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Palazzo Archiginnasio. Stemma I. Berblockus, 1573, Rochester, Inghilterra
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MAMbo. Tony Cragg - Eroded landscape
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11. Certosa di Bologna
Dal porticato di fronte all’ingresso si accede al Chiostro
anglicano con tombe dei primi anni dell’Ottocento dalla
simbologia ermetica: il sarcofago classico, il caduceo di
Mercurio, l’uroboro (serpente che si morde la coda), la porta
dell’Ade. Degne di nota sono la tomba dell’inglese Harriet
Rochfort (1833), quella di Webster Parcks (1845) e la lapide di
Gaspar Breidenback. Nel campo centrale si trovano invece lapidi
più recenti: la tomba della famiglia Witting (1924), quella di
Bruns (1938), quella inclinata in granito di Chantre Bedot (1936).
Bellissime sono le lastre dell’Accademico dei Lincei Carlo Maria
Viola (1925), incisa da rami di quercia a forma di croce, e quella
del pastore evangelico Postpischl e della sua famiglia (1937).
Fa da sfondo scenografico al chiostro il monumento al Barone
Strick. Il monumento, progettato da Ercole Gasparini nel 1810, è
realizzato in scagliola dipinta, a mo’ di catafalco: sopra poggiano
due figure, una donna in atteggiamento dolente e un giovane
vestito all’antica. Sulla lapide al centro è scritto I credenti in
Cristo passeranno dalla morte alla vita.
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Considerato uno degli scultori più significativi della sua generazione,
Tony Cragg (Liverpool, 1949) si è concentrato negli ultimi anni sul
tema della trasparenza, per cui utilizza vetro, bronzo, cera, legno
e pietra colorata. Collocato all’interno del percorso Morandi,
Eroded Landscape, mostra l’idea della fisicità effimera. Altro
nome importante presente nelle collezioni del MAMbo - esposte a
rotazione - è il londinese Jesse Ash (Londra, 1977).
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Dal 1999 la Cineteca è impegnata nel restauro e nella diffusione
dell’opera di Charlie Chaplin. Questo lavoro minuzioso, voluto
dagli eredi, consiste nel complesso restauro della sua opera
cinematografica e nella digitalizzazione e catalogazione
dell’archivio cartaceo. Il sito ufficiale del catalogo on-line Charlie
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9. Cineteca di Bologna
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Chaplin Archive racconta l’intera carriera dell’indimenticabile
artista e cineasta inglese.
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portare le reliquie in processione nelle vicinanze dei territori
monastici o nei campi di battaglia.
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Giardini
Attratti dal fascino dell’antico, gli inglesi giungono
in Italia fin dai tempi delle Crociate. Bologna, città
universitaria e città della musica, continua ad
essere visitata anche durante il Cinquecento dopo
la frattura fra chiesa cattolica e chiesa anglicana.
Nel Settecento e nell’Ottocento ogni gentiluomo
borghese nel tour in Italia è irretito dalle bellezze
artistiche, naturali e culinarie che la città offre.
1. Palazzo Re Enzo
Piazza Nettuno, 1
La cappella di Santa Maria dei Carcerati fu costruita nel 1371
come luogo di rifugio spirituale per i carcerati condannati a
morte. Al suo interno è stato realizzato nel 2003 un grande
wall drawing dall’artista inglese David Tremlett (1945), che ha
acquistato fama mondiale grazie a questo particolare mezzo
espressivo: il wall drawing a pastello è una tecnica che permette
di coprire enormi superfici attraverso pigmenti stesi a mano. Le
polveri colorate sono infatti in grado di tingere grandi spazi con
esigue quantità. L’artista, affascinato dalla nuda semplicità del
luogo e dalla sua storia, volle rispettare la sensazione di silenzio
e raccoglimento, lasciando alla cappella un’atmosfera sospesa
che contrasta con il clamore della piazza.
Palazzo Re Enzo. Wall drawing D. Tremlett
to a Londra. Il dipinto è un suo omaggio all’anziano maestro.
Gainsborough, da sempre legato alla musica e amico di molti
compositori, trasformò la richiesta in un capolavoro.
Di Pietro Benvenuti è il Ritratto di Lord John Fane Burghersh
(1784 – 1859), conte di Westmoreland, militare e diplomatico.
Sostenitore delle campagne contro Napoleone a fianco del Duca
di Wellington, si fece ritrarre alla corte dei Lorena in qualità
di alto ufficiale dell’esercito. Ma il conte fu anche violinista e
scrittore teatrale, ottenne nel 1826 la carica di compositore
onorario all’Accademia Filarmonica di Bologna e fu uno dei
fondatori della Royal Academy of Music a Londra nel 1822.
Strada Maggiore, 34
Nella quadreria raccolta da Padre Giovanni Battista Martini,
insegnante a Bologna anche di un giovanissimo W. A. Mozart,
troviamo il ritratto attribuito a Sir Joshua Reynolds di Charles
Burney, copia di quello conservato alla National Gallery di Londra: il musicologo inglese incontra Padre Martini a Bologna nel
1770, durante una delle tappe di studio in Europa per la redazione della sua opera in quattro volumi, A General History of Music
(1777-1789).
Thomas Gainsborough ritrae Johann Christian Bach (1776), figlio
del famoso compositore tedesco Johann Sebastian. A Bologna
il giovane Bach ricevette la formazione di Padre Martini (1756)
in un rapporto che continuerà anche dopo il suo trasferimen-
lapide e un testo dettato da Giosuè Carducci.
Qui Lord Byron visse il suo amore italiano, la contessa Teresa,
giovanissima moglie del conte Alessandro Guiccioli di Ravenna,
il quale capì quanto fosse determinante per la salute di Teresa la
presenza del poeta e accettò che li seguisse a Bologna. Questo
menage a trois non destò scandalo, ma solo pettegolezzi come
quando, usciti insieme a vedere la tragedia Mirra di Alfieri
all’Arena del Sole, Byron e Teresa profondamente colpiti dagli
atti finali, manifestarono pubblicamente il loro turbamento.
8. Museo Civico
Medievale
3. Museo Davia Bargellini
Strada Maggiore, 44
Via Manzoni, 4
Nato nel 1924, questo museo d’arte industriale, conserva una
coppia di vasi Wedgwood (Sala 6) in ceramica inglese della fine
del XVIII secolo. Nello Staffordshire, regione ricca di carbone e
d’argilla, nasce il genio imprenditoriale di Josiah Wedgwood,
fondatore di una fabbrica di ceramiche che inaugura la nuova
stagione della produzione industriale delle arti applicate,
introducendo nel mercato un’alternativa alla costosa porcellana
e alla maiolica. I vasi esposti, provenienti dalla collezione
del marchese Rusconi, presentano il tipico gres creato dalla
fabbrica inglese; ispirato al biscuit di Sevrès, poteva assumere
varie tonalità di colore, in questo caso l’azzurro, chiamato da
Wedgwood “diaspro”.
Il museo custodisce un anello anglosassone
(sala 5), ritrovato presso il fiume Reno alle
porte di Bologna e risalente probabilmente
al IX secolo, esempio unico di oreficeria
Anello anglosassone
longobarda. Il colore scuro è dovuto
alla tecnica di lavorazione, il niello: il metallo veniva inciso e
riempito di volta in volta con rame, argento piombo e zolfo;
una volta raffreddato, veniva levigato per far risaltare il disegno
nero, bruno o grigio ottenuto. Nella sala 7 un piviale inglese della
prima metà XIV secolo rappresenta una delle rare testimonianze
in Italia di opus anglicanum, un ricamo in seta e oro prodotto
in Inghilterra a partire dal XIII secolo. Nelle piccole nicchie
sono rappresentate scene della vita di Cristo e della Vergine
e il martirio di Thomas Beckett. Nel committente è chiara
l’intenzione di alludere alla sovranità del papato su quella del
re; fu infatti un papa, Benedetto XI (1303-1304), a farne dono
a Bologna e più precisamente ai suoi confratelli. Sempre nella
sala 7 un piccolo Reliquiario irlandese portatile per uso privato
a forma di casa, con una tracolla, in bronzo cesellato e dorato,
pasta vitrea e corallo del VIII-IX secolo. Era tradizione irlandese
4. Palazzo dell’Archiginnasio
2. Museo Internazionale e
Biblioteca della Musica
Salvatore. Nel polittico Incoronazione della Vergine (1353), uno
dei capolavori di Vitale da Bologna, San Thomas Beckett è ritratto
in abiti vescovili mentre invoca la protezione su un religioso ai
suoi piedi. Il priore, raffigurato in piccolo, non fu probabilmente
il vero committente: si noterà una minuscola figura accanto a
San Giovanni Battista, probabilmente un ricco studente inglese
votato al culto di Thomas Beckett che forse sentì il bisogno di
dotare l’altare della cappella di una decorazione.
Piazza Galvani, 1
Sede dell’Università fino al 1803, il palazzo ospita oggi la
prestigiosa Biblioteca comunale con un patrimonio di oltre
800.000 opere. La ricchissima decorazione araldica include
stemmi e memorie di studenti e professori inglesi dello Studium,
visibili nelle sale della biblioteca al piano superiore.
5. Chiesa di San Salvatore
Via Volto Santo, 1
La chiesa conserva i resti dell’antica cappella dedicata agli
studenti inglesi iscritti all’Università di Bologna, che verso il XII
secolo si erano stabiliti nelle sue vicinanze. Tra loro Thomas
Beckett, futuro arcivescovo di Canterbury. Dopo il suo barbaro
assassinio nel 1171, il santo fu eletto patrono della nazione inglese
a Bologna e il cardinale Ildebrando gli dedicò l’altare di San
Chiesa San Salvatore. Polittico di Vitale da Bologna
6. Palazzo Belloni
Via de’ Gombruti, 13
Giacomo III Stuart fu l’unico sovrano inglese a scegliere
ripetutamente Bologna come sede della sua corte. Lo ospitò il
marchese Belloni. Nella sua casa una scala, costruita su progetto
di Giuseppe Antonio Torri, venne decorata di statue e di affreschi
proprio in occasione del soggiorno a Bologna di Giacomo III
Stuart, pretendente al trono d’Inghilterra, nel 1717. Le statue
in arenaria di Ercole e Orfeo sono di Andrea Ferreri. Giacomo
Stuart lodò più volte la bellezza del palazzo, diffondendone la
fama anche in patria.
7. Il rifugio del Pellegrino
Via Ugo Bassi, 7
L’hotel del Pellegrino, non più esistente, fu uno dei più famosi fra
Sette e Ottocento, e particolarmente amato dai turisti inglesi.
Ospitò capi di stato, personaggi facoltosi e letterati. Fu reso celebre soprattutto dai soggiorni di Lord Byron (1788-1824), che
nel 1817, dopo aver abbandonato la moglie e il suo paese, giunse
in Italia, dove scrisse il Pellegrinaggio del Giovane Aroldo, opera
semiseria in versi sulle vicissitudini di un giovane ricco. Il proprietario volle ricordare il passaggio del poeta inglese con una
Proiezione in piazza Maggiore. Cineteca Bologna