M. Mulattieri_Involucro corporeo_2013 - Fondation ART

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L’involucro corporeo nella problematica dei disturbi da alterato
comportamento alimentare e dell’obesità
Introduzione
Il presente articolo prende spunto dalla ricerca multicentrica intitolata
“Arteterapia e adolescenti affetti da disturbi del comportamento alimentare”,
condotta dal 2009 al 2013 nei tre centri ospedalieri di Lugano, Ginevra e
Winterthur.
Il programma ha messo a punto 12 tematiche in stretta relazione con il corpo.
L’articolo prevede l’osservazione e l’analisi qualitativa di alcune delle
produzioni nate in questo ambito ed in particolare esso si concentra sulla
prima seduta dedicata all’espressione creativa dell’involucro corporeo.
A titolo informativo le altre undici tematiche hanno trattato: l’ambiente esterno
al corpo, lo scudo esterno ed interno (tema delle difese), l’interno del corpo, il
corpo fisico, il corpo emotivo e i sensi, il corpo sano e il corpo malato, il corpo
in relazione, il corpo in trasformazione (dall’infanzia, all’adolescenza, verso
l’età adulta).
La messa a confronto di alcuni lavori ha lo scopo di trarre possibili conclusioni
che illustrino la significatività proiettiva dell’espressione creativa, nonché la
capacità del paziente di esprimere il proprio conflitto interiore e questo sin
dalla prima opera.
Brevi riferimenti teorici riguardanti l’involucro corporeo
L’involucro corporeo prende inizio già dai movimenti ritmici intrauterini.
Passo, passo, dopo la nascita, i movimenti del bebè sono determinati da
pulsioni spaziali che vanno nella direzione dell’oggetto in grado di soddisfare i
bisogni del piccolo (generalmente la madre o chi si prende cura del piccolo).
A livello psichico tali movimenti vengono captati dai sensi, le informazioni
vengono inviate al cervello, registrate e tradotte in uno schema corporeo, il
quale permette in seguito all’individuo di avere un’identità corporea specifica.
Allo stesso modo S. Cady afferma che l’immaginario - che è l’elemento
organizzatore per eccellenza della psiche - possiede due lati di una stessa
realtà: quella soggettiva quella oggettiva. Tali nozioni stanno alla base
dell’elaborazione degli spazi interno / esterno. Questi ultimi sono possibili
unicamente grazie all’esperienza corporea che si fonda sull’attività di
proiezione. Quest’ultima viene elaborata attraverso lo specchio e nell’altro,
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vale a dire tramite lo sguardo e la reazione che il soggetto provoca
nell’oggetto.
La costituzione di un contenitore corporeo è una condizione indispensabile al
fine di definire uno spazio interno alla persona differenziato da quello esterno.
L’involucro corporeo partecipa così al processo d’individuazione, tanto
importante per il sano sviluppo psicofisico del giovane.
La funzione d’individuazione descritta da D. Anzieu paragona l’Io-pelle
all’epidermide che protegge dai corpi estranei. L’Io-pelle è garante della
frontiera tra esterno ed interno. Esso sostiene il sentimento di essere un
individuo unico, capace di differenziarsi dall’oggetto amato che accudisce il
bambino.
Graficamente, il cerchio è indice della prima differenziazione mammabambino ed è simbolo della proiezione di uno spazio interno / esterno
distinto. Per arrivare al cerchio, il bambino piccolo compie tutta una serie di
tratti che lo portano poi a chiudere la linea. In seguito lo spazio definito
prenderà forme infinite e personalizzate.
L’involucro corporeo dunque fonda le proprie radici sin nella vita intrauterina,
è essenziale per la buona riuscita del processo d’individuazione e
graficamente è presente e significativo nelle forme più variegate.
Propositi dell’articolo
Il presente articolo si prefigge di mettere in evidenza principalmente due
aspetti.
Il primo mostra che negli esempi qui di seguito illustrati e descritti non
soltanto l’involucro corporeo definisce spazio interno ed esterno personale,
ma esso caratterizza pure con chiarezza gli aspetti significativi e distintivi del
paziente. La proiezione di sé in una figura disegnata ed immaginata è
estremamente significativa già a partire dalla rappresentazione dell’involucro
corporeo.
Ulteriori informazioni e possibilità di elaborazione saranno dati dalla
creazione indirizzata verso gli spazi interni ed esterni delle figure (che in
questo articolo non verranno però presi in considerazione).
Il secondo aspetto rileva una comunanza tra tutte le espressioni creative
osservate, ossia la presenza di elementi intrinsechi in contrasto. Il conflitto è
costante e sembra individuare il nocciolo della problematica del paziente.
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Produzioni e osservazioni
Nelle seguenti illustrazioni riporterò principalmente gli elementi proiettivi forniti
dai pazienti stessi. Essi, come detto, sin dalla prima seduta offrono un
fantasioso autoritratto. Con il tempo l’arteterapista sarà in grado di
comprenderne ulteriormente il profondo significato identitario.
Nella prima opera dunque molto è già presente per poter comprendere il
paziente e la sua problematica.
La consegna data a tutti i pazienti della ricerca multicentrica è quella di
prendere un momento di tempo per sentire il proprio corpo (toccando e
facendone passare in rassegna le parti principali). Scegliere poi una parte
che ha stuzzicato, incuriosito, o che per una ragione o l’altra il paziente ha
visualizzato maggiormente. Farne un’impronta o una rappresentazione su di
un foglio di formato 50x70 cm e utilizzare quest’ultima come punto di
partenza per la creazione di un corpo fantasioso (animale, vegetale, astratto
o immaginario). Andare poi ad intervenire unicamente sulla periferia del
corpo, “sulla pelle”.
Tale direttiva dovrebbe permettere di incarnare l’immagine nel corpo reale,
permettendo di sentire il proprio corpo ed inoltre dovrebbe fungere da
facilitatore per la produzione di un corpo immaginario e fantasioso.
A scopo organizzativo ho suddiviso i pazienti in due categorie diagnostiche :
quella dei pazienti affetti da disturbi da alterato comportamento alimentare e
quella dei pazienti affetti da obesità.
Per la prima categoria si è trattato di pazienti degenti, per i secondi di pazienti
ambulanti.
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PAZIENTI AFFETTI DA DISTURIBI DA ALTERATO COMPORTAMENTO
ALIMENTARE
Elena, 13 anni
L’involucro corporeo è rappresentato da un diamante.
Elena cerca di dare alla creazione un aspetto di lucentezza, di brillantezza
che rispecchi l’effetto della brina e dei fiocchi di neve.
Elena afferma che il diamante è un oggetto prezioso, incastonato nella roccia,
dove solo pochi riescono eventualmente ad arrivare con molta fatica.
Le sensazioni che da sono di freddezza, ma è anche in grado di fornire tanta
luce, vale a dire che paradossalmente è caldo, benché freddo.
Elena dice di non provare alcuna sensazione o emozione nel creare questo
lavoro.
Il contrasto caldo / freddo sembra segnalare il conflitto tra assenza di
emozioni e bisogno delle stesse, caratteristico del disturbo del
comportamento alimentare.
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L’occhio all’interno del diamante è riflesso sulla superficie. Per la paziente
sono importanti gli sguardi altrui, così come la propria osservazione attenta e
scrupolosa del mondo circostante.
La paziente fornisce una descrizione del diamante che con il tempo calzerà a
pennello con la propria, vale a dire quella di una ragazza che si presenta
come bella, candida e preziosa, di difficile accesso.
La problematica che si delinea è quella di un disturbo di tipo narcisistico.
Cloé, 11 anni
Cloé sceglie il soggetto mostrandosi indecisa. Tale insicurezza si rivelerà
manifestazione di una scarsa autostima.
La paziente sviluppa poi la figura del pesce che può simboleggiare una vita
inconscia intensa.
Per Cloé si tratta di un animale muto, incapace di dialogare. Cloé si presenta
essa stessa come tendenzialmente introversa e si esprime a fatica.
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Afferma poi che il pesce sembra triste, ma che ciò che si vede sulla destra
non è la bocca bensì una branchia (la bocca è quella più in alto e rossa).
Comunque associa al pesce un’emozione di tristezza.
Ciò che caratterizza Cloé è uno sconforto di fondo unitamente ad
un’attitudine apatica.
Per la paziente si tratta di un pesce indifeso. Sa rallegrare le persone perché
ha svariati colori.
Nel quotidiano Cloé cerca anch’essa come il pesce di rallegrare la famiglia
che vive una situazione difficile.
Il pesce parla tantissimo con la propria famiglia. Cloé è molto legata ai
famigliari ed in particolar modo alla madre con la quale ha una relazione di
tipo simbiotico.
Inoltre il pesce ha paura degli squali e che succeda qualcosa ai suoi genitori,
proprio come Cloé che teme malattie e disgrazie per i suoi famigliari.
Questo pesce di nome Sandy canta ma è stonato, esattamente come Cloé.
Sandy è una buona amica, come ritiene di esserlo anche la paziente
accondiscendendo a tutte le richieste delle sue amiche.
La paziente desidera crescere sana come un pesce. Ridirà a più riprese la
propria volontà di guarire.
Quando crescerà Sandy vorrà mantenere le proprie caratteristiche.
In questa affermazione proiettiva Cloé sembra segnalare una certa difficoltà a
lasciare la condizione infantile, nonché la propria malattia, malgrado i
propositi appena citati.
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Chiara, 14 anni
La punta dell’aereo riproduce il fianco di Chiara percepito come troppo
rotondo. La paziente soffre di dismorfofobia.
Si tratta di un aereo da turismo per andare in vacanza. Chiara racconta di
aver visitato una grande città, con i nonni e che era la prima volta che andava
in vacanza con loro. Le è piaciuto molto.
L’emozione associata è la libertà. Si tratta di un tema piuttosto frequente nei
disturbi del comportamento alimentare di tipo restrittivo. La libertà è legata al
volare, all’aria, al leggero e all’etereo. Questi elementi si incarnano a livello
fisico in un corpo che tende a diventare trasparente e leggero come l’aria.
Chiara utilizza la lana quale materiale di tipo sensoriale che permette una
certa ricerca tattile.
Tale sperimentazione sensoriale si ripeterà più volte durante il processo
arteterapeutico. Ciò sembra indicare un movimento regressivo utile
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all’elaborazione e al superamento di una fase primordiale verso una
affettivamente e psicologicamente più evoluta.
Sandra, 15 anni
Il pinguino è uno degli animali preferiti di Sandra. Lo considera elegante e
fine. Per il suo compleanno la famiglia e le amiche le hanno organizzato una
festa a sorpresa e sono andati a vedere un film con dei pinguini come attori.
Per Sandra è stata una giornata meravigliosa.
Ritiene che il pinguino di nome Pingu abbia all’incirca la sua stessa età.
Racconta: “Sta ancora protetto sotto la pancia della mamma. Che cosa
dolce!” La paziente ha tuttavia l’impressione che sia schiacciato e non lo si
veda più molto. Afferma poi che anche lei vorrebbe sparire sotto la pancia
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della madre; Sarebbe un modo per risolvere i propri problemi. Si denota in
questa descrizione una problematica relazionale con la madre di tipo
simbiotico.
La incuriosisce l’occhio spento dell’animale. Associa questo aspetto alla
propria famiglia d’origine per cui la vita è difficile.
Il proprio occhio invece recentemente brilla ; ha solo una macchiolina nera
nel cuore che non si riflette però nell’occhio. Prima era molto triste perché era
obesa. Poi si è messa a dieta ed è rimasta confusa sulla propria identità.
Infine ha scoperto di essere bella.
A questo lavoro associa il sentimento della felicità perché il disegno è riuscito
bene e questo contrariamente al fatto che Sandra ritiene di disegnare
generalmente male.
La valorizzazione ed il rinforzo dell’autostima saranno tematiche importanti
per il lavoro arteterapeutico con la paziente.
Stefania, 15 anni
Sceglie il piede quale punto di partenza per la sua composizione creativa
poiché il piede è la parte del corpo a suo modo di vedere più svalutata.
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Si accorgerà in seguito che i piedi sono la parte del corpo che sorregge tutto
il resto ed è dunque fondamentale. Farà il parallelismo con l’altrettanto
indispensabile bisogno per un bambino di essere valorizzato e riconosciuto
come bello ed apprezzabile, cosa che a Stefania sembra essere mancato
profondamente soprattutto da parte della famiglia.
Rappresenta una montagna di roccia preziosa con all’interno del fuoco - che
simbolizza il cuore che c’è in ogni corpo - e dell’acqua congelata. Sul fianco
una cascata ghiacciata. Sulla cima c’è della neve.
Aggiunge delle perline, poiché adora gli oggetti che luccicano.
Come per Elena, la ricerca dell’appariscenza sembra fungere da rinforzo
narcisistico.
Anche in questo caso abbiamo rappresentato il binomio freddo / caldo come
elementi antitetici, ma inscindibili. Bisogno di calore e freddezza emotiva
rispecchiano il sentimento conflittuale che può attanagliare i malati del
disturbo da alterato comportamento alimentare.
Emotivamente sente che la montagna è viva e afferma “siamo tutti vivi”, quasi
a darsi una spinta nella direzione delle pulsioni di vita.
Associa inoltre questa immagine all’andare a sciare e al fatto che sulle piste
non si è mai soli, dove vive così un sentimento di calore umano.
Si dice soddisfatta al 100% da questa creazione, ciò che è importante per
Stefania che necessita di un rinforzo dell’autostima.
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PAZIENTI AFFETTI DA OBESITÀ
Antonio, 15 anni
La tartaruga è lenta in tutti i sensi: “di comprendonio, di movimento, si stanca,
va dagli amici lentamente”.
Inoltre “va a scuola e ha la bocca all’ingiù (in segno di scontentezza) e nella
sua casetta avrà la cartella perché si porta sempre dietro i compiti, così non li
dimentica a casa”.
Con l’aiuto di Antonio, analizzando questo breve ma significativo descrittivo
delle caratteristiche della tartaruga, notiamo i seguenti parallelismi:
• Antonio ha vissuto svariate esperienze scolastiche e sportive
caratterizzate da frustrazione per una resa non ottimale e per una
lentezza di fondo. Si definisce lento e tranquillo come suo padre in
contrapposizione all’attitudine attiva di madre e sorella.
• Si affretta ad uscire con gli amici, ma ha legato con alcuni compagni
solo recentemente. Socialmente Antonio presenta una storia di
esclusione.
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• La sua lentezza è constatabile anche nel lavoro in atelier.
Tendenzialmente verboso, quando parla, difficilmente crea.
• Piuttosto disattento a scuola, porta avanti e in dietro il materiale per non
scordarsi nulla.
Giuseppe, 15 anni
Per Giuseppe i confini grafici sono difficili da mantenere.
Inoltre non rispetta completamente la consegna e interviene sull’interno della
figura, invece di concentrarsi sulla periferia. Lavora con gli acquarelli e
aggiunge talmente tanta acqua e colore da rischiare di forare la parte relativa
alla pancia. A questo proposito Giuseppe afferma: “Mi fa ricordare la mia
situazione fisica, soprattutto la pancia rotonda”. L’emozione che sente è l’odio
nei confronti di coloro che ridono del suo peso.
Nome del personaggio: Elton John McDonald IV di Savoia
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Elton presenta dei serpentelli sulla testa carichi di veleno. Tutto quello che
Elton tocca muore, salvo alcune eccezioni.
Sin dalla prima seduta si evincono le seguenti considerazioni:
• La verbalizzazione è ricca di elementi fantastici, caratterizzati da
onnipotenza e tendenzialmente aggressivi.
Tuttavia Giuseppe è in grado di effettuare un movimento introspettivo
riconducendo gli elementi grafici e di contenuto a se stesso.
• Giuseppe si concentra, rimanendo tranquillo e silenzioso durante la
creazione, ciò che è in netto contrasto con il consueto comportamento
agitato, iperattivo e tendenzialmente logorroico.
• Giuseppe manifesta una certa difficoltà nel calibrare le distanze
interpersonali cercando una maggior confidenzialità. Mi riallaccio al
lavoro appena svolto sui confini e i limiti dati dall’involucro corporeo,
verbalizzando la problematica dei limiti fisici interpersonali. Piuttosto
rapidamente questo aspetto è andato migliorando e si è sistemato.
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Simona, 11 anni
Per Simona la rosa simboleggia la felicità nel seguire il programma
multicentrico. Lo definisce dunque il fiore della felicità.
Attribuisce alla rosa il nome “Rosa della chiave”. Aggiunge che si tratta di una
chiave che apre la porta di una casa qualunque. Simona nella realtà
traslocherà dopo poche settimane, così fa il legame con se stessa pensando
che la chiave in questione potrebbe aprire il nuovo appartamento.
Crede che traslocherà ancora in futuro poiché a lei e a sua madre piace
cambiare, altrimenti si annoiano sempre nello stesso posto. Afferma che non
le pesa cambiare amici e scuola. Ha già traslocato più volte.
Malgrado l’ottimismo di Simona, questo trasloco porterà la madre ad una
assenza di un mese, ciò che chiederà alla paziente uno sforzo considerevole
e provocherà in lei uno stato di tristezza notevole.
Le piacerebbe inoltre che il fiore fosse magico e che la facesse dimagrire.
Infatti il titolo che assegna al proprio lavoro è “Il fiore magico”.
Associa le emozioni di felicità e di rabbia a causa del proprio peso in
eccesso. Per contrastare la rabbia Simona vorrebbe picchiare tutto.
Pratica l’unihockey che le permette di scaricare le tensioni, purtroppo a suo
giudizio non a sufficienza.
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Si denota la posizione della figura che è posizionata nettamente nell’angolo in
basso, a destra. La simbologia spaziale indicherebbe il desiderio e la
caparbietà nel voler far sì che le cose volgano al meglio. Di fatto Simona
riuscirà a perdere parecchio peso e a mantenerlo.
Bruno, 13 anni
Il cavallo fa il giro del mondo camminando ed è felice di andare alla scoperta
delle cose. È intimorito perché non sa cosa lo aspetta. È fiero di questo suo
viaggio avventuroso.
Il cavallo invita Bruno a fare il giro del mondo e assieme vanno incontro a
delle avventure come gare e concorsi ippici. Altri concorrenti gareggiano e chi
arriva primo vince. Per Bruno l’importante è il percorso piuttosto che la
riuscita.
È un cavallo che ha voglia di vivere: “Le vuole proprio vedere le cose con i
suoi occhi, da solo, così sente delle emozioni. È sopra la collina che nitrisce
di gioia”.
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Da grande Bruno vorrebbe realmente girare il mondo e lavorare con gli
animali, possibilmente con i cavalli, ma non sa ancora quale professione
intraprendere.
Durante il percorso arteterapeutico chiederà uno sforzo alla famiglia
nell’accompagnarlo in questa sua passione. Domanderà di poter aiutare
come stalliere ed occuperà i suoi sabati con questa attività.
Bruno rivelerà un bisogno ed una voglia di autonomia importanti. Sarà
necessario valorizzare il processo d’autonomizzazione.
Il percorso è in ogni momento in solitaria: il cavallo è l’unico amico di Bruno.
Bisognerà prestare attenzione all’aspetto della socializzazione del paziente
che al momento vive un’esistenza poco sociale.
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Giovanna, 11 anni
Sceglie l’orecchio come punto di partenza per il suo corpo immaginario. Le
interessa perché ha una forma come la metà di un cuore.
La simbologia del cuore spezzato potrebbe indicare la problematica familiare
di Giovanna, dove la figura paterna è relativamente assente.
Il cuore all’attaccatura dell’orecchio rappresenta un potere dell’ elefante che è
quello di dare l’amore agli altri ed anche a se stessa.
Giovanna guarda con tenerezza il proprio personaggio e lo battezza con il
nome “Elly”.
L’elefante guarda un frutteto poiché è goloso di frutta. È felice perché gli
hanno dato la frutta. Elly vuole diventare un’attrice e anche Giovanna lo
desidera. I film che vorrebbe girare sono quelli di magia.
I colori utilizzati sono quelli che per Giovanna rappresentano la natura e la
serenità. Si augura così un presente ed un futuro tranquillo.
Simbolicamente l’elefante indica la presenza di fantasie d’onnipotenza messe
in atto per controbilanciare vissuti d’insicurezza e d’inadeguatezza.
Nel caso di Giovanna questo aspetto parrebbe effettivamente essere
presente.
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Analisi tematica e qualitativa
Qui di seguito sintetizzerò le tematiche principali scaturite dalla creazione
degli involucri corporei dei pazienti.
Si denoterà un elemento comune di fondo e a mio avviso basilare: il conflitto
psichico.
• Elena / Stefania: la ricerca dell’appariscenza attraverso la lucentezza,
la brillantezza dell’oggetto creato sembra fungere da rinforzo
narcisistico.
Il binomio freddo / caldo come elementi antitetici, ma inscindibili paiono
segnalare un bisogno di calore ed una freddezza emotiva che
rispecchiano il sentimento conflittuale che attanaglia sovente i malati di
disturbo del comportamento alimentare. Le emozioni non possono
ancora essere catalogate e restano percepite in modo confuso.
• Cloé: Il pesce pagliaccio. Il contrasto in questo caso è tra mutismo del
pesce e la sua missione di rallegrare attraverso i propri colori, tra la
branchia-bocca triste di Sandy, che rispecchia l’espressione di Cloé, e il
fatto di sentirsi investita del ruolo di far sorridere i famigliari.
• Chiara: Il desiderio di libertà è associato al volare, all’aria, al leggero e
all’etereo. Questi elementi si incarnano a livello fisico in un corpo che
tende a diventare trasparente e leggero come l’aria. La ricerca
sensoriale attraverso materiali morbidi indica un atteggiamento
regressivo che sul momento si scontra con la libertà, la quale
presuppone un percorso di crescita e di autonomia.
• Sandra: Esprime la tematica della simbiosi attraverso il legame affettivo
che tende ad annullare, a far scomparire personalità e persona.
Presenta il dilemma tra affetto ad effetto positivo e affetto ad effetto
negativo.
• Antonio: La frustrazione per la propria lentezza, in contrasto con
l’attività dei membri femminili della famiglia e dei compagni di scuola.
• Giuseppe: Il conflitto tra impulsività sentita ed agita e bisogno di trovare
un giusto equilibrio nelle relazioni interpersonali e con se stesso, il
proprio corpo, le proprie potenzialità.
• Simona: Felicità e rabbia sono le emozioni che attribuisce al proprio
lavoro di creazione. Si tratta di due sentimenti antitetici che
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rispecchiano la situazione di tensione che la giovane si trova a vivere e
ad affrontare.
• Bruno: Il processo di autonomizzazione e d’individuazione, la ricerca di
libertà, si scontrano con una certa immaturità emotiva e relazionale e
con il bisogno di protezione famigliare dell’adolescente.
• Giovanna: Il cuore spezzato parla per antonomasia di affetto tradito, di
bisogno d’amore non corrisposto, di attaccamento e di distacco che
provocano tensione e tristezza.
Conclusioni
Nel presente scritto abbiamo visto come il lavoro creativo arteterapeutico
incentrato sull’involucro corporeo permetta al paziente di proiettare una
sintesi delle caratteristiche identitarie legate al proprie vissuto. Ciò permette
al paziente di rappresentarsi, di conoscersi meglio e di farsi conoscere meglio
dall’arteterapista, gettando così le basi per un lavoro personale e
personalizzato.
Inoltre, il corpo simbolico racconta il conflitto principale che attanaglia i
pazienti.
La teoria psicosomatica insegna che l’impasse è un conflitto a vicolo cieco,
senza apparente uscita. Tale impasse provoca un disturbo di tipo
psicosomatico caratterizzato da tratti depressivi propri dei disturbi da alterato
comportamento alimentare e dell’obesità.
Malgrado ciò, sempre la psicosomatica indica che il conflitto espresso è già
un primo passo verso la sua risoluzione. E questa risoluzione va cercata nel
lavoro di elaborazione e di evoluzione offerto dalle terapie complementari
non-verbali e verbali, coadiuvate da una rete multidisciplinare adeguata alla
specificità del paziente. Tale percorso è noto, non sempre purtroppo giunge a
buon fine, ma certamente ascolta, muove, sollecita, da spazio ad un corpo
bisognoso di attenzione.
La rappresentazione dell’involucro corporeo potenzialmente porta dunque in
sé la problematica del paziente sotto forma di conflitto, nonché l’inizio della
sua possibile risoluzione.
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Bibliografia
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Mariella Mulattieri, Arteterapista, Ospedale regionale di Lugano, servizio
pediatria, maggio 2013
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