 pp. 329-407. -Imbelloni J., I popoli deformatori delle culla, o contro un altro piano di 1930-31, pp. 90-135. CLASSIFICAZIONE DELLE DEFORMA- decubito abituale; il cranio appiattito -Tommaseo M., Drusini A.G., , Physical ZIONI ARTIFICIALI DEL CRANIO posteriormente tende così a svilup- anthropology of two tribal groups of A Imbelloni si deve la prima vera e parsi in altezza, assumendo un aspet- Amazonic Peru (with reference to artifi- propria classificazione delle defor- to iperbrachicefalico (testa molto cial cranial deformation). Z. Morph. mazioni artificiali del cranio. I crani corta). Le deformazioni ottenute in Anthrop., 74(3) 1984, pp. 315-333. Approfondimenti Museo di Antropologia diffusa comprimono circolarmente la testa; questa modalità è sempre evidentemente intenzionale e produce un'accentuata dolicocefalia (testa allungata) artificiale e una fronte sfuggente.