a papà
RINGRAZIAMENTI.
Desidero ringraziare innanzi tutto Gioacchino Lanza Tomasi, per l'entusiasmo con
cui ha accolto il mio invito ad occuparsi della presentazione di questo libro,
arricchendolo di un prezioso contributo.
Si ringraziano inoltre: il Centro per la Conservazione dei Monumenti e dei Centri
Storici (CCHTB) di Lovanio, Krista De Jonge e il compianto Prof. Lucas Van Herck;
il Dipartimento di Storia e Progetto nell'Architettura dell'Università di Palermo e il
suo direttore, prof.Maria Giuffrè; un ringraziamento particolare a Marco Rosario
Nobile per le importanti indicazioni fornitemi nel corso della ricerca.
Per i materiali, le testimonianze ed i contributi si ringraziano Mimmo Pintacuda, le
famiglie Di Bernardo, Carollo-Lo Medico, Nasca, Anna Maria Schimdt, Eric Neil,
Vicky De Nembo,Guido Nicastro, Ilde Risina.
2
INDICE:
Prefazione
di Gioacchino Lanza Tomasi
9
I. LA VILLA DEL PRINCIPE D'ARAGONA.
13
La "Punta Aguglia"
La costruzione della Villa Aragona (1712-1716).
Sul progetto (sui progetti) di Giuseppe Mariani
La loggetta
63
Il restauro tardo settecentesco.
II. DOMUS MAGNA RURALIS.....
Dai Naselli-Aragona ai Filangeri di Cutò.
L'appartamento in villa.
La villa nell'Ottocento
Paesaggio, giardini, dependances.
77
III. LA CITTA'
117
DELLE VILLE.
17
31
39
73
81
85
93
103
Rilievi (1985-1993)
Bibliografia
Regèsto dei documenti d'archivio consultati
Appendici
3
1.
Bagheria, 1927. Caricatori di pietra d'Aspra alla Stazione di Bagheria, nei pressi di Palazzo
Cutò (collezione Pintacuda)
4
PREFAZIONE
Dal 1965, quando apparve Le Ville di Palermo (primo inventario della civiltà residenziale suburbana della città), gli edifici
allora catalogati sono per oltre la metà decaduti e scomparsi. Le
premesse di questa cancellazione della Palermo suburbana vanno
prevalentemente ascritte agli strumenti urbanistici della città
capoluogo e dei comuni circostanti. Il piano regolatore di Palermo non
teneva in considerazione l'esistenza di una cultura del territorio
coltivata dalla comunità per almeno cinque secoli, e che aveva avuto
una accelerazione improvvisa all'inizio del Settecento in concomitanza
con lo spostamento della classe dirigente fuori città, sull'esempio
europeo di Versailles; e le ville stesse non erano state notificate e,
quando in qualche caso lo furono, si finirono col ledere diritti
economici reali, determinate dalle cubature assegnate ai loro spazi dal
piano regolatore. La nuova città metropolitana, che in questi ultimi
anni l'amministrazione comunale si vanta di definire "europea", non si
è resa ancora conto che una cultura urbanistica europea è stata
costantemente presente nel territorio palermitano, ed in particolare nel
Settecento e nell'Ottocento. Questa attuale e sostanziale distanza
dall'Europa tutt'ora persiste e nel mentre il tessuto di una Palermo
europea è stato e viene progressivamente cancellato, di pari passo si
assiste ad un fiorire di studi e di ricerche su singoli monumenti e sulle
problematiche collegate alle loro origini e di conseguenza alla loro
sopravvivenza. La cultura della città ha difatti reagito e ha cercato di
por rimedio al lungo tempo perduto senza che venisse affrontata una
indagine e catalogazione delle fonti documentarie. Dopo trent'anni
sappiamo infinitamente di più sulla civiltà architettonica di Palermo e
5
del suo territorio, anche se contestualmente la quota di questa civiltà
ancora fruibile continua a restringersi.
E' lecito sperare che la ripresa dell'interesse culturale avrà, in
tempi che non vorremmo restassero imprecisati, riflessi sulla prassi di
una politica legata al benessere individuale contingente, e che tal
prassi possa prender le distanze dai vantaggi di una circolazione
monetaria immediata. La speculazione è difatti la messa a
disposizione di una liquidità finanziaria che esaurisce in un arco
brevissimo la propria efficacia, lasciandosi alle spalle una permanente
distruzione.
Qualche indizio di una nuova sensibilità indubbiamente si
intravede, anche se la situazione attuale ha una connotazione
schizoide. Da un lato assistiamo ad interventi di recupero di singole
opere da parte delle amministrazioni e dall'altro la tendenza allla
cancellazione del contesto in cui si trovano prosegue sostanzialmente
indisturbata.
Lo studio dedicato da Antonio Belvedere al Palazzo Cutò di
Bagheria è un esempio caratteristico di questo contesto. Lo studio è in
parte anche una relazione su un primo intervento di restauro affidato
all'autore, che ha comportato la demolizione di tramezzi e ammezzati
nelle sale di rappresentanza, e il totale ripristino delle coperture.
Particolarmente significativo il salvataggio di una pavimentazione in
maiolica del primo Settecento nel terrazzo antistante la loggia. Da un
lato esso, oltre a far luce su alcuni aspetti fondamentali della
edificazione della Bagheria settecentesca e in particolare della villa
Aragona-Cutò, indica la ripresa dell'intervento pubblico con l'avvio
del recupero di uno fra gli edifici monumentali della città in maggior
stato di abbandono, dall'altro l'intervento resta tronco e, nel contesto
generale della edilizia speculativa che contraddistingue l'attuale
Bagheria, ha l'apparenza di una svolta occasionale.
6
Non occasionale risulta invece il susseguirsi e concatenarsi
degli studi che in questi ultimi trentanni hanno portato ad una
soddisfacente restituzione documentaria sulla edificazione di Bagheria
nel corso del Settecento. Lo studio di Antonio Belvedere vien quindi a
trovarsi in un contesto di indagini che viene dallo stesso ricapitolato in
apertura del saggio. La distinzione fra la Bagheria alta e quella bassa,
attorno allo svincolo della Via Valeria con la "Punta Aguglia", due
monumentali guglie di pietra che segnavano l'inizio del Corso Butera,
e che schiudevano la via prospettica bloccata dal fondale del Palazzo
Butera, una realizzazione con cui Salvatore Branciforti aveva nel
secondo Settecento ristabilito la supremazia della propria residenza, è
riassunta da Antonio Belvedere in una sintesi efficace, convalidata da
un'ammirazione per l'intervento urbanistico che risale ai soggiorni
palermitani del Dufourny e dello Hittorff, ripresa recentemente dal
Boscarino. Quanto poi alla indagine sulla Villa Aragona Cutò essa è
veramente esauriente e assegna al crocifero, Giuseppe Mariani, già
noto per vari edifici religiosi, anche una importante attività di
architetto di residenze feudali al servizio dei Naselli Aragona.
Capitolati di appalto, atti di compravendita, come spesso in Sicilia
segnati da dolorose decadenze finanziarie, che colpiscono via via i
Naselli di Aragona, i Filangeri di Cutò, i Tomasi di Lampedusa,
segnano la storia "umana" dell'edificio, fino alla sua totale decadenza.
A questo punto la città si ricorda del monumento, lo acquisisce e
affida all'autore un progetto di restituzione.
Come gran parte dell'architettura siciliana anche il palazzo
aveva impresso nella memoria dei proprietari una traccia passionale
indelebile, desiderio prima e dolorosa rinuncia poi; il distacco era stato
inevitabilmente penoso, e per il fascino con cui le pietre avevano
saputo esprimersi, e per le circostanze della perdita. Il palazzo rientra
tra le case amate che Giuseppe Tomasi di Lampedusa avrebbe voluto
ricordare nei Luoghi d'infanzia e se ne ricordò restituendocene una
7
immagine nel Gattopardo: "Lo scalone era di materiale modesto ma
di proporzioni nobilissime; sui lati di ogni scalino primitivi fiori
spandevano il loro rozzo profumo; nel pianerottolo che divideva le
due fughe, le livree amaranto di due servi immobili sotto la cipria,
ponevano una nota di colore vivace nel grigio perlaceo dell'ambiente".
(Così lo scalone della villa Cutò si traspone nel palazzo Pantaleone).
Ed ancora Lucio Piccolo ha ricordato in La luna porta il mese, la
singolare altana bagherese: "Ma sopra alle ringhiere/ piega appena il
vento velo/ o nuvola, il belvedere/ tocca l'Orsa che annega/ nel gorgo
lontano del cielo". Fremiti visionari, che, chiudendo gli occhi sulla
Bagheria attuale, speriamo, a restauro ultimato, di poter un giorno
riprovare.
Gioacchino Lanza Tomasi
8
I. LA VILLA DEL PRINCIPE D'ARAGONA.
9
Il Palazzo Cutò di Bagheria nasce in realtà sotto altro nome.
Costruito per volontà di Luigi Naselli Principe di Aragona, per tutto il
Settecento esso appartenne a quella nobile famiglia palermitana.
Dallo stemma araldico degli Aragona provengono le teste di leoncello
e le tre palle allineate "in fascia", che decorano le aperture del piano
nobile della fabbrica.
Nel 1911 il quartiere a sud della via Consolare conservava il
nome di quartiere Aragona e i vicoli a sud del Palazzo si chiamano
ancor oggi con i nomi Ragona (da Aragona), Cutò, Lampedusa, nomi
delle famiglie legate alla storia della grande fabbrica settecentesca.
E' del tutto scomparso invece ogni riferimento a quel "Piano del
Carmine", che i documenti d'archivio indicano come il nome del sito
nel Settecento.
Oggi l'antica Villa Aragona è inglobata nel quartiere che
prende il nome di "Punta Aguglia" dai due obelischi che segnavano
l'inizio della salita a Bagheria.
10
2. Stralcio della carta corografica del 1779 (G.B.Ghisio)
11
LA "PUNTA AGUGLIA".
Le vie romane in Sicilia erano state tre: la Valeria, che univa
l'ovest all'est (da Marsala a Messina), la Pompea (che collegava
Messina alle città più importanti dell'isola) e la Clarina nella zona di
Siracusa1. Ma agli inizi del Settecento non esisteva più nell'isola una
vera e propria rete stradale e delle antiche vie consolari altro non
rimaneva che scomode trazzere, intransitabili in inverno quando i
torrenti erano in piena.
Proprio nei pressi dell'antico tracciato della via Valeria era
sorto, nel 1658, il Casino fortificato dei Branciforte alla Bagaria,
una contrada felicemente adagiata all'estremità est del golfo di
Palermo. Nel volgere di un cinquantennio intorno alla villa turrita si
era dispiegata una intensa attività edilizia. Un documento del 1707
riferisce che il 9 settembre di quell'anno "Agata Branciforte e Nicolò
Placido Branciforti, zia e nipote, possessori ...d'un loco nella contrata
della Bagaria con sua casina e chiesa e molte case attorno, la
magnificenza e commodo de' quali com'è ben noto ha ritirata gente a
ivi abitare " chiesero " licenza per tenere un fonte battesimale per i
bambini nati nel luogo ed attivare una sepoltura nella chiesa da loro
posseduta" 2.
Tra il 1713 e il 1714, in occasione del soggiorno in Sicilia di
Vittorio Amedeo, si ripararono alla meglio le strade che il re avrebbe
dovuto percorrere. Il governo piemontese mostrò una certa attenzione,
almeno inizialmente, al miglioramento dei collegamenti stradali,
ordinando un censimento delle strade e dei ponti esistenti e del loro
stato di manutenzione 3. Negli stessi anni esplodeva la moda delle
ville in periferia e a Bagheria si aprivano
1cfr BATTAGLIA A., Le trazzere di Sicilia, Palermo 1883.
2cfr. FILANGERI C., Nel territorio di Palermo......, pag.30
3cfr. MACK SMITH D., Storia della Sicilia Medievale e Moderna, cap.XXIX
12
i primi cantieri. I nobili palermitani si mobilitarono per ottenere una
adeguata manutenzione delle strade fuori-porta, al fine di rendere più
agevoli e sicuri i trasferimenti in villa4. Riferisce G.Speciale che il
Principe di Cattolica si adoperò per la costruzione di un nuovo tratto
stradale, "deviando, a spese naturalmente del municipio di Palermo, la
via consolare subito dopo il ponte sull'Eleuterio e spostando il nuovo
percorso verso la costa, in modo da collegare la villa di sua proprietà
direttamente alla nuova arteria"5. Il nuovo tracciato attraversava la
parte bassa della Piana di Bagheria e si ricongiungeva con l'antico in
prossimità del castello di Solanto. Questa operazione isolava però il
Casino del Branciforte, Signore del luogo, dalla nuova viabilità e
creava le premesse della bipolarità dell'insediamento bagherese,
suddiviso tra un nucleo alto, stretto intorno alla villa-castello ed un
nucleo basso, che sarebbe cresciuto intorno alle Ville sulla Consolare6.
Nella seconda metà del Settecento fu tracciato il piano
urbanistico della cittadina cresciuta all'ombra delle ville. Salvatore
Branciforti, Principe di Butera, fece collegare i due nuclei storici con
un nuovo asse stradale, provvedendo così a ristabilire le antiche
gerarchie baronali 7. Con una nuova facciata a Nord, infatti, la Villa
4idem
5cfr. SPECIALE G.,
Appunti per una storia di Bagheria, pag.9. In realtà l'iniziativa del
Cattolica potrebbe aver riguardato l'ammodernamento di un tratto stradale già esistente. La
Tavola V, sullo stato della viabilità nel territorio di Solanto, pubblicata da C.Filangeri, cit.,
ascrive entrambi i tracciati al XVII° secolo.
6"(...) Nel 1778 il Parlamento Siciliano allogò le somme per la pronta costruzione e
rifazione delle strade consolari". Tra le strade rifatte vi fu pure la Palermo-Messina.
"(...)nelle "istruzioni" governative del 1808, furono chiamate "strade consolari" quelle che
univano la capitale ad una città principale..." Battaglia, cit.,1883.
7Definito da S.Boscarino il piano più emblematico della cultura barocca dell'Isola(...)l'unico
della Sicilia, il primo piano urbanistico di Bagheria venne tracciato dagli architetti Paolo Vivaldi
e Salvatore Attinelli, per volontà di Salvatore Branciforti, Principe di Butera, tra il 1768 e il
1772.
Due assi ortogonali fanno scacchiera per le case da edificare: uno "stratone "(oggi Corso
Butera) e uno "stratonello" (corso Umberto) chiusi rispettivamente dal palazzo del Principe e
da una Chiesa costruita ex novo. cfr. Morreale A., Nello spazio del Principe....., pag.283.
13
dei Butera8 tornò a dominare la contrada sottostante, ponendosi come
fondale e punto di arrivo della nuova strada. A valle invece due
monumentali guglie di pietra segnarono il nuovo ingresso alla
Bagaria.
Il crocevia tra la nuova strada barocca e la via Consolare, che dalle
guglie prese il nome di Punta Aguglia9, divenne il cuore di Bagheria
bassa. Le carrozze che arrivavano da Palermo si raccoglievano alla
Punta Aguglia: quella specie di piazzale dai confini irregolari era il
punto di vista privilegiato per cogliere la portata dell'innovazione
urbanistica. Poi si iniziava la salita a Bagheria alta. La
"rappresentatività" di quest'area non sfuggì agli illustri aristocratici
che avevano villa nei dintorni. Il principe di Cattolica vi fece costruire
una raffinata rotonda in pietra da intaglio, collegandola alla sua villa
con un delizioso passeggiatore, un pergolato sorretto da una doppia
teoria di pilastrini10. Ma furono proprio i Naselli a compiere
probabilmente l'operazione più interessante: proprio in asse con il
Corso Butera il Principe di Aragona innalzò il nuovo ingresso
occidentale della sua villa, in forma di arco monumentale, chiudendo
così a valle la prospettiva della nuova strada 11.
8Uno degli aspetti qualificanti del piano fu la ristrutturazione dell'antico Casino Branciforti che
da questo momento sarà Villa Butera, o "u Palazzu" come tuttora lo chiamano i Bagheresi.
9 Punta Aguglia o Puntaguglia. "(...)L'inizio della strada viene segnato da due aguglie che
danno il nome al quartiere, intagliate e rifatte due volte da tale Perricone..". Cfr. MORREALE N.,
Nello spazio del Principe...., p.292.
Di una di queste "Guglie" riferisce anche F.Nicotra (1907), Dizionario dei Comuni..di Sicilia... .
10La memoria del passeggiatore è ancora rintracciabile nella topografia odierna. Il passeggiatore
sorgeva in quella striscia di suolo urbano di fronte l'ingresso orientale di villa Cattolica, oggi
occupato dalle stazioni di carburante. L'edificio a terminazione circolare, posto all'incrocio del
Corso Butera con la Via Consolare conserva invece la memoria dell'antica rotonda che ne
costituiva il punto terminale. Della rotonda di Villa Cattolica, riferisce anche la Guida del 1911.
11 Questa costruzione è menzionata nei documenti dei primi anni del novecento come coffee
house o belvedere. Gli autori della Guida di Bagheria, 1911, riferiscono la leggenda per cui
questo ingresso sarebbe stato costruito dal Principe di Cutò, in una notte, per difendere la sua
proprietà minacciata dall'iniziativa urbanistica del Butera. Quest'ultimo infatti, desiderando
collegare il suo Palazzo al mare, avrebbe finito per invadere la proprietà del Cutò. 'E evidente
14
Nelle mappe della seconda metà dell'Ottocento questo ingresso,
ricordato dalla tradizione come l'Arco di Cutò', appare come una sorta
di padiglione a pianta pressocchè quadrata, e potrebbe avere avuto
qualcosa in comune con l'ingresso principale di Villa Giulia a
Palermo, costruito negli stessi anni. 12 Il cancello della Villa
Rammacca, la guardiola di Villa S.Isidoro e il verde dei giardini
tutt'intorno aggiungevano charme barocco a quel singolare piazzale
d'accesso alla città delle ville. "La Villa Cattolica" - scrisse
lapidariamente Léon Dufourny nel 1790 - " è grande ma non presenta
nulla di speciale, tranne un grande pergolato a pilastri costruito di
recente " 13.
In una lettera datata 9 maggio 1855, il sacerdote Antonino Agnello
descrive la situazione intorno all' importante carrefour di Punta
Aguglia, poco prima della apertura della ferrovia:
che i nomi non coincidono con le date. Ai tempi dell'apertura del Corso Butera infatti la Villa
appartiene ai Naselli-Aragona.
Non abbiamo riscontri documentali sull'epoca di costruzione dell'Arco. Si può ragionevolmente
ritenere tuttavia che esso sia stato coevo o di poco successivo all'apertura di Corso Butera.
12Avanziamo l'ipotesi che questo ingresso possa essere stato costruito su disegno dell'architetto
Salvatore Attinelli, negli anni 1778-80. Negli stessi anni Attinelli dirigeva i lavori di restauro
dell'altana di Villa Aragona e dal 1776 era collaboratore di Nicolò Palma, autore del progetto
della Villa Giulia di Palermo.
13DUFOURNY, Diario di un giacobino a Palermo, pag.164, trad. di R.A.Cannizzo.
Léon Dufourny, architetto (Parigi 1754-1818). Trascorse a Palermo gli anni dal 1789 al 1793,
dove lavorò, tra l'altro, al progetto per la Scuola di Botanica, seguendone in parte anche i lavori
di costruzione.
15
3. Bagheria, La "Punta Aguglia" alla fine del Settecento (restituzione)
16
4. J.I.Hittorff, 1823. In alto, Minute des Maisons formant la rue principale de la Bagheria,
in basso (a sinistra) Plan de la Bagheria, (a destra) sedile di villa Cattolica, lungo la Via
Consolare.
17
5.a, Bagheria. L'impianto della stazione ferroviaria in prossimità della "Punta Aguglia", in una
mappa del 1862 (Archivio di Stato, Palermo)
5-b, Palermo, Villa Giulia. arco monumentale di ingresso (1778)
18
6. Carta topografica 1849-1852 (Ufficio topografico di Napoli)
19
7. Bagheria, Pianta dell'Ing. Lo Monaco (Guida Bagheria-Solunto, 1911)
20
8. Bagheria, Planimetria del Centro Storico con l'ubicazione delle principali ville
settecentesche (1968):
1. Villa Butera 2. Villa Palagonia
3. Villa Cattolica 4. Villa Cutò
5. Villa Larderia 6. Villa Valguarnera
7. Villa S.Isidoro 8. Villa Rammacca
9. Villa Trabia 10 Villa Galletti-Inguaggiato
11. Villa Villarosa
21
"(...) Lasciata dunque la Casina della Cattolica, oggi possedimento
del Marchese Forcella e oggi abitata da truppe del nostro sovrano,
attraversando lo stradone regio si entra in un largo e lungo
passeggiatore fiancheggiato da pilastrini che trattenevano allora
delle pergole, per il quale si arriva al principio di un altro stradone
che, per la dritta, porta al villaggio di Bagheria, al cui pontone si
trova un alto palco fabbricato di pietra elegantemente intagliato da
servire per vedere partire le corse dei giumenti. Nella parte opposta
dello stradone Regio, e dirimpetto il suddetto stradone che porta
direttamente in Bagheria si vede innalzato altro palco di pietra, al
quale si entra per la villa, che attacca col gran casino allora del P.pe
di Cutò(...)" 14.
Intorno alle ville gravitanti sulla strada Consolare nascevano i
quartieri settentrionali di Bagheria e, ancora nel 1911, i nomi di questi
quartieri erano nomi di casate aristocratiche: Cattolica, Aragona e
Santa Rosalia 15.
Il piano del 1768 aveva posto le basi per lo sviluppo razionale di un
centro abitato cresciuto fino ad allora più o meno spontaneamente
intorno alle ville, e lo aveva dotato dei suoi luoghi simbolici e
rappresentativi: la Chiesa, il Palazzo, il Corso. Il giudizio dei
contemporanei fu positivo. La disposizione del nuovo villaggio
piacque agli architetti che transitarono per Bagheria, tra la fine del
Settecento e i primi decenni del secolo successivo.
14Le due lettere "sono indirizzate all'abate Gioacchino Di Marzo e servirono a lui di materiale
per la traduzione del Dizionario Topografico della Sicilia di Vito Amico". Così riferisce la
scheda dell'inventario manoscritti della Biblioteca Comunale di Palermo.
cfr Regèsto dei documenti d'archivio consultati, al n.25.
Ringrazio Anna Maria Schimdt, per avermi segnalato queste lettere.
D'ora in avanti, per tutti i documenti d'archivio rimanderemo al regèsto, con l'indicazione Reg.
seguito dal n. d'ordine del documento in questione.
15cfr. Bagheria-Solunto, guida illustrata, 1911, reprint 1984, pag 7
22
"(...) Il villaggio, sul quale domina il castello, - scrisse Léon
Dufourny nel 1790 - è stato costruito di recente: è disposto in modo
molto regolare e gli edifici sono costruiti molto accuratamente. Le
case che fiancheggiano la via principale sono tutte singole, abbellite
da una facciata gradevole con 2, 3 o 5 finestre; dietro di esse si
trovano gruppi di case più rustiche. Verso la parte centrale, questa
via si incrocia ad angolo retto con un'altra via all'estremità della
quale si trova la chiesa. E' un peccato che un paese così grazioso sia
senz'acqua. Esiste solo un misero abbeveratoio per le bestie e delle
cisterne per gli abitanti"16.
Anche J.I.Hittorff e L.Zanth nel 1823 dedicarono al Piano di
Bagheria e alle case sul Corso Butera17, alcune pagine di appunti e
rilievi. "La cittadina" -scrisse Hittorff all'amico Lecointe- è costruita
su di un piano molto regolare e l'effetto che se ne riceve è molto
soddisfacente"18. In margine ai disegni, Hittorff prese nota delle case
ai piedi della villa-castello, costruite secondo regole proporzionali
semplici. Queste, osservava l'architetto tedesco, "...non sono più alte
di due piani ed hanno cornici e spigoli in pietra naturale...le due case
più vicine al castello sono arretrate rispetto all'allineamento stradale.
e questo vuoto è riempito da un avancorpo che forma una
terrazza..."19.
16DUFOURNY L., Diario..., cit, p.176.
17Plan de la Bagheria et Maisons de la Grande Rue, è il titolo dato da Hittorff ad una pagina
della raccolta di disegni conservati a Colonia, cfr Reg. n.21.
J.I.Hittorff, architetto (Colonia 1792-Parigi 1867). Fu uno dei protagonisti del rinnovamento
urbano di Parigi nell'ottocento. Considerato un pioniere della costruzione in ferro, materiale che
impiegò con gran successo nella Gare du Nord (1861-65). Il suo nome è legato soprattutto ai
lavori di rinnovamento della Place de la Concorde e degli Champs Elysées. Di rilevante
importanza, per la sua formazione furono i viaggi di studio compiuti in Inghilterra, Germania,
Italia e Sicilia.
18HITTORFF J.I., Lettres d'Italie et de Sicile, manoscritto. (la traduzione è nostra). cfr. Reg. n.20.
Una trascrizione parziale di questa lettera è pubblicata in appendice.
19J.I.Hittorff, Minute des maisons formant la rue principale de la Bagheria, cfr reg n. 21. La
traduzione è nostra.
23
Per quanto riguarda le ville, invece, il giudizio di intellettuali ed
architetti europei fu piuttosto severo. E' a tutti noto lo sdegno di
Goethe innanzi agli eccessi del Principe di Palagonia. La cultura neoclassica europea, fortemente influenzata dalle teorie del Winckelmann,
rifiutava l'esperienza figurativa immediatamente precedente e il
fenomeno delle bizzarre ville siciliane doveva apparire "anomalo
anche alla più generale anomalia prodotta dalla cultura barocca
italiana ed europea"20. Léon Dufourny, soprattutto, manifestò senza
troppi riguardi la sua avversione per l'architettura delle ville. Le più
eccentriche ed originali furono descritte nei suoi diari come esempi di
arretratezza e di provincialismo culturale. Pochi anni più tardi,
K.F.Schinkel, che pure ne seppe apprezzare la stupenda posizione, fu
attratto più dalla bellezza del paesaggio che dalle loro peculiarità
architettoniche21. E soltanto uno dei grandi palazzi di campagna
compare sui taccuini di Hittorff conservati a Colonia: "Il Palazzo Cutò
alla Bagheria, nelle vicinanze di Palermo".
20NATOLI DI CRISTINA L., L'esperienza architettonica dell'età barocca..., p.12
21SCHINKEL K.F., Viaggio in Sicilia, a cura di Michele Cometa, Messina 1990.
K.F.Schinkel (1781-1841), è stato il più grande architetto tedesco del secolo XIX°.
24
9. Le cave di pietra dell'Aspra, in una foto di Dante Cappellani (1933)
25
LA COSTRUZIONE DELLA VILLA ARAGONA.
Recenti scoperte archivistiche22 riferiscono che la Villa
Aragona fu costruita tra il 1712 ed il 1716, ".iuxta modellum et
designum factum a fratello Joseph Mariani ordini RRPP
Cruciferorum..." 23
Il cantiere fu aperto nell'estate del 1712.
Il 23 ed il 31 agosto di quell'anno, Francesco Cimino, procuratore di
Luigi Onofrio Naselli principe di Aragona, firmò i contratti con
diverse maestranze per la " ...costruzione del Casino che dovrà
edificarsi nel feudo di Solanto, territorio di questa città, contrada
della Bagaria, in quella parte volgarmente detta...lo Piano del
Carmine..." 24. Tra queste vi erano il maestro intagliatore Matteo
Lavvocata 25, i fabbri murari Giovan Battista Zanca, Giuseppe
Puglisi, Nicola Serio, Giovanni La Mantia, Giacomo Settignana,
Salvatore Picuraro. Fu stabilito che tutta la pietra, sia per le murature
che per i lavori ad intaglio, provenisse dalle cave dell'Aspra 26. La
direzione e l'approvazione delle opere venne
22 Il primo a darne notizia è stato N.Finocchio in Note sulla costruzione di alcune ville
bagheresi, cfr, p.61
23cfr. Reg. n.3
Giuseppe Mariani, architetto (Pistoia 1681-Lentini 1731). Allievo di Giacomo Amato, fu
segnalato per la prima volta nel 1934 dal Meli: "Del tutto nuova e non trascurabile ci appare la
figura dell'Architetto Crocifero Fratel Giuseppe Mariani, autore della cupola della Chiesa di
S.Giuseppe dei Teatini in Palermo. Egli, con molta probabilità, sarà stato allievo del
Confratello Giacomo Amato ". cfr MELI, F, Degli architetti del Senato di Palermo....
24cfr Reg. nn 1-2-3
25Questo intagliatore lavorò ancora con Mariani, per la realizzazione del nuovo campanile della
Chiesa di Montevergini, nel 1716. Secondo G.Cardamone, l'Avvocata deve essere considerato
come uno tra i più valenti ed esperti intagliatori del suo tempo. Cfr Cardamone G. Un cantiere
palermitano dell'età barocca...., pag 70
26"(...) tutte quelle quantità di pietra habbiano et debbiano d'essere della pirrera dell'Aspra e
non possa farsi d'altra pirrera..". cfr.Reg.n.2.
La pietra d'Aspra, chiamata impropriamente "tufo", è una roccia sedimentaria a granuli calcarei
(calcarenite, sandstone ).
26
10. Bagheria, Palazzo Cutò, Particolare della loggia al piano nobile.
27
affidata al Mariani o, in sua assenza, a persona da egli nominata27.
Delle visite che Mariani effettuò al cantiere di Bagheria rimane una
curiosa traccia anche nell' archivio romano dei Camilliani. In una nota
del 1714 si legge che Fratel Mariani fu richiamato per essersi recato a
Bagheria senza avere richiesto prima l'autorizzazione ai suoi superiori.
Egli, riferisce la nota, "...non solo non aveva dimandato, ma neppure
no à voluto sentir discorrere...". Per tale ragione venne accusato e
sottoposto a giudizio nel corso di una Visita Canonica 28.
Il 9 febbraio 1714, circa due anni dopo l'apertura del cantiere, Mariani
firmò la prima relazione della misura e stima delle opere attinenti a
muratore29. Da questa si evince che la fabrica di rustico era in fase di
avanzata esecuzione, e che erano state eseguite le coperture dei corpi
principali30. Duemilasettecentosedici carrozzate di pietra erano state
fornite al cantiere per la realizzazione delle murature portanti, delle
volte reali, e per i lavori di intaglio degli spigoli, delle mostre delle
aperture, per le mensole e le lastre dei balconi, per i pilastri della
grande loggia al piano nobile31.
Altre somme furono pagate inoltre:
-per aver provveduto ad appianare lo disopra delle volte reali, al fine
di consentire la posa delle pavimentazioni;
-per aver eseguito alcune pavimentazioni in mattoni di Termini ed
altre in quatrittuni32;
-per aver murato i telai di legno dell'aperture di detto casino....
27cfr. Reg.n.3.
28cfr. Reg.n.5
29cfr. Reg. n.4
30per haver fatto lo commigliato delli canali novi....per haver fatto Canne 43 d'imbriciato...per
lo gettito dell'acqua.
31cantoniere principali, fascioni delle aperture, gattoni, balati, pilastri archi loggia..
Per la comprensione dei termini in siciliano antico ci siamo avvalsi, dei due dizionari SicilianoItaliano del Mortillaro (terza edizione, 1876) e del Traina (1868).
32grossi mattoni di forma quadrata, madunazzu di Napuli
28
-per la maestria di haver voltato i frontoni delle aperture maggiori,
sia quelli ad arco che quelli a timpano (rispettivamente sarduni e
triangolari);
-per la fornitura e la collocazione di "tutti li zoccoli di ciaca e sogli
che sono posti alle due aperture grandi del Cortile".
Nell'ambito di questa prima fase dei lavori un cambiamento viene
segnalato per quanto riguarda la Cappella. Quindici onze furono infatti
pagate "per haver fatto la mutazione della Cappella, la seconda
dispositione". Il costo di queste opere venne stimato in onze 546.
Tra le opere documentate dalla seconda relazione, sottoscritta da
Mariani in data 21 dicembre 1714 33, troviamo anzitutto " la pietra
d'intaglio del cornicione, aperture di finestre, finistruni, imposte di
dammusi, archi della loggetta e balata dell'armi..." 34
L'altana, che nel documento viene tradizionalmente chiamata loggetta,
risulta pertanto costruita alla data del 1714.
La tesi che cercheremo di sostenere più avanti è che l'opera sia da
attribuire pressochè interamente all'opera di Giuseppe Mariani e che in
essa, tuttavia, convivono due momenti progettuali distinti: un primo
progetto di un edificio più compatto con ali molto corte e un secondo
progetto in cui oltre all'allungamento delle ali fu operato un
ribaltamento nella gerarchia delle facciate.
A sostegno della nostra ipotesi sull'allungamento delle due ali,
registriamo il pagamento che fu effettuato per la fornitura e la
collocazione di altre diciotto mensole di balcone "nella facciata che
guarda il Casino dell'Illustre Marchese di Santa Marina" (facciata
33cfr. Reg.n.6
34Loggetta: edificio in luogo eminente per godere le belle vedute: belvedere, altana. I Finistruni
sono i balconi.
Balata dell'armi. Questa locuzione viene usata due volte nelle relazioni di Mariani, per indicare
una balaustra posta in posizione preminente. Riteniamo che in questo caso essa indichi la
balaustra del terrazzo, la quale- formando anche il coronamento della principale facciata sulla
corte,- era destinata ad accogliere l'armi, cioè le insegne di famiglia. Come vedremo più avanti,
al centro della balaustra venne iscritta la data di ultimazione dei lavori, MDCCXVI.
29
est) 35. Contando infatti tre mensole a balcone, se ne deduce che sei
nuovi balconi si resero necessari in seguito alle variazioni che,
secondo le nostre ipotesi, furono apportate.
Quattro onze furono pagate per una fornitura di pietra forte e
straordinaria che fu impiegata per la porta della sala e per la balata
dell'armi36. La documentazione d'archivio in nostro possesso lascia
scoperta la parte di lavori relativa alla decorazione e alle finiture
dell'edificio. Il largo impiego di intonaci e stucchi iscrive anche la
Villa Aragona nel novero delle fabbriche "povere" del Settecento
siciliano. Anche le due statue in nicchia, sul fronte a sud, furono
rifinite "a stucco", cosi come le decorazioni a rilievo (cornici-fregilesene) che formano l'intelaiatura decorativa della Sala-Vestibolo. Per
il resto ci si servì copiosamente della pietra disponibile in loco. Con la
pietra d'Aspra furono realizzati i vasotti posizionati sul muro d'attico e
le "fiamme" che adornano la balata dell'armi che si affaccia sulla
corte a sud; una diversa qualità di arenaria (una bianchissima
gessoarenite) fu infine utilizzata per la realizzazione dei ventitrè busti
di leoncello, che adornano i timpani delle aperture principali.
I lavori proseguirono e, il giorno 3 luglio 1715, Mariani firmò la sua
terza relazione, con la quale vennero disposti i pagamenti per le opere
realizzate essenzialmente in zona d'attico. Si tratta delle due volte reali
che coprono la Sala-vestibolo e lo scalone, e della
35"(...)lo soprapiù di n.°18 gattoni delli finistroni...".
36Ritroviamo la locuzione balata dell'armi, la quale in questo caso indica la balaustra del
tavoliere principale. Da qui si accede infatti al piano nobile. cfr. nota 32.
Petra forti era detta quella che resiste più all'intemperia, al tempo, ecc (Traina)Il grande portale
al piano nobile, in atto ricoperto da strati di pittura a calce, è realizzato con una qualità molto
dura e compatta di calcarenite. Per lo scalone fu usata principalmente la pietra di billiemi.
30
11. Bagheria, Palazzo Cutò. La data di ultimazione dell'edificio, in un particolare dei
disegni di J.I.Hittorff, pubblicati a Parigi nel 1835
scala in pietra che collega l'astracu (la terrazza) alla loggetta 37
Il cantiere si chiuse nei primi mesi del 1716.
Il 25 aprile di quell'anno il contratto nuziale di Baldassare Naselli,
Principe di Aragona, fu infatti stipulato " presso il Casino del
Reverendo Luigi Naselli, nella contrada della Bagaria " 38. Questa data
in lettere romane, cioè MDCCXVI, venne infine affrescata al centro
della balaustra che fa da coronamento alla facciata sud sulla corte 39
37cfr. Reg.n.6
38FINOCCHIO N., op.cit,p.62, (citaz. originale in latino).
39L'iscrizione fu rilevata da Hittorff, nel 1823, cfr nota 32
31
Gli affreschi eseguiti sulle finte volte al piano nobile sono stati
attribuiti a Willem Borremans, la cui attività in Sicilia viene datata a
partire dal 1714. Questa attribuzione, fatta da Citti Siracusano, sulla
base di ragioni stilistiche, riceve oggi un nuovo sostegno in seguito
alla scoperta dell'architetto della villa. I contatti tra Mariani e
Borremans dovettero esssere intensi e sono, in parte, documentati. Fu
proprio Borremans ad affrescare nel 1724 l'opera più conosciuta di
Mariani, la cupola dei Teatini, dopo aver eseguito due grandi oli su
tela per la chiesa di SS.Cosma e Damiano ad Alcamo.
Gioacchino Di Marzo, nella sua monografia su Borremans del 1912,
riferì inoltre dei lavori eseguiti dal pittore fiammingo per Baldassare
Naselli nel suo palazzo di Aragona40, presso Agrigento, confermando
quindi anche i contatti tra Borremans ed il proprietario della Villa
Aragona di Bagheria. Secondo Citti Siracusano gli affreschi della villa
furono eseguiti intorno al 1726. Per le grandi sale del corpo principale
furono adottati dei soggetti iconografici tratti dalla mitologia greca: Il
Giudizio di Paride, Amore di Venere e Marte, Mercurio e Argo,
Ercole e Anteo41. Sulle volte delle camere minori, nell'ala est, furono
invece raffigurati soggetti tratti dal Nuovo Testamento:
40A proposito del palazzo baronale di Aragona (Agrigento), Gioacchino Lanza Tomasi ne ha
fatto rilevare l'affinità con la Villa Aragona di Bagheria, "nel gioco severo e verticale dei
volumi" e "..lo stile ampollosamente manieristico, di cui il tratto più caratteristico sono due
ampie loggie laterali", in Le Ville di Palermo, Palermo, 1965
41Qualche dubbio permane, a nostro avviso, circa l'attribuzione dell'affresco raffigurante Ercole
e Anteo nella sala di nord ovest. A parte la differenza di stile che ci sembra di riscontrare in
questo dipinto, e che ci fa pensare ad una sua esecuzione più tarda, suscita perplessità la scelta di
questo tema in una sala che tutti i documenti successivi indicano inequivocabilmente come la
sala della Cappella.
32
Annunciazione, Visita dei Pastori, Visita dei Magi, Fuga in Egitto.
12. Bagheria, Palazzo Cutò in una foto del 1924 (collezione Nasca).
33
SUL PROGETTO (sui progetti) DI GIUSEPPE MARIANI.
La Villa Aragona è una delle ville bagheresi più grandi in
termini volumetrici. L'edificio presenta un corpo edilizio massiccio su
pianta rettangolare, 33 x 43 m circa. Il nucleo geometrico della
composizione è un cubo, con lato di 14 m, delimitato da tre ali in
forma di U, le quali presentano una sezione costante di 9,5 m. Il
nucleo centrale, un pò più basso delle tre ali, è marcato in elevazione
dal volume della loggetta. Le testate delle due ali sono unite da una
bassa parete che delimita, a Sud, una sorta di cortile di palazzo posto a
pochi metri dalla via pubblica. Ornata di due statue allegoriche
collocate in nicchia ai lati dell'ingresso principale, la parete a sud
sembra essere stata ideata con l'evidente intenzione di formare il
fronte principale dell'edificio.
La ricerca storica e archivistica ha dimostrato in molti casi che
le ville del comprensorio palermitano sono il frutto della
sovrapposizione di più fasi costruttive o di più progetti42. Crediamo
tuttavia che la Villa Aragona venne pressochè interamente costruita tra
il 1712 e il 1716 43. Benchè i dati archivistici in nostro possesso non ci
consentano di affermarlo con assoluta certezza, siamo indotti a
formulare tale ipotesi da una serie di considerazioni legate alla
costruzione logica del progetto. Dai rilievi effettuati non è emerso
infatti alcun indizio di una configurazione differente, portata a
compimento e successivamente modificata. Più che di differenti fasi
costruttive, l'edificio sembra piuttosto il frutto di numerosi
compromessi tra un progetto iniziale e sostanziali modifiche apportate
in corso d'opera. Tutte le argomentazioni che seguono si basano
42NOBILE M.R., La Villa, in Kalòs sett-ott. 1994.
43Questa considerazione non esclude la possibilità di una preesistenza (torre o baglio rurale).
Alcuni dati rilevati nel corso delle campagne di rilievo, nonchè in occasione del primo cantiere
di restauro nel 1992, lo lascerebbero supporre, ma solo ulteriori indagini in situ, o nuove
scoperte archivistiche, potrebbero fornirne l'esatta consistenza
34
essenzialmente sulla nostra lettura dell'opera, attraverso il rilievo
diretto del suo stato attuale e la documentazione archivistica a partire
dall'estate del 1712.
A quel tempo il "primo" progetto dell'opera era già stato redatto
e i contratti del 1712 preludono infatti all'apertura del cantiere.
Attraverso quali esperienze di lavoro Mariani approdasse al progetto
della villa di Bagheria, non ci è dato, al momento, sapere con
certezza44. È noto che il decennio 1701-1710 rivestì tuttavia una
notevole importanza per la formazione tecnica ed artistica
dell'architetto pistoiese. V.Scuderi è stato il primo a segnalare la
vicinanza del Mariani al Maestro Giacomo Amato, anch'egli
Crocifero, e soprattutto a porre in rilievo l'importanza formativa dei
soggiorni di studio a Roma45. I legami con certa architettura romana
già analizzati da Scuderi, relativamente alle sue opere più tarde46,
trovano una conferma proprio nel progetto di Villa Aragona. Gli
indicatori più evidenti di questa "romanità" sono da una parte l'Altana,
elemento alla moda del paesaggio urbano di Roma a partire dagli
ultimi decenni del Cinquecento47, e, dall'altra, il grande portale
d'accesso al Piano Nobile, per il quale l'architetto sembra chiaramente
44Le opere finora conosciute di Giuseppe Mariani sono tutte posteriori.
45SCUDERI V., L'architetto pistoiese Giuseppe Mariani..., 1960
46Nella chiesa dei SS.Cosma e Damiano ad Alcamo "(...) Mariani attua un borrominismo
ornamentale, aggraziato e gentile, in una parola rococò.....L'impianto planimetrico della
piccola chiesa denuncia chiaramente l'ispirazione da S.Ivo alla Sapienza..." SCUDERI, cit.
pag.262.
"(...)Gli architetti siciliani dell'età barocca conobbero i trattatisti e le "regole" dell'architettura;
videro, nei lunghi soggiorni romani, il dilagare della potente influenza berniniana..ma...si
accostarono, per istintiva affinità spirituale, all'esperienza borrominiana e rainaldiana". cfr.,
NATOLI DI CRISTINA L., cit, pp.12-13
47"(...)Nel caso del "roof-scape" di Roma si potrebbe parlare di un sistema composto di
semisfere montati su cilindri (le cupole) e di cubi montati su parallelepipedi (le altane) ed è
interessante notare come le due serie morfologiche corrispondano a due famiglie simboliche
ben delimitate, quella religiosa e quella laica, quella curvilinea e quella rettilinea. Osservando
il panorama di Roma da una delle stazioni privilegiate: il Pincio, il Gianicolo, il Campidoglio,
la presenza e l'intreccio dei due sistemi è leggibile con estrema chiarezza"
PORTOGHESI P., I Longhi e il problema delle altane romane, in I Longhi, Mi-1980, pag.13.
35
ispirarsi ai disegni di porte e finestre pubblicati nel 1702 a Roma da
Domenico De Rossi 48.
J.I.Hittorff è stato il primo a cogliere l' Aria di Roma che si
respirava a Villa Aragona, durante la sua visita a Bagheria nel
settembre del 1823. Nel soffermarsi ad osservarla e a tracciarne i
rilievi, Hittorff infatti operò, seppur indirettamente, un collegamento
con le ville romane:
"(...) A Bagheria, piccola cittadina a 10 miglia da Palermo, dove i
Palermitani amano dedicarsi ai piaceri e alle gioie della
campagna...abbiamo trovato un Palazzo di campagna che non
sfigurerebbe nel Recueil di Percier e Fontaine..." 49.
E proprio una delle ville della campagna romana, i cui rilievi
erano stati pubblicati a Parigi da Percier et Fontaine, potrebbe essere
stato il riferimento diretto di Mariani. Si tratta della Villa Altieri di
Giuseppe Antonio De Rossi, costruita all'Esquilino, in Roma, nel
1674. I due edifici presentano molti punti in comune, soprattutto per
quanto riguarda la volumetria e le facciate principali. Di Villa Altieri,
oltre alle incisioni di Percier e Fontaine (1809), conosciamo quella
pubblicata dal Vasi intorno alla metà del Settecento, che ne illustra la
facciata principale. Giuseppe Mariani potrebbe avere avuto una
conoscenza diretta della Villa Altieri, durante uno dei suoi soggiorni
romani.
La pianta di questa villa mostra un corpo principale e due ali
notevolmente più corte che in Villa Aragona; dette ali delimitano la
48DE ROSSI Domenico, Studio d'architettura civile, parte prima-sopra gli ornamenti di porte e
finestre, tratti da alcune fabbriche di Roma, Roma 1702
Il portale disegnato da Mariani richiama la porta dela biblioteca del portico superiore della
Sapienza ed altre porte e finestre di Borromini (Oratorio dei Filippini e Palazzo Barberini).
Ringrazio Marco Rosario Nobile per queste segnalazioni.
49cfr.Reg.n.20. La traduzione è nostra.
Charles Percier (Parigi 1764-1838), architetto e disegnatore. Prix de Rome nel 1786, fu maestro
di Hittorff all'École des Beaux Arts. Riteniamo che Hittorff si riferisca al volume dedicato da
Percier e Fontaine alle Ville Romane, pubblicato a Parigi nel 1809, e ristampato nel 1824. Cfr.
PERCIER-FONTAINE, Choix des plus celebres maisons de plaisance de Rome....
36
facciata sul parco, e in esse sono situate due comode scale di servizio.
Lo scalone principale si trova all'esterno, a completare
scenograficamente il fronte principale dell'edificio. Questo fronte
richiama notevolmente la facciata nord di Villa Aragona, la quale però
non presenta quello scalone esterno, che pure costituiva una delle
prerogative più appariscenti delle ville siciliane coeve. Ci siamo a
lungo chiesti perchè Mariani avrebbe rinunciato a tale importante
elemento dell'architettura villereccia. Ma negli anni in cui abbiamo
rilevato, osservato, e disegnato l'edificio, non era stata questa l'unica
domanda a rimanere senza risposta. Perchè quell'unica porta murata
sulla facciata est? Perchè quelle stanze sulla corte con quei vistosi
fuori-asse tra porte e finestre? Se osserviamo la facciata est della
villa, notiamo che il portale murato in prossimità dello spigolo nord
reca la stessa identica cornice in pietra delle finestre e ne è dunque
coevo, pur avendo l'aria di non aver mai funzionato come vano di
accesso. Questa porta è tuttavia coassiale all'altra apertura di questa
stanza sul passo carraio. Anche nella stanza adiacente ci sono tracce di
due porte mai eseguite e anche queste porte sono posizionate
correttamente rispetto alle assialità imposte dalla sovrastante volta
lunettata. Al contrario, se osserviamo la posizione delle tre finestre in
prossimità dello spigolo sud, che corrispondono alle stanze sulla corte
rileviamo il loro accentuato fuori-asse rispetto alle coordinate dello
spazio interno, rivelando un conflitto irrisolto tra il disegno della corte
stessa e la sintassi generale dell'edificio.
La pianta del piano terra, pubblicata da Hittorff nel 1835, così
come i suoi fogli di appunti grafici in situ, ignorano questa
37
contraddizione e mostrano le finestre sull'asse longitudinale delle
13. Bagheria, Palazzo Cutò, pianta del piano terra (restituzione)
(A= muri realizzati in seguito ai cambiamenti apportati al piano nobile; B= porte murate)
38
14. Bagheria, Palazzo Cutò, pianta del piano nobile (restituzione).
La corrispondenza tra le aperture esterne est ed ovest esiste solo in prossimità della facciata
nord. Questa corrispondenza si perde procedendo verso sud.
39
15. Bagheria, Palazzo Cutò. In alto: facciata sud; in basso: facciata nord (restituzioni).
40
16. Bagheria, Palazzo Cutò. In alto: facciata est; in basso: facciata ovest
41
17. Bagheria, Palazzo Cutò.
L'attacco mancato tra il cornicione principale e la balaustra del terrazzo
42
18. Bagheria, Palazzo Cutò, Studio della facciata est
"(...)il curioso unicum della porta finestra pare testimoniare il passaggio dalla prima
stesura, dove erano previste le porte, alla seconda, quando fu deciso di realizzare soltanto
delle alte finestre..."
43
19. J.I.Hittorff, Plan du Palais Cutò à la Bagheria. (Route de Palerme à Messine). disegno
preparatorio alla pubblicazione di Architecture Moderne de la Sicile , 1835
44
20. J.I.Hittorff, Palais Cutò à la Bagheria, Facciata principale e sezione (disegni preparatori
ad Architecture Moderne de la Sicile )
45
21. J.I.Hittorff, Palais Cutò à la Bagheria, rilievi e annotazioni "in situ" (1823)
46
22. Roma, Villa Altieri all'Esquilino (1674)
In alto: facciata sul giardino in una incisione di Percier e Fontaine (1809)
In basso: facciata principale in una incisione di G.Vasi (metà del Settecento)
47
23. Roma, Villa Altieri all'Esquilino, 1674
Pianta del piano terra (Percier e Fontaine, 1809)
48
24. Bagheria, Palazzo Cutò, facciata sud.
a sinistra: le due statute allegoriche ("venustas" e "abundantia") poste ai lati dell'ingresso
alla corte; a destra: mascherone sulla chiave di volta dell'entrata principale
(Restituzione grafica al computer di G.Nicastro e I.Risina, sulla base della foto del 1924)
49
stanze. Evidentemente il classicismo di Hittorff si rifiutò di vedere
quelle finestre laddòve esse si trovavano.
Con molta probabilità la costruzione dell'edificio dovette iniziare da
nord, dove sono stati misurati i maggiori spessori murari, secondo
l'originario progetto di Mariani che fu eseguito solo in minima parte.
Sulle ragioni di tali cambiamenti, possiamo solo avanzare delle
ipotesi. Probabilmente nuove esigenze di carattere funzionale (ad.es. il
poter disporre di un maggior numero di stanze per la vita domestica) o
la decisione di privilegiare il rapporto con la via pubblica a sud,
imposero all'architetto le modifiche in questione. Nel 1711 il principe
Luigi Onofrio Naselli, primo committente del Mariani si era inoltre
ritirato a vita sacerdotale facendo rinunzia in favore del figlio
Baldassare, il quale potrebbe avere influenzato e richiesto tali
cambiamenti.
Con nuovi stralci eseguiti ad ogni modo prima del 1716, le due ali
potrebbero essere state allungate, formando in questo modo la corte a
sud. Questo spiegherebbe la difficoltà di accordare il ritmo dei nuovi
fronti interni sulla corte con il disegno delle facciate sul giardino. Se
osserviamo la corrispondenza tra le aperture dell'edificio in senso
trasversale, est-ovest, notiamo che le aperture prossime alla facciata
nord giacciono sullo stesso asse; questa corrispondenza si perde
invece progressivamente procedendo verso sud. Al piano terra,
trattandosi di ambienti di servizio, questa contraddizione venne
trascurata; al piano nobile invece, dove tali asimmetrie sarebbero state
inaccettabili per i canoni estetici correnti, esse furono sapientemente
occultate, evitando di impostare stanze a doppio affaccio nelle ali. E
così, al piano nobile, sulla corte si affacciarono solo piccoli camerini
di servizio.
La misura dei cambiamenti apportati al primo progetto può
essere "letta" sui due prospetti est ed ovest. Se infatti osserviamo
l'edificio da Nord o da Sud, possiamo ancora cogliere la "centralità"
50
che, riteniamo, dovette caratterizzare il primo progetto di Mariani. Il
volume svettante della loggetta, osservato da est e da ovest, sembra
invece sottolineare la perdita del centro della composizione. Per
ironia della sorte, molte delle successive realizzazioni a noi note di
questo architetto sarebbero state strutture centriche: il campanile, la
chiesa centrica, la cupola.....50 L'abbandono dello schema centrale, che
appare come una scelta forzata, significò inevitabilmente la rottura di
un meccanismo logico. Una chiave di lettura sembrerebbe scaturire
dall'esame delle due facciate est e ovest le quali, apparentemente
identiche, recano invece una differente partitura ritmica, e
precisamente:
A -A -B -A -A
la facciata ovest
A -B -A -B -A
la facciata est.
Il testo organicamente concepito, pare suggerire l'autore, si è
trasformato in una raccolta di testi brevi, ed ognuno di essi si offre ad
una lettura indipendente. Ciò che alla fine prevale è infatti il disegno
per parti, con un massiccio ricorso al maquillage di stucchi e trompe
l'oeil, per ricucire le smagliature della composizione: otto finte porte
furono tracciate sulle pareti della corte, altre se ne trovano sui tavolieri
intermedi dello scalone e nella Sala-Vestibolo; la facciata nord, come
suaccennato, fu completata con due finti portoni, e per il disegno della
facciata su Via Consolare si resero necessarie due finestre cieche.
Attraverso gli elementi decorativi e, soprattutto, con il grande
cornicione posto a coronamento di tutti i fronti, si cercò di conferire
all'opera un assetto unitario, spesso "inventando partiture regolari che
in realtà sarebbe stato impossibile ottenere"51.
50Ci riferiamo ad alcune opere di Mariani quali la cupola dei Teatini a Palermo, la chiesa
centrica di SS.Cosma e Damiano ad Alcamo, il campanile della chiesa di Montevergini a
Palermo. La piccola chiesa di Alcamo (1721), annessa al convento di S.Chiara, è stata definita
"uno dei testi più autenticamente barocchi del primo Settecento in Sicilia" cfr. S.Boscarino,
Sicilia Barocca, 1981, pag. 129
51cfr. Campione, Guajana,Di Liberto, Villa Cutò, metodologie di restauro, tesi di laurea,
Palermo 1984, p.11.
51
Un sintomo vistoso della difficoltà di controllare del tutto i passaggi
dal primo al secondo progetto si manifestò proprio nei punti di
connessione tra il cornicione principale e la balaustra del terrazzo,
laddove i due elementi si giustappongono semplicemente, senza
dialogare.
La differente partitura delle facciate est ed ovest potrebbe inoltre
contenere un ulteriore messaggio. Ci sembra, infatti, che la facciata est
restituisca le fasi della sua costruzione conservando, in qualche modo,
la memoria del primo progetto: il ritmo delle paraste sembra
incorniciare idealmente il volume della loggetta, e la parte a sud si
configura come una addizione, un modulo aggiunto. Il curioso unicum
della porta-finestra pare inoltre testimoniare il passaggio dalla prima
versione, dove erano previste le porte, alla seconda, quando fu deciso
di realizzare soltanto delle alte finestre. Sulla facciata ovest invece non
è possibile effettuare una tale scomposizione: il ritmo delle paraste è
studiato in funzione della nuova estensione longitudinale e testimonia
lo sforzo di pervenire ad una difficile scrittura unitaria.
Altro aspetto di grande interesse è quello concernente il tema
della facciata principale. Quest'ultima, secondo il primo progetto,
dovette essere proprio quella a Nord, oggi su Piazza Stazione, dove si
aprono i balconi delle sale maggiori. Lungo questa facciata abbiamo
rilevato i maggiori spessori delle murature (m 1,25-1,30 al piano terra)
ed anche il rapporto con il suolo è migliore che nel fronte a sud. Il
terreno infatti sale dolcemente da mare a monte sicchè l'edificio visto
da nord ne risulta valorizzato. Oggi questo punto di osservazione si
trova grosso modo lungo le piattaforme della stazione ferroviaria e da
qui è possibile cogliere il felice rapporto compositivo tra i due blocchi
volumetrici del corpo principale e della loggetta sovrastante.
Osservando invece l'edificio dalla via Consolare, esso appare
pesantemente appoggiato al suolo, essendo il suo piano d'imposta più
basso di quello stradale. Pure, proprio l'apertura (o
52
l'ammodernamento), di questa importante via pubblica, negli anni in
cui a Bagheria si costruivano le prime grandi ville, potrebbe aver
determinato il ribaltamento della gerarchia originaria delle facciate.
Sulla facciata nord (oggi lato stazione) si può facilmente cogliere la
scarsa definizione del portale centrale al piano terra; le due porte
intermedie, inoltre, sono false. In realtà questa facciata ha solo tre
accessi, quello centrale e i due estremi. Questi tre accessi presentano
una cornice in pietra d'Aspra; nei due intermedi invece la cornice in
pietra esiste solo al livello delle lunette, mentre le mostre verticali
sono realizzate a stucco. Il rilievo della continuità muraria, in
corrispondenza delle porte intermedie, ci dà inoltre conferma che le
uniche aperture in questi punti sono sempre state le due alte lunette.
Queste ultime, appartenenti ad un diverso programma edilizio, furono
"ridisegnate" come finte porte in seguito ai cambiamenti di quel
programma. Un'ulteriore curiosità è che la ringhiera del balcone
centrale a nord, differisce in un piccolissimo dettaglio da tutte le altre,
e potrebbe dunque essere stata commissionata ed eseguita in un
momento differente.
Tali considerazioni ci inducono a ritenere che, così come in
Villa Altieri, questa facciata era destinata ad accogliere uno scalone
esterno. Si spiegherebbero così le due finte porte, la differente
ringhiera del balcone centrale, la scarsa definizione del portale
centrale al piano terra; le due lunette avrebbero dovuto aprirsi sui
tavolieri intermedi di questa scala, mentre il balcone centrale sostituì
quello che doveva essere l'accesso principale al piano nobile; il portale
centrale al piano terra, infine, doveva far parte di un disegno più
complesso che non fu mai eseguito.
La disposizione delle stanze a nord è uno degli indicatori planimetrici
più evidenti della rottura del meccanismo logico delle simmetrie e
delle corrispondenze. Queste si snodano infatti secondo una logica
funzionale svincolata da quel canone di simmetria assiale che, ancor
53
leggibile al piano terra, venne mantenuto in facciata in accordo con
quel "piacere della rappresentazione" che caratterizza l'uso barocco
del trompe l'oeil. 52 "L'esterno delle case" ha scritto D.Maraini
"inventa un interno, forse non vero, forse solo immaginato, ma
probabilmente più reale ed affascinante di quello che sta al di là della
parete. Una realtà forse solo fantastica, ma quanto più corposa di
quella interna, immiserita dalle solite piattezze della vita quotidiana....
53.
Oltre la soglia, squarciato il velo della rappresentazione, gli interni
svelano tutte le loro contraddizioni. Nella scarsezza di spunti
compositivi interessanti si afferma, come tema principale e
suggestivo, la compenetrazione tra gli spazi interni ed il luminoso
paesaggio esterno. La ritroviamo nelle enfilades delle sale che si
succedono sullo stesso asse, così come nel suggestivo aprirsi dello
scalone verso il grande loggiato al piano nobile; e ancora nella
loggetta laddove, come in un panopticon, la contemplazione del
paesaggio diventa funzione specifica dello spazio interno. Infine,
l'effetto luce-diffusa, dosato sapientemente attraverso le tre alte lunette
che si aprono sul terrazzo, fa della Sala -Vestibolo uno degli spazi più
interessanti dell'edificio.
L'allungamento delle ali, la diversa ubicazione dello scalone e
lo spostamento a sud del fronte principale furono dunque, secondo le
nostre ipotesi, le modifiche più rilevanti che Mariani dovette apportare
al suo progetto originario. Mano a mano che la costruzione procedeva,
la villa rustica prendeva a prestito elementi del palazzo di città, con la
sua corte, concepita come una vera e propria cour d'entrée, spazio di
mediazione tra pubblico e privato, così prossimo alla via pubblica; con
52Al piano terra, all'angolo nord-ovest dell'edificio, una parete divide in due parti un ambiente
unitario coperto a volta, a causa della nuova disposizione delle sale al piano nobile.
53MARAINI D, Bagheria, p.77
54
il suo scalone situato all'interno, elegante e severo, diverso dalle
festose ed esuberanti scale esterne delle ville vicine.
Ma fu soprattutto la creazione di una nuova facciata principale
sullo stradone di Termini a presentarsi come un problema di non
facile soluzione. La parete che chiude la corte a sud richiama alla
memoria lo schema dell'hotel particulier parigino, illustrato da Le
Muet e D'Aviler54. Lo stesso Mariani potrebbe esserne l'autore, anche
se questa attribuzione va fatta con molta cautela55. Questa parete
infatti non è ben ammorsata con le murature laterali e, inoltre, la
balconata sovrastante collega le due ali attraverso due piccole aperture
estranee al disegno dei prospetti sulla corte.
Con riferimento ai simboli araldici si può con certezza affermare
infatti che essa fu realizzata sotto la proprietà Aragona, ed è dunque
opera settecentesca. Inoltre la pavimentazione del ballatoio presenta le
stesse maioliche del primo Settecento che ritroviamo nel terrazzo
antistante la loggetta. Non è da trascurare poi un altro dato che
scaturisce dal rilievo dell'edificio: la fascia marcapiano che corre su
tutti i fronti, a sottolineare il confine tra la parte basamentale e il piano
nobile, si spezza in corrispondenza della parete a sud. Essa prosegue,
in verità, anche sui fronti interni alla corte, ma ad una quota
leggermente inferiore, corrispondente a quella del balcone centrale
della loggia. Questa anomalia, o dissonanza come la si voglia
chiamare, non si coglie facilmente, in quanto proprio la parete a sud,
interrompendo la continuità di questa fascia, ne dissimula il salto di
54Ci riferiamo in particolare al Cours d'Architecture... di A.C.D'Aviler, pubblicato a Parigi nel
1698 e ristampato nel 1710, a cura di Jean Mariette.
"(...) l'hotel particulier è una istituzione tipicamente francese. l'hotel si compone generalmente di
un cortile su strada-"cour d'entrée"- e di un edificio-"corps de logis"- trasversale, talvolta con
due ali che recingono il cortile..." LABO', Mario., voce "Barocco" in Encic.Univ.dell'Arte.
55Nella relazione di stima del 21 dicembre 1714, si legge che due Pile (vasche in pietra) furono
collocate nella Facciata di Butera ( la facciata a sud). Nei disegni di Hittorff del 1823, in
corrispondenza delle due nicchie con statua della parete a sud, compaiono due elementi che
fanno pensare a due sedili, ma potrebbe ben trattarsi anche delle due vasche menzionate nella
relazione di Mariani. Non siamo purtroppo in grado di sciogliere questo dubbio.
55
quota. La chiusura della corte pertanto potrebbe essere stata la
soluzione "inventata" da Mariani all'ultimo momento, per assolvere al
tema della facciata principale, e tuttavia non possiamo escludere che ci
si trovi in presenza di un intervento più tardo, databile alla seconda
metà del settecento. Lo schema del grande portale centrale, affiancato
da due nicchie e sormontato da una lunga balconata, è del tutto simile
al basamento del fronte principale di un'altra villa bagherese, la
Galletti-Inguaggiato, ultimata nel 177756. Secondo M.De Simone la
chiusura del blocco con la nuova parete a sud doveva rivelarsi
illusoria. "(...)in quanto non arriva a precludere lo sfondo che
prepotentemente emerge con la loggia a cinque arcate del piano nobile
e con lo slancio del belvedere superiore che di tale loggia vuole
riproporre il ritmo" 57.
Un accenno, infine, alla iconologia.
In omaggio alla famiglia del suo fondatore l'architetto della villa
adoperò infatti, come ricorrente motivo ornamentale, le tre palle
allineate in fascia e soprattutto la testa di leone, traendo tali insegne
dall'emblema araldico dei Naselli-Aragona. Busti di leoncello
"dall'espressione a volte ammiccante e furbastra" decorano i timpani
delle aperture principali realizzando una "simpatica utilizzazione
villereccia dell'emblema araldico" 58. In questo e in pochi altri dettagli,
così come nel disegno sereno dello scalone, della loggia e di qualche
ambiente interno (nelle parti dunque più che nel disegno d'insieme)
"si intravede" -scriveva G. Lanza Tomasi nel 1965- "il disegno di un
architetto qualificato" 59
56Non è questo il solo elemento in comune tra le due ville. Già M. De Simone, cit., aveva
segnalato la comune soluzione dello scalone interno, ed alcune affinità planimetriche.
57DE SIMONE M., Ville Palermitane...., p.87
58LANZA TOMASI G., cit., p.355
59idem.
56
57
LA LOGGETTA.
La "loggetta", o altana, di Villa Aragona costituisce ancor oggi,
nel devastato paesaggio urbano di Bagheria, un elemento
architettonico di forte emergenza. Ne troviamo traccia nella pittura di
Guttuso e dei suoi seguaci locali 60.
Il suo apparire in lontananza nell'incantato paesaggio rurale della
Bagaria sette-ottocentesca, incuriosiva e attraeva. Ne abbiamo
testimonianza negli appunti di Hittorff. Descrivendo l'edificio, egli
sottolinea l'estrema semplicità della sua pianta e si sofferma sulla
loggetta: "(...) Alla sommità....si trova innalzato, alla maniera del
solarium degli antichi, uno spazioso belvedere, terrazza coperta
dall'alto della quale si gode la vista più estesa dei bei siti che si
trovano tutt'intorno...al tempo stesso...all'esterno esso accresce l'effetto
pittoresco di questa interessante costruzione del secolo scorso" 61.
Negli stessi anni in cui riordinava i materiali per la pubblicazione di
Architecture Moderne de la Sicile, J.I.Hittorff disegnò la Maison du
Comte de Waters a Bordeaux, in cui ci sembra di ritrovare
straordinarie affinità con Villa Aragona, divenuta nel frattempo
proprietà dei Cutò. Nella villa di Bordeaux, "(...) la enfilade vestibolo
-salone sulla quale si innesta il grande scalone, è monumentalizzata da
una serie di arcate in continuità con quelle che cingono la casa
all'esterno. Questo spazio centrale viene prolungato fino alla sommità
dell'edificio, fino al belvedere,
60ci riferiamo al celebre La Piana di Bagheria, dipinto da Renato Guttuso nel 1952 e ad alcune
recenti opere di Mario Liga, bagherese, autore di interessanti opere ispirate al paesaggio
siciliano e all'architettura di Bagheria.
61J.I.HITTORFF, cit,. Parigi 1835, p.53. La traduzione è nostra.
58
l'edicola alla moda alla quale si accede risalendo una bella scala
elicoidale in ghisa..."62. Si istituiva così un curioso legame tra Roma e
la Francia, che passava attraverso la Sicilia e l'opera di Giuseppe
Mariani. Non è certamente un caso che un edificio come il Palazzo
Cutò di Bagheria, così lontano da quella esuberanza barocca che aveva
fatto inorridire il Goethe, attragga, in qualche modo, un classicista
come Hittorff. "(...) Per formazione e temperamento Hittorff fu un
classicista e in Italia egli fu in cerca di conferme alle sue convinzioni.
Ma il viaggio fu anche l'occasione per portare un po' d'aria fresca nel
suo modo di pensare in architettura..." 63.
I documenti relativi alla costruzione della villa hanno fugato ogni
dubbio circa la datazione della loggetta. Osservando l'edificio da
Nord, inoltre, i due volumi edilizi (l'altana e il corpo principale)
mostrano inequivocabilmente il loro inscindibile rapporto dialettico. E'
stata Margherita De Simone, per prima, a manifestare la perplessità,
ripresa dalla successiva letteratura sull'argomento, sulla data di
costruzione della loggetta. "Non vibra in essa la differenziazione
cromatica dell'intonaco chiaro rispetto le membrature realizzate in
pietra. L'arco, al contrario di quelli che fanno parte della costruzione
sottostante è privo di ghiera e di chiave, e risulta piatto e
concettualmente
disegnato
sulla
superficie
muraria...."64.
L'operazione-altana, concludeva De Simone,
62Des projets de villas a la maison pompéienne, in Hittorff 1792-1867, Musee
Carnavalet, Parigi 1986-87. La traduzione è nostra
63HAMMER K., contributo pubblicato dal W.R.Museum di Colonia, 1990, in Architectural
drawings and watercolors by J.I.Hittorff.....
La traduzione è nostra.
64DE SIMONE M.,.cit., p. 86. La stessi tesi, gli stessi dubbi sono stati avanzati dai vari autori che
hanno scritto della villa.
59
25. J.I.Hittorff, Maison du Comte de Waters a Bordeaux, 1830
60
26. Bagheria. Palazzo Cutò
La copertura della loggetta in un particolare dei rilievi di Hittorff (1823). Il disegno mostra
la copertura della loggetta e la volta lunettata ai loro originari livelli di imposta.
61
27. Bagheria, Palazzo Cutò
La copertura della loggetta dopo gli interventi ottocenteschi di innalzamento del tetto e
della volta. (restituzione sulla base del rilievo 1993).
62
28. Bagheria, Palazzo Cutò
Schema strutturale della volta reale che sorregge il iano di calpestio della loggetta.
(rilievo 1993)
63
sarebbe dunque "posticcia". In verità, in questa parte dell'edificio solo
la cornice, i pinnacoli e la scala alla trapanese sono eseguiti in pietra
intagliata. Tuttavia, dai dati rilevati nel corso della nostra ricerca
risulta evidente che l'operazione "posticcia" riguarda solo la
colorazione uniforme dell'intonaco attuale, che è stato rifatto quasi
certamente dopo il 1923. Sotto questo strato recente si conserva in
larga parte l'intonaco antico e tracce cospicue della tinteggiatura
ottocentesca color rosso pompeiano. Nel Settecento il trattamento
cromatico delle facciate rendeva del tutto assimilabile la loggetta
all'edificio principale. L'unica differenza consisteva nel mancato uso
di pietra naturale negli spigoli del blocco edilizio superiore. Le fasce a
rilievo erano state infatti rifinite con la tecnica dell'incantonato65
utilizzata anche nelle facciate principali dell'edificio per le fasce
verticali intermedie. Le lesene e gli archi si presentavano con il colore
ottenuto dallo spolvero della pietra d'Aspra, riproponendo anche nella
loggetta, il bicromatismo delle facciate sottostanti66.
L'esaurirsi delle risorse finanziarie e l'urgenza di concludere in fretta i
lavori potrebbero spiegare, in parte, l'uso generalizzato dell'intonaco
invece del contrappunto tra intonaco e pietra d'Aspra che caratterizza
la scrittura delle facciate nei corpi principali. Si potrebbe trattare
tuttavia anche di una scelta linguistica molto precisa, tendente a
conferire maggiore slancio e dinamismo al volume superiore e,
indirettamente, all'intero edificio. E' la stessa De Simone a suggerirlo
implicitamente:
65cfr. capitolo successivo sui restauri del tardo settecento.
66Non è stato possibile eseguire una stratigrafia degli intonaci per accertare il colore originario
delle facciate. Riteniamo che esso fosse comunque un intonaco chiaro, che, come scrisse
E.Calandra "fa risaltare per tono e per colore gli elementi struttivi della composizione: lesene,
fasce , cornici, mostre di finestre e mensole di balconi....." , Breve Storia dell'arch. in Sicilia,
p.131.
64
"(...) Ben diverso è qui in alto la funzione espressiva del vano,
slanciato, nervoso e potremmo dire dinamico..Una lesena divide
ciascun arco dal successivo già inquadrato per altro da una fascia
interrotta soltanto da una leggera sporgenza all'imposta. Il ritmo che si
viene a determinare risulta contemporaneamente serrato e veloce.."67.
Analoghe considerazioni di carattere linguistico e compositivo,
unitamente ai dati scaturiti dalla nostra ricerca, ci consentono oggi
invece di fare luce su un altro sorprendente aspetto costruttivo,
riguardante la copertura ed il soffitto a volta.
La copertura dell'altana è oggi visibile dall'esterno, poichè essa
risulta costruita alla sommità del muretto d'attico. Questo tetto in
piena vista fa parte dell' immagine del Palazzo Cutò. Alla luce di
recenti scoperte d'archivio, siamo tuttavia in grado di affermare che
questa copertura ad alta quota è estranea alla fabbrica settecentesca,
trattandosi di un rifacimento di epoca successiva, che, a ben guardare,
ha alterato l'eleganza dell'originario profilo volumetrico dell'edificio.
Come testè accennato infatti la loggetta deve essere stato l'elemento
disegnato da Mariani per conferire maggiore slancio alla costruzione.
Quei pinnacoli svelti ed eleganti68 posti a coronamento dell'attico,
avevano indubbiamente la funzione di enfatizzare questo effetto. Al
contrario, il tetto rifatto nell'Ottocento, e oggi ripristinato, agisce da
freno, da pesante "cappello", restituendo all'edificio la "pesantezza" di
cui molti hanno scritto. Paradossalmente l'innalzamento del tetto
potrebbe essere stato dettato dalla intenzione di alleggerire e rendere
più arioso lo spazio interno 69. Anche il soffitto a volta infatti risulta
essere stato ricostruito ad una quota più alta di quella originaria. Il
soffitto a volta disegnato da Mariani era una volta lunettata, la cui
67De Simone, cit., pag. 86
68l'espressione è di M.De Simone, cit., p. 86
69È difficile infatti trovare ragioni di ordine tecnico-funzionale che abbiano potuto dettare un tale
cambiamento.
65
linea d'imposta coincideva con l'imposta delle arcate70. 'Quattro di
queste lunette erano inoltre state ricostruite nel 1778, durante i restauri
diretti dall'architetto Salvatore Attinelli 71. Circa venticinque anni più
tardi un altro architetto, Teodoro Gigante, chiamato e redigere una
relazione di stima, riferì che la volta si trovava nuovamente in pessime
condizioni e necessitava di essere completamente rifatta 72. Le radicali
trasformazioni della copertura quindi sono da attribuire ai lavori fatti
eseguire dai Filangeri di Cutò tra il 1834 e il 1837 73.
Nel corso dei lavori di restauro eseguiti tra il 1992 e l993, è
venuto infine alla luce il sistema costruttivo della volta reale che copre
la sottostante Sala. Si tratta di un grande dammuso reale a testa di
gavita, cioè una volta a padiglione lunettata. Per ottenere il piano
orizzontale su cui impostare il pavimento dell'altana, senza
appesantire oltremodo la delicata struttura in pietra, i reni della volta
reale furono dotati di un interessante sistema alveolare di voltine ed
archi di scarico.
70E questa infatti la configurazione rilevata da Hittorff nel 1823, di cui abbiamo testimonianza
anche nei suoi interessanti appunti in situ.
71cfr. Reg.n.9
72cfr. Reg.14
73Nel corso dei restauri eseguiti nel 1992-93, abbiamo rinvenuto alcune tracce della copertura
settecentesca. Purtroppo i dati in nostro possesso a quel tempo non erano sufficienti per
giustificare una scelta così importante quale la ricostruzione del tetto ad una quota più bassa. A
nostro avviso, questa opzione rientra oggi prepotentemente in gioco, in seguito ai risultati della
ricerca presentata in questo libro.
66
29. Bagheria, Palazzo Cutò, particolare della loggetta.
67
IL RESTAURO TARDO-SETTECENTESCO.
Dal punto di vista della conservazione, la loggetta ha sempre
rappresentato uno dei punti più vulnerabili dell'edificio e pertanto,
come abbiamo già accennato, restauri di una certa entità si resero
necessari già nel 1778. Le infiltrazioni d'acqua piovana avevano
causato un degrado piuttosto esteso delle strutture lignee di copertura
e il crollo di parti del sottostante soffitto a volta.
Nel 1778 l'architetto Salvatore Attinelli firmò tre "relazioni di
misura e stima per il novo riparo fatto nella loggia della Casina
possessa dall'Ecc. Principe di Aragona, esistente nella Bagaria" 74. Le
tre relazioni riferiscono separatamente circa opere di fallegname,
mastro muratore e chiavittiere (fabbro), e costituiscono la importante
testimonianza di un restauro eseguito in epoca pre-industriale, con
tecniche artigianali e materiali del tutto simili, se non identici, agli
originali.
Per mezzo di ponti appesi, si raggiunse anzitutto il tetto della
loggia e, per prima cosa si dovette dismettere l'antico manto di
copertura. Il falegname M.stro Antonino Ragonese procedette quindi
alla riparazione delle strutture lignee danneggiate.
Sotto un corrente (catena di capriata) furono collocati quattro travicelli
di quercia 75 "di pal.11 l'uno con dodici chiodi, con averci fatto lo
dente e fatto la leva a detto corrente"; un altro corrente..."per causa
che la testa era infracidita" venne consolidato con la collocazione di
un ceppo di castagno a sezione
74 Salvatore Attinelli (Palermo, 1736- 1802), sacerdote ed architetto camerale,
ingegnere
direttore delle strade di Sicilia, fu uno dei protagonisti dell'architettura palermitana della seconda
metà del Settecento.
75"(...) n.4 sguarroni di cersa..."
lett. Cersa. quercia.
Sguarruni era comunemente un travicello posto di traverso a rinforzo di trave più grande.
68
quadrangolare a mo' di mensola, rinforzandolo con l'apposizione di
uno sguarrone (travicello trasversale) di quercia 76; una forbicia
(capriata) dovette essere "incatenata con due tiranti di cersa (quercia)
di pal.16 l'uno con otto perni"77.
Numerosi interventi furono eseguiti per riparare i danni subiti dal
dammuso ( il soffitto a volta). Il più importante di questi fu il
rifacimento di quattro delle lunette allora esistenti. Dopo aver
"sbordito le furme (le centine) del dammuso, e lunette antiche per
essere disfatte" si passò alla orditura di "quattro lunette nuove di tavoli
di pioppo a due foglie di mollica di pioppo". Sette centine antiche
furono sostituite con altrettante nuove centine di tavole di pioppo a tre
foglie e l'apposizione di listoni spaccati "inchiodati con chiodi
d'intavolare e cinquantini....."78. Si passò quindi a 'ncannunari, cioè ad
incannucciare le parti di nuova fattura, utilizzando canne grosse
spaccate (cannoni spaccati) "con zanchi e con chiodi d'intavolare". Ai
muratori spettò poi il compito di completare il restauro del dammuso
della loggetta. Dopo aver "scupato tutto per leviare la carica"
provvedendo a rimuovere "tutta la terra con cartelle", le parti
ricostruite furono completate con la spalmata di calce e gesso,
rispettivamente sopra e sotto lo novo dammuso, quindi rizzato e
bianchiato per complessive canne 21 di superficie.
Il parziale cedimento delle strutture lignee di copertura,
alterando l'equilibrio del sistema statico, aveva probabilmente già
causato dei dissesti alle murature della loggetta. Le catene antiche,
cioè i tiranti in ferro posti a rinforzo delle murature, erano inoltre
disfatte e ruggiate (arrugginite). Quattro catene vecchie pertanto
furono "scippate, fatto li ponti in due lati e scendutoli nel baglio". Il
76lett. una chianca quadralina di castagno per gattone e posto sotto detto gattone un sguarrone
di cerria di pal.8 con suo dente e inchiodato...
77Il tirante era "un pezzo di legname che serve a tener saldi i puntoni del cavalletto di un tetto"
78lett. allistonato di parafiloni spaccati...
Cinquantini= Una misura convenzionale di chiodi.
69
chiavittiere M.stro Francesco Milazzo provvedette ad impiantare in
cantiere una piccola officina di fabbro provvista di fucina, incudine,
mantice e utensili vari 79. In cantiere pertanto furono forgiate le quattro
nuove catene di ferro quadrittolo e il ferro recuperabile delle catene
dismesse fu rifuso e riutilizzato per realizzare i nuovi ancoraggi: gli
"otto orecchi di lepre per dette catene" furono infatti eseguiti "con
ferro del Padrone, fatto dalle catene vecchie scippate".
Al muratore M.stro Rosario Demma spettò il compito di collocare le
catene e di completare tutte le opere murarie necessarie. Onze 2,28
furono pagate al Demma per "avere tirato, assettato e murato" le
nuove catene ancorando alle due estremità gli orecchi di lepre, e
ricucendo la muratura interessata con schegge di pietra viva e calce 80.
Le teste delle quattro catene furono inoltre "incatramate e impiciatoli
tutte" per preservarle dall'umidità proveniente dal contatto con le
murature.
Poichè a causa della collocazione delle catene si erano dovute
demolire piccole parti dell'intonaco esterno, in n.8 archi e pilastri fu
necessario rifare "Canne 12 di fasce rizzate e incantonate larghe pl 12
con ponti appesi...". Incantunari era l'operazione di "dar le croste di
polvere gialla ai muri",
spolverando polvere di calcarenite
sull'intonaco di calce ancora fresco, imitando così con mezzi poveri,
l'effetto della pietra d'Aspra. Lo stesso tipo di intonaco venne eseguito
per i fascioni sulle facciate est ed ovest della Casina, a causa del
rifacimento di alcuni tratti del catusato, l'acquedotto che convogliava
in cisterna le acque piovane. L'intero sistema di smaltimento e raccolta
delle acque piovane venne infatti sottoposto a revisione e parzialmente
sostituito, Sulle pareti dell'altana vennero collocati "Canne 23
d'imbrici rossi appesi e Canne 3.2 di catusi..per gettare l'acqua nelli
79lett forgia, ancunia, mantace e ferramenti.
80lett. con avere ingastato nelle due teste l'orecchi di lepre e muratoli con scardoni di ciaca in
sazio di calce.
70
gettatori" . Sulle facciate della Casina, in prossimità della banconata
(il basamento) si provvedette a sostituire Canne 5 di catusato
nuovo..."per uso dell'acqua nella credenza e camere".
Anche la copertura del corpo principale dell'edificio fu oggetto di
manutenzione in diversi punti e le tre relazioni del 1778 riferiscono
inoltre numerosi e limitati interventi per la riparazione di infissi,
architravi e altro. Una apoca del 1780 81 rilasciata dalla Principessa
Marianna Alliata Naselli a M.stro Pietro Durante, riferisce anche di
lavori eseguiti al Piano Terra "per aver ammattonato di mattonazzi
novi tutta l'anticucina e per avere ristorato il baglio coverto e
scoverto, la Cavallerizza82, fornelli di cocina e altro in detto
Casino..."
Il manto di copertura della loggetta fu infine ripristinato servendosi di
cinque carichi di canali novi... e postoci li corridori83 in calcina,.a
liste, e culmarelli e fila di pietre sopra murati.
81cfr. Reg.n.10. Dobbiamo questa informazione al Dott. Eric Neil, ricercatore presso la Harward
University, USA.
82la scuderia.
83 Corridori o currituri= "..il tegolo volto con la concavità in su, su cui poi si accavallano col
convesso in giù gli altri tegoli...".
71
II. Domus Magna Ruralis......
72
30. Bagheria, Palazzo Cutò. La sala-vestibolo dopo la demolizione delle superfetazioni,
eseguita nell'agosto del 1993. Si intravedono i resti della decorazione ottocentesca.
73
"Questa casa d'estate, situata a tre miglia da Palermo, sulla
strada di Termini, sorge in prossimità della cittadina di Bagheria;
essa è meno importante delle grandi residenze di campagna che
coprono quella pianura e che sono le dimore favorite dei ricchi
Palermitani. La sua pianta ha una disposizione molto semplice. Ad
eccezione della scala principale che occupa lo spazio del vestibolo, al
piano terra non si trovano altro che delle stanze di servizio. Al primo
piano si trova l'appartamento del proprietario, grande e bello....84"
Nel 1803 la grande 'casa d'estate' che era appartenuta ai
Principi d'Aragona fu venduta ad Alessandro La Farina e Filangeri,
Principe di Cutò. Cambiarono dunque i nomi e le insegne, ma essa
rimase quello che era sempre stata e cioè, anzitutto, una casa di
famiglia, un luogo intensamente vissuto fino a tempi recenti : "domus
magna ruralis", come viene menzionata nei documenti del primo
ottocento. Non è facile oggi, attraversandone le stanze nude ed in
rovina, ricostruirvi il frammento attendibile di un vissuto domestico.
Ci torna alla mente una celebre frase di Loos: "la stanza di famiglia è
come un violino, il violino si può suonare, la stanza si può abitare"85
In queste stanze, in quei salotti, si abitava....
84HITTORFF, Arch.Mod. de la Sicile, 1835. La traduzione è nostra.
85LOOS A., Gli interni della Rotonda, Vienna 1898, in Parole nel Vuoto, Milano 1982, pag.28
74
31. Bagheria, Palazzo Cutò. Le iniziali dei Filangeri di Cutò nella lunetta che sovrasta
l'ingresso alla corte.
75
DAI NASELLI-ARAGONA AI FILANGERI DI CUTÒ.
Il Principe Baldassare Naselli e Branciforte, pretore di Palermo
nel 1738, mantenne la proprietà della villa di Bagheria fino al 1753,
anno della sua morte, avvenuta a Parigi in data 28 maggio. Il figlio
Luigi, che gli succedette, "si strinse in nodo maritale con Stefania
Morso e Bonanni, sua zia..."86 Morto il Principe Luigi nel 1773 87, la
proprietà della villa passò al figlio Baldassare Naselli e Morso.
Il 9 gennaio 1789 il presidente del Tribunale di Palermo
Asmundo Paternò, procuratore dei beni di Baldassare Naselli
procedette alla vendita al pubblico incanto, della "Casina Grande
esistente nella contrada della Bagaria" con tutti gli accessori, annessi
e connessi, parti collaterali, chiesa.....Ad acquistare la Casina dei
Naselli Aragona, al prezzo di 4.800 onze rateizzabili, fu il Reverendo
Natale Messina88. Esattamente un anno dopo il Rev. Messina nominò
proprietaria della Casina la principessa madre, Stefania Naselli e
Morso 89. Si intravede, dietro tale operazione, il tentativo di salvare
una proprietà forse compromessa da ipoteche e dare pertanto una
soluzione a delicate questioni patrimoniali. Alla morte della
principessa Stefania tuttavia, avvenuta nel 1802, in mancanza di
disposizioni testamentarie la proprietà tornò nuovamente al figlio
Baldassare il quale stavolta ereditò la villa insieme ai fratelli Ercole,
Gianfranco, Diego e Girolamo ed al congiunto Giuseppe Gallego e
Naselli principe di Militello. Per dirimere la complessa situazione
ereditaria i coeredi Naselli e Gallego decisero, in data 9 luglio, di
vendere la Casina con tutte le sue pertinenze 90. Lo Speziale Zerilli,
86VILLABIANCA M. DI, Della Sicilia Nobile, 1754
87Ne da notizia il Marchese di VILLABIANCA, in Palermo d'oggigiorno...., Palermo 1873-74
88cfr. Reg.n.11
Si trattò di una vendita sub verbo regio. vale a dire al plus offerentis et meliorem conditionem
facentis.
89Not.L.M.Vasta, 5 gennaio 1790
90cfr. Reg. n.12
76
cui il Tribunale di Palermo aveva affidato la conduzione della
trattativa, incaricò l'architetto Teodoro Gigante di stendere una
relazione di stima sul valore e lo stato di conservazione degli immobili
91. La Casina, scrisse il Gigante, pur presentando nobile aspetto, non
era in condizioni di perfetta funzionalità e abitabilità. e necessitava
consistenti opere di manutenzione e restauro, "giusta l'uso e
consuetudine di questa Capitale....". A far fede alla relazione
dell'architetto dissesti più gravi riguardavano il coverticcio (la
copertura) e il dammuso (soffitto a volta) del Belvedere, punto
nevralgico dell'edificio, dove gran parte delle strutture lignee
degradate dovevano essere riparate o interamente sostituite. Tuttavia
anche il "il Coverticcio che copre l'intiera Casina" doveva "ripararsi
come sopra .... ponerci i Canali mancanti...tratti 160 di legname
quadralina, soprarrizzato di mezziginelli e tavolatura veneziana..."92.
Per proteggere la volta sovrastante la scala nobile doveva inoltre
essere rifatto " il mattonato del Parterre " , danneggiato dalle
infiltrazioni d'acqua piovana, e per questa operazione Gigante suggerì
di "servirsi dei Mattoni antichi" . Tra gli altri lavori da eseguire,
c'erano la sostituzione gran parte degli infissi esterni ed interni al
piano terra, di tutte le aperture di finestrone al piano nobile e la
collocazione di un nuovo portone all'ingresso. Per quanto riguarda le
Casette collaterali al palazzo, Gigante segnalò l'opportunità di
numerosi rifacimenti riguardanti coperture e pavimenti, la riparazione
degli infissi e il consolidamento delle murature. Quest'ultimo, scrisse
il Gigante dovrà eseguirsi servendosi dei "balatoni delle cave
convicine.."93.
91Teodoro Gigante, architetto "palermitano o forse trapanese", nipote del più famoso Andrea, è
ricordato per il progetto della Chiesa Madre di Trabia (1789). Si occupò anche del
completamento dei lavori per la Villa Trabia a Bagheria (1791-1797).
cfr. Sarullo, Dizionario.cit,...
92Mezziginelli o menziuneddi, una certa misura di travicelli.
La tavola veneziana era propriamente quella tagliata fine un due centimetri.
93Balatone, balatuna, conci di tufo.
77
Da una stima iniziale di 4655,19 onze deducendo la spesa per le
suddette riparazioni, stimata onze 1825,5, ne risultava il prezzo di
2830,14 onze94.
I Naselli si appellarono al Tribunale. Ritenendosi danneggiati
dalle valutazioni dell'architetto Gigante, presentarono ricorso,
chiedendo la revisione della relazione ad opera di un secondo perito.
Venne incaricato l'architetto Felice Visconti 95, il quale confermò la
valutazione di Teodoro Gigante circa il Capitale iniziale. Egli scrisse
tuttavia che per i "pronti ripari che necessitano in detta Casina e
corpi aggregati" si dovevano detrarre "onze 1805,5 e non già
1825,5....indi. per calcoli ed esami da me fatti sulla faccia del luogo
resta il Capitale netto di 2850,14 onze"96. Pertanto, con un recupero
di venti onze, i Naselli-Aragona si congedarono dalla loro proprietà
bagherese e il 25 novembre 1803, Alessandro Filangeri La Farina,
Principe di Cutò, acquistò la Villa Aragona di Bagheria. 97.
94cfr Reg. n.14
95Architetto del Duca di Monteleone nel 1791, Felice Visconti è noto soprattutto per i lavori alla
Magione di Palermo (1791-92).
cfr. Sarullo, Dizionario.....cit..
96cfr. Reg. n.14
97 idem. Quasi un anno dopo, il 24.12.1804, il Principe Alessandro sottoscrisse una schedola
codicillare contenente alcune sue disposizioni in caso di morte. In tale documento, aperto e
pubblicato post mortem in data 4 marzo 1806, Alessandro Filangeri nominava erede universale il
figlio Nicolò, e così precisava:
(....)Cascherà dalla mia eredità il detto unico erede universale qualora venderà o censuerà la
mia casa del Cassaro esistente dirimpetto la Chiesa Madre o passerà ad abitare durante la vita
di sua Madre all'altro mio palazzo vicino il convento di Sant'Antonino ed ugualmente cascherà
d'ereditare qualora vendesse o censuasse le due Casine da me acquistate esistenti nella Villa
della Bagheria una,comperata dalli Fratelli del Principe d'Aragona Don Baldassare Naselli e
Morso, e l'altra presa parte a censo redimibile e parte comprata da questo Monte di Pietà
ch'apparteneva all'eredità del Razzionale Spatafora.......(...). cfr. Reg.n.18
78
32. Bagheria, Palazzo Cutò.
La denominazione degli ambienti al piano nobile, secondo l'inventario ereditario del 1806:
1.Sala---2.Camera di bigliardo---3.Camera dirimpetto Santa Marina appresso il Bigliardo--4,5,6.Seconda, Terza e Quarta Camera appresso il bigliardo.---7 Un passetto che introduce
con finire all'altro quarto del palazzo ed alla casa del cappellano sensarrobba con passante
tutto di ferro con quattro sedili e quattro pomi d'ottone---8,9.Camerini---10. Galeria del
quarto nobile a mano diritta dirimpetto a San Cataldo---11.Anticamera in faccia a
Rammacca.---12.Camera della Cappella---13.Camera di dormire con arcova---14. Passetto--15,16,17 Retrostanze.
Ubicazione degli affreschi settecenteschi:
stanza n.2: Mercurio e Argo
stanza n.3: Annunciazione
11: Amore di Venere e Marte
4: Visita dei Pastori
12: Ercole e Anteo
5: Visita dei Magi
13: Il giudizio di Paride
6: Fuga in Egitto
79
L'APPARTAMENTO in villa.
"(...)La casa di Palermo aveva allora delle dipendenze in
campagna che ne aumentavano il fascino. Esse erano quattro:
S.Margherita Belice, la villa di Bagheria, il Palazzo a Torretta e la
casa di campagna a Raitano. Vi era anche la casa di Palma e il castello
di Montechiaro ma in quelli non andavamo mai..."98.
Così Giuseppe Tomasi di Lampedusa 99 apre il capitolo sulle "altre
case" di famiglia, dopo aver descritto il Palazzo di Palermo.
Sfortunatamente dopo la commossa rievocazione della preferita tra
queste case, il Palazzo Cutò di S.Margherita, "il manoscritto si
interrompe 100. Così le stanze del Palazzo Cutò di Bagheria sono a
lungo rimaste mute, a lungo mostrando solo i segni della devastazione
e dell'abbandono. Il recente ritrovamento di alcuni inventari ereditari
dei Filangeri di Cutò ci ha aiutato a far luce sui molti aspetti
sconosciuti riguardanti la distribuzione e il funzionamento interno
della casa. Di particolare rilievo sono le informazioni contenute
nell'inventario del 1806, redatto dopo la morte del Principe Alessandro
Filangeri: esse vanno dai "nomi" e dunque dalla funzione dei vari
ambienti, fino agli arredi ed agli oggetti d'uso, i quadri e gli oggetti
d'arte. Il confronto tra queste informazioni, la conoscenza diretta
dell'edificio e la trattatistica settecentesca ci ha permesso di
attraversare, con maggiore discernimento, le stanze dell'antica Villa
Aragona.101.
98TOMASI DI LAMPEDUSA G., I Racconti, p.46
99La madre dello scrittore era una Tasca di Cutò.
100prefazione di Gioacchino Lanza Tomasi a TOMASI DI L.cit,
101Importanti risposte ad alcuni quesiti di ordine estetico e funzionale sono venuti dalla
consultazione del trattato settecentesco di G.Amico, L'architetto prattico...., Palermo, 1726-1750
80
36. Bagheria, Palazzo Cutò.
Grande camino tardo-ottocentesco "intagliato in noce".
(ridisegno di Vicky De Nembo)
81
All'appartamento nobile si accedeva risalendo l'ampio e
luminoso scalone interno. Era una rarità questa scala interna per una
villa di campagna. Le due rampe simmetriche, rivestite di marmi
policromi, ascendevano elegantemente, attraversandolo, il volume
edilizio. convergendo in alto verso una ariosa loggia a cinque archi. In
corrispondenza dell'arcata centrale si trovava un piccolo balcone in
asse con l'accesso principale al piano nobile 102. Sul tavoliere
principale, un tempo adorno di due leoni di marmo103, si apriva il
grande portale d'ingresso. Un terzo leone, dall'espressione furbesca e
sorniona, magistralmente scolpito sulla chiave di volta dell'alto
portale, accoglieva i visitatori.
Dalla loggia si accedeva alla SALA, l'ambiente più grande e maestoso
dell'appartamento nobile. Qui dovevano tenersi i balli e i ricevimenti
più importanti. Di giorno la Sala era illuminata dalle tre alte lunette
aperte sul terrazzo che sovrastava lo scalone principale. Dai due
grandi portali posti sull'asse nord-sud il paesaggio della piana di
Bagheria attraversava la sala-vestibolo.
Le due porte che si aprivano sulla parete orientale della Sala
comunicavano con la CAMERA DI BIGLIARDO, un ambiente elegante, a
pianta quadrata, dal quale si accedeva alle altre camere dell'ala
orientale. Tra gli arredi di questa stanza spiccavano "un bigliardo con
stecche e n.3 balle, due sofà con pelle nera, sedici sedie dell'istesso
color del sofà, sei ritratti di famiglia e quaranta quadretti di
soldati..."104. Quache decennio più tardi i Cutò vi avrebbero installato
un grande camino in noce intagliata105. Le aperture lungo l'asse nord
102Il piccolo balcone centrale, ancora leggibile, è stato trasformato in un ballatoio per dare
accesso ai nuovi appartamenti creati negli anni venti.
103Questi leoni sono stati trafugati recentemente, a causa delle persistenti condizioni di
abbandono della villa.
104cfr. Reg. n.19. Tutti i mobili e gli oggetti menzionati in questo capitolo sono tratti
dall'inventario ereditario del 1806. Per la comprensione di alcuni termini relativi
all'arredamento, oltre ai dizionari già citati, ci è stato utile quello di PEREZ, Palermo 1870.
105 Il camino monumentale ( è alto circa m 3), di pregevole fattura, è stato rimosso in occasione
del riuso del Palazzo come sede dell'Istituto Regionale d'Arte, negli anni '70. L'inventario del
82
sud, lasciavano intravedere la enfilade
delle camere che si
succedevano in direzione sud. L'orientamento ad est di queste stanze
le rendeva le più adatte ad ospitare le altre camere da letto.
L'inventario menziona tra gli altri oggetti rinvenuti in questa zona due
capizzali, una rinaliera, due materazzi ordinari, una coverta di
cottone..... A giudicare dai resti di un singolare lambris dipinto a
tempera , i due camerini adiacenti la prima e la seconda camera
appresso il bigliardo, furono probabilmente adattati, in un periodo più
tardo, a stanze per i ragazzi106. Nel primo camerino, forse la camera
delle ragazze, le pitture sembrano illustrare una fiaba la cui azione si
svolge nelle lande umide e brumose d'Olanda, mentre nel secondo
esse rimandano a più virili scene di caccia.
L'inventario del 1806 nomina a questo punto il "passetto che
introduce all'altro quarto del palazzo ed alla Casa del Cappellano
senzarrobba con passante tutto di ferro e quattro sedili a quattro pomi
d'ottone". Dei sedili situati lungo il passetto a sud rimangono i
supporti in ferro, mentre i pomi d'ottone sono ancora visibili in una
foto degli anni '20. Per quel che riguarda la menzionata Casa del
Cappellano, doveva trattarsi probabilmente del grazioso appartamento
dislocato nel sottotetto occidentale, raggiungibile attraverso una
piccola scala tuttora esistente 107.
Il grande salone di NE, il più grande del piano nobile dopo la Sala, era
invece la GALERIA del quarto nobile, dove solitamente i Nobili
Proprietari amavano esporre le collezioni di "buone pitture, e di statue
antiche, come anche di bassorilievi, e cose peregrine e di museo
1805 non lo menziona, pertanto il suo inserimento è più tardo e potrebbe essere anche
successivo ai lavori del 1835-37.
106Queste pitture dovrebbero appartenere agli ultimi interventi decorativi, attuati dai Tasca di
Cutò tra fine Ottocento e primi decenni del Novecento
107 Questa scaletta, che oggi collega l'ala ovest con il sottotetto, proseguiva fino al Piano Terra e
deve essere stata questa la scala riportata erroneamente da Hittorff nell'ala est. Nel luogo
indicato da Hittorff e Zanth non abbiamo infatti trovato tracce di alcun collegamento verticale.
83
degne"108... In questa stanza, come riferiscono le nostre fonti, si
trovavano "venti sedie con pelle nera e legno color pappagallo, una
tavola ovata con suo tappeto sopra, una mezza ducesa"109.
L'ambiente successivo non aveva una funzione specifica e l'autore
dell'inventario del 1806 lo nomina come l'Anticamera in fronte a
Rammacca; vi si poteva conversare, soggiornare, e anche pranzare.
L'arredamento comprendeva, tra l'altro, "un sofà con pelle nera,
quattro tavolini di maguni con sue balate di marmo senza tiratori,
dodici sedie con colonnetti alla spalliera di paglia, venti quadri con
cornice di maguni"110. Da un punto di vista distributivo, questo
ambiente faceva da filtro, tra la Galeria e la Camera della Cappella.
La Cappella era allestita nella stanza all'angolo NO, in prossimità
della Camera di Dormire. "(...)La Cappella suole situarsi presso alla
Camera di Dormire, e sarà ben fatto il disporla in modo che, anche
dal letto possa ascoltarsi la messa in caso di malattia..."111. In realtà,
più che di una Cappella vera e propria, si trattava probabilmente di
una stanza attrezzata per le funzioni religiose. L'inventario del 1805
riferisce infatti che, tra gli altri arredi, vi sono "una Cappella con suo
palio di seta rigato di vivi colori e guarnizione d'argento, un quadro
del SS.Crocifisso e cornice di Maguni, un Cristo con croce di
tartaruga e pietre di Matriperla, quattro candelieri a quattro rametti,
li canti di gloria con cornice di maguni, un disco, un campanello
d'ottone.....".
La grande CAMERA DI DORMIRE CON ARCOVA era formata da due
ambienti separati da un arco: la prima grande stanza (Camera di
parata) era per l'occhio e la rappresentazione: vi si effettuavano le
108Amico, op.cit.
109Ducessa, ampia seggiola imbottita, guarnita di guanciali, e fatta acconcia all'uso di sedervisi
più agiati.
110Maguni è il legno comunemente noto come mogano
( amer.mahagoni )
111Amico, cit.
84
veglie per i parti e vi si ricevevano le visite in caso di malattia; la
seconda stanza, l'arcova, era lo spazio destinato all'intimità, alla
comodità, alla segretezza. L'arredamento della Camera di Parata
comprendeva, nel 1806, "un camino con due trispiti, soffietto, molletta
e tavolaccia dinnanzi pittata112, uno specchio sopra il camino con
cornice di maguni, un tavolino tondo in mezzo la Camera, quattro
tavolini di maguni ad un tiratore, due sofà con pelle nera di maguni,
due ducesse di maguni con pelle nera e suoi coscinetti per le spalle,
dodici sedie, diciotto quadri con cornice di maguni" . Nell'alcova si
trovavano: "uno specchio con cornice di maguni, due quadri con
cornice di maguni, due capizzaletti a due piedi e sue balate, due
cutrine per arcova di musolino ordinario con francia e suo frabalà a
tre fiocchi di fittuccia color melignana....."113.
I due camerini ai lati dell'alcova, erano utilizzati come toilettes,
oltrechè come passetti per l'accesso alle retrocamere dell'ala ovest.
Infatti "i gabinetti che almeno bisogna che sieno due, uno pel
cavaliere e l'altro per la dama, qualora la camera avesse alcova,
potrebbero disporsi accanto di quella, restando nel mezzo
l'alcova...L'adito alle retrocamere potrà darsi da uno dei due
gabinetti.."114. Le tre retrocamere dell'ala ovest, e i camerini adiacenti
dovevano servire per le necessità quotidiane. Sebbene nelle case del
'700 non vi fosse quasi mai un "ambiente espressamente adibito a sala
da pranzo"115, era qui che molto probabilmente si pranzava. Uno dei
camerini, considerata la vicinanza con la Camera di Dormire del
principe, potrebbe anche essere stato "una piccola cucina, per farvi
dei brodi e dei decotti in occorrenza di malattia"116. In un riposto si
112Evidenti tracce di questo camino sono tutt'oggi visibili.
113Tiraturi, cassetto; balata: lastra di marmo; cutrina: copriletto; frabalà o farbalà è una sorta di
fregio decorativo, balza, (ital:falpalà,franc: volant); melignana, riteniamo sia una variante di
milinciana, melanzana.
114Amico, cit.
115TOMASI DI L., cit., p.67. .
116Amico, cit.
85
trovava una bozza a naca, il vaso di legno (a volte di stagno) montato
su due aste a bilico, "per freddar l'acqua con neve o con ghiaccio"
nelle calde giornate estive117. La cucina grande e tutti i servizi annessi
erano invece localizzati al piano terreno. Discendendo per una scaletta
segreta si raggiungeva, in basso, l'anticucina. La cucina era proprio in
una delle stanze che si aprivano sul cortile ad ovest, in prossimità della
grande cisterna sotterranea. Questa era stata costruita in giardino, in
prossimità dell'angolo sud-ovest della Casina. Un ingegnoso
acquedotto di catusi di creta ben cotta vi convogliava le acque
piovane: "le piogge primaverili aveva scritto l'Amico erano le
preferite e credute da tutti le più salutari". Le altre camere che si
aprivano sul cortile erano, ai primi dell'Ottocento, la cantina, la
legnaia, un magazzino, e le rimanenti formavano, probabilmente, la
casa del curatolo.
I grandi ambienti che si aprivano a Nord erano adibiti a scuderie. La
piccola Chiesa situata poco lungi dalla Casina, e la sagrestia
conservavano ai tempi dell'inventario, un decoroso e completo
armamentario liturgico oltre a un "Quadro grande della Nunziata" e
persino una "campana a campanile grande".
117cfr.
bilico.
PEREZ,
cit. Bozza a Naca, specie di cantimplora che si culla su due aste, cantimplora a
86
Bagheria. La stazione ferroviaria, che occupò le terre a nord del Palazzo Cutò, in una foto
della fine dell'Ottocento (coll. Pintacuda).
87
LA VILLA NELL'OTTOCENTO.
Alla morte del Principe Alessandro, i beni di Casa Cutò
passarono al figlio Niccolò.
Don Niccolò Filangeri, illustre aristocratico palermitano, aveva
sposato nel 1797 la napoletana Margherita Pignatelli. Gentiluomo di
camera di Re Ferdinando I, Cavaliere dell'Ordine di San Gennaro e
gran reazionario118, Niccolò usava trascorrere lunghi periodi nella
capitale borbonica. Delle residenze estive di cui era proprietario in
Sicilia, egli preferì dedicare le sue attenzioni anzitutto al Palazzo Cutò
di Santa Margherita Belice, una delle case di famiglia più belle ed
amate da tutte le generazioni dei Cutò. Verso il 1810 la casa di Santa
Margherita venne interamente ridecorata ed abbellita ed il Principe
ebbe anche "il buon gusto, quasi unico al suo tempo, di non guastare i
salotti settecenteschi" 119.
Dai dati emersi nel corso della nostra ricerca, non risulta che,
nei primi decenni dell'Ottocento, furono eseguiti lavori di
manutenzione o di ristrutturazione nella villa di Bagheria; pertanto i
disegni che Hittorff e Zanth tracciarono nel corso della loro visita del
settembre 1823, soprattutto gli appunti in situ, costituiscono una
preziosa testimonianza sulla configurazione settecentesca della villa,
poichè precedono le trasformazioni operate dai nuovi proprietari negli
anni trenta dell'Ottocento120.
Margherita Pignatelli morì nell'estate del 1830 e quattro anni
dopo, nel settembre 1834, il Principe di Cutò sposò in seconde nozze
Maria Isabella Paternò. L'anno successivo, il 21
118così lo definisce G.Tomasi, op.cit., p.53
119idem, p.51
120l rilievi in situ rivestono indubbiamente un più elevato valore di testimonianza documentale. I
disegni pubblicati a Parigi nel 1835, risentono fortemente delle "correzioni" o rielaborazioni
ideologiche operate da Hittorff.
88
35. Bagheria, Palazzo Cutò. (in alto) Alzata del cancello ottocentesco sulla Via Consolare.
(in basso) Sopraporta della Sala-Vestibolo (1835-37) (disegni di Vicky De Nembo)
89
novembre, si celebrarono le nozze del primogenito Alessandro
Filangeri. Proprio in concomitanza di queste nozze i Cutò intrapresero
la ristrutturazione della Villa di Bagheria, investendo probabilmente il
ricavato della dote nuziale. I lavori, eseguiti tra il 1835 e il 1837,
segnarono visibilmente il passaggio di proprietà121. Alle teste di leone,
simbolo del Principe d'Aragona, si affiancarono i ferri battuti con le
iniziali del Principe di Cutò, le aquile dei Filangeri ornarono il nuovo
camino della stanza del biliardo, i muri esterni furono ricoperti di
rosso pompeiano e, sul fronte a sud, l'iscrizione VILLA FILANGERI
DI CUTO' 122 prese il posto dell'antica MDCCXVI. Un alto muro
venne eretto per separare la Casina dalla via pubblica, creando una
sorta di grande recinto d'accesso cui si accedeva ora dal nuovo
cancello in ferro battuto, recante alla sommità le iniziali PC (Principe
di Cutò), e una data: 1835.
Eloquenti tracce della ristrutturazione attuata in questo periodo
permangono negli ambienti di rappresentanza del corpo principale, a
cominciare dalla grande sala-vestibolo. Nel cartiglio che si trova sulla
parete opposta all'entrata principale si legge che, nel 1837, il Principe
di Cutò vi ERESSE UN TEATRO PER SUO USO .
121Di questi lavori non siamo riusciti a trovare alcuna documentazione archivistica. La
datazione proviene dalle due date rilevate sul cancello a sud e nella sala-vestibolo.
122l'iscrizione, ad affresco, di cui rimane qualche sbiadito frammmento, è stata da noi rinvenuta
e rilevata nel corso dei lavori di restauro del 1992-93.
90
L'adattamento a teatro della sala maggiore ci induce a pensare che,
molto probabilmente, fu il principe Alessandro, poeta e
drammaturgo123, a commissionare questi lavori 124. Nei riquadri posti
in cima alle otto porte minori della Sala furono raffigurate rovine
archeologiche di gusto neoclassico su fondo rosa, mentre fu mantenuta
l'intavolatura decorativa preesistente, fatta di lesene e cornici a stucco.
"Rovine in blu" compaiono invece nella nuova quadratura marginale
della volta della Camera di Dormire. Le infiltrazioni d'acqua dovute
alla ricorrente vulnerabilità del tetto, avevano probabilmente
danneggiato gli affreschi e le originarie quadrature settecentesche. La
soluzione adottata fu molto drastica: gli affreschi furono ripuliti,
ritoccati e isolati al centro delle volte, provvedendo a cancellare le
quadrature danneggiate con la sovrapposizione di un velo pittorico
uniforme e riservando il nuovo impianto decorativo alla sola fascia di
imposta. A questa fase sono da ascrivere anche i resti di decorazione
della grande "galleria" all'angolo nord-est.
Uno strano destino faceva sì che Niccolò Filangeri morisse nel 1839,
due anni dopo la conclusione dei lavori di ristrutturazione della Villa,
così come il padre Alessandro Filangeri La Farina era morto due anni
dopo averla acquistata. Numerosi indizi emersi nel corso delle nostre
ricerche ci inducono a ritenere che le fortune dei Cutò ricevettero un
duro colpo nei tredici anni successivi alla morte del principe Niccolò.
Le lettere del sacerdote Agnello, scritte nel 1855 (appena tre anni
dopo la morte dell'erede, Alessandro Filangeri Pignatelli), riferiscono
che il "gran casino" di Bagheria era stato posto in vendita, "insieme
con salme due e tumuli quattordici di terra...dalla Sig. Di Simone,
123Presso la Biblioteca Comunale di Palermo sono conservati alcuni lavori teatrali di Alessandro
Filangeri, Principe di Cutò.
124ERESSE QUI UN TEATRO PER SUO USO-1837. Anche questa iscrizione è stata da noi portata alla
luce nel corso dei restauri eseguiti nel '92-'93. Il degrado causato dalle infiltrazioni di umidità
discendente, ha reso invece del tutto illeggibile il medaglione che sovrasta l'iscrizione stessa e
nel quale era raffigurata l'effigie del Principe committente dei lavori. Non è da escludere che
l'eventuale dipinto in esso contenuto sia stato rimosso.
91
erede in questa parte del P.pe di Cutò". Giovannina Filangeri, unica
figlia legittima di Alessandro e sua erede universale, sposò Lucio
Mastrogiovanni Tasca Lanza Conte d'Almerita il 12 aprile 1867. In
una lettera del 1878, Lucio Tasca accenna agli "anni di pensieri, di
angustie e di noie" passati a risanare le finanze di Casa Cutò. "Mi
auguro" scrive "verrà un tempo in cui finalmente Giovannina potrà in
certo modo godere della sua fortuna..."125 Il matrimonio fu tuttavia
allietato da molti figli: Alessandro, Beatrice, Nicoletta, Giulia, Teresa,
Maria. Anche Nonna Cutò126, nel rispetto della tradizione familiare,
predilisse il palazzo di Santa Margherita: "(...) Vissuta sino a venti
anni in Francia, non aveva ereditato l'avversione sicula per la vita in
campagna, vi risiedeva quasi continuamente..." -racconta di lei
Giuseppe Tomasi 127. Intorno agli anni ottanta dell'ottocento si
costruiva la linea ferrata Palermo-Trapani, che passava a circa
quattordici miglia da Santa Margherita. "Per noi" scriveva Lucio
Tasca al Principe di Sciara "sarà un gran comodo..."128.
Giovannina morì nel 1891. Nel nominare il figlio Alessandro erede
universale e presagendo quello che sarebbe stato di lì a poco il destino
del patrimonio dei Filangeri di Cutò, la Principessa aveva lasciato un
curioso testamento:
"(...) Allo stesso mio figlio Alessandro lascio i brillanti provenienti da
Casa Cutò, con la raccomandazione di non venderli, né
smontarli...."129.
125Si tratta di due lettere indirizzate al Principe di Sciara, in Parigi (datate 6 nov 1878 e 2 mag
1879) e conservate nell'archivio dei Notarbartolo di Sciara e Castelreale (Archivio di Stato di
Palermo), Busta 330.
Presso la Biblioteca Comunale di Palermo è conservato un documento interessante per far luce
sulle condizioni dell'eredità Cutò alla morte del Principe Alessandro. cfr. FILANGERI, Per la
minore Giovannina, principessa di Cutò, contro Elisabetta De Simone e complici, Palermo
1856. Purtroppo, a causa delle precarie condizioni della biblioteca, non ci è stato possibile
consultarlo.
126nomignolo affettuoso attribuitole da G. Tomasi, cit. pag.46
127lettere di cui alla nota 126
128
129cfr. Reg. n.28
92
Di Alessandro Tasca, che fu uno dei leaders dei socialisti palermitani,
si ricordano soprattutto il suo impegno in politica e una certa lingua
tagliente, cosa che lo accomunava alle sorelle Beatrice e Maria130.
Egli non mostrò particolare interesse per la Casa di Bagheria né in
generale per le proprietà di famiglia.
E tuttavia, nell'ultimo scorcio dell'Ottocento e nel primo decennio del
Novecento, la villa di Bagheria dovette essere intensamente abitata.
Risale a questo periodo, quasi certamente, il rimaneggiamento
dell'antica Galleria settecentesca con la creazione di una nuova stanza
da pranzo all'angolo nord est131. Inoltre nella decorazione di alcune
sale minori è molto evidente l'apporto dei maestri artigiani fin de
siecle , vicini per gusto e sensibilità già alla Palermo liberty. Sul
soffitto a volta dell'ultima stanza a sud-ovest ( stanza 17 ), ricorre il
tema della cornucopia ricolma di melograni, che suggerisce la sua
destinazione a stanza da pranzo quotidiana, mentre nella penultima
stanza a sud est (stanza 5) intorno all'affresco settecentesco che
permane al centro della volta, fu creato un intero nuovo apparato
decorativo, di pregevole esecuzione e gradevolissimo effetto.
La Guida del 1911 riferisce che nel Palazzo Cutò di Bagheria "passò i
giorni di sua fiorente giovinezza la infelicissima donna Giulia Trigona
di S.Elia"132.
Gli anni dal 1891 al 1923 furono tuttavia segnati da complesse
vicende patrimoniali che preludono al passaggio della proprietà della
villa in mani borghesi. All'alba del secolo XX°, esattamente il 27
gennaio 1900, gli eredi Tasca di Cutò concessero ai Sigg.ri Greco,
Schillaci e Galioto il diritto di edificare nell'area ad ovest del Palazzo,
130 LANZA TOMASI G., prefazione a I Racconti di G.Tomasi di Lampedusa.
131 Il rimaneggiamento dell'antica Galleria, cioè il grande salone di nord-est, fu forse
determinato dalle precarie condizioni della volta settecentesca. Nell'atto di divisione del 1925 c'è
l'indicazione di una "antica sala da pranzo" ad est, che riteniamo possa identificarsi con questo
ambiente tardo ottocentesco.
132 L'infelicissima Giulia Tasca, sorella del Principe Alessandro andata in sposa al Conte
Romualdo Trigona, fu assassinata proprio nel 1911.
93
tra la Piazza della Stazione e la Via Consolare133. Per consentire il
collegamento diretto tra la Casina e il Belvedere (l'antico Arco di
Cutò), la stradella che li univa rimase di proprietà dei concedenti,
nonostante essa attraversasse adesso la nuova lottizzazione134. L'art.5
della concessione limitava le nuove costruzioni al solo piano terra più
una prima elevazione che non doveva, in nessun caso, superare il
parapetto del Belvedere. Questi ultimi tentativi di salvare il salvabile
dovevano contare molto poco.
Nel 1908 il Principe Alessandro Tasca vendette la sua quota della
Casina di Bagheria al giovane nipote Giuseppe Tomasi di
Lampedusa135. Dietro l'operazione intravediamo la regia di Beatrice,
duchessa di Palma, sorella di Alessandro e madre del futuro scrittore.
La Duchessa cercò più volte di impedire lo smembramento della
proprietà bagherese. Ma appena due anni dopo il Principe Alessandro,
tanto per semplificare le cose, vendette al Sig.Liborio Zangara, oltre
all'antico Belvedere alla Punta Aguglia, anche tutti i catodi ad
est...."nello stato inabitabile in cui si trovano, cominciando da quello
limitrofo al primo cortile...dove attualmente è la mandra ed
anticamente era il forno sino a finire verso il Palazzo di San Cataldo,
nonchè la Chiesa esistente tra detti catodi"136. Così operando il
principe contribuì a creare una intrigata commistione di servitù,
passaggi ed aree comuni. Nel quindicennio che precede il
trasferimento della proprietà in mani borghesi, avvenuta nel 1923, la
villa perdette gran parte del cospicuo patrimonio di arredi, suppellettili
ed oggetti d'arte in essa conservati da quattro generazioni137.
133cfr.atti stipulati presso il notaio Marchese Mento di Palermo, il 25.10.1895 e 27.01.1900
134 la topografia di quest'area conserva il tracciato della stradella.
135cfr. Reg. n. 32
136cfr. Reg. n. 33
137Non è da escludere, comunque, che tale 'spoliazione' sia avvenuta più tardi e che la villa fu
venduta nel 1923 con gran parte dei suoi arredi ancora all'interno.
94
Nel dopoguerra Giuseppe Tomasi si trovò così ad essere
proprietario della quota maggioritaria della villa di famiglia a
Bagheria. Una istanza presentata da Beatrice Tasca al Tribunale Civile
di Palermo nel 1922, riferisce circa l'intenzione del futuro scrittore di
vendere la Casina di Bagheria. Il Sig.Giuseppe Tomasi "...volendo
seguire le orme del proprio zio il Sig. Pietro Tomasi, Marchese della
Torretta, oggi Ministro degli Esteri, intraprendendo la carriera
diplomatica, ha divisato di vendere parte di detta Casina al fine di
poter avere un capitale in mano per andare a perfezionare i propri
studi a Grenoble....La istante, ad impedire che intervenga un estraneo
nella compartecipazione della proprietà di essa casina e al fine di
conservare la proprietà al figlio, ritiene che sia utile acquistare dei
7/10 spettanti ad esso Sig.Giuseppe Tomasi una decima parte di essa
Casina per la somma di £. 20.000, quanto bisognerebbe al
figlio.......poichè il fine che si propongono le parti è quello d'impedire
lo smembramento di essa proprietà e di mettere il figlio solo nella
condizione di far fronte alle spese......"138.
Ma anche quest'ultimo tentativo doveva naufragare e i Tasca di Cutò
pervennero presto alla decisione di disfarsi della Casina. Appena un
anno dopo, il 4 agosto 1923, presso il Notaio Castronovo di Bagheria,
fu stipulato l'atto di "vendita ed enfiteusi" con cui le sorelle Tasca di
Cutò vendevano le quote di loro spettanza, mentre Giuseppe Tomasi
concedeva le sue in enfiteusi perpetua, con tutti i terreni annessi.
Acquirenti ed enfiteuti erano i Fratelli Di Bernardo, gruppo familiare
bagherese in ascesa, già proprietari di un piccolo stabilimento di
conserve alimentari. Le quote in vendita furono pagate lire
trentaduemila, mentre fu stabilito il canone annuo di lire cinquemila
che gli enfiteuti, "solidalmente ed indivisibilmente", si impegnarono a
pagare a Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
138Istanza allegata all'atto di vendita ed enfitusi del 1923.
95
Tra il 1923 e il 1940, gli spazi interni subirono radicali trasformazioni
Le esigenze abitative dei nuovi proprietari mal si conciliavano infatti
con le dimensioni e il taglio del grande appartamento aristocratico in
villa. Il vincolo monumentale ai sensi della legge n.364 del 1909, che
era stato notificato il 26 marzo 1914 dal Ministero della Istruzione
Pubblica a Beatrice Tasca139, venne ignorato e, dopo il 1923, il piano
nobile dell'antica casa patrizia fu adattato a condominio per i tre nuclei
familiari che lo abitarono per lunghi decenni. Le grandi sale
settecentesche vennero suddivise in innumerevoli piccole stanze;
nuovi muri, solai e soffitti furono eseguiti sulle antiche strutture in
pietra; gli antichi pavimenti in maiolica furono divelti 140 e nuovi
intonaci, pitture e carte da parati cancellarono le deliziose tempere
murali 141; scale di servizio, ballatoi, stanze da bagno ed improvvisate
installazioni idrauliche ed elettriche produssero effetti devastanti per
quel che era stato il grand et bel appartement d'un tempo 142.
139cfr. Reg. n.35
140Nel corso dei lavori del 1992-93 abbiamo rinvenuto una decina di maioliche appartenenti
all'originario pavimento della Sala-vestibolo, che doveva essere un grande tappeto di fiori e
frutta. Alcuni frammenti delle maioliche dismesse negli anni venti furono impiegati come zeppe
per le ammorsature dei nuovi muri divisori, altre servirono ad effettuare piccole sostituzioni
nella pavimentazione del terrazzo.
141Alcuni saggi da noi eseguiti nella Galleria all'angolo nord-est hanno portato alla luce queste
delicatissime decorazioni.
142Hittorff, Architecture Moderne de la Sicile, pag 53
96
PAESAGGIO, GIARDINI, DEPENDANCES.
La costruzione delle ville segnò la scoperta, in tempi moderni,
degli eccezionali caratteri naturalistici e geografici del sito bagherese.
Nel 1712 l'area in cui il Principe di Aragona si apprestava ad
edificare la sua nuova Villa era menzionata nei documenti dell'epoca
come il Piano del Carmine. Si trattava di un terreno preso a censo da
un altro illustre aristocratico, il Principe di Santa Rosalia, il quale a
sua volta lo aveva ricevuto (in estensione ben più ampia) dal
Monastero del Carmine. Esteso poco più di due ettari e mezzo, il
terreno preso a censo dai Naselli, confinava " ad est con la vigna del
Marchese di Santa Marina, ad ovest con vie pubbliche, a destra col
loco di Antonio de Virgilio (Torre Parisi) e a sinistra col loco di
Pietro La Torre"143.
Quasi un secolo più tardi, nel 1803, quando la villa passò ai Filangeri
di Cutò, l'estensione della proprietà si era leggermente accresciuta a
circa tre ettari e tale rimase per tutta la prima metà dell'800. All'atto
della vendita l'intero impianto viene descritto come: "...Casina Grande
('domus magna ruralis'), con tutti li suoi corpi annessi e connessi,
casotte collaterali, Chiesa e terre aggregate e ogni altro
esistente...soggetta all'annuo canone o sia censo di proprietà dovuto
all'Ill. Principe di Santa Flavia in stima di onze due..."144.
Una traccia preziosa della relazione tra l'edificio principale ed il
giardino di pertinenza rimane solo nei disegni di Hittorff e Zanth145.
La villa che si presentava agli occhi dei due speciali
143"L'esiguità del terreno, in rapporto alle migliaia di salme che i Naselli posseggono in diversi
posti della Sicilia, sta ad indicare che interessa soltanto per uso edificatorio", FINOCCHIO N.,
op.cit., p.61
144cfr. Reg.n.14, ff.133-134.
145Ci riferiamo a i disegni pubblicati nel 1835. I disegni "in situ" di Hittorff conservati a
Colonia non contengono invece alcuna traccia del giardino.
97
visitatori, nell'estate del 1823, doveva avere un aspetto ben diverso da
quello che possiamo osservare oggi. Le sue migliori condizioni di
conservazione, il fascino del paesaggio tutt'intorno e, non ultimo,
alcune abili soluzioni architettoniche per connettere l'edificio
principale al sito, giocavano un ruolo importante per la presentazione
generale dell'impianto, che oggi invece appare pesantemente fuoriscala rispetto al mutato contesto ambientale.
I rilievi del 1823 chiariscono anzitutto la situazione a sud, in
prossimità della Via Consolare. Quel basso muro, tuttora esistente,
attaccato all'angolo SE dell'edificio, faceva parte dell'impianto
originario della villa. Se infatti osserviamo attentamente il disegno di
Hittorff e Zanth relativo alla facciata Sud, vediamo come i due muri
bassi del giardino assolvono ad una funzione di riequilibrio, in senso
orizzontale, dell'estremo verticalismo delle due ali. Ad essi inoltre era
demandato quel ruolo di cucitura e di mediazione tra giardino ed
edificio principale, sovente affidato ai corpi bassi delle
"dependances". Queste ultime non formarono mai, a Villa Aragona,
un complesso di rilevante interesse architettonico comme accade in
altre ville bagheresi. Negli atti ufficiali esse sono descritte come
piccole casette terrane (catodij), allineate a sud-est lungo la Via
Consolare146. Proprio la notevole vicinanza della facciata principale
alla via pubblica deve aver suggerito l'adozione di quella soluzione
sobria ed efficace, più vicina al palazzo di città che alla villa rustica:
un piazzale, spazio di mediazione tra pubblico e privato, questo pare
essere infatti il senso del recinto disegnato, con tutta probabilità, dallo
stesso Mariani. Per il resto, i disegni del 1835, lasciano intuire
l'impianto di un giardino "formale". Il recente "Inventario-guida dei
giardini
146Di questi corpi bassi rimane un cadente caseggiato a sud-est, già adibito a "macello" e oggi
attaccato all'edificio che ospita l'Istituto Professionale di Stato.
98
99
36. J.I.Hittorff, Palais Cutò à la Bagheria, disegni pubblicati a Parigi nel 1835 in
"Architecture
Moderne
de
la
Sicile"
37. Il paesaggio di Bagheria, dal Viaggio in Sicilia di Karl Friedrich Schinkel ( 1804 )
In alto: Villa del Principe di Butera nella Bagaria.
In basso: Dalla Villa del Principe di Valguarnera.
100
38. Bagheria, (in alto) Il Corso Butera alla fine dell'Ottocento
(in basso) Adunata del partito fascista alla Punta Aguglia (1922)
(collezione Pintacuda)
101
39. Bagheria, l'area della Punta Aguglia in una mappa catastaledegli anni trenta
102
storici di Palermo" riferisce che il giardino del Principe di Cutò a
Bagheria era costituito da una "..'Flora', orientata sugli assi della
fabbrica, delimitata da bosco o frutteti e formata da parterres
quadrangolari regolari, bordati da siepi o delimitati con recinti a sedili,
e da viali rettilinei, con pergolati o filari di cipressi" 147. Del viale
principale a nord rimane una traccia anche in una mappa del 1862.
Esso era lungo circa duecento metri e culminava in una sorta di
esedra, luogo di arrivo e di sosta o, forse, di un ingresso secondario.
Percorrendo l'antica Via Valeria, da Palermo a Bagheria, fu soprattutto
l'eccezionalità del paesaggio naturale, punteggiato di maisons de
plaisance, a catturare l'attenzione di Hittorff:
"(...)Questa bella strada... bordata da una parte dai contorni sinuosi di
una spiaggia che sembra coperta di una sabbia dorata e sulla quale le
onde colorate del Mediterraneo spingono senza sosta la loro schiuma
bianca, dall'altra parte chiusa dai giardini, da colline e montagnole, da
case di villeggiatura disegnate sulle cime aride del Catalfano....essa
offre una varietà di vedute al tempo stesso pittoresche e grandiose.
Nulla può essere paragonato alle vedute che la natura ha donato a
queste contrade...148
Nell'introduzione al loro Recueil sulle ville romane (1809) Percier e
Fontaine avevano già messo a fuoco la relazione tra il giardino italiano
e il sito. Il giardino italiano, scrivevano "(...) non è mai, come da noi,
un giardino all'interno del quale si è preteso di creare un sito, un
paesaggio: ma, al contrario un sito, dentro il quale è stato creato un
giardino...." 149. Dalla terrazza coperta del Palazzo Cutò di Bagheria,
"si possono ammirare"- scriverà qualche anno dopo Hittorff- "le
147cfr. PIRRONE et al., "Palermo, detto Paradiso di Sicilia", Palermo 1989
148HITTORFF J.I. E ZANTH L., Arch. Moderne de la Sicile.... p.43. Traduzione nostra.
149PERCIER - FONTAINE, Choix des plus celebres maisons...., discours preliminaire, p.3. La
traduzione è nostra.
103
meraviglie della bella natura siciliana e assaporarne tutto il suo
fascino"150.
Sfortunatamente le pesanti trasformazioni subite dal nostro paesaggio
hanno cancellato, se non del tutto, certamente una notevole parte di
questo charme. Solo poche ville hanno conservato qualcosa più che
un frammento del loro ambiente originario. Tutto quanto faceva la
villa è andato in larga parte perduto: i parchi e i giardini, il rapporto
coi siti vicini e con quelli più lontani, gli edifici di piacere -i chioschi,
i teatri, le cappelle- i cancelli ed i viali murati ornati di statue e di
fontane, di frassini, mandorli e pistacchi......
La vicenda del Palazzo
Cutò non sfugge anzi è anticipatricedi questo destino. La distruzione
delle sue aree di pertinenza risale infatti agli anni immediatamente
successivi all'Unità d'Italia, quando le aree settentrionali della Villa
vengono occupate dall'impianto della nuova linea ferroviaria. I guai,
tuttavia, erano già iniziati almeno un decennio prima.
Nel 1847 il Principe Alessandro Filangeri Pignatelli aveva
concesso in enfiteusi perpetua i terreni di pertinenza della Casina,
situati a sud della Via Consolare, proprio di fronte alla facciata
principale dell'edificio. Con l'atto di concessione si imponevano
clausole atte a preservare le terre concesse da abusi di varia natura. In
particolare l'art.5 dell'atto di concessione proibiva ai nuovi enfiteuti
"...di eseguire nelle terre enfiteutiche cavi di perriere di qualunque
sorta" e ancora "di piantare alberi in prospetto della Casina e Case
del Principe di Cutò e neppure fichid'india"151. Alla sua morte, nel
1852, il Principe Alessandro lasciava, molti debiti e numerose
ipoteche sulle proprietà di famiglia. Come abbiamo già accennato, la
villa di Bagheria, contesa tra eredi legittimi e creditori del Principe si
ritrovava in vendita nel 1855152.
150HITTORFF, Arch. moderne de la Sicile.... p.53. Traduzione nostra.
151cfr. Reg. n.23.
Le perriere o pirreri (dallo spagnolo pedrera ) erano le cave di pietra d'Aspra a cielo aperto.
152cfr capitolo precedente (La Villa nell'Ottocento).
104
In realtà solo le terre a nord furono vendute.
Nel 1862 iniziarono i lavori per la ferrovia e tra il 1885 e il
1890 abbiamo notizia del primo ampliamento della stazione. Le terre
appartenevano, in quel periodo, al Cav.Giovambattista Palazzotto,
noto professionista palermitano. La Società Italiana Strade Ferrate
Meridionali offrì al Palazzotto un indenizzo di lire 0,70/mq per i 2600
mq di terre da espropriare, più lire 420 per i sedici olivi e le sessanta
viti esistenti nel fondo. Palazzotto si oppose affermando in un primo
tempo di avere acquistato "quel terreno per ridurlo a giardino e che
anche l'indennizzo offertogli per gli olivi e le viti era meno del giusto
prezzo...". Successivamente egli chiese che una parte di quel terreno
doveva valutarsi come suolo edificabile e pertanto alzò il prezzo a lire
2,50/mq....Il 23 marzo 1886 si procedette all'esproprio per pubblica
utilità153.
Nei decenni post-risorgimentali fino alla crisi determinata dal primo
conflitto mondiale, Bagheria visse un periodo di relativa prosperità. Si
moltiplicarono le iniziative sia nel campo imprenditoriale che in
quello culturale. Il paesaggio si popolava di ciminiere e di torri
d'acqua, "sottili ed eleganti come obelischi"154, le cave di pietra
d'Aspra si trasformavano poco a poco in giardini di limoni, in un
unicum antropogeografico di rara bellezza ed armonia. La guidamanifesto Bagheria-Solunto, pubblicata nel 1911, è una preziosa
testimonianza del clima sociale e culturale che si respirava a Bagheria
negli anni immediatamente precedenti il primo conflitto mondiale. Il
Palazzo Cutò, riferisce la guida "dà subito nell'occhio....per la sua
immensa mole quadrangolare e per le decorazioni in rosso"155. Con
slancio tipicamente futurista, i giovani intellettuali della "Casa di
153cfr. Reg. n 27
154SPECIALE G.,introduzione alla Guida del 1911 (reprint 1984).
155Di questa colorazione ottocentesca, larghe tracce della quale sono ancor oggi osservabili,
riferisce anche il Dizionario dei Comuni di Sicilia del Nicotra, Palermo 1907
105
Cultura" (autori della guida e fautori della marittimità di Bagheria)
chiesero a gran voce l'abbattimento dell'Arco di Cutò:
"(...)Quando sarà abbattuto l'antico Arco di Cutò e il corso si
congiungerà col nuovo rettifilo, Bagheria potrà vantare un corso
superbo, lungo tre chilometri, largo e diritto, come poche città
possono averlo! "156.
Un documento del 1915 riferisce che il Comune di Bagheria, per poter
procedere alla demolizione dell'Arco dovette prima espropriarlo "per
pubblica utilità" pagandolo lire 1452 e cent.74 La Compagnia
Ferroviaria invece, in seguito alla distruzione del giardino a Nord della
Villa, pagò ai proprietari "un indennizzo per il deprezzamento visuale
del palazzo...."157. La chiesetta della villa, che sorgeva a sud-est lungo
la Via Consolare, fu demolita intorno al 1925 per far posto ad una
strada di accesso ai terreni retrostanti, i quali sarebbero stati lottizzati
di li a poco158.
Nel volgere di un cinquantennio, prima la costruzione della
ferrovia, poi le vicende patrimoniali dei Tasca di Cutò ed infine
l'estetica del rettifilo decretarono anche la rapida fine della Punta
Aguglia. La fragile struttura di quella singolare agorà, spazio di
mediazione tra ville e città, fu travolta dalle demolizioni e dalla
lottizzazione degli ultimi brandelli del giardino di Palazzo Cutò. I
dintorni della stazione si riempirono poco a poco di fabbricati
destinati, in prevalenza, alle attività di trasformazione e
commercializzazione dei prodotti agricoli.
156Bagheria-Solunto, guida illustrata, p.69. Animatore di questo gruppo, che faceva capo alla
Casa di Cultura, fu Gioacchino Guttuso, padre di Renato.
157cfr. Reg. n.36
158Nel 1915 il Sig. Liborio Zangara si era impegnato, in favore di Giuseppe Tomasi, "ad
abbattere tale chiesola, sempre che l'area relativa potrà servire per via pubblica di accesso al
terreno da censire...". cfr. Reg. n.36. Notizie della Chiesa si trovano anche nella Guida del 1911.
106
Il contratto di vendita ed enfiteusi del 1923, riferisce che i terreni di
pertinenza dell'impianto si erano ridotti a poco più di mezzo ettaro
(circa 6000 mq).
Un documento della Pretura di Bagheria, datato 25 aprile 1925,
lascia presagire quello che sarebbe stato, nel volgere di pochi decenni,
il destino della villa, e dell'intera città. Si tratta di una azione
giudiziaria promossa dai Fratelli Di Bernardo contro Russo e
Albanese, riguardante i terreni concessi in enfiteusi perpetua dal
Principe Alessandro nel 1847159. Come precedentemente segnalato, su
questi terreni era stato posto una sorta di vincolo di inedificabilità, al
fine di preservare la libera visuale della Casina. Contravvenendo ai
patti, gli ultimi subconcessionari, Russo e Albanese, iniziarono già
subito dopo la fine della guerra, l'edificazione delle terre enfiteutiche
vincolate. Appellandosi agli accordi del 1847, i nuovi proprietari
"denunziarono la nuova opera dall'Albanese iniziata al Sig.Pretore di
Bagheria, che in pari data accedette sul luogo e ne dispose la
sospensione. Il convenuto...non volle ubbidire all'ordine di
sospensione; anzi continuò, non solo tutto il giorno, sibbene anche la
notte e l'indomani, finchè non gli fu notificata l'ordinanza e
minacciato l'intervento della forza pubblica. In tal modo, così
operando e servendosi dei materiali accumulati sul posto e nel
casaleno laterale di sua proprietà, arrivò a gittare le basi dell'edificio
con qualche filata di pietra soprastante in modo da impedire il
passaggio dei carri attraverso il piano, che era intenzionato di
fabbricare....."160.
Nessuno dei protagonisti della storica foto del 1927, che ritrae i
caricatori di pietra d'Aspra nei pressi di Palazzo Cutò, avrebbe potuto
159Di questi terreni non rimane oggi che una angusta piazzetta, recentemente "sistemata" a verde
dall'Amministrazione Comunale di Bagheria, noti come il Piano Cutò.
160cfr. Reg. n.38
107
immaginare lo straordinario valore documentale che quello scatto
avrebbe acquisito cinquanta anni più tardi.
All'indomani della seconda guerra mondiale, una Bagheria
poverissima si affacciava agli anni della ricostruzione post-bellica.
"(...) Bagheria- ricorda Dacia Maraini - l'ho vista per la prima volta
nel '47.(...)si entrava allora dal basso, superando l'incrocio della
ferrovia dalle spranghe che chiudevano per lunghi minuti sotto il sole,
fra un mulinello di mosche e moschini(...) A destra, un fico
gigantesco...sembrava sbarrare la strada alle biciclette che venivano su
dall'Aspra. A sinistra si intravvedeva la Stazione con le sue lunghe
rotaie luccicanti. Davanti c'era la salita verso Villa Butera, devastata
da enormi buche...161
161cfr. MARAINI D., Bagheria, 1993 . pagg. 7, 18, 19.
108
III. LA
CITTA' DELLE VILLE.
Il restauro di ciò che rimane dei monumenti cittadini, e
soprattutto una nuova grande stagione di risanamento urbano e
territoriale, rappresentano i punti qualificanti di qualsiasi programma
politico-culturale per Bagheria, se essa vorrà negli anni futuri
aspirare ad un destino diverso da quello tracciato dalla speculazione.
La prospettiva di un distretto metropolitano ad alta
specializzazione turistico-culturale pone due questioni fondamentali
da affrontare. La prima riguarda la capacità di concepire i restauri
dei singoli manufatti come nuclei generatori di un nuovo disegno
urbano, di una nuova città più bella e vivibile. Intendiamo dire che la
città e le ville devono rinascere insieme e pertanto bisognerà
affrontare con coraggio il problema dei contesti in cui le antiche ville
sorgono oggi, e che sono in parte da recuperare, parte da tutelare,
altri da reinventare. La seconda questione riguarda il riuso dei beni
monumentali di proprietà pubblica, e al tempo stesso le strategie per
la fruibilità, anche se parziale e a solo scopo turistico-culturale, dei
beni monumentali appartenenti a privati.
Della Villa-Palazzo dei Cutò a Bagheria rimane oggi solo
l'edificio principale. L'intero complesso che una volta formava la villa
è andato perduto, salvo alcuni resti delle aree esterne. Questa
scarnificazione dell'antico impianto rende difficoltoso il primo
approccio con l'edificio superstite. Circondato da una edilizia caotica
e priva di qualità architettoniche, esso appare come una specie di
corpo estraneo, troppo grande e pesantemente fuori-scala nella
situazione presente. ll recupero di Palazzo Cutò, pertanto, non potrà
109
prescindere da un progetto di riqualificazione dell'intera area
gravitante intorno alla vecchia Punta Aguglia. Questa ha ancora oggi
il suo baricentro nel crocevia formato dalla via Consolare e dal
Corso Butera, e si estende da Villa Cattolica a Villa S.Cataldo, che ne
costituiscono i confini ovest ed est. Queste due ville, la prima di
proprietà comunale, la seconda dei P.P.Gesuiti, sono già accessibili
ai cittadini. Villa S.Cataldo possiede inoltre uno degli ultimi parchi
settecenteschi sopravvissuti alla speculazione. Più o meno a metà
strada tra le due sorge la Villa Cutò, già proprietà comunale e
dunque in attesa di un completo restauro che la restituisca ad un
conveniente uso pubblico. Altre strutture monumentali rientrano in
quest'area, e precisamente:
- la Villa S.Isidoro, che sorge oggi in un contesto di antiche cave "a
cielo aperto" di rara bellezza, con vista sul golfo di Palermo. La
guardiola della Villa da cui si accede al lungo viale che termina ad
Aspra, si apre proprio sulla via Consolare.
- la Villa Rammacca, il cui viale inizia idealmente proprio nel punto
in cui la vecchia Consolare è stata tagliata in due dalla linea ferrata
(il tratto della SS 113 in asse con la villa prende appunto il nome di
Via Rammacca). Per queste due ville, entrambe proprietà di privati,
potrebbero predisporsi particolari convenzioni che incoraggino le
iniziative di tutela da parte dei proprietari e disciplinino le modalità
di accesso al pubblico. A Villa S.Isidoro si impongono inoltre il
restauro del viale, della guardiola su Via Consolare, oggi sfigurata e
cadente, la creazione di un "parco delle cave e dell'agrumeto"
intorno alla villa. ll recupero di Villa Rammacca infine non può
prescindere da quello di Monte Catalfano, la "montagna" per
eccellenza di Bagheria e delle sue ville, oggi sfigurata dalle cave e
dalle discariche.
Il "Progetto Punta-Aguglia" dovrà inoltre affrontare e risolvere i
complessi problemi urbanistici legati alla presenza della ferrovia.
110
L'area della stazione ferroviaria si presenta oggi con la
configurazione che le fu data nel 1915. Se solo pensiamo ai
cambiamenti intervenuti da allora ad oggi, risulta evidente
l'inadeguatezza di tale situazione, in termini di accessi, di
circolazione, di parcheggi. Occupando le aree a nord del Palazzo
Cutò, l'impianto di questa modesta stazione ferroviaria cancellò ogni
traccia dei giardini e delle geometrie che legavano la fabbrica
settecentesca al sito. Inoltre, il vecchio scalo bagherese, concepito a
suo tempo essenzialmente come piccolo scalo commerciale, non può
rispondere alle funzioni cui è chiamato oggi, che sono quelle di una
moderna, comoda e agile stazione di transito per i pendolari dell'
hinterland, i quali usano preferibilmente il treno per recarsi a scuola
o al lavoro.
Una importante decisione riguarderà l'eventuale interramento in
trincea della linea ferrata, il conseguente ampliamento underground
della stazione e il ridisegno delle aree intorno a Villa Cutò.
La seconda questione riguarda il riuso. Fino a quando non ci saranno
idee e progetti chiari su questo aspetto fondamentale, sarà difficile
che Palazzo Cutò potrà, in tempi ragionevoli, essere aperto ai
cittadini. Il progetto di riuso rappresenta infatti il motore, il volano
economico del progetto di restauro. Ma dal 1987, anno
dell'acquisizione della villa da parte del Comune, nessuna
deliberazione è stata presa al riguardo, e anche le nostre modeste
proposte sono state tenute in scarsa considerazione. Pure, in una città
così povera di spazi pubblici, di luoghi urbani di cui andare
orgogliosi, non dovrebbe essere difficile formulare anche più di una
ipotesi. Ci permettiamo dunque, in chiusura di questo nostro studio, di
avanzarne brevemente una.
La struttura architettonica di Villa Cutò è chiaramente ripartita in un
corpo centrale, dove sono ubicate le sale maggiori, e due ali che
111
ospitano le sale di dimensioni più modeste. La Sala-Vestibolo e
l'antica Galleria di nord-est hanno dimensioni sufficienti per ospitare
piccoli convegni, manifestazioni culturali che vanno dal concerto alla
conferenza, al cineclub, alla presentazione del libro e via discorrendo.
Tutto il blocco delle sei sale maggiori si presta inoltre all'allestimento
di grandi esposizioni temporanee. Tutte le attività a carattere
permanente troverebbero invece adeguata sede negli ambienti ubicati
nelle due ali.
Quali attività?
La cancellazione della Bagheria settecentesca (ville e paesaggio),
nonchè la sostituzione incontrollata dell'edilizia "preindustriale" nei
vecchi quartieri del centro storico, hanno trasformato il sito
bagherese in una desolante periferia urbana, Da qualche tempo,
seppur con difficoltà, si sta facendo strada una nuova sensibilità per il
recupero della memoria storica ed il bisogno di riparare in qualche
modo ai danni del passato. Un obiettivo che le forze culturali e
politiche devono porsi, nei prossimi anni, è quello di porre le basi per
la nascita di una "cultura della città" che a Bagheria, il villaggio
cresciuto intorno alle ville dei signori, non è mai esistita. Inoltre, i
tempi sono maturi perchè i bagheresi comincino a superare la
disaffezione "storica" per queste ville inaccessibili e sconosciute,
luoghi di delizie per pochi eletti. Una comunità consapevole e matura
non potrà non considerare questi manufatti come un patrimonio
inestimabile di valori estetici ed artistici, come "monumenti" appunto,
testimonianza e monito (da "moneo") di una arte del costruire che la
Bagheria di oggi sconosce. Un aspetto della formazione di questa
nuova cultura è senza dubbio quello dell'educazione all'immagine
urbana. Una ricerca per lo studio "iconologico" della città, da
condurre presso biblioteche, archivi e centri specializzati d'Italia ed
Europa dovrebbe porre le basi di un centro documentale che, come le
112
antiche "scuole del nudo", svolga una funzione di educazione al
'Bello' nel rapporto tra città e paesaggio, natura e artificio,
costruzione e spazio..,."..Dai quadri e dai disegni alle stampe, alle
litografie e alle fototipie, alle fotografie" e ancora "..piante,
descrizioni, rilievi, scavi...possono essere messi tutti a reagire tra
loro, onde costruire una base documentaria..." 162 Si potrebbe iniziare
con l'acquisizione delle notevoli collezioni private di foto d'epoca
esistenti in città, che raccontano la storia della Bagheria perduta, e
sono state per molti di noi "il testo" di storia civica, la testimonianza
di quel che ci è stato strappato, uno stimolo all'impegno civile e
politico. "(...)Fotografie ...fatte probabilmente con una vecchia Leica,
come quella che usava mio padre" ricorda Dacia Maraini,"..col
disegno in bianco e nero nitido e pulito, come una incisione a punta
secca.." 163. Ci sono inoltre i grandi archivi nazionali dei vari
Cappellani, Interguglielmi, Alinari, Brogi, Anderson da setacciare e
ancora i disegni, i rilievi, le vedute che i viaggiatori stranieri del
passato hanno dedicato a Bagheria e che, come questo libro dimostra,
giacciono a volte sconosciuti, presso gli archivi di musei e gallerie
straniere. Una struttura dedicata all'Immagine della Città, che
accompagni gli sforzi per la rinascita di Bagheria, è dunque la nostra
proposta per il riuso di Palazzo Cutò. Infine, la grande corte
confinante con la Via Consolare, liberata dalle strutture fatiscenti che
vi si affollano e opportunamente rinverdita, potrebbe ospitare
spettacoli estivi di musica e teatro, tra oleandri e gelsomini in fiore,
mentre a nord un nuovo grande giardino dovrebbe risorgere
cancellando le brutture attuali. E che dire di una festa estiva, o di una
semplice passeggiata contemplativa sull'altana di Palazzo Cutò?
162
Di grande interesse, a supporto di questa nostra proposta, è quanto ha scritto Ludovico
Quaroni in: "Per una cultura dell'immagine urbana", pubblicato tra gli scritti di apertura di
"Architecture Moderne de la Sicile" di Hittorff e Zanth, Flaccovio, Palermo, re-print 1983.
163 Maraini, Bagheria, pag 59
113
Nell'agosto del 1993 sono state demolite le sovrastrutture che
affollavano le antiche sale di rappresentanza. Quasi trecento metri
cubi di muratura e trenta di cemento armato, che, tra il 1923 e il
1970, avevano suddiviso quattro grandi sale in venticinque piccoli
ambienti, alterando spesso in modo irrecuperabile gli apparati
decorativi preesistenti. Sotto i colpi del piccone tornava alla luce lo
spazio perduto, intuito attraverso anni di studi e rilievi. Le grandi
lunette a mezzogiorno tornavano a rischiarare l'antico teatro del
Principe di Cutò, affioravano frammenti di un antico pavimento in
maioliche del primo Settecento, tracce di tempere murali sepolte da
strati di nuovi intonaci e un nuovo sconosciuto affresco del ciclo
mitologico, raffigurante l'Amore di Venere e Marte.
Ma lo scopo principale di questi primi restauri era stato
soprattutto quello di dare al palazzo un nuovo tetto, poichè quello
antico si trovava al limite del collasso strutturale. Il cantiere aperto
nel mese di luglio '92 si è chiuso nell'ottobre dell'anno successivo.
Diciotto mesi di lavoro intenso, difficile, in una città ferma e sotto i
riflettori della magistratura. Lavoro intenso, oggi quasi del tutto
invisibile perchè localizzato tra il manto di copertura e l'estradosso
dei grandi dammusi settecenteschi (dei quali sono state consolidate le
strutture portanti), o negli spessori delle superfici calpestabili
(terrazzo e loggetta) che sono state consolidate ed impermeabilizzate;
lavoro che rischia di essere vanificato oggi per l'assenza di
manutenzione e per l'oblio in cui sembra essere tornato il palazzo.
Ma non vogliamo indugiare oltre.
Questi primi importanti restauri meriterebbero una trattazione a
parte, un nuovo libro che forse varrà la pena di scrivere quando
l'odierna "comèdie larmoyante" delle ville in rovina volgerà al
termine. e lo Palazzo Cutò sarà una struttura viva, aperta ai cittadini
di domani.
114
BIBLIOGRAFIA
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Centrale della Regione Siciliana-Palermo// SSP Biblioteca della Società Siciliana per la Storia
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121
REGESTO DEI DOCUMENTI D'ARCHIVIO CONSULTATI
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ANP -Archivio Notarile, Palermo
BCP -Biblioteca Comunale, Palermo.
ACR -Archivio dei Camilliani, Chiesa della Maddalena, Roma
USK- Universitats und Stadtbibliothek, Koln
HAK -Historische Archiv der Stadt, Koln
1
1712,
5 agosto
ASP
Notaio C.Magliocco
Vol.2335, f,.982
Francesco Cimino, procuratore
del Principe Luigi Naselli,
prende a censo, dal Principe di
Santa Rosalia, il terreno per la
costruzione della Villa. Il
terreno è situato nel Piano del
Carmine
2
1712
23 agosto
ASP
Notaio L:F:Vasta (senior)
stanza IV, vol.1033, f.3370
Contratto con il pirriatore
Olivio D'Ambrosio per la
fornitura della pietra.
3
1712,
31 agosto
ASP
idem, ff.3433-3440
Contratto con l'intagliatore
Matteo Lavvocata ed altre
maestranze.
4
1714,
9 febbraio
ASP
idem, vol.1039,
ff.2498-2500
Contiene una relazione sullo
stato di avanzamento dei
lavori, a firma dell'arch.
Giusepe Mariani.
122
5
1714
ACR.
Visite canoniche
della Casa Professa
Nota relativa ad una visita di
Giuseppe Mariani a Bagheria,
avvenuta
nel
1714.
L'architetto,
membro
dell'Ordine dei Crociferi, si era
recato a Bagheria senza la
preventiva autorizzazione dei
Superiori. Per questo motivo
venne accusato e richiamato
nel corso di una Visita
Canonica.
6
1715,
3 luglio
ASP
Not. L.F.Vasta,
vol.1042, ff 3103-3105
Contiene due relazioni a firma
di Mariani. la prima reca la
data del 21 dicembre 1914.
7
1716
25 aprile
ASP
Notaio L.F.Vasta
Vol 1044, f.2837
Contratto di nozze del Principe
Baldassare Naselli Aragona. Il
contratto venne stipulato nella
Villa di Bagheria.
8
1731
ACR, 465/6
Rogito post mortem
Contenzioso apertosi dopo la
morte di Giuseppe Mariani.
I parenti reclamano gli averi
del defunto. Alcuni conoscenti
potevano assicurare che il
suddetto si procacciava con la
sua professione gran denari.
Viene arrestato il giardiniere
del convento, tale Calaciura.
9
1778,
17 maggio
ASP
Notaio L.F.Vasta (junior)
stanza IV
vol.1351, ff.149-163
Contiene tre relazioni sui
lavori di restauro che furono
eseguiti a quel tempo, diretti
dall'arch. Salvatore Attinelli.
123
10
1780,
ottobre
ASP
Not. I. Sgroi
vol.15315, f.283
Ricevuta rilasciata a Marianna
Alliata Naselli, Principessa di
Aragona, per i lavori eseguiti
nella Villa.
11
1789,
9 gennaio
ASP
Notaio L.M.Vasta
stanza VI, vol.25224
La Villa viene venduta "sub
verbo
regio"
a
Padre
N.Messina. Un anno più tardi
Padre
Messina
nominerà
proprietaria della Villa la
Principessa Stefania Naselli.
(5
gennaio
1790-ASP/
Not.L.M.Vasta).
12
1802
5 luglio
ASP
Notaio L.M.Vasta
stanza VI, vol.25305
Inventario ereditario alla morte
della Principessa Stefania
Naselli e Morso.
13
1803
9 luglio
ASP
Not. L.M.Vasta
stanza VI, vol.25311
Accordo tra gli eredi Naselli.
La villa di Bagheria viene
posta in vendita.
14
1803
25
novembre
ASP
Not. F.S.Cirafici
stanza VI
vol.26566, ff.127-173
Gli eredi Naselli vendono la
Villa ad Alessandro Filangeri
La Farina, Principe di Cutò. Il
contratto
contiene
due
relazioni di misura e stima
della proprietà immobiliare. La
prima, datata 8 novembre
1803,
reca
la
firma
dell'architetto
Teodoro
Gigante; la seconda, datata 12
nov
1803,
è
firmata
dall'architetto Felice Visconti.
124
15
1803
ASP
5 dicembre Not.F.S.Cirafici
stanza VI
vol.26566, ff.174-177
Il Principe di Cutò riscatta
un'antica forma di affitto,
relativa a porzioni della
proprietà
appartenenti
al
Principe di Santa Flavia.
16
1804
ASP
10 febbraio Notaio T.Pittalà, Bagheria,
stanza VI, vol.36660
Controversie sui confini.
17
1804
3 agosto
ASP
Notaio F.S.Cirafici
stanza VI, vol.26566
Sistemazione di sentieri e
confini con il Principe di
Rammacca.
18
1806
4 marzo
ASP
Notaio Lo Bianco e Lumia,
archivio della famiglia
Notarbartolo di Sciara e
Castelreale, busta 330.
Testamento del Principe di
Cutò, Alessandro Filangeri.
19
1806,
ASP
Not.F.S.Cirafici
stanza VI
vol.26568, ff.639-646.
Inventario
ereditario,
contenente la lista di mobili,
oggetti
e
suppellettili
conservati nella Villa di
Bagheria.
20
1823
18
settembre
HAK- Best.1053, Nr1
J.I.Hittorff
Lettres d'Italie et de Sicile,
(Manuscript)
Lettera
indirizzata
a
Mr.Lecointe,
a
Parigi.
Contiene alcune righe sulla
visita a Bagheria.
21
1823
USK- K 13/186
J.I.Hittorff
La Sicile Moderne. Enthalt
handschriftliche
architektonische Entwurfe.2°
Taccuini di appunti e schizzi
effettuati dagli autori in situ.
Contiene anche i disegni
effettuati a Bagheria.
125
22
1839,
mar
11 ASP
archivio della famiglia
Notarbartolo di Sciara e
Castelreale, busta 331.
Testamento
di
Niccolò
Filangeri, Principe di Cutò.
Contiene inventario ereditario.
23
1847
31
dicembre
ANP
Notaio Diego Lo Bianco e
Lumia
N.d'ord. 930
24
1852
14 ottobre
ANP/ Notaio Diego Lo Bianco Testamento
del
Principe
e Lumia
Alessandro
Filangeri
Pignatelli. Contiene notizie su
debiti contratti e ipoteche
imposte sulle proprietà del
Principe.
25
1855
2 maggio
9 maggio
BCP/ Qq G 97/ Manoscritti
XIX° secolo
AGNELLO A., Due lettere, in
data del 2 e del 9 maggio
1855, ove sono talune notizie
sul paese di Bagheria.
26
1861
ASP
Planimetria della Stazione
Circolo Ferroviario d'ispezione Ferroviaria, con interessanti
Busta n.1, Carta n.10
elementi della situazione preesistente.
27
1885-1890
ASP
Contiene lettere e documenti
Circolo Ferroviario d'ispezione relativi all'espropriazione per
Busta n.21
pubblica utilità delle aree a
nord della Villa.
Alessandro
Filangeri
Pignatelli, Principe di Cutò,
concede in enfiteusi perpetua
due piccole porzioni di terra, a
sud della Casina.
Contengono una interessante
descrizione dell'area della
Punta
Aguglia,
notizie
dell'Arco di Cutò e riferiscono
della morte del Principe
Alessandro avvenuta nel 1852.
126
28
1891
ANP
21 febbraio Notaio Marchese Mento
Testamento di Giovannina
Filangeri, Principessa di Cutò.
La Principessa aveva sposato il
Principe Lucio Tasca per cui
gli eredi prendono il nome di
"Tasca di Cutò".
29
1895
25 ottobre
ANP
Notaio Marchese Mento
Vendita e lottizzazione di aree
adiacenti la Puntaguglia.
1900
27 gennaio
ANP
Notaio Marchese Mento
idem
30
1907
3 agosto
ANP
Notaio A. Noto Galati
Accordo raggiunto tra gli eredi
Tasca di Cutò per procedere all
divisione di tutto il patrimonio
familiare.
31
1908
26
novembre
ANP
Notaio A.Noto Galati
Atto di divisione
Inventario ereditario. Contiene
un vasto elenco di tutti gli
arredi, suppellettili, oggetti
d'arte, conservati nella villa di
Bagheria. Erede universale è il
Principe Alessandro Tasca di
Cutò. Altri eredi sono le
sorelle Beatrice, Nicoletta,
Giulia, Maria.
32
1908
26
novembre
ANP
Notaio A.Noto Galati
Atto di vendita
Il Principe Alessandro Tasca
vende parte della sua quota al
giovane
nipote
Giuseppe
Tomasi di Lampedusa.
127
33
1910
10 agosto
ANP
Notaio A.Noto Galati
Atto di vendita
Il Principe Alessandro vende
al Sig.Liborio Zangara i catoi
sulla Via Consolare, la Chiesa,
il Belvedere (arco di Cutò) con
l'annessa
stradella
di
collegamento.
34
1912
16 aprile
ANP
Notaio A.Noto Galati
Atto di vendita
Maria
Tasca
vende
al
Sig.Liborio Zangara la sua
quota della Villa.
35
1914
26 marzo
Ministero Pubblica Istruzione. Notifica
di
vincolo
(Documento conservato dalla monumentale ai sensi della
famiglia Carollo-Lo Medico). legge n.364, del 20 giugno
1909.
36
1915
24 aprile
ANP
Per risolvere un contenzioso,
Notaio A.Russo (Santa Flavia) Giuseppe Tomasi concede al
Permuta
Sig.Zangara alcune porzioni di
terreno a nord, in prossimità
dello scalo ferroviario. Egli
ottiene in cambio la quota che
Zangara detiene della Casina
con le dipendenze.
Zangara si impegna a demolire
la Chiesa a sue proprie spese e
a restituire al Tomasi le
somme percepite dal Comune
di Bagheria per l'esproprio
dell'Arco di Cutò.
128
37
1923
4 agosto
ANP
Notaio G.B.Castronovo
Atto di vendita ed enfiteusi.
Giuseppe Tomasi concede in
enfiteusi perpetua la sua quota
della Casina e delle terre, ai
fratelli Di Bernardo di
Bagheria. Gli altri eredi Tasca
di Cutò vendono le loro quote,
sempre ai fratelli Di Bernardo.
38
1925
25 aprile
Pretura di Bagheria.
(Documento conservato dalla
famiglia Di Bernardo,
Bagheria)
Contenzioso relativo alle terre
concesse in enfiteusi perpetua
nel 1847.
39
1925
28 luglio
ANP
Notaio G.B.Castronovo
Atto di divisione.
rep. 4185
I cinque fratelli Di Bernardo
dividono la nuova proprietà.
La Casina viene suddivisa in
cinque quote. L'atto di
divisione riferisce su alcune
trasformazioni già avvenute.
40
1935
9 agosto
Notaio D.Sciortino, Bagheria.
Atto di vendita.
'
I Di Bernardo vendono la
quota di nord-ovest della
Casina al Sig.Enrico Carollo di
Bagheria.
L'atto contiene alcune piante
approssimative della Villa.
129
APPENDICE
1803, 25 Novembre. ASP. Notaio Fr.Salv.Cirafici. stanza VI, reg.n°26566, ff 145-­‐150 Perizia estimativa redatta dall'architetto Teodoro Gigante, per incarico del Tribunale di Palermo, in occasione della compravendita Aragona-­‐Cutò. In esecuzione di un un tale venerato incarico, avendomi reiterate volte conferito sulla faccia del luogo ed avendo diligentemente osservato tutte le Fabriche Coverticci Porte Finestre Vetrate ed ogni altro in essa Casina esistente riguardando tutta l'opere nell'attuale loro stato e qualità, riferisco il mio sentimento giusta la mia perizia e coscenza per come siegue cioè: La Casina che complette un nobile aspetto e le Fabbriche si ritrovano in ottimo stato e posizione incaricandomi non solo del locro che potrebbe percepirsi in ogni anno volendosi far uso di tal commercio, sono di fermo giudizio che la detta Casina si può francamenteaffittare a oz.240 per ogni anno vale a dire oz.120 per ogni villeggiatura. o.240 Avendo del pari misurato le terre che risultano Salma una et tumoli sette dedottane lo spazio delle case alle quali ci arbitro il censo annuale di onze 10 il di cui Capitale si aggira ad oz 5 per 100 o.10 Avendo similmente calcolato il locro appartenente ai n° sedici catodij siti e posti sopra la Strada che conduce alla Città di Termini e l'altra linea dei suddetti catodi che discende alla Marina a canto la suddetta Casina questi meritano l'annuale canone di onze 30. o.30 Sommano o.280. Quale somma di oz. 280, dandole la Raggionata, cioè le terre al 5 per 100 e le Fabriche che complettono Casina e Catodij al 6 per 100 per causa della buona qualità delle medesime, dona il capitale di o. 4700. Dalle quali si deducono o 44.11 E sono per il capitale di 0z 2.6.11 all'anno sulla raggionata del 5 per 100 sopra il fondo di proprietà che annualmente si pagano all'Illustre P.pe di Santa Flavia. 130
Restano o.4655.19 E più si deducono o.1825 .5. Sono li seguenti ripari che necessitano farsi in suddetta Casina quali non possano sussistere fra lo giro di anni dieci giusta l'uso e consuetudine di questa Capitale e sono li seguenti cioè: Primieramente per doversi coprire il Coverticcio del Belvedere e scendervi i canali a basso, coprirsi di nuovo e ponervi i canali mancanti. Lungo C.8, largo C.6 incluso il colmarello fa di misura C.48 att.8 x C. importa o.12.24.. Più per n.60 di legname quadralina da porsi in detto coverticcio att.50 inclusa la delatura, importa o.100. Più farsi la nuova volta perchè l'antica ...con legname di pioppo a tre foglie e tutt'altro compito di muratore e falegname, Lunga C.7, gira C. 5.4 col busone fa di misura c. 38,4 att 50 x C. importa o.64,5. Più ripararsi come sopra il Coverticcio che copre l'intiera Casina e ponerci i Canali mancanti come sopra di misura C.280 att 8 x C., importa o.66,20. In detto coverticcio ponervi tratti 160 di legname quadralina come pure rifarsi lo soprarrizzato di mezziginelli e Tavolatura veneziana importa per netto tutto o.482. Più rifarsi il mattonato del Parterre sopra la scala nobile con servirsi dei mattoni antichi e ponervi li mancanti ad onda in metà suo tercisato di ciachetta e tutto e tutt'altro. Lungo C.8, largo C.4 fa C.32 a 2 onze per canna fa o.64 Più farsi il nuovo portone simile nell'entrata importa o.10 Più per doversi riformare tutte le aperture delle stanze terrane con sue vetrate e altro necessario che s'arbitra la spesa di o.200. Più per il piano Nobile farsi un apertura di finestrone di Tavola veneziana e Tavolone e sua vetrata pure di Tavolone il tutto compito. Alti palmi 12 e larghi palmi sei sono di misura palmi 72, att 9 x palmo assieme importano o.21,18 Più farsi n°21 altri aperture di finestrone simili con sue vetrate come sopra importano o.453,18 Più scoprire di nuovo i Coverticci delle Casette e ponervi i Canali mancanti con calce di misura C.160, importano o.42,20 In detti coperticci ponerci tratti 50 .di legname quadralina suo ferratizzato ed altro che si considera di conto fatto o.140 Più ripararsi le Fabriche dei suddetti Catodij coi balatoni delle Cave convicine e murarsi con calce che si considera per attratto e mastria, o.20 Più per detti Catodi farsi alcune aperture, finestre, mattonati ed altro perchè l'antichi consunsi si considera o.55 Sommano o.1825,5 Quali onze 1825,5 si deducono dalli suddetti 4655,19 di Capitale come sopra restano di netto onze Duemilaottocentotrenta e quattordici, dico Onze 2830,14 131
Questa è la mia relazione, Palermo 5 novembre 1803, Teodoro Gigante Architetto 132
ASP Notaio Salvatore F.Cirafici, stanza VI. Reg.26568, ff. 640-­‐646-­‐Anno 1805. INVENTARIO DEL MOBILE DI S.E. SIG.PRINCIPE DI CUTÒ ESISTENTE NELLA CASINA DELLA BAGHERIA Sala Numero quattro casse abanco. N° quattro casse serrate coll'ampadari con numero sei ferri per appendere li suddetti lampadari. Due boffette di legno rustiche. Un banco di riposto per piatti. Camera di bigliardo Una bussola intiera. Un bigliardo con stecche e n°tre balle due grandi ed una piccola N° quattro boffettini con due tiratori per uno e sue chiavi e balata di marmo bianco. Due sofà con pelle nera N° sedici sedie dell'istesso color del sofà con pelle nera. N° sei ritratti della famiglia e quaranta quadretti di soldati. Camera dirimpetto Santa Marina appresso il Bigliardo. N° sette quadri di famiglia Un sofà Due mezzi tavolini Due piccoli tavolini per cantonere n° dodici sedie di paglia Magone Seconda Camera appresso il bigliardo Due tremò Due sottotremò con suoi tiratori e balata di marmo bianco Due cantoniere con suoi tiratori e balata di marmo bianco Due ritratti uno di S.E........l'altro del Duca di Miserendino. n° dieci quadretti di Cavalleria Un sofà con pelle nera Dieci sedie color di piombo con paglia Una tavola per mangiare a piegatura. Terza Camera dopo il bigliardo Un ritratto della Duchessa di Palma Otto stampe a quadretti alla francesca (francese?) Magone Due tavolini con suoi tiratori e balata di marmo macchiato e sua chiave Due capizzali e due piedi con sua chiave Un sofà di pelle nera tinto Magone Otto sedie di pelle nera tinte Magone Quarta Camera dopo il bigliardo. Un burò con suo rame(?) e balata stizziata a due cassoni senza chiave Una rinaliera Un tavolino di bianco e oro con balata di legno pittato e .....Scrivania Inglese. 133
Due tavolinetti di legno ordinario N° dodici sedie di paglia color di piombo Una boffettina di gioco N° sei quadri a stampe tra quali quello del Sig Principe Un pagliaccio Due materazzi ordinari Una coverta di cottone Due cuscini con sue cusciniere Un passetto che introduce con finire all'altro quarto del palazzo ed alla casa del Cappellano sensarroba con passante tutto di ferro e quattro sedili a quattro pomi d'ottone. Camerino dietro la terza Camera Uno stipo a letto con dentro un materazzino ordinario. Camerino dietro la seconda Camera La tenda della loggia del Calvas (?) e due mezze tavole senza piedi Una Casena (?) con tre cassoni e sue vetrata con vetri tutti sani tinti a Magone. Galeria del quarto nobile a mano diritta dirimpetto a S.Cataldo Due sofà con pelle nera Venti sedie con pelle nera con legno color pappagallo Una mezza ducessa Quattro tavolini Magone con Marmo sopra senza tiratori. Due tavolini a piegatore di noce Sei quadri con cornice magone Una tavola ovata con suo tappeto sopra Un fornello all'Inglese con suo Coverchio Una bussola nell'entrare nella Galleria. Anticamera in faccia a Rammacca. Una bussola che introduce alla prima anticamera della sala. Quattro tavolini di Magone con sue balate di marmo senza tiratori Un sofà con pelle nera Dodici sedie con colonnetti alla spalliera di paglia. Venti quadri con cornice di Magone. Camera della Cappella Quattro tavolini di Magone con balata bianca senza tiratori Due sofà con pelle nera Dodici sedie con colonnette alla spalliera di paglia Otto quadri con cornice di Magone Una Cappella con suo palio di seta rigato di vivi colori e guarnizione d'argento Un quadro col SS.Crocifisso e cornice di Magone Un Cristo con croce di tartaruga e pietre di Matriperla Quattro candelieri a quattro rametti 134
Li canti di gloria con cornice magone ed alasca (?) Un disco Una tovaglia ordinaria ed altra fina con merletto Un campanello d'ottone Camera di dormire con Arcova Un tavolino tondo in mezzo la Camera Quattro tavolini di Magone con un tiratore per uno e chiave con pietre macchiate Uno specchio sopra il Camino con cornice Magone Camino con trispiti, ......, soffietto molletta e tavolaccia dinnanzi pittata Due sofà con pelle nera di magone Due ducessi di Magone con pelle nera e suoi coscinetti per le spalle. dodici sedie dell'istesso diciotto quadri con cornice di magone Arcova con dentro uno specchio e sua cornice di magone Due quadri con cornice di magone Due capizzaletti a due piedi e sue balate Due Cutrine per Arcova di Musolino ordinario con francia e suo frabalà a tre fiocchi di fittuccia color melignana Un passetto, con un burancino senza chiave e tre tiratori Un Camerino appresso l'Arcova Un quadro della Certosa Un sofà di paglia vecchio con due cuscini lunghi Una boffettina antica con tiratore senza mascatura Quattro sedie color di piombo di paglia Retrostanza Due tavolini ordinari con un piccolo tiratore l'uno senza Mascatura Sette Quadri ordinarij Altra Retrostanza Un tavolino di legno bianco ed oro con balata di legno macchiata Sei sedie vecchi antichi Sette quadretti all'antica Un Camerino N° 84 ferri di vitrata Due ferri alla Spagnuola Diversi vetri Due tilari vecchi di finestrone ed uno di finestra Camerino con dentro due casse una con tutta la battaria di cucina consistente in: Due marmitte una grande ed una piccola Due forni di campagna uno grande e l'altro piccolo Due padelli di ferro una grande e l'altra piccola 135
Tre trippodi di ferro Una gradiglia Tre spiedi uno grande e due piccoli Quattordici cazzalori a finire con suoi coverchi di rame due dei quali senza manico Due tortiere Un passabrodo o sia scola Maccarroni Un cocchiarone Un coppino Un spiuma brodo Una padella d'ottone per braciera Altra di ferro per cucina Una grattalora Un lasagnatore Un cortillaccio rotto Una cassettina con dentro sedici bicchieri di tavola per acqua. Sedici bicchierini di vino e dieci detti di rosolio Quindici bicchieri di tavola per vino Tre pezzi di deser con un globo in mezzo grande otto palmette e due figurine dieci fioreri piccoli tutti di terraglia Sedeci tazze con piattini per caffè Quattordici chicheri per cioccolatte Quattro boccie per l'acqua Altra cassa: Una Acitiera di argenplaché con sue boccie di cristallo Quattro suppiere di terraglia due grandi e due piccoli solamente con due sperlunghi Due fruttiere Due fiaminghini grandi N° 8 fiaminghini piccoli N° 18 piatti di suppa n° sessantasette piattini sani e n° otto offesi tre piccole insalatiere offese Cam° dietro l'Arcova Un tavolino all'antica per gioco con tiratore senza Mascatura Due sedie di paglia vecchie Quattro quadretti con cornice di magone Un bacile Due candelieri d'ottone Inargentati Un Trabbacchino di ferro per letto Passetto della Cappella Un canteranino piccolo vecchio all'antica con tre cassoni Un orinale Una selletta Cinque quadretti antichi Riposto 136
una bozza a naca con suo piede....e bancone Anticucina Una cassa per orzo Cucina Tre gradigli di ferro Un cippo Stalla nova con suoi anelli ma nella mangiatura de' sciecchi senza anelli Stalla vecchia n° dieciotto colonni n° sette barroni di ferro n° ventiquattro anelli Una (?) Camera nel cortile conserva legname di finestre n° undeci e mezza porta Una fossa di calce sana Un Carrozzone Camera con un barile di vino Camera nel Cortile con poca legname e due sopraportieri vecchi Nella casa del curatolo N° sette ferri alla Spagnuola di balconi un crivo di paglia sei (?).di paglia TENGO PER CONSEGNATA LA SUDDETTA ROBBA NOTATA COME SOPRA, SAC.TE GIUSEPPE CALCERANO CAPPELLANO Cappella di fuori Calice con piede di rame dorato e sua patena e fodera Sagrestia Guardaroba a due cassone e....... (?) Cassone Una casubula violace con manipolo stuola e cov.a di calice Due ampollini piatto ed asciuttamano Un'altra di tutti i colori con cov.a di calice Un Cammiso, un ammitto con cinghia Missale confessionario Altare Quadro grande della Nunziata dodeci candelieri e 12 vasetti 137
Quattro rami grandi nuovi Due candalirotti Un disco Canti di Gloria Campanella d'ottone Due tovaglie Campana a campanile grande. =CALCERANO UT SUPRA 138
J.I.HITTORFF. LETTRES D'ITALIE ET DE SICILE (manoscritto) HISTORISCH ARCHIV DER STADT, KOLN, BEST 1053 N.1 (trascrizione parziale) Messina ce 24 Septembre 1823 Mon cher ami, nous avons quittè Palerme jeudì le 11 7bre et nous sommes arriveé à Messine samedì derniere. La fatigue du voyage que nous faisons presquè entièrement a pieds, à eté grande, mais nous nous portons bien tous les trois. La Sicile, mon cher Lecointe, est le pays le plus beau, le plus fecond, le plus pittoresque, le plus intéressant que l'on puisse voir. C'est icì le veritable paradis, mais les chemins sont à la fois semès d'epines de rochers de precipices et les torrents sans nombre qui les traversent rendent leur passage difficultueus au plus haut dégré. La partie que nous venons de parcourir est la moins intéressante pour les Monuments d'Antichitè, nous avons neanmoins preferé commencer par elle pour arriver plutot à l'Etna et pour laisser entierement passer le mauvais air de Ségeste, de Sélinunte. A' la Bagheria, petit pays à 10 milles de Palerme, et que les Palermitains reservent pour s'y adonner aux plaisirs et aux jouissance de la Campagne, nous avons commencé à recuillir. Outre la disposition du village, qui est batì sur un plan regulier et dont l'effet est tres satisfaisant, nous y avons trouvé un Palais de Campagne qui ne déshonererait pas le Recueil de M.M Percier et Fontaine. (....) 139
26 NOVEMBRE 1908. ATTO DI DIVISIONE TRA GLI EREDI TASCA E FILANGERI DI CUTÒ. Notaio Noto Galati, Archivio Notarile di Palermo. (Sono presenti: Filippo La Rosa,procuratore del Conte padre, Lucio Tasca d'Almerita; Alessandro Tasca Mastrogiovanni e Filangeri di Cutò, deputato al Parlamento;coniugi Beatrice Mastrogiovanni Tasca e Filangeri e Giulio Tomasi (marito dotatario) di Giuseppe; Francesco Cianciafara, fu Filippo, ingegnere, procuratore della moglie Nicoletta Mastrogiovanni Tasca e Filangeri( marito dotatario); Giulia Mastrogiovanni Tasca e Filangeri e il marito dotatario conte Romualdo Trigona; l'avv. Maniscalco con procura al posto di Maria Mastrogiovanni Tasca e Filangeri, inabilitata e il Cav.Lucio Lanza di Scalea curatore della Sig.ra Maria Filangeri. L'atto è preceduto da tre perizie diverse: 1) perizia dell'ing.Salvatore Mazzarella del 20.04.1908, notar Noto Galati 2.05.1908 reg.to n° 1468; 2) quotizzazione dei canoni di frumento e danaro,redatta dal Sig.Onofrio Rotolo,30.06.1908,notar Noto Galati; 3) apprezzo dei mobili ed oggetti antichi esistenti nella Casina di Bagheria e nella Casa di Santa Margherita Belice di proprietà dell'eredità Filangeri Giovanna, fatto dal Sig. De Ciccio, 29.07.1908,verb. reg.to al 1052. Alla divisione non partecipa la sorella Teresa Mastrogiovanni Tasca e Filangeri la quale, con atto di rinunzia del 12.04.1890, ha rinunciato alla eredità materna, trattenendo quanto le era stato donato dalla madre.) Al Principe Alessandro di Cutò i seguenti mobili conservati nella casa di Bagheria: 5.bis/6-­‐due portafiori, due anfore di terracotta, due piatti di forma diversa, due posalumi, un mattonello, un piatto grande, due sottospecchi e due cassapanche £.27.50; 15 a 23-­‐due appendiabiti in noce, un lume a sospensione, una giardiniera di vimini, due colonnette, un divano con cinque cuscini,una scala a pioli in ferro, giocattoli, un posaombrelli, una pila per campanelli elettrici, un lampadale £.25.25 33-­‐un portaservizi intagliato in noce e cristalli £.300 33.bis-­‐servizi di baccarat ed altri conservati nel suddetto mobile £.300 47-­‐cinque guantiere £.50 53 a 55-­‐quattro altre guantiere di latta, cinque sedie e sei stampe £.10.25 83-­‐due appendiabiti in noce £ 15 100-­‐due letti, un comodino, una tavola con altri oggetti £.14 108 a 110-­‐un tavolino con leggio e due divani £..9 120 a 126-­‐una sedia di legno dorato con medaglione in gesso, un quadro con ritratto, altri due quadri, un mezzo busto di gesso, un tavolino, due sedie in noce £.99.50 144.bis-­‐due lumi, un tavolo, un paravento a cristalli, una giardiniera di maiolica £.76 140
203-­‐due tavolini, un genuflessario £.35 212-­‐213-­‐una carpetta ed un camino tapezzato £.14 233-­‐quattro portiere 248.bis-­‐un decimo della biancheria conservata in un guardaroba ed apprezzata per lire 600 £.60 30-­‐due sedie a spalliera alta in noce e cuoio £.40 TOTALE lire milleduecentoquarantacinque e 50/100 £.1245.50 £.170 Alla Signora Beatrice Mastrogiovanni Tasca i seguenti mobili che trovansi nella Casa a Bagheria: 31-­‐un grande camino artistico intagliato in noce con accessori £.600 127-­‐un mobile in noce con specchio £.125 36-­‐tre angoli in noce intagliati £.150 14-­‐ventiquattro sedie uso Napoli £.12 45-­‐un portaservizi in mogano e cristalli £.10 46-­‐servizi da caffè, the ed altro ivi conservati £.60 74/75/76-­‐dodici sedie , un divano e diversi altri oggetti £.15 81-­‐una toeletta in noce con specchio e lastra di marmo £.60 38-­‐un lettino di ferro £.10 104/105/106-­‐tre tavolini diversi £.15 205-­‐una scrivania in noce con diversi oggetti £.80; 248.bis-­‐un decimo della biancheria conservata in un guardaroba ed apprezzata per £ 600 £.60 21.a-­‐un piattino ovale £.5 30-­‐due sedie a spalliera alta in noce e cuoio £.40 TOTALE lire milleduecentoquarantadue. £.1242 Allo stesso Sig.Principe Alessandro di Cutò i seguenti mobili siti pure nella Casa a Bagheria: 8a-­‐un piatto di Savona a rilievo £.20 9a-­‐un quadro ritratto di famiglia £.10 19a-­‐due bottiglie in maiolica £.20 22a-­‐un boccale in maiolica £.20 32-­‐una grande credenza in noce intagliata £.275 32.bis-­‐servizi conservati entro suddetta credenza £.60 39-­‐tre quadri (frutta e caccia) £.60 72 a 78-­‐un lettino di ferro completo, un comodino ecc., £.27 79-­‐un armadio in noce con sportello a specchio £.60 80-­‐una scrivania con molti vari oggetti £.30 82-­‐un lavamano in noce con accessori £.30 84-­‐otto sedie di Vienna £.16 85-­‐tre portiere con accessori £.45 86 a 88-­‐una poltrona un divano e un tavolino £.16.50 89 a 97-­‐due sottospecchi, quattro sedie, un tavolino con tappeto, un bagno, uno scaffale, un tavolo ecc £.27.50 206-­‐un divano, due poltrone, due sedie di noce, ed una carpetta 141
di riccione(?) £.250 207-­‐due sedie tapezzate di peluche £.20 208-­‐quattro grandi poltrone £.80 215 a217-­‐due tavolini, una giardiniera,due vasi ecc. £.38 248.bis-­‐un decimo della biancheria conservata in un guardaroba ed apprezzata per lire 600 £.60 286-­‐una panca di legno ed altri oggetti £.17 30-­‐tre sedie a spalliera alta in noce e cuoio £.60 TOTALE lire milleduecentoquarantadue. £.1242 Ed ancora allo stesso Sig Principe Alessandro i seguenti altri mobili che conservansi pure nella Casa a Bagheria: 12a-­‐Pittura su tela Mercato Svizzero £.200 14a-­‐due vasi di maiolica rotti £.5 24a-­‐un paniere in maiolica £.25 25a-­‐tre fruttiere con monogramma di Casa Cutò £.45 26a-­‐due consolle con lastre di marmo cotognino (?) £.80 27a-­‐due altre dette (?) £.40 48-­‐una tavola con cassone in mogano £.15 135-­‐cinque grandi poltrone £.50 138-­‐dodici sedie tapezzate £.48 144-­‐tre tavolini diversi £.15 164-­‐un mobile in noce intagliato £.300 164.bis/165-­‐trentaquattro libri dentro il suddetto mobile, un calice con cappa d'argento, patena d'argento, un paramento da messa ed una cesta £.100 298.bis-­‐una dormeuse £.30 237-­‐un lettino di ferro, un materasso, un cuscino ed un tappeto £.15 238/240-­‐due comodini ed un genuflessario, un divano, una toeletta ed un tavolo £.21 241 a 243-­‐due quadri, un capezzale, una scrivania ed un tavolo £.80 247-­‐248-­‐un divano e un guardaroba £.5.50 248.bis-­‐un decimo della biancheria conservata in un guardaroba e apprezzata per £.600 £.60 268 a 273-­‐un tavolino, una poltrona, quindici sedie Vienna, un comodino £.33 20a-­‐due piatti di Savona £.15 30-­‐tre sedie a spalliera alta in noce e cuoio £.60 TOTALE lire milleduecento quarantaduelire e 50/100 £.1242.50 Alla Signora Giulia Mastrogiovanni Tasca i seguenti mobili che trovansi nella Casa di Bagheria: 191/192-­‐un quadro ad olio "La Sacra Famiglia" e un tavolino a giardiniera £. 115 193-­‐due portiere di cui una con portale £. 50 142
194 a 199-­‐un tappeto riccione(?), una carpetta, altra carpetta, un tappeto di stoffa rosso, un tavolino a due ordini £.115 200-­‐un grande letto in noce intagliato £.300 201-­‐una baldracca in tapezzeria e cortine £.60 204-­‐un grande armadio a glace(?) in noce £.400 244-­‐un lavamano, uno specchio, un appendipanni, un bagno, quattro sedie, un divano, un tappetino £.50 248.bis-­‐un decimo della biancheria conservata in un guardaroba ed apprezzata per £.600 £60 285-­‐oggetti di rame ed altri utensili £.26 68-­‐una colonnetta £.5 30-­‐tre sedie a spalliera alta in noce e cuoio £.60 TOTALE lire milleduecentoquarantuno £.1241 Allo stesso Signor Principe Alessandro i seguenti altri mobili pure conservati nella detta Casa di Bagheria: 5a-­‐due quadri a paesaggio £.50 17a-­‐quadro su tela "S.Girolamo nel deserto" £.50 41-­‐un lume a quattro bracci £.10 98-­‐un lettino di ferro ed una colonnetta £.10 167-­‐un altare con quadri ed accessorii £.50 168-­‐un divano con specchio £.130 169/170-­‐Altro alla russa ed un dormeuse in raso £.50 171-­‐un divano a spalliera alta e due poltroncine £.60 172/173/174/175-­‐cinque sedie, un tavolo a due ordini, altro tavolo in cristallo e ferro, un paravento £.85 176-­‐cinque sedie di legno però intarsiato £.150 177-­‐una scrivania idem £.120 178/179-­‐due vasi di metallo ed una giardiniera £.80 181 a 190-­‐tre piccoli pouff, uno detto più grande con tavolo, due tavolini a due ordini, uno ... intarsiato, quattro lumi, un portabiglietti, un quadro a pastello £.139 211.bis-­‐un pouff £.10 227-­‐un mobile glace(?) in noce intagliato £.80 248bis-­‐un decimo della biancheria conservata in un guardaroba ed apprezzata lire 600 £.60 256-­‐otto sedie in noce £.48 30-­‐tre sedie a spalliera alta in noce e cuoio £.60 TOTALE lire milleduecentoquarantadue £.1242 Allo stesso Principe Alessandro di Cutò i seguenti altri mobili, pure cinservati nella Casa di Bagheria: 1-­‐due leoni in marmo a colore(?) £.300 2/3/4/5-­‐un lampadale stile veneziano, due lumi a gasolio con globi, due lumi ad olio, due piatti uno grande e l'altro piccolo-­‐£.21 13a-­‐una giardiniera di Savona £.15 15a-­‐un vaso bisquit di Capodimonte £.20 143
16a-­‐un vaso porcellana francese £.20 35-­‐due mattoni posa lumi £.3 34-­‐un mobile posa piatti a tre ordini £.125 128-­‐alquanti oggetti posti su di un mobile £.50 129/130-­‐due canapè diversi e quattro cuscini £.45 131/132/133/134-­‐altri due detti(?) con chasse-­‐longue e pouff quadrato £.65 180-­‐cinque poltrone differenti £.75 228 a 235-­‐una dormeuse, un paravento, otto sedie Vienna, un lume, un appendipanni, una portiera, uno specchio, un tavolino £.31.50 236-­‐un guardaroba in pinopece £.90 236 bis-­‐uno specchio dentro il suddetto guardaroba £.40 245-­‐due letti di ferro, materassi, cuscini e due comodini £.26 246-­‐un canterano vecchio con entro una coltre e due zanzariere £.40 248bis-­‐un decimo della biancheria conservata in un guardaroba e apprezzata lire£.600 £60 249/250-­‐quattro quadri, quattro sedie, un portale, un lavamano di ferro, altre quattro sedie, un tavolo, uno specchio £.16 251-­‐una tavola lunga, un lettino di ferro, tre quadri, una mensoletta, un canterano, un comodino, una tavola grande, una chasse-­‐longue cinque sedie £.44 253/254-­‐scrivania in mogano con sette oggetti ed una cartiera d'acero con mezzobusto e lume £.20 255-­‐una dormeuse £.15 257 a 267-­‐due poltrone, una sedia a bracciuoli, un gonfalone, due sgabelli,una sedia mogano, quattro mensolette, una cornice con ritratto, nove quadri diversi e quattro cornici, un portagiornali con figure di metallo, un angolo di mogano, un portale con accessori £.59.50 30-­‐tre sedie a spalliera alta in noce e cuoio £.60 TOTALE lire milleduecentoquarantuno £.1241. Ancora allo stesso Principe Alessandro di Cutò, i seguenti altri mobili siti in detta Casa di Bagheria: 1a-­‐sette stampe inglesi colorate e smarginate £.280 10a-­‐un pastello ritratto di famiglia £.50 40-­‐tavolino ovale con bronzi Luigi Filippo £.15 43-­‐un portaservizi in mogano e cristalli £.50 50 a 52-­‐un sottospecchio, un divanetto, una mensola £.7 56 a 67-­‐un letto completo, un sottospecchio, una cartiera, un lavamano, un appendipanni, un portale, quattro quadri, una cartiera di paglia, un comodino ed un letto di ferro completo £.76.25 101-­‐102-­‐un tavolo rotondo, dieci sedie £.40 144
114-­‐115-­‐dodici sedie in noce dorate, otto sedie uso Napoli, tre sgabelli £.94 136-­‐137-­‐due poltrone piccole, una sedia in noce £.28 139 a 143-­‐un portaombrelli, un tavolo con tappeto e statua, uno specchi con cornice, due mattoni £.24 154/158-­‐tre albums in peluche, quattro detti a pittura, uno specchio, una mensola, un quadro con cornice dorata, £.46 159-­‐cinque portali in tapezzeria £.125 160/163-­‐un ventaglio, un tavolino (?), uno detto in noce, due sedie £.14.50 210-­‐due paraventi di cui uno in peluche £.25 211-­‐due sedie di noce tapezzate £.30 218-­‐due lumi con recipiente di rame £.40 219 a 221-­‐un lume di maiolica, un lampadale stile veneziano, due carpette e vari altri oggetti £.53 222-­‐grande sedia a bracciuoli con stoffa damasco rosso £.35 223bis/224-­‐due mezze portiere e quattro sedie Vienna £.40 248bis-­‐un decimo della biancheria conservata in un guardaroba e apprezzata lire 600 £.60 274 a 284-­‐una toeletta, un lavamano, un secretaire, quattro sedie di mogano, un paravento, una sedia Vienna, quattro mensole di noce, un appendipanni, un servizietto di cristallo ed altri diversi oggetti, £.49.50 30-­‐tre sedie a spalliera alta in noce e cuoio £.60 TOTALE lire milleduecentoquarantacinque e 25/100 £.1242.25 Alla Signora Nicoletta Mastrogiovanni Tasca: 6a-­‐un quadro "La morte di Adone" £.100 27-­‐una grande tavola in noce a rallonger per ventiquattro persone £.400 28/29-­‐due tappeti 30-­‐tre sedie a spalliera alta in noce e cuoio £.60 44-­‐servizi di uso giornaliero £.60 49-­‐un bacile in ferro smaltato £.1 70-­‐un lavamano in noce con accessorii £.25 237-­‐un lettino di ferro con materasso, cuscino e tappeto elencati ... £.15 248bis-­‐un decimo della biancheria conservata in un guardaroba e apprezzata per lire 600 £.60 149a/152-­‐due lumi, due portafiori, una cesta di porcellana, un album £.37 288/289/290-­‐ tre tavole diverse con diversi oggetti £.30 7h-­‐un quadro Alessandro II° Filangeri £.10 214-­‐un orologio di bronzo e candelabri £.60 28a-­‐due sovraporte e cornici di legno a rilievo e oro £.60 193-­‐due portiere di cui una con portale £.50 £.20 145
196-­‐un divano 166-­‐un angolo con bronzi Luigi Filippo 243.bis-­‐un guardaroba in pino pece 73-­‐una toletta in noce con specchio e lastra di marmo 50-­‐un quadro con disegno a pastello 99-­‐un paio di trespoli, cinque sedie, una toletta TOTALE lire milleduecentotrentanove £.10 £.60 £.60 £.60 £.50 £.10 £.1239 Alla Sig.na Maria Mastrogiovanni Tasca i seguenti mobili che trovansi nella detta Casa a Bagheria: 3.a-­‐quadro decorativo su tela £.20 11.a-­‐piatto bislungo di maiolica £.5 18.a-­‐due vasi di maiolica £.10 23.a-­‐un busto di marmo £.100 13-­‐due grandi vasi in terracotta smaltati £.25 24/25/26-­‐cinque sedie Vienna, ceste di vimini, tre tavoli a quattro bracci di zinco £.15.50 37/38-­‐cinque lumi con globi e bracci, sei portiere in tapezzeria marrone scuro £.96.75 69-­‐un canterano e tre cassoni £.10 69.bis/70, sei diversi oggetti in detto canterano £. 71/72-­‐un tavolino e una scrivania con cinque oggetti £.11 98-­‐un lettino di ferro, un canterano, un comodino, due colonnette una toletta-­‐tre quadri £.20 103-­‐collezione di dodici volumi Giornale di Sicilia £.125 111 a 113-­‐quattro divani ed otto poltrone diverse £.32 116 a 119-­‐un sottospecchio, due lumi con globi e nove diversi oggetti, due vasi, quattro portali ecc., £.92 107-­‐un tavolino con cassetto a cristalli £.10 202-­‐due materassi di lana e cuscini, altri due di vegetale, una coperta e un crocifisso
£.80 209-­‐un divano a spalliera rotonda £.20 225/226-­‐una piccola toeletta con specchio mobile ed altra grande in noce, lastra di marmo ed accessorii £.110 248.bis-­‐un decimo della biancheria conservata in un guardaroba ed apprezzata per lire 600 £.60 252-­‐un lavamano tre sedie ed un tavolino £.10 287-­‐due mezzi busti in marmo £.250 30-­‐tre sedie a spalliera alta in noce e cuoio £.60 TOTALE lire milleduecentoquarantadue e 25/100 £.1242.25 146
(Numerazione delle immagini e didascalie)
in copertina:
Bagheria, Vicolo Cuto'. 1955
(Coll.B.Zaso)
(pag.8)
1. Bagheria, 1927
Caricatori di pietra d'Aspra in posa davanti a Palazzo Cutò.
(collezione Pintacuda)
(pag.14)
2. Bagheria, Palazzo Cutò.
Tavoliere principale dello scalone. Si intravedono i due leoni di marmo trafugati nel 1990.
(pag.16)
3. Bagheria, 1935. Il Corso Butera (collezione Pintacuda)
(pag.25)
4. Stralcio della carta corografica del 1779
(G.B.Ghisio).
(nella pagina successiva)
5. Bagheria. La "Punta Aguglia" alla fine del Settecento.(restituzione)
(pag.27)
6. Bagheria. L'area della stazione ferroviaria nel 1862. (Circ.Ferroviario d'ispezione)
7. Palermo.
Villa Giulia, Arco monumentale d'ingresso (1778).
(pag.28)
8. J.I.Hittorff, Minute des Maisons formant la rue principale de la Bagheria, 1823
(pag.29)
9. J.I.Hittorff, 1823. (in alto) Plan de la Bagheria. (in basso) Sedile di Villa Cattolica lungo la
via Consolare
(pag.30)
10. Bagheria, Carta Topografica 1849-1852
(Ufficio Topografico di Napoli)
(pag.31)
11. Bagheria. Pianta dell'Ing. Lo Monaco (1911)
(pag.32)
12. Bagheria, l'area della stazione ferroviaria in una mappa catastale degli anni trenta.
(pag.33)
147
13. Bagheria. Planimetria del Centro Storico, con l'ubicazione delle principali ville.
1. Villa Butera, 2.Villa Palagonia, 3. Villa Cattolica, 4.Villa Cutò, 5.Villa Larderia, 6.Villa
Valguarnera, 7.Villa S.Isidoro, 8.Villa Rammacca, 9.Villa Trabia, 10.Villa Galletti
Inguaggiato, 11.Villa Villarosa
(pag.34)
14, Bagheria. Le cave di pietra dell'Aspra, in una foto di Dante Cappellani (1933)
(pag.41)
15. J.I.Hittorff e L.Zanth, Palais Cutò à la Bagheria. Rilievi e annotazioni in situ (1823).
Pianta del piano terra e sezione longitudinale
(pag.42)
16. J.I. Hittorff e L.Zanth, Plan du Palais Cutò à la Bagheria, Route de Palerme à Messine.
(disegni preparatori alla pubblicazione di "Architecture Moderne de la Sicile").
(pag.43)
17. J.I.Hittorff e L.Zanth, Facciata principale (sud) e sezione longitudinale (disegni
preparatori alla pubblicazione di "Architecture Moderne de la Sicile")
(pag.44)
18. Roma, Villa Altieri all'Esquilino.
In alto: Facciata sul giardino (Percier et Fontaine, 1809)
In basso: Facciata principale (G.Vasi, metà del '700)
(pag.45)
19. Roma, Villa Altieri all'Esquilino.
Pianta del Piano terra (Percier et Fontaine, 1809)
(pag.46)
20. Bagheria, Palazzo Cutò.
La parete a Sud in una foto del 1924 (collezione Nasca)
(pag.59)
21. Bagheria, Palazzo Cutò. Piano Terra (restituzione)
LEGENDA
C=muri realizzati in seguito ai cambiamenti apportati al piano superiore.
PM=porta murata
(pag.60)
22. Bagheria, Palazzo Cutò. Piano Nobile (restituzione)
La corrispondenza tra le aperture esterne est ed ovest esiste solo in prossimità della facciata
nord. Questa corrispondenza si perde procedendo verso sud.
(pag.61)
23. Bagheria, Palazzo Cutò.
148
Facciata principale a sud (restituzione).
(pag.62)
24. Bagheria, Palazzo Cutò.
Facciata Nord (restituzione).
(pag.63)
25. Bagheria, Palazzo Cutò.
In alto: facciata est (lato Messina)
In basso: facciata ovest (lato Palermo)
(pag.64)
26. Bagheria, Palazzo Cutò.
Studio della facciata est.
In alto: la facciata est; in basso: la stessa facciata secondo quello che potrebbe essere stato il
primo progetto dell'opera; a sinistra: particolare della porta-finestra murata in prossimità
dello spigolo nord.
(pag.65)
27. Bagheria, Palazzo Cutò.
Il punto di connessione tra il cornicione principale e la
balaustra del terrazzo (disegno di Ilde Risina).
(pag.66)
28. Bagheria, Palazzo Cutò. Schema strutturale della volta reale che sorregge il piano di
calpestio della loggetta (rilievo 1993)
(pag.67)
29. Bagheria, Palazzo Cutò.
La copertura della loggetta dopo gli interventi ottocenteschi di innalzamento del tetto e della
volta (restituzione sulla base del rilievo 1993).
(pag.68)
30. Bagheria, Palazzo Cutò.
La copertura della loggetta negli appunti in situ di J.I.Hittorff (1823). Il disegno mostra la
copertura e la volta lunettata ai loro originari livelli di imposta.
(pag.69)
31. J.I.Hittorff, Maison du Comte de Waters a Bordeaux. (disegni pubblicati in Paris
Moderne di A.Normand, Parigi 1837).
(pag.70)
149
32. Bagheria Palazzo Cutò. La loggetta.
(pag.76)
33. Bagheria, Palazzo Cutò.
Condizioni della copertura prima dei restauri del 1992.
(pag.90)
34. Bagheria, Palazzo Cutò, sala-vestibolo.
Sezione lungo l'asse nord-sud e studio della decorazione ottocentesca.(restituzione grafica di
V. De Nembo)
(pag.92)
35. Bagheria, Palazzo Cutò.
Le iniziali dei Filangeri di Cutò nella lunetta che sovrasta l'ingresso alla corte.
(pag.97)
36. Bagheria, Palazzo Cutò.
Camino tardo-ottocentesco della "Camera di Biliardo"
(restituzione grafica di V. De Nembo)
(pag.98)
37. Bagheria, Palazzo Cutò.
La denominazione degli ambienti al piano nobile, secondo l'inventario ereditario del 1806:
1.Sala---2.Camera di bigliardo---3.Camera dirimpetto Santa Marina appresso il Bigliardo--4,5,6.Seconda, Terza e Quarta Camera appresso il bigliardo.---7 Un passetto che introduce
con finire all'altro quarto del palazzo ed alla casa del cappellano senzarrobba con passante
tutto di ferro con quattro sedili e quattro pomi d'ottone---8,9.Camerini---10. Galeria del
quarto nobile a mano diritta dirimpetto a San Cataldo---11.Anticamera in faccia a
Rammacca.---12.Camera della Cappella---13.Camera di dormire con arcova---14. Passetto--15,16,17 Retrostanze.
Ubicazione degli affreschi:
stanza n.
2: Mercurio e Argo
11: Amore di Venere e Marte
12: Ercole e Anteo
13: Il giudizio di Paride
3: Annunciazione
4: Visita dei Pastori
5: Visita dei Magi
6: Fuga in Egitto
(pag. 106)
38. Bagheria. La stazione ferroviaria, che occupò le terre a nord del palazzo Cutò, in una foto
di fine Ottocento.
(Collezione Pintacuda)
(pag.115)
150
39. J.I.Hittorff, la "Tavola 63" di "Architecture Moderne de la Sicile", Parigi 1835.
(pag.116)
40. K.F.Schinkel, La villa del principe di Butera a Bagheria, (dal "Viaggio in Sicilia", 1803).
(Pagg.126-127)
41. Bagheria, Panorama agli inizi degli anni cinquanta.
(pag.128)
42. Bagheria, 1995. Palazzo Cutò.
(pag.146)
43. Bagheria.
La via Consolare e l'area della stazione, oggi.
(pag.147). RILIEVI 1984-1993
(pag.148)
TAV I-Rilievo del piano terra con le residue aree di pertinenza della villa.
(pag.152)
(pag.149)
TAV.II-Piano Nobile
(pag.150)
TAV.III
in alto: Ammezzato tra piano terra e piano nobile
in basso: Sottotetto.
(pag.151)
TAV. IV
in alto; Sezione longitudinale ala est
in basso: Sezione longitudinale ala ovest
(pag.152)
TAV.V Sezione trasversale sulla corte
(pag.153)
TAV.VI
(pag.154)
TAV VII
Sezione trasversale sullo scalone
Sezione longitudinale lungo l'asse Nord-Sud.
44. Bagheria, Manifestazione alla "Punta Aguglia" nei primi anni del Novecento.
151
Didascalie per le otto pagine a colori
(pagina 1)
I. Loggia al piano nobile, particolare lungo l'asse nord-sud.
Nella pagina seguente:
II. Il giudizio di Paride, particolare.
III. Amore di Venere e Marte, particolare.
(entrambi gli affreschi sono stati attribuiti a W.Borremans, 1726).
(pagina 3)
IV. Particolare della decorazione ottocentesca della camera di dormire (appr. 1835)
V. Particolare della decorazione tardo-ottocentesca della sala a sud ovest, adibita a camera da
pranzo di uso quotidiano.
(pagina 4)
VI. Particolare dello scalone.
(pagina 5)
VII. Demolizioni delle superfetazioni eseguite al piano nobile nell'agosto del 1993.
(pagina 6)
VIII. Posa di nuove capriate durante i lavori di restauro del 1992-93.
IX. Opere di impermeabilizzazione e rifacimento del manto di copertura (restauri 1992-93).
(pagina 7)
X. Maioliche del primo Settecento rinvenute nella sala-vestibolo, durante le demolizioni
dell'agosto 1993.
XI. Terrazzo. Preconsolidamento delle maioliche prima della loro rimozione. Tale
operazione ha consentito il salvataggio dell'antico pavimento che è stato ricollocato dopo
l'esecuzione dei consolidamenti strutturali e delle opere di impermeabilizzazione.
(restauri '92-'93)
(pagina 8)
XII. Centinatura per la nuova volta della loggetta. (restauri '92-'93)
152
I. Loggia al piano nobile, particolare lungo l'asse nord-sud.
Nella pagina seguente:
II.Maioliche del primo Settecento rinvenute nella sala-vestibolo, durante le demolizioni
dell'agosto 1993.
III.Terrazzo. Preconsolidamento delle maioliche settecentesche prima della loro rimozione.
Tale operazione ha consentito il salvataggio dell'antico pavimento settecentesco che è stato
ricollocato dopo l'esecuzione dei consolidamenti e l'impermeabilizzazione della volta
sottostante.(restauri '92-'93).
IV. Particolare dello scalone.
Nella pagina seguente:
V."Amore di Venere e Marte" e VI "Il giudizio di Paride" . , (particolari degli affreschi
attribuiti a W.Borremans, 1726).
VII.Decorazione neoclassica sulla volta della "camera di dormire" (appr.1835)
VIII.Particolare della decorazione della sala a sud ovest.
(pagina 5)
IX. Demolizioni delle superfetazioni eseguite al piano nobile.
Nella pagina seguente:
X. Posa di nuove capriate
XI. Opere di impermeabilizzazione del tetto
(restauri 1992-93).
XII. Centinatura per la nuova volta della loggetta.(restauri '92-'93)
153
Fonti delle illustrazioni.
1-3-38-44, Collezione Pintacuda, Bagheria
4. Nuova ed esatta carta corografica di G.B.Ghisio (1779), Sellerio 1973
6. Archivio di Stato, Palermo, Circolo Ferroviario d'ispezione.
7. Pirrone et al., Villa Giulia.....
8, 9, 15, 16 17 Universitats und Stadtbibliothek, Colonia
14,
18 (in alto), 19-Percier e Fontaine, Choix des plus celebres maisons.....
18(in basso), Scalabroni Luisa, Giuseppe Vasi.
Foto IGM, anni settanta.
5. De Simone, Ville Palermitane....
8-9-19-20-29, 6,
11-45-48,
12-46, Hittorff e Zanth, L'Architecture Moderne de la Sicile...
13. Famiglia Nasca, Bagheria.
16. ...
17, 18, 27, AA.VV, Hittorff 1792-1867...Wallraff und Richartz Museum, Colonia.
47.
Facciata tardosettecentesca di Villa Butera a Bagheria e prospetti di case del corso
principale. In basso a sinistra: Sedile di Villa Cattolica.(J.I.Hittorff, 1823)
Bagheria, Villa Aragona (Pal.Cutò).
In alto: fronte a sud sulla Via Consolare.
In basso: fronte a Nord su Piazza Stazione
154