LEZIONE 19 Keynes e la General theory Il modello keynesiano Idea di base: il motivo per cui vi è disoccupazione – Y* > Y – è una insufficienza di DA (programmata). Questo divario dipende dalle aspettative sfavorevoli delle imprese e dei consumatori, oltre che dal mercato monetario. Dipende anche da due componenti “esogene” della DA: X e G. Per uscire da questa situazione è necessario rilanciare la DA, che può essere promossa dalla pol. fiscale e/o monetaria 1 1) Distinguiamo tra: a) componente indotta della DA – che dipende da Y ( consumi e investimenti ) – e componente autonoma della DA, che dipende da altre variabili (es. r=tasso d’interesse ); b) DA programmata ( ricavabile dalle relazioni funzionali, o “teoriche” ) e DA effettiva ( quella che si concretizza sul mercato ), che può differire da quella programmata 2) La funzione del consumo La relazione “base” che determina il consumo programmato al tempo t lega C al reddito disponibile al tempo t,ossia YD =( Y-T), secondo la seguente “funzione del consumo”: C= C0 + c( Y-T) Supponiamo per ora che T=0 >>> C = C0 + c Y 2 Spesa aggregata programmata Y = PAE Pendenza = 0,8 E Linea di spesa PAE = 960 + 0,8 Y 960 4800 Produzione Y Fig. 25.3 C0 è la componente autonoma del consumo, che dipende da: attese sull’occupazione, sul reddito futuro, ricchezza disponibile (tanto più ricchi si è, tanto più si è propensi a spendere, a parità di reddito ). Pertanto, al variare di questo/i fattore/i la funzione del consumo si alza o si abbassa parallelamente. Per contro cY è la componente indotta. Chiamiamo c ,propensione marginale al consumo (rappresenta il rapporto tra l’inccremento indotto da un incremento di Y e questo stesso incremento) La domanda effettiva di C può discostarsi da quella programmata. 3 3) La funzione degli investimenti Ricordiamo che ci sono due tipi d’investimento: a) macchinari, fabbricati e mezzi di trasporto industriali; b) scorte. In ogni momento le imprese programmano a) e b) sulla base di: iquanto si prevede di produrre (confrontato con la capacità produttiva ancora non utilizzata ) e di vendere ( scorte disponibili ) ; ii- dei profitti attesi; iiidel costo dell’investimento ( r ) (cfr. punto 8 lezione 13/14 sulla produttività marginale decrescente degli investimenti ). La “funzione d’investimento“ (espressa in forma lineare ) è I = I* + br , 4 dove I* dipende dalle attese relative alle vendite e ai profitti, ossia dai fattori i- e iiLa domanda effettiva di investimenti può discostarsi dalla domanda programmata per effetto di variazioni sulle attese. 4) Come si determina Y di equilibrio nel modello keynesiano ( spiegazione grafica ) Per il momento non consideriamo G, T, X, M. Allora, dato C0 e c, la DA programmata = C + I = C0 + cY + I0 supponendo per ora che I = I0 , ossia livello dell’ investimento dato 5 Spesa aggregata programmata Y = PAE Linea di spesa PAE = 960 + 0,8 Y Linea di spesa PAE = 950 + 0,8 Y E Una diminuzione della DA autonoma sposta la linea di spesa verso il basso F 960 Gap recessivo 950 4750 4800 Produzione Y Y* Fig. 25.4 Il calo della spesa programmata causa recessione Il valore di equilibrio di Y è quello in cui l’offerta aggregata di Y = DA programmata. In equilibrio S = I poiché, come sappiamo, Y=C+S Supponiamo ora che vi sia una variazione della componente autonoma della DA: ad es. le aspettative dei consumatori peggiorano. (Cfr grafico) Se C0 diminuisce aumenta S, così che S>I (investimenti programmati dalle imprese). Aumentano le scorte 6 di beni invenduti. Poiché queste sono contabilmente un investimento, ne deriva che gli investimenti totali aumentano, fino a quando I=S. Le imprese però riducono la produzione per adattare il livello programmato di scorte alla nuova situazione. Si torna a una situazione di equilibrio, ma con Y più basso Un miglioramento delle aspettative dei consumatori e/o delle imprese determina un effetto contrario: aumenta la produzione e quindi Y. Dunque sono le decisioni autonome dei consumatori o delle imprese, basate su aspettative, che generano una variazione di Y, positiva o negativa. 7 8) Determinazione dell’ Y di equilibrio ( spiegazione algebrica ) Sappiamo che Y = C + I ( trascurando per il momento G, T, X, M ); Sappiamo anche che C = C0 + cY, e che I = I0, pertanto Y = C0 + cY + I0 e quindi Y = (C0 + I0) / ( 1 - c ) = k (C0 + I0) dove k = 1 / ( 1 - c ) è chiamato moltiplicatore del consumo 9) Senso economico del moltiplicatore k Se vi sono risorse ( lavoratori e impianti ) inutilizzate, un aumento della componente autonoma del consumo o degli investimenti al tempi t >> un pari aumento della produzione e del reddito disponibile. Al tempo (t+1) quindi aumento il consumo che, a sua volta genera un aumento della domanda e della produzione, e così via. L’effetto cumulativo di questi incrementi della domanda ( ad es. nel caso di un aumento di I pari a IA) è un 8 aumento della produzione e reddito YA = IA / ( 1 - c ), ossia k IA del Se c = 0,8 >>> k = 5 >>> YA = 5 IA 10) Nel caso in cui parte della domanda attiva importazioni, il moltiplicatore diminuisce, essendo tanto minore quanto maggiore è la quota importata. Infatti la nuova domanda aggregata viene soddisfatta, almeno in parte, da produzione estera e quindi attiva una minore produzione interna. Infatti il reddito si determina in questo modo Y= C + I + X – M = C0+ cY + I0 + X – mY dove m è la propensione all’import Pertanto Y = ( C0 + I0 + X ) / ( 1 – c + m ) dove ( 1 – c + m ) > ( 1 – c ) e quindi il moltiplicatore km < k 9 LEZIONE 20 LA POLITICA FISCALE 1) Il settore pubblico ( PA) eroga un certo volume di spesa ( spesa pubblica ): G = CPA + IPA Il settore pubblico è responsabile del prelievo fiscale ( T ), che serve per coprire, in tutto o in parte la spesa pubblica ( oltre che a ridistribuire il reddito ) La spesa pubblica inclusa in G non comprende i “trasferimenti alle famiglie e alle imprese” (es. pensioni, assegni familiari, aiuti a fondo perso alle imprese, etc.). Questi infatti sono uscite a cui non corrisponde alcun “servizio”: sono soldi che arrivano dalle famiglie e dalle imprese (sotto forma di entrate tributarie ), e vengono trasferiti ad altre famiglie e imprese. TABELLE R.G. Banca d’Italia 2009: 13.2; 13.3; 13.4; fig.13.2 relative a B, G, T, r 10 2) La DA diviene (prescindendo da NX): DA = C + I + G 3) Il fisco preleva una certa percentuale di Y, che misuriamo con t, che è la misura della pressione fiscale ( t = T/Y dove T sono le entrate fiscali). L’effetto di t è quello di ridurre il reddito disponibile (YD = Y – tY) e quindi il potere di acquisti di famiglie e imprese. In particolare: C= C0 + cYD= C0 + c(Y-tY)= C0 + (c-t)Y 4) Il modello keynesiano in presenza del settore pubblico Posto che Y = DA = C + I0 + G e che C = C0 + c YD e che YD = Y – tY >>>>>> Y = C0 + c YD + I0 + G, ossia Y = C0 + (c-t)Y + I0 + G 11 Pertanto Y = ( C0 + I0 + G ) (1/ ( 1-c+t)). Dove (1/ ( 1-c+t)) moltiplicatore k*< k è il nuovo Lo stato può modificare variando G o t ( e quindi k* ) Y = k* ( I0 + G ) Y Il saldo di bilancio – o indebitamento netto - (B) – se trascuriamo i trasferimenti – é B = tY - G La politica di bilancio ( o politica fiscale ) consiste nel variare G e/o t, e quindi B, con l’obiettivo di variare DA e quindi Y i) un aumento/diminuzione di G, dato t, determina un aumento/ diminuzione di Y sulla base del rapporto Y = k* G 12 ii) una variazione di t, dato G, determina una variazione di k* e per tal via un effetto maggiore o minore di I0 e G sul reddito Spesa aggregata programmata NB. Anche se B = tY – G = 0, ossia il bilancio è in pareggio, G influisce su Y con un aumento pari appunto a G Y = PAE Linea di spesa PAE = 960 + 0,8 Y Linea di spesa PAE = 950 + 0,8 Y E 960 F Gap recessivo 950 4750 4800 Un incremento della spesa pubblica sposta la linea di spesa verso l’alto Produzione Y Y* Fig. 25.4 Un incremento della spesa pubblica elimina il gap recessivo Se vi è un vincolo di bilancio ( ad es. Maastricht impone B/Y < 3% ) questo “impone” variazioni di G e di t compatibili con detto vincolo 13 5) Osservazioni importanti A) Ricordando che G –T = B, l’indebitamento netto, e che G = CPA + IPA. e che T - CPA = SPA ,facciamo due casi i) B=0,allora G=T= CPA + IPA ossia T - CPA = IPA = SPA. Il risparmio pubblico finanzia tutti gli investimenti pubblici. ii)B<0 (deficit), allora G = CPA + IPA > T e quindi IPA > T - CPA = SPA e quindi IPA > SPA Quindi la PA deve attingere al risparmio privato per finanziare almeno parte di IPA. >>> un aumento del deficit determina un maggiore assorbimento di risparmio delle famiglie+imprese, che non rimane disponibile per gli investimenti privati ( a meno di flusso di capitali dall’estero ) e pertanto li “spiazza “: effetto spiazzamento 14 B) La politica fiscale (tassazione) è chiamata “discrezionale” se si varia t, ma è chiamata meccanismo automatico di stabilizzazione se t non varia. Infatti, dato t, se aumenta Y >>> tY = T e quindi sottraggo più reddito spendibile; il caso contrario se Y diminuisce C) Un aumento di B >>> aumento del debito pubblico D. Poiché finanzio D con l’emissione di titoli di stato che rendono annualmente un interesse r, devo pagare rD ai loro proprietari Questo “onere” ( a cui si deve aggiungere quello del rimborso dei titoli in scadenza ) determina una spesa che grava sul bilancio. Definizioni: T - G = T - (CPA+IPA+rD) = B = indebitamento netto T - (CPA+IPA) = avanzo ( o disavanzo ) primario 15 Vi sono due regole auree affinché D non “esploda” ( ossia il rapporto D/Y non cresca ): i) il disavanzo “primario” - il deficit che non tiene conto dell’uscita rD - deve essere inferiore o eguale a 0, ossia T =/> (CPA+IPA): in questo caso D aumenta solo per effetto di rD; ii) inoltre r </= g, perché in questo caso la crescita di D, che è rD, non supera quella di Y,che è gY, e quindi D/Y non cresce 16 LEZIONE 21 La politica monetaria 1) Per politica monetaria s’intendono quegli interventi della Banca centrale che hanno come strumento l’offerta di moneta e come obiettivo: a) il livello di Y; b) ma soprattutto la stabilità monetaria ( livello di P ) 2) In Europa la politica monetaria è competenza esclusiva della BCE, che opera avendo in mente una “situazione media europea” >>> problemi. La BCE è “indipendente”, ossia opera non su comando della Commissione europea e pertanto ha come obiettivo primario P ( stabilità monetaria ), non Y. 17 3) Vediamo in questa lezione come la BCE può influire su Y Ricordiamo che la “funzione d’investimento “ é I = I* + br, dove I* dipende dalle attese relative alle vendite e ai profitti, mentre br è la componente che dipende dal “costo” dell’investimento, ossia quanto devo pagare ( in interessi ) per ottenere un prestito con cui acquistare il bene d’investimento. N.B. Il problema non cambia se sono io stesso a finanziare questo investimento ( costo figurativo , o di opportunità ) Tasso di interesse r b è l’elasticità di I rispetto a r r* I I’ Investimenti I 18 Il grafico mostra che I varia: i) al variare di r; ii) e, autonomamente (componente autonoma I* ) per effetto delle mutate attese 4) Conseguentemente, se la BCE modifica r, gli investimenti potrebbero variare, compatibilmente con le attese. Un settore assai sensibile alla variazione di r è l’edilizia. Si noti che nelle economie contemporanee, in cui una consistente parte del consumo – soprattutto beni durevoli e abitazioni - è finanziato da credito al consumo (specie USA e UK), una variazione di r può modificare anche il livello dei consumi ( C0 ). Pertanto la BCE può riuscire, se le condizioni lo permettono, a spostare la curva della DA programmata 19 Spesa aggregata programmata Y = PAE Linea di spesa PAE = 960 + 0,8 Y Linea di spesa PAE = 950 + 0,8 Y E 960 Gap recessivo 950 4750 4800 Y* La BCE può quindi, se ci riesce, ridurre il gap Y* - Y. Ma con quali strumenti agisce su r ? La politica monetaria 5) Torniamo allora al mercato monetario/ del credito. Come abbiamo visto nella lezione 17 vi sono 3 motivi per tenere M: atransazioni;bprecauzione; cliquidità >>> domanda di moneta a- e b- non dipendono dall’interesse r, ma da Y e P; invece c- dipende da r 20 Curva di domanda di moneta MD Moneta M Fig. 26.1 Curva di domanda di moneta Tasso di interesse nominale i Moneta M MS MS Moneta M Fig. 26.2 Uno spostamento della curva di domanda di moneta 6) E’ determinante la domanda di M a scopo di liquidità Se r è basso – ad es. attualmente è bassissimo circa 1 % - posso prevedere che prima o poi aumenti (è infatti poco plausibile che diminuisca ulteriormente ). Quando r aumenta (es. r >> r°) diminuisce il valore dei titoli pubblici, obbligazionari e delle azioni. 21 Infatti il tasso di rendimento di obbligazioni e titoli di stato è dato dal rapporto tra quanto promesso all’emissione e il valore (V) del titolo. Supponiamo che al momento dell’emissione fosse r. Poiché il primo non può variare, il rendimento può aumentare, portandosi a r°, solo se V diminuisce. Pertanto non conviene comprare oggi qualcosa il cui valore V sarà domani minore. >>> trattengo M. L’opposto vale se r fosse elevato 7) La offerta di M dipende da due tipi di operatori: la banca centrale e il sistema bancario. La banca centrale – in Europa BCE – determina direttamente la quantità di moneta cartacea e in parte M2 e M3, e indirettamente M1. 22 Il sistema bancario controlla invece M1, M2 e M3 , ma è condizionata dalle decisioni della banca centrale. Complessivamente l’offerta di moneta è “guidata” dalla Banca centrale. 8) Se la banca centrale ha come obiettivo quello di influire su DA >> Y, deve agire su r (e quindi su I e C) Agisce su r variando l’offerta di M. Se vuole che r diminuisca, aumenta l’offerta di M, in caso opposto diminuisce l’offerta di M. Questo avviene attraverso due strumenti principali: operazioni di mercato aperto e variazione del coefficiente dei depositi bancari. 23 La Banca centrale “segnala” quale è il tasso d’interesse a cui desidera che si attesti il mercato monetario/ creditizio e gestisce la sua offerta di M in modo tale che r sia effettivamente vicino a quello annunciato 9) Vi sono situazioni, come quella attuale, in cui la propensione alla liquidità è molto alta (si teme il futuro) e quindi si è nel tratto della curva di domanda quasi orizzontale. Questa situazione è stata chiamata da Keynes trappola della liquidità In caso di trappola della liquidità la manovra monetaria diventa difficile: r è molto basso ed è impossibile abbassarlo ulteriormente per stimolare l’economia, ma nello stesso tempo non si vuole alzarlo, perché si frenerebbe ulteriormente l’economia. 24 In linea di massima l’effetto della Banca centrale su DA è piuttosto limitato. Un alto r può frenare l’economia, ma non è altrettanto vero che un basso r la può rilanciare: eventualmente fa sì che, in caso di ripresa, non la ostacoli subito. Inoltre, se r è molto basso, si stimolano le operazioni puramente speculative, ponendo in tal modo a rischio la stabilità del sistema finanziario. Anche per queste ragioni la politica monetaria esercita il suo massimo effetto soprattutto rispetto al controllo dei prezzi ( inflazione ). 25 LEZIONE 22 INFLAZIONE 1) Che cos’è l’inflazione: richiamo a lezione precedente. È un aumento generalizzato del livello dei prezzi. Qui parliamo di inflazione “effettiva” non di inflazione “percepita” 2) Cause dell’inflazione: tutti ( o quasi ) i processi inflazionistici hanno all’origine un eccesso di domanda rispetto all’offerta, ma differiscono dal/dai mercati in cui questo/i eccesso/i si determina. Possiamo pertanto distinguere tre tipi di inflazione: da domanda, da costi e altro ( profitti, etc.) 26 3) Inflazione da domanda. In ogni mercato, quando la curva di offerta è crescente, un aumento della domanda ( spostamento a destra della curva ) determina un aumento dei prezzi. Tanto più rigida è l’offerta, tanto maggiore è tale aumento, a parità di incremento di domanda. A livello aggregato questa relazione funziona nel modo rappresentato nella seguente figura P DA DA O Y Y* 27 3) Che cosa è la DA ? sappiamo che è data da C+I+G+NX La DA è inclinata negativamente perché a parità di Y, se diminuisce il livello dei prezzi P aumenta il potere d’acquisto e pertanto, in termini reali, aumenta la quantità domandata. L’opposto avviene per un aumento di P La DA si sposta a destra quando aumentano componenti autonome della DA, viceversa a sinistra. Questo significa che la politica fiscale e monetaria possono agire su spostamenti della DA. 4) Che cosa è la curva de offerta aggregata Mi indica la relazione esistente tra aumento di Y e P. 28 Fino a un certo livello di Y, questo può crescere e P rimanere costante, ma da un certo punto in poi, e in modo sempre maggiore, all’aumento di Y corrisponde quello di P. Da Y* in avanti Y non aumenta più: aumentano solo i prezzi: perché? Il problema è che, quanto più ci si avvicina alla piena occupazione, sempre più frequentemente in singoli mercati e in un loro numero crescente si generano strozzature dal lato dell’offerta, ossia eccessi di domanda, che causano su quei mercati un aumento dei prezzi. Vi sono mercati in cui questo eccesso ha effetti particolarmente diffusi: il mercato del lavoro ( rinvio curva di Phillips ). Quando si raggiunge il massimo potenziale di produzione vi è solo un aumento di P 29 5) Ricordare la teoria quantitativa della moneta. Quanto più la politica espansiva stimola la domanda, tanto più questa si traduce in un aumento di P, e non di Y. Se il sistema economico è incapace di far sì che all’aumento di DA corrisponda quello di Y*, si ha un processo inflazionistico costante. 6) Attenzione. L’inflazione non è tanto un aumento una tantum di P, ma un loro costante incremento ( p° ). Questo avviene quando si genera un meccanismo di “rincorsa” tra prezzi e costi, oppure quando si generano attese di inflazione futura. 30 7) Inflazione da costi a) inflazione importata: es. aumento prezzo del petrolio >> aumentano i costi di produzione >> aumentano i prezzi >> l’aumento dei prezzi si diffonde b) inflazione da salari. Partiamo dalla relazione, nota, Y = (Y/N)x(N), e chiamiamo R = produttività del lavoro = (Y/N). Qui Y è espresso in termini di valore. Chiamiamo w il salario monetario unitario e CLUP il costo del lavoro per unità prodotta, ossia CLUP = w N / Y = w / R Le imprese fissano i prezzi p in modo tale da coprire CLUP e avere un certo margine ( che copre costi fissi ed altro ) >>> p = ( 1 + h ) CLUP = (1+h) w / R dove h margine sui costi ( mark up) 31 Tasso di inflazione Pertanto se w aumenta e le imprese non sono disponibili a ridurre h, vi è un eguale aumento di p. La curva di Phillips ( vedi sotto ) spiega la relazione esistente tra livello di disoccupazione u - in altri termini differenza (Y*-Y) - e aumento dei prezzi, o inflazione. Quanto più si riduce u, tanto più sul mercato del lavoro si genera una tensione che si trasforma in aumento di w e pertanto, dato h e R, quello dei prezzi La curva di Phillips 10 % 2 % -2% 10% %% 1% 3% 5% Tasso di disoccupazione 32 c- L’inflazione non si ferma: se i lavoratori hanno aspettative d’inflazione l’ anticipano chiedendo forti aumenti di w. A loro volta, se le imprese si attendono un aumento di w, anticipano gli aumenti di p. Si genera in tal modo una spirale inflazionistica che una politica espansiva ( fiscale e/o monetaria ) che mantenga un livello di attività troppo alto non fa che alimentare: tale politica non genera un aumento di Y, ma solo di P. 33 Uno strumento antiinflazionistico: la politica dei redditi. Consiste in un accordo generalmente tra sindacati, imprese e stato – secondo cui i lavoratori s’impegnano a fare richieste di aumenti non superiori a h. In tal modo CLUP=costante. Le imprese s’impegnano a non aumentare p, se non come conseguenza di un aumento dei costi d’importazione. Esperienza italiana: il tasso d’inflazione “programmato” 34 8) Altri tipi di inflazione Inflazione da profitti: ha luogo se le imprese cercano di aumentare h in modo unilaterale. Questo ad esempio è avvenuto nel 2001 in occasione del passaggio dalla Lira all’Euro. Chi ha aumentato i prezzi sono stati coloro che potevano farlo: non i lavoratori dipendenti e non le imprese esportatrici, vincolate dalla concorrenza estera. Si è verificata soprattutto nei settori “protetti” ( servizi ) 35 10) Brevissimi cenni al mercato valutario ( F_B 674-680 ) • cambi fissi e flessibili • tassi di cambio nominale e reale • determinazione del tasso di cambio • effetti delle politiche di cambio: se si svaluta si favorisce l’export, e si rende più costoso l’importa >> potenziali effetti inflazionistici 36 LEZIONI 23 – 24 La politica economica in Italia ( Biblio: Salvatore Rossi: La politica economica italiana 1968-2007 ) Premessa: A) L’andamento dell’economia ( sviluppo, cicli e crisi ) dipende da quello dei mercati nazionali e internazionali ( e da chi su di essi si muove, consumatori e imprese ), dal funzionamento delle istituzioni e regole ( costituzione, leggi, istituzioni internazionali, etc. ) , dalle politiche pubbliche ( che rispondono molto e mediano interessi particolari – gruppi di pressione, elettori, etc. ). Domanda: che cos’è l’ “interesse pubblico” ? B) Obiettivo delle politiche pubbliche non è solo l’efficienza. Tenere però conto che maggiore efficienza significa maggiore crescita ( consumi, occupazione, etc. ) e quindi più risorse da distribuire. La politica “teme” l’efficienza, ma ne trae anche beneficio. 37 C) Non esiste una ricetta definitiva, ossia ottimale, del rapporto tra stato e mercato. Questo è ondivago e dipende dalla storia, dal paese e dagli interessi. Oggi siamo ad un punto di svolta 1) La scena e gli “attori”dello sviluppo e delle politiche economiche a- il mercato nazionale b- il mercato internazionale c- lo stato e la politica economica, fiscale ed altro ( lavoro, industria, etc.) d- i gruppi di pressione e- la Banca d’Italia e la politica monetaria e dei cambi f- le istituzioni internazionali 38 2) Atto I: Ricostruzione e “miracolo economico ( 1948-1968 ) a- crescita della domanda interna, ricostruzione e “rincorsa”- ed esportazioni; mercato del lavoro favorevole alla domanda – bassi salari - fino al 1959/60, poi la tendenza muta. b- sviluppo internazionale stabile in Europa, USA e Giappone (riduzione barriere doganali) c- Governi di Centro-destra (19481962) >>> politiche “liberiste” (bilancio pubblico in pareggio; apertura scambi internazionali; politica edilizia molto permissiva), ma anche forte intervento pubblico da parte di IRI e ENI ( infrastrutture, industria di base ) e politica meridionalistica ( Cassa per il Mezzogiorno ). Nessuno stato sociale 39 Governi di Centro-sinistra (1962- ) >>> nazionalizzazione settore elettrico (1963), si parla di “programmazione”, cresce l’intervento pubblico sotto forma di incentivi fiscali, intervento anticongiunturale nel 1963-64, fuga capitali all’estero d- forte peso di Confindustria e corporazioni varie e- politica di stabilità monetaria; “stretta creditizia” classica nel 1963 f- 1957 Trattato di Roma 3) Atto II: decennio di conflitti (19681979 ) a- tensioni sul mercato del lavoro >> inflazione da costi e da domanda (boom consumi); inizia la crisi della grande impresa, privata e pubblica, e si avvia la politica di “salvataggi”; succedersi di crisi valutarie e svalutazioni della lira 40 b- Vietnam >> crisi del dollaro; shock petroliferi (1973, 1979 ); parte l’inflazione internazionale. Si affacciano sulla scena internazionale nuovi paesi emergenti: Corea, Taiwan, Singapore, etc. c- Governi di Centro-sinistra. Periodo “buio”: terrorismo di destra e di sinistra ( da Piazza Fontana all’omicidio A.Moro ) Cresce l’intervento pubblico nella economia ( via salvataggi ); avvio delle riforme socialdemocratiche: lo statuto dei lavoratori, il sistema pensionistico, il sistema sanitario, la riforma fiscale…ma, politica fiscale “accomodante”: tra il 70 e il 75 il rapporto D/Y passa dal 38% al 57%. d- I sindacati hanno una maggiore forza contrattuale: incremento w, e accordi con Confindustria sulla scala mobile (1975). 41 La Banca d’Italia: finanzia l’aumento del debito creando moneta, è accomodante rispetto all’ inflazione ( obiettivo: non rallentare la crescita e ridurre il peso dei debiti ). Interventi di svalutazione della lira e prestiti internazionali di sostegno. f- Continua il processo di riduzione delle barriere doganali all’interno della CEE ( ora allargata a UK, etc.) e- 4) Atto III: tentativi di stabilizzazione (1980- 1991 ) a- Andamento molto ciclico del PIL, e riduzione tendenziale dello sviluppo e della produttività. La competitività permane, grazie alle svalutazioni. Emerge la piccola impresa, e si aggrava la crisi delle grandi imprese, soprattutto pubbliche. 42 L’inflazione comincia a rallentare, ma è sempre più alta che in altri paesi: inflazione da costi. Il problema del Mezzogiorno non ha trovato una soluzione. Continua il declino delle grandi imprese – soprattutto pubbliche –, ma emergono sempre di più le piccole imprese e i distretti. b- L’inflazione frena negli altri paesi; maggiore stabilità nei mercati monetari internazionali; inizia l’era Reagan-Tatcher: la società si trasforma in mercato. 1989 fine dell’epoca della guerra fredda. Iniziano le riforme economiche in Cina: parte la rincorsa c- Governi di Centro sinistra e l’epoca di Craxi. Freno all’inflazione dal lato del costo del lavoro: referendum sulla scala mobile (1984) e sconfitta del PCI, che sosteneva dall’esterno il governo; primi tentativi di politica dei redditi. ma… 43 i conti pubblici sono fuori controllo: D/Y=55% (1981); 100%(1990) , allegra gestione delle pensioni, vasta evasione fiscale, i buchi dell’impresa pubblica. Prime privatizzazioni. d- Confindustria ( ma anche Confcommercio e altri gruppi d’interesse particolare ) riprende peso nelle decisioni di politica economica; ruolo delle Partecipazioni statali; perdono peso i sindacati e- “divorzio” BI-Tesoro ( 1981 ), politiche monetarie più restrittive, tentativi di difesa del cambio >> obiettivo: favorire l’”aggiustamento reale”; nasce il Sistema Monetario Europeo (SME) (precursore dell’ Euro ) f- La CEE comincia a dare indirizzi di politica economica: antitrust, liberalizzazioni, no aiuti di stato. 44 5) Atto IV: 1992 anno di svolta a- i conti con l’estero non tengono b- i conti pubblici sono insostenibili: B/Y=10%; D/Y=108% c- Tangentopoli febbraio 92. Fine del Centro-sinistra (1993) d- Trattato Maastricht febbraio 92 >> Euro 1997 e- La CEE e il debito impongono la di privatizzare il più possibile f- Intervento sulle pensioni: l’età pensionabile cresce di 5 anni, contributi minimi da 15 a 20 anni, non più indicizzazione ai salari g- Accordo sul costo del lavoro: basta automatismi salariali 7/ 92 h- Svalutazione lira (-20%) settembre E’ l’ultima: il problema dello aggiustamento reale i- Attentati mafiosi. j- Luglio 1992 presidente repubblica O.Scalfaro 45 k- Amato superman: la Finanziaria per il 1993: la pressione fiscale sale al 45%, e), f), g), riforma bancaria l- Dal 1992 gli obiettivi di p.e. sono il risanamento dei conti pubblici e l’occupazione, non lo sviluppo 6) Atto V: dal salvataggio all’Euro (1997) auna risposta “attesa” alla recupero svalutazione: forte dell’export, che diviene la locomotiva dell’economia, anche per effetto della politica di concertazione ( o dei redditi ) e della nuova concorrenza asiatica. b- prima guerra dell’Irak; nuova fase di sviluppo USA; recupero dei paesi ex socialisti 46 c- Rapida sequenza di governi tecnici, Ciampi (1993/94) il deficit comincia a ridursi – ma nel 1996 è ancora pari al 6.8% -, soprattutto grazie alla riduzione dell’onere degli interessi: effetto Ciampi. Si dà l’avvio alle privatizzazioni, partendo dalle banche del gruppo IRI, per ridurre l’indebitamento. Ancora bombe mafiose. Interregno Berlusconi I (1994/95 ). Dini ( 1995/96): riforma radicale del sistema pensionistico (1995): si riceverà la capitalizzazione di ciò che si è effettivamente versato. Prodi ( 1996/98, poi altri ): la scelta dell’ ingresso nell’Euro: drastico taglio del deficit. Gli accordi sul costo del lavoro tengono. Verso la liberalizzazione dei servizi di pubblica utilità: le Autorità di regolazione (energia e gas, comunicazioni). 47 Riforme del sistema bancario e finanziario: concentrazioni bancarie e accesso delle banche alla finanza. Prima riforma del mercato del lavoro: più flessibilità e precariato. d- i gruppi di pressione si esercitano soprattutto nel condizionare le privatizzazioni e liberalizzazioni: Telecom, ENEL, etc. e- la B.I. segue una politica monetaria piuttosto restrittiva, con l’obiettivo di spingere allo aggiustamento reale fruolo importante della UE: liberalizzazioni, rigore della politica fiscale, politica monetaria alla BCE. 48 7) Atto VI: dall’ingresso nell’Euro alla crisi del 2008 a- Rallenta la crescita del PIL e della produttività, ma aumenta l’occupazione. Lenta riduzione del debito pubblico, soprattutto per effetto della forte pressione tributaria. Crisi FIAT (2003): emblematico della crisi del sistema produttivo. Nessun aggiustamento reale; inefficienza settore servizi, privati e pubblici, ma… dal 2004 inizia finalmente l’ aggiustamento reale ( c.d. “quarto capitalismo”). Impennata inflazionistica da introduzione Euro (1991/92). Redistribuzione redditi a favore di profitti e rendite e diseguaglianze crescenti nei redditi da lavoro. Cresce di nuovo il divario NordSud: eccezionalità del caso italiano 49 b- 11/9 + Afganistan + Irak2 + Cina/India + dominanza del modello anglosassone di governo dell’economia ( stato minimale, diseguaglianze crescenti, predominio della finanza ): anni di forte sviluppo internazionale – ma non europeo -, e premesse per la crisi del 2008. c- Governi Berlusconi, con un breve interregno Prodi. Lentissimo miglioramento dei conti pubblici. Ulteriore riforma del mercato del lavoro. Laissez faire: le diseguaglianze continuano ad aumentare, si parla di fatti privati e le cartoline fotografano un paese felice, prevalgono le politiche discrezionali a favore di singole imprese o gruppi di pressione 50 d- Effervescenza dei gruppi di pressione: Confindustria, ANIA, Fininvest, Confcommercio, cementieri, costruttori, corporazioni varie (farmacisti, professionisti, etc.), gruppi occasionali. Modello: sgomitamento senza regole e regole ad hoc. e- La B.I. non fa più politica monetaria e ha solo un ruolo di controllo del sistema bancario oltre che un’autorità “morale” f- Crisi dell’UE dopo l’euro: suo allargamento e annacquamento. Ruolo del WTO, del Fondo monetario internazionale e in generale delle istituzioni economiche internazionali 51 52