CAPITOLO 3 CIRCUITI DI RESISTORI Pagina 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 Introduzione Connessione in serie e connessione in parallelo 3.2.1 Bipoli resistivi in serie 3.2.2 Bipoli resistivi in paralleli Circuiti resistivi lineari e sovrapposizione degli effetti 3.3.1 Circuiti resistivi lineari con un solo generatore 3.3.2 Circuiti resistivi lineari più generatori Generatore equivalente di Thévenin-Norton Non amplificazione delle tensioni e delle correnti 170 170 172 177 184 184 186 191 200 170 3.1 Introduzione Nel presente Capitolo, verrà introdotto il concetto di equivalenza tra bipoli resistivi e verranno enunciati e dimostrati alcune proprietà generali sui circuiti di resistori. L’uso del concetto di equivalenza e delle proprietà, che verranno descritte, spesso portano a una drastica semplificazione di problemi altrimenti molto difficili da risolvere. Essi rappresentano anche inestimabili strumenti mediante i quali, in seguito, saranno dedotti un gran numero di risultati. In particolare, verranno proposti metodi che consentono di determinare la soluzione di un circuito resistivo senza dovere scrivere esplicitamente le equazioni circuitali. Un concetto fondamentale nella teoria dei circuiti elettrici è quello di equivalenza. In generale, può accadere che, due bipoli, che rappresentano componenti di diversa costituzione fisica, hanno la stessa relazione caratteristica. Definizione: bipoli equivalenti Due bipoli si dicono equivalenti se e solo se le loro relazioni caratteristiche coincidono. ♦ Tramite l’equivalenza tra bipoli è possibile ridurre un circuito di resistori e generatori ideali a un “circuito semplice” costituito da due soli bipoli, un generatore ideale e un resistore. Dopo avere risolto il circuito semplice, tutte le grandezze del circuito in esame possono essere ricostruite tramite delle semplici regole. La prima fase della procedura (la riduzione al circuito semplice) corrisponde esattamente alla riduzione del sistema di equazioni circuitali a una sola equazione in una sola incognita tramite la procedura dell’eliminazione in avanti per sostituzione nel metodo di Gauss e la seconda parte corrisponde alla procedura della ricostruzione all’indietro. 3.2 Connessione in serie e connessione in parallelo In questo paragrafo saranno esaminate le caratteristiche di bipoli “composti” costituiti da bipoli resistivi “elementari” - resistori lineari e generatori ideali collegati in serie, in parallelo e in serie-parallelo. G. Miano, Introduzione ai circuiti 171 Definizione: bipoli collegati in serie I bipoli B1 e B 2 sono collegati in serie se: (i) sono connessi a uno stesso nodo (Figura 3.1); (ii) le correnti nei due bipoli sono uguali, se si scelgono dei riferimenti opportuni per i versi, come, ad esempio, quelli mostrati in Figura 3.1. ♦ B1 e B 2 sono collegati in serie, i1 = i2 (a); B 3 e B 4 non sono collegati in serie, i1 ≠ i2 (b) Fig. 3.1 I due bipoli B1 e B 2 nel circuito riportato in Figura 3.1b non sono collegati in serie; infatti, essendo in generale i3 ≠ 0, si ha che i1 ≠ i2 . i i + + i1 + i2 v1 B1 − + i2 v1 B1 B2 v2 − (a) Fig. 3.2 v3 B3 i1 B2 v2 − + − (b) (a) I bipoli B1 e B 2 sono collegati in parallelo, v1 = v2 ; (b) in generale, essendo v3 ≠ 0 , si ha v1 ≠ v2 . Definizione: bipoli collegati in parallelo I bipoli B1 e B 2 sono collegati in parallelo ai nodi “1” e “2”, se i loro terminali sono connessi ai nodi “1” e “2”, così come è illustrato in Figura 3.2a. Le G. Miano, Introduzione ai circuiti 172 tensioni di due bipoli in parallelo sono uguali, se si scelgono dei riferimenti opportuni per i versi, come, ad esempio, quelli mostrati in Figura 3.2. ♦ I due bipoli B1 e B 2 nel circuito riportato in Figura 3.2b non sono collegati in parallelo; infatti, supponendo che v3 ≠ 0, si ha che v1 ≠ v2 . + + + v1 − + v v2 − R eq − − (a) Fig. 3.3 N i (b) Due bipoli connessi in serie, insieme col resto del circuito (a) e corrispondente circuito equivalente (b) 3.2.1 Bipoli resistivi in serie Si consideri il circuito illustrato in Figura 3.3, in cui i bipoli resistivi R 1 e R 2 sono collegati in serie. Ai nodi “1” e “3” è connesso il resto del circuito, denotato con N (esso potrebbe essere costituito anche da bipoli non lineari e dinamici). Si vuole ottenere la relazione caratteristica del bipolo equivalente alla serie dei due bipoli R 1 e R 2 . Applicando la prima legge di Kirchhoff ai nodi “1” e “2” si ottiene: i = i1 = i2 ; (1) applicando la seconda legge di Kirchhoff, si ottiene v = v1 + v2 . Si assuma, ora, che i due bipoli statici siano controllati in corrente, cioè: G. Miano, Introduzione ai circuiti (2) 173 v1 = r1 (i1 ), v 2 = r2 (i2 ) . (3) Sostituendo le (3) nella (2) e utilizzando la (1) si ottiene la relazione caratteristica del bipolo equivalente serie: v = req (i) = r1 (i ) + r2 (i ). (4) Per determinare la tensione v e la corrente i , nonché tutte le grandezze del resto del circuito N , basta risolve il circuito equivalente riportato in Figura 3.3b, dove al posto della serie R 1 -R 2 c’è il bipolo resistivo equivalente definito dall’equazione caratteristica (4). Il circuito equivalente ha un elemento in meno: in questo modo abbiamo ridotto la complessità del problema. Una volta note la tensione v e la corrente i è possibile determinare immediatamente tutte le grandezze che sono scomparse durante la riduzione (v1 , v 2 , i1 e i2 ). Sebbene qualsiasi connessione costituita da due resistori non lineari (controllati in corrente) in serie possa essere rappresenta tramite un opportuno bipolo equivalente, ora analizzeremo solo le connessioni in serie fondamentali che si incontrano nei circuiti costituiti da resistori lineari e generatori ideali; a questa classe di circuiti si dà il nome di circuiti resistivi lineari. Resistori lineari in serie Si considerino due resistori lineari, con resistenze R1 e R2 , collegati in serie. In questo caso si ha v1 = r1 (i1 ) = R1i1 , v2 = r2 (i2 ) = R2i2 , (5) v = (R1 + R2 )i = Req i, (6) e la (4) diventa cioè il resistore con resistenza Req = (R1 + R2 ) , (7) G. Miano, Introduzione ai circuiti 174 è equivalente al bipolo costituito dal resistore con resistenza R1 in serie con il resistore di resistenza R2 , Figura 3.4. + + 1 v1 R1 + 2 v2 v R2 3 − Fig. 3.4 1 Req = R1 + R2 3 Due resistori lineari collegati in serie e resistore equivalente. Esiste una semplice relazione tra la tensione su ciascun resistore della serie (v1 e v 2 ) e la tensione v della serie. È facile dimostrare che v1 = v R1 R2 , v2 = v , R1 + R2 R1 + R2 (8) i riferimenti per i versi delle tensioni sono quelli riportati in Figura 3.4. Queste sono le formule del partitore di tensione. Quando le due resistenze R1 e R2 sono uguali, il valore della resistenza equivalente è due volte il valore delle singole resistenze della serie, le tensioni v1 e v 2 sono uguali e sono la metà della tensione della serie, v1 = v2 = v / 2 . Osservazione La sostituzione di due resistori collegati in serie con il resistore equivalente, corrisponde alla riduzione del sistema di equazioni circuitali attraverso l’eliminazione per sostituzione; la ricostruzione delle tensioni su ogni resistore, una volta nota la tensione sulla serie, attraverso le formule del partitore, corrisponde all’eliminazione all’indietro nell’algoritmo di Gauss. È immediato verificare che nel caso di m resistori in serie R1 , R2 , ..., Rm , la resistenza del bipolo serie equivalente vale m Req = R1 + R2 + ... + Rm = ∑ Ri . i=1 G. Miano, Introduzione ai circuiti (9) 175 La tensione vi del i −esimo resistore è legata alla tensione v della serie tramite la relazione vi = (±)v Ri ∑ j =1 Rj m ; (10) nella (10) deve essere considerato il segno positivo se i riferimenti per i versi delle due tensioni sono concordi o, in caso contrario, il segno negativo. ♦ + + 1 i e1 v i Fig. 3.5 1 3 1 e eeq = e1 + e2 2 v j 2 j e2 − 1 3 3 − (a) 3 (b) Generatori collegati in serie Generatori di tensione ideali in serie Si considerino due generatori di tensione ideali, con tensioni e1 e e2 , collegati in serie (Figura 3.5a). In questo caso si ha v1 = e1 , v2 = e2 , (11) v = e1 + e2 . (12) quindi la (4) diventa Inoltre, la corrente i non dipende direttamente dalla tensione v . Pertanto il bipolo generatore di tensione ideale con tensione eeq = e1 + e2 (13) G. Miano, Introduzione ai circuiti 176 è equivalente al bipolo costituito dal generatore di tensione con tensione e1 in serie con il generatore di tensione e2 . Non è significativo il caso di due generatori ideali di corrente in serie, perché da luogo a un modello incompatibile (a meno che le due correnti non siano eguali e in tal caso il bipolo equivalente è ancora un generatore di corrente con la stessa corrente dei due generatori). Generatore ideale di tensione in serie con un generatore ideale di corrente Si consideri un generatore di tensione ideale, con tensione e , connesso in serie con un generatore ideale di corrente con corrente j , (Figura 3.5b). In questo caso la tensione della serie non è nota, e la corrente è uguale a J 2 per qualsiasi valore della tensione. Pertanto la serie tra un generatore di corrente ideale e un generatore di tensione ideale è equivalente a un generatore ideale di corrente. + 1 v i e v e 2 R − −e / R 3 (a) Fig. 3.6 i (b) Un resistore in serie con un generatore ideale di tensione. Un resistore in serie con un generatore di tensione ideale Si consideri un generatore di tensione ideale, con tensione e , connesso in serie con un resistore lineare di resistenza R , (Figura 3.6). La caratteristica del bipolo è equivalente è v = e + Ri . G. Miano, Introduzione ai circuiti (14) 177 Essa è la caratteristica del generatore “reale” di tensione; i riferimenti sono quelli illustrati in Figura 3.6. Il generatore reale di tensione è un bipolo attivo Infine, un generatore di corrente ideale, che imprime la corrente J , collegato in serie a un resistore è equivalente a un generatore di corrente ideale che imprime la corrente J . 3.2.2 Bipoli resistivi in parallelo Si consideri il circuito di Figura 3.7, in cui due bipoli statici R1 e R2 sono collegati in parallelo, ai nodi “1” e “2”. Anche in questo caso la natura del circuito N è irrilevante se si vuole ottenere solo la caratteristica del bipolo equivalente al parallelo di R1 con R2 . + − Fig. 3.7 (a) Due bipoli connessi in parallelo, insieme col resto del circuito e (b) corrispondente circuito equivalente. Applicando la seconda legge di Kirchhoff, si ha che le tensioni v1 e v2 sono eguali, cioè (15) v = v1 = v2 ; applicando la prima legge di Kirchhoff, si ottiene i = i1 + i2 . (16) Si assuma, ora, che i due bipoli siano controllati in tensione, cioè: i1 = g1 (v1 ), i2 = g2 (v2 ) . (17) Sostituendo le (17) nella (16) e utilizzando la (15), si ottiene la relazione caratteristica del bipolo equivalente al parallelo: G. Miano, Introduzione ai circuiti 178 i = geq(v ) = g1 (v ) + g2 (v ) . (18) Per determinare la tensione v e la corrente i , nonché tutte le grandezze del resto del circuito N , si risolve il circuito equivalente riportato in Figura 3.7b, dove al posto del parallelo R 1 -R 2 c’è il bipolo resistivo equivalente definito dall’equazione caratteristica (4). Anche in questo caso il circuito equivalente ha un elemento in meno: in questo modo abbiamo ridotto la complessità del problema. Una volta note la tensione v e la corrente i è possibile determinare immediatamente tutte le grandezze che sono scomparse durante la riduzione (v1 , v 2 , i1 e i2 ). Sebbene il bipolo equivalente parallelo possa essere costruito da due resistori non lineari (controllati in corrente), qui noi considereremo solo le connessioni in parallelo fondamentali, che si incontrano nei circuiti resistivi lineari. Resistori lineari in parallelo Si considerino due resistori lineari, con resistenze R1 e R2 , collegati in parallelo. Si ha 1 1 i = + v, R1 R 2 (19) cioè il resistore con conduttanza Geq = G1 + G2 , (20) è equivalente al bipolo costituito dal resistore con conduttanza G1 = 1/ R1 in parallelo al resistore di conduttanza G2 = 1/ R2 , Figura 3.8. i2 i i1 Fig. 3.8 Due resistori collegati in parallelo e corrispondente resistore equivalente G. Miano, Introduzione ai circuiti 179 Se invece della conduttanza equivalente si considera la resistenza equivalente, si ha R eq = R1R 2 R1 + R 2 (21) Esiste una semplice relazione tra la corrente in ogni resistore del parallelo ( i1 e i2 ) e la corrente i del parallelo. È facile dimostrare che i1 = i G1 G2 , i2 = i ; G1 + G2 G1 + G2 (22) i riferimenti per i versi delle correnti sono quelli illustrati in Figura 3.8. Queste sono le formule del partitore di corrente. Le relazioni (22) formulate attraverso le resistenze diventano: i1 = i R2 R1 , i2 = i . R1 + R2 R1 + R2 (23) Quando le due resistenze R1 e R2 sono uguali, il valore della resistenza equivalente è la metà del valore delle singole resistenze del parallelo, le correnti i1 e i2 sono uguali e sono la metà della corrente del parallelo, i1 = i2 = i / 2 . Osservazione La sostituzione di due resistori in parallelo con il resistore equivalente, corrisponde di nuovo alla riduzione del sistema di equazioni circuitali attraverso l’eliminazione per sostituzione; la ricostruzione delle correnti in ogni resistore, una volta nota la corrente del parallelo, attraverso le formule del partitore, corrisponde all'eliminazione all'indietro nell’algoritmo di Gauss. È immediato verificare che nel caso di m resistori in parallelo R1 , R2 , ..., Rm la conduttanza del bipolo parallelo equivalente vale Geq = m 1 1 1 1 + + ...+ = ∑ . R1 R2 R m i=1 Ri (24) La corrente i j del j − esimo resistore è legata alla corrente totale del parallelo dalla relazione G. Miano, Introduzione ai circuiti 180 i j = (±)i Gj m ∑ h =1 Gh ; (25) nella (25) deve essere considerato il segno positivo se i versi di riferimento delle correnti i j e i sono discordi rispetto al nodo o, in caso contrario, il segno negativo. ♦ Generatori di corrente ideali in parallelo Si consideri il caso in cui due generatori di correnti ideali, con correnti j1 e j2 sono collegati in parallelo. Il bipolo generatore di corrente ideale con corrente jeq = j1 + j2 ; (26) è equivalente al bipolo costituito dalla serie del generatore ideale di corrente con corrente j1 con il generatore di tensione j2 , Figura 3.9a. 1 1 1 1 jeq = j1 + j2 j e 3 3 2 Fig. 3.9 (a) j (b) Generatori collegati in parallelo. Generatore ideale di tensione in parallelo con un generatore ideale di corrente Si considerino un generatore di tensione ideale, con tensione e , connesso in parallelo con un generatore ideale di corrente con corrente j , (Figura 3.9b). La corrente del parallelo non è nota e la tensione è uguale a e per qualsiasi valore G. Miano, Introduzione ai circuiti 181 della corrente. Pertanto questo bipolo è equivalente a un generatore di tensione ideale che imprime la tensione e . Non è significativo il caso di due generatori ideali di tensione in parallelo, perché da luogo a un modello incompatibile (a meno che le due tensioni non siano eguali e in tal caso il bipolo equivalente è ancora un generatore di tensione con la stessa tensione dei due generatori). Resistore in parallelo con un generatore di corrente ideale Si consideri un generatore di corrente ideale, con corrente j , connesso in parallelo con un resistore lineare di resistenza R e quindi conduttanza G =1/ R . La caratteristica del bipolo equivalente è i = j + Gv . (27) Essa è la caratteristica del generatore “reale” di corrente; i riferimenti per i versi sono quelli illustrati in Figura 3.10. Il generatore reale di corrente è un bipolo attivo. Infine, il parallelo tra un generatore di tensione ideale con tensione e e un resistore è equivalente a un generatore di tensione ideale con tensione e . i i j R + − v − (a) Fig. 3.10 j − j /G i (b) (a) Circuito equivalente al generatore reale di corrente e (b) curva caratteristica. Osservazione Il bipolo costituito da un resistore di resistenza R collegato in serie con un generatore indipendente di tensione, che imprime la tensione e , è equivalente al bipolo costituito dallo stesso resistore collegato in parallelo con un generatore G. Miano, Introduzione ai circuiti 182 indipendente di corrente che imprime la corrente j = e / R; i versi di riferimento per le variabili circuitali sono quelli indicati nelle Figure 3.6 e 3.10. Ovviamente vale anche il viceversa; in questo caso abbiamo e = Rj . Il lettore dimostri questa proprietà di equivalenza. Questa equivalenza può essere molto utile nella soluzione di circuiti che contengono più generatori indipendenti. Come vedremo sostituire un resistore collegato in serie con un generatore di tensione con l’equivalente parallelo in cui al posto del generatore di tensione c’è il generatore di corrente (o viceversa) può ridurre di molto la complessità del circuito. ♦ Esempio Si consideri il circuito rappresentato in Figura 3.11. Esso può essere ridotto utilizzando le equivalenze serie e parallelo a un circuito “semplice” costituito dal generatore ideale di tensione e da un resistore lineare. Le regole del partitore di tensione e di corrente consentono, poi, di ricostruire tutte le tensioni e le correnti del circuito. Il generatore di tensione è in serie con il resistore di resistenza R1 e il resistore di resistenza R3 è in serie con il resistore di resistenza R4 . Se fosse nota la corrente i1 , attraverso le regole del partitore di corrente si potrebbero determinare le altre due correnti e quindi, anche, le tensioni su ogni resistore. + − Fig. 3.11 Circuito resistivo lineare con un solo generatore. La corrente i1 può essere determinata riducendo il circuito a un circuito “semplice” costituito dal generatore e da un solo resistore. La procedura di riduzione è riportata in Figura 3.12. La corrente i1 vale G. Miano, Introduzione ai circuiti 183 i1 = E = 2 A. Req(3) (28) Utilizzando la formula del partitore di corrente è possibile calcolare le correnti i2 e i3 (i resistori con resistenze R2 e Req(1) sono in parallelo nel circuito N (1) ). Si ottiene Req(1) R2 i2 = = 1 A e i = = 1 A. 3 R2 + Req(1) R2 + Req(1) (29) Infine, le tensioni dei resistori valgono v1 = R1i1 = 2.5 V, v2 = R2 i2 = 5 V, v3 = R3 i3 = 3 V, v4 = R4 i4 = 2 V. + − + − + − Fig. 3.12 (30) + − Descrizione della procedura di riduzione. Questo esempio mostra come si può risolvere un circuito con un solo generatore senza utilizzare esplicitamente le equazioni circuitali (le equazioni di Kirchhoff e le equazioni costitutive). La procedura descritta è equivalente alla soluzione del sistema di equazioni circuitali con il metodo di Gauss: la riduzione del circuito avviene per ispezione ed è guidata dalle proprietà del grafo. G. Miano, Introduzione ai circuiti 184 + − Fig. 3.13 Esempio di circuito che non può essere risolto con la sola riduzione serie e parallelo Tutti i circuiti resistivi con un solo generatore possono essere risolti in questo modo? Purtroppo la risposta è no. Si consideri, ad esempio, il circuito illustrato in Figura 3.13. In questo caso non è possibile individuare né collegamenti in parallelo né collegamenti in serie. È ancora possibile determinare un resistore equivalente al bipolo di resistori N . La resistenza del resistore equivalente può essere determinata attraverso degli strumenti di analisi che saranno introdotti in seguito. Per ora il lettore calcoli la corrente i che circola nel resistore con resistenza R usando il metodo dei potenziali di nodo. 3.3 Circuiti resistivi lineari e sovrapposizione degli effetti In questo paragrafo, saranno enunciate e dimostrate alcune proprietà generali dei circuiti resistivi lineari, ovvero il teorema della sovrapposizione degli effetti e il teorema di Thévenin-Norton. Essi costituiscono utili strumenti di analisi per i circuiti resistivi lineari. 3.3.1 Circuiti resistivi lineari con un solo generatore Si consideri un circuito costituito da elementi resistivi lineari e un solo generatore ideale, ad esempio, un generatore ideale di tensione (Figura 3.14). Siano T T i = (i1 ,i2 ,...,il ) le correnti e v = (v1 , v 2 , ..., vl ) le tensioni del circuito. I lati sono stati ordinati in modo tale che il generatore di tensione ideale corrisponda al lato “l ”. Gli altri l − 1 lati sono resistori lineari; la resistenza del k − esimo resistore è indicata con Rk , con 1 ≤ k ≤ l − 1. G. Miano, Introduzione ai circuiti 185 1 i + e il + vl vk − n − 1 i ik Rk + e vl il L (a) Fig. 3.14 Req − n (b) (a) Circuito resistivo lineare con un solo generatore; (b) circuito equivalente. Le equazioni circuitali sono Ai = 0, Bv = 0, v k − Rk ik = 0 per k = 1, 2,...,l −1, vl = e, (31) (32) (33) (34) dove A e B sono, rispettivamente, una matrice di incidenza ridotta e una matrice di maglia fondamentale del circuito. Il sistema di equazioni (31) e (32) sono le equazioni di interconnessione del circuito (equazioni di Kirchhoff per le correnti e per le tensioni); le equazioni (33) sono le equazioni caratteristiche dei resistori; infine, l’equazione (34) è l’equazione caratteristica del generatore ideale di tensione. Tutte queste equazioni sono algebriche lineari; inoltre, ad eccezione dell’ultima equazione, tutte le equazioni sono anche omogenee. A causa della linearità ogni corrente e ogni tensione è direttamente proporzionale alla tensione del generatore ideale di tensione (oppure alla corrente del generatore di corrente nel caso in cui nel circuito vi fosse un solo generatore di corrente indipendente). Siano ˜i j = H j ⋅ 1 V, v˜ j = K j ⋅ 1 V per 1 ≤ j ≤ b (35) le correnti e le tensioni del circuito per e = 1 V ; le grandezze H j sono omogenee, dimensionalmente, con una conduttanza e le grandezze K j sono G. Miano, Introduzione ai circuiti 186 adimensionali. Siccome il sistema di equazioni (31)-(34) è lineare, la soluzione del circuito per un generico valore di e è i j = H j e, v j = K j e per 1 ≤ j ≤ b. (36) La verifica di questa proprietà può essere effettuata sostituendo le espressioni (36) nelle equazioni circuitali. Il lettore la esegua. In particolare, la corrente i nel terminale “1” del bipolo N vale i = e/Req (37) dove Req = −1/ Hb . Dunque un qualsiasi bipolo N costituito da soli resistori lineari (senza generatori) può essere sempre rappresentato da un bipolo resistore equivalente con resistenza Req . Se i resistori che costituiscono il bipolo N sono tutti passivi, cioè Rk > 0 k = 1, 2,...,l −1, allora per Req vale la relazione Req ≥ 0; (38) (questa relazione può essere dimostrata utilizzando la conservazione delle potenze elettriche). 3.3.2 Circuiti resistivi lineari con più generatori Si consideri, ora, un circuito costituito da resistori lineari e da più generatori ideali, ad esempio, un circuito con un generatore ideale di tensione e uno di corrente (Figura 3.15). La proprietà che verrà dimostrata è indipendente dal numero e dal tipo di generatori ideali presenti; soltanto per semplificare la notazione ne sono stati considerati solo due. T T Siano i = (i1 ,i2 ,...,il ) le correnti e v = (v1 , v 2 , ..., vl ) le tensioni del circuito. I lati sono stati ordinati in modo tale che: al generatore di tensione ideale corrisponda il lato “l ” e al generatore di corrente ideale il lato “l − 1”. Gli altri l − 2 lati sono resistori lineari e la resistenza del k − esimo resistore è indicata con Rk 1 ≤ k ≤ l − 2. Le equazioni circuitali sono Ai = 0, Bv = 0, v k − Rk ik = 0 per k = 1, 2,...,l − 2, G. Miano, Introduzione ai circuiti (39) (40) (41) 187 il−1 = j, vl = e . 1 e il 2 il −1 + + vl vk − n − (42) (43) ik + j vl −1 Rk − n−1 L Fig. 3.15 Circuito resistivo lineare con due generatori indipendenti. Si considerino ora i due circuiti ausiliari L ′ e L ′ ′ rappresentati in Figura 3.16: il circuito L ′ , rappresentato in Figura 3.16a, è stato ottenuto a partire dal circuito in esame spegnendo il generatore di tensione; il circuito L ′ ′ , rappresentato in Figura 3.16b, è stato ottenuto a partire dal circuito in esame spegnendo il generatore di corrente. Ricordiamo che spegnere un generatore ideale di tensione equivale a sostituirlo con un corto circuito, mentre spegnere un generatore ideale di corrente equivale a sostituirlo con un circuito aperto. Denotiamo con un apice tutte le grandezze relativo al circuito ausiliario L ′ e con due apici tutte le grandezze relative al circuito ausiliario L ′ ′ . 1 + ik′ vl′ vk′ Rk − n − + e il′ 2 il′−1 = 0 1 + + vl′−1 vl′′ = 0 − n−1 il′′ − n + v ′′k ik′′ + Rk vl′′−1 j − n−1 − L ′′ (b) L′ (a) Fig. 16 2 il′′−1 Circuiti ausiliari del circuito rappresentato in Figura 3.15. Le equazioni dei due circuiti ausiliari sono G. Miano, Introduzione ai circuiti 188 circuito ausiliario N ′ circuito ausiliario N ′′ Ai ′ = 0, Ai ′ ′ = 0, B v ′ = 0, B v ′ ′ = 0, v k′ − Rk ik′ = 0, k = 1, 2,...,l − 2 v k′ ′ − Rk ik′ ′ = 0, k = 1, 2,...,l − 2 il−1 ′ = J, il−1 ′ ′ = 0, vl′ = 0. vl′ ′ = E. (44) (45) (46) (47) (48) Essendo il sistema (39)-(43) lineare la sua soluzione può essere sempre espressa come sovrapposizione lineare delle soluzioni dei due circuiti ausiliari, cioè i = i ′ + i ′′ , v = v ′ + v ′′. (49) La verifica di questa proprietà può essere effettuata sostituendo le espressioni (49) nelle equazioni circuitali del circuito in esame. Il lettore la esegua. Le relazioni (49) si prestano a questa interpretazione. Proprietà della sovrapposizione degli effetti La generica corrente (o tensione) in un circuito di resistori lineari e di generatori ideali, è la somma delle correnti (o tensioni) che ciascuno dei generatori indipendenti produrrebbe se agisse da solo con tutti gli altri generatori indipendenti “spenti”. ♦ Una immediata conseguenza della proprietà della sovrapposizione e delle (36) è che qualsiasi corrente i j (1 ≤ j ≤ l ) del circuito in esame è data da una combinazione lineare delle sorgenti del tipo ij = H j E + Qj J (50) e qualsiasi tensione v j (1 ≤ j ≤ l ) è data da una combinazione lineare delle sorgenti del tipo v j = K j E + Pj J G. Miano, Introduzione ai circuiti (51) 189 dove i fattori H j , K j , Pj , Q j sono costanti dipendenti unicamente dai parametri circuitali e non dai generatori indipendenti. Esempio Si consideri il circuito rappresentato in Figura 3.17 e si determini la potenza elettrica assorbita dal resistore R1 . L’espressione della potenza assorbita da R1 è p1 = R1i12 = i12 . (52) Per determinare la corrente i1 si può usare la sovrapposizione degli effetti, le equivalenze serie e parallelo e le regole del partitore di tensione e di corrente. + − Fig. 3.17 Circuito resistivo lineare con due generatori indipendenti. Applicando la sovrapposizione degli effetti, la corrente i può essere espressa come i1 = i1′ + i1′ ′ (53) dove i1′ è la corrente del resistore R1 quando è spento il generatore di corrente ed è acceso quello di tensione e i1′ ′ è la corrente nel resistore R1 quando è spento il generatore di tensione ed è acceso quello di corrente. I due circuiti ausiliari sono rappresentati, rispettivamente, in Figura 3.18 e in Figura 3.19. Si osservi che,, essendo p1 = R1 (i1′ + i1′ ′) = R1 i1′ 2 + 2R1i1′i1′ ′ + R1i1′ ′ 2 2 (54) per la potenza non vale la proprietà della sovrapposizione. Ciò è semplicemente conseguenza del fatto che la potenza è un’espressione quadratica della corrente (o della tensione). G. Miano, Introduzione ai circuiti 190 Calcolo di i1′ . Il generatore di tensione è in serie con il resistore di resistenza R1 e il resistore di resistenza R3 è in serie con il resistore di resistenza R4 (Figura 3.18); inoltre la serie R3 -R4 è in parallelo con R2 . La corrente i1′ può essere determinata riducendo il circuito L ′ a un circuito “semplice” costituito dal generatore di tensione e da un solo resistore. La procedura di riduzione è descritta in Figura 3.18. Allora la corrente i1′ vale i1′ = + − E = 10 A. Req(3) + − + − Fig. 3.18 Fig. 3.19 (55) + − Circuito ausiliario L ′ e procedura di riduzione Circuito ausiliario L ′ ′ e procedura di riduzione G. Miano, Introduzione ai circuiti 191 Calcolo di i2′ . La corrente i ′3′ nel circuito L ′ ′ (Figura 3.19) può essere calcolata usando la formula del partitore di corrente ( R4 e Req(2 ) sono in parallelo); applicandola si ottiene i3′ ′ = J R4 = 12.5 A. R4 + Req( 2 ) (56) A questo punto, essendo nota la corrente i ′3′ , la corrente i1′′ nel circuito L ′ ′ (Figura 3.19) può essere calcolata usando, ancora, la formula del partitore di corrente ( R1 e R2 sono in parallelo); applicandola si ottiene i1′ ′ = i3′ ′ R2 = 6.25 A. R1 + R2 (57) Allora corrente la corrente i1 vale i1 = i1′ + i1′ ′ = 16.25 A e, quindi, la potenza assorbita dal resistore di resistenza R1 vale p1 ≅ 264.1 W. 3.4 Generatore equivalente di Thévenin-Norton Nella prima parte di questo paragrafo è stato dimostrato che un qualsiasi bipolo N costituito da soli resistori lineari, quindi senza generatori indipendenti, può essere sempre rappresentato da un bipolo resistore equivalente con resistenza Req . Si consideri, ora, un bipolo N L composto da resistori lineari e generatori indipendenti, Figura 3.20a. Vogliamo determinare la caratteristica i − v di questo bipolo. Per determinare la curva caratteristica i − v di N L e, quindi, il bipolo equivalente, bisogna determinare la relazione tra la corrente i e la tensione v per tutti i valori di corrente e di tensione ammissibili. Ciò può essere fatto attraverso un esperimento concettuale in cui si impone la corrente i attraverso un generatore di corrente indipendente e si determina la tensione v (Figura 3.20b, caratterizzazione su base corrente del bipolo), oppure si impone la tensione v attraverso un generatore indipendente di tensione e si determina la corrente i (Figura 3.20c, caratterizzazione su base tensione del bipolo). Le due caratterizzazioni sono equivalenti, fatta eccezione per due casi molto particolari. G. Miano, Introduzione ai circuiti 192 1 i 1 + + i v − 1 i v v − L 2 2 2 (a) Fig. 3.20 L L (b) (c) Bipolo costituito da resistori e generatori indipendenti (a); circuito per la caratterizzazione di su base corrente (b) e su base tensione (c) Si consideri la caratterizzazione su base corrente. Bisogna determinare la relazione che lega la tensione v alla corrente impressa i . Si assuma che il circuito di Figura 3.20b abbia una e una sola soluzione per ogni valore di i . Siccome il circuito è lineare, la relazione cercata può essere determinata attraverso la sovrapposizione degli effetti. A tale scopo si considerino i due circuiti ausiliari rappresentati in Figura 3.21. Il primo è stato ottenuto spegnendo nel circuito di Figura 3.21b tutti i generatori indipendenti di L , mentre il secondo è stato ottenuto spegnendo solo il generatore di corrente “ausiliario” che imprime la corrente i . i 1 1 + + v′ i ′′ = 0 v ′′ − − 2 Fig. 3.21 L L′ (a) 2 L L ′′ (b) Circuiti ausiliari associati al circuito di Figura 3.20b Il bipolo L ′ è costituito da soli resistori lineari, circuiti aperti (corrispondenti ai generatori di correnti spenti) e corto circuiti (corrispondenti ai generatori di tensione spenti). Esso può essere rappresentato tramite un resistore equivalente. Sia Req la resistenza equivalente di L ′ ; allora la tensione v ′ vale v ′ = Req i. G. Miano, Introduzione ai circuiti (58) 193 Nel circuito illustrato in Figura 3.21b le sorgenti sono solo quelle interne al circuito L ( i ′′ = 0 ). Si indichi con E0 la tensione di L quando la corrente i è uguale a zero, la cosiddetta tensione a circuito aperto o a vuoto. La tensione a vuoto è indipendente dalla corrente i , dipende solo dalla struttura interna del bipolo resistivo L . Applicando la sovrapposizione degli effetti si ha v = v ′ + v ′′ ; (59) utilizzando l’equazione (58) dalla (59) abbiamo v = Req i + E0 . (60) La (60) è la caratteristica del bipolo L . Essa coincide con la caratteristica del generatore “reale” di tensione. Di conseguenza, il comportamento ai terminali di un qualsiasi bipolo costituito da resistori lineari e generatori indipendenti è equivalente a un generatore reale di tensione. Questo risultato notevole va sotto il nome di Teorema di Thévenin. 1 i 1 i Req + v − L 2 Fig. 3.22 E0 v 2 Generatore equivalente di Thévenin. Teorema di Thévenin Si consideri un bipolo L costituito da resistori lineari e generatori indipendenti. Si assuma che il circuito ottenuto collegando il bipolo resistivo “lineare” L a un generatore ideale di corrente ammetta una e una sola soluzione. Allora il comportamento ai terminali di L è equivalente al generatore equivalente di Thévenin riportato in Figura 3.22, dove: Req , detta resistenza equivalente di Thévenin, è la resistenza equivalente del bipolo L , dopo avere spento tutti i generatori ideali all’interno di L ; G. Miano, Introduzione ai circuiti 194 E0 , detta tensione di circuito aperto (o tensione a vuoto), è la tensione fra i terminali “1” e “2” di L quando esso è collegato a un circuito aperto. ♦ Si consideri ora la caratterizzazione su base tensione e si assuma che il circuito di Figura 3.20c ammetta una e una sola soluzione per ogni valore di v . Il lettore dimostri, applicando la sovrapposizione degli effetti, che la relazione tra la corrente i e la tensione v vale i = Geq v + J cc . (61) dove Geq è la conduttanza equivalente del bipolo L quando tutti i generatori sono spenti e J cc è la corrente nel terminale “1” quando il bipolo L è collegato a un corto circuito. La relazione (61) è la relazione caratteristica di un generatore “reale” di corrente. Di conseguenza, il comportamento ai terminali di un qualsiasi bipolo costituito da resistori lineari e generatori indipendenti è equivalente a un generatore reale di tensione. Questo risultato notevole va sotto il nome di Teorema di Norton. 1 i 1 i + v − v J cc L 2 Fig. 3.23 Req 2 Generatore equivalente di Norton. Teorema di Norton Si consideri un bipolo L costituito da resistori lineari e generatori indipendenti. Si assuma che il circuito ottenuto collegando il bipolo resistivo “lineare” L a un generatore ideale di tensione ammetta una e una sola soluzione. Allora L può essere rappresentato attraverso il generatore equivalente di Norton riportato in Figura 3.22, dove: Geq , detta conduttanza equivalente di Norton, è la conduttanza equivalente del bipolo N L , dopo avere spento tutti i generatori all'interno di L ; G. Miano, Introduzione ai circuiti 195 J cc , detta corrente di corto circuito, è la corrente nel terminale “1” di L quando esso è collegato a un corto circuito. ♦ Quando Req ≠ 0 e Geq ≠ 0 le relazioni (60) e (61) sono invertibili e, quindi, il comportamento ai terminali del bipolo L può essere rappresentato sia dal generatore equivalente di Thévenin che dal generatore equivalente di Norton. Valgono, allora, le relazioni Req = 1 E , J cc = − 0 . Geq Req (62) Queste relazioni consentono di determinare i parametri del generatore equivalente di Norton del bipolo L a partire dai parametri del generatore equivalente di Thévenin, e viceversa. Utilizzando la seconda delle (62) è possibile determinare la resistenza equivalente di Thévenin nota la tensione a vuoto E0 e la corrente di corto circuito J cc . Questo è un risultato assai interessante dal punto di vista pratico, perché consente di determinare la relazione caratteristica di un sistema elettrico assimilabile a un bipolo di resistori e generatori indipendenti attraverso due misure: la misura della tensione a vuoto e la misura della corrente di corto circuito. Il lettore provi a individuare dei casi in cui Req = 0 o Geq = 0 ; può anche accadere che E0 = 0 e/o J cc = 0 , pur essendovi dei generatori. 1 i 1i Req + N v − 2 (a) Fig. 3.24 v L E0 N 2 (b) (a) Circuito costituito da un bipolo resistivo lineare con generatori indipendenti e un bipolo non necessariamente lineare o resistivo; (b) circuito equivalente ottenuto applicando Thévenin. I circuiti equivalenti di Thévenin-Norton hanno una grande importanza nell’analisi dei circuiti. Attraverso di essi è possibile ridurre notevolmente la complessità delle parti di un circuito costituite da resistori lineari e generatori indipendenti. Si G. Miano, Introduzione ai circuiti 196 consideri, ad esempio, il circuito costituito da un bipolo L , composto da resistori lineari e generatori indipendenti, e da un bipolo N non necessariamente lineare o resistivo (esso può essere anche di tipo dinamico), Figura 3.24a. Se si è interessati alla tensione v e/o alla corrente i conviene rappresentare il bipolo L attraverso il circuito equivalente di Thévenin (o Norton), e quindi studiare il circuito rappresentato in Figura 3.24b, che è più semplice di quello di partenza. In conclusione possiamo sostituire qualsiasi parte di un circuito, assimilabile a un bipolo resistivo lineare con generatori indipendenti, con due soli elementi circuitali, o un generatore reale di tensione oppure un generatore reale di corrente, senza, così, influenzare il funzionamento della restante parte del circuito. Esercizio Si determini nel circuito illustrato in Figura 3.25 la potenza assorbita dal resistore R4 , p4 = R 4 i 24 . In questo caso la corrente i4 non può essere determinata solo attraverso le equivalenze serie e parallelo e le formule dei partitori, perché vi sono delle connessioni tipo “triangolo” o tipo “stella”. + − Fig. 3.25 0 + − (a) Circuito in esame e (b) circuito equivalente ottenuto applicando Thévenin. Il calcolo di i4 può essere semplificato notevolmente se si usa il generatore equivalente di tensione per rappresentare la parte del circuito racchiusa dalla linea tratteggiata in Figura 3.26a. In Figura 3.26b è rappresentato il circuito equivalente ottenuto applicando Thévenin. Bisogna determinare i parametri E0 e Req . G. Miano, Introduzione ai circuiti 197 + + − 0 L − 0 Fig. 3.26 Bipolo resistivo “lineare” L (a) e generatore spento (b). bipolo resistivo “lineare” L con il Calcolo di E0 Per calcolare E0 bisogna risolvere il circuito di Figura 3.26a. Questo circuito può essere risolto utilizzando l’equivalenza serie e parallelo e le formule dei partitori. Il resistore R3 è in serie con R5 ; la serie R3 − R5 è a sua volta in parallelo con R1 ; questo parallelo è, infine, in serie con R2 . Quindi la resistenza equivalente R , che vede il generatore E , vale R= R1 (R3 + R5 ) + R2 = 6.4 Ω R1 + R3 + R5 ) (63) La corrente i è data da i = E / R = 1.5625. Per determinare E * basta conoscere la corrente i5 . Infatti applicando la seconda legge di Kirchhoff si ottiene E * = E − R5 i5 . La corrente i5 può essere determinata utilizzando il partitore di corrente. Si ottiene i5 = i R1 = 0.625 A R1 + R3 + R5 (64) Quindi abbiamo E * = E − R5 i5 = 7.5 V . Calcolo di Req . Per calcolare Req si possono applicare le equivalenze serie e parallelo al bipolo illustrato in Figura 3.26b. Il resistore R1 è in parallelo con R2 ; il parallelo R1 R2 è G. Miano, Introduzione ai circuiti 198 a sua volta in serie con R3 ; questa serie è, infine, in parallelo con R5 . Quindi la resistenza equivalente Req vale RR R5 1 2 + R3 R1 + R2 Req = =2Ω R1 R2 R5 + + R3 R1 + R2 (65) Ora è possibile calcolare la corrente i4 . Si ha E* i4 = 1.875 A Req + R4 (66) La potenza assorbita dal resistore R4 vale p4 = R4 i42 ≅ 7.0 W. Il lettore determini la potenza erogata dal generatore di tensione del circuito in esame, rappresentato in Figura 3.25a. Essa non coincide con quella erogata dal generatore di tensione del circuito equivalente rappresentato in Figura 3.25b. Perché? Esempio Si determini nel circuito illustrato in Figura 3.27 la tensione del diodo. + + + − Fig. 3.27 00 L − + − − (a) Circuito con un elemento non lineare; (b) circuito equivalente ottenuto applicando Thévenin. Il calcolo di v può essere semplificato notevolmente se si usa di nuovo il generatore equivalente di tensione per rappresentare la parte del circuito G. Miano, Introduzione ai circuiti 199 racchiusa dalla linea tratteggiata in Figura 3.27a. In Figura 3.27b è rappresentato il circuito equivalente ottenuto applicando Thévenin. + + − 0 L − Fig. 3.28 La tensione a vuoto e la resistenza equivalente valgono E * = 3 V e Req = 20 Ω . Pertanto la tensione v deve verificare l’equazione non lineare v + 20g(v) = 3; (67) si assuma per il diodo la caratteristica (diodo esponenziale) g(v ) = 10 −9 [exp (v/0.05 ) − 1]. (68) L’equazione non lineare può essere risolta per via grafica (Figura 3.29): y = (3 − v )/20. (69) è la caratteristica del bipolo resistivo lineare, la cosiddetta retta di carico, e y = g(v ) (70) è l’equazione costitutiva del diodo. Una soluzione approssimata è v ≅ 0.9, i ≅ 0.1. Il lettore risolva l’equazione non lineare (70) utilizzando, anche, il metodo di Newton-Raphson. G. Miano, Introduzione ai circuiti 200 0,20 0,15 (A) 0,10 0,05 0 0 Fig. 3.29 0,2 0,4 v (V) 0,6 0,8 1 Soluzione grafica dell’equazione non lineare (67) Il generatore equivalente di Thévenin-Norton può essere applicato anche nella soluzione di circuiti dinamici lineari del primo ordine (cioè, con un solo elemento dinamico) per ridurre la complessità della parte resistiva del circuito. Affronteremo questo argomento nel Capitolo successivo, dove studieremo i circuiti dinamici. 3.5 Non amplificazione delle tensioni e delle correnti L’ultimo argomento che tratteremo in questo Capitolo riguarda una notevole proprietà dei circuiti resistivi che contengono un solo elemento attivo. Può accadere che in un circuito di elementi statici, quindi senza condensatori e induttori, e con un solo elemento attivo (ad esempio, con un solo generatore) la tensione (corrente) di un elemento passivo possa essere più grande, in valore assoluto, del valore assoluto della tensione (corrente) dell’unico elemento attivo? In altre parole, la tensione (corrente) dell’unico elemento attivo può essere amplificata ? La risposta è no. G. Miano, Introduzione ai circuiti 201 Teorema di non amplificazione delle tensioni Si consideri un circuito costituito da un solo bipolo attivo e da resistori passivi (i resistori possono essere non lineari). La tensione dell’unico bipolo attivo è, in valore assoluto, la più grande tra tutte le tensioni del circuito. Dimostrazione Innanzi tutto si scelga il riferimento per la tensione v a dell’unico bipolo attivo in modo tale che essa sia positiva e si indichino i nodi ai quali esso è collegato così come è indicato in Figura 3.30a (questa è solo un’ipotesi di lavoro). Si consideri un generico nodo del circuito (diverso dai nodi “1” e “n ”) e lo si indichi con “s ”; è utile riferirsi al caso riportato in Figura 3.30b. Si scelgano i riferimenti per i versi delle correnti dei bipoli collegati con il nodo “s ” come quelli illustrati in Figura 3.30b: il riferimento per il verso della generica corrente ik (k = l, m, p, q ) è quello che va dal nodo “ k ” al nodo “s ”. La scelta di questi versi di riferimento per le correnti è anche essa un’ipotesi di lavoro (la tesi del teorema non dipende dai riferimenti scelti; se si scelgono i riferimenti in questo modo è più semplice dimostrarla). + ia im 1 e1 il bipolo attivo va “statico” − s iq q l bipoli passivi “statici” n en ip (a) Fig. 3.30 m p (b) (a) Circuito di bipoli statici con un solo elemento attivo; (b) il nodo “s” è un nodo interno. Applicando la prima legge di Kirchhoff al nodo “s ” si ha im + il + i p + iq = 0 . (71) G. Miano, Introduzione ai circuiti 202 Dalla (70) segue necessariamente che: (i) o le correnti im , il , ip e iq sono tutte nulle; (ii) oppure alcune sono positive, altre sono negative e altre nulle. Escludiamo la prima possibilità perché poco significativa. Allora si ha almeno una corrente positiva e un’altra negativa con i riferimenti scelti per i versi delle correnti; si assuma ils > 0, ims < 0 , (72) (73) Siccome tutti i bipoli collegati al nodo “s ” sono statici e passivi, si ha pls = ils v ls > 0, pms = v ms ims > 0 . (74) (75) Stiamo escludendo che la potenza assorbita possa essere uguale a zero quando la corrente è diversa da zero. Ciò, in realtà, non è sempre vero. Basti pensare ai corto circuiti. Comunque escludiamo questa possibilità. Dalle (72)-(55) si ottiene vls = el − es > 0, v ms = e m − es < 0 , (76) (77) dove em , es e el sono i potenziali dei nodi “ m ”, “s ” e “l ”. Le relazioni (76) e (77) implicano che il potenziale del nodo “s ” non è né il più grande e né il più piccolo dell’insieme dei potenziali nodali e1 ,e 2 , ..., en del circuito. Se invece tutte le correnti che interessano il nodo “s ” fossero nulle, essendo i bipoli strettamente passivi, avremmo che tutte le tensioni sarebbero nulle. Anche in questo caso il potenziale del nodo “s ” non è né il più grande e né il più piccolo dell’insieme dei potenziali nodali e1 ,e 2 , ..., en del circuito. Ciò vale per ogni nodo interno al circuito di resistori passivi. L’insieme dei potenziali e1 ,e 2 , ..., en è un insieme finito e limitato. Pertanto esso deve ammettere necessariamente un massimo e un minimo. Siccome il potenziale di qualsiasi nodo diverso da “1” e “n ” non può essere né il massimo e né il minimo, allora e1 è il potenziale massimo ed en è il potenziale minimo (perché si è assunto e1 − en = va ≥ 0). Quindi è possibile ordinare i nodi in modo tale da avere per i potenziali la relazione d’ordine G. Miano, Introduzione ai circuiti 203 e1 ≥ e2 ≥ ... ≥ e n -1 ≥ e n . (78) Dunque la tensione dell’unico bipolo attivo è la più grande, in valore assoluto, tra tutte quelle del circuito. Una proprietà analoga esiste anche per le correnti. Noi qui la enunceremo senza dimostrarla. Teorema di non amplificazione delle correnti Si consideri un circuito costituito da un solo bipolo attivo e da resistori strettamente passivi (i resistori possono essere non lineari). Allora, la corrente dell’unico bipolo attivo è, in valore assoluto, la più grande tra le correnti del circuito. ♦ Questo teorema può essere dimostrato semplicemente se si usa il concetto di insieme di taglio e si scelgono i versi di riferimento per le correnti in modo tale che esse non siano negative. Una volta stabilito quale corrente confrontare con la corrente dell’unico elemento attivo, bisogna individuare un insieme di taglio che le contiene entrambe. Comunque questi sono solo dei suggerimenti, rivolti al lettore curioso e volenteroso. Osservazione La proprietà di non amplificazione non vale se il circuito contiene almeno due elementi attivi, ad esempio, due generatori. In questo caso la tensione o la corrente di un resistore può essere, in modulo, più grande del modulo della tensione o della corrente di uno dei due generatori. La proprietà di non amplificazione non vale neanche nei circuiti che contengono bipoli dinamici passivi. Ciò è conseguenza del fatto che la potenza assorbita da un condensatore o da un induttore può essere in alcuni istanti positiva e in altri istanti negativa a seconda se sta aumentando o diminuendo l’energia in essi immagazzinata. I condensatori e gli induttori, pur essendo elementi passivi, non dissipano l’energia che assorbono in calore, ma la immagazzinano. L’energia immagazzinata può essere successivamente restituita al circuito, e quando ciò accade la potenza da essi assorbita è negativa. G. Miano, Introduzione ai circuiti 204 La proprietà di non amplificazione per le tensioni (correnti) non vale quando a uno stesso nodo sono collegati solo circuiti aperti (corto circuiti). In questo caso le tensioni (correnti) dei circuiti aperti (corto circuiti) sono, in valore assoluto, più grandi di quella dell’unico bipolo attivo. L’esempio più semplice è costituito da due condensatori (induttori) in serie (parallelo) in funzionamento stazionario (ricordiamo che il condensatore in regime stazionario si comporta come un circuito aperto e l’induttore come un corto circuito). G. Miano, Introduzione ai circuiti