www.altroconsumo.it | 113 | dicembre 2014 | supplemento di Altroconsumo n° 287 salute Panettone? Non solo Gioie e dolori dei dolci natalizi Di marca o generico Uno lo paghi, l’altro no Fai bei sogni Insonnia: istruzioni per l’uso. Test sugli integratori di melatonina. Paura di Ebola Restiamo ragionevoli: dalle parole degli esperti la verità sul rischio. Vapore in casa Guida alla scelta dell’umidificatore, d’inverno più utile di tanti farmaci Anno XX - Altroconsumo, via Valassina 22, 20159 Milano - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI - In caso di mancato recapito, restituire al Cmp di Milano Roserio per la restituzione al Mittente previo pagamento resi 2014 Dicembre 09 10 113 I nostri obiettivi sono l’informazione, la difesa e la rappresentanza dei consumatori. Non abbiamo pubblicità. Per i test acquistiamo tutti i prodotti e ci affidiamo solo a laboratori competenti e indipendenti da qualsiasi interesse. 18 INDIPENDENTI Ci finanziamo con le quote associative e l’abbonamento alle nostre riviste, che non contengono pubblicità, né informazioni pagate da produttori o da gruppi di interesse politico e finanziario. L’indipendenza è totale, a garanzia della obiettività dei giudizi e dei consigli. EFFICACI Il nostro metodo di lavoro si basa su criteri di rigore scientifico, efficienza e competenza. A test e inchieste lavorano tecnici qualificati e specialisti di settore che mettono la loro professionalità al servizio dell’informazione, della consulenza, della risoluzione concreta dei problemi. DALLA TUA PARTE La nostra missione è esclusivamente orientata a soddisfare le necessità dei consumatori e a tutelare i loro diritti. Per questo offriamo servizi di consulenza individuale ai nostri soci e portiamo la voce e le istanze dei consumatori presso gli interlocutori istituzionali e sociali. Per chiedere consulenze e chiarimenti www.altroconsumo.it/contattaci I numeri delle consulenze telefoniche sono a pag. 51 di Altroconsumo Direttore responsabile Rosanna Massarenti Redazione Natalia Milazzo, Alessandro Sessa, Marzio Tosi (capiredattori), Luca Cartapatti, Beba Minna, Simona Ovadia (vicecapiservizio), Manuela Cervilli, Michela Di Mario, Matteo Metta, Adelia Piva, Sonia Sartori, Roberto Usai. ALTROCONSUMO EDIZIONI SRL Sede legale, direzione, redazione e amministrazione: via Valassina 22, 20159 Milano Centralino 02 66 89 01 Abbonamenti 02 69 61 520 Fax 02 66 89 02 88 Reg. trib. Milano n.116 del 8/3/1985 © Altroconsumo n. 291252 del 30/6/1987 Stampa: Nuovo Istituto d’Arti Grafiche S.p.a. via Zanica 92, 24126 Bergamo 2 testsalute 113 Massimo Galli, professore ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano 16 18 22 30 Diritto alla salute 04 09 10 PRIMO PIANO Antivirali inefficaci • Rischio in ospedale • Semaforo in etichetta • Bella multa • Stop ai parabeni • Non rassegnarti • Meglio a mano • Più silenzio in città • Ritratto al naturale • Attenzione a... • Nessun miracolo • Fuori dal frigo • Difese reali o immaginarie? RICOTTA L’alternativa leggera in piatti dolci e salati. FARMACI GENERICI Se non li scegli, il Servizio sanitario risparmia, ma tu ci rimetti. Sai perché? LA PAURA DI EBOLA È doveroso impegnarsi per combatterla, ma l’allarmismo è controproducente. 18 FECONDAZIONE ASSISTITA Le novità, dopo le ultime sentenze, e i problemi che rimangono aperti. CONTRO L’INSONNIA Se il problema è legato al ciclo sonno-veglia, può essere utile la melatonina. 26 ARIA PIÙ UMIDA Umidificare la casa è un’alternativa all’assunzione di farmaci molto pubblicizzati. 29 PANETTONE E PANDORO Quante calorie e quanti grassi contengono i dolci natalizi? 30 CONTROLLARE L’ACNE Non bisogna credere ai miracoli decantati da molti cosmetici. 34 CURE PER LA VITA Per tutelare la qualità della vità e la dignità di chi soffre di un male inguaribile. 38 Rosanna Massarenti Direttore ARTICOLI 16 22 I farmaci non sono merci LETTERE Gli effetti dei tagli • Tappi chiusi • Sale iodato: sì o no? • Alluminio, quale lato? Per le scelte mediche non si possono applicare pure logiche di profitto Meno male: grazie alle moltissime proteste, tra cui le nostre, la supervisione a livello europeo di farmaci e dispositivi medici è tornata sotto il controllo della Direzione generale per la salute e i consumatori. Una vittoria per i cittadini. Se la competenza fosse rimasta all’Industria, come annunciato tra le prime misure del nuovo presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, la decisione sarebbe stata nefasta, nello spirito e nella pratica. Prima di tutto perché si sarebbe operato in pieno conflitto di interessi: l’organo che decide se mettere o no in commercio i farmaci non può stare sotto la giurisdizione di chi quei farmaci li produce. Poi, perché avrebbero prevalso nettamente le logiche di mercato, mentre i farmaci non sono e non devono diventare beni di consumo e compito delle politiche europee è prima di tutto promuovere e proteggere la salute dei cittadini. Si è così risottolineato il legame etico tra farmaci e diritto alla salute e il fatto che ogni scelta medico-sanitaria deve sempre essere portata avanti nell’esclusivo interesse di questo diritto fondamentale. Che, declinato nella pratica, significa farmaci e trattamenti di alta qualità, sicuri ed efficaci, a prezzi accessibili. Ciò non toglie che le case farmaceutiche abbiano tutto il diritto di fare utile e diventare concorrenziali, ma all’interno di un sistema di regole che non le avvantaggi e ne controlli l’operato e le strategie commerciali, a volte troppo disinvolte. Per garantire che ciò avvenga, oltre all’indirizzo politico dell’Unione e dei singoli Stati, è di importanza fondamentale anche il lavoro di indagine, di monitoraggio del mercato e di informazione, svolto in totale indipendenza. Ci sono bollettini scientifici slegati dall’industria e rivolti al personale medico che lo fanno seriamente da anni e riviste come quella che avete tra le mani, rivolta ai cittadini per aiutarli a rimanere in salute, a evitare prodotti (e spese) inutili, a scegliere cure e farmaci appropriati. Abbiamo rinnovato la veste grafica per rendere ancora più facilmente fruibili le informazioni e gradevole e semplice la lettura. Ma i valori di fondo non cambiano, anzi in tempi di crisi economica, in cui si stanno anche mettendo in discussione i diritti dei cittadini e aumentano le disuguaglianze nella possibilità di accesso alle cure, manteniamo ancora più alta la nostra soglia critica. 113 testsalute 3 Primo piano salute 4 testsanté 000 IN CORSIA OGNI GIORNO RISCHI L’1% IN PIÙ Antivirali per l’influenza INEFFICACI Scoperchiato il calderone: non è mai esistita alcuna prova che l’antivirale Tamiflu riduca il rischio di complicazioni gravi né di ospedalizzazione. Peccato che intanto siano stati sprecati decine di milioni per farne scorte inutili. La costanza di un pugno di ricercatori ha portato alla luce la verità, ma bisogna cambiare le regole del gioco. Al massimo, riduce la durata dei sintomi di mezza giornata. Ma non ci sono prove che l’oseltamivir (Tamiflu), riduca né i ricoveri in ospedale né le complicazioni gravi conseguenti all’influenza. Come si era invece creduto, anche a causa di articoli pubblicati su riviste scientifiche prestigiose. Al punto che nel 2009, ai tempi dell’allarme sull’influenza suina - poi ampiamente rientrato - in tutto il mondo si sono acquistate grandi scorte di questo inutile farmaco. La verità è stata accertata dalla Cochrane Collaboration, un’organizzazione internazionale di ricercatori indipendenti, quando finalmente è riuscita, dopo quattro anni di insistenti richieste, a farsi consegnare dalla casa farmaceutica Roche tutti i dati sperimentali, anche quelli mai pubblicati, per analizzare le prove in modo completo. Il risultato? L’efficacia del Tamiflu si appoggiava su dati parziali, solo in parte resi noti su riviste scientifiche, a volte accreditati ad autori in realtà estranei agli studi. È il momento di cambiare le regole: tutti gli studi clinici devono essere resi pubblici, fin da subito. Per ogni giorno in ospedale, la probabilità di essere colpiti da un’infezione provocata da un batterio resistente agli antibiotici aumenta dell’1%. Lo documenta uno studio che ha esaminato gli episodi di infezioni da batteri (come Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa e altri) resistenti a tre antibiotici che si sono verificati tra il 1998 e il 2011 in ospedale. I ricercatori hanno concluso che esiste una forte relazione tra il tempo in ospedale e il rischio: a 10 giorni dal ricovero l’incidenza era arrivata fino al 35%. Bocciato dall’UE SEMAFORO IN ETICHETTA È molto utile per dare indicazioni a chi fa la spesa, ma alla Commissione proprio non va giù. È un’indicazione chiara - rosso troppo, giallo così così, verde via libera - su grassi, zuccheri e sale, che ci informa sui nutrienti che mettono più a rischio la nostra salute. Complimenti dunque al Dipartimento per la Salute inglese, che ha introdotto (ma non reso obbligatori) i semafori nutrizionali sulle confezioni. Ma, mentre molti grandi supermercati dichiaravano di volerlo adottare, a mettere il bastone tra le ruote è l’Unione europea, che evidentemente per motivi commerciali - ha annunciato una procedura di infrazione contro il Regno Unito. A noi i semafori piacciono, li usiamo anche nella nostra banca dati sulle merendine (www.altroconsumo.it/alimentazione). Ci batteremo in tutte le sedi per difenderli. Immun’Age Cosmetici più sicuri BELLA MULTA Stop ai parabeni Non puoi spararle troppo grosse e farla sempre franca. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha condannato la società produttrice di Immun’Age, un integratore alimentare alla papaya, al pagamento di una multa di 250.000 euro. La pubblicità ripete più volte che l’integratore è efficace contro alcune gravi malattie tra cui Alzheimer e Morbo di Parkinson. Non bevetevela. L’integratore può vantare solo tre azioni: “Favorisce le naturali difese dell’organismo”, “antiossidante” e “funzione digestiva”. Definitivamente proibiti alcuni conservanti, migliori regole per altri Cinque conservanti proibiti Dal 2014 l’Unione europea ha messo definitivamente al bando cinque parabeni, conservanti utilizzati nei cosmetici. Sono questi: isopropylparaben, isobutylparaben, phenylparaben, benzylparaben e pentylparaben. E altri due regolamentati meglio Entro la metà del 2015 dovranno essere abbassate le concentrazioni di propyl e butylparaben da 0,4% a 0,14%; questi due non potranno inoltre essere usati nei prodotti senza risciacquo applicabili all’area pannolino in bambini sotto i tre anni. In aggiunta, noi consigliamo di evitarli nei prodotti che non si risciacquano e restano a lungo a contatto con la nostra pelle (creme per il corpo, burro di cacao e simili). Un passo avanti, che tra l’altro ci conferma quanto sia priva di senso la scritta “senza parabeni” ostentata da alcuni cosmetici: i parabeni non sono tutti uguali. In particolare due conservanti di questa famiglia methylparaben e ethylparaben - sono ritenuti accettabili nelle dosi consentite dalla legge. 113 testsalute 5 Problemi di urgenza Non rassegnarti No all’assorbente, no a un farmaco: il primo passo per sconfiggere l’incontinenza urinaria è rafforzare i muscoli del pavimento pelvico con esercizi mirati. E funziona. Capita spesso e non c’è niente di cui vergognarsi. La difficoltà a trattenere la pipì, più comune nelle donne in età intorno alla menopausa, è diffusa e può prendere due forme. Una è la incapacità di trattenere la pipì quando si fa un’attività che aumenta la pressione interna dell’addome, come ridere o tossire (“incontinenza da sforzo”). L’altra è l’insorgere di un bisogno improvviso e urgente di urinare (“incontinenza da urgenza”). In entrambi i casi, non bisogna cedere ai suggerimenti interessati delle pubblicità, che fa leva sulla nostra insicurezza per suggerirci di acquistare pannolini deodoranti. Il controllo della vescica si può riacquistare, attraverso la riabilitazione del pavimento pelvico: questa consiste in una serie di esercizi fisici di contrazione e rilassamento, da eseguire secondo le indicazioni di una persona esperta che ci guidi (in generale un fisioterapista). Ora le linee guida pratiche dell’American College of Physicians indicano che il training vescicale, gli esercizi per aumentare resistenza e tonicità del pavimento pelvico, la perdita di peso, se necessario, e l’esercizio fisico sono le opzioni più efficaci per il trattamento non chirurgico dell’incontinenza urinaria femminile. Per informazioni su dove fare il training, si può sentire il proprio medico di base o il consultorio della propria zona. Dopo la formazione, gli esercizi si possono fare anche a casa. 6 testsalute 113 I premi antirumore Spazzolino MEGLIO A MANO Per i bambini, è meglio uno spazzolino da denti elettrico o manuale? In linea di massima, è bene abituare i bambini, fin da piccoli, a utilizzare in modo corretto uno spazzolino manuale: più che lo strumento, infatti, è la tecnica di uso che conta, e in particolare la corretta attenzione alla durata, cioè bisogna lavare i denti per almeno due minuti. Lo spazzolino elettrico è quindi sconsigliabile sotto i 6 anni, mentre può essere utile per chi ha l’apparecchio. PIÙ SILENZIO IN CITTÀ I vincitori dell’European Soundscape Awards propongono una iniziativa interessante per rendere le nostre vite meno rumorose. Vivere in un ambiente rumoroso può avere effetti molto negativi sulla salute, fino a provocare disturbi gravi come ipertensione e problemi cardiaci. Particolare interesse ha quindi destato il sistema proposto da un gruppo di ricercatori greci per identificare il livello di rumorosità delle diverse aree di una città, meno costoso e complicato dei metodi tradizionali. Invece che sulla misurazione tramite apparecchi di rilevazione del suono, il sistema si basa su mappature già esistenti, che permettono di individuare le fonti più a rischio di rumore presenti nei diversi quartieri. Più info sul sito dell’Agenzia ambientale europea: www.eea.europa.eu. Non farti ingannare Ritratto al naturale Sulle confezioni dei cosmetici fioriscono frutti e fiori, ma l’unica cosa che conta è la lista ingredienti: dove spesso non ce n’è traccia o quasi. Eccone un altro esempio: un burrocacao. Un acquisto molto comune, all’arrivo dell’inverno, è il burrocacao, utile a proteggere le labbra - più vulnerabili - da freddo e vento, che possono provocare irritazioni fastidiose. Per sceglierlo, non farti attrarre dalle illustrazioni presenti sulle confezioni e nelle pubblicità. Come avviene per molti cosmetici e come abbiamo spesso mostrato su queste pagine, molto spesso i prodotti naturali raffigurati in grandi dimensioni si trovano in quantità molto limitata o addirittura sono del tutto assenti. Un esempio tra i tanti è quello del nuovo burrocacao Labello, che ostenta sulla confezione l’immagina della vaniglia e della noce di macadamia: ma basta girare il prodotto e semplicemente leggere la lista degli ingredienti per scoprire che né di vaniglia né di macadamia c’è alcuna traccia, se non il profumo. Nonostante la “naturalezza” ispirata dalla confezione, questo burro cacao contiene una buona quantità di petrolati (si scopre facilmente verificando che “paraffinum liquidum” è in seconda posizione nella lista, quindi secondo ingrediente per quantità), anche se sono presenti ingredienti vegetali come burro di karitè e olio di mandorle. Tra gli ingredienti non apprezzabili si può segnalare anche un conservante (BHT), che ha un impatto ambientale molto negativo ed è sospetto come perturbatore endocrino (ovvero può interferire con il nostro sistema ormonale). Attenzione a... Farmaci a base di pseudoefedrina È stata da poco pubblicata dall’Agenzia italiana del farmaco una nota relativa ai prodotti da banco usati per tosse, raffreddore e congestione nasale nonché allergia (eccone alcuni nomi commerciali: Actifed, Actigrip, Reactine e altri) e contenenti, tra gli altri principi attivi, la pseudoefedrina: bisogna fare attenzione al fatto che questa sostanza dà positività ai test antidoping, in particolare coloro che svolgono attività sportive devono saperlo. Profumatori per interni Meglio lasciar perdere incensi, candele profumate, olii essenziali da riscaldare e in generale qualsiasi sistema per profumare l’aria di casa. Si tratta di prodotti che emettono sostanze inquinanti, che possono essere irritanti, allergeniche e nei casi peggiori cancerogene. Per migliorare l’aria di case, apri spesso le finestre e ricorri a fiori, freschi o secchi, frutta o spezie. Due ingredienti da evitare Hanno un nome lungo, ma vale la pena controllare la lista ingredienti dei cosmetici per identificarli: parliamo di methylchloroisothiazolinone e methylisothiazolinone, due conservanti il cui mix è stato proibito nei prodotti che non si risciacquano, per il forte potere sensibilizzante. Per le pelli particolarmente reattive, consigliamo di evitare questo mix anche nei prodotti che si risciacquano. Inoltre, anche lasciando da parte le allergie, i due conservanti sono molto dannosi per l’ambiente acquatico. 113 testsalute 7 Un frutto come tutti NESSUN MIRACOLO Le bacche di goji sono di gran moda, ma nessun effetto particolare è provato. Periodicamente, scoppiano delle manie: una recente è quella delle bacche di goji, che sono semplicemente i frutti di un arbusto (Lycium barbarum) che cresce in Tibet e Mongolia. Per motivi oscuri, a queste bacche, lanciate sul mercato a carissimo prezzo (anche se in seguito, come sempre, il costo si è ridimensionato), sono attribuiti poteri salutistici di ogni tipo, in particolare aiuterebbero l’organismo a mantenersi giovane, preverrebbero tumori e disturbi cardiaci, agirebbero contro i danni dell’ossidazione... Nulla di tutto ciò è basato su dati attendibili (un integratore non può vantare effetti curativi). L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) non ha ammesso slogan salutistici riferiti alle bacche di goji. In pratica, come molta frutta e verdura, se integrate in una dieta equilibrata faranno anche bene. Ma non c’è motivo per attendersi particolari effetti sulla salute, tanto meno miracoli. 8 testsalute 113 Difese reali o immaginarie? 5 alimenti FUORI DAL FRIGO 1. PATATE Una temperatura sotto gli 8°C determina l’accumulo di zuccheri, facilitando la formazione di acrilammide durante la cottura 2. AGLIO In frigo si accelera la formazione del germoglio 3. BANANE Al freddo si anneriscono e rammolliscono più in fretta 4. PANE Diventa raffermo prima 5. DADI DA BRODO Sono ricchi di sale: il frigo non serve Sono tanti gli alimenti o integratori che sostengono di aiutare il nostro sistema immunitario a difendere l’organismo dalle malattie. L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare ha passato in rassegna gli slogan pubblicitari, ha verificato gli studi e ha emesso la sentenza: sono soltanto dieci le sostanze promosse. Primo, il massimo effetto che possono vantare è quello di “contribuire al normale funzionamento del sistema immunitario”. Che è diverso dal sostenere di prevenire malattie o “aumentare le difese dell’organismo”, cosa che in passato si è letta abbondantemente su integratori o alimenti di vari tipi. In secondo luogo, questa azione deve essere provata, cioè basata su studi attendibili. L’Efsa li ha verificati e ha stabilito che dati sufficienti esistono solo per sei vitamine (A, B12, B6, C, D, acido folico) e quattro minerali (rame, ferro, selenio, zinco): il claim riferito al sistema immunitario può dunque essere apposto soltanto su alimenti o integratori che contengano una dose minima, stabilita dall’Efsa, di questi micronutrienti. Per la vitamina C è stato approvato anche lo slogan che fa riferimento a un’azione favorevole per il sistema immunitario “in caso di esercizio fisico intenso”. Non è più ammesso vantare questo effetto per alimenti o integratori contenenti: propoli, magnesio, mangostano, lecitina, papaina, cartilagine di squalo, vitamina E, bioflavonoidi, antiossidanti del succo di melograno, licopene da succo di pomodoro, mirtillo rosso, glucosamina, beta carotene, succo di ribes nero, broccoli. Bocciati anche alcuni microrganismi probiotici (per esempio, Bifidobatteri e alcuni Lactobacilli come L. acidophilus, casei, paracasei, plantarum). UNA SCELTA DIETETICA APPORTO DI UNA PORZIONE IN MEDIA (100 G) 150 kcal 11% grassi, di cui 7% saturi 295 mg di calcio Ricotta l'alternativa leggera L a ricotta si può considerare un'antenata naturale dei prodotti light. Ha infatti un grande merito: può sostituire ingredienti molto più ricchi di calorie e grassi - come panna, formaggi o mascarpone - in una quantità di piatti, dolci e salati, con un risultato appagante anche per il palato. Benché sia assimilata ai formaggi, non è tale, perché si ricava non a partire dal latte, ma dal siero, che è il residuo acquoso della lavorazione dei formaggi stessi. La ricotta, partendo da una materia prima più leggera, Crema natalizia contiene molti meno grassi e calorie dei formaggi, anche di quelli freschi come stracchino e mozzarella. Alcuni produttori, aggiungendo agli ingredienti crema di latte, ne migliorano il sapore, ma la rendono più calorica. Al posto di burro o panna va bene per condire la pasta; con spinaci, carciofi o altre verdure fa da base a ottime torte salate. A Natale una porzione di crema alla ricotta, al posto di quella al mascarpone, dà 160 kcal e 7 g di grassi: preparata con il mascarpone apporterebbe ben di più: 310 kcal e 25 g di grassi. • 500 g ricotta • 150 g zucchero • 3 uova (prima di romperle lavate bene il guscio con acqua e sapone) • profumo a piacere (vaniglia, marsala) Monta le uova con lo zucchero, amalgama la ricotta e profuma con l'aroma scelto. Usa per farcire o accompagnare panettone o pandoro. 30% della dose quotidiana di calcio in 100 g ➜ Guida alla dieta su www.altroconsumo.it/dimagrire 113 testsalute 9 Il farmaco di marca non è tutto rimborsato Pregiudizi che pesano sul portafoglio I farmaci generici fanno risparmiare sia il Servizio sanitario sia i cittadini. A patto che siano usati. Altrimenti la differenza di costo con il farmaco di marca la paga il paziente. Con il generico risparmi fino al 77% 10 testsalute 113 Spendi meno, resti in salute N egli ultimi sei anni il Servizio sanitario nazionale ha risparmiato un miliardo e mezzo di euro di spesa grazie all’uso dei farmaci generici-equivalenti. Purtroppo non si può dire altrettanto per il portafoglio dei singoli cittadini, la cui spesa farmaceutica continua a lievitare anno dopo anno. E non solo per l’acquisto eccessivo di farmaci inutili: analizzando i dati ufficiali salta subito all’occhio il fenomeno della crescita della spesa della compartecipazione. In pratica ciò che ciascuno di noi paga ogni volta che acquista un farmaco considerato essenziale, prescritto dal medico con la classica ricetta rossa (fascia A). La compartecipazione comprende il ticket e la differenza tra il costo del farmaco generico e quello di marca di cui è scaduto il brevetto, quando si opta per il secondo. La compartecipazione dei cittadini, negli ultimi quattro anni è amentata ben del 66,5%, per una spesa complessiva di un miliardo e mezzo, pari a 24 euro all’anno per ogni cittadino. Come mai? A incidere sullo scontrino rovente pesa il ticket e la differenza di prezzo tra il farmaco generico e di marca, che è carico nostro. Ticket sui farmaci: una vera giungla Il ticket,cioè il costo fisso della ricetta che ogni Regione stabilisce per l’acquisto dei farmaci e delle prestazioni mediche a titolo di compartecipazione, nasce con l’obiettivo di contenere le spese inutili. Su di esso il cittadino non ha margini di manovra. Ma non è raro vedere casi in cui il costo di un farmaco è praticamente lo stesso sia che lo si paghi privatamente per intero sia che lo si acquisti attraverso il Servizio sanitario, con la ricetta rossa. Il ticket a volte incide davvero in maniera eccessiva: ecco perché sono sempre di più coloro che ne chiedono una revisione. Non solo: il ticket è un costo fisso molto variabile da regione a regione. Ogni Regione può deliberare autonomamente se introdurre un ticket oppure no, e deciderne le modalità di applicazione. Il 70% del consumo di farmaci riguarda molecole che non hanno più il brevetto Un residente del Lazio, per esempio, per avere due confezioni di antistaminico con ricetta del Servizio sanitario deve pagare 8 euro; 4 euro se vive in Lombardia, zero se è un fortunato residente della Valle D’Aosta. Questa situazione sta generando non poca sfiducia: secondo una recente indagine del Censis (Monitor biomedico 2014), il 45% degli italiani ritiene il ticket una tassa iniqua; per il 22% è uno strumento inutile e solo il 33% ritiene che sia uno strumento utile per limitare l’acquisto di farmaci non necessari. Bisogna cominciare a rivedere le regole della partecipazione alla spesa sanitaria, da un lato per renderle più omogenee sul territorio nazionale, dall’altro per evitare che il ticket sia di fatto soltanto una barriera all’accesso alle prestazioni. Il farmaco generico incontra resistenze L’altra voce di spesa che incide sulle tasche dei cittadini è la differenza di costo tra farmaco generico e farmaco di marca. Da quando sono scaduti i brevetti e sono entrati in commercio i farmaci non firmati, nel 2001, il Servizio sanitario ha deciso di rimborsare solo il prezzo delle pillole no logo, meno care delle specialità di marca. Da allora sono stati risparmiati parecchi milioni di euro, e le nostre autorità di vigilanza si sono impegnate per garantire la stessa qualità di cure ai cittadini. Ma questo sistema ha anche PARTECIPA ANCHE TU AL RISPARMIO Puoi contribuire a ridurre gli sprechi chiedendo sempre il farmaco generico accentuato il rischio di un trasferimento di costi sui cittadini, quando questi ultimi non scelgono il farmaco generico. Cosa che si è puntualmente verificata: i farmaci no logo non convincono abbastanza e il loro uso non è così diffuso come invece ci si aspettava. Secondo il Censis, infatti, nell’ultimo anno solo il 42% degli italiani ha comprato più frequentemente i farmaci equivalenti rispetto a quelli a marchio commerciale. Inoltre, il 45% dichiara di preferire il farmaco di marca, un dato che fa riflettere ancora di più, se pensiamo che la percentuale degli scettici era del 35% nel 2012. Una diffidenza che è molto più accentuata nelle regioni del Sud e nelle Isole: guardando i numeri relativi alla spesa farmaceutica forniti dal censimento annuale dell’Osmed (l’Osservatorio sull’impiego dei medicinali dell’Agenzia italiana dei farmaci) il divario tra Nord e Sud rispetto al consumo dei farmaci generici è lampante. Nelle regioni meridionali l’uso dei farmaci no logo è decisamente al di sotto della media nazionale. “Se prendiamo l’intero mondo dei farmaci - sia che siano rimborsati sia che non lo siano, in libera vendita, dietro prescrizione ecc... - la diffusione dei farmaci generici nel nostro Paese in termini di consumi non raggiunge il 19 per cento. Per la fascia A, cioè quella parte di farmaci rimborsati dal Servizio sanitario, la penetrazione è superiore > 113 testsalute 11 Non affezionarti alla marca > e raggiunge il 24 per cento”, ci spiega Michele Uda, direttore generale di Assogenerici. “Si tratta di un dato ancora molto al di sotto della media europea, per non parlare degli Stati Uniti dove l’indice di penetrazione è dell’80%”, conclude Uda. E al Sud le cose sembrano andare ancora peggio, con una forte resistenza verso i farmaci no logo. Come mai? “Ci sono molti motivi che spiegano questo fenomeno”, dice Uda, “Sicuramente conta la componente culturale, un accesso più mediato all’informazione al Sud la classe Perché spendere inutilmente centinaia di euro in più all’anno? Come usare bene i farmaci Quattro mosse per non sprecare Non abusare. Prendi soltanto i farmaci che servono davvero ed evita quelli di cui non si conosce bene l’efficacia. Per esempio, per curare un raffreddore non è necessario riempire l’armadietto dei medicinali con decine di prodotti: per alleviare i sintomi basta riposare, bere, umidificare l’ambiente e prendere del paracetamolo al bisogno. Non esistono farmaci miracolosi. Evita inutili doppioni. Forse non lo sai, ma molti farmaci “famosi”, che hanno nomi diversi e magari si fanno molta pubblicità per distinguersi dagli altri, sono di fatto la stessa cosa. Questo succede spesso per i farmaci in libera vendita per alleviare i sintomi dolorosi, come i dolori mestruali o il mal di testa. Impara a riconoscerli in base al principio attivo e al dosaggio. Non fare scorte. L’armadietto dei medicinali non è una dispensa da cui attingere, ma deve contenere non più di 4 o 5 farmaci essenziali, da usare in caso di emergenza. Scegli il più economico. Scegli il farmaco generico. Acquista i farmaci in libera vendita anche nelle parafarmacie o negli ipermercati: spesso qui costano meno. 12 testsalute 113 medica è meno propensa a prescrivere il farmaco generico. I nostri dati indicano che chi usa di più il generico è il cittadino del Nord con una cultura medio-alta e un reddito più elevato, perché è colui che riesce ad accedere più facilmente all’informazione. Mentre chi ha un reddito più basso e una scolarizzazione inferiore ne fa un uso più limitato. Un paradosso, perché è proprio al secondo che il generico offre un vantaggio maggiore”. Cosa si può fare per provare a invertire questa tendenza? “Sicuramente il passaggio alla prescrizione per principio attivo, pur con tutti i limiti e i cavilli attuali, ha dato un grande impulso all’uso del farmaco generico-equivalente in Italia”, conclude Uda, “Adesso è arrivato il momento in cui medici di medicina generale e farmacisti si siedano intorno a un tavolo e comincino a dialogare di più. Soltanto una migliore sinergia tra questi due operatori, cioè tra prescrittori e dispensatori di farmaci, potrà creare un clima di maggior fiducia verso i farmaci generici-equivalenti”. Stessa efficacia e sicurezza I medicinali equivalenti sono guardati con diffidenza da molti pazienti e purtroppo anche da alcuni medici di medicina generale, che continuano a prescrivere sulla ricetta la specialità di marca non sostituibile, a causa delle informazioni scorrette che si sono diffuse sulla loro presunta minore qualità ed efficacia. E sono i cittadini a pagare lo scotto del pregiudizio, spendendo inutilmente del denaro in più per curarsi sostanzialmente allo stesso modo. Non smetteremo mai di ripertelo: il farmaco generico, o più correttamente “equivalente”, è sovrapponibile al corrispettivo di marca dal punto di vista del contenuto di principio attivo (cioè la sostanza attiva, che è responsabile dell’effetto farmacologico richiesto), del dosaggio e della forma farmaceutica (compresse, sciroppo...). Per legge, invece, possono essere diversi gli eccipienti, > La spesa annuale delle famiglie per i farmaci Scontrini a confronto Una famiglia e una coppia di coniugi alle prese con la spesa per i farmaci. Usando i generici, quando disponibili, risparmiano fino al 77 per cento. Grazie anche ai meccanismi di rimborso ed esenzioni. Il padre, 54 anni, ha un lavoro stressante. Ha l’ulcera e qualche episodio depressivo. In inverno prende spesso il raffreddore. La figlia, 24 anni, sta bene. Prende la pillola contraccettiva e ha solo qualche episodio di herpes labiale. La madre, 46 anni, soffre di emicrania (ha attacchi severi circa 5 volte l’anno) e si cura per controllare la psoriasi. Il figlio, 18 anni, ha la rinite allergica ed è soggetto alla sinusite. Inoltre usa una crema per l’acne. Famiglia di 4 persone Farmaci di marca Lansox Maalox Plus Zoloft Tachipirina Mucosolvan Maxalt Moment Psorcutan Yasminelle Zovirax Zirtec Augmentin Airol crema 428 € Calcipotriolo Etinilestradiolo/ drospirenone Aciclovir Cetirizina Amox + acido clav. Tretinoina Same 240 € risparmio 48% La moglie ha 74 anni e soffre di insonnia, artrosi, diabete di tipo 2 e glaucoma. Gode delle esenzioni ma paga di tasca propria il farmaco per dormire e la crema antidolorifica. Coniugi anziani Generici quando possibile Lansoprazolo ABC Maalox Plus Sertalina ACT Tachipirina Iper Mucosolvan Iper Rizatriptan Moment Il marito ha 76 anni e soffre di ipertensione e colesterolo alto. Gode dell’esenzione per patologia, ma deve pagare la differenza se sceglie la marca. Farmaci di marca Generici quando possibile Combisartan Sivastin Tavor Brufen 600 Artrosilene gel Glucophage Timoptol Valsartan Simvastatina Lorazepam Ibuprofene Ketoprofene Metformina Timololo tubilux 198 € 48 € risparmio 77% 113 testsalute 13 Medici e farmacisti coinvolti PRESCRIVERE E DISPENSARE Medici e farmacisti devono incentivare l’uso del generico confrontandosi con il paziente Se compri i farmaci in libera vendita negli ipermercati risparmi in media il 14% del prezzo delle farmacie ➜ Guida farmaci Come utilizzare e conservare i farmaci, quali comportamenti può adottare il consumatore per contribuire alla sicurezza dei medicinali: sono solo alcuni degli argomenti affrontati in questa nuova guida di Altroconsumo. Un manuale che aiuterà a fare ordine partendo dall’armadietto dei farmaci in casa. Per voi in regalo con un piccolo contributo di 1,95 euro di spese amministrative. www.altroconsumo.it/guidepratiche > cioè le sostanze non attive contenute nei farmaci, che però non influiscono sull’efficacia della cura. L’equivalenza del generico rispetto al farmaco di marca viene dimostrata con studi rigorosi, che vengono definiti “di bioequivalenza”. Quello che cambia sostanzialmente è il prezzo: il farmaco non griffato, quando entra in commercio, deve costare almeno il 20% meno di quello di marca. Ti dimostriamo quanto risparmi Dalla teoria alla pratica: ti vogliamo dimostrare che, se utilizzi il più possibile i farmaci generici puoi ottenere un risparmio sulla tua spesa farmaceutica davvero consistente, perché potrai curarti in modo appropriato senza pagare la differenza di prezzo che sarebbe a tuo carico nel caso in cui optassi per il farmaco di marca (resta a tue spese, ovviamente, quando presente, il ticket di compartecipazione). Per farlo abbiamo analizzato un anno di spesa farmaceutica di due famiglie “tipo”: una famiglia - padre e madre cinquantenni con due figli grandi - e una coppia di coniugi anziani (trovi lo schema che riassume i risultati dei nostri calcoli a pagina 13). Lo scenario che è stato ipotizzato ha cercato di mimare il più possibile situazioni reali e ha preso in considerazione sia i farmaci più usati per le malattie più diffuse, sia quelli che si acquistano con più frequenza per 14 testsalute 113 alleviare i sintomi dovuti ai disturbi di stagione, come la tosse. I nostri calcoli si basano sull’acquisto di farmaci prescritti dal medico rimborsati dal Servizio sanitario, i cosiddetti farmaci da “ricetta rossa” (in fascia A) e sulla spesa per medicine che non vengono rimborsate, perché in libera vendita (come il paracetamolo) o acquistabili con ricetta su carta intestata bianca. Quanto costa curarsi? Dipende: acquistando soltanto i farmaci di marca la nostra famiglia dovrebbe sborsare di tasca propria 428 euro, cioè il 72% della spesa farmaceutica totale, che ammonterebbe a 589 euro (nel calcolo abbiamo lasciato fuori il costo del ticket). I coniugi spenderebbero invece 198 euro di farmaci in un anno (il 40% della spesa complessiva che ammonta a 483 euro): in proporzione meno della prima famiglia perché, trattandosi per lo più di malattie croniche, godrebbero di alcune esenzioni che si riflettono anche sull’acquisto dei medicinali di marca. Se entrambi i nuclei familiari si affidassero, quando possibile, ai farmaci equivalenti, la spesa annuale scenderebbe parecchio: 240 euro per la famiglia, solamente 48 euro per i coniugi. Un risparmio decisamente importante, soprattutto per la nostra coppia di anziani: la famiglia risparmierebbe il 48% mentre i coniugi in pensione pagherebbero ben il 77% in meno. Banca farmaci online Vuoi sapere se esiste un farmaco che costa meno rispetto a quello di marca, con lo stesso principio attivo e con un’efficacia del tutto paragonabile? Consulta gli oltre 14mila farmaci della nostra banca dati. www.altroconsumo.it/farmaci SCELTE SICURE IN VIAGGIO SENZA PENSIERI TEMPO DI VACANZE: ASSICURATI UNA BUONA TUTELA IN VIAGGIO E NEI TUOI SOGGIORNI, OVUNQUE TU SIA. p Hai prenotato un viaggio, una crociera, uno stage all'estero, o deciso di girare l'Italia in moto? Assicurati! p Puoi sottoscrivere la polizza VIAGGI NONSTOP VACANZA di Europ Assistance, giudicata la migliore dal nostro test, con uno sconto del 20%. p Sarai rimborsato se perdi il bagaglio, se hai bisogno di un medico o devi rientrare e altro ancora. p Sul nostro sito trovi tante altre informazioni sui viaggi e le modalità per sottoscrivere la polizza. Assicurati una bella vacanza altroconsumo.it/vita-privata-famiglia/vacanze I suggerimenti e i giudizi di Altroconsumo sono come sempre indipendenti. Tutti i prodotti e i servizi che proponiamo sono stati sottoposti alle nostre analisi e ai nostri test comparativi. L Massimo Galli Ospedale Sacco, Milano Paura di Ebola? L’esperto ci rassicura Giusto collaborare ad arginare l’epidemia, ma senza allarmismi inutili: in Europa il problema riguarda casi sporadici, legati a qualche violazione dei protocolli previsti per gestire i malati. Improbabile il contagio. 16 testsalute 113 e notizie sull’epidemia di Ebola, che ha provocato migliaia di morti in Africa occidentale e qualche caso in Usa ed Europa, hanno portato a un allarmismo eccessivo nel nostro Paese? Gli ultimi dati resi pubblici dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) all’inizio di novembre 2014 descrivono una situazione drammatica nei Paesi colpiti: si contano più di 13.500 casi tra sospetti, probabili e confermati, con un conto totale di più di 4.900 morti. E quanto leggiamo sui media non attenua le preoccupazioni. Ne abbiamo parlato con Massimo Galli, professore di Malattie Infettive all’Università di Milano, che nella stessa città dirige la Terza divisione Malattie Infettive e Tropicali dell’Ospedale Sacco, in Italia uno dei due centri di riferimento per l’Ebola dell’Oms, insieme allo Spallanzani di Roma. «Attenzione: intanto, parlando dell’epidemia di Ebola non bisogna certo riferirsi all’Africa in generale», precisa subito Galli. «L’epidemia ha colpito tre nazioni africane, Guinea, Liberia e Sierra Leone: quindi una dimensione territoriale limitata e circoscritta. In Senegal e Nigeria ci sono stati pochi casi, che sono stati arginati, e le due nazioni sono state dichiarate libere da Ebola intorno al 20 ottobre scorso. A molti sfugge che l’Africa è così grande che, per fare un esempio, Asmara, capitale dell’Eritrea, è più distante da Conakry, capitale della Guinea, di quanto non disti da Roma». È giusto preoccuparsi anche in Europa? «Come cittadini del mondo, si deve sentire la responsabilità di quanto sta avvenendo e ci si deve preoccupare partecipando agli sforzi per arginare la malattia nei Paesi colpiti. Tuttavia non è probabile che l’epidemia si possa trasferire in Europa: l’eccessiva drammatizzazione non è utile e può essere controproducente». Il rischio esiste nei Paesi colpiti Che cosa c’è da temere in Europa? «Incidenti isolati, dovuti a una violazione dei protocolli, ovvero delle regole per l’assistenza ai malati. Ma questo non significa che sia probabile il diffondersi del contagio. Prendiamo un caso emblematico, quello del paziente che ha contratto l’Ebola in Liberia e ne è morto negli Stati Uniti: benché a Dallas la prima volta fosse stato rimandato a casa dal Pronto soccorso, dove la malattia all’inizio non venne riconosciuta, né i conviventi né alcuna persona venuta a contatto con lui sono stati contagiati. Bisogna anche pensare che gli standard igienici delle case nel mondo occidentale sono diversi da quelli presenti in molti contesti africani, in particolare rurali, dove per esempio può mancare del tutto l’acqua corrente. Invece, si sono ammalati due infermieri che lo hanno assistito». Perché Ebola colpisce medici e infermieri? «Il personale sanitario è per definizione il più esposto, perché viene a contatto con la malattia nel momento in cui si prende cura del malato, che – quasi come in un film dell’orrore – può perdere sangue che esce da tutti gli orifici corporei: sangue dove il virus a questo punto è presente in grande quantità. Inoltre il virus è presente anche in altri fluidi corporei, come saliva o sperma, oltre che nelle feci e urine. Assistere il malato comporta un forte rischio: durante questa epidemia di Ebola sono più di 500 gli operatori che si sono infettati e più di 200 sono morti. All’inizio di un’epidemia, quando la malattia non è ancora stata riconosciuta, prima che si mettano in atto tutte le misure di sicurezza, l’ospedale può fare perfino da amplificatore; è quello che è avvenuto nei Paesi interessati dall’epidemia, anche a causa delle condizioni spesso precarie delle strutture sanitarie». Per precauzione si calcolano 21 giorni, ma in generale l’incubazione dura solo una settimana Restiamo ragionevoli Qui non c’è alcun cibo a rischio Nulla di quello che è venduto o somministrato in Occidente è a rischio; nei Paesi interessati dall’epidemia, è da evitare invece il contatto con animali selvatici e la manipolazione di animali morti o carne cruda (la malattia si è trasmessa all’uomo attraverso la macellazione di animali malati o portatori del virus). Anche la frutta, ma solo nei Paesi colpiti dall’epidemia, può essere contaminata da escrementi o fluidi di animali ammalati: ma non è il caso di temere la frutta tropicale in generale. Da evitare i viaggi nei Pesi colpiti dall’epidemia Mentre è sconsigliabile in questo periodo viaggiare nei Paesi colpiti dall’epidemia, non c’è alcun motivo per decidere di non andare in altre parti dell’Africa. Per aggiornamenti, verificare sul sito del ministero della Salute. Un malore di una persona di colore non significa Ebola La paura fa brutti scherzi e purtroppo si sono già verificati casi di intolleranza o comunque allarmismo eccessivo. Cerchiamo di evitarli. Per saperne di più Aggiornamenti frequenti sul sito www.salute.gov.it NESSUN VOLO DIRETTO PER L’ITALIA Il viaggio dalle aree colpite è lungo, difficile arrivare senza sintomi Come avviene il contagio? «Ci si ammala per contatto stretto, cioè se attraverso lesioni anche minime della cute (pelle, ndr) o attraverso le mucose (come l’interno della bocca o gli occhi) si viene a contatto con fluidi e secrezioni del malato: nel contesto domestico questo avviene più facilmente se le condizioni igieniche sono carenti e se la famiglia presta direttamente assistenza al malato. Nel diffondersi della malattia c’è stato poi un importante ruolo dei funerali: a Ebola sembra piacciano i funerali, ne provoca e se ne serve per diffondersi, perché le tradizioni locali prevedono che il morto sia salutato attraverso un ripetuto contatto fisico con la salma. E, nel caso di Ebola, è probabile che la salma sia contaminata anche esternamente da fluidi contenenti virus. Da non dimenticare, comunque, che ci sono malattie infettive assai più contagiose di Ebola, per esempio la tubercolosi in fase “aperta”, quando i batteri sono espulsi attraverso un colpo di tosse». Si è paventato che Ebola possa mutare in questo senso «Ebola non sembra in grado di diffondersi per via aerea e l’ipotesi che possa mutare, acquisendo la capacità di farlo, non poggia su dati scientifici né epidemiologici in grado di confermarla. Resta quindi solo una probabilmente remota, vaga possibilità». 113 testsalute 17 Eterologa un viaggio ancora lungo Caduto il divieto, molte coppie hanno visto riaccendersi una speranza. Ma la situazione è ancora bloccata in quasi tutti i centri di riferimento. Mentre la Lombardia, unica in Italia, fa pagare la prestazione per intero, discriminando i suoi cittadini. N on è finita la lunga battaglia delle coppie infertili italiane per vedere riconosciuto il diritto ad accedere alla fecondazione eterologa, vale a dire la tecnica di fecondazione artificiale in cui ci si avvale di seme od ovulo di donatori. Perché, se è vero che, dopo la decisione della Consulta di abolirne il divieto, questa tecnica di fecondazione assistita è tornata legale nel nostro Paese (come lo è nella maggior parte dei Paesi europei), di fatto l’opzione terapeutica non è ancora entrata a regime nelle 18 testsalute 113 strutture ospedaliere pubbliche italiane. Nel momento in cui scriviamo, infatti, è possibile accedere al percorso di fecondazione eterologa soltanto nei centri di procreazione assistita della Regione Toscana, l’unica ad aver costituito un registro dei donatori. Insomma, una partenza al rallentatore: a otto mesi dalla sentenza della Corte costituzionale che ha dato il via libera all’eterologa, le molte coppie che da anni si battono per vedere riconosciuto il loro diritto ad accedere a questa tecnica – il divieto è stato istituito con la legge 40 del 2004 - stanno ancora aspettando che le strutture si organizzino. Tra circolari applicative non ancora arrivate dalle Regioni, problemi relativi alla reperibilità dei gameti, procedure da mettere a punto, i centri sono quasi tutti bloccati. E le coppie in lista d’attesa non sanno quando potranno finalmente essere prese in carico. Tra sei mesi? Un anno? Un tempo infinito, soprattutto per chi rischia di non rientrare più nei limiti di età stabiliti dalle linee guida regionali. Un registro nazionale Cade il divieto: le regole ci sono La politica indugia, mette paletti, rimanda la decisione. “Eppure la Corte Costituzionale, nella motivazione della sentenza, spiega chiaramente che tutte le regole sulla fecondazione medicalmente assistita già presenti restano in piedi e devono essere applicate anche alla tecnica eterologa (istituzione di registri, regole tecniche ecc...). Non c’è quindi un vuoto legislativo da colmare e non è necessario aspettare il lungo iter parlamentare per poter offrire questa opzione terapeutica alle coppie italiane”, spiega Marilisa D’Amico, professore ordinario di diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi di Milano. Un fatto positivo, però, c’è. “Per fortuna, alcune Regioni, come la Toscana, hanno subito risposto a queste sollecitazione, organizzando un tavolo tecnico per mettere a punto le linee guida ufficiali per gli ambulatori pubblici”, continua D’Amico. Una base tecnica condivisa (sintetizziamo le regole nel riquadro a pagina 20), che tuttavia sembra non essere stata sufficiente a far partire in tempi brevi gli ambulatori ospedalieri. Il caso Lombardia C’è un altro grande intoppo che frena la possibilità di accesso a questa procedura per molte coppie. Ed è uno scoglio di tipo economico. La Regione Lombardia, unica in tutto il territorio nazionale, ha deciso di permettere il trattamento, ne ha condiviso le linee guida, ma non ha sottoscritto l’accordo sul costo del ticket. In pratica, le seimila coppie lombarde in attesa di tentare la strada di una gravidanza attraverso la fecondazione eterologa dovranno pagare interamente la procedura, sia che si rechino nei centri pubblici regionali, sia che decidano di farsi curare fuori regione. Un esborso che non è alla portata di tutti: la procedura, infatti, costerà ai cittadini lombardi alcune migliaia di euro (si stima fino a 4.500 euro a trattamento), mentre il ticket di compartecipazione previsto nelle altre regioni è di circa 400-600 euro. In breve 60% della popolazione non è informata su cosa sia l’infertilità 15% circa delle coppie italiane ha problemi a concepire il primo figlio 40% degli italiani è favorevole alla fecondazione eterologa 50.000 coppie ogni anno si rivolgono ai centri di procreazione assistita “La decisione della Lombardia di far pagare interamente la procedura di fatto va contro una delle motivazioni più importanti della decisione della corte Costituzionale, che ha tolto il divieto a questa tecnica anche perché discriminava i cittadini da un punto di vista economico”, sottolinea Marilisa D’amico. “La Corte, infatti, ha preso seriamente in considerazione il fenomeno del turismo procreativo per cui, negli anni in cui era in vigore la legge 40, le coppie che potevano permetterselo andavano all’estero, mentre chi non poteva pagare restava senza una terapia, e ha parlato di un’odiosa discriminazione contraria al principio di eguaglianza stabilito dall’articolo 3 della nostra Carta costituzionale. I giudici di fatto hanno voluto dare un’indicazione precisa per il futuro: la fecondazione eterologa è un’opzione terapeutica a cui tutti i cittadini devono avere accesso alle stesse condizioni nel servizio pubblico”, spiega D’Amico. In pratica, per evitare la giungla di tariffe elevatissime e vessatorie, è necessario che questa tecnica sia inserita al più presto nei livelli essenziali di assistenza cioè nelle prestazioni che il servizio sanitario nazionale fornisce gratuitamente ai cittadini o con il pagamento di un ticket uguale in tutte le regioni. Fino ad allora, a causa della delibera lombarda, si sta assistendo ancora una volta a una situazione di irragionevole discriminazione economica tra le coppie in difficoltà. DOVE RIVOLGERSI Sul sito dell’Istituto superiore di sanità sono elencati tutti i centri autorizzati per la procreazione assistita L’esodo diventerà un ricordo? Per dieci anni, periodo in cui è stato in vigore il divieto, si è assistito a un vero e proprio esodo verso l’estero di moltissime coppie in cerca di una gravidanza, nei Paesi europei dove la procreazione assistita eterologa era legale. Esodo che era limitato soltanto a quei cittadini che potevano permettersi il viaggio. Non erano pochi: secondo l’Osservatorio del turismo procreativo ogni anno si spostavano circa quattromila coppie nei centri specializzati in queste tecniche oltreconfine, sia per fare la fecondazione > 113 testsalute 19 > medicalmente assistita omologa (con seme e ovuli della coppia), sia per tentare l’eterologa. Un viaggio che non solo aveva un forte impatto economico sulle coppie, ma che incideva psicologicamente e comportava non pochi rischi per l’assenza di garanzie in alcuni paesi dove queste tecniche erano proposte low cost. “La decisione della Lombardia verrà sicuramente impugnata”, conclude la professoressa D’Amico, “non soltanto dalle coppie ancora in attesa, ma anche dai centri medici privati che avevano chiesto l’autorizzazione a effettuare l’eterologa e che si sono visti sospendere, non si sa bene per quale motivo, la procedura autorizzativa”. Intanto, però, la tanto decantata eccellenza sanitaria della Lombardia è a disposizione solo delle coppie che hanno il portafoglio pieno. Per le altre, non c’è soluzione. Si tratta di un’incongruenza inspiegabile: l’eterologa ha una barriera d’accesso economica, mentre la fecondazione assistita omologa viene rimborsata. Una legge smontata pezzo dopo pezzo Fin dalla sua approvazione nel 2004, la legge 40 ha suscitato molte polemiche. Le limitazioni introdotte nel nostro Paese sulla procreazione assistita, infatti, rendevano di fatto molto difficile per i medici applicare le tecniche più appropriate ed efficaci rispetto ai diversi casi di infertilità o di problemi legati alla capacità procreativa delle coppie. In dieci anni, la legge 40 è stata portata in tribunale tantissime volte per vizi di incostituzionalità ed è stata smontata pezzetto dopo pezzetto: nel 2008 il Tribunale amministrativo del Lazio aveva rimosso il divieto della diagnosi pre impianto, necessaria in caso di malattie genetiche dei genitori; nel 2009 la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la parte relativa al numero massimo consentito di embrioni da fecondare e alla necessità di doverli impiantare tutti simultaneamente, scongiurando così i maggiori rischi legati a gravidanze multiple. Spieghiamoci meglio CONSULENZA Il comune di Milano ha aperto uno sportello informativo sulla fecondazione eterologa, in cui sono a disposizione giuristi, medici e psicologi. Lo sportello è attivo presso la Casa dei Diritti di via De Amicis 10 a Milano. Per accedervi bisogna prenotarsi telefonando allo 0288441641. 20 testsalute 113 La fecondazione eterologa è una forma di procreazione medicalmente assistita in cui il seme maschile o l’ovulo femminile non appartiene a uno dei genitori, ma a un donatore esterno alla coppia. È consigliata nei casi di infertilità assoluta di uno dei due partner. La caduta del divieto di utilizzare questa tecnica permette alle coppie infertili di avere un’opzione terapeutica per ottenere una gravidanza. Ci sono diverse tecniche di fecondazione eterologa: come avviene per quella omologa si procede per gradi, dal metodo più semplice, come l’inserimento nell’utero del liquido seminale del donatore, fino alla vera e propria fecondazione in vitro che prevede la fecondazione degli ovociti e la crescita degli embrioni in provetta (Fivet), prima dell’impianto in utero. I donatori possono lasciare il proprio liquido seminale od ovociti (nel caso delle donatrici) in apposite banche, che conservano i campioni e li utilizzano quando necessario. A differenza della fecondazione omologa, il nascituro non avrà un patrimonio genetico ereditato da entrambi i genitori. La fecondazione eterologa è sconsigliata nelle donne che hanno superato i 50 anni di età. Non è un’opzione per chi “rimanda”. Le regole condivise Limite di età L’accesso per fare l’eterologa con il pagamento del ticket è previsto per le coppie eterosessuali maggiorenni, con certificata infertilità irreversibile, fino al compimento dei 43 anni per la donna. Non più di 3 cicli Nelle strutture sanitarie pubbliche non si potranno effettuare più di tre cicli di fecondazione a coppia. La scelta non spetta alla coppia Le coppie non potranno scegliere le caratteristiche dei donatori. I centri per la fecondazione assistita faranno in modo che genitori e figli siano compatibili per caratteri fisici. Garantito l’anonimato I donatori di ovuli e sperma rimarranno anonimi e non potrammo mai essere rintracciati se non in caso di problemi medici del nato, mai dai riceventi e solo attraverso il controllo di tracciabilità. Anche i donatori non avranno diritto di conoscere il bambino nato. Non più di 10 nascite Le cellule riproduttive di un medesimo donatore non potranno determinare più di dieci nascite. Questo limite può essere superato nei casi in cui una coppia, che abbia già avuto un figlio tramite eterologa, intenda sottoporsi nuovamente alla pratica utilizzando le cellule del medesimo donatore. UNA FOTO PERFETTA? FARE SHOPPING SENZA USCIRE DI CASA? CI VUOLE UNA GUIDA. Cosa spinge 14 milioni di persone a fare acquisti online? La fotografia digitale è solo per la nuova generazione di fotografi? Cosa offre di buono il web? Questo mese Altroconsumo ti propone 2 Guide Pratiche che ti aiutano a prendere confidenza con le nuove opportunità che la tecnologia e il web ti mettono a disposizione. he p referisci ci e richiedila subito. È un reg galo di Altroconsum mo. Scegli quellaa ch che preferisci regalo Altroconsumo. agli per per richiederla richieder erla la a pagina pag gin ina a4e5d ell lla rivista riivist ista a di Altroconsumo. Altrocons nsum u o. Tutti i dettagli della NOVITÀ NOVITÀ Alla ricerca del sonno perduto Davvero bisogna dormire otto ore? Che effetti ha sulla nostra salute la carenza cronica di riposo? Come si combatte l’insonnia? In quali casi funziona la melatonina e in quali no? Ecco le risposte che cerchi e i risultati delle prove di laboratorio sugli integratori. 22 testsalute 113 L’ormone melatonina NON VA DATO A BAMBINI E ADOLESCENTI Salvo eccezioni, è controindicato per chi è in età pre-sviluppo A gli uomini bastano quattro ore di sonno, alle donne cinque, solo agli imbecilli sei». Con il suo proverbiale tatto, Napoleone non risparmiava critiche a chi trascorreva troppo tempo con la testa sul cuscino. Per lui quattro ore erano più che sufficienti, così come per Churchill, Margaret Thatcher e Rita Levi Montalcini. Ancor meno per Leonardo Da Vinci, che non metteva in pausa la sua frenesia inventiva neppure quando era tra le braccia di Morfeo. Sul sonno aveva elaborato una teoria tutta sua: un pisolino di quindici minuti ogni due ore. Tutti fanatici del “Nessun dorma”? Non proprio. Aveva tutt’altro stile Einstein, che di rinunciare alla sua notte di undici ore filate non voleva proprio saperne. Che fine fanno allora le otto ore canoniche che tutti si affrettano a consigliare? Non sono altro che un cliché. La verità è che il riposo è un’esperienza totalmente soggettiva. E non è tanto un problema di quantità, quanto di qualità. Se ci si sveglia con la percezione che il sonno è stato appagante e ci si sente in forma durante la giornata, vuol dire che si è dormito il giusto. Tra l’altro la quantità, che per la gran parte degli adulti si colloca tra le sei e le otto ore, in genere muta (o meglio diminuisce) con l’avanzare dell’età. Una persona a diciott’anni ha bisogno di dormire di più di quanto non ne avrà a ottanta. Se la carenza diventa cronica Chi dorme male per lungo tempo diventa più vulnerabile ai malanni. Come spiega Lino Nobili, responsabile del Centro di medicina del sonno dell’Ospedale Niguarda di Milano: «Bisogna distinguere però gli effetti immediati, come sonnolenza durante il giorno, stanchezza, mancanza di concentrazione, irritabilità, da quelli a lungo termine, che un deficit di sonno cronico può produrre. Un’insonnia prolungata può influenzare negativamente il sistema nervoso vegetativo e aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, avere ripercussioni sul sistema immunitario e facilitare un aumento di peso attraverso modificazioni del metabolismo. Il test su 15 prodotti Scegli il meno caro Abbiamo portato in laboratorio quindici prodotti a base di melatonina: 14 integratori (sono tutti da 1 mg) e l’unico farmaco in commercio (2 mg). Buone notizie, tutti contengono il quantitativo di melatonina dichiarato. Le differenze di prezzo sono però notevoli. L’integratore più economico,Melatonina Act, ha anche il vantaggio di essere privo di qualsiasi colorante ed edulcorante. Gli integratori, prezzo per dose • F&F S.r.l. Melatonina Act 0,08 € • EQUILIBRA Melatonina 0,09€ • MARCO VITI Melatonina Viti Retard 0,10 € • MARCO VITI Melatonina Viti Fast 0,10 € • MATT & DIET Melatonina Retard per prendere sonno 0,11 € • RADIUMFARMA BENESSERE Gocce della buonanotte 0,11 € • SPECCHIASOL Serenotte 0,12 € • ESI Melatonina Pura 0,15 € • MARVIT Sonno-Più 0,23 € • SOFAR Melatonina+Camomilla Forte 0,24 € • POOL PHARMA Melasin Up 0,26 € • MATT DIVISIONE PHARMA Melatonina Retard Valeriana Fast 0,27 € • ESI Melatonin Pura Fast 0,37 € • SANOFI Mag Notte 0,49 € Il farmaco,prezzo per dose • FIDIA Circadin 2mg 0.91€ Inoltre, può facilitare lo sviluppo di una depressione». Insomma, dormire sonni sereni non si può dire che scacci le malattie, ma aiuta a tenerle a distanza. Conoscerla per combatterla Sbaglia chi pensa che l’insonnia sia un disturbo, perché in realtà è il sintomo di altri problemi. Può dipendere da ansia o forte stress (eventi traumatici, pressioni sul lavoro, delusioni sentimentali...). Può essere legata a particolari malattie: quelle che portano a urinare di frequente, sindrome delle gambe senza riposo, depressione, problemi digestivi... Può essere l’effetto indesiderato di alcuni farmaci, come quelli per la pressione alta, per il cuore, per la tiroide, per l’asma, i contraccettivi orali, alcuni antidepressivi e paradossalmente persino quelli indicati per l’insonnia. Più banalmente potrebbe essere dovuta a cattive abitudini prima di andare a letto: consumo di alcol e di caffeina, pasti pesanti, attività sportiva troppo vicina al momento di coricarsi (va infatti evitata entro le 4-6 ore precedenti, se fatta prima invece è di aiuto), utilizzo serale di pc, tablet e smartphone. Quando la melatonina serve L’insonnia può anche dipendere dall’alterazione del cosiddetto “ritmo circadiano”, cioè del ciclo sonno-veglia, che è regolato dal nostro orologio biologico. Tipicamente questo sfasamento avviene durante i viaggi intercontinentali, a causa della differenza di fuso orario (jet > 113 testsalute 23 > leg) oppure se si fa un lavoro su turni. Il nostro orologio interno riesce ad adattarsi abbastanza bene se le variazioni sono nell’ordine di una-due ore, ma quando sono maggiori si desincronizza. È in questi casi che si è dimostrata utile l’assunzione (poco prima di coricarsi) di melatonina, a integrazione di quella che il nostro organismo normalmente produce da sé, e che proprio in queste situazioni (e non solo) ha difficoltà a sintetizzare a sufficienza. La melatonina è infatti l’ormone (prodotto dalla ghiandola pineale) cui si deve la regolazione del ciclo sonno-veglia. Si comporta come una specie di sentinella che dà all’organismo informazioni sulla durata del giorno e della L’insonnia può dipendere da ansia e stress, cattive abitudini, ma anche da una malattia notte. La secrezione dell’ormone del sonno generalmente comincia ad aumentare intorno alle ore 22, raggiungendo il suo picco verso le 2-4 del mattino, per poi diminuire progressivamente, fino a raggiungere i livelli minimi durante il giorno. Questo perché è proprio dalla luce, o meglio dalla sua carenza, che in gran parte dipende la produzione e il rilascio di melatonina. Più luce c’è, più la produzione di melatonina sarà inibita. Anche sostanze come la caffeina e l’alcol, oppure l’attività fisica, sono in grado di diminuire il livello di melatonina nel sangue. Invece lo favoriscono alimenti ricchi di un particolare aminoacido (triptofano): noci, arachidi, lupini, pistacchi, noci brasiliane. Ma anche latte, fagioli, fave, ceci e piselli. Sei più gufo o più allodola? Farmaci, attenti a effetti collaterali e dipendenza Contro l’insonnia si fa uso (e soprattutto abuso) di farmaci chiamati con nomi diversi: sonniferi, sedativi, ansiolitici, ipnotici. Facilitano il sonno perché rallentano il lavoro del cervello, ma possono creare forte dipendenza e hanno tutti effetti collaterali: sonnolenza durante il giorno, che compromette l’attenzione e la concentrazione, e quindi maggior rischio di incidenti; ansia, irritabilità e allucinazioni. Chi li assume può assuefarsi, cosa che spinge ad aumentare il dosaggio e a diventare così maggiormente dipendenti. Gli ipnotici più diffusi sono le benzodiazepine. Non andrebbero usati per più di 4 settimane, un limite che non viene quasi mai rispettato. Sono a carico del paziente, visto che si tratta di farmaci di fascia C con obbligo di ricetta. 24 testsalute 113 Non sono solo situazioni esterne come il jet leg o il lavoro su turni a mandare in tilt il nostro orologio biologico e rendere difficili sonni tranquilli. C’entrano anche il patrimonio genetico e la difficoltà di adattamento a ritmi di vita convenzionali. Ci spiega meglio Raffaele Manni, direttore del Centro di medicina del sonno dell’Istituto Mondino di Pavia: «Chi nasce “gufo”, cioè è geneticamente programmato per stare sveglio fino a tardi e addormentarsi nel cuore della notte, ha difficoltà ad adattarsi a orari di risveglio normali, cui la vita lavorativa e sociale lo costringe. Il contrario avviene nelle “allodole”, i soggetti che hanno la tendenza a anticipare di alcune ore il sonno, per svegliarsi molto presto la mattina». Per fortuna non si tratta di condizioni immutabili. «Si è osservato che la chiave di questi comportamenti sta nella curva di secrezione della melatonina da parte dell’organismo continua Manni -. Questa curva si può influenzare somministrando la giusta quantità di melatonina nel momento più opportuno. Per esempio, se il gufo assume cinque ore prima del suo picco secretorio una certa dose di melatonina, riuscirà ad anticipare di un paio d’ore il momento dell’addormentamento, e quindi a non andare in debito di sonno se Insonni digitali MAI A LETTO CON IL TABLET La luce dei display retro-illuminati fa crollare la produzione di melatonina deve svegliarsi alle sette del mattino». Il meccanismo è sicuramente affascinante, ma una “cura” di melatonina ad personam, che preveda dosaggio e momento di somministrazione personalizzati, è possibile solo se si conosce esattamente l’andamento della curva che segue la melatonina nel paziente da trattare. Esiste un test che riesce a “disegnare” questa curva. In Italia è possibile farlo soltanto tramite il Centro di medicina del sonno di Pavia. «Siamo un “tramite” - precisa Manni - visto che l’esame vero e proprio viene eseguito in Svizzera, nei laboratori Bühlmann. È comunque il nostro Centro a sottoporre a valutazione clinica il paziente che chiede di fare il test (non basta chiederlo per vederselo accordare) e a fornirgli il kit e le indicazioni precise cui dovrà scrupolosamente attenersi per fare la raccolta dei cinque prelievi di saliva necessari per le analisi». Qual è la giusta dose? Assodato che la melatonina funziona solo se l’insonnia è legata a un problema di ciclo sonno-veglia e che è efficace nel contribuire a ridurre il tempo richiesto per addormentarsi, quanta se ne deve assumere per mettere a posto le cose? Qui sorge qualche dubbio, soprattutto da parte di chi con la melatonina ha una consuetudine di lungo corso ed è abituato a dosaggi più alti rispetto a quelli consigliati attualmente. Se infatti fino alla fine del 2013 gli unici prodotti contenenti melatonina in commercio in Italia erano gli integratori, in dosaggi fino a 5 mg, a partire dall’anno che volge al termine è vietato commercializzare integratori con un dosaggio di melatonina superiore a 1 mg. Questa decisione è il risultato di un adeguamento al regolamento europeo 432/2012, il quale stabilisce che basta il consumo di 1 mg di melatonina per avere l’effetto benefico sul sonno. Una dose doppia, cioè 2 mg al giorno, è invece riservata al medicinale Circadin, primo e unico farmaco in Italia con melatonina. È un farmaco di fascia C (totalmente a carico del paziente) ed è acquistabile solo con la ricetta medica. Sul foglietto Così ti propizi i favori del dio della notte Associazione positiva Rendere la camera da letto un luogo che concilia il sonno: quieto, fresco e con un’illuminazione tenue. Se si non ci si riesce ad addormentare, meglio alzarsi e dedicarsi a un’attività rilassante, invece che rigirarsi tra le lenzuola. È fondamentale che il letto e la camera non vengano associati all’ansia del non dormire. Letto=dormire Non usare il letto per attività che non siano legate al riposo e all’intimità: niente tv, tablet e smartphone. Regolarità Stabilire orari regolari per cenare, andare a dormire e svegliarsi, da rispettare anche nel fine settimana e durante le vacanze. È necessario per ottenere una buona regolarità. Quando ci si sveglia presto, prima di quanto desiderato, meglio non restare a letto ma incominciare subito la propria giornata. Rituale Organizzare un rituale del sonno, cioè un insieme di buone abitudini che precedono il momento di andare a letto: leggere, fare un bagno caldo, bere un infuso o una camomilla. È utile legare il sonno a qualcosa di rilassante e piacevole. Giusta alimentazione Essere misurati a cena è importante: mangiare piatti semplici, poco conditi; scegliere alimenti che conciliano il sonno (noci, semi oleosi, legumi, banane, pasta, riso). Non alzare il gomito Nelle ore serali rinunciare a caffè, bevande alcoliche e sigarette. È vero che l’alcol induce sonnolenza, ma facilta anche le interruzioni del sonno. Niente sport di sera L’esercizio fisico, se svolto di giorno, è un aiuto contro l’insonnia. Va invece evitato di sera. illustrativo si legge: «Per il trattamento a breve termine dell’insonnia primaria (difficoltà persistente ad addormentarsi o a mantenere il sonno oppure una qualità del sonno scadente), in pazienti da 55 anni di età». Il farmaco costa troppo Poiché una dose (2 mg) del farmaco costa 0,91 euro, cioè oltre cinque volte di più rispetto alla stessa dose (due compresse da 1 mg) dell’integratore meno caro, la domanda sorge spontanea: se ci viene prescritto il farmaco Circadin, possiamo risparmiare acquistando l’integratore (e assumendone una dose doppia)? «Anche se assumere una certa quantità di principio attivo con due compresse, invece che con una sola, non sia la stessa cosa da un punto di vista dell’assorbimento - secondo Manni -, la sostituzione è tecnicamente possibile, a condizione che le due compresse di integratore siano di tipo retard, caratteristica che le rende più simili al Circadin». Retard significa che il rilascio di melatonina è più lento, per questo è in genere consigliato a chi ha il problema dei risvegli notturni, più che difficoltà ad addormentarsi. Chi invece prende la melatonina da tempo ed è abituato alle vecchie dosi può prendere più compresse di integratore? «Fino a 5 mg sembra non si rischino effetti indesiderati», lo afferma l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). L’invito però è di chiedere sempre prima a un medico: «Il fai-da-te per risolvere i disturbi del sonno è pericoloso e va assolutamente evitato» raccomandano gli esperti. 113 testsalute 25 Inverno a tutto vapore Nella stagione fredda, in casa ci deve essere un certo livello di umidità: serve a respirare meglio. Può bastare una vaschetta con l’acqua sul termosifone oppure un umidificatore. Tutto dipende da quanto l’aria è secca. A rriva il freddo, si accendono i caloriferi e l’aria in casa diventa secca. Respirare aria “asciutta” non fa bene alla nostra salute: può provocare gola secca, naso chiuso, tosse, pelle disidratata e occhi arrossati. È dunque necessario ristabilire il grado di umidità ideale. Il primo passo è non dimenticarsi mai di arieggiare le stanze, spalancando 26 testsalute 113 le finestre almeno dieci minuti ogni giorno. Altrettanto importante è tenere una temperatura appropriata in ogni stanza: ad esempio in camera da letto i gradi devono rimanere tra i 16-18°C, in soggiorno tra i 18°-20°C. Se però non basta, per aumentare l’umidità si può ricorrere alla classica vaschetta piena d’acqua per ogni calorifero, soluzione economica ed efficace, se ancora non è sufficiente, ad apparecchi umidificatori. Ne esistono di due tipi: il primo emette vapore caldo e l’altro, a ultrasuoni, vapore freddo. Qui trovate una guida alla scelta, mentre vi rimandiamo al sito www.altroconsumo. it/casa-energia, per un test su diversi modelli di umidificatori in vendita. Consulta il test sul nostro sito UMIDIFICATORI A CONFRONTO Sul nostro sito Altroconsumo.it, un confronto tra modelli su efficacia, consumi e prezzi 01 Dimensioni: alcuni sono ingombranti 02 Due tipi di umidificatori: pro e contro Le caratteristiche in comune sono tante: funzionano ad elettricità, non hanno dimensioni troppo ingombranti, possono essere disposti quasi ovunque in casa e il costo è abbastanza contenuto. Ma quale scegliere tra un umidificatore a vapore caldo e uno a vapore freddo? Scegli un apparecchio con un peso intorno ai 2-3 chili. Se è troppo leggero (meno di un chilo) potrebbe risultare un po’ instabile e poco resistente, mentre se è un modello pesante (più di 5 chili) può risultare scomodo da spostare e ingombrante. Attenzione alla posizione: non si può incastrarlo in uno scaffale come se fosse un libro, ma si deve lasciare un po’ di spazio attorno per evitare il surriscaldamento del motore e per poterlo riempire in modo più agevole. Ovviamente più acqua contiene, più grande sarà. Per una stanza di 10-15 mq un serbatoio di 3 litri è sufficiente. Umidificatore a vapore caldo. L’apparecchio scalda l’acqua, grazie a una resistenza, fino a ebollizione e poi la rilascia nell’aria sotto forma di vapore caldo. Il prezzo è contenuto: si va da un minimo di 20 euro a un massimo di 60 euro. Il funzionamento è semplice. Gli svantaggi sono che si forma molto calcare ed è un apparecchio rumoroso. Umidificatore a vapore freddo a ultrasuoni. L’apparecchio produce ultrasuoni, che fanno vibrare l’acqua e la trasformano in una nebbiolina di vapore freddo. Il grande vantaggio sta nel fatto che è un apparecchio silenzioso. Inoltre si può regolare bene il flusso di vapore Il prezzo va da 20 euro fino a 90 euro. 03 I consumi degli umidificatori sono bassi Non sono apparecchi che consumano molto. Sulla confezione o sull’apparecchio è indicato il numero di Watt: si va da un minimo di 20 a un massimo di 700 W. La differenza la fa il tipo di apparecchio: quelli a vapore caldo hanno una resistenza che si scalda e quindi consumano di più di quelli a ultrasuoni. Tuttavia a incidere sui consumi sono soprattutto i vari accessori presenti come il display, il timer, lo stand by. Però i consumi sono relativamente bassi. Lo affermiamo dopo aver svolto una simulazione: abbiamo ipotizzato un uso intensivo, otto ore al giorno per tre mesi, e il costo per l’energia di un apparecchio di 100 W è in media di circa 5 euro al mese. Sulla confezione è dichiarato anche il vapore fornito dall’apparecchio, ossia il grado di nebulizzazione. Si trova indicato in ml/h (ora) o g/h. Gli apparecchi in commercio variano molto: possono fornire un grado di vapore che va da 10 a quasi 500 g/h. Consigliamo di scegliere un modello sui 100-200 g/h, adatto per una stanza media. 113 testsalute 27 Misura l’umidità L’umidità dell’aria in casa deve essere tra il 30% e il 50%. In inverno può scendere al 10%. Si misura con un igrometro Umidificare per curare Malanni invernali Tosse, raffreddore, mal di gola, a volte accompagnati da febbre, possono essere curati senza ricorrere all’uso dei farmaci. Ovviamente non è quello che dicono le pubblicità dei medicinali, che già da qualche mese martellano con nuovi e vecchi farmaci contro i disturbi di stagione. Invece per non ammalarsi una delle cose più importanti da fare è proprio tenere l’aria di casa al giusto grado di umidità. 04 In negozio, prova i comandi e gli accessori: devono essere facili da usare I modelli più semplici hanno solo il pulsante di accensione e spegnimento. Altri possono avere una funzione che consente di controllare il livello di umidità nella stanza: una volta raggiunto quello ideale, l’apparecchio smette di funzionare. In più si può trovare il comando per programmare il timer, molto utile per far partire l’apparecchio qualche ora prima del rientro in casa. Attenzione però a quanta acqua si lascia nel serbatoio: se è troppa e ristagna, si possono creare batteri e muffe; oppure se è poca si esaurisce, e l’apparecchio continua a funzionare provocando il surriscaldamento del motore e uno spreco di energia elettrica. Il nostro consiglio è di utilizzarli solo quando si è in casa, altrimenti sceglierne uno con la funzione di autospegnimento quando non c’è più acqua. L’umidificatore potrebbe essere dotato di un filtro HEPA, come quello presente nella maggior parte degli aspirapolvere, che trattiene la polvere, e di una vaschetta dove mettere le essenze, che è meglio evitare perché possono essere allergeniche e irritanti. 28 testsalute 113 Tosse, niente sciroppi sedativi La tosse è un sintomo utile a rimuovere il muco dalle vie respiratorie: bisogna combatterla solo se è fastidiosa, per esempio perché impedisce il sonno. I sedativi bloccano lo stimolo a tossire, mentre i mucolitici hanno la funzione di rendere il catarro più fluido, per aiutarne l’espulsione, ma l’efficacia di questi ultimi è paragonabile a quella di rimedi non farmacologici, come bere molto e umidificare l’aria. Le aziende propongono a volte farmaci in associazione, che contengono una sostanza sedativa, che sopprime la tosse, e un’altra che fluidifica il catarro, che l’aiuta: un cocktail insensato. Mal di gola Non è consigliabile assumere nulla: se il dolore è fastidioso, meglio limitarsi a un antidolorifico come il paracetamolo, in alternativa l’ibuprofene. In caso di febbre oltre i 38°C e tonsille ingrossate, consultare il medico. Spray, collutori e pastiglie contengono antinfiammatori o antisettici, la cui efficacia come rimedi locali è poco provata. Per le pastiglie da succhiare è probabile che l’effetto lenitivo sia legato più all’attività emolliente della saliva, quindi una qualsiasi caramella fa più o meno lo stesso effetto. Raffreddore I decongestionanti per naso sono efficaci, ma se usati per più di qualche giorno possono dare l’effetto opposto, provocando una congestione nasale da sospensione. Sono accettabili solo in caso di vera necessità (per esempio impossibilità di dormire per naso chiuso di notte), per un periodo strettamente limitato. Il primo consiglio è bere molto, per fluidificare il muco e facilitarne l’espulsione. Utili anche inalazioni e lavaggi nasali con la soluzione fisiologica, da comprare in flaconi da 250 o 500 ml in farmacia e non in costosissime fialette monodose. 05 Puliteli spesso per un vapore puro Batteri e muffe vade retro e l’unico modo per tenerli lontani è pulire l’umidificatore di frequente e bene. Ogni giorno bisogna cambiare l’acqua e ogni settimana lavare il serbatoio con aceto bianco o di mele, meno aggressivi di quello rosso. Poi, a fine stagione o quando non si usa più, l’apparecchio va smontato e pulito in tutte le parti lasciandole ben asciugare prima di metterlo via. Il calore e l’umidità sono un terreno fertile per la nascita di batteri: bastano anche solo 48 ore. Per questo è importante pulire il serbatoio dell’acqua di frequente. Se ci sono i filtri, bisogna sostituirli con regolarità. C'È SOLO BURRO I due campioni delle feste LO PREVEDE LA LEGGE ITALIANA Per questo i due dolci apportano grassi saturi e colesterolo Più leggero come consistenza, il pandoro in realtà è più calorico del panettone: e molte altre specialità natalizie pesano meno sulla dieta. Moderare le quantità è il segreto per accordare la linea alla golosità. 370 kcal una porzione (110 g) PANETTONE: PIÙ LEGGERO Per 100 grammi: 11 g di grasso 336 kcalorie E gli altri dessert? 4 datteri (50 g) grassi 0,3 g kcal 110 4 noci (80 g) grassi 19 g kcal 200 Panforte (55 g) grassi 5 g kcal 220 Torrone (50 g) grassi 13 g kcal 240 Cassata (105 g) grassi 16 g kcal 270 450 kcal PANDORO: PIÙ GRASSI Per 100 grammi: 21 g di grasso 409 kcalorie una porzione (110 g) ➜ Salute a tavola www.altroconsumo.it/alimentazione 113 testsalute 29 La terapia giusta CURARE L’ACNE Per individuare la cura migliore va tenuto conto del tipo di lesioni e della storia clinica del paziente Acne Miti e leggende da sfatare Punti bianchi, punti neri e brufoli affliggono moltissimi adolescenti, ma spesso si guarisce con la crescita. Una cosa però è certa: nessuna dieta o detergente per il viso può fare miracoli né può prevenire la malattia. Che cos’è l’acne? L’acne è una malattia della pelle, di solito benigna, che si manifesta soprattutto nella popolazione giovane: la fascia di età più colpita è quella della pubertà. Ne soffrono soprattutto ragazzi e ragazze in età scolare (scuola media e superiori), ma in alcuni casi può colpire anche gli adulti. Come si manifesta? Di norma le ghiandole sebacee della pelle, poste in prossimità del follicolo da cui esce il pelo, secernono il “sebo”, una sostanza grassa che unge il pelo e viene escreta, cioè buttata fuori dalla pelle. In caso di acne il sebo rimane intrappolato nel follicolo pilifero. Si forma quindi una specie di tappo, che impedisce al sebo di fuoriuscire. In questo ambiente proliferano i batteri responsabili dell’acne (detti “P. acnes”), che si manifesta sotto forma di lesioni di vario tipo: comedoni (punti bianchi e punti neri), papule e pustole (comunemente chiamati “brufoli”), noduli e cisti, che si manifestano sul viso e talvolta su schiena e torace. Quanti tipi di acne esistono? Ci sono tre tipi di acne, distinti sulla base 30 testsalute 113 della sua gravità: acne lieve, moderata e grave. In generale è il prevalere di un particolare tipo di lesione o di più lesioni insieme a determinarne la gravità. Nell’acne lieve sono prevalenti i comedoni; in quello moderato sono più numerose le papule e le pustole, mentre nella forma grave accanto alle altre lesioni ci sono anche noduli e/o cisti. Il singolo brufolo è già acne? No. Per avere acne bisogna che siano contemporaneamente presenti più lesioni differenti. Quindi, per esempio, un solo brufolo non fa acne, ma brufoli associati a comedoni sì. Perché spesso è considerato un problema sociale? Visto che colpisce i giovani, concentrati sul proprio aspetto fisico, i problemi che l’acne porta con sé sono soprattutto di natura estetica e sociale: può accadere che il giovane con acne si senta a disagio in mezzo ai coetanei che non hanno il suo stesso problema. Tutto ciò può avere ripercussioni di ordine psico-sociale, più o meno gravi a seconda del soggetto colpito e dell’ambiente in cui vive. Per questo si cerca sempre di trovare una soluzione per guarire il prima possibile. È possibile prevenirla? No. Gli adolescenti che hanno avuto genitori affetti da acne avranno maggiori probabilità di svilupparlo a loro volta. Nell’insorgere dell’acne, dunque, conta prima di tutto l’ereditarietà, su cui non si può intervenire. Ad oggi mancano dei veri e propri interventi efficaci per la prevenzione primaria della malattia. Chi la diagnostica? Può essere diagnosticata dal medico di base, che osserva il tipo di lesioni presenti sulla pelle. Solo in alcuni casi (soprattutto in quelli più gravi) è richiesto il parere del dermatologo, medico specializzato nella diagnosi e nel trattamento delle malattie della pelle. I cosmetici possono guarire l’acne? Assolutamente no, anzi: diffidate sempre da quei cosmetici che promettono di far sparire (o anche prevenire) l’acne, come recitano alcuni slogan sulle etichette (vedi immagine qui a fianco). > Anti-brufoli Previene l’ostruzione ripetuta dei pori. Anti-ricomparsa Anti-punti neri Pelli seborroiche a tendenza acneica Non comedogenico Seboregolatrice Aiuta a riequilibrare l’eccessiva produzione di sebo Per pelli impure. Non occlude i pori Purifica i pori in profondità Bugie in bella vista: ecco come gli slogan dei cosmetici possono essere ingannevoli 113 testsalute 31 Quale detergente? EVITA LE SAPONETTE Meglio i detergenti: il medico saprà indicare il più adatto al proprio tipo di pelle > Gli studi clinici su questi prodotti, infatti, sono rari e di scarso valore scientifico, in altre parole la loro presunta efficacia non è dimostrata. L’azione dei cosmetici è puramente estetica e superficiale: l’acne, invece, è un problema complesso, con radici profonde. Quello che questi prodotti possono realmente fare è migliorare l’aspetto estetico: alcuni di essi contengono sostanze sgrassanti che tolgono il sebo in eccesso, altri hanno un blando potere antibatterico, altri ancora agiscono come esfolianti, rimuovendo lo strato superficiale della pelle per darle un aspetto più liscio e luminoso. I cosmetici, quindi, migliorano l’aspetto della pelle, ma sono ben lontani dal risolvere il problema dell’acne. Una scarsa igiene può causare acne? Che l’acne sia causato da cattive abitudini di igiene è una credenza diffusa, ma erronea. Al contrario: lavare il viso più volte al giorno, come fanno molti adolescenti, può addirittura peggiorare la situazione. Uno studio ha dimostrato che lavare il viso due volte al giorno con un detergente delicato e senza prodotti “anti-acne” è più che sufficiente per una corretta igiene. Esistono cure farmacologiche? Sì. I trattamenti specifici per l’acne si possono dividere in due grandi famiglie: per la loro sede di azione si distinguono i trattamenti topici (cioè locali, da applicare sulla pelle) e quelli sistemici (da assumere per bocca). Per meccanismo di azione, invece, distinguiamo: i comedolitici, che disgregano i comedoni (fanno parte di questa famiglia i retinoidi locali); i cheratolitici, che contribuiscono a esfoliare lo strato corneo, cioè lo strato esterno della pelle; gli antibiotici, che contrastano l’azione del batterio “P. acnes”. Spetterà al medico curante individuare il trattamento più adatto. La cura, infatti, sarà diversa a seconda che 32 testsalute 113 Nessun cosmetico può guarire l’acne: migliora solo l’aspetto della pelle si tratti di acne lieve, moderata oppure severa. Nella comunità scientifica non esiste a tutt’oggi un approccio unanime nel trattamento dell’acne: molto dipende dal paziente e dal tipo di lesioni. Meglio un trattamento locale o un farmaco per bocca? Dipende dal tipo di acne. Se è in forma lieve, la terapia indicata dal medico sarà quasi sicuramente locale, ovvero un’applicazione di creme, gel o lozioni. Nessuno tra i farmaci locali è rimborsato dal Servizio sanitario nazionale, e per alcuni è necessaria la prescrizione del medico. I farmaci sistemici sono riservati ai casi di acne moderata o grave. Si assumono per bocca (di solito si tratta di capsule o compresse) e alcuni possono essere rimborsati. Come per tutti i farmaci, anche quelli per l’acne possono comportare effetti indesiderati anche gravi, sui quali il paziente deve essere messo al corrente (vedi anche il riquadro alla pagina a fianco). Quali consigli può dare il medico? I medici dovrebbero spiegare innanzitutto che l’acne non è guaribile, ma gestibile con una terapia. I consigli utili possono riguardare soprattutto i farmaci, che vanno assunti e/o applicati in maniera corretta, senza interruzioni e non dimenticando che basta una piccola quantità di gel o di crema per trattare tutto il viso. La pillola contraccettiva può rappresentare una cura? Alcune pillole contraccettive vengono talvolta prescritte a donne in età fertile con acne moderata o severa: questo perché alcuni ormoni, contenuti solo in alcune pillole, bloccano l’azione degli ormoni androgeni e di conseguenza fermano la produzione di sebo collegata a questi ormoni. In particolare, l’ormone ciproterone acetato, contenuto nel farmaco Diane: spesso viene prescritto per trattare l’acne pur non essendo un contraccettivo classico. L’impiego di Diane, però, deve essere riservato a casi di acne moderata o severa, in ogni caso collegata agli ormoni androgeni, che non abbia risposto a trattamenti di prima linea (come una terapia locale o con antibiotici sistemici). In questi casi di acne, il medico che decide di prescrivere Diane deve valutare bene i possibili benefici e rischi connessi all’uso del farmaco (in particolare il rischio di trombosi venosa) informandone la paziente, così che possa segnalare eventuali reazioni o sintomi anomali riscontrati durante l’assunzione. Chi ha l’acne può usare trucchi per il viso? Meglio evitare. Il maquillage, che senza dubbio ha il vantaggio di mascherare i brufoli, può occludere i pori e aggravare l’acne. Se proprio non potete farne a meno, come può capitare soprattutto alle pazienti più giovani, meglio i prodotti in polvere rispetto a quelli in crema: questi ultimi possono contenere oli che favoriscono la formazione di comedoni. I cerotti per togliere i punti neri sono efficaci e sicuri? Possono essere utili per migliorare l’estetica della pelle. Di sicuro però non curano l’acne, come avviene per tutti gli altri cosmetici, e si attivano solamente su problemi molto superficiali. Dati certi sulla loro efficacia e sicurezza al momento non ce ne sono. Esiste una dieta anti acne? È una credenza diffusa che alcuni cibi, come il cioccolato o gli insaccati, contribuiscano a far peggiorare l’acne. In realtà, non esiste una vera e propria dieta anti acne. Diversi studi, tuttavia, hanno dimostrato che latte e derivati possono essere associati a una maggiore gravità dell’acne. Meglio contenere il consumo di latticini e seguire una dieta a Usare con cautela Farmaci e acne Aisokin capsule, Isoriac, Isotretinoina DIFA sono farmaci da usare per bocca a base di un retinoide: l’isotretinoina. Questi farmaci, che necessitano di ricetta non ripetibile e compilata per la prima volta da uno specialista, non devono essere assunti da donne che desiderano un figlio perché sono teratogeni: se la donna resta incinta durante la cura possono verificarsi delle malformazioni fetali. Altri effetti indesiderati potrebbero essere secchezza delle mucose e problemi a livello psichiatrico. Anche gli antibiotici (sia per uso locale che orali) rientrano tra i farmaci da usare con cautela: spesso vengono assunti a sproposito, contribuendo a peggiorare il problema della resistenza, ovvero la selezione di ceppi batterici che non rispondono più alle cure antibiotiche. Per questo motivo gli antibiotici per bocca andrebbero riservati solo ai casi di acne che non hanno risposto ai trattamenti locali. basso contenuto di zuccheri. Strizzare o non strizzare? Una spremitura delicata dei comedoni non è necessariamente da vietare. Se però l’operazione viene fatta in maniera aggressiva c’è il rischio di traumatizzare la pelle, causando l’insorgenza di infezioni o cicatrici. Nel dubbio, meglio affidarsi a mani esperte: se ben condotta, la spremitura può anche essere fatta dall’estetista con una pulizia del viso. L’esposizione al sole accelera la guarigione? No. Non vi è alcun dato scientifico sui benefici del sole per le pelli acneiche. Luce, laser e radiofrequenza: sono efficaci? È dimostrato che queste nuove tecnologie possono effettivamente ridurre il numero di lesioni infiammatorie o la produzione di sebo. Tuttavia, il trattamento può essere doloroso, e potrebbero presentarsi effetti indesiderati come follicolite, iperpigmentazione (ovvero chiazze della pelle), croste e abrasioni superficiali della pelle. Gli effetti colletarali a lungo termine, inoltre, non sono ancora noti. Considerato il costo elevato di queste tecniche e le inevitabili ricadute della malattia dopo 3-6 mesi, meglio riservarle soltanto ai casi più resistenti alle terapie più comuni. Per quanto tempo bisogna curarsi per vedere risultati? In alcuni casi l’acne si risolve in maniera spontanea: scompare così com’è venuta, attaverso la crescita. Portando un po’ di pazienza, quindi, il problema potrebbe risolversi da solo. Nei casi in cui è necessario ricorrere ai farmaci, il trattamento deve durare almeno due o tre mesi prima di osservare dei risultati tangibili, fermo restando che in tal caso sarà il medico a prevedere la durata delle cure. 113 testsalute 33 C i sono momenti, giorni, settimane che non possono essere spiegati. Sono quelli in cui il tempo si dilata e si vive aspettando: che il dolore passi, che il tempo passi, che la pace arrivi. Sono i giorni dei malati terminali, complessi da spiegare, difficili da vivere. Eppure a questi giorni un senso si deve dare. Lo ha capito anche lo Stato, che - seppur tardi - ha sancito il diritto dei malati terminali alle cure palliative attraverso una legge quadro, la n. 38 del 15 marzo 2010. Una legge all’avanguardia che definisce queste cure, le mette nero su bianco, perché possano essere comprese da tutti per quello che sono: interventi per migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie che affrontano una malattia grave incurabile, attraverso il sollievo dalla sofferenza e il trattamento del dolore. Quindi, per favore, non chiamiamole eutanasia. Non c’entra niente. Che cosa sono Alleggerire il dolore la cura che protegge Le cure palliative per alcuni malati sono l’unica possibilità di preservare una qualità della vita accettabile. Ecco perché devono partire subito, non solo in fase terminale. E riguardare tutta la famiglia. 34 testsalute 113 Partiamo dal principio. Le cure palliative non sono solo farmaci, ma un insieme di interventi che devono dare al paziente e ai suoi familiari l’aiuto di cui hanno bisogno. Questo vuol dire: alleviare il dolore che spesso si associa alle malattie gravi o incurabili (come il cancro, ma non solo); confortare dal punto di vista psicologico e spirituale; sostenere il malato insieme a tutti quelli che gli stanno intorno e gli vogliono bene. Quando? Durante la malattia, in prossimità della morte, nel lutto. Ecco perché si parla di cure palliative, dal latino pallium, mantello, come una coperta intessuta proprio per proteggere una famiglia di persone; cure non intese come una terapia che guarisce (purtroppo), ma piuttosto come atti che confortano il malato e le persone che lo circondano. A chi spettano? I pazienti che possono riceverle sono quelli affetti da malattie croniche, gravi, per le quali non esistono terapie oppure, se esistono, si sono rivelate inadeguate o inefficaci: nella maggior parte dei casi si tratta di cancro, agli stadi terminali. Ma ve ne sono anche molte altre. Fare la strada insieme Per alleviare la sofferenza Anzitutto si pensa a questo: controllare, lenire il dolore fisico. Perché è proprio questo che toglie dignità alla persona, la cambia, la spaventa, la imbruttisce. La legge 38 - tra l’altro una normativa all’avanguardia, la sola in ambito europeo che garantisca l’accesso alle cure palliative - tutela il diritto del cittadino alla terapia del dolore. In che cosa consiste? Anche in questo caso si tratta di un insieme di interventi - differenti e definiti in base alle esigenze di ogni singolo malato - che servono a controllare il dolore del paziente. Possono essere terapie farmacologiche, chirurgiche, strumentali, psicologiche o riabilitative, singole o integrate tra loro in modo variabile: modulate, appunto, in base a quello di cui ha bisogno il malato. In realtà alla terapia del dolore si ricorreva anche prima della legge del 2010, come ultima possibilità di trattamento nella gestione dei malati terminali. Oggi però la legge 38 ha facilitato notevomente la prescrizione dei farmaci, alleggerendo volutamente le incombenze burocratiche che gravavano sui medici e sui farmacisti. E questo ha facilitato i pazienti nell’accesso alla terapia del dolore. Misurare in modo preciso Per individuare e capire bene come affrontare il dolore, le legge impone l’obbligo di rilevarne il grado, usando alcune scale di misura. Questa novità introdotta nella normativa serve proprio per tutelare chi sta male. Sono molti gli studi infatti che hanno evidenziato che la valutazione esterna del dolore (quella fatta da un medico o da un infermiere) sottostima spesso la sua reale intensità. A parte dunque i casi di neonati o pazienti incapaci di esprimersi per cui la valutazione esterna è l’unica possibile, per avere una visione reale dell’esperienza dolorosa di un malato sono necessarie diverse valutazioni. I test che sono stati creati con questo compito, usati negli ospedali, sono molti: esistono scale verbali, scale numeriche, scale che prendono in considerazione più L’assistenza può essere avviata già negli stadi iniziali della malattia Oppiacei: i dubbi È vero che l’uso degli oppioidi per il controllo del dolore accorcia la vita? No. Gli oppioidi sono farmaci ben conosciuti e non influiscono sul tempo naturale di sopravvivenza dei malati che li assumono. Inoltre, controllando il sintomo dolore, migliorano la qualità della vita del paziente e di riflesso anche quella dei suoi familiari. È vero che gli oppioidi creano dipendenza e possono essere prescritti solo per il dolore da cancro? La dipendenza in questo tipo di malati è un evento rarissimo (0,03%). Gli oppioidi possono essere utilizzati per qualunque malattia caratterizzata da dolore intenso e a qualunque età: innalzano la soglia percettiva del dolore e influiscono positivamente sulla componente emotiva che lo accompagna. In pratica alleviano il dolore e aiutano il malato a tollerarlo meglio: in dosi adeguate non alterano la coscienza. È vero che le cure palliative sono riservate solo ai malati di cancro? No. Sono rivolte alle persone affette da malattie, per le quali non esistono terapie o, se esistono, sono inadeguate o risultano inefficaci ai fini della stabilizzazione della malattia o di un prolungamento significativo della vita. COME IN BICI Bisogna salire su una bici-tandem con il malato e iniziare un percorso in cui ogni pedalata va fatta insieme sintomi (stanchezza, depressione, ansia, inappetenza...). Esistono anche sistemi di valutazione dedicati ai bambini (dai 3 agli 8 anni) con faccine dalle diverse espressioni oppure scale basate sui numeri, per i più grandicelli che hanno acquisito il concetto di proporzionalità (il numero cresce al crescere del dolore). Come le scale di valutazione, anche la terapia del dolore è fatta a “gradini”: si usano prima i farmaci ad azione inferiore e poi i farmaci più potenti; a volte si usa un solo farmaco, altre volte si usano farmaci diversi, associati tra loro. In genere per il dolore lieve si utilizzano il paracetamolo o i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei); per il dolore moderato si utilizzano gli oppioidi (chiamati anche oppiacei) minori (per esempio la codeina o il tramadolo), associati o meno ad altri farmaci attivi sul dolore; per il dolore moderato-severo si ricorre agli oppioidi maggiori (per esempio la morfina o la buprenorfina), associati o meno ad altri farmaci. Fin dall’inizio Subito: l’Organizzazione mondiale della sanità ha ribadito che le cure palliative possono essere iniziate fin da subito cioè, nel caso di cancro, in concomitanza con la chemioterapia o la radioterapia per controllarne gli effetti indesiderati. Ma questo è un grande passo avanti rispetto al passato. E non è il solo. La terapia del > 113 testsalute 35 Testimonianza LE CURE PALLIATIVE SONO: “L’insieme degli interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali, rivolti sia alla persona malata sia al suo nucleo familiare, finalizzati alla cura attiva e totale dei pazienti la cui malattia di base, caratterizzata da un’inarrestabile evoluzione e da una prognosi infausta, non risponde più a trattamenti specifici” (così le definisce la legge 38 del 2010) 36 testsalute 113 Io, infermiera Bisogna sradicare l’ignoranza, a volte anche tra gli stessi medici. Le cure palliative non sono morte assistita. Il racconto di chi non si arrende. «Arrivo in stanza e incontro la giovane donna per cui mi hanno chiamato: ha un cancro in metastasi; otto mesi di vita. Parlo con il marito che vorrebbe portarla a casa, ma sa che la moglie soffre molto, non solo fisicamente, ma per la situazione di lenta agonia in cui versa. Lo ascolto in silenzio e nelle sue parole colgo una sorta di delusione, di rammarico per essere arrivato impreparato, per non sapere come gestire la situazione. Esco dalla stanza e cerco di capire con il medico di reparto e con l’infermiera che è con lui perché non siano state attivate le cure palliative. Vengo gelata dalla risposta dell’infermiera: “Qui non pratichiamo l’eutanasia: è illegale”. Senza il loro consenso, contatto io il servizio di cure palliative: il medico palliativista arriva e chiede al medico di reparto perché non è stato richiesto il suo intervento prima. Riceve la stessa risposta: “L’eutanasia è illegale”. Com’è possibile che - dopo tutta l’informazione e la formazione che ogni professionista deve seguire - ci sia ancora chi considera le cure palliative come eutanasia legalizzata? E in questa confusione professionale gravissima a farne le spese sarebbe stata la paziente, dimessa con tanti inutili ausili che non le avrebbero mai dato la pace a cui ha diritto. Ora, invece, la donna è casa: riposa nel suo letto, col marito accanto. È sedata con farmaci appropriati e l’ossigeno l’aiuta a respirare. Si sveglia, mangia un budino, poi si riaddormenta. Nessuno può sapere quando la vita l’abbandonerà: come sanitari però possiamo dare un senso umano e professionale a questa attesa» Laura Binello Infermiera Cure Domiciliari > dolore, garantita in ospedale, dev’essere garantita anche a domicilio. Come le cure palliative, che vengono iniziate in ospedale e devono poter proseguite anche a casa. È questo un altro punto messo a segno dalla legge 38, una normativa giuridicamente esaustiva, che disciplina anche l’assistenza domiciliare o, in alternativa, quella residenziale nei cosiddetti hospice. In questo panorama, dunque, se qualcosa va migliorato non riguarda il piano giuridico: quello che servirebbe è invece maggiore informazione, più consapevolezza pubblica e una migliore preparazione dei medici. Sebbene il ministero della Salute sottolinei nei suoi rapporti che l’uso dei farmaci nella terapia del dolore dal 2011 al 2013 è in aumento (del 48%), secondo il Libro Bianco di Aboutpharma (rivista di riferimento del settore) le diagnosi corrette e il conseguente uso dei farmaci sembrano ancora piuttosto carenti. I Fans restano i medicinali più utilizzati, ma spesso sbagliando. Insomma la sofferenza a volte è sottovaluta: la buona legge - da sola - non basta. A casa propria Anche a casa. Una volta dimesso dall’ospedale, il paziente deve continuare a ricevere le cure di cui ha bisogno. Lo legge lo dice, ma tra il dire e il fare, sappiamo passa un mare, fatto di problemi. Che variano di regione in regione. Per proseguire le cure palliative a casa è necessario intessere una rete molto stretta, fatta di collaborazione tra i medici dell’ospedale, il medico di famiglia e la famiglia stessa, che deve coordinare l’assistenza. E si sa nella vita reale spesso le cose si complicano. Quando un paziente non ha chi lo può aiutare o l’impegno è troppo gravoso per la famiglia, o anche se la malattia è di difficile gestione, il malato dovrebbe aver diritto a un posto in un hospice. Si tratta di strutture residenziali dedicate al ricovero e alla degenza dei malati che necessitano di cure palliative. Purtroppo il condizionale è d’obbligo, perché gli Una cura contro i pregiudizi hospice non sono distribuiti in modo omogeneo sul terriorio italiano. Secondo la Fedcp (Federazione Italiana Cure Palliative) sono 230 le strutture presenti in Italia (per un totale di 2.524 posti letto): la maggioranza si trova al Nord e al Centro; nel Sud e nelle Isole si trova solo il 16,2% di tutti i posti letto. La Lombardia è la regione più fornita (65 strutture con 740 posti letto); segue il Lazio, con 26 strutture e 348 posti letto e l’Emilia Romagna con 21 hospice e 276 posti letto. Ma non è solo questione di posti letto: esistono differenze tra regione e regione nell’organizzazione dell’aspetto assistenziale. E in alcuni casi i livelli essenziali di assistenza su cure palliative e terapia del dolore sono inadeguati (Lazio e Molise per esempio sono state considerate regioni inadempienti secondo la rilevazione fatta dal ministero della Salute nel 2012). Per fortuna c’è il volontariato. Grazie al no-profit Un ruolo essenziale nell’assistenza del malato terminale e della sua famiglia è spesso svolto dalle organizzazioni non profit, che intervengono sia con operatori professionali (retribuiti dalle organizzazioni stesse) sia con volontari. Come funzionano? «In Lombardia - ci spiega Giorgio Trojsi, segretario generale di Vidas, una delle associazioni che fornisce assistenza completa e gratuita ai malati terminali e alle loro famiglie - chi ha bisogno di assistenza riceve un elenco di enti accreditati con la Regione e, secondo il principio di “libera scelta”, il cittadino può scegliere a chi rivolgersi. Vidas riesce ad attivare il percorso di cura in 24/48 ore, con una tempestività assoluta rispetto al bisogno». Ma non è così in tutta Italia, purtroppo. In alcune regioni le organizzazioni non profit non operano integrando il servizio sanitario pubblico, ma coprono letteralmente un vuoto assistenziale, che il servizio sanitario nazionale non riesce a garantire. Per non parlare di territori in cui l’assistenza con le cure palliative è del tutto assente. «L’azione La sedazione palliativa non riduce la sopravvivenza dei malati, anzi può prolungarla Capire il difficile Che cos’è la sedazione palliativa (detta anche terminale)? La sedazione palliativa è un trattamento delle cure palliative: serve a trattare i sintomi del paziente che si avvicina al momento della fine (dolore incontrollato, fame d’aria, delirio). I farmaci usati in genere sono quelli della famiglia delle benzodiazepine, con azione sedativa e ipnotica, somministrati per via iniettiva (a volte insieme a farmaci come antidolorifici e ipnotici). La sedazione palliativa e l’eutanasia sono la stessa cosa? No. La sedazione palliativa non solo è un trattamento legittimo sia sul piano etico-deontologico sia su quello legale, ma è anche un trattamento dovuto ai pazienti che hanno diritto di conservare la loro dignità al termine della loro vita, quando presentano sintomi che non rispondono ai consueti trattamenti. Il suo obiettivo è ridurre o abolire la percezione della sofferenza con farmaci sedativi non letali: l’esito finale è la riduzione della vigilanza e della coscienza del paziente. L’eutanasia, invece, ha come obiettivo provocare la morte del malato, utilizzando sostanze letali (per tipo e dosaggi). Fonte:SICP, Società Italiana Cure Palliative MENO DOLORE PIÙ PACE La sedazione palliativa usa farmaci sedativi, non letali, per ridurre la vigilanza di supplenza del mondo non profit però non può essere perpetua e limitata al “fare servizio”». Secondo Trojsi «le organizzazioni del terzo settore devono svolgere contemporaneamente un’azione di “advocacy”, di denuncia, di difesa del diritto». È quello che cerca di fare anche la Federazione Cure Palliative - l’ente a cui aderiscono 80 organizzazioni non profit attive in questo campo – partecipando a tavoli istituzionali e promuovendo azioni di sensibilizzazione affinché i diritti sanciti dalla legge, in particolare la legge 38/2010, possano essere goduti da tutti i malati, senza distinzione di età e su tutto il territorio nazionale. «E non solo - prosegue Trojsi - serve una semplificazione dei rapporti amministrativi e di controllo introdotti dall’ente pubblico: così le risorse oggi necessarie per gestire e soddisfare le esigenze burocratiche di asl, regioni e ministeri potrebbero essere destinate a migliorare ed estendere i servizi offerti. Questo impegno delle organizzazioni non profit dovrebbe sempre essere presente, anche in altri ambiti. Ricordiamolo: sono un bene prezioso. Perché le organizzazioni del Terzo Settore sono moltiplicatori di risorse attraverso l’attività di fundraising che molte di loro svolgono. E - conclude Trojsi - il volontariato genera persone migliori, che restano migliori anche fuori dall’organizzazione in cui operano, nella società in cui vivono». 113 testsalute 37 lettere Tappi chiusi Le scelte politiche ricadono sui malati Gli effetti dei tagli Mi hanno sempre rimborsato la terapia vaccinica, indispensabile per contrastare la mia allergia agli acari. E ora, di colpo, devo pagarmela da solo. Perché? La stessa vicenda segnalata dal nostro socio V.S.V., che abita in Sicilia, ha coinvolto anche altri soci. Ne ricordiamo in particolare uno che ci scrisse dal Piemonte, lamentandosi esattamente dello stesso fatto: a un certo punto i vaccini per l’allergia, che gli venivano rimborsati dalla Asl, erano diventati a pagamento. Si tratta della ricaduta concreta sulle persone di precise scelte politiche: se i soldi per la sanità diminuiscono, i governi locali devono decidere cosa garantire ai cittadini (ciò che quindi deve essere rimborsato a tutti) e ciò che invece si può tagliare e non rimborsare più. La Regione Sicilia era una delle poche che rimborsava completamente ai pazienti la cifra spesa per questo tipo di terapia: ma ora la situazione è cambiata. Nella maggior parte delle regioni italiane, comunque, l’immunoterapia è sempre stata a carico del cittadino (è così in Veneto, Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio, Campania, Calabria, Basilicata, Sardegna, stando all’ultima rilevazione che abbiamo fatto). In altre regioni, il rimborso totale o parziale viene dato solo a pazienti che soffrono di allergia grave (per esempio hanno avuto un precedente shock anafilattico e hanno rischiato la vita) oppure ci sono delle riduzioni in base al reddito. Bisogna comunque considerare che l’immunoterapia è da destinare solo a casi particolari, visto che le prove di efficacia ci sono solo per alcuni casi e non per tutti i tipi di allergia e nemmeno per tutti i livelli di gravità. In caso di allergia grave, che ha messo in pericolo la vita del paziente, in genere, la terapia è sempre rimborsata. Si può discutere con il proprio medico sulla effettiva utilità di questa cura. Come mai i flaconi delle creme per il corpo, ma anche le creme per il viso e i fondotinta spesso non hanno un tappo con sigillo? Sugli scaffali del supermercato, ma anche quando sono in magazzino, chiunque può aprirli e contaminarli o manometterli. Non c’è alcun obbligo di legge per il produttore? M.A. - email Condividiamo il disappunto del nostro lettore, soprattutto se quelli di cui parliamo sono prodotti cosmetici destinati a stare a contatto con la pelle, e magari senza risciacquo, come le creme per il corpo o il fondotinta. In questi casi, una contaminazione in fase di stoccaggio in magazzino o in negozio potrebbe avere ripercussioni spiacevoli su chi li utilizza, mettendone a repentaglio la sicurezza. La responsabilità in questo caso è del produttore, che sceglie che tipo di confezionamento dare al prodotto messo in vendita. Non è previsto però alcun obbligo di legge sulla scelta del tipo di imballaggio, quindi in questo caso non resta che affidarsi alla sensibilità del produttore, che peraltro ha tutto l’interesse a garantire un confezionamento dei suoi prodotti il più possibile sicuro al riparo da spiacevoli rischi di contaminazione. C’è anche da considerare che nella filiera ci dovrebbe essere la giusta sorveglianza sull’adeguata conservazione del prodotto, sia in fase di stoccaggio sia quando arriva sugli scaffali del supermercato. In ogni caso, ormai da tempo nei test comparativi dei prodotti consideriamo anche la confezione, che diventa un elemento della valutazione finale del prodotto, sia per quello che riguarda la sua sicurezza e praticità d’uso, sia per la sostenibilità ambientale (per esempio diamo giudizi negativi a confezioni inutilmente grandi, composte senza motivo da materiali difficili da separare e quindi da smaltire attraverso la differenziata, non ben piene o da cui è difficile estrarre tutto il prodotto, che finisce sprecato). Come consumatori, quello che possiamo fare è preferire i prodotti che hanno una confezione che dia anche le dovute garanzie di sicurezza, quindi con tappo sigillato. 38 testsalute 113 TS113_038039_lettereINDICE /// 6 novembre 2014, 13:24 TS113_038039_lettereINDICE.indd 38 06/11/2014 14:52:55 INDICE 2014 Trovi l’archivio completo degli anni passati online sul nostro sito www.altroconsumo.it ARGOMENTO AB Acne 113 Anemia 112 Apparecchi per bambini 112 Attività fisica e alimentazione 111 L’Oms promuove il consumo di iodio C Caffè e salute 111 Cancro al collo dell’utero 108 Certificato medico per fare sport109 Creme antirughe 110 Creme per viso BB e CC 112 Cure e analisi, scegliere bene 109 Cure palliative 113 Cuscino, guida all’acquisto 112 Sale iodato: sì o no? Secondo un medico cui si è rivolta una mia parente, lo iodio è fondamentale per il funzionamento della tiroide, ma l’introduzione di sale iodato nella dieta delle zone in cui le malattie alla tiroide sono molto diffuse può avere portato a un aumento della diffusione di tumori della tiroide. Voi avete spesso consigliato l’uso di sale iodato e l’affermazione dello specialista mi lascia un po’ perplesso. L’introduzione del sale iodato, fino a quando dati obiettivi non dimostreranno il contrario, non aumenta affatto i tumori della tiroide. La carenza di iodio è responsabile di alcune malattie della tiroide, poiché lo iodio è un elemento indispensabile per la sintesi degli ormoni tiroidei. In sua assenza la tiroide si adatta, aumentando il suo volume, e creando la condizione nota come “gozzo”; e fra i fattori di rischio per il tumore maligno della tiroide c’è proprio il gozzo, caratterizzato da numerosi noduli benigni della ghiandola, che in alcuni casi possono degenerare in maligni. Si contano un maggior numero di tumori alla tiroide perché tecniche e strumenti sempre più raffinati trovano più tumori, inclusi purtroppo quelli che non si sarebbero mai manifestati né avrebbero dato problemi. Recentemente un gruppo internazionale di esperti ha invitato a rivedere determinati comportamenti medici, per contrastare il problema dell’eccesso di diagnosi e cure, citando proprio il caso dei tumori della tiroide. Rivista Alluminio QUALE LATO? «Ho notato che la pellicola di alluminio per gli alimenti ha un lato lucido e uno satinato: quale lato deve stare a contatto con i cibi?» La normativa sugli imballaggi destinati al contatto alimentare prevede che vengano riportate sulla confezione eventuali istruzioni da osservare per garantire un impiego adeguato e sicuro. Nel caso dell’alluminio non ci sono indicazioni sul lato da usare, dunque non c’è da pensare a una differenza di uso tra le due facce. D Detersivi per bambini 108 Dieta: app per perdere peso 108 Dieta sana 112 E Ebola 113 F Farmaci contro il colesterolo 109 Fibrillazione atriale 111 Fibromialgia109 Fecondazione eterologa 113 GH Gelati confezionati 110 I Integratori e antiossidanti 109 L Logopedia 108 MN Malattie neurologiche Melatonina Memoria, diminuzione Mercurio nel pesce 109 113 108 110 ARGOMENTO Rivista O Omogeneizzati111 PQ Panettone e pandoro Primo soccorso 113 111 R Ricotta113 S Salviette umidificate 111 Sapone di Marsiglia 112 Screening112 Servizi Sanitari: soddisfazione cittadini 110 Sindrome dell’accumulo eccessivo 108 Spesa sanitaria delle famiglie 113 Stipsi110 T Terapie alternative Ticket spese mediche 109 110 U Udito e protesi 108 VZ Vaporizzatori 113 TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI Altroconsumo Edizioni vieta espressamente la riproduzione anche parziale degli articoli e dei risultati dei test per fini commerciali e pubblicitari. Anche la riproduzione degli articoli per fini non pubblicitari deve essere autorizzata per iscritto dal direttore. Qualsiasi uso e/o riproduzione delle illustrazioni è vietato senza l’accordo scritto dell’editore. 113 testsalute 39 TS113_038039_lettereINDICE /// 6 novembre 2014, 13:24 TS113_038039_lettereINDICE.indd 39 06/11/2014 14:52:55 I TUOI PUNTI DI FORZA. Assi As sist si sten st enza en za a recla ecla ec lami mii Dife Di fend fe ndiia nd iamo iamo o i tuoi uoi di uo diri ritt ri tti,i,i, ti su tt sugg gger gg eria er iamo ia mo solluz uzio ionii con ioni io oncr crret cret ete, te, e i tuo uoii pr prob ob ble lemi m div mi iven e ta en tano no le n st no stre re bat atta t gl ta glie ie.. ie Il tuo pun u to o di fo forz for rza è ri rza rice iceve vere ere sem empr pree un un’a ’aass ssis iste is teenz n a co omp m le leta ta sui ui rec ecla lami la mi; ut mi mi; utilili i su sugg gger gg erim er imen im enti en ti perr co pe cont ntes nt esta es tare ta r una bol re o leettta sb sbag bag aglililiat atta, a, rec eced eder ed eree da er da un co cont ntra nt tra ratt t o fa tt f ce cend ndo nd o va vale lere le re i pro ropr prii pr diri di ritt ri itt tti;i; uti tilililizz izz zzar a e l’l’Ap ar App p Or Ora a Ba Bast stta! per e farr sen entire tiiree la tu tuaa vo voce ce,, fa ce far pa far part rtee di un gr rt grup up uppo ppo e co cont ntar nt tare are di più ar iù.. C mp Co mpar ara ar a e ri risp spar sp arrmi mia a Orie Or ient ie ntia nt iaamo i con onsu suma su m to ma ori nel elle lle le scelt cceelt ltee di ogn gnii gi gior orno or rno no,, fa face cend ce end ndot otii ri ot risp sp parmi armi ar miar aree gr ar g az azie ie ai te test stt comp co mpar mp arat ar ativ at tiv ivi.i.i Il tuo pun unto to di fo forz rzaa è sc rz sceg eglililier eg ier eree semp semp se mpre re il pr prod odot od dot otto tto to o il se serv r iz rv izio izio io con il miigl glio i r rapp raapp ppor orrto orto to qua uali alilità ità tà/ prez pr ezzo ez zo.. I va zo vant ntag nt ag ggi g esc scllusi lusi lu sivi ivi vi,i, le le tariff iffe ffe age gevo vola vo late la te,, le con te onve venz ve nzio nz ion io ni, i no ni, ni nost stri st ri tes estt co omp mpar arat ar ativ at tiv ivi, vi,i, i ca calc lcol lc olat ol attor orii on lin inee e l’l Ap App p Yo YouF uF Fiin nd son o o i tu tuoi o allllea oi eati ea ti per mig igliliior orar aree la qua ar ualilità liità del ella la vit ita. a a. 80 Avv vvoc ocat oc atii at S am Si mo se semp mpre mpre mp e al tu tuo o fian anco c . Ch co Che e sii tra ratt ttii di pro tt rodo dott do dott ttii di dife fett fe ttos osi,i,i, mul os ulte lte con onte test te stab st abilililii ab o affitt ttua uari ua ri mor oros osi,i,i, i nos os ostr tri av tri tr avvo voca vo cati ca ti han anno no la ri risp isp spos o ta più pro os rofe fess fe s io ss iona nale na le per er te. Il tuo o pun unto to di forz to fo orz rzaa è un tea eam m di 80 av avvo voca vo cati ca ti pro ront nttii ad nt d asc scol olta ol ltare tare i tuo ta uoii pr prob oble ob lemi le m e tro mi ro-vare va re le so solu l zi lu zion onii su mis on isur uraa pe ur perr te te. Pe te. Perr fa farr vale vale va lere re i tuo uoii di diri ritt ri ttii e ri tt riso solv so lver lv ere er e fa fast stid st idio id iose io se gra rane ne q ot qu otid idia id iaane ne. e. Info In form fo rmaz rm azio az ione io one e ind ndip ipen ip endent en dent de nte e Offrria Off iamo mo sem mprre in info form fo rmaz rm azio az ioni io nii indip nd dip i en ende d nt de nti e pe perr qu ques esto es to no on n osp spit ittia i mo m pub ubbl bbl blic icit icit ic itàà.. ità. Il tuo pun unto to di fo forz rzaa è av rz aver ere er e se semp mpre mp re un pare paare rere re imp mpar arzi ar ziial zial ale e, chi e, h ar a o e co comp mp pet eten ente en te.. Og te Ogni ni noti no tizi ti tizi zia, a, sug gge g ri rime ment me nto, nt o, ind ndic icaz ic azio az ione io ne e han anno no com ome e sc scop opo op o fa fare re il tu re tuo o in inte te ere esse. sse. La no ss ost stra ra in info nfo form rmaz rm azio az ione io ne è tut utta ta far arin inaa de in dell no nost stro st ro sac a co c e non si pi pieg egaa a ne eg ness s un com ss ompr prom pr omes om essso o.