Il progetto distrettuale l`Africa e l`AIDS

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Giovedì, 09 febbraio 2006
Conferenza del Prof. Paolo Biassoni sul tema :
UN PROGETTO DI LOTTA ALL’AIDS NELLA REPUBBLICA CENTRO AFRICANA
Dagli anni ’80 ad oggi, dopo che fu identificata la eziologia virale dell’AIDS e la fatale
inesorabilità di questa malattia, sono state suggeriti e descritti in centinaia di rapporti
scientifici, i metodi per una prevenzione del morbo e l’eliminazione della stigmatizzazione ad
esso conseguente che nei Paesi poveri spesso emargina i malati e le loro famiglie.
Si è parlato di cura medica delle complicanze terminali; è stata proposta una maggiore
continenza ed attenzione nei rapporti omo ed eterosessuali; sono stati invocati provvedimenti
che consentissero agli orfani emarginati la prosecuzione dell’istruzione di base; è stata
prospettata la necessità di un’assistenza psichiatrica a loro favore, a causa degli stress cui essi
sono sottoposti.
I risultati di questa propaganda per la prevenzione, effettuata sia nei Paesi civilizzati, sia nei
Paesi in via di sviluppo ove più alta era la percentuale di soggetti HIV+ , sono stati abbastanza
deludenti, stante la povertà di questi ultimi e la loro ben nota carenza di strutture sanitarie e
di personale medico e paramedico in grado di rispondere a queste esigenze.
La scarsa efficacia di questi tentativi, realizzati talora parzialmente, specie nei Paesi poveri, è
purtroppo dimostrata dall’incremento notevole dei casi di HIV positività registrati nell’Africa
sub-sahariana che in taluni casi hanno raggiunto il 25-35% della popolazione (Zaire, RCA,
Zimbabwe, Botswana, Lesotho, Swaziland, Sud-Africa). Crediamo che questi dati siano stati
assai spesso sottostimati, a causa della stigmatizzazione che trattiene molte persone dal
sottoporsi al test diagnostico.
E’ accertato comunque che l’Africa e in particolare i Paesi sub sahariani, detengono il triste
primato della massima diffusione della malattia rispetto agli altri Paesi del mondo, in alcuni
dei quali il virus dimostra un’aggressività minore e meno frequente è la promiscuità dei
comportamenti sessuali.
E’ dimostrato che all’aumento dei casi di HIV positività corrisponde un aumento del numero
degli orfani che nel primo decennio di vita, a causa dell’AIDS, perdono prima il padre e poi la
madre. In Africa essi sono attualmente circa 15 milioni; nel 2015 si pensa che essi possano
diventare 20 milioni.
Molti di loro sono accolti nei clan famigliari dai Nonni, poichè la componente adulta del
parentado compresa tra i 16 e i 49 anni, si è spesso ridotta a causa dei decessi dovuti all’AIDS;
altri, senza un solido clan parentale, diventano capi della loro residua famiglia, con tutte le
conseguenze legate alla loro inesperienza e immaturità che facilmente possiamo immaginare.
Le misure di prevenzione suggerite non sembrano in grado di arrestare né la trasmissione
materno-infantile dell’infezione, né la premorienza dei genitori, né l’aumento degli orfani.
Per quanto complesso e costoso sia attuare un programma di contenimento della malattia
mediante i farmaci antiretrovirali (ARV), pensiamo che oggi questa sia l’unica via possibile
capace di limitare la premorienza delle madri e di tante vite umane adulte –(vera forza
motrice dell’economia di una nazione)- e la vita di tantissimi bambini, assicurando loro
l’immunità dal contagio del parto e una crescita fisica e psichica maturate in un ambito
famigliare normale.
La terapia ARV è quotidiana e durerà sino a quando sarà possibile disporre di un vaccino
capace di proteggere l'organismo dal contagio del virus. Essa esige una costanza assoluta nella
sua assunzione da parte delle persone che ad essa si sono sottoposte, pena l’aggravamento
della malattia ed un accorciamento dell’attesa di vita.
La sua accettazione nei Paesi poveri ha ricadute importanti che, nonostante ciò che sopra è
detto, motivano un’alta “aderenza” alla terapia (97%) particolarmente da parte delle donne.
Una donna in età fertile sa che questi farmaci salvano la sua vita e quella dei figli concepiti
dopo la sua infezione.
Essa ha potuto constatare che casi anche in fase terminale sono stati recuperati e pertanto
crede nell’efficacia della terapia.
Il recupero della sua salute e della sua capacità lavorativa le consentono di non essere più
emarginata socialmente e di riacquistare la sua perduta dignità nel clan parentale.
Questi fatti, sotto gli occhi di tutta la comunità, suscitano specie nelle donne, la disponibilità
ad effettuare l’HIV test che esse si negavano per timore della stigmatizzazione.
Ciò aumenta automaticamente il numero dei casi HIV+ presi in osservazione e in terapia e
progressivamente demolisce l’idea della stigmatizzazione, prospettando l’immagine di una
malattia curabile dalla mano dell’uomo.
Nella RCA, a Wantiguera nei pressi di Bouar, ha preso a funzionare un Ambulatorio
diagnostico-terapeutico per la lotta all’AIDS.
Dobbiamo questa iniziativa coraggiosa all’impegno del Rotary Club Genova Sud Ovest che ne
è stato il propugnatore e del Governatore Distretto Rotariano, Liguria Piemonte e Val
d’Aosta che si sta impegnando a tal fine; alla ONG genovese “Punto di Fraternità”, alla
Provincia Ligure dei Frati Cappuccini, e all’Istituto delle Sorelle laiche di S.Caterina da
Genova che da anni sono presenti in RCA; infine, all’Istituto delle Suore Missionarie del Lieto
Annunzio di Pontremoli che hanno reso disponibile l’edificio dell’ Ambulatorio costruito
pochi anni fa. Ciascuno in vario modo, sta collaborando all’avvio e al sostegno del progetto.
Quando Voi leggerete queste righe, saranno in funzione un emocitometro, un autoanalyzer ed
un citofluorimetro che consentiranno un lavoro di qualità assai buona per la diagnosi e il
monitoraggio della terapia dei malati di AIDS.
Quattro persone indigene, tutte diplomate, ben formate e stipendiate –( 2 infermiere,
un’ostetrica e 1 laboratorista )- più una suora coordinatrice e una direttrice medica, la
straordinaria Dott.ssa Ione Bertocchi, ex Collega della Clinica Universitaria, da 30 anni in
RCA, costituiscono la “task force” che sta portando avanti l’iniziativa. SINO a QUANDO ?
PER ANNI ! Probabilmente oltre la durata di vita di alcuni dei suoi componenti e ben oltre la
sperata concessione di un ragguardevole finanziamento da parte della Rotary Foundation.
Per questo desideriamo che attorno a questo progetto si costituisca una rete di amicizie
solidali che ne possa garantire la lunga durata e che collabori con il ricavato di iniziative
annue, fantasiose ( Feste, Lotterie,etc.) alla sua gestione, consentendo il regolare acquisto dei
farmaci ARV, dei reagenti e del materiale di laboratorio di uso quotidiano.
CHIEDIAMO POCO A TANTE PERSONE PER SALVARE TANTE MAMME AFRICANE
SFORTUNATE E TANTI FIGLI CHE NON VOGLIAMO DIVENTINO ORFANI PRIMA
DEL TEMPO. Un Grazie a tutti Voi !
Paolo Biassoni, Past President Rotary Club Genova Sud-Ovest; Presidente della ONG PdF
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