San Cataldo (CL) – Parrocchia S. Alberto Magno – 16/04/2015 27° Incontro Lectio Divina: Luca 24, 35-48 “Il Cristo doveva partire e risuscitare dai morti il terzo giorno” I. INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO Testo 35 Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Gesù appare agli apostoli 36 Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: “Pace a voi! ”. 37 Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. 38 Ma egli disse: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho”. 40 Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41 Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare? ”. 42 Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43 egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Ultime istruzioni agli apostoli 44 Poi disse: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi”. 45 Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture e disse: 46 “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno 47 e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48 Di questo voi siete testimoni. II– III. LECTIO E MEDITATIO Contesto Secondo la narrazione dell’evangelista Luca, l’episodio che abbiamo ascoltato accadde la sera stessa del giorno di Pasqua. Gli Apostoli e altri discepoli erano riuniti insieme a Pietro (v. 33) e parlavano tra loro delle cose avvenute in quella giornata: il sepolcro trovato vuoto da Maria Maddalena, Pietro e Giovanni, le donne discepole che dicono “di aver avuto una visione di angeli” affermati che Gesù è vivo, l’apparizione di Gesù risorto a Simone, la testimonianza dei due discepoli che assicurano di averlo riconosciuto al momento dello “spezzare il pane”. Ed ecco che mentre parlavano e commentavano questi avvenimenti “Gesù in persona apparve in mezzo a loro” (v. 36). L’evangelista Luca descrive bene il susseguirsi degli stati d’animo degli Apostoli e dei discepoli all’apparire di Gesù: erano “stupiti e spaventati”, “turbati” e dubbiosi, “provavano una grande gioia” ma non riuscivano ancora a credere ai loro occhi ed erano stupefatti. Sono gli stati d’animo propri di chi si trova all’improvviso di fronte a un fatto gioioso ma che nello stesso tempo è così straordinario da apparire incredibile, come appunto la risurrezione di Gesù. Il saluto che Gesù rivolge è: “Pace a voi”, come anche ci attesta l’evangelista Giovanni (vv. 19,21). Non è solo un augurio, un auspicio o un pio desiderio. Il risorto veramente porta con sé la pace, la “sua pace”, che è pienezza di beni spirituali, e la dona ai suoi amici. In secondo luogo, Gesù li assicura di essere proprio lui in carne e ossa e non un fantasma o un fenomeno di autosuggestione: “sono proprio io!, “guardate le mie mani e i miei piedi” (che portano le ferite dei chiodi), “toccatemi e guardate” (v. 39). Infine, per dare prova ancora più convincente di essere proprio lui in carne e ossa si fa dare una porzione di pesce arrostito e “lo mangiò davanti a loro” (v. 43). Gesù è veramente risorto nel suo corpo; Gesù risorto è lo stesso Gesù della passione poiché ne porta i segni: questo è il messaggio che Luca ci trasmette nel suo Vangelo, e che anche l’Apostolo Pietro conferma (At 3, 13-15; 17-19): “Dio l’ha risuscitato dai morti e di questo noi siamo testimoni” (v. 15); testimoni qualificati quali Gesù stesso voleva fossero i suoi Apostoli (Lc 24, 28). Dubbi e perplessità scomparirono dalla mente degli Apostoli dopo le prove avute, una “grande gioia” invase il loro cuore e un unico pensiero: annunziare a tutto il mondo la risurrezione di Gesù. Così deve essere anche in noi; la fede del Cristo risorto gioioso da portare ai nostri fratelli. E non possiamo non commuoverci se pensiamo che Cristo risorto è vivo, è presente anche in mezzo a noi, qui e ora, e ci vuole donare la sua pace. Nell’episodio del Vangelo odierno c’è un richiamo importante fatto da Gesù agli Apostoli, che ritroviamo anche nei discorsi di Pietro dopo la Pentecoste e negli scritti di S. Paolo (cf. 1 Cor 15, 3-4): “Dio ha adempiuto così ciò che aveva annunciato per bocca di tutti i profeti”, dice S. Pietro (At 3, 18); allo stesso modo si era espresso Gesù: “Sono queste le parole che vi dicevo quand’ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi” (v. 44). Il richiamo è importante anche per noi: se vogliamo scoprire i disegni di Dio, conoscere la sua volontà e la strada da percorrere per giungere a Lui, bisogna fare riferimento alla sua Parola, contenuta nelle Sacre Scritture, che dobbiamo leggere evidentemente, meditare, assimilare continuamente. Così comprendiamo anche quanto sia bello e necessario che ci troviamo qui ogni domenica a leggere e meditare insieme la Parola di Dio. Chiediamo a Gesù la grazia di illuminarci, di aprire la nostra mente “all’intelligenza delle Scritture”, come fece con gli Apostoli, e di aiutarci a essere tra coloro che la “mettono in pratica, non solo ascoltatori”, secondo l’esortazione di S. Giacomo, per non illudere noi stessi (1 Gc 1, 22). “Nel suo nome (di Cristo) saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati”: anche questo è detto chiaramente nelle scritture ed è Gesù stesso a sottolinearlo. Del momento che Gesù Cristo è morto per noi ed è risorto abbiamo la certezza che è il nostro vero Salvatore e redentore; che in Lui possiamo ottenere il perdono dei nostri peccati poiché, ci attesta Giovanni, “Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati, non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” (1 Gv 2, 2), il suo è stato un sacrificio perfetto, un’espiazione di valore infinito. Da parte nostra c’è solo una cosa da fare: riconoscere i nostri peccati, pentirci sinceramente e impegnarci a cambiare la nostra condotta di vita, come ci esorta S. Pietro: “Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati” (At 3, 19). E se ci capitasse di ricadere nel peccato a motivo della nostra fragilità e nonostante la nostra buona volontà? Non dobbiamo temere, cadere nello sconforto e nell’angoscia, perché ci assicura S. Giovanni, “abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristi giusto” (1 Gv 2,1). Per la sua continua intercessione presso il Padre possiamo sempre ricuperare la vita della grazia, ritrovare la pace dello spirito e riprendere sereni e fiduciosi il nostro cammino. MEDITATIO Ogni esperienza di Dio narrata nella Bibbia è sempre accompagnata da una reazione di timore da parte dell’uomo. Ricordiamo l’esclamazione di Isaia nel momento della sua vocazione: “Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono, eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore dell’universo”(Is 6,5); pensiamo a Zaccaria e a Maria che rimasero turbati all’annuncio della nascita di un figlio (Lc 1,12.29) oppure agli apostoli che, durante la trasfigurazione, furono presi dallo spavento. Non si tratta del terrore che si prova di fronte a un pericolo, ma dello stupore di chi riceve una rivelazione di Dio. Anche nel nostro brano, la meraviglia e la paura sono immagini bibliche. L’evangelista se ne serve per raccontare l’esperienza soprannaturale, ineffabile dei discepoli che sono stati inondati da una luce che non è di questo mondo, ma proviene da Dio: hanno incontrato il Risorto. Meraviglia e paura accompagnano sempre, anche oggi, le manifestazioni del Signore “in mezzo” alle sue comunità. IV – V – VI: ORATIO, COMPLETATIO, E ACTIO(Prossimo incontro Giovedì,23/04/2015)