“Il Signore degli anelli”, saga nordico-medioevale anziché greco-antica (“L’Iliade”, saga dell’innamoramento), vale aldilà dei meriti che gli sono stati riconosciuti. Vale per la sua idea semplice e per la semplicità della sua idea: l’anello, simbolo di legame o patto o alleanza (anche coniugale), è un anello mortifero, e schiavizzante, dopo lo prime illusioni iniziali per non mettere sul chi-va-là. “Tessorrro mio…!”: tutti i nevrotici, cioè tutti, sono dei Gollum, anche se “normalmente” si fermano prima (Bilbo) o Frodo (dopo); psicotici e perversi sono solo varianti, arroganti o burbanzose. Il romanzo pone anche la questione semplice e pratica: come liberarsi dell’anello malefico (“legame di iniquità” biblico), e risponde con una soluzione fisica, la lava incandescente del vulcano. E’ il vulcano in cui è stato fatto: dunque fare che sia dis-fatto ciò che è stato fatto (antica citazione). Osservo subito e facilmente che è una soluzione banale, idiota perfino, e proprio questa banalità non deve sfuggirci: quella della grandezza, della potenza (fisica). Non ho detto che Tolkien è banale, bensì che mette in scena la banalità risibile dell’onnipotenza fisica. Non occorre esaurirsi in sforzi intellettuali per capire che il legame di “amore” dell’anello è quello, istupidente e debilitante fino alla melanconia e alla deformità fisica, dell’innamoramento: chi è legato dall’anello “perde la testa”, definizione corretta e anche popolare dell’innamoramento, un mostro alla lettera come i mostri di Tolkien, analogo non identico a un fenomeno fisico (la malefica freccia di Eros, mentito rapporto causa-effetto). La melanconia (Freud: “Lutto e melanconia”) è una se non la conclusione sull’amore mentito. Digressione ricapitolativa di cento cose già dette. la speculazione filosofica di ogni tempo è preceduta e condizionata da un pensiero sull’amore (almeno Platone, nella sua disonestà, in ciò è stato disonestamente onesto); la “Psicologia delle masse” di Freud - nel suo riconoscere nell’innamoramento una massa a due cioè un’associazione per delinquere - è una delle principali opere della storia della Filosofia. Per concludere. Nel suo semplice e semplicistico appellarsi all’onnipotenza (del vulcano), Tolkien coglie la pecca storica della Teologia di tutte le religioni: la parola “onnipotenza” è impotente nell’afferrare la soluzione, cioè la differenza tra banale potere sulla natura e potere logico di soluzione: qualificare l’onnipotenza come “divina” e “misteriosa” è un puro espediente verbale, finché non si riveli la differenza di pensiero: se Dio non sa pensare la soluzione, cioè se non è affidabile per la sua intelligibilità, è solo il vulcano dei vulcani (robetta muscolosa!) 1 © Opera Omnia di Giacomo B. Contri THINK! di Giacomo B. Contri TOLKIEN E CRISTO L’occultismo inizia dall’occulto “perdere la testa” in cui consiste l’innamoramento. Ma chissà poi perché tocca in sorte proprio a me, freudiano, psicoanalista, farmi campione dell’ortodossia: lo osservo da anni. “Cristo” - anteriormente a divinità e perfino storicità - risponde a Tolkien: con un risposta razionale, e senza mutuazione da una Ragione avvelenata dall’anello di Tolkien come quella greca: infatti dell’amore con le sue catastrofi si parlava già da molto molto tempo. La condizione per non gettare Cristo nell’immondizia delle santonerie e delle profeterie, è quella di riconoscerne il pensiero come inaudita correzione dell’amore mentito da sempre. Noi cristiani, e tutti gli altri, ci siamo cascati fin dal secondo giorno: è l’unico errore che abbiamo commesso (in paragone le Eresie sono secondarie, nel senso di derivate). Tutte le patologie sono patologie dell’amore, e così tutti gli errori. Milano, 29 marzo 2007 2 © Opera Omnia di Giacomo B. Contri THINK! di Giacomo B. Contri “Vulcano”: occultismo, panteismo, misticismo, banalità (come le galassie).