CORSO DI FISICA TECNICA 2 AA 2013/14 ILLUMINOTECNICA Lezione n° 10: Fattore di luce diurna (DF - Daylight Factor) Ing. Oreste Boccia 1 Il fattore di luce diurna è un parametro molto utilizzato per controllare l’efficacia di un ambiente interno nel fornire sufficiente quantità di luce naturale, in relazione all’illuminamento esterno disponibile in assenza di ostruzioni. Esprime il rapporto percentuale fra l’illuminamento naturale che in un certo momento si ha in un punto interno dell’edificio e quello che simultaneamente è prodotto, su un piano orizzontale esterno assimilato a quello interno, dall’intera volta celeste, in assenza di irraggiamento solare diretto. Varia in relazione alla posizione sul piano di lavoro e dipende dalle caratteristiche dimensionali e fisiche dell’ambiente interno e di quello esterno, non dalle condizioni luminose esterne, né dall’orientamento. L’indipendenza dall’orientamento si ha solo in presenza di condizioni di cielo coperto e senza irraggiamento solare diretto. Per queste condizioni di applicabilità, il fattore di luce diurna è un metodo di calcolo e verifica della quantità di luce disponibile. Esso è maggiormente consigliato per la verifica dell’illuminamento naturale minimo in quelle aree geografiche dove prevalgono condizioni di cielo nuvoloso. 2 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Il DF è composto da tre termini secondo la seguente espressione: DF (%) = SC + CRI + CRE SC: componente cielo CRI: componente di riflessione interna CRE: componente di riflessione esterna Il termine SC indica il contributo al fattore di luce diurna dovuto alla luce che perviene nella posizione considerata sul piano di lavoro direttamente dalla sorgente (finestra, lucernario…); Il termine CRI indica il contributo dovuto alle riflessioni delle superfici interne dell’ambiente; Il termine CRE indica il contributo dovuto alle riflessioni esterne, di tutte cioè le superfici riflettenti poste all’esterno (altri edifici e quant’altro) che con le loro riflessioni partecipano alla determinazione dell’illuminamento interno da luce diurna. 3 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Metodi di valutazione del Daylight Factor Si possono utilizzare metodi riconducibili a tre categorie principali, ossia metodi matematici, grafici o tabellari. Per geometrie di interni complesse molto diffusi risultano inoltre modelli di simulazione fisica al computer. I metodi matematici per la maggior parte non consentono di separare le tre componenti del DF ed in generale forniscono le dimensioni delle aperture necessarie per ottenere un richiesto valore del daylight factor (metodo del flusso totale, il metodo dell’efficienza e quello generativo). I metodi grafici (diagrammi di Zijl e di Waldram, i nomogrammi CIE e BRS ed i metodi di Daniluk e di Grün) ed i metodi tabellari (metodo inglese BRS - Building Research Station) consentono invece di determinare separatamente le diverse componenti del DF. Metodo BRS Calcolo della Componente cielo La componente cielo, SC, è definita come rapporto percentuale fra l'illuminamento dovuto ad una apertura sul punto desiderato per effetto della radiazione solare diffusa e l'illuminamento ottenuto con cielo Standard CIE. Se il riferimento è il cielo a luminanza uniforme si definisce allo stesso modo il fattore cielo, SF. Il metodo BRS è un metodo tabellare che per mezzo di due tabelle fornisce i valori delle componenti cielo SC o SF prodotte attraverso una finestra verticale in un punto di una superficie orizzontale, in funzione di due rapporti B/d e H/d. Rapporto B/d : fra la base della semi apertura e la distanza del punto P valutata normalmente alla finestra. Rapporto H/d : fra l'altezza dell'apertura e la medesima distanza. Qualora il vetro considerato sia doppio è bene ridurre del 15% il valore individuato nelle tabelle. 4 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Le tabelle tuttavia non tengono conto dell’assorbimento dovuto al telaio ed ai montanti della finestra e presuppongono un vetro semplice e pulito: per tale ragione si suole moltiplicare il valore trovato per un fattore di deprezzamento, che vale 0.8 nel caso di infissi metallici e 0.7 nel caso di infissi in legno. Determinazione della componente cielo nel caso di finestra con ostruzione 5 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Nel caso di finestra parzialmente schermata da ostruzione esterna, si deve calcolare l’SC applicando lo stesso metodo una volta per tutta la finestra ottenendo SC1 ed una seconda volta per la parte di finestra oscurata ottenendo SC2. Il valore finale è dato dalla differenza: SC=SC1-SC2 Tabella per il calcolo della Componente cielo Uniforme SF 6 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Tabella per il calcolo della Componente cielo SC 7 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Valutazione della componente di riflessione esterna - CRE Si può calcolare la CRE moltiplicando la componente cielo relativa alla frazione di finestra ostruita dalla superficie esterna per il coefficiente di riflessione della superficie esterna stessa. Valutazione della componente di riflessione interna Il valore della CRI viene fornito da una terza tabella in funzione di due parametri: il rapporto dell’area netta della finestra rispetto all’area del pavimento ed i coefficienti di riflessione delle pareti e del pavimento (quello del soffitto viene fissato e posto pari a 0.7). CRI 8 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Va osservato come la tabella precedente fornisce valori del CRI indipendenti dalla posizione del punto sul piano di lavoro. In realtà, non essendo il valore della CRI in generale costante e prescrivendo frequentemente le norme i valori da assumere nelle condizioni più sfavorevoli, quelli riportati nelle tabelle sono da considerarsi valori minimi. Una riga in calce alla tabella riporta comunque alcuni fattori correttivi che consentono di ottenere i corrispondenti valori medi, che possono essere considerati come i valori più prossimi a quelli relativi al centro della stanza: tali fattori risultano particolarmente utili ad esempio nel caso di due finestre situate in pareti opposte. Calcolo della CRI con metodo dei nomogrammi della B.R.S. Usati per il calcolo della componente riflessa internamente, sono tre nomogrammi realizzati dalla B.R.S. Building Research Station nell’ipotesi di cielo a luminanza standard CIE, sia con finestre verticali che orizzontali o inclinate e con ostruzioni esterne o senza. Nomogrammi sono validi sotto le seguenti ipotesi di base: - coefficiente di riflessione luminosa di soffitto e pavimento pari, rispettivamente, al 70% e al 15%; - luminanza del terreno e delle ostruzioni esterne pari ad un decimo quella media del cielo (3183 cd/m2) - ostruzioni esterne continue, orizzontali e parallele alla facciata in esame. Esistono tre nomogrammi per il calcolo della CRI: • media, con finestre verticali e luce proveniente da una sola apertura laterale, • minima con finestre verticali, • nel caso di finestre orizzontali o inclinate. Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA 9 AA 2013/14 Nomogramma per il calcolo della componente riflessa internamente media nel caso di una sola finestra laterale Per il calcolo della componente riflessa internamente media e minima è necessario conoscere il rapporto fra la superficie vetrata e l’area totale dell’involucro (scala A) nonché il coefficiente medio di riflessione delle superfici interne (scala B). La retta che congiunge i due punti individuati sulle scale A e B interseca la scala C in corrispondenza del valore (medio o minimo) della componente riflessa internamente (senza ostruzioni esterne). In presenza di ostruzioni esterne, individuate dall’angolo di ostruzione, questo viene riportato sulla scala D. Congiungendo il punto così trovato con quello precedentemente individuato sulla scala C (componente riflessa internamente senza ostruzioni esterne) si trova una retta che interseca la scala E in corrispondenza del valore cercato della componente riflessa internamente. 10 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Nomogramma per il calcolo della componente riflessa internamente minima nel caso di finestre verticali. Nomogramma per il calcolo della componente riflessa internamente in interni illuminati da lucernari. 11 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Nel caso di finestre orizzontali o inclinate l’utilizzo dei nomogrammi è simile ai primi due, ma deve essere affiancato da una serie di tabelle che riproducono i fattori correttivi, K, per l’inclinazione β della vetrata e per l’angolo α formato, rispetto all’orizzonte, dalle ostruzioni esterne. K in funzione dell’angolo di ostruzione α per lucernari verticali Variazione di k in funzione degli angoli di ostruzione α e β per lucernari con vetri inclinati a 60° sull’orizzontale. K in funzione degli angoli di ostruzione α e β per lucernari con vetri inclinati di 30° sull’orizzontale. 12 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Variazione di k in funzione degli angolo di ostruzione α e β per lucernari orizzontali. Riportando, sulla scala A il rapporto tra la superficie vetrata e quella totale interna e su quella B il coefficiente medio di riflessione delle superfici interne, si trova su C il valore della componente riflessa internamente in assenza, di ostruzioni esterne. In presenza di ostruzioni, si riporta il valore di K, precedentemente trovato con le tabelle, sulla scala D e si congiunge questo punto con quello in C, tracciando una retta che interseca la scala E in corrispondenza del valore cercato della componente. Con i lucernari di tipo “a duomo”, il calcolo di k è diverso e si effettua mediante la tabella a fianco, in funzione del rapporto H/D e del coefficiente di riflessione della superficie interna. Noto k, il valore della componente riflessa internamente può anche essere trovato, per interni illuminati da lucernari, con la formula fornita dalla BRE: dove: Af = area finestrata K = fattore correttivo δm = coeff. medio di riflessione delle superfici interne (espresso in decimali) Stot = superficie totale delle pareti di involucro dell’ambiente interno 13 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Il metodo Waldram Il metodo Waldram consente di determinare la componente cielo SC in un punto P interno ad un locale facendo uso di un reticolo graduato che rappresenta la sfera celeste. Su tale reticolo vengono riportate le finestre del locale, individuandole per mezzo delle coordinate angolari (angoli azimutale e di altezza) delle congiungenti il punto P con i vertici delle finestre lette sui piani di pianta e di sezione. 14 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Per il calcolo della componente cielo SC è necessario riprodurre la sagoma della finestra e delle ostruzioni esterne sul diagramma, riportando gli angoli individuati dai bordi di queste sui piani verticale e orizzontale, passanti per il punto di verifica e perpendicolari alla parete di apertura. Geometria dell’apertura e dell’ostruzione di cui sono riportate le proiezioni nel diagramma di Waldram Vengono in aiuto le linee tratteggiate presenti sul diagramma, che rappresentano la proiezione di rette orizzontali perpendicolari al piano della finestra. La componente cielo si determina quindi come rapporto fra le superfici delle finestre ed il doppio della superficie del rettangolo che contorna il diagramma. 15 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Metodo di calcolo del fattore medio di luce diurna Poiché il DF varia da punto a punto sul piano di lavoro all’interno di un ambiente, per dare un giudizio sulle condizioni di illuminazione diurna in un locale si può far riferimento al fattore medio di luce diurna definito come: DFm (Ei ) m ( Ee ) m Tale parametro consente di valutare la capacità delle aperture trasparenti e dell’involucro di uno spazio chiuso di garantire condizioni di illuminazione naturale confortevoli e un accettabile sfruttamento della luce naturale. Per raggiungere questi obiettivi esso deve essere superiore ad un certo valore, fissato come valore di soglia al di sotto del quale non sono verificate le condizioni di illuminazione naturali sufficienti alle specifiche esigenze di benessere fisico e psicologico. L’appendice A della UNI 10840 fornisce una formula per calcolare in modo semplificato il fattore medio di luce diurna DFm: dove: Af= area della superficie finestrata, al netto del telaio t = fattore di trasmissione luminosa del vetro ε= fattore finestra Atot= area totale delle superfici che delimitano l’ambiente rm= fattore medio di riflessione luminosa delle superfici che delimitano l’ambiente ψ= fattore di riduzione 16 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Determinazione del fattore finestra ε Fattore rappresentativo della posizione di volta celeste vista dal baricentro della finestra. Vale: ε= 1 per finestre orizzontali (lucernari) senza ostruzioni ε= 0.5 per finestre verticali senza ostruzioni ε< 0.5 per finestre verticali con ostruzioni In quest’ultimo caso si ricorre all’utilizzo di una tabella: 17 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Determinazione del fattore di riduzione ψ È un fattore riduttivo che si ricava in relazione alla dimensione del vetro e allo spessore della parete p: 18 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Fattore medio di riflessione luminosa delle superfici che delimitano l’ambiente 19 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Conclusioni: Il DF non si può considerare un parametro che valuta se un progetto è buono dal punto di vista dell’illuminazione naturale: risponde solo ad un requisito minimo. Infatti, se un edificio fosse totalmente vetrato, si avrebbe un ottimo apporto di luce diurna ma moltissimi problemi di carattere termico e di comfort, oltre che visivi. Il DF è indipendente dall’orientamento dell’edificio , dal sito , dalle stagioni , dalla radiazione diretta, dalla variabilità delle condizioni di cielo. Il fattore di luce diurna è funzione delle seguenti grandezze: • area delle aperture finestrate; • coefficiente di trasmissione nel visibile del materiale trasparente che costituisce le finestre; • area dei diversi elementi che costituiscono l’involucro e che sono presenti all’interno del locale (pareti, pavimenti, soffitti, arredi, ecc.); • coefficiente di riflessione nel visibile delle superfici dei vari elementi presenti all’interno del locale; • presenza di ostruzioni di qualsiasi genere, esterne od interne, che limitino la vista della volta celeste; • stato di manutenzione delle superfici vetrate e delle superfici interne. Per garantire condizioni di illuminazione naturale confortevoli e un accettabile sfruttamento della luce naturale, il fattore medio di luce diurna deve essere superiore ad un certo valore, fissato come valore di soglia al di sotto del quale non sono verificate le condizioni di illuminazione naturali sufficienti alle specifiche esigenze di benessere fisico e psicologico. Uno schema di valutazione indicativo è il seguente: DFm < 0,3% insufficiente 0.3% < DFm < 2% discreto 2% < DFm < 4% buono DFm > 4% ottimo Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA 20 AA 2013/14 Posizione e dimensione delle aperture Nel caso di un’apertura posta su un solo lato l’illuminazione naturale diminuisce progressivamente allontanandosi dalla finestra Nel caso di illuminazione bilaterale, i valori dell’illuminazione naturale sono simili al caso precedente, ma la distribuzione della luce è più omogenea e con minori differenze tra i diversi punti dell’ambiente; il contrasto localizzato è minore. 21 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Configurazioni delle aperture A parità di superficie illuminante il bow-window (infissi e le ante vetrate non sono allineate al muro ma risultano seguire un percorso ad arco orizzontale aggettante dalla muratura) permette: • • • Penetrazione maggiore di luce in profondità Distribuzione luminosa che interessa una maggiore porzione di locale Riduzione delle zone d’ombra Suddivisione della medesima area illuminante La quantità di luce in ingresso è la medesima • Varia la distribuzione luminosa Diminuiscono le zone d’ombra laterali via via che aumenta il numero delle aperture • • 22 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Forma delle aperture Apertura orizzontale (es.h.50xL.300): Maggiore efficacia nelle immediate vicinanze dell’apertura Apertura verticale (es.h.200xL.75): Maggiore penetrazione in profondità della luce Distribuzione più omogenea della luce 23 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14 Valori limite del fattore medio di luce diurna secondo la legislazione vigente Ambienti residenziali (D.M. 5/7/75) • Locali di abitazione: 2% (inoltre la superficie finestrata apribile non deve essere inferiore a 1/8 della superficie del pavimento) Ambienti ospedalieri (Circ. 13011 22/11/74) • Ambienti di degenza, diagnostica, laboratori: 3% • Palestre, refettori: 2% • Uffici, spazi per la distribuzione, scale: 1% Ambienti scolastici (D.M. 18/12/75) • Ambienti ad uso didattico (aule per lezione, studio, lettura, disegno ecc.): 3% • Palestre, refettori: 2% • Uffici, spazi per la distribuzione, scale, servizi igienici: 1% 24 Corso di Fisica Tecnica 2 – Ing. Oreste BOCCIA AA 2013/14