Etica e fine della vita Presa di posizione del Comitato Etico

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Etica e fine della vita
Presa di posizione del Comitato Etico Provinciale
2003
Definizioni dei concetti usati nel testo seguente
¾ Morenti
¾ Sono considerati Morenti dal punto di vista medico
persone di qualunque età, per le quali in base ai segni
clinici si giunga alla convinzione che la malattia o gli
effetti della lesione traumatica siano irreversibili e
nonostante il trattamento conducano alla morte in
tempi prevedibilmente brevi.
¾ Pazienti capaci di
¾ Sono considerati Pazienti capaci di intendere e di
intendere e di decidere
decidere persone nel pieno possesso delle facoltà
mentali, in grado di motivare le proprie decisioni. Tali
decisioni devono essere rispettate nell’ambito delle
norme vigenti. Nel caso di pazienti incapaci di
intendere e di decidere l’eventuale tutore legalmente
nominato è autorizzato a manifestarne la volontà
presunta.
¾ Persone interdette
¾ Sono definite persone interdette o inabilitate quelle che
con provvedimento giudiziario secondo i criteri previsti
dal Codice civile siano private completamente o
parzialmente del proprio potere decisionale, e vengano
rappresentate da un tutore nominato dal tribunale.
¾ Medicina palliativa e
misure medico-
¾ Ramo della medicina che si dedica a persone affette
palliative
da malattia inguaribile, progrediente, avanzata con
ridotta spettanza di vita; l'aspetto del lenimento della
sintomatologia prevale su quello della guarigione, in
primo piano non si colloca il prolungamento della vita,
ma il raggiungimento della qualità di vita migliore
possibile per il tempo che rimane.
¾ Total pain
¾ Totalità del dolore di pazienti malati terminali, che oltre
alla
dimensione
fisica
comprende
anche
quella
mentale, sociale e spirituale.
¾ Consenso informato
¾ Assenso ad una pratica diagnostica o terapeutica,
dopo
che
il
paziente
sia
stato
informato
dettagliatamente dal medico su vantaggi e svantaggi
nonché su possibili effetti indesiderati..
¾ Accanimento
terapeutico
¾ Prosecuzione di interventi medici in fasi terminali di
malattia,
senza
tenere
conto
della
situazione
individuale e clinica del paziente, atti a di prolungare la
vita ma non finalizzati ad un miglioramento della
qualità di vita del paziente.
¾ Abbandono
terapeutico
¾ Omissione intenzionale di atti medici necessari o di
misure terapeutico-assistenziali atte a migliorare la
qualità di vita del paziente.
2
SINTESI DEI TEMI TRATTATI
1.
¾
Significato del concetto di
eutanasia
nell’evoluzione
storica.
¾
Il significato storico del
concetto di eutanasia
La morte ed il morire sono
considerate da sempre
situazioni-limite: per ogni persona - come anche per la
medicina moderna, la società e la cultura.
Originariamente con il termine di "Eutanasia" si intendeva
la buona morte, il morire protetto e accompagnato; solo
nel corso del secolo scorso tale termine ha acquistato il
significato di aiuto a morire nel senso di abbreviazione
della vita.
2.
¾
L’idea dell’eutanasia tra abbreviazione della vita ed
assistenza al morente tocca profondamente l'immagine
Eutanasia tra abbreviazione
della vita ed assistenza al
morente
di sè e del mondo dell’uomo, la concezione di malattia e di
morte, di libertà e dipendenza, di natura, società e cultura.
¾
La sostanziale sfida futura per la medicina, la società, lo
stato e per ogni singola persona consiste nell’intendere
l'eutanasia
come
accompagnamento
psicologico-
spirituale del morente, anche con l'eventuale sostegno
dell'analgesia; il successo di tale accompagnamento
eviterà o renderà superflua in molti casi la richiesta di
abbreviazione della vita.
¾
Le
riflessioni
su
come
possa
essere
realizzato
l'accompagnamento al morente, sia in ambito medico
che al di fuori di esso, assumono un rilievo qualitativo e
quantitativo
maggiore
rispetto
alle
discussioni
tra
favorevoli e contrari all'eutanasia attiva.
¾
La
discussione
sull'eutanasia
pone
la
questione
dell'immagine dell’uomo e dell'atteggiamento nei riguardi
della disabilità e della sofferenza, del morire e della morte
da
parte
3
dei
profani,
dei
medici,
degli
operatori
dell'assistenza, della società e dello stato. Nelle modalità
di approccio alla morte ed al morire si misura il livello di
umanità della medicina e della società. È di Albert
Camus l’aforisma: "L'unica vera solidarietà tra uomini è la
solidarietà nei confronti della morte”.
3.
Dovere del medico
intensità delle cure
¾
Dovere del medico è quello di assistere il malato sul piano
fisico e psichico, rispettandone la volontà, la dignità, la
e
qualità di vita, con il fine di lenire le sofferenze e di
preservare la vita.
¾
Il grado di intensità e gravità degli interventi sul paziente
e l’entità degli sforzi che gli vengono richiesti dovrebbero
realizzare un equilibrio sostenibile dal punto di vista
medico
tra
il
presumibile
successo
terapeutico
e
l‘aspettativa di vita del paziente.
4.
La verità al letto del malato
¾ Salute e volontà del paziente rappresentano la massima
norma: "salus ex voluntate et voluntas pro salute.“ La
comunicazione
della
verità
dovrebbe
consistere
in
un'offerta graduata tra informazione totale e limitata riferita alla situazione ed alla personalità del malato,
realizzata attraverso il contatto, il dialogo tra medico e
paziente. Quanto avanti ci si debba spingere lungo questo
cammino deve essere stabilito in linea di principio dallo
stesso paziente.
¾ L’informazione del paziente non è solo un tema teorico, ma
soprattutto pratico; attraverso questo principio si realizza e
4
si manifesta la simbiosi tra medicina, società e cultura. In
questa ottica l'informazione medica si trasforma in una
concreta forma di solidarietà con la persona sofferente nella consapevolezza della precarietà della vita così come
dei limiti della medicina, di cui già parlava l'aforisma
ippocratico: "L'arte dura nel tempo, la vita è breve" ("ars
longa, vita brevis").
5.
¾
Misure
assistenziali
medico-palliative
possono
migliorare notevolmente la qualità di vita dei malati gravi e
Misure medico-palliative
morenti, e di conseguenza evitare desideri di anticipazioni
di morte.
¾
Pertanto le possibilità fornite dalla medicina palliativa,
attualmente ancora conosciute in misura insufficiente,
devono essere quanto prima diffuse ed applicate.
6.
¾
Le persone morenti attraversano vari stadi emotivi,
contrassegnati da intensi sentimenti. Questi possono
Assistenza psicologica
variare dallo shock all'atteggiamento aggressivo, alla
disperazione, fino all'accettazione. In analogia anche i
familiari vivono corrispondenti fasi di elaborazione del lutto
per la perdita imminente.
¾
Attraverso il sostegno umano e l'accompagnamento
psicologico può essere ridotta la sofferenza psichica e
favorita una corretta elaborazione del lutto.
5
7.
¾ L'assistenza
comprende
l‘accompagnamento
del
morente, il quale percepisce questa fase come esperienza
Assistenza al morente
fondamentale ed esistenziale nel corpo, nell’intelletto e
nell‘anima in un processo evolutivo finale. L‘assistenza
trasmette sicurezza, quando è finalizzata alla ricerca di una
relazione con il morente, considerato nel suo pieno valore
di persona e nell’ambito del suo contesto sociale.
¾ La sensibilità etica e la capacità relazionale fanno parte,
quanto le conoscenze tecniche, della competenza di chi
opera nell’ambito dell'attività professionale assistenziale.
8.
¾
L‘accompagnamento spirituale può aiutare il morente a
vedere e vivere la fine della sua vita come un avvenimento
Accompagnamento
spirituale
pieno di significato, ricco di esperienze e di pace.
¾
Le Chiese e le Religioni possono inoltre dare al morente
ed ai suoi familiari la speranza di una vita dopo la
morte.
¾
Nell‘assistenza spirituale deve essere preservata in modo
particolare l‘autonomia e la dignità del morente.
9.
Accanimento terapeutico e
abbandono terapeutico
¾ L'accanimento terapeutico rappresenta un atteggiamento
verso pazienti morenti che comprende l'impiego di tutti i
mezzi diagnostici e terapeutici finalizzato al mantenimento
in vita, senza tenere in considerazione la situazione
individuale e clinica specifica di una persona, il cui processo
del morire abbia assunto un decorso inarrestabile.
6
¾ A questo atteggiamento si contrappone l'abbandono
terapeutico, che nega al paziente morente quelle misure
mediche ed assistenziali in grado di mantenere una
soddisfacente qualità di vita anche durante il processo del
morire.
¾ Ambedue gli atteggiamenti rispettano in modo insufficiente
la dignità del morente e pertanto sono da disapprovare dal
punto di vista etico.
10.
¾
Nelle
fasi
terminali
di
una
malattia
che
evolve
inesorabilmente verso la morte, si possono ravvisare
Eutanasia passiva
(sospensione delle cure)
eccezioni al dovere primario del medico che è, di regola,
quello di preservare la vita.
¾
La sospensione di trattamenti atti a prolungare la vita
e l‘interruzione di tali misure precedentemente avviate
possono trovare una loro giustificazione.
¾
Fanno parte dei trattamenti atti a mantenere la vita
soprattutto l‘apporto idrico ed alimentare per via artificiale,
la somministrazione di ossigeno, la ventilazione artificiale,
la terapia farmacologica, le emotrasfusioni e l‘emodialisi.
11.
Apporto idrico ed alimentare
¾
La decisione a favore o contro la nutrizione e l‘idratazione
artificiale richiede un’attenta valutazione dei vantaggi e
degli svantaggi per il paziente morente, i cui interessi
devono trovarsi al centro del processo decisionale.
7
12.
¾
Il medico presta sempre un'adeguata assistenza medica ai
pazienti morenti. Egli è tenuto a contrastare il dolore, la
Eutanasia indiretta
dispnea, l'ansia e la confusione mentale, specie dopo
l'interruzione di misure atte a prolungare la vita.
¾
Nei pazienti morenti possono essere applicate tecniche
medico-palliative
con lo scopo di lenire le sofferenze,
anche quando in singoli casi esse potrebbero comportare
il rischio di una abbreviazione della vita.
13.
Paziente
capace
intendere e di decidere
¾
Nel caso in cui un paziente morente capace di intendere
e di decidere chieda la sospensione della terapia o di
di
trattamenti diretti a prolungare la vita, oppure l'interruzione
di trattamenti già avviati, la sua volontà va rispettata. È
dovere del medico informare il paziente in modo
comprensibile sulle conseguenze di tale decisione.
¾
L'eutanasia passiva sotto forma di rinuncia al trattamento
deve
essere
considerata
eticamente
accettabile
e
consentita, quando il paziente abbia negato la propria
adesione al possibile trattamento.
14.
Paziente
incapace
intendere e di decidere
¾
di
Nel caso di pazienti incapaci di intendere e di decidere, il
comportamento del medico si baserà
sulla diagnosi e
sulla presunta prognosi; le previsioni in merito alla qualità
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di vita saranno
valutate secondo scienza, coscienza e
responsabilità. Il medico non potrà sottrarsi a tale
responsabilità e non potrà quindi limitarsi a seguire i
consigli, le indicazioni o la volontà di terzi.
¾
Nel caso di prognosi incerta, che possa comportare scelte
diverse, il medico si orienta in base alla presunta volontà
del paziente: se questi è in grado di manifestare i segni di
una volontà attuale e consapevole, questa dovrà essere
rispettata.
¾
Mancando
tali
segni,
costituiscono
orientamenti
significativi eventuali precedenti dichiarazioni verbali o
scritte del paziente o indicazioni da parte dei familiari
¾
Il
medico
deve
tenere
presente
che
un’eventuale
recupero della capacità di comunicazione interpersonale
da parte del paziente potrebbe coincidere con la ripresa
della volontà di vivere: una simile prospettiva va
considerata decisiva nelle scelte da adottare.
15.
Testamento biologico
¾
Quando il medico disponga di un testamento biologico
redatto dal paziente in precedenza ed in condizioni di
piena capacità di intendere e decidere e riconfermato nel
tempo, il medico è tenuto, nella formazione delle decisioni
operative,
a
considerare
tale
scritto
fondamentale
nell’interpretazione della volontà presunta del paziente.
¾
Vanno disattese invece eventuali richieste dirette ad azioni
giuridicamente illecite, oppure finalizzate alla sospensione
di trattamenti di sostegno vitali, nei casi in cui sia
prevedibile secondo l’esperienza clinica il recupero delle
capacità di comunicazione interpersonale e dell’eventuale
volontà di vita.
9
16.
¾
Nel caso di pazienti minori oppure interdetti l’espressione
del consenso al trattamento è delegata al legale
Pazienti interdetti
rappresentante. Al paziente va comunque riconosciuto il
diritto di informazione in merito ai trattamenti sanitari
programmati; inoltre il medico è tenuto a tenere in
considerazione le espressioni di volontà del paziente
minore o incapace, in relazione all'età ed alle condizioni
psichiche dello stesso, ed a ricercare il suo assenso alla
terapia.
17.
Pazienti dementi
¾
Nell'ambito delle considerazioni in tema di eutanasia nei
confronti di pazienti dementi in fase molto avanzata
valgono le stesse linee comportamentali descritte per i
pazienti incapaci di intendere e decidere.
18.
Nel caso di gravi compromissioni a carico del sistema nervoso
Neonati
centrale causate da difetti congeniti o lesioni perinatali la
prognosi riveste un ruolo preminente. Nei casi in cui si preveda
che tali gravi malformazioni o lesioni perinatali condurrebbero a
compromissione irreparabile dello sviluppo e se un neonato od
un lattante fosse in grado di sopravvivere solamente grazie
all'impiego costante di ausili tecnici, è possibile, previo
colloquio con i genitori, considerare l’ipotesi di una sospensione
o di una mancata effettuazione di tali trattamenti.
10
19.
¾
Nel nato prematuro (al di sotto delle 24 settimane di
gravidanza) esistono grandi incertezze riguardo alla
Nati prematuri
sopravvivenza ed anche in rapporto a possibili danni
psicofisici gravi.
Si deve tener presente che in queste circostanze il diretto
interessato (il neonato) non ha possibilità di esprimere
motivazioni, sentimenti ed interessi riguardo a valutazioni
e decisioni che di fatto gravano sui genitori e sugli
operatori di assistenza.
I genitori ed gli operatori di assistenza di nati prematuri al
limite della sopravvivenza sono pertanto chiamati ad
assumere decisioni sull’interruzione di trattamenti di
sostegno vitale ponendo particolare attenzione alle
condizioni di vita future del bambino.
20.
¾
Il lutto per la perdita di un bambino in corso di
gravidanza può essere considerato analogo a quello
La morte intrauterina
conseguente alla morte di una persona.
¾
Un'adeguata assistenza professionale può offrire aiuto
nella situazione acuta e nell'elaborazione della fase del
lutto.
21.
Familiari
¾
Il medico è tenuto a perseguire fin dove possibile
comportamenti e modi di procedere tali che possano
essere compresi e condivisi dai familiari del paziente.
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22.
¾ Per salma si intende il corpo umano senza segni vitali
clinicamente rilevabili.
Il trattamento della salma
¾ Anche la salma ha la sua dignità. Dignità e rispetto di un
corpo umano esanime sono tutelate da precise norme
giuridiche e regolamentate da usi derivati da rito e culto.
¾ Al corpo umano morto si legano ricordi di vita, questa vita,
la storia di questa vita è conclusa. Il rispetto rivolto alla
salma
può
essere
espressione
di
rivisitazione,
ringraziamento e comiato e contribuire a superare timori e
paure nei confronti del morire e dei morenti nonchè della
morte.
23.
Eutanasia attiva
¾
Azioni
e
all’interruzione
manovre
della
direttamente
vita
sono
da
finalizzate
considerarsi
eticamente non accettabili anche nei confronti di persone
morenti.
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