ANONIMO
dai Fioretti di S. Francesco
G U I D A
«L’abito delle opere buone, la
consuetudine dei pensieri santi, la
meditazione costante sui pochi
sentimenti che reggono la vita
morale, chiudono l’orizzonte entro la
cerchia di pochi motivi essenziali,
semplici e primitivi, più accennati
che svolti, più colti in azione che
analizzati e giustificati. La sobrietà
nasce dalla lucidità interiore; la
semplicità poggia su un fondamento
di certezza» (CASELLA).
Un giorno San Francesco, avendo incontrato un giovane che
aveva preso molte tortore e le portava a vendere, ebbe pietà di
esse che sono il simbolo delle anime caste et umili e fedeli, e le
richiese al giovane, perché non cadessero nelle mani dei crudeli
per essere uccise.
Il giovane, ispirato da Dio, gliele diede e San Francesco, accogliendole in grembo, le chiamò sorelle e disse loro che voleva
scamparle dalla morte, costruire per loro i nidi, e farle proliferare
e moltiplicare secondo il comandamento di Dio.
E così avvenne. San Francesco fece a tutte i nidi e esse, usandoli, cominciarono a fare le uova e a figliare dinanzi alli frati, con
i quali vivevano come se fossero galline ed erano nutrite da loro.
Si allontanarono solo quando San Francesco diede loro il permesso di partire.
Il giovane, che era stato così generoso nel consegnare a San
Francesco le tortore, diventò frate e visse nell’Ordine con grande
santità.
«In questo fioretto fresco e gentile – annota Rosario TOSTO
– (come in quello precedente della conversione del lupo) si
ritrova il motivo della fraternità di tutti gli esseri che anima il
Cantico di frate Sole. Per San Francesco il mondo dovrebbe tornare nelle condizioni in cui era al tempo della creazione, quando uomini ed animali vivevano lieti ed innocenti nell’Eden, il
male e la violenza erano ignorati, e la libertà un diritto di tutti».
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dai Fioretti di S. Francesco
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San Francesco e le tortore
mansueti: umili.
sirocchie: sorelle.
iscampare: salvare.
usandogli: servendosi dei nidi preparati
da S. Francesco.
usavano: vivevano in confidenza.
nutricate: nutrite.
licenza: permesso.
\ANALISI
DEL TESTO\
{1} La semplicità espressiva dei Fioretti –
più che di un testo scritto si ha l’impressione che ci troviamo dinanzi a un racconto orale – viene particolarmente evidenziata dall’uso del polisindeto: quasi
ogni periodo, infatti, inizia con una congiunzione coordinante.
U
no giovane avea prese un dì molte tòrtole e portavale a
vendere. Iscontrandosi in lui santo Francesco, il quale
sempre avea singulare pietà degli animali mansueti1,
riguardando quelle tòrtole coll’occhio piatoso, disse al giovane:
«O buono giovane, io ti priego che tu le mi dia, e che uccelli
così innocenti, a’ quali nella santa Scrittura sono assomigliate le
anime caste et umili e fedeli, non vengano alle mani de’ crudeli
che le uccidano».
Di subito colui, ispirato da Dio, tutte le diede a santo Francesco: et egli, ricevendole in grembo, cominciò a parlare loro
dolcemente:
«O sirocchie2 mie tòrtole, semplici, innocenti e caste, perché
vi lasciate voi pigliare? or’ecco io vi voglio iscampare3 da morte
e farvi nidi, acciocché voi facciate frutto e multiplichiate, secondo il comandamento del vostro Creatore».
E va santo Francesco, e a tutte fece nido. Et elle, usandogli4,
cominciarono a fare uova e figliare dinanzi alli frati; e così dimesticamente si stavano et usavano5 con santo Francesco e con gli
altri frati, come se elle fussono istate galline sempre nutricate6 da
loro. E mai non si partirono, insino a tanto che santo Francesco
colla sua benedizione diede loro licenza7 di partirsi. Et al giovane
che gliele aveva date, disse santo Francesco:
«Figliuolo, tu sarai ancora frate in questo Ordine, e servirai
graziosamente a Gesù Cristo».
E così fu: imperocché ’l detto giovane si fece frate e vivette
nell’Ordine con grande santità. A laude di Cristo. Amen {1}.
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