L’analisideicos- Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Agenda • Inquadramento dell’analisi negli strumenti di controllo direzionale • Per partire (nozioni, classificazione dei costi per le decisioni, …) • Finalità conoscitive e nozioni • Modalità di classificazione dei costi nella contabilità analitica • Diagramma di redditività e “Analisi costi/volumi/ risultati” 2 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Inquadramento dell’analisi nel sistema di strumenti per il controllo direzionale Sistema di obiettivi (Budget, …) Analisi scostamenti (Confronto valori preventivi consuntivi) Contabilità analitica Sistema informativo contabile • per centri di costo; • per attività (ABC). Il “regno” dell’analisi dei costi Sistema di indicatori per misurare (e valutare) efficacia ed efficienza Contabilità generale Sub-sistemi contabili elementari Componente organizzativa del sistema d’azienda (Struttura organizzativa, meccanismi operativi e sistemi di compenso) (*) Nelle sole amministrazioni pubbliche in cui è prevista. Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - 3 Corso di Economia aziendale Perpar-re(nozioni, classificazionedeicos-perle decisioni,…) 4 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Contabilità analitica Con il termine “contabilità analitica si intende quell’insieme di determinazioni economico-quantitative che consentono di calcolare il costo di dati oggetti di riferimento, in relazione a determinati fini conoscitivi. Riflessioni: 1) il calcolo dei costi si riferisce a segmenti spazio-temporali dell’azienda, della quale si opera una frammentazione dell’unitario processo di gestione. 2) la contabilità dei costi deve essere strutturata in relazione a definiti scopi conoscitivi, per cui non è possibile definire in modo assoluto configurazioni di costo migliori di altre. I modelli tradizionali di contabilità analitica sono: a) Contabilità analitica per centri di costo b) Contabilità analitica per attività (Activity based costing - ABC) 5 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale “Oggetti di calcolo” Rispetto a cosa calcolare costi e ricavi? Ø Prodotti Ø Servizi Ø Centri di responsabilità Ø Centri di costo Ø Centri di ricavo EX-ANTE: Budget Ø Centri di profitto Ø Centri di investimento EX-POST: Contabilità analitica Ø Fasi del processo produttivo Ø Canali di distribuzione Ø Aree geografiche di attività Ø ………………………………… La scelta dell’oggetto di calcolo dipende dagli scopi conoscitivi dell’analisi dei costi e della complessità dei processi gestionali esistenti. 6 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Imputazione dei costi ai centri che ne hanno determinato il sostenimento Fattori produttivi impiegati 1. Personale Centro 1 2. Ammortamenti Centro 2 3. Acquisti 4. Fitti passivi 5. Manutenzioni Centro 3 Centro 4 6. Utenze 7. … Centro … 7 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Esempio: determiniamo il costo dei centri di responsabilità aziendali CONTO ECONOMICO AZIENDALE ANNO 20X0 Ricavi: … … … Costi: Personale Acquisti Ammortamenti Altri costi … … … Tot. 1.020,00 CONTO ECONOMICO AZIENDALE ANNO 20X0 Ricavi/costi non attribuibili ai centri di costo (senza inficiare l’analisi) CONTO ECONOMICO Centro 1 CONTO ECONOMICO Centro 2 CONTO ECONOMICO Centro 3 CONTO ECONOMICO Centro 4 450,00 330,00 200,00 70,00 Tot. 1.050,00 Risultato economico d’esercizio - 30,00 8 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Finalità conoscitive dell’analisi Scopi tradizionali Scopi evolutivi Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - • • • • • Giudizi di efficienza e produttività Formazione dei prezzi di vendita Decisioni di convenienza economica Valutazioni per il bilancio d’esercizio … • Controllo delle spese generali • Giudizi di efficienza e di produttività in condizioni di flessibilità e di automazione della produzione • Controllo dei costi di qualità • Analisi dei costi di lungo periodo per le decisioni strategiche • Analisi dei costi per l’eccellenza competitiva • Definizione di prezzi di trasferimento per aumentare la performance, per la responsabilizzazione e motivazione del management • … 9 Corso di Economia aziendale La definizione del piano dei conti per la contabilità analitica • L’implementazione della contabilità analitica richiede che sia disposto un piano dei conti capace di collegare le informazioni della contabilità generale (per natura) con quelle analitiche per centro e per prodotto. • Possibilità di redigere la reportistica analitica sia in via contabile (partita doppia), sia in via extra-contabile. • Il piano dei conti può essere articolato per livelli successivi, come indicato nell’esempio qui sotto. 10 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Schema di piano dei conti per la contabilità analitica Costi elementari Classificazione per natura Stipendi fissi al personale € 1.000 Straordinari € 300 Costo del personale € 1.500 … € 200 Classificazione per centro Costo personale del centro x € 800 Costo personale centro y € 700 Classificazione per prodotto Costo personale del centro x ed y riguardante il prodotto 1 € 600 Costo personale del centro x ed y riguardante il prodotto 2 € 900 11 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Modalitàdiclassificazionedei cos-nellacontabilitàanali-ca 12 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Modalità di classificazione dei costi nella contabilità analitica I costi possono essere classificati in relazione: 1. alla modalità con cui sono imputati all’oggetto di riferimento; 2. al loro regime di variabilità; 3. al tempo della loro effettiva manifestazione; 4. alla possibilità o meno di influenzarne l’entità. 13 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Classificazione in base alla modalità di imputazione In relazione alla modalità con cui sono imputati all’oggetto di riferimento i costi possono essere distinti in base a due diverse classificazioni. Secondo una prima classificazione in: ü costi speciali; ü costi comuni. In base ad una seconda classificazione in: ü costi diretti; ü costi indiretti. 14 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Modalità di imputazione… costi speciali e comuni • Costi speciali: Si intendono speciali quei costi per i quali è possibile misurare in modo oggettivo la quantità di fattore impiegata per un certo oggetto, sia esso un prodotto, un’unità organizzativa o una particolare fase del processo produttivo. Occorre tener presente che affinché un costo possa essere considerato speciale non è richiesto necessariamente l’utilizzo del relativo fattore produttivo esclusivamente in un solo centro o per un solo prodotto. • Costi comuni: Sono comuni tutti i costi non speciali, cioè quelli che possono essere attribuiti agli oggetti di riferimento soltanto attraverso delle ripartizioni dotate di un grado più o meno elevato di soggettività. Si tenga presente che la distinzione tra costi speciali e comuni dipende dal rapporto tra il costo e l’oggetto cui attribuire il medesimo. Ampliando l’oggetto di riferimento, tenderà ad aumentare la quantità di costi che possono considerarsi speciali. 15 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Modalità di imputazione… costi diretti ed indiretti • Costi diretti: Sono quei costi per i quali è possibile ed economicamente conveniente misurare l’oggettivo consumo, e quindi il relativo costo, del fattore produttivo interessato. • Costi indiretti: Si ricavano per differenza con quelli diretti. Più in particolare sono indiretti le seguenti classi di costi: ü Costi comuni ad una pluralità di oggetti e non ripartibili in modo oggettivo; ü Costi potenzialmente attribuibili a dati oggetti, ma trattati come indiretti per convenienza economica. 16 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Classificazione in base a regime di variabilità • 1. 2. 3. 4. Costi variabili: Sono quei costi che variano in funzione del livello di attività aziendale. Si distinguono in: costi variabili proporzionali; costi variabili più che proporzionali; costi variabili sottoproporzionali; costi variabili regressivi. • Costi fissi: Sono quei costi il cui ammontare non è influenzato dallo stesso livello di attività (relatività della nozione). Si distinguono in: 1. Costi fissi assoluti 2. Costi semivariabili 3. Costi semifissi (o relativi). 17 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Costi variabili proporzionali Costi tot. y y Costi variabili Costo variabile unitario y=bx Volume x x Dove: y = ammontare del costo totale della risorsa in esame b = ammontare del costo unitario della risorsa in esame x = volume di produzione o vendita (n. pezzi, kg., metri lineari, ecc.) 18 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Costi variabili più che proporzionali C Costi variabili più che proporz. Q C Costi variabili unitari più che proporz. Q 19 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Costi variabili sottoproporzionali C Costi variabili sottoproporzionali Q C Costi variabili unitari sottoproporzionali Q 20 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Costi variabili regressivi C C Costi variabili regressivi Q Costo variabile unitario regressivo Q 21 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Costi fissi Costi tot. C C Costi fissi Costo fisso unitario y=a Q Q Capacità produtt. Dove: a = ammontare del costo totale della risorsa in esame (vedi dopo) 22 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Costi semivariabili C Costi semivariabili Q 23 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Costi semifissi C Costi semifissi Q C Costo fisso unitario Q 24 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Costi “pieni” totali Costi tot. y y=a+bx Volume x Dove: y = costi pieni totali; a = costi fissi totali; b = costi variabili unitari; x = volume di produzione. La retta, infatti, rappresenta il comportamento dei costi pieni, intesi come sommatoria di tutte le singole voci di costo (variabili, fisse e miste) 25 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Costi “pieni” totali: riflessioni y = a + bx a (costi fissi totali) Dipendono da: 1) Decisioni con cui si dota l’azienda di risorse tecniche e umane con cui si delimita, per periodi diversi da risorsa a risorsa, la capacità di produrre (costi di struttura o vincolati); 2) Decisioni con cui, di anno in anno, si stanziano fondi rivolti a obiettivi di sviluppo (costi discrezionali). b (costi variabili unitari) = f * m Dipendono da: 1) f = standard unitario fisico della risorsa considerata (efficienza interna); 2) m = standard monetario o prezzo unitario standard della risorsa stessa (efficienza esterna). Es.: f = 2 metri di stoffa per fabbricare un pantalone; m = € 10 al metro di stoffa Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - 26 Corso di Economia aziendale Riflessioni conclusive su costi fissi e variabili R, C • La classificazione ha il carattere della “relatività” poiché un costo può variare o meno a seconda della durata del periodo di riferimento e dalle condizioni dei programmi operativi (nel lungo termine tutti i costi d’impresa sono variabili). • I costi fissi, in altri termini, sono tali solamente nell’ambito del periodo al quale sono riferiti i programmi operativi e con riferimento ai volumi di attività considerati (cd. intervallo di significatività). • La variabilità dei costi fissi, in tal senso, si presenta “a scatti” (come nella figura dei costi semifissi). • I costi fissi possono essere distinti in costi di struttura (tecnica, produttiva, commerciale, ecc.) e costi programmati (frutto delle decisioni annuali della direzione). • La variabilità dei costi variabili può seguire diversi andamenti (proporzionale, progressivo, degressivo, regressivo). • Alcuni costi possono assumere un andamento “semivariabile”. 27 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Diagramma di redditività: il grafico R, C Si tratta di un equilibrio tra costi e ricavi (loro pareggio), ma in esso l’azienda non raggiunge il cosiddetto “equilibrio economico”, che si ha quando i ricavi, dopo aver coperto i costi, sono in grado di dare una remunerazione congrua al capitale. Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - 28 Corso di Economia aziendale Classificazione in base al tempo della effettiva manifestazione • Costi consuntivi o effettivi: Sono misurati a posteriori, ossia dopo il loro effettivo sostenimento. • Costi preventivi o ipotetici: Sono stimati in epoca antecedente a quella della loro manifestazione (es. costi standard) Sono valori predeterminati in modo rigoroso ed idonei a rappresentare i costi tipici di vari oggetti di riferimento. La loro definizione presuppone di sottoporre ad un attento esame il processo produttivo per definire le regole d’impiego dei fattori da utilizzare, al fine di predeterminare: a) il rendimento di ciascuno dei fattori produttivi oggetto dell’analisi; b) il prezzo per l’acquisto del fattore in esame. La loro essenza sta nel fatto, pertanto, che richiedono la definizione di precisi livelli di prestazione in termini di efficienza, il cui livello può essere più o meno elevato a seconda dell’impegno richiesto all’organismo personale. 29 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Classificazione in base alla possibilità di influenzarne l’ammontare • Costi controllabili: Sono quei costi la cui entità può essere influenzata in maniera significativa dal responsabile dell’unità organizzativa cui sono riferiti. • Costi non controllabili: Sono tutti quei costi la cui entità non può essere influenzata in maniera significativa dal responsabile dell’unità organizzativa cui gli stessi costi sono riferibili. N.B. La presente classificazione acquista significato in relazione all’unità organizzativa di cui si intende studiare il comportamento (n.b.: analisi degli scostamenti). All’aumentare dell’oggetto di osservazione aumenta anche l’ammontare dei costi controllabili. 30 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Classificazione in base alla possibilità di influenzarne l’ammontare ed anche il sostenimento • Costi discrezionali: Sono quelli non strettamente dipendenti da vincoli tecnici, ma legati a decisioni sufficientemente libere della proprietà o della direzione dell’azienda (es.: formazione per l’aggiornamento professionale del personale dipendente). • Costi vincolati: sono quei costi che non possono essere oggetto di negoziazione (in sede di budget) in quanto legati a decisioni assunte a monte (es. ammortamento impianti e macchinari). 31 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Analisicos-/volumi/risulta- 32 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Diagramma di redditività: il grafico R, C Si tratta di un equilibrio tra costi e ricavi (loro pareggio), ma in esso l’azienda non raggiunge il cosiddetto “equilibrio economico”, che si ha quando i ricavi, dopo aver coperto i costi, sono in grado di dare una remunerazione congrua al capitale. Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - 33 Corso di Economia aziendale Il pareggio contabile: la quantità di equilibrio R, C RT = CT RT = CF + CV p*Q = CF + cv*Q p*Q – cv*Q = CF Q * (p - cv) = CF da cui: Q = CF/ (p - cv) dove Q rappresenta la quantità da produrre e vendere per coprire tutti i costi Se interessa determinare la quantità da produrre e vendere per ottenere un certo utile (target), la formula diviene: Q = (CF+ U) / (p-cv) 34 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Le possibili incognite La break even analysis rappresenta uno strumento semplificato di simulazione economica. Invertendo i fattori della formula è possibile cercare: 1) il prezzo capace di coprire tutti i costi dato un certo volume di vendite: p = cv + CF/Q 2) il livello massimo di costi fissi che, data una certa struttura di costi variabili e livello delle vendite, l’azienda può sostenere senza andare in perdita: CF = (p – cv) * Q = mc * Q 3) il livello massimo di costi variabili che, data una certa struttura di costi fissi e livello prefissato di vendite, l’azienda può sostenere senza andare in perdita: cv = p – CF/Q 35 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Il pareggio contabile: il fatturato di equilibrio R, C L’analisi del punto di pareggio può essere sviluppata anche ricercando il volume di ricavi da realizzare per ottenere la copertura di tutti i costi (in luogo della quantità fisica da produrre e vendere). RT = CT V = CF + CV V = CF + α * V V – α * V = CF V (1-α) = CF da cui V = CF / (1-α) dove: α = incidenza unitaria media dei costi variabili sui ricavi di vendita 1 – α = tasso (o coefficiente) di contribuzione 36 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale ESERCITAZIONE Diagramma di redditività e analisi costi-volumi-risultati 37 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Un’impresa industriale effettua una determinata produzione sostenendo costi fissi totali pari a € 1.000.000,00 e costi variabili unitari pari a € 500,00; il prezzo di vendita è di € 600,00 per unità di prodotto. Calcoliamo: 1. il punto di pareggio a quantità e a valore e la sua rappresentazione attraverso il diagramma di redditività; 2. l’utile corrispondente alla vendita di n. 12.000 unità; 3. la perdita corrispondente alla vendita di 5.000 unità; 4. la quantità da produrre e vendere necessaria per ottenere un risultato economico pari a € 800.000,00; 5. la percentuale di utilizzo della capacità produttiva degli impianti in corrispondenza del punto di pareggio contabile, sapendo che la capacità produttiva è di n. 20.000 unità di prodotto. 38 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale 1) Determinazione punto di pareggio Per calcolare il punto di pareggio o di “rottura”, dobbiamo partire dalla seguente equazione: RT = CF + CV + Re [1] dove: RT = Ricavi totali CF = Costi fissi totali CV = Costi variabili totali Re = Risultato d’esercizio Sapendo che: RT = p Q CV = cv Q Dove: Q = quantità di beni prodotti e venduti, espressa in unità; p = prezzo di vendita unitario; cv = costo variabile unitario; Sostituendo nella [1], e ponendo Re pari a 0, avremo: p Q = cv Q + CF [2] Dalla [2], assumendo come incognita Q, avremo: Q (p – cv) = CF Ed infine: Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - 39 Corso di Economia aziendale Q = CF ▬▬▬▬ p – cv Con i dati della nostra impresa, Q sarà pari, pertanto, a 10.000, come indicato di seguito. 1.000.000,00 Q = ▬▬▬▬▬▬▬ = 600,00 – 500,00 10.000 10.000, in particolare, rappresenta il numero di unità di prodotti che dovranno essere ottenute e vendute per realizzare l’equivalenza tra il ricavo totale ed il costo totale (punto di equilibrio o di rottura). Se anziché in unità di prodotto si vuole determinare il fatturato (V) da realizzare per conseguire il punto di rottura, il ragionamento è analogo. Considerando la percentuale di incidenza del costo variabile unitario sul prezzo unitario di vendita (che indichiamo con “α”), avremo: V= CF + α V 40 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale Da cui: V – α V = CF V (1 – α) = CF V = CF ▬▬▬▬ (1 – α) Nel nostro caso avremo: α = cv ▬▬▬▬ p = 500,00 ▬▬▬▬ 600,00 = 0,83 Per cui il fatturato in corrispondenza del quale si trova il punto di rottura sarà: 1.000.000,00 V = ▬▬▬▬▬▬▬ = 6.000.000,00 1 – 0,83 41 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale 2) Vendita di 12.000 unità Ricordando che RT = CF + CV+ Re ed esplicitando per Re avremo: Re = RT – CF – CV Re = p Q – cv Q – CF [3] Sostituendo alla [3] i valori noti, avremo: Re = 12.000 x 600,00 – 12.000 x 500,00 – 1.000.000,00 = = 7.200.000,00 – 6.000.000,00 – 1.000.000,00 = Re = 200.000,00 In conclusione, sulla base delle ipotesi fatte, con un volume di vendita pari a 12.000 unità, l’impresa potrà conseguire un risultato economico positivo pari a € 200.000,00. 42 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale 3) Vendita di 5.000 unità Ricordando sempre che RT = CF + CV+ Re [3] e sostituendo i valori noti, avremo: Re = 5.000 x 600,00 – 5.000 x 500,00 – 1.000.000,00 = = 3.000.000,00 – 2.500.000,00 – 1.000.000,00 = Re = - 500.000,00 In conclusione, sulla base delle ipotesi fatte, con un volume di vendita pari a 5.000 unità, l’impresa subirà un risultato economico negativo pari a € 500.000,00. 43 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale 4) Realizzo di un utile pari a € 800.000,00 L’analisi volumi-costi-risultati può essere impiegata anche per risolvere problemi di determinazione del volume o del fatturato necessario per conseguire un dato risultato economico. Conoscendo i costi fissi, quelli variabili, il prezzo di vendita ed il risultato da conseguire, la formula da applicare sarà: Q = CF + Re ▬▬▬▬ p – cv V = CF + Re ▬▬▬▬ (1 – α) o nel caso del fatturato: Con i dati della nostra impresa avremo (considerando solamente Q): 1.000.000,00 + 800.000,00 1.800.000,00 Q = ▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬ = ▬▬▬▬▬ 600,00 – 500,00 100,00 = 18.000 44 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale 5) Grado di utilizzo della capacità produttiva E’ dato dal rapporto tra la quantità in corrispondenza della quale si realizza il punto di rottura, con la quantità massima ottenibile con la potenza produttiva a disposizione. In sintesi: Grado di utilizzo della capacità produttiva 10.000 = ▬▬▬▬ = 50% 20.000 45 Università degli Studi della Tuscia – Viterbo - Corso di Economia aziendale