Deportati - Liceo Scientifico Enrico Medi | Villafranca di Verona

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Créa - Associazione Culturale di Custoza - www.creacustoza.it
Il Liceo Statale “Enrico Medi” è
una delle principali realtà scolastiche
del comprensorio del villafranchese.
Nato negli anni ’70 con il solo
indirizzo scientifico, ora comprende il
liceo classico, scientifico (tradizionale
e delle scienze applicate), linguistico e
delle scienze umane.
Créa, costituita nel 2008, promuove
e valorizza il patrimonio storico
del territorio. Le attività principali
dell’associazione sono l’ideazione
e la produzione di spettacoli teatrali,
di materiale editoriale e la
progettazione di eventi culturali.
[email protected]
facebook.com/creacustoza.it
L’I.P.S.A.R. - Istituto Professionale
per i Servizi Alberghieri e della
Ristorazione - “Luigi Carnacina” di
Bardolino e sede associata di Valeggio
sul Mincio, è un Istituto Secondario
Superiore indirizzato ai “Servizi
per l’enogastronomia e l’ospitalità
alberghiera”.
in collaborazione con:
Progetto grafico di Roberto Solieri - Piccoli Dettagli - Foto di Ben Turpin Studios
Comune di
Sommacampagna
Assessorato alla Cultura
Biblioteca Comunale
di Villafranca
di Verona
Legge 20 luglio 2000, n. 211
“Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello
sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei
deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”
Art. 1.
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la
Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana
dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia,
la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono
opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato
altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2.
In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati
cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di
riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto
è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi
nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico
ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili
eventi non possano mai più accadere.
27 gennaio
Deportati
2015
Giorno della Memoria
Progetto di:
A partire dal settembre del 1943, a seguito dell’armistizio, dell’occupazione tedesca
dell’Italia e della creazione della Repubblica di Salò, ha inizio il periodo più duro del
quinquennio ‘40-‘45. Nel corso dei “seicento giorni”, che separano l’8 settembre dalla
fine del conflitto, l’Italia è avvolta da una spirale di violenza del tutto nuova: con gli
sbarchi alleati, la guerra è entrata in casa e con essa si radicalizza la lotta contro
i civili, colpiti dai bombardamenti e, ancor più deliberatamente da parte nazista
e fascista, da stragi e dalla deportazione nei campi di concentramento del Reich.
I deportati, in particolare per motivi politici o razziali, sono stati diverse decine di
migliaia. Ogni regione italiana è stata coinvolta, ogni provincia. Anche Verona e
i comuni della sua provincia, hanno conosciuto la realtà della deportazione: sono
stati quasi 600 gli arrestati, trasportati nei campi di concentramento, un terzo dei
quali non ha fatto ritorno.
La casacca indossata dai “triangoli rossi” (prigionieri politici) nei campi di concentramento nazisti, esposta nel museo del lager di Sachsenhausen.
Giorno della Memoria - 27 gennaio
Ciclo
di incontri
Sommacampagna/Valeggio sul Mincio/Villafranca
Villafranca di Verona
Villafranca di Verona
Liceo Enrico Medi
Biblioteca Comunale “Mario Franzosi”
Municipio - Sala degli affreschi
Io, deportato
Nomi veri e nomi falsi
Partire per non so dove
Incontro con lo scrittore e testimone
Vittore Bocchetta
Mercoledì 28 gennaio 2015 / ore 20.45
Incontro con la scrittrice
Donatella Levi
Uomo che ancora oggi, all’età di novantaquattro anni, non ha
perduto lo straordinario vigore di un tempo, Vittore Bocchetta
è testimone vigile del suo Novecento, nel corso del quale ha
varcato oceani e conosciuto la deportazione nei campi nazisti.
Ribelle, antifascista, deportato, esule, artista…, come viene
definito nel sottotitolo della biografia che gli è stata dedicata
nel 2012, Bocchetta serba del lager un ricordo vivido.
Dei giorni che vi ha trascorso, è la memoria della fame quella
che, soprattutto, non riesce a cancellare. La fame e il pensiero continuo di come placarla. E quando, un giorno, trova casualmente in un secchio di spazzatura un mucchietto di ossa,
avanzi di gulasch, gli sembrerà di aver rinvenuto un tesoro.
Così descrive quell’episodio: “Sono pezzi piccoli, ben puliti,
con la parte interna spugnosa e tenera: una manna caduta dal
cielo: mi lego gli estremi dei pantaloni alla caviglia con due
pezzi di spago e li riempio con tutto quello che trovo. […]. È un
capitale di baratto che mi durerà diversi giorni…”.
La piccola Donatella, che nel 1943 ha compiuto quattro anni, è
destinata a essere deportata in quanto ebrea. Riesce invece a sottrarsi alla cattura e si nasconde con la famiglia nel Casentino e a
Roma, dove vedrà la fine della guerra. Per salvarsi deve cambiare
il proprio nome – i regimi oppressivi si nutrono per prima cosa di
nomi – e adottarne uno falso, che non ne denunci l’origine ebraica. Perdere cioè la propria identità per indossarne una posticcia e
vuota.“Essere clandestini – scriverà - significa scappare, nascondersi, cambiare nome più volte, lasciare tante cose, sentite la paura
addormentandosi di notte. Nemmeno il giorno rassicura. Anzi il
giorno espone, con la sua luce, alla vista degli altri. Perché il desiderio che si ha, quando si è clandestini, è quello di non essere visti
né riconosciuti. [...]. La fuga sradica e porta tra sconosciuti, davanti ai quali non si parla volentieri, non si alzano gli occhi volentieri, ma non si può nemmeno stare in silenzio e tenere lo sguardo
abbassato, perché è un gesto che potrebbe tradire l’inquietudine.
Tornare, è riavere il nome vero, ma non crederci.
Vittore Bocchetta, nato a Sassari nel 1918, è scultore, pittore, scrittore,
accademico ed esponente della Resistenza italiana. Trasferitosi a Verona,
aderisce alla lotta antinazista ed è arrestato nel ‘43 e ‘44. Deportato nel
Lager di Flossenbürg , fugge durante l’evacuazione del campo e rientra in
Italia nel giugno 1945. Emigrato in Argentina nel ‘49, si trasferisce negli
Stati Uniti un decennio più tardi, affiancando, alla sua attività di scultore
e pittore, l’insegnamento universitario. Tornato in Italia sul finire degli
anni Ottanta, si occupa di progetti letterari e artistici, donando alla città
di Verona il monumento dedicato a don Chiot. Pubblica i volumi autobiografici, relativi agli anni della seconda guerra mondiale, Spettri scalzi
della Bra (1986) e ’40-’45. Quinquennio infame (1995), e lo studio sul
processo ai medici nazisti, Norimberga 1946 (2000). Dal 2001 si reca
spesso in Germania, dove è stata fondata, in suo onore, l’associazione
“Freundeskreis Vittore Bocchetta” che promuove la sua partecipazione a
varie iniziative, in quanto testimone e vittima del periodo nazista.
Donatella Levi, ha svolto per molti anni l’attività di psicoanalista. Si è occupata di disturbi post-traumatici nei bambini attraverso il disegno. Negli ultimi anni si è dedicata alla formazione degli operatori psichiatrici
e scolastici. Ha pubblicato il romanzo autobiografico Vuole sapere il
nome vero o il nome falso? (1996), ristampato nel 2012, in cui è ripercorsa l’infanzia durante la guerra e la persecuzione razziale, e il saggio
“La psicoanalisi italiana e il caso clinico che non c’è”, apparso nel volume
1938. I bambini e le leggi razziali in Italia, a cura di Bruno Maida.
Valeggio sul Mincio - Venerdì 30 gennaio - ore 11.00
Istituto IPSAR Luigi Carnacina - Via Trieste, 1
L’esercizio della memoria
Donatella Levi e Carlo Saletti dialogano con gli studenti
Piazza Carlo Alberto
Nella foto, doppia pagina tratta dal libro di Berardo Taddei, I veronesi deportati dai nazisti (1982), uno dei primi censimenti relativi alla provincia di Verona.
Giovedì 22 gennaio 2015 / ore 09.00
Piazza Villafranchetta, 30
Nella foto, documento di falsa identità appartenuto a Giorgio Jonas.
Via Magenta
Nella foto, Vittore Bocchetta nel corso di una conferenza tenuta nel 2013.
Sommacampagna
Venerdì 30 gennaio 2015 / ore 20.45
Incontro con il ricercatore
Roberto Bonente
Nell’ultimo scorcio della seconda guerra mondiale anche gli
italiani conobbero il fenomeno della deportazione nei campi di
concentramento tedeschi.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, a subire l’offesa della deportazione attuata dai nazisti, con la complicità dei fascisti della
Repubblica sociale, furono i militari del regio esercito, gli appartenenti alla comunità ebraica, deportati per l’appartenenza a una
cultura o fede religiosa, le persone utilizzate come manodopera
schiava nelle fabbriche tedesche e gli oppositori politici, perseguitati per gli atti compiuti o anche solo per quanto i persecutori
ritenevano potessero fare.
Nell’ultimo decennio, la pubblicazione de Il libro della memoria,
curato da Liliana Picciotto, e de Il libro dei deportati, compilato
dal gruppo di lavoro diretto da Brunello Mantelli, ha permesso
finalmente di dare una quantificazione del fenomeno e, soprattutto, di restituire i nomi di quanti, ebrei e politici, sono stati deportati dall’Italia verso i campi di concentramento e i centri di
sterminio nazisti.
Diverse centinaia di loro sono stati deportati dal veronese e a essi
– alla loro vicenda e all’evocazione di alcuni dei loro destini – è
dedicata la conferenza in programma.
Roberto Bonente, ricercatore dell’Istituto veronese per la storia della
Resistenza e dell’età contemporanea, da anni si dedica allo studio e alla
ricostruzione della deportazione nazista dal veronese. Ha pubblicato “Il
diario di Luigi Tosi” in Due veronesi nei Lager nazisti (1999), «Condannato a ricordare». Augusto Tebaldi a Soave: vita, Resistenza,
deportazione (2006) e il recentissimo «Domani partiamo per non so
dove». I deportati della Valpolicella nei campi di concentramento
nazisti (2015). Ha scritto i saggi “Verona”, apparso in Resistenza nelle
città e province venete 1943-1945 (2008) e “Il ritorno dei «vinti». La
nascita del Movimento sociale italiano a Verona”, apparso in Dal fascio
alla fiamma. Fascisti a Verona dalle origini al MSI (2010).
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