macro 09_10 parte IV - Dipartimento di Sociologia

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LEZIONE 19
Keynes e la General theory
Il modello keynesiano
Idea di base: il motivo per cui vi è
disoccupazione – Y* > Y – è una
insufficienza di DA (programmata).
Questo
divario
dipende
dalle
aspettative sfavorevoli delle imprese
e dei consumatori, oltre che dal
mercato monetario. Dipende anche
da due componenti “esogene” della
DA: X e G.
Per uscire da questa situazione è
necessario rilanciare la DA, che può
essere promossa dalla pol. fiscale
e/o monetaria
1
1) Distinguiamo tra:
a) componente indotta della DA –
che dipende da Y ( consumi e
investimenti ) – e componente
autonoma della DA, che dipende
da altre variabili (es. r=tasso
d’interesse );
b) DA programmata ( ricavabile
dalle
relazioni
funzionali,
o
“teoriche” ) e DA effettiva ( quella
che si concretizza sul mercato ),
che può differire da quella
programmata
2) La funzione del consumo
La relazione “base” che determina il
consumo programmato al tempo t
lega C al reddito disponibile al tempo
t,ossia YD =( Y-T), secondo la
seguente “funzione del consumo”:
C= C0 + c( Y-T)
Supponiamo per ora che T=0 >>>
C = C0 + c Y
2
Spesa aggregata programmata
Y = PAE
Pendenza = 0,8
E
Linea di spesa
PAE = 960 + 0,8 Y
960
4800
Produzione Y
Fig. 25.3
C0 è la componente autonoma del
consumo, che dipende da: attese
sull’occupazione, sul reddito futuro,
ricchezza disponibile (tanto più
ricchi si è, tanto più si è propensi a
spendere, a parità di reddito ).
Pertanto, al variare di questo/i
fattore/i la funzione del consumo si
alza o si abbassa parallelamente.
Per contro cY è la componente
indotta. Chiamiamo c ,propensione
marginale al consumo (rappresenta il
rapporto tra l’inccremento indotto da
un incremento di Y e questo stesso
incremento)
La domanda effettiva di C può
discostarsi da quella programmata.
3
3)
La funzione degli investimenti
Ricordiamo che ci sono due tipi
d’investimento:
a)
macchinari,
fabbricati e mezzi di trasporto
industriali; b) scorte.
In ogni momento le imprese
programmano a) e b) sulla base di: iquanto si prevede di produrre
(confrontato
con
la
capacità
produttiva ancora non utilizzata ) e di
vendere ( scorte disponibili ) ; ii- dei
profitti
attesi;
iiidel
costo
dell’investimento ( r ) (cfr. punto 8
lezione
13/14
sulla
produttività
marginale
decrescente
degli
investimenti ).
La
“funzione
d’investimento“
(espressa in forma lineare ) è
I = I* + br ,
4
dove I* dipende dalle attese relative
alle vendite e ai profitti, ossia dai
fattori i- e iiLa domanda effettiva di investimenti può
discostarsi dalla domanda programmata
per effetto di variazioni sulle attese.
4) Come si determina Y di equilibrio nel
modello keynesiano
( spiegazione grafica )
Per il momento non consideriamo G,
T, X, M. Allora, dato C0 e c, la DA
programmata = C + I = C0 + cY + I0
supponendo per ora che I = I0 , ossia
livello dell’ investimento dato
5
Spesa aggregata programmata
Y = PAE
Linea di spesa
PAE = 960 + 0,8 Y
Linea di spesa
PAE = 950 + 0,8 Y
E
Una diminuzione della DA
autonoma sposta la linea di
spesa verso il basso
F
960
Gap recessivo
950
4750
4800
Produzione Y
Y*
Fig. 25.4 Il calo della spesa programmata causa
recessione
Il valore di equilibrio di Y è quello in
cui l’offerta aggregata di Y = DA
programmata. In equilibrio S = I
poiché, come sappiamo, Y=C+S
Supponiamo ora che vi sia una
variazione
della
componente
autonoma della DA: ad es. le
aspettative
dei
consumatori
peggiorano. (Cfr grafico)
Se C0 diminuisce aumenta S, così
che S>I (investimenti programmati
dalle imprese). Aumentano le scorte
6
di beni invenduti. Poiché queste
sono
contabilmente
un
investimento, ne deriva che gli
investimenti totali aumentano, fino a
quando I=S. Le imprese però
riducono la produzione per adattare
il livello programmato di scorte alla
nuova situazione. Si torna a una
situazione di equilibrio, ma con Y
più basso
Un miglioramento delle aspettative dei
consumatori
e/o
delle
imprese
determina un effetto contrario: aumenta
la produzione e quindi Y.
Dunque sono le decisioni autonome dei
consumatori o delle imprese, basate su
aspettative,
che
generano
una
variazione di Y, positiva o negativa.
7
8) Determinazione dell’ Y di equilibrio
( spiegazione algebrica )
Sappiamo che Y = C + I ( trascurando
per il momento G, T, X, M );
Sappiamo anche che C = C0 + cY, e
che I = I0, pertanto
Y = C0 + cY + I0 e quindi
Y = (C0 + I0) / ( 1 - c ) = k (C0 + I0)
dove k = 1 / ( 1 - c ) è chiamato
moltiplicatore del consumo
9)
Senso economico del moltiplicatore k
Se vi sono risorse ( lavoratori e
impianti ) inutilizzate, un aumento
della componente autonoma del
consumo o degli investimenti al
tempi t >> un pari aumento della
produzione e del reddito disponibile.
Al tempo (t+1) quindi aumento il
consumo che, a sua volta genera un
aumento della domanda e della
produzione, e così via.
L’effetto
cumulativo
di
questi
incrementi della domanda ( ad es. nel
caso di un aumento di I pari a IA) è un
8
aumento della produzione e
reddito YA = IA / ( 1 - c ), ossia k IA
del
Se c = 0,8 >>> k = 5 >>> YA = 5 IA
10) Nel caso in cui parte della domanda
attiva importazioni, il moltiplicatore
diminuisce, essendo tanto minore
quanto maggiore è la quota importata.
Infatti la nuova domanda aggregata
viene soddisfatta, almeno in parte, da
produzione estera e quindi attiva una
minore produzione interna. Infatti il
reddito si determina in questo modo
Y= C + I + X – M = C0+ cY + I0 + X – mY
dove m è la propensione all’import
Pertanto
Y = ( C0 + I0 + X ) / ( 1 – c + m ) dove
( 1 – c + m ) > ( 1 – c ) e quindi il
moltiplicatore km < k
9
LEZIONE 20
LA POLITICA FISCALE
1) Il settore pubblico ( PA) eroga un
certo volume di spesa ( spesa
pubblica ): G = CPA + IPA
Il settore pubblico è responsabile del
prelievo fiscale ( T ), che serve per
coprire, in tutto o in parte la spesa
pubblica ( oltre che a ridistribuire il
reddito )
La spesa pubblica inclusa in G non
comprende i “trasferimenti alle famiglie
e alle imprese” (es. pensioni, assegni
familiari, aiuti a fondo perso alle
imprese, etc.). Questi infatti sono uscite
a cui non corrisponde alcun “servizio”:
sono soldi che arrivano dalle famiglie e
dalle imprese (sotto forma di entrate
tributarie ), e vengono trasferiti ad altre
famiglie e imprese.
TABELLE R.G. Banca d’Italia 2009: 13.2;
13.3; 13.4; fig.13.2 relative a B, G, T, r
10
2) La DA diviene (prescindendo da NX):
DA = C + I + G
3) Il fisco preleva una certa percentuale
di Y, che misuriamo con t, che è la
misura della pressione fiscale ( t =
T/Y dove T sono le entrate fiscali).
L’effetto di t è quello di ridurre il
reddito disponibile (YD = Y – tY) e
quindi il potere di acquisti di famiglie
e imprese. In particolare: C= C0 + cYD=
C0 + c(Y-tY)= C0 + (c-t)Y
4) Il modello keynesiano in presenza del
settore pubblico
Posto che
Y = DA = C + I0 + G e che
C = C0 + c YD
e che
YD = Y – tY
>>>>>>
Y = C0 + c YD + I0 + G, ossia
Y = C0 + (c-t)Y + I0 + G
11
Pertanto
Y = ( C0 + I0 + G ) (1/ ( 1-c+t)).
Dove (1/ ( 1-c+t))
moltiplicatore k*< k
è
il
nuovo
Lo stato può modificare
variando G o t ( e quindi k* )
Y = k* ( I0 + G )
Y
Il saldo di bilancio – o indebitamento
netto - (B) – se trascuriamo i
trasferimenti – é
B = tY - G
La politica di bilancio ( o politica
fiscale ) consiste nel variare G e/o t,
e quindi B, con l’obiettivo di variare
DA e quindi Y
i)
un aumento/diminuzione di G, dato
t,
determina
un
aumento/
diminuzione di Y sulla base del
rapporto Y = k* G
12
ii)
una variazione di t, dato G,
determina una variazione di k* e per
tal via un effetto maggiore o minore
di I0 e G sul reddito
Spesa aggregata programmata
NB. Anche se B = tY – G = 0, ossia il bilancio
è in pareggio, G influisce su Y con un
aumento pari appunto a G
Y = PAE
Linea di spesa
PAE = 960 + 0,8 Y
Linea di spesa
PAE = 950 + 0,8 Y
E
960
F
Gap recessivo
950
4750
4800
Un incremento della spesa
pubblica sposta la linea di spesa
verso l’alto
Produzione Y
Y*
Fig. 25.4 Un incremento della spesa pubblica elimina il
gap recessivo
Se vi è un vincolo di bilancio ( ad es.
Maastricht impone B/Y < 3% ) questo
“impone” variazioni di G e di t
compatibili con detto vincolo
13
5) Osservazioni importanti
A) Ricordando che G –T = B,
l’indebitamento netto, e che G = CPA + IPA.
e che T - CPA = SPA ,facciamo due casi
i) B=0,allora G=T= CPA + IPA ossia T - CPA =
IPA = SPA. Il risparmio pubblico finanzia
tutti gli investimenti pubblici.
ii)B<0 (deficit), allora G = CPA + IPA > T e
quindi IPA > T - CPA = SPA e quindi IPA > SPA
Quindi la PA deve attingere al risparmio
privato per finanziare almeno parte di IPA.
>>> un aumento del deficit determina un
maggiore assorbimento di risparmio
delle famiglie+imprese, che non rimane
disponibile per gli investimenti privati ( a
meno di flusso di capitali dall’estero ) e
pertanto
li
“spiazza
“:
effetto
spiazzamento
14
B) La politica fiscale (tassazione) è
chiamata “discrezionale” se si varia
t, ma è chiamata meccanismo
automatico di stabilizzazione se t
non varia. Infatti, dato t, se aumenta
Y >>> tY = T e quindi sottraggo più
reddito spendibile; il caso contrario
se Y diminuisce
C) Un aumento di B >>> aumento del
debito pubblico D. Poiché finanzio D
con l’emissione di titoli di stato che
rendono annualmente un interesse r,
devo pagare rD ai loro proprietari
Questo “onere” ( a cui si deve
aggiungere quello del rimborso dei
titoli in scadenza ) determina una
spesa che grava sul bilancio.
Definizioni: T - G = T - (CPA+IPA+rD) = B
= indebitamento netto
T - (CPA+IPA) = avanzo ( o disavanzo )
primario
15
Vi sono due regole auree affinché D
non “esploda” ( ossia il rapporto D/Y
non cresca ): i) il disavanzo
“primario” - il deficit che non tiene
conto dell’uscita rD - deve essere
inferiore o eguale a 0, ossia T =/>
(CPA+IPA): in questo caso D aumenta
solo per effetto di rD; ii) inoltre r </=
g, perché in questo caso la crescita
di D, che è rD, non supera quella di
Y,che è gY, e quindi D/Y non cresce
16
LEZIONE 21
La politica monetaria
1) Per politica monetaria s’intendono
quegli interventi della Banca centrale
che hanno come strumento l’offerta
di moneta e come obiettivo: a) il
livello di Y; b) ma soprattutto la
stabilità monetaria ( livello di P )
2) In Europa la politica monetaria è
competenza esclusiva della BCE, che
opera avendo in mente una
“situazione media europea” >>>
problemi. La BCE è “indipendente”,
ossia opera non su comando della
Commissione europea e pertanto ha
come obiettivo primario P ( stabilità
monetaria ), non Y.
17
3) Vediamo in questa lezione come la
BCE può influire su Y
Ricordiamo
che
la
“funzione
d’investimento “ é
I = I* + br,
dove I* dipende dalle attese relative
alle vendite e ai profitti, mentre br è
la componente che dipende dal
“costo”
dell’investimento,
ossia
quanto devo pagare ( in interessi )
per ottenere un prestito con cui
acquistare il bene d’investimento.
N.B. Il problema non cambia se sono io
stesso a finanziare questo investimento
( costo figurativo , o di opportunità )
Tasso di interesse r
b è l’elasticità di I rispetto a r
r*
I
I’
Investimenti I
18
Il grafico mostra che I varia: i) al
variare di r; ii) e, autonomamente
(componente autonoma I* ) per
effetto delle mutate attese
4) Conseguentemente, se la BCE
modifica
r,
gli
investimenti
potrebbero variare, compatibilmente
con le attese.
Un settore assai sensibile alla variazione
di r è l’edilizia.
Si
noti
che
nelle
economie
contemporanee,
in
cui
una
consistente parte del consumo –
soprattutto beni durevoli e abitazioni
- è finanziato da credito al consumo
(specie USA e UK), una variazione di
r può modificare anche il livello dei
consumi ( C0 ).
Pertanto la BCE può riuscire, se le
condizioni lo permettono, a spostare
la curva della DA programmata
19
Spesa aggregata programmata
Y = PAE
Linea di spesa
PAE = 960 + 0,8 Y
Linea di spesa
PAE = 950 + 0,8 Y
E
960
Gap recessivo
950
4750
4800
Y*
La BCE può quindi, se ci riesce,
ridurre il gap Y* - Y.
Ma con quali strumenti agisce su r ?
La politica monetaria
5) Torniamo
allora
al
mercato
monetario/ del credito.
Come abbiamo visto nella lezione 17
vi sono 3 motivi per tenere M: atransazioni;bprecauzione;
cliquidità >>> domanda di moneta
a- e b- non dipendono dall’interesse
r, ma da Y e P; invece c- dipende
da r
20
Curva di domanda di
moneta MD
Moneta M
Fig. 26.1 Curva di domanda di
moneta
Tasso di interesse nominale i
Moneta M
MS
MS
Moneta M
Fig. 26.2 Uno spostamento
della curva di domanda di
moneta
6) E’ determinante la domanda di M a
scopo di liquidità
Se r è basso – ad es. attualmente è
bassissimo circa 1 % - posso
prevedere che prima o poi aumenti (è
infatti poco plausibile che diminuisca
ulteriormente ). Quando r aumenta
(es. r >> r°) diminuisce il valore dei
titoli pubblici, obbligazionari e delle
azioni.
21
Infatti il tasso di rendimento di
obbligazioni e titoli di stato è dato
dal rapporto tra quanto promesso
all’emissione e il valore (V) del titolo.
Supponiamo
che
al
momento
dell’emissione fosse r. Poiché il
primo non può variare, il rendimento
può aumentare, portandosi a r°, solo
se V diminuisce.
Pertanto non conviene comprare
oggi qualcosa il cui valore V sarà
domani minore. >>> trattengo M.
L’opposto vale se r fosse elevato
7) La offerta di M dipende da due tipi di
operatori: la banca centrale e il
sistema bancario.
La banca centrale – in Europa BCE –
determina direttamente la quantità di
moneta cartacea e in parte M2 e M3, e
indirettamente M1.
22
Il sistema bancario controlla invece
M1, M2 e M3 , ma è condizionata dalle
decisioni della banca centrale.
Complessivamente
l’offerta
di
moneta è “guidata” dalla Banca
centrale.
8) Se la banca centrale ha come
obiettivo quello di influire su DA >>
Y, deve agire su r (e quindi su I e C)
Agisce su r variando l’offerta di M.
Se vuole che r diminuisca, aumenta
l’offerta di M, in caso opposto
diminuisce l’offerta di M. Questo
avviene attraverso due strumenti
principali: operazioni di mercato
aperto e variazione del coefficiente
dei depositi bancari.
23
La Banca centrale “segnala” quale è
il tasso d’interesse a cui desidera
che si attesti il mercato monetario/
creditizio e gestisce la sua offerta di
M in modo tale che r sia
effettivamente
vicino
a
quello
annunciato
9) Vi sono situazioni, come quella
attuale, in cui la propensione alla
liquidità è molto alta (si teme il
futuro) e quindi si è nel tratto della
curva di domanda quasi orizzontale.
Questa situazione è stata chiamata
da Keynes trappola della liquidità
In caso di trappola della liquidità la
manovra monetaria diventa difficile: r
è molto basso ed è impossibile
abbassarlo
ulteriormente
per
stimolare l’economia, ma nello
stesso tempo non si vuole alzarlo,
perché si frenerebbe ulteriormente
l’economia.
24
In linea di massima l’effetto della
Banca centrale su DA è piuttosto
limitato. Un alto r può frenare
l’economia, ma non è altrettanto vero
che un basso r la può rilanciare:
eventualmente fa sì che, in caso di
ripresa, non la ostacoli subito.
Inoltre, se r è molto basso, si
stimolano le operazioni puramente
speculative, ponendo in tal modo a
rischio la stabilità del sistema
finanziario.
Anche per queste ragioni la politica
monetaria esercita il suo massimo
effetto
soprattutto
rispetto
al
controllo dei prezzi ( inflazione ).
25
LEZIONE 22
INFLAZIONE
1) Che cos’è l’inflazione: richiamo a
lezione precedente. È un aumento
generalizzato del livello dei prezzi.
Qui parliamo di inflazione “effettiva”
non di inflazione “percepita”
2) Cause dell’inflazione: tutti ( o quasi )
i processi inflazionistici hanno
all’origine un eccesso di domanda
rispetto all’offerta, ma differiscono
dal/dai mercati in cui questo/i
eccesso/i si determina. Possiamo
pertanto distinguere tre tipi di
inflazione: da domanda, da costi e
altro ( profitti, etc.)
26
3) Inflazione da domanda.
In ogni mercato, quando la curva di
offerta è crescente, un aumento della
domanda ( spostamento a destra
della curva ) determina un aumento
dei prezzi.
Tanto più rigida è l’offerta, tanto
maggiore è tale aumento, a parità di
incremento di domanda.
A livello aggregato questa relazione
funziona nel modo rappresentato
nella seguente figura
P
DA
DA
O
Y
Y*
27
3) Che cosa è la DA ? sappiamo che è
data da C+I+G+NX
La DA è inclinata negativamente
perché a parità di Y, se diminuisce il
livello dei prezzi P aumenta il potere
d’acquisto e pertanto, in termini
reali,
aumenta
la
quantità
domandata. L’opposto avviene per
un aumento di P
La DA si sposta a destra quando
aumentano componenti autonome
della DA, viceversa a sinistra.
Questo significa che la politica
fiscale e monetaria possono agire
su spostamenti della DA.
4) Che cosa è la curva de offerta
aggregata
Mi indica la relazione esistente tra
aumento di Y e P.
28
Fino a un certo livello di Y, questo
può crescere e P rimanere costante,
ma da un certo punto in poi, e in
modo sempre maggiore, all’aumento
di Y corrisponde quello di P. Da Y*
in avanti Y non aumenta più:
aumentano solo i prezzi: perché?
Il problema è che, quanto più ci si
avvicina alla piena occupazione,
sempre più frequentemente in
singoli mercati e in un loro numero
crescente si generano strozzature
dal lato dell’offerta, ossia eccessi di
domanda, che causano su quei
mercati un aumento dei prezzi. Vi
sono mercati in cui questo eccesso
ha effetti particolarmente diffusi: il
mercato del lavoro ( rinvio curva di
Phillips ). Quando si raggiunge il
massimo potenziale di produzione vi
è solo un aumento di P
29
5) Ricordare la teoria quantitativa della
moneta. Quanto più la politica
espansiva stimola la domanda, tanto
più questa si traduce in un aumento
di P, e non di Y.
Se il sistema economico è incapace
di far sì che all’aumento di DA
corrisponda quello di Y*, si ha un
processo inflazionistico costante.
6) Attenzione. L’inflazione non è tanto
un aumento una tantum di P, ma un
loro costante incremento ( p° ).
Questo avviene quando si genera un
meccanismo di “rincorsa” tra prezzi
e costi, oppure quando si generano
attese di inflazione futura.
30
7) Inflazione da costi
a) inflazione importata: es. aumento
prezzo del petrolio >> aumentano
i
costi
di
produzione
>>
aumentano i prezzi >> l’aumento
dei prezzi si diffonde
b) inflazione da salari. Partiamo
dalla relazione, nota, Y = (Y/N)x(N),
e chiamiamo R = produttività del
lavoro = (Y/N). Qui Y è espresso in
termini di valore.
Chiamiamo w il salario monetario
unitario e CLUP il costo del lavoro
per unità prodotta, ossia
CLUP = w N / Y = w / R
Le imprese fissano i prezzi p in
modo tale da coprire CLUP e
avere un certo margine ( che
copre costi fissi ed altro ) >>>
p = ( 1 + h ) CLUP = (1+h) w / R
dove h margine sui costi ( mark
up)
31
Tasso di inflazione
Pertanto se w aumenta e le
imprese non sono disponibili a
ridurre h, vi è un eguale aumento
di p.
La curva di Phillips ( vedi sotto )
spiega la relazione esistente tra
livello di disoccupazione u - in
altri termini differenza (Y*-Y) - e
aumento dei prezzi, o inflazione.
Quanto più si riduce u, tanto più
sul mercato del lavoro si genera
una tensione che si trasforma in
aumento di w e pertanto, dato h e
R, quello dei prezzi
La curva di Phillips
10
%
2
%
-2%
10%
%%
1%
3%
5%
Tasso di disoccupazione
32
c- L’inflazione non si ferma: se i
lavoratori
hanno
aspettative
d’inflazione
l’
anticipano
chiedendo forti aumenti di w. A
loro volta, se le imprese si
attendono un aumento di w,
anticipano gli aumenti di p. Si
genera in tal modo una spirale
inflazionistica che una politica
espansiva ( fiscale e/o monetaria )
che mantenga un livello di attività
troppo alto non fa che alimentare:
tale politica non genera un
aumento di Y, ma solo di P.
33
Uno
strumento
antiinflazionistico: la politica dei
redditi.
Consiste in un accordo generalmente
tra
sindacati,
imprese e stato – secondo cui i
lavoratori s’impegnano a fare
richieste di aumenti non superiori
a h. In tal modo CLUP=costante.
Le imprese s’impegnano a non
aumentare p, se non come
conseguenza di un aumento dei
costi d’importazione.
Esperienza italiana: il tasso
d’inflazione “programmato”
34
8) Altri tipi di inflazione
Inflazione da profitti: ha luogo se le
imprese cercano di aumentare h in
modo unilaterale. Questo ad
esempio è avvenuto nel 2001 in
occasione del passaggio dalla Lira
all’Euro. Chi ha aumentato i prezzi
sono stati coloro che potevano
farlo: non i lavoratori dipendenti e
non
le
imprese
esportatrici,
vincolate dalla concorrenza estera.
Si è verificata soprattutto nei settori
“protetti” ( servizi )
35
10) Brevissimi cenni al mercato valutario
( F_B 674-680 )
• cambi fissi e flessibili
• tassi di cambio nominale e
reale
• determinazione del tasso di
cambio
• effetti delle politiche di cambio:
se si svaluta si favorisce
l’export, e si rende più costoso
l’importa >> potenziali effetti
inflazionistici
36
LEZIONI 23 – 24
La politica economica in Italia
( Biblio: Salvatore Rossi: La politica economica italiana
1968-2007 )
Premessa:
A) L’andamento dell’economia ( sviluppo,
cicli e crisi ) dipende da quello dei
mercati nazionali e internazionali ( e da
chi su di essi si muove, consumatori e
imprese ), dal funzionamento delle
istituzioni e regole ( costituzione, leggi,
istituzioni internazionali, etc. ) , dalle
politiche pubbliche ( che rispondono
molto e mediano interessi particolari –
gruppi di pressione, elettori, etc. ).
Domanda: che cos’è l’ “interesse
pubblico” ?
B) Obiettivo delle politiche pubbliche non è
solo l’efficienza. Tenere però conto che
maggiore efficienza significa maggiore
crescita ( consumi, occupazione, etc. ) e
quindi più risorse da distribuire. La
politica “teme” l’efficienza, ma ne trae
anche beneficio.
37
C) Non esiste una ricetta definitiva, ossia
ottimale, del rapporto tra stato e
mercato. Questo è ondivago e dipende
dalla storia, dal paese e dagli interessi.
Oggi siamo ad un punto di svolta
1) La scena e gli “attori”dello sviluppo
e delle politiche economiche
a- il mercato nazionale
b- il mercato internazionale
c- lo stato e la politica economica,
fiscale ed altro ( lavoro, industria,
etc.)
d- i gruppi di pressione
e- la Banca d’Italia e la politica
monetaria e dei cambi
f- le istituzioni internazionali
38
2) Atto I: Ricostruzione e “miracolo
economico ( 1948-1968 )
a- crescita della domanda interna, ricostruzione e “rincorsa”- ed
esportazioni; mercato del lavoro
favorevole alla domanda – bassi
salari - fino al 1959/60, poi la
tendenza muta.
b- sviluppo internazionale stabile in
Europa,
USA
e
Giappone
(riduzione barriere doganali)
c- Governi di Centro-destra (19481962) >>> politiche “liberiste”
(bilancio pubblico in pareggio;
apertura scambi internazionali;
politica edilizia molto permissiva),
ma
anche
forte
intervento
pubblico da parte di IRI e ENI (
infrastrutture, industria di base ) e
politica meridionalistica ( Cassa
per il Mezzogiorno ). Nessuno
stato sociale
39
Governi di Centro-sinistra (1962- )
>>> nazionalizzazione settore
elettrico (1963), si parla di
“programmazione”,
cresce
l’intervento pubblico sotto forma
di incentivi fiscali, intervento
anticongiunturale nel 1963-64,
fuga capitali all’estero
d- forte peso di Confindustria e
corporazioni varie
e- politica di stabilità monetaria;
“stretta creditizia” classica nel
1963
f- 1957 Trattato di Roma
3) Atto II: decennio di conflitti (19681979 )
a- tensioni sul mercato del lavoro >>
inflazione da costi e da domanda
(boom consumi); inizia la crisi
della grande impresa, privata e
pubblica, e si avvia la politica di
“salvataggi”; succedersi di crisi
valutarie e svalutazioni della lira
40
b- Vietnam >> crisi del dollaro; shock
petroliferi (1973, 1979 ); parte
l’inflazione
internazionale.
Si
affacciano
sulla
scena
internazionale
nuovi
paesi
emergenti:
Corea,
Taiwan,
Singapore, etc.
c- Governi di Centro-sinistra. Periodo
“buio”: terrorismo di destra e di
sinistra ( da Piazza Fontana
all’omicidio A.Moro )
Cresce l’intervento pubblico nella
economia ( via salvataggi ); avvio
delle riforme socialdemocratiche:
lo statuto dei lavoratori, il sistema
pensionistico, il sistema sanitario,
la riforma fiscale…ma, politica
fiscale “accomodante”: tra il 70 e
il 75 il rapporto D/Y passa dal 38%
al 57%.
d- I sindacati hanno una maggiore
forza contrattuale: incremento w,
e accordi con Confindustria sulla
scala mobile (1975).
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La Banca d’Italia: finanzia
l’aumento del debito creando
moneta, è accomodante rispetto
all’ inflazione ( obiettivo: non
rallentare la crescita e ridurre il
peso dei debiti ). Interventi di
svalutazione della lira e prestiti
internazionali di sostegno.
f- Continua il processo di riduzione
delle barriere doganali all’interno
della CEE ( ora allargata a UK,
etc.)
e-
4) Atto III: tentativi di stabilizzazione
(1980- 1991 )
a- Andamento molto ciclico del PIL,
e riduzione tendenziale dello
sviluppo e della produttività. La
competitività permane, grazie alle
svalutazioni. Emerge la piccola
impresa, e si aggrava la crisi delle
grandi
imprese,
soprattutto
pubbliche.
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L’inflazione comincia a rallentare,
ma è sempre più alta che in altri
paesi: inflazione da costi. Il
problema del Mezzogiorno non ha
trovato una soluzione. Continua il
declino delle grandi imprese –
soprattutto pubbliche –, ma
emergono sempre di più le
piccole imprese e i distretti.
b- L’inflazione frena negli altri paesi;
maggiore stabilità nei mercati
monetari internazionali; inizia
l’era Reagan-Tatcher: la società si
trasforma in mercato. 1989 fine
dell’epoca della guerra fredda.
Iniziano le riforme economiche in
Cina: parte la rincorsa
c- Governi di Centro sinistra e
l’epoca
di
Craxi.
Freno
all’inflazione dal lato del costo del
lavoro: referendum sulla scala
mobile (1984) e sconfitta del PCI,
che sosteneva dall’esterno il
governo; primi tentativi di politica
dei redditi. ma…
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i conti pubblici sono fuori
controllo:
D/Y=55%
(1981);
100%(1990) , allegra gestione
delle pensioni, vasta evasione
fiscale, i buchi dell’impresa
pubblica. Prime privatizzazioni.
d- Confindustria
(
ma
anche
Confcommercio e altri gruppi
d’interesse particolare ) riprende
peso nelle decisioni di politica
economica;
ruolo
delle
Partecipazioni statali; perdono
peso i sindacati
e- “divorzio” BI-Tesoro ( 1981 ),
politiche monetarie più restrittive,
tentativi di difesa del cambio >>
obiettivo:
favorire
l’”aggiustamento reale”; nasce il
Sistema
Monetario
Europeo
(SME) (precursore dell’ Euro )
f- La CEE comincia a dare indirizzi
di politica economica: antitrust,
liberalizzazioni, no aiuti di stato.
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5) Atto IV: 1992 anno di svolta
a- i conti con l’estero non tengono
b- i conti pubblici sono insostenibili:
B/Y=10%; D/Y=108%
c- Tangentopoli febbraio 92. Fine del
Centro-sinistra (1993)
d- Trattato Maastricht febbraio 92 >>
Euro 1997
e- La CEE e il debito impongono la
di privatizzare il più possibile
f- Intervento sulle pensioni: l’età
pensionabile cresce di 5 anni,
contributi minimi da 15 a 20 anni,
non più indicizzazione ai salari
g- Accordo sul costo del lavoro:
basta automatismi salariali 7/ 92
h- Svalutazione lira (-20%) settembre
E’ l’ultima: il problema dello
aggiustamento reale
i- Attentati mafiosi.
j- Luglio 1992 presidente repubblica
O.Scalfaro
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k- Amato superman: la Finanziaria
per il 1993: la pressione fiscale
sale al 45%, e), f), g), riforma
bancaria
l- Dal 1992 gli obiettivi di p.e. sono il
risanamento dei conti pubblici e
l’occupazione, non lo sviluppo
6) Atto V: dal salvataggio all’Euro (1997)
auna
risposta
“attesa”
alla
recupero
svalutazione:
forte
dell’export,
che
diviene
la
locomotiva dell’economia, anche
per effetto della politica di
concertazione ( o dei redditi ) e
della nuova concorrenza asiatica.
b- prima guerra dell’Irak; nuova fase
di sviluppo USA; recupero dei
paesi ex socialisti
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c-
Rapida sequenza di governi
tecnici, Ciampi (1993/94) il deficit
comincia a ridursi – ma nel 1996 è
ancora pari al 6.8% -, soprattutto
grazie alla riduzione dell’onere
degli interessi: effetto Ciampi. Si
dà l’avvio alle privatizzazioni,
partendo dalle banche del gruppo
IRI, per ridurre l’indebitamento.
Ancora
bombe
mafiose.
Interregno Berlusconi I (1994/95 ).
Dini ( 1995/96): riforma radicale
del sistema pensionistico (1995):
si riceverà la capitalizzazione di
ciò che si è effettivamente
versato. Prodi ( 1996/98, poi altri ):
la scelta dell’ ingresso nell’Euro:
drastico taglio del deficit. Gli
accordi sul costo del lavoro
tengono. Verso la liberalizzazione
dei servizi di pubblica utilità: le
Autorità di regolazione (energia e
gas, comunicazioni).
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Riforme del sistema bancario e
finanziario:
concentrazioni
bancarie e accesso delle banche
alla finanza. Prima riforma del
mercato del lavoro: più flessibilità
e precariato.
d- i gruppi di pressione si esercitano
soprattutto nel condizionare le
privatizzazioni e liberalizzazioni:
Telecom, ENEL, etc.
e- la B.I. segue una politica
monetaria piuttosto restrittiva,
con l’obiettivo di spingere allo
aggiustamento reale
fruolo importante della UE:
liberalizzazioni,
rigore
della
politica fiscale, politica monetaria
alla BCE.
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7) Atto VI: dall’ingresso nell’Euro alla
crisi del 2008
a-
Rallenta la crescita del PIL e
della produttività, ma aumenta
l’occupazione. Lenta riduzione
del debito pubblico, soprattutto
per effetto della forte pressione
tributaria. Crisi FIAT (2003):
emblematico della crisi del
sistema
produttivo.
Nessun
aggiustamento reale; inefficienza
settore servizi, privati e pubblici,
ma… dal 2004 inizia finalmente l’
aggiustamento reale ( c.d.
“quarto capitalismo”). Impennata
inflazionistica da introduzione
Euro (1991/92). Redistribuzione
redditi a favore di profitti e
rendite
e
diseguaglianze
crescenti nei redditi da lavoro.
Cresce di nuovo il divario NordSud: eccezionalità del caso
italiano
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b- 11/9 + Afganistan + Irak2 +
Cina/India + dominanza del
modello
anglosassone
di
governo dell’economia ( stato
minimale,
diseguaglianze
crescenti,
predominio
della
finanza ): anni di forte sviluppo
internazionale – ma non europeo
-, e premesse per la crisi del
2008.
c- Governi Berlusconi, con un
breve
interregno
Prodi.
Lentissimo miglioramento dei
conti pubblici. Ulteriore riforma
del mercato del lavoro. Laissez
faire:
le
diseguaglianze
continuano ad aumentare, si
parla di fatti privati e le cartoline
fotografano un paese felice,
prevalgono
le
politiche
discrezionali a favore di singole
imprese o gruppi di pressione
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d- Effervescenza dei gruppi di
pressione: Confindustria, ANIA,
Fininvest,
Confcommercio,
cementieri,
costruttori,
corporazioni varie (farmacisti,
professionisti,
etc.),
gruppi
occasionali.
Modello:
sgomitamento senza regole e
regole ad hoc.
e- La B.I. non fa più politica
monetaria e ha solo un ruolo di
controllo del sistema bancario
oltre che un’autorità “morale”
f- Crisi dell’UE dopo l’euro: suo
allargamento e annacquamento.
Ruolo del WTO, del Fondo
monetario internazionale e in
generale
delle
istituzioni
economiche internazionali
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