Il Sole alla Van Gogh - Osservatorio Astronomico di Trieste

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Il Sole alla Van Gogh
http://www.media.inaf.it/2012/07/20/il- sole- alla- van- gogh/
November 19, 2012
Un aspetto importante e forse sottovalutato
riguarda lo sforzo che fanno gli scienziati per
cercare di “tradurre” dati, informazioni e
immagini in un modo che li renda
“comprensibili”. Questo sistema va dalla
creazione delle mappe delle orbite planetarie
ottenute con misurazioni notturne, alla
colorazione di ciò che normalmente è
invisibile, come i raggi x, per ottenere immagini
del Sole.
È il caso della tecnica creata da Nicholeen Viall, una scienziata del Goddard Space Flight
Inst it ut e della NASA. Ha infatti creato immagini che ricordano le “impetuose” pennellate di
Vincent Van Gogh. Ma non si tratta di arte, quanto di scienza. Ogni punto di colore
rappresenta infatti l’andamento del calore di una particolare zona del Sole nell’arco di 12 ore e
su 10 differenti lunghezze d’onda, creati basandosi sui dati raccolti dalla sonda SDO (Solar
Dynamic Observatory) della NASA.
“Non capiamo perché la corona solare, l’atmosfera del Sole, sia 1000 volte più calda della
superficie della nostra stella, quando tutto dovrebbe spingerci a ritenere il contrario. L’atmosfera
dovrebbe essere più fredda allontanandosi dalla fonte di calore” dice Nichollen Viall, che descrive
la sua tecnica su The Ast rophysical Journal.
Un ruolo in questa “anomalia”, secondo gli scienziati potrebbe averlo il turbolento campo
magnetico solare, o anche le spicole, getti di calore che si innalzano dalla superficie del sole, ma
come questo esattamente accada è ancora oggetto di dibattito tra gli scienziati.
La Viall si è posta l’obiettivo di capire se il calore della Corona sia sempre costante, come
asseriscono alcuni scienziati, o invece dipendente da numerosi nanoburst (nanoimpulsi)
presenti sulla superficie del Sole.
La tecnica della scienziata della NASA si basa sull’idea di raccogliere le informazioni delle
simultanee differenze di calore su un dato punto del Sole, evitando inoltre il soggettivo
processo di eliminare il contributo di radiazione dalle regioni circostanti l’area di interesse (i loop
magnetici), il cosiddetto fondo. Questa simultaneità ha dato vita alle immagini alla Van Gogh.
I primi risultati ottenuti dalla Vaill sembrano contrastare l’idea di un riscaldamento costante della
Corona, validando l’idea che dipenda da improvvisi e numerosi nanoburst sulla superficie.
Secondo Mauro Messerotti, dell’Osservarorio Astronomico di Trieste dell’INAF ”la tecnica di
visualizzazione ideata dalla Viall è senza dubbio innovativa, in quanto consente di
rappresentare l’evoluzione nel tempo della temperatura del plasma nella regione coronale cui si
riferisce una serie di immagini relative allo stesso campo di vista dello strumento di
osservazione. In particolare, per ciascuna posizione nel campo di vista dell’immagine, viene
analizzata l’intensità della radiazione emessa a ciascuna lunghezza d’onda di osservazione, in
un insieme di sei canali e su un intervallo temporale complessivo di 12 ore. Poichè la radiazione
emessa ad una certa lunghezza d’onda corrisponde ad una specifica temperatura cinetica del
plasma coronale emittente, è possibile assegnare a ciascun elemento di immagine (pixel) un
colore che indica se la temperatura locale sia diminuita oppure aumentata nell’intervallo di
tempo considerato ed una tonalità del colore che indica in quanto tempo sia avvenuto un
cambiamento di temperatura. Un’immagine codificata in questo modo a falsi colori consente
perciò di rappresentare, in prima approssimazione, un aspetto della termodinamica del plasma
per ricavare inferenze sui processi di riscaldamento della corona. A mio avviso – conclude
Messerotti – però, bisogna considerare che l’emissione a ciascuna lunghezza d’onda
corrisponde non solamente ad una specifica temperatura del plasma emittente, ma anche ad una
specifica altezza coronale ove la densità del plasma assume il valore adeguato per consentire al
meccanismo di emissione di operare. Considerare esplicitamente tale aspetto nella procedura di
analisi potrebbe fornire una ulteriore informazione puntuale sia sull’evoluzione temporale che su
quella spaziale del plasma nella regione considerata, aggiungendo un tassello utile al quadro
interpretativo“.
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