Il 27 gennaio è “Giorno della Memoria”. La scelta della data

Il 27 gennaio è “Giorno della Memoria”.
La scelta della data, lungamente dibattuta in Parlamento, ricorda il giorno dell’apertura dei cancelli di Auschwitz,
il campo di concentramento nazista e di sterminio sistematico diventato simbolo del male, della barbaria
dell’uomo, sinonimo di fabbrica della morte, di Lager.
Il 27 gennaio è diventato, dall’istituzione nel 2000 della Giornata della Memoria, una delle date topiche del
calendario civile e del calendario scolastico.
Le scuole ed i singoli insegnanti, sollecitati anche dalle molteplici amplificazioni che con l’avvicinarsi della
giornata giungono dalle istituzioni, dai media, dal dibattito pubblico, assumono quasi come imprescindibile le
parole dell’art. 2 della legge, che recita: «In occasione del “Giorno della Memoria”, sono organizzate cerimonie,
iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di
ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi
nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel
nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere》
Per questo è emersa la necessità di offrire ai docenti la disponibilità di questo Municipio a organizzare una
programmazione permanente sulla memoria lungo tutto l’anno scolastico.
I ragazzi sono perfettamente in grado di porsi questioni di carattere etico e domande di carattere storico e
sociologico. Il giorno della Memoria è un’occasione specifica, ma la scuola e l’intera società civile, dovrebbero
ricordarsi, (loro più dei ragazzi) che la riflessione su questioni importanti che riguardano la nostra vita ed il nostro
passato sono una pratica virtuosa, da frequentare quotidianamente.
Il giorno della memoria è un’occasione, una in più, per recuperare e valorizzare la bellezza e la necessità della
conoscenza e dell’indagine storica.
L’idea di fondo che ha sostenuto questa mozione è stata duplice:
in primo luogo, ci si proponeva di avviare una riflessione sull’uso pubblico del calendario civile e sulla sua
possibile inclusione nella didattica scolastica
In secondo luogo mettere in relazione le varie realtà territoriali al fine di offrire modalità di espanderne i contenuti
ed i nodi storici fondanti, all’interno del curriculum disciplinare.
L’occasione della giornata istituzionale non deve di fatto diventare una mera celebrazione, limitata nel tempo e
avulsa dalla prassi, ma può essere sottoposta ad una mediazione didattica che la renda significativa per
l’insegnamento e per l’apprendimento della storia nel suo complesso.
Talvolta invece esigenze di tempo e di sinteticità fanno prediligere pratiche efficaci, ma passive: la visione di un
film, la visita di una mostra, la partecipazione ad una conferenza, le quali si configurano come momento unico che
esce dal quotidiano scolastico e non sempre trova successive occasioni di approfondimento.
Questo ha come conseguenza quella di sviluppare negli studenti una percezione in cui il senso dell’alterità prevale
su quello dell’appartenenza: si considera la Shoah come qualcosa di sicuramente enorme e malvagio, ma successo
altrove (Auschwitz è la localizzazione spaziale prevalente, categoria del “lontano” che non ha precise coordinate
geografiche), in un altro tempo (vagamente storicizzato), ad altri (gli ebrei, protagonisti quasi assoluti nella loro
dimensione di vittime) e per colpa di altri (i tedeschi o i nazisti, con i quali noi non abbiamo avuto nulla a che
fare).
Ecco, vorremmo raggiungere lo scopo di superare l’estraneità dell’argomento Shoah e aiutare a far capire ai
ragazzi che la storia italiana e degli italiani ha molto a che fare con l’argomento, non solo per la lunga tradizione
di discriminazione nei confronti degli ebrei che risale all’età romana, ma anche per le responsabilità del fascismo
relativamente alla Shoah.
Inoltre vorremmo accogliere le altre sollecitazioni che la legge 211/2000 propone: non limitare la memoria al
discorso sulla discriminazione ebraica, ma prendere in considerazione le altre deportazioni: la porrajamos degli
zingari, quella delle popolazioni dei paesi colonizzati (libici, etiopi, eritrei, sloveni, croati, albanesi, greci) la
persecuzione degli omosessuali, dei disabili psichici e dei malati incurabili, degli altri perseguitati per motivi
religiosi (come testimoni dei Geova, evangelisti, pentecostali) e soprattutto quelli per motivi politici,
espressamente citati nel testo normativo, antifascisti ed oppositori, che più di altri testimoniano le forti
responsabilità del regime fascista rispetto alle deportazioni.
Bisogna recuperare la storia e le storie, questa è l’unica via maestra.
Bisogna valorizzare la sensibilità e l’attenzione al rapporto tra le generazioni. Bambini e ragazzi si incantano ad
ascoltare storie di vita vissuta, quelle che raccontano i nostri anziani per esempio dei centri anziani.
A livello internazionale, la Giornata della Memoria entra definitivamente nel calendario delle celebrazioni delle
Nazioni Unite nel 2005. In altri paesi nel calendario civile ci sono anche altre date commemorative
sull’argomento.
Quale è lo scopo di questa giornata? affidarla alla categoria del ricordo stretta in quei confini storici?
Essa va collocata all'interno di un più ampio discorso della nostra civiltà contemporanea; di una civiltà che, pur
con tutte le sue conquiste, non ha cancellato il concetto di alterità, ossia della diversità intesa sotto vari aspetti:
religioso, etnico, sociale, sessuale -per cui i diversi, sono sempre e comunque, gli altri.
Per comprendere fino in fondo il perché ciò che è accaduto sia potuto accadere dobbiamo impegnarci tutti.
Chi fa pratica di libertà e di democrazia ha sempre un dovere affinché quello che è successo non succeda mai
più, perché la libertà, la democrazia, la pace non sono dati astratti, ma vivono solo se si realizzano
concretamente; da questo dovere nasce il mondo, quello di oggi e quello di domani.
Dobbiamo ricordare, è un nostro dovere.
La crisi del liberalismo europeo, la nascita e l'affermazione dei nazionalismi, hanno prodotto una concezione
aberrante dell'idea e della pratica della sovranità, nel senso di interpretarla come un dato che si realizza solo nel
momento in cui qualcuno annienta l'altro.
Così, la distruzione totale di un qualcuno non è solo un fatto teorico: il diritto alla vita, la libertà politica, quella di
essere se stessi, possono concretamente, in un certo momento, anzi in un qualsiasi momento, essere sottratte
all'uomo da parte di un altro uomo.
Circolano false letture del nostro passato di italiani e di europei …..ma quel passato, fermamente, non è
revisionabile.
E’ ns dovere conoscere e far conoscere.
Quelle sacche di antisemitismo, razzismo, discriminazione, (evidenti anche se spesso non considerate nella loro
profonda violenza) vanno contrastate con la Conoscenza: di ciò che l’odio razziale ha prodotto, della natura
dell’occupazione tedesca e di come i fascisti repubblichini vi collaborarono, del significato della lotta antifascista,
della resistenza e della guerra di liberazione.
Il 27 gennaio non commemoriamo solo i milioni di persone uccise crudelmente senza nessuna pietà, ma
ricordiamo anche che ogni giorno esistono tante piccole discriminazioni verso chi sembra diverso da noi.
Concludo con una poesia di Brecht, “Nessun uomo è un'isola”:
Prima vennero a prendere gli zingari e fui contento perché rubavano
Poi vennero a prendere gli ebrei e tacqui perché mi erano antipatici
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché erano fastidiosi
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non parlai perché non ero comunista
Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare