E enti Settimanale - Anno 6 TERRITORIO | ISTITUZIONI | N° 68 Get Ready for Horizon 2020! Lunedì 25 novembre 2013 IMPRESE La Comunità Europea finanzierà 80 miliardi di euro con il nuovo Programma Quadro di Ricerca e Innovazione HORIZON 2020 (2014-2020). TECHINNOVA ti offre gli strumenti vincenti per divenirne protagonista. Spedizione con tariffa Posta Target Magazine conv. naz./304/2008 del 01-06-2008 Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media ■ IL PUNTO / Nel 2012 In Italia, 256 le realtà con un core business biotech BIOTECNOLOGIA CHIMICA E FARMACEUTICA La sfida (vincente) del futuro Tra le risorse del settore: farmaci, terapie e strumenti diagnostici innovativi S È il red biotech a trainare il comparto: con trend in crescita per fatturato e investimenti alute, diagnosi, buon cibo. E soprattutto farmaci di nuova generazione. Il biotech passa da qui, in particolare dal farmaco biotecnologico quale leva di sviluppo economico, sociale e sanitario, come mette in luce il rapporto Farmindustria - Ernst & Young “Biotecnologie del settore farmaceutico in Italia 2013”. Il red biotech fa da traino al settore delle biotecnologie e contribuisce per il 58% al numero di imprese (235), con risultati di rilievo in termini di fatturato (95%), investimenti (92%) e addetti nella divisione di ricerca e sviluppo (81%). Trend in crescita per fatturato e investimenti. In particolare, nell’ambito del red biotech, il comparto principale è rappresentato dal farmaco biotech e dalle sue aziende: in Italia ne conta 175 tra imprese del farmaco e altre biotech del farmaco. Techinnova, Innovate with Us: Esperienza, Conoscenza, Serietà. iotecnologie, a tutti gli effetti la sfida del futuro. Che il settore sia in assoluta crescita non è una novità. Patrimonio di conoscenze e competenze strategiche capaci di assicurare sviluppo economico, occupazione qualificata, qualità della vita e benessere, il biotech posiziona l’Italia come terzo Paese europeo per numero di imprese pure biotech, dopo Germania e Regno Unito. Così sono definite quelle aziende che hanno come core business attività legate esclusivamente alle biotecnologie: a fine 2012, nello Stivale, se ne sono contate 256, sulle 407 complessive impegnate in ricerca e sviluppo nel settore. A censirle è il Rapporto Assobiotec - Ernst & Young sulle Biotecnologie in Italia 2013, alla sua quarta edizione. Ricerca di ottima qualità, risultati concreti, risvolti interessanti per l’industria. Queste le carte vincenti di un settore che rappresenta una risorsa preziosa per la messa a punto di nuovi farmaci, terapie innovative e più efficaci, strumenti diagnostici all’avanguardia e molto altro ancora. Per raccontare le biotecnologie basta poco. Basta parlare di trasferimento tecnologico, passaggio sostanziale per permettere alla ricerca di trasformarsi in prodotto e di raggiungere il mercato e il cittadino. Insomma, per massimizzare le ricadute della ricerca sul sistema industriale. Soprattutto, basta parlare di farmaci biotech, con il ruolo fondamentale nel trattamento di molte patologie anche gravi e caratteristiche che li differenziano dai prodotti farmaceutici tradizionali. Non può mancare poi un cenno alla biologia molecolare, che ha rivoluzionato la diagnostica permettendo analisi prima impensabili e impossibili in diverse patologie, nonché abbattendo i costi per la diagnosi e favorendone la sostenibilità da parte del Ssn. Ancora, quasi di prassi l’apporto delle biotecnologie nell’agro- alimentare, imprescindibile per la necessità di fornire cibo sicuro e di qualità. È la principale esigenza che i consumatori e le autorità chiedono alla filiera, dai produttori agricoli all’ultimo passaggio, fino ad arrivare sulla tavola o al pasto rapido di tutti i giorni. Qui entrano in campo le biotecnologie, con nuovi strumenti grazie alle conoscenze della biologia molecolare, in grado di identificare la presenza di contaminanti pericolosi e garantire la provenienza, oltre che le caratteristiche di una derrata alimentare. Ovvero, qualità e sicurezza che si uniscono a frontiere innovative di sviluppo tecnologico e di progresso nella genetica di piante e animali, in una realtà in cui le esigenze alimentari crescono. © luchshen - Fotolia.com © motorlka - Fotolia.com B Altri servizi per le aziende: Assistenza alle fasi di start up aziendale Consulenza finanziaria e sui finanziamenti pubblici per progetti di innovazione Servizi per Horizon 2020: Mediazione con investitori di private equity interessati ai settori tecnologici Ricerca e formazione del partenariato Assistenza per la tutela e la valorizzazione della proprietà intellettuale Stesura delle domande e assistenza tecnica, economico, finanziaria Assistenza legale e contrattuale per la creazione di reti di impresa Assistenza legale e contrattuale Gestione di accordi scientifici tra aziende ed enti di ricerca pubblici e privati Public affairs e lobbying Business Development e Accelerazione di Impresa Fase di rendicontazione Servizi di incubazione virtuale di impresa Techinnova S.r.l. Via Bazzini, 17 20131 Milano (Mi) Tel. +39.02.49431207 www.techinnova.it [email protected] Techinnova è partner delle reti d’impresa SIAS e OMNES 2 Biotecnologia, Chimica e Farmaceutica Eventi Lunedì 25 novembre 2013 ■ ASSOBIOTEC / Sono oltre 22 milioni in Europa gli addetti impiegati nel settore ■ BIOREP / Dal 2003 servizi per la crioconservazione di materiale biologico Bioeconomia: la sfida per l’Europa Cellule al fresco: sicure per la ricerca L’Italia si adegui: il futuro è sostenibile e bio, lo dice l’economia Alle spalle importanti accordi con prestigiosi istituti internazionali U B n patrimonio di conoscenze e competenze strategiche davvero unico per assicurare crescita economica, occupazione qualificata, qualità della vita e benessere: sono le biotecnologie. Ne è consapevole l’Unione Europea, che da tempo le ha identificate come key enabling technologies (ket), ovvero tecnologie in grado di contribuire, in termini di valore aggiunto, al rilancio di molteplici settori dell’industria tradizionale e alla gestione di molte sfide sociali. In linea con questa consapevolezza, Bruxelles assegna alle biotecnologie un ruolo fondamentale per realizzare la strategia per la bioeconomia lanciata dalla Commissione nel febbraio del 2012: “L’innovazione per una crescita sostenibile: una bioeconomia per l’Europa”. La Commissione intende promuovere lo sviluppo E enti TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE DIN NEWSLETTER Settimanale Anno 6 - Numero 68 Lunedì 25 novembre 2013 Direttore responsabile: Mattia Losi Il presidente Assobiotec Alessandro Sidoli di una società basata sull’innovazione e sull’uso sostenibile delle risorse biologiche rinnovabili per fini industriali, tutelando al tempo stesso la biodiversità e l’ambiente. In questo scenario la Commissione ha chiamato i singoli Paesi ad adottare una propria strategia nazionale. Lo hanno già fatto Germania, Paesi Scandinavi, Olanda, Irlanda e Repubblica Ceca. Assobiotec lo chiede con forza per l’Italia. Si tratta non solo di investire Attività editoriale a cura de: Sede operativa: Via Carlo Pisacane, 1 20016 Pero Milano Agente: AREA MEDIA sas Via Nannetti, 2/e 40122 Bologna Tel.: 051 6492589 Fax: 051 5282079 Mail: [email protected] Registrazione Tribunale di Milano numero 208 del 21 marzo 2005 Stampatori: ll Sole 24 Ore S.p.A. Via Busto Arsizio, 36 20151 Milano; Il Sole 24 Ore S.p.A. Via Tiburtina Valeria; Km 68,7 - 67061 Carsoli (Aq); Stampa Quotidiana S.r.l - Via Galileo Galilei, 280/A 40059 Località Fossatone Medicina - (Bo); risorse finanziarie ma anche di introdurre un nuovo sistema regolatorio a costo zero, che favorisca la domanda e l’offerta di bioprodotti, riconosca l’innovazione laddove già presente e snellisca i processi autorizzativi. La bioeconomia, infatti, è la sfida che l’Europa ha davanti a sé per affrontare e vincere le problematiche che pone il terzo millennio: l’aumento e l’invecchiamento della popolazione mondiale, con la conseguente maggior richiesta di salute, l’aumento della domanda di cibo, l’affrancamento dalle fonti fossili di energia e l’approdo a una società post-petrolifera. Secondo stime dell’Ue, il volume d’affari generato dalla bioeconomia in Europa è di circa 2.000 miliardi di euro, con oltre 22 milioni di addetti (il 9% del totale degli occupati). E, sempre secondo stime Ue, ogni euro investito oggi nei diversi settori che compongono la bioeconomia potrà generare, entro il 2015, un valore aggiunto di 10 euro. Senza contare il fatto che per ogni addetto impiegato nel biotech, se ne generano 5 nell’indotto, contro gli 1,5 generati dall’industria tradizionale. ioRep, società del Gruppo Sapio, nasce nel 2003 come service provider. Offre servizi efficienti e sicuri di stoccaggio e gestione del materiale biologico, mettendo a disposizione una piattaforma di tecnologie avanzate di crioconservazione a supporto della ricerca. Centro di risorse biologico, offre anche servizi di stoccaggio di collezioni di cellule e di materiale biologico a bassissime temperature, nel rispetto delle normative vigenti. Grazie a un esclusivo accordo con il Coriell Institute for Medical Research, il più grande e antico centro di stoccaggio non profit del mondo, BioRep fornisce un’ampia gamma di servizi dalla biologia cellulare alla biologia molecolare e microbiologia, utilizzando procedure operative standard sviluppate dallo stesso Coriell. Centri di ricerca e importanti fondazioni internazionali affidano quotidianamente a BioRep i propri campioni biologici per la gestione di trial preclinici e clinici. BioRep è la banca di riferimento per la Chorea di Huntington, collabora infatti con l’americana Chdi Foundation come banca biologica specializzata per il progetto Enroll Hd, e gestisce quindi la raccolta, il processamento e lo stoccaggio di campioni di pazienti affetti da Chorea di Huntington da oltre 135 centri europei. Nel 2010 BioRep ha firmato un accordo con la Michael J. Fox Foundation - fondazione nata per lo studio e la cura del Parkinson - per il progetto di ricerca sui marcatori di progressione della malattia di Parkinson. Nel 2013, nel suo decimo anno di vita, BioRep ha ampliato la propria sede, trasferendosi all’interno del Dipartimento di BioTecnologie (Dibit2) dell’Ospedale San Raffaele di Milano, uno dei più grandi Parchi Scientifici d’Europa. Adesso, grazie all’aumentata potenzialità di stoccaggio, la struttura gestisce anche la raccolta e la conservazione di materiale biologico per conto dei ricercatori dell’Ospedale San Raffaele, impegnati nello sviluppo di nuove terapie. Tank room per la crioconservazione ■ ALGAMUNDI / La start-up italiana The Green Factory è nata nel 2013 Prodotti naturali dall’anidride carbonica La società al lavoro su idee future per le nuove “industrie verdi” L a necessità di strategie di mitigazione della CO2 e di utilizzo di alimenti sempre più naturali e di beneficio per il benessere e la salute dell’uomo sono alcune delle più importanti sfide che il genere umano e il mondo industriale dovranno affrontare nei prossimi anni. Algamundi - The Green Factory rappresenta un’innovativa start-up italiana, fondata nel 2013 dopo un lungo periodo di ricerca. “Opera nel settore delle biotecnologie e della chimica secondo due segmenti operativi principali - spiega il Ceo e Cfo A. Raffelini - che sta gestendo la fase di start-up della compagnia; il primo consiste nella fabbricazione su scala industriale di alcuni prodotti intermedi completamente naturali estratti da organismi vegetali (micro-alghe), da impiegare successivamente come additivi e coloranti naturali nell’industria alimentare, della cosmetica e farmaceutica”. “Tale processo di fabbricazione - specifica R. Poggio, chief production engineer - è realizzato mediante l’utilizzo esclusivo di innovative biotecnologie capaci di accelerare i processi naturali di riprodu- zione riciclando tonnellate di CO2”. Il secondo segmento operativo, strettamente connesso al primo, pone la società alla frontiera più avanzata dei sistemi biologici di ingegneria Carbon Capture and Storage (Ccs), da installare all’interno delle fabbriche per trasformarle in green factory capaci di ridurre sensibilmente la dispersione di gas nocivi e potenzialmente migliorare i margini industriali. “La società - riprende il Ceo - crede e investe nelle menti e nella creatività italiana, sebbene nel nostro Paese le difficoltà nel lanciare progetti di questa portata siano effettivamente notevoli, soprattutto legate ai costi di burocrazia, di sistema e dei servizi”. Algamundi, che si pone importanti obiettivi di mercato, vanta una squadra multidisciplinare e internazionale di giovani talenti, tutti sotto i 40 anni d’età, con esperienze in importanti multinazionali in Italia e all’estero. La società ha avviato il primo round di raccolta di mezzi finanziari e valuta partner strategici; inoltre, secondo un approccio internazionale, ha riservato una parte del proprio capitale a investitori, anche persone fisiche, e anche per importi minimi, che consentono comunque di ottenere futuri benefici dall’iniziale partecipazione. Per informazioni su questa opportunità che si chiuderà alla fine del 2013 visitare il sito www.algamundi.com o inviare una email all’indirizzo info@ algamundi.com. Sviluppo di additivi naturali e nuovi prodotti dalle micro-alghe e nuove tecnologie per il sequestro biologico e il riutilizzo della CO2 Eventi Lunedì 25 novembre 2013 Biotecnologia, Chimica e Farmaceutica ■ NMS ONCOLOGY / L’azienda, proprietà della Regione Lombardia, occupa circa 160 ricercatori divisi tra specializzazione biologica e chimica Dalla genetica, farmaci innovativi antitumore Alla guida scientifica dell’azienda c’è il professor Carlo Croce, pioniere dello studio genetico del tumore C ome può un’azienda farmaceutica definirsi d’eccellenza? Per esempio deve produrre farmaci che abbiano un valore sul mercato, basati su una ricerca scientifica all’avanguardia, ed essere in grado di stipulare alleanze strategiche con aziende leader internazionali. Queste sono le caratteristiche di Nerviano Medical Sciences (Nms) l’unica azienda italiana in grado di svolgere autonomamente l’intera filiera di ricerca e sviluppo di farmaci innovativi per il settore oncologico. L’estrema qualità delle attività svolte nel sito di Nerviano è frutto di una storia speciale. Nms nasce infatti come Farmitalia Carlo Erba, famosa già al tempo per le scoperte nel campo oncologico. Negli anni Novanta l’azienda inizia un’esperienza come parte di società multinazionali, per arrivare, nel 2004, all’autonomia. Oggi è La sede della business unit di oncologia e della direzione di proprietà della Regione Lombardia, sotto la guida del presidente Alberto Sciumè e dell’amministratore delegato Luciano Baielli. Al suo interno lavorano circa 550 professionisti, divisi tra consocietà che ricoprono diversi ruoli. In particolare, Accelera fornisce prestazioni in aree specializzate quali la farmacocinetica e la tossicologia, Clioss si occupa di sviluppo clinico, NerPharMa Ds della produzione e del confezionamento del farmaco, mentre Nms Oncology di ricerca del farmaco. Clioss, NerPharMa Ds e Accelera lavorano anche per conto terzi, per aziende farmaceutiche e biotech. Dal 2012, le strategie scientifiche di Nms sono guidate dal professor Carlo Croce, pioniere dello studio genetico del tumore, e considerato il primo ricercatore italiano nel campo biomedico, con più di mille pubblicazioni e innumerevoli premi internazionali per i suoi contributi fondamentali all’avanzamento della ricerca oncologica. Presso Nms Oncology lavorano circa 160 ricercatori. La Il coordinatore operativo Arturo Galvani e la coordinatrice della piattaforma chinasica Antonella Isacchi metà di questi, precisa il coordinatore operativo Arturo Galvani: “Possiede una specializzazione biologica, l’altra metà chimica. La componente ‘bio’ è coinvolta nella validazione dei bersagli e nella caratterizzazione del funzionamento farmacologico dei composti, mentre la chimica sviluppa le molecole, cioè i nuovi farmaci oncologici. Le competenze multidisciplinari di Nms sono frutto di una lunga esperienza, compreso il decennio di appartenenza alle multinazionali Pharmacia e Pfizer.” Nms Oncology, spiega Antonella Isacchi, coordinatrice della piattaforma chinasica di Nms Oncology, è focalizzata: “Sulla ricerca e sviluppo di farmaci oncologici caratterizzati da un alto livello di innovazione. Oggi Nms vanta una specializzazione riconosciuta a livello internazionale nel settore della terapia mirata, e in particolare grazie alla sua piattaforma chinasica, nello sviluppo di farmaci in grado di inibire le chinasi, una famiglia di proteine che gioca un ruolo fondamentale nei tumori. L’azienda possiede ■ NERPHARMA e NERPHARMA DS / Le società del settore farmaceutico sono confluite nel 2004 in Nerviano Medical Sciences Servizi e strutture all’avanguardia per l’oncologia Principi attivi e farmaci al centro dell’attività delle due aziende, certificate Good manifacturing practices P resenti sul mercato solo da qualche anno (il 2010, per la precisione), NerPharMa e NerPharMa Ds, società del gruppo Nerviano Medical Sciences, operano nel settore farmaceutico e sono riuscite da subito a imporsi con la forza dei loro progetti e l’alto livello qualitativo dei loro prodotti. Le due società hanno una storia importante, caratterizzata dalla decennale precedente appartenenza a diverse multinazionali prestigiose, per poi confluire, dal 2004, nell’ambito di Nerviano Medical Sciences, attualmente sotto l’egida della Regione Lombardia. NerPharMa e NerPharMa Ds sono situate proprio nel campus di Nerviano Medical Sciences (Nms). Le tre società collaborano in sinergia per progetti di proprietà; nell’ambito di questi ultimi operano per la produzione di principi attivi, lo sviluppo e la preparazione di farmaci destinati alla sperimentazione clinica. NerPharMa Ds si occupa di principi attivi farmaceutici per l’oncologia, mentre NerPharMa fornisce servizi anche conto terzi per la produzione di farmaci iniettabili e di forme solide orali, principalmente orientate al settore oncologico, e destinate sia alla clinica che al mercato. Un’attenta attività di marketing supporta le aziende nell’espansione del business e nella ricerca di nuovi committenti. “Entrambe le società - spiega l’amministratore unico Giovanni Cotticelli - offrono ai propri clienti servizi di altissima qualità, non solo a livello produttivo, ma anche a livello di competenze messe in campo. Nello specifico, Ner- NerPharMa PharMa Ds offre servizi per la realizzazione di principi attivi farmaceutici per l’oncologia e possiede una struttura all’avanguardia per gestire e manipolare composti altamente attivi, soprattutto nel campo dei farmaci utilizzati per la cura dei tumori. NerPharMa offre servizi di sviluppo e di trasferimento tecnologico di prodotti finiti destinati agli studi clinici o al mercato internazionale, supporto regolatorio a scopo di approvazione da parte delle autorità dei diversi Paesi. Per entrambe vale la stessa regola: tutti i servizi forniti Giovanni Cotticelli sono basati su un know-how consolidato applicato alla produzione, che garantisce elevati standard qualitativi in accordo alla filosofia aziendale di miglioramento continuo”. I professionisti che operano presso le strutture, prosegue il Ceo: “Vantano una significativa esperienza nello sviluppo di prodotti, dalla prima fase clinica alle forniture commerciali”. Entrambe le società sono certificate Gmp (Good manufacturing practices) e autorizzate alla produzione e al confezionamento di prodotti finiti medicinali (NerPharMa) e di principi attivi farmaceutici (NerPharMa Ds). Le due società possono operare a livello integrato, a partire dalla produzione del principio attivo (NerPharMa Ds) sino alla realizzazione del prodotto finito (NerPharMa). La maggior parte dei farmaci e principi attivi prodotti, 3 un ricco portafoglio di progetti innovativi interamente frutto della ricerca interna, che comprende ben cinque farmaci in sviluppo clinico”. Recentemente Nms, grazie alla sua piattaforma Adc (Antibody-drug conjugates), sta investendo nel settore degli immuno-coniugati: si tratta di un approccio innovativo nel quale le molecole citotossiche vengono attaccate ad anticorpi monoclonali per renderle più selettive per le cellule tumorali e quindi meglio tollerate. Nms ha strutturato il proprio modello di business in modo da poter disporre delle molecole della sua pipeline a diversi stadi del loro sviluppo, anche in collaborazione con altre aziende. Proprio in questo senso vanno letti gli accordi commerciali stretti negli ultimi anni con aziende del calibro di Genentech, Novartis, e i recenti accordi con la francese Servier e la californiana Ignyta. Nms è inoltre parte attiva del territorio: grazie a Regione Lombardia la società ha importanti collaborazioni con ospedali ed enti di ricerca su diversi progetti in ambito clinico e preclinico, secondo un modello d’interazione funzionale complementare tra ricerca accademica e ricerca industriale ormai affermato a livello internazionale, a cui anche l’Italia si deve adeguare e dove Nms è all’avanguardia. sono registrati in Europa, negli Stati Uniti, in Giappone e in paesi terzi. Proprio questi Paesi rappresentano i mercati più importanti per la produzione delle due società: qui i committenti vengono supportati in tutte le fasi di sviluppo dei progetti, sempre garantendo la massima affidabilità scientifica. Presso NerPharMa lavorano 87 impiegati e 33 sono gli addetti presso NerPharMa Ds. Lo staff, altamente selezionato, comprende laureati in biologia, chimica e in discipline a indirizzo farmaceutico. Oltre che per i progetti di proprietà di Nms, NerPharMa e NerPharMa Ds svolgono la propria attività di sviluppo, nonché di produzione per conto dei grandi gruppi farmaceutici internazionali. La macchina organizzativa è complessa, perché complesse e altamente specializzate sono le attività che vengono svolte, dalla scelta dei processi produttivi, alla loro validazione e alla preparazione della documentazione per le agenzie regolatorie, intesa all’approvazione di farmaci e principi attivi. “Nelle due società - conclude Giovanni Cotticelli - la scelta dei progetti è dettata da una puntuale analisi delle vendite. Si cerca sempre di offrire alle multinazionali qualità e innovazione, sia per i prodotti da sviluppare nelle fasi cliniche, che per i prodotti commerciali”. 4 Biotecnologia, Chimica e Farmaceutica Eventi Lunedì 25 novembre 2013 ■ LB RESEARCH / Fondata nel 2007, ha sede a Cantù. Collocata all’interno delle Cro (Contract Research Organization), fornisce le sue consulenze a multinazionali farmaceutiche Farmaci: dalla sperimentazione all’uomo, la strada è lunga L’azienda segue tutto l’iter che può portare alla commercializzazione di un medicinale o la “post-marketing surveillance” L a progettazione e realizzazione di un farmaco richiede accurati e specifici protocolli di ricerca e ciò vale anche e a maggior ragione quando si passa alla sperimentazione clinica nell’uomo: in questo settore si muove in Italia un’eccellenza, la LB Research srl, con sede a Cantù (Co). Fondata nel 2007 dal suo presidente, Flavio Lietti e da due sue ex collaboratrici, Flavia Baruzzi e Nicoletta Belotto. I 3 soci fondatori hanno un’esperienza venti-trentennale nel settore della ricerca clinica. Dalla patologia alla cura, dal farmaco all’uomo il passo può sembrare breve e lineare, ma, in realtà, dietro alle parole e ai prodotti si celano investimenti milionari e rigidissimi protocolli, normati da leggi e procedure, che regolano ogni singolo aspetto e che hanno come obiettivo primario la tutela della salute umana. LB Research rappresenta, quindi, una realtà nell’ambito della sperimentazione clinica, in quanto è in grado di seguire tutto l’iter che può portare alla commercializza- La sede della LB Research zione di un farmaco oppure la “post-marketing surveillance”, una volta che il farmaco entra in commercio. Chiara, quindi la mission aziendale: LB Research si occupa della sperimentazione clinica di farmaci sia nuovi che già sul mercato, quando il committente, l’azienda farmaceutica, intende, in questo secondo caso, approfondire alcuni aspetti relativi al suo utilizzo, soprattutto in termini di nuove indicazioni e di sicurezza. “Noi gestiamo i progetti, selezio- nando i centri sperimentali, come università e ospedali, identificando i ricercatori e specialisti nella patologia da testare, monitorando lo studio fino alla sua conclusione, attraverso controlli accurati presso i centri sperimentali effettuati da nostri collaboratori sul territorio. Al termine del progetto, che può durare anche parecchi anni, analizziamo tutti i dati clinici emersi, li elaboriamo e redigiamo un rapporto finale, che consegniamo al nostro committente. Tutto ciò gra- zie a un team di professionisti, altamente qualificati, quali sono i nostri dipendenti e collaboratori” - ha precisato il presidente Lietti -. “La qualità è la parola d’ordine che anima le nostre strategie di management, garantendo al cliente esperienza, disponibilità, flessibilità, rispetto dei tempi e anche uno degli aspetti più importanti di una struttura come la nostra, cioè ‘turn over zero’ di personale”. LB Research, infatti, si colloca all’interno delle cosiddette Cro (Contract Research Organization) e fornisce le sue consulenze a diverse multinazionali farmaceutiche, operando sia in Italia che su tutto il territorio europeo. Gli investimenti multimilionari per gli studi e la realizzazione di un farmaco da parte di aziende multinazionali richiedono, proprio nell’ambito della sperimentazione clinica, un processo di filiera che per sua natura, a seconda dei casi, può durare, da sei mesi sino a più di un lustro, a seconda della complessità del protocollo e della patologia in studio. Non va dimenticato che, dal momento in cui si ha l’idea di un farmaco a quello in cui questo entra in commercio, passano circa 10-13 anni con investimenti che toccano, in alcuni casi, 800-900 milioni di euro. A tal proposito, LB Research è specializzata in diffe- Flavio Lietti, general manager di LB Research renti aree terapeutiche, tra cui diabetologia, urologia, neurologia e psichiatria, cardiologia, dermatologia, ematologia, virologia, tuttavia il 50% degli studi che gestisce sono in area oncologica. “Siamo partiti con un programma preciso sei anni fa, lavorando con e nel mercato italiano - ha precisato Flavio Lietti -. Oggi siamo inseriti anche nel mercato europeo, in Paesi come Uk, Belgio, Spagna, Svizzera, Olanda, Germania, Francia, oltre a Turchia. Siamo anche in grado di operare nei Paesi dell’Est europeo”. Un team in “rosa” di diciotto persone, con previsione a breve di alcune nuove assunzioni, si dedica con passione, dedizione e background specifico a tutte le fasi che prevede questa professione, dove si intersecano attività di studio e di ricerca scientifica. LB Research ha un fatturato di poco meno inferiore ai due milioni di euro, di cui il 13% investito in innovazione tecnologica, formazione continua del personale e ricerca di sempre nuove strategie di management. Eventi Lunedì 25 novembre 2013 Biotecnologia, Chimica e Farmaceutica 5 ■ ASSOBIOTEC / Un convegno in cui esperti e decisori si sono confrontati sull’importanza che stanno assumendo i farmaci biotecnologici nel trattamento di numerose patologie Ricerca e cure biotech per lo sviluppo del Paese L’industria biotecnologia italiana si posiziona al terzo posto in Europa, ma bisogna ancora promuovere l’innovazione I farmaci biotecnologici svolgono e svolgeranno sempre di più un ruolo fondamentale nel trattamento di numerose patologie gravi o rare, e hanno caratteristiche che li rendono molto diversi dai prodotti farmaceutici tradizionali. Quello del biotech è un settore che esiste da appena 30 anni, ma che ha già aiutato più di 325 milioni di pazienti. A livello mondiale il 20% dei farmaci in commercio (190 tra farmaci e vaccini) e il 50% di quelli in sviluppo è di origine biotech e a oggi più di 600 farmaci e terapie biotecnologiche sono state adottate per trattare oltre 100 malattie. Questo il quadro emerso durante il convegno svoltosi presso la Regione Lombardia lo scorso 6 novembre: “Il farmaco biotecnologico: ricerca e innovazione d’eccellenza nelle scienze della salute: casi ed esperienze in Nord Italia”. L’incontro, promosso da Assobiotec, l’associazione che all’interno di Federchimica raccoglie le imprese che si occupano di biotecnologie in Italia, ha voluto mettere a confronto esperti e decisori riguardo ai temi legati al farmaco biotecnologico nell’ot- tica della regionalizzazione e della devoluzione delle competenze in materia sanitaria. Quello delle biotecnologie, si conferma come un settore industriale dinamico e in grado di presentare risultati importanti, malgrado il perdurare della difficile situazione economica che le imprese stanno affrontando. Nonostante una marginale diminuzione del numero di queste ultime, l’industria biotecnologica italiana si posiziona al terzo posto in Europa, dopo la Germania e il Regno Unito per numero di imprese pure biotech, con un fatturato che ammonta a 6.766 milioni di euro. Negli ultimi anni le politiche nazionali ed europee hanno posto l’accento sull’importanza dell’innovazione, identificando nello sviluppo del mercato del capitale di rischio uno dei presupposti fondamentali per la crescita e la stabilità del sistema economico. Nonostante questo, la realtà europea del Venture Capital rimane limitata rispetto a quella statunitense. Guardan- Pasquale Frega, membro Consiglio Direttivo Assobiotec do ai leader europei - Regno Unito, Germania e Svizzera -, la maggior parte del capitale raccolto dalle imprese è fornito dal Vc e il numero di progetti finanziati supera i 20 per ogni Paese. In Italia, invece, sono soltanto due i progetti finanziati da fondi Vc nella prima metà del 2012, contro i 55 finanziati a livello europeo. ll biotech rimane comunque uno dei poli trainanti dell’industria farmaceutica, che, insieme ai numerosi poli scientifici di ec- Fibrosi polmonare idiopatica alle corde Il farmaco pirfenidone ne rallenta la progressione. Ricerca contro la fibrosi in prima linea icerca, sviluppo e sfide importanti in quello che, in tutto il mondo, è oggi uno dei settori più competitivi: il biotech. E soprattutto un farmaco, il pirfenidone, per il trattamento di una patologia orfana, la fibrosi polmonare idiopatica (Ipf). È l’importante risultato a cui è giunta la InterMune. Nata in California nel 1990, in Europa parte come una startup e con una sola persona, il vicepresidente esecutivo Giacomo Di Nepi. Oggi di persone ne conta oltre 160. “Si è iniziato sulla base di 10 anni di ricerca su questa malattia, armati di grande tenacia - racconta Di Nepi-. L’interferone gamma, il nostro primo prodotto, aveva fallito, ma non ci siamo dati per vinti. Il secondo, il pirfenidone, ha avuto successo. È servita una grande volontà imprenditoriale, supportata da soci lungimiranti che credevano nel progetto e nel team, insieme alla forte partnership con gli specialisti del settore”. Di Nepi è partito da solo, dal suo “home office” a Basilea, a fine 2009, e dopo qualche mese è stato affiancato da due gia identificati dalle Regioni - spiega il direttore regulatory affairs e corporate della filiale italiana Daniela Santarelli -. Infine, con l’Agenzia del farmaco abbiamo condiviso un sistema di ‘Success fee’ che permette di massimizzare insieme al valore del trattamento nella pratica clinica anche il rapporto costo-bene- disfatto e non si limita ai polmoni – precisa Di Nepi -. È un meccanismo degenerativo per molti organi, come fegato, cuore, reni. E non sorprende che stia cominciando ad attrarre ricerca e investimenti. InterMune è presumibilmente l’azienda più all’avanguardia in questo campo”. L’obiettivo nel tempo è tra- Il convegno si è tenuto presso la sede della Regione Lombardia lo scorso 6 novembre ■ INTERMUNE / Fondata negli Usa nel 1990 fa base anche in Europa dal 2009 grazie a un eccellente team R cellenza presenti in Italia, crea un network pubblico-privato in grado di competere a livello internazionale. I farmaci innovativi per il trattamento di numerose patologie gravi o rare sono oggi in gran parte frutto della ricerca biotecnologica e sempre più lo saranno nel futuro. Motivo per cui tutto il settore ha bisogno di norme stabili e di condizioni competitive rispetto ai big Ue. Tra le misure essenziali per la biofarmaceutica c’è sicuramente la necessità di ridurre i tempi delle negoziazioni di prezzo e rimborso che sono largamente in difetto rispetto all’Europa, l’azzeramento dei tempi aggiuntivi di inserimento nei prontuari regionali e ospedalieri, l’incremento della competitività del nostro Paese nella conduzione degli studi clinici, la semplificazione delle procedure amministrative e, non ultima, la riduzione dei tempi di pagamento da parte delle Regioni. Nel corso dell’evento Pasquale Frega, membro del Consiglio Direttivo di Assobiotec, ha sottolineato come “il farmaco biotecnologico non debba essere considerato esclusivamente un costo, ma soprattutto un investimento in salute”. Un investimento che ha però bisogno di essere tutelato “rispettando il valore della proprietà intellettuale e favorendo un accesso ai farmaci innovativi rapido e omogeneo a livello regionale”. Frega ha inoltre evidenziato come sempre di più sia divenuto necessario superare le difficoltà ancora esistenti nel riconoscere l’innovazione, attraverso criteri validi e trasparenti, così come avviene in tanti Paesi europei. altri colleghi, il direttore medico (un tedesco) e il direttore marketing & vendite (un’italiana). Il 6 gennaio 2011 è stato aperto il primo ufficio, con cinque persone in tutto, in un business center. Man mano la costruzione dell’organizzazione. Oggi conta la sede europea di Basilea, sedi in otto Paesi e strutture in una dozzina, oltre 160 persone. E si andrà oltre. Tutto questo per merito della grande capacità di lavorare su scala internazionale in termi- ni di gestione. “Credo che una struttura giovane, in rapidissima crescita e geograficamente dispersa – commenta il vicepresidente esecutivo e general manager europa possa funzionare solo se vi sono due componenti-chiave. La qualità del team, senza compromessi, e una serie di valori forti e condivisi su come gestire il business. I nostri sono Integrità, Passione, Responsabilità, Creatività e Teamwork”. Come accennato, di recente Vista della sede italiana di InterMune a Milano è stato raggiunto un traguardo importantissimo per l’Ipf, una patologia che finora dava poche speranze. “La sopravvivenza media - dice il general manager della filiale italiana David Ponzecchi - è tra i 3 e i 5 anni, meno della maggior parte dei tumori. Rende i polmoni, che sono come una spugna morbida, progressivamente rigidi e non più capaci di far respirare. L’unico approccio terapeutico preesistente era il trapianto, ma la carenza di organi lo limita a pochissimi pazienti. Con il pirfenidone riusciamo a rallentare la progressione della malattia nei pazienti con Ipf da lieve a moderata e a dare un periodo più lungo di stabilità a pazienti che altrimenti degraderebbero”. Prima ancora della commercializzazione, il pirfenidone è stato reso accessibile fin dal 2011, a completo carico di InterMune a molti pazienti. Oggi Esbriet® (che è il nome commerciale) è disponibile nelle strutture ospedaliere italiane e rimborsato dal Servizio sanitario nazionale. “I pazienti possono accedervi tramite i Centri di pneumolo- Giacomo Di Nepi, vicepresidente esecutivo e general manager Europa di Intermune: casa farmaceutica nata in California nel 1990, oggi con sedi in 8 Paesi. Sede europea a Basilea ficio per il Ssn. La stragrande maggioranza dei pazienti trae beneficio dal farmaco, ma come sempre accade non tutti rispondono in modo ottimale alla terapia. Per tali pazienti pertanto il costo della terapia non viene addebitato al Ssn, resta invece a carico di InterMune. Lo Stato paga solo per i pazienti che hanno tratto un beneficio ottimale”. Insomma, innovazione assoluta, che vede InterMune proiettata su nuove sfide. “L’area della fibrosi è un bisogno terapeutico in gran parte insod- sformarsi da leader dell’Ipf a leader della fibrosi. La potenziale concorrenza non fa paura: “Nell’Ipf - conclude Di Nepi -, come in molte atre terapie, è probabile che il futuro sia una combinazione di farmaci diversi. Noi abbiamo già lanciato uno studio in questo senso. Se arriveranno altri farmaci, in parte saranno concorrenti e in parte partner terapeutici di Esbriet®, che sta ormai diventando lo standard terapeutico. In ogni caso, saranno una speranza in più per i pazienti”. 6 Biotecnologia, Chimica e Farmaceutica Eventi Lunedì 25 novembre 2013 ■ AVANTEA / Le attività di ricerca dell’azienda sono vagliate da un comitato etico indipendente di esperti Campioni nelle biotecnologie avanzate Dalla clonazione di cavalli da competizione a quella con fini medici, e test tossicologici A vantea è un’azienda leader mondiale nel settore delle biotecnologie avanzate della riproduzione animale, caratterizzata da una forte componente di ricerca e sviluppo. La sua attività è nota a livello internazionale, soprattutto grazie al primato raggiunto nel 2003 con la nascita del primo cavallo al mondo ottenuto per clonazione, la cavalla Prometea che, ancora oggi, è la mascotte dell’azienda e pascola tranquilla nel paddock vicino ai laboratori. La ricerca e l’innovazione sviluppate nel corso di oltre vent’anni hanno consentito di sviluppare una varietà di I saggi di tossicità eseguiti da Avantea sono basati sull’utilizzo di ovociti (A), spermatozoi (B) ed embrioni bovini (C) per determinare gli effetti tossici riproduttivi. Cellule somatiche cutanee, coltivate in piastre da 96 pozzetti (D) sono utilizzate come controllo servizi commerciali innovativi sia per il settore zootecnico che per quello biomedico. Per l’allevamento animale Avantea è l’unico laboratorio in Italia, e fra i pochi nel mondo, che propone un servizio di riproduzione assistita per cavalli, bovini e bufali di alto valore genetico. Lo scopo è quello di ottenere una progenie più numerosa da questi animali di particolare pregio e importanti per il miglioramento delle qualità della razza. In alcuni casi, in particolare per il cavallo, la riproduzione assistita è una scelta imposta da problemi di fertilità che impediscono all’animale di riprodursi naturalmente, esattamente come capita nella nostra specie. La tecnica maggiormente impiegata si chiama ovum pick up e consiste nel prelievo degli ovociti dalle ovaie con l’ecografia. Questi ovociti sono poi fecondati in laboratorio tramite iniezione diretta dello spermatozoo, coltivati in incubatore per circa una settimana e infine trasferiti nell’utero di una cavalla ricevente che porterà a termine la gravidanza. Moltissimi ■ UNIVERSITÀ INSUBRIA /Ha due sedi principali, Como e Varese, e altre satelliti puledri sono già nati grazie a questa tecnica applicata a cavalle o stalloni già campioni in diverse discipline sportive, provenienti non solo dall’Europa ma anche e soprattutto dal Medio Oriente. Inoltre è possibile ottenere un gemello identico di questi campioni con la tecnica della clonazione, della quale Avantea è stata pioniere con la nascita di Prometea. Nell’ambito biomedico Avantea ha generato, sempre tramite clonazione, suini portatori di caratteristiche genetiche tali da rendere i loro tessuti più immunocompatibili con l’uomo, con l’obiettivo di farli diventare donatori di tessuti per lo xenotrapianto. Attualmente le attività in corso riguardano il diabete e le protesi valvolari aortiche di origine animale. Altre applicazioni sono la generazione di suini per la chirurgia sperimentale, cioè animali portatori di geni marcatori che consentano di identificare i loro tessuti dopo trapianto, e l’utilizzo del suino come modello di patologie degenerative umane (malattie mitocondriali e Sla). In generale i Uno stallone arabo campione di morfologia, ma non fertile nella riproduzione naturale, dal quale sono stati ottenuti puledri con la riproduzione assistita presso i laboratori Avantea modelli animali sono importanti per la ricerca biomedica perché possono offrire un’approssimazione delle patologie umane e possono contribuire alla comprensione dei meccanismi causali e allo sviluppo di trattamenti o di strategie di prevenzione. Ancora in ambito biomedico, Avantea ha messo a punto saggi di tossicità in vitro per la sfera riproduttiva. Sono basati sull’utilizzo di ovociti, spermatozoi ed embrioni animali, i quali sono esposti a diverse dosi delle sostanze da testare per verificare e documentare gli eventuali effetti tossici. Questi saggi tossicologici non prevedono l’utilizzo di animali. Avantea fornisce il servizio sia in ambito farmaceutico sia chimico, in sintonia con le attuali norme europee (direttiva Reach) che impongono il completamento di un dossier tossicologico per le sostanze in commercio e incentivano l’utilizzo di saggi in vitro. Le attività di ricerca e sperimentazione di Avantea sono vagliate da un comitato etico indipendente formato da autorevoli esperti in sanità e benessere animale, bioetica, genetica, giurisprudenza e medicina legale, conforme alle linee guida inerenti l’applicazione dell’art. 48 del codice deontologico della Federazione Nazionale Veterinari Italiani. Avantea è dotata di un sistema di gestione qualità e ha conseguito la certificazione secondo la norma Uni En Iso 9001:2008. Per maggiori informazioni visitare il sito www.avantea.it. ■ AIDIC / L’Associazione Italiana di Ingegneria Chimica nasce a Milano nel 1958 Formazione continua a Busto Arsizio Dal principio attivo alla produzione Dalla Scuola di Bioinformatica a un progetto di creazione d’impresa L’ingegneria chimica al servizio degli impianti biotecnologici L L a Scuola di Bioinformatica è nata a Torino quasi tredici anni fa per iniziativa di Elena Spoldi, allora segretaria generale della Fondazione per le Biotecnologie, e di Mauro Fasano, professore di Biochimica e attuale direttore della scuola. In oltre dodici anni di attività l’offerta formativa si è evoluta, fino ad arrivare alle 12 giornate dell’edizione attuale. La bioinformatica è una scienza giovane, nata nei primi anni ‘80 per archiviare e analizzare i dati biologici che venivano prodotti sempre più rapidamente. E come tale si evolve rapidamente. Nel 2013 la scuola si è trasferita a Busto Arsizio (Va) e ha mantenuto la struttura a quattro moduli che si era rivelata la più apprezzata: statistica, analisi delle sequenze biologiche, analisi filogenetica e strutturale e biologia dei sistemi. A questi quattro moduli, che hanno attratto nell’insieme circa 70 partecipanti da tutta Italia tra fine giugno e inizio luglio, si è aggiunta il 4 novembre una giornata I partecipanti al modulo di biologia dei sistemi della Scuola di Bioinformatica satellite sulla programmazione in campo scientifico. È già pronto il programma per l’edizione 2014, che manterrà la struttura sperimentata quest’anno e confermerà la collaborazione con lo European Bioinformatics Institute, la massima autorità nel settore. Ma la Scuola di Bioinformatica non è l’unica iniziativa promossa dalla sede universitaria di Busto Arsizio. Attraverso una collaborazione tra il dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate e una società di servizi, è nata da pochi giorni Alta Formazione Insubria, un progetto di creazione di impresa che supporterà la nascita e la realizzazione di eventi formativi a Busto, in sinergia con gli enti locali, le associazioni e le fondazioni già presenti. Referente scientifico del progetto collaborativo è Gabriella Fanali che, dopo 10 anni passati nel laboratorio di Biochimica guidato da Mauro Fasano, ha pensato di crearsi un’opportunità di occupazione e di crescita mettendo le proprie competenze tecnico scientifiche e organizzative al servizio di questa nuova iniziativa. e biotecnologie sono una in grado di essere usato indudelle frontiere più avanzate strialmente. “Dal successo di della ricerca scientifica. Per lo questa operazione - sottolinea studio e lo sviluppo di nuovi Bardone - dipendono il risulprodotti biologicamente attivi tato di anni di ricerca e di nooccorre poter contare sul con- tevoli investimenti”. Si tratta di tributo del biologo molecolare, elaborare un processo in grado del genetista, del biologo cellu- di ottenere una significativa relare, del fisiologo cellulare, del sa del prodotto con il più alto biochimico e di numerosi altri grado di purezza possibile, che specialisti delle varie branche rispetti le normative sempre più severe emesse da autorità delle discipline biologiche. Enrico Bardone, presidente del nazionali e internazionali e, al Gruppo di lavoro biotecnolo- tempo stesso, sia economicagie dell’Aidic (l’Associazione mente sostenibile. Italiana di Ingegneria Chimica), sottolinea che “Ottenuta la ‘nuova entità’ rispondente alle aspettative delle ricerche di laboratorio, resta ancora una fase da eseguire affinché possa essere trasformata in un ‘principio attivo’ in grado di essere utilizzato su scala industriale. Ed è in questa fase che entra in scena l’ingegnere chimico”. L’ingegnere chimico - lavorando in stretta collaborazione con i ricercatori, gli esperti di brevetto di processo e convalida impianti, i fornitori di apparecchiature - mette a punto un processo che sia Il presidente B.W.G. Enrico Bardone “La competitività del prodotto - spiega Bardone - è sempre più un fattore chiave di successo in particolare nei “biosimilari” cioè i principi attivi biotecnologici di cui è ormai scaduta la protezione brevettuale. Aidic su base biennale organizza un convegno internazionale che evidenzia il ruolo dell’ingegneria chimica nelle biotecnologie”. L’Aidic, associazione a carattere tecnico-scientifico senza scopo di lucro, nasce a Milano nel 1958. Riunisce professionisti del mondo accademico e dell’industria ed è aperta a tutti i giovani ancora impegnati nel processo di formazione. I suoi gruppi di lavoro favoriscono lo sviluppo di conoscenze nei settori chimico, petrolchimico, alimentare, farmaceutico, delle biotecnologie, dei materiali, della sicurezza e dell’ambiente. È tra i membri fondatori di Efce, the European federation of chemical engineer e i suoi rappresentanti sono presenti nei board delle maggiori associazioni internazionali. Per informazioni visitare il sito www.aidic.it. Eventi Lunedì 25 novembre 2013 Biotecnologia, Chimica e Farmaceutica 7 ■ BIOUNIVERSA / Lo spin off dell’Università di Salerno è situato all’interno del campus Un successo nella lotta al “killer silente” Messo a punto un kit per la diagnosi precoce dell’adenocarcinoma pancreatico B iouniversa, spin off dell’Università di Salerno, ha sviluppato un kit per la diagnosi precoce del tumore al pancreas sulla base di un semplice esame del sangue. Il kit è in fase di certificazione Ivd, e sarà in commercio nel 2014. Una notizia di notevole rilievo se messa in rapporto con le caratteristiche della patologia che intende intercettare: l’adenocarcinoma pancreatico (Pdac) è definito infatti “il killer silente”, perché è una forma tumorale che dà segni solo quando il tumore è in una fase avanzata. Perciò la mortalità per questo tumore è vicina al 100%. Esso colpisce a livello mondiale circa 300mila persone l’anno, in Italia ci sono ci sono circa 12 mila diagnosi annue. I casi annui aumentano dell’1,5%. “Riuscire a diagnosticare precocemente il tumore, che ha bisogno anche di 10 anni per “Identificare per tempo questo tipo di tumore, che ha un’incubazione anche di 10 anni, è l’unico modo per curarlo” Da sinistra, Aurelio Tommasetti e Raimondo Pasquino, rettori (attuale e precedente) dell’Università di Salerno. Sotto: il campus di Fisciano formarsi – sottolinea Maria Caterina Turco, Ceo di Biouniversa - è l’unica vera chance per la realizzazione di una terapia chirurgica e medica efficace. Gli studi effettuati hanno dimostrato che il kit diagnostico di Biouniversa è in grado di intercettare il Pdac anche 3-4 anni prima dell’insorgenza dei primi sintomi della patologia”. Agli inizi degli anni 2000, il gruppo di ricerca facente capo ad Arturo Leone ed a Maria Caterina Turco evidenzia il ruolo della proteina Bag3 nel carcinoma del pancreas. La proteina si ritrova specificamente nel siero di pazienti affetti da questo tumore, e non in pazienti affetti da altre patologie. Inoltre, come si scoprirà in seguito, la proteina si ritrova nel siero già quattro anni prima della diagnosi clinica. Grazie al sostegno dell’Università di Salerno la ricerca è andata avanti, con una notevole produzione scientifica (ad oggi, più di 30 articoli su riviste internazionali peer-reviewed) e di brevetti internazionali (attualmente 6, alcuni dei quali già concessi, oltre che nei principali Paesi europei, anche negli Stati Uniti e in Giappone). Nel 2009, con il fondamentale contributo del gruppo di supporto al trasferimento tecnologico di ateneo fortemente voluto dal precedente Rettore, Raimondo Pasquino, è nato lo spin off accademico Biouniversa. La società è guidata da Turco ed ha tra i soci fondatori, oltre a docenti e ricercatori delle facoltà di Farmacia e di Medicina, docenti e ricercatori della facoltà di Economia. Della compagine fanno parte anche la Fondazione dell’Università di Salerno e, soprattutto, 2 fondi di Venture capital. Vertis Venture e TTventure, infatti, fin dall’inizio hanno creduto nella tecnologia di Biouniversa e hanno investito 3,5 milioni nello sviluppo del settore diagnostico dell’impresa. Biouniversa è incubata nel Campus dell’Università di Salerno, che oggi ha alla guida un nuovo rettore, Aurelio Tommasetti. Per la rilevazione di Bag3 è Gruppo di ricercatori con il rettore A. Tommasetti Uno dei laboratori di ricerca Una rete di partnership con centri di ricerca lo Utah sta sviluppando con il Nih, National Institute of Health, l’equivalente statunitense dell’Istituto superiore di sanità. Il progetto ha lo scopo di sviluppare un test molto affidabile che potrà essere utilizzato in uno screening di popolazione per il carcinoma pancreatico. In collaborazione, inoltre, con gruppi di ricerca delle Università di Marburg e di Seattle si sta valutando l’efficacia del kit Elisa per Bag3 nel monitoraggio di soggetti a rischio più Tra le collaborazioni, che hanno reso possibile lo sviluppo del kit, spicca quella con Abcodia Itd, biobanca inglese dell’Università Ucl L o sviluppo del kit per la diagnosi precoce del tumore pancreatico realizzato da Biouniversa è stato possibile grazie anche ad una fitta rete di collaborazioni con altri importanti centri di ricerca nazionali ed internazionali. Particolarmente significati- va è stata la partnership con Abcodia ltd, biobanca inglese della Università Ucl che, avendo fornito campioni di sangue raccolti nel corso di 10 anni su di una popolazione di oltre 300 mila soggetti ha consentito di testare l’efficacia del kit sviluppato e confermare ulte- riormente la capacità di diagnosi precoce del kit. Attualmente Biouniversa, in collaborazione con Matthew Firpo dell’Università dello Utah, ha ottenuto che la tecnologia Bag3 sia inclusa all’interno del kit di marcatori multiplo che l’Università del- Una ricerca che continua da 10 anni “B iouniversa è nata dall’incontro tra ricerca accademica e mondo dell’impresa”, racconta Maria Caterina Turco, Ceo della società. “Alla base c’è sicuramente una capacità di fare ricerca scientifica utilizzando al meglio le risorse, purtroppo sempre più limitate, del finanziamento pubblico alla ricerca. Nel nostro caso, abbiamo cominciato circa 10 anni fa a lavorare sulla proteina Bag3 - prosegue - con il compianto collega Arturo Leone. Da allora non ci siamo mai fermati, coinvolgendo nelle nostre ricerche tanti giovani talenti che abbiamo formato anche attraverso periodi di studio all’estero”. Questo però da solo non basta, sottolinea la scienziata e manager, poiché “è necessario che ci sia l’interazione con altri saperi di tipo economico gestionale e noi siamo stati fortunati, in quanto sia il precedente che l’attuale rettore dell’Università di Salerno hanno molto creduto in tale interazione e l’hanno facilitata”. Lo spin off Biouniversa, sostiene il vice presidente Roberto Parente, “è un esempio di come, anche in Italia, si possa fare innovazione partendo dal mondo della ricerca accademica e raggiungendo il mercato con soluzioni rivoluzionarie in settori tipicamente ad appannaggio di multinazionali o centri di ricerca stranieri”. Del gruppo scientifico fanno parte, oltre a M.C. Turco, Alessandra Rosati, Michela Festa, Maria Pascale, Liberato Marzullo, Anna Basile, Raffaella D’Auria, Morena d’Avenia, Margot De Marco, Antonia Falco, Luana Guerriero, Vittoria Iorio e inoltre Vincenzo De Laurenzi (Unichieti). Il gruppo economico-gestionale è costituito, oltre che da Roberto Parente, da Raffaele D’Alessio, Michele Petrone e Gianmarco Covone. A rappresentare i Fondi di Venture capital nel Consiglio di amministrazione ci sono Amedeo Giurazza (Vertis) e Mauro Odorico (Fondamenta). stato sviluppato un kit Ihc per l’analisi di biopsie e soprattutto un kit Elisa per la rilevazione di Bag3 nel sangue che è in fase di certificazione Ivd, che sarà in commercio il prossimo anno. Oltre a consentire la diagnosi precoce del carcinoma del pancreas, la rilevazione di Bag3 potrà dare indicazioni per la diagnosi differenziale del carcinoma pancreatico rispetto ad altre patologie e per il monitoraggio di soggetti a rischio familiare per lo sviluppo del carcinoma del pancreas. Inoltre, il test potrà avere applicazione per la scelta di protocolli terapeutici specifici per i diversi pazienti. Permetterà poi di seguire nel tempo i pazienti sottoposti a terapia monitorando la risposta alla stessa e rivelando precocemente la comparsa di eventuali recidive. elevato di sviluppare il carcinoma del pancreas. Biouniversa si avvale della collaborazione e consulenza di molti scienziati Italiani e stranieri, tra questi Michael Karin - dell’Università della California -, personalità scientifica di grande rilievo in oncologia e advisor di Biouniversa. Il professor Vincenzo De Laurenzi dell’Università di Chieti fa parte del gruppo scientifico della spin off. L’impegno di Biouniversa ha catalizzato l’attenzione di nu- merosi gruppi scientifici di livello internazionale, ed ha condotto alla realizzazione del workshop “Pancreatic cancer: Salerno 2013”. Svoltosi a giugno il workshop ha visto la partecipazione di oltre 50 fra i più importanti ricercatori americani ed europei nel campo del tumore al pancreas. A questa prima edizione si intende dare seguito con successivi congressi annuali per discutere sulle nuove prospettive diagnostiche e terapeutiche per combattere questa gravissima forma di tumore. 8 Biotecnologia, Chimica e Farmaceutica Eventi Lunedì 25 novembre 2013 ■ LIFE SCIENCES CAPITAL / Creata nel 2005 da un gruppo di imprenditori ha l’obiettivo di aiutare economicamente i ricercatori a tramutare in business le loro idee Colmare il gap tra finanza e startup del settore salute Particolare focus su aziende emergenti della diagnostica, medical device e apparecchiature medicali ad alta tecnologia I l mercato italiano dell’innovazione scientifica in campo medicale è molto ricco di idee ma si scontra con la difficoltà di trovare investitori pronti a supportare il decollo dell’attività imprenditoriale. Esistono in Europa più di novanta operatori di venture capital dedicati al settore salute e, fino al 2005, nessuno in Italia: una situazione paradossale visto che il mercato farmaceutico italiano è il quarto del mondo con una moltitudine di interessanti realtà attive nel settore e un notevole potenziale di nuove attività generate da centri di eccellenza sparsi nel territorio. Per dare un’idea più concreta della carenza di supporto finanziario al mondo dell’innovazione italiana, statistiche recentemente pubblicate sugli investimenti in tutti i settori del venture capital nel primo semestre 2013 mostrano la Germania con 278 investimenti per una valore di 438 milioni di euro, la Francia con 244 investimenti per un valore di 274 milioni e l’Italia con 54 investimenti per un valore di 28 milioni. C’è da aspettarsi che le recenti misure del Governo Italiano a favore dell’innovazione Sonda Echos per la diagnosi precoce dell’osteoporosi e creazione di impresa favoriranno lo sviluppo di questo settore anche in Italia. A oggi comunque l’unico operatore italiano di venture capital dedicato al mondo della salute è la Life Sciences Capital, holding di partecipazioni operante come un fondo nata nel 2005 con l’idea di colmare il gap tra mondo della finanza e startup del settore salute. La società creata da un gruppo di imprenditori con una lunga esperienza manageriale nel settore salute si è posta come obiettivo quello di dare opportunità di creare impresa fornendo supporto finanziario e strategico a spin-off universitari o di centri di ricerca italiani ove ricercatori avessero identificato un progetto specifico che si potesse tramutare in uno o più prodottti commerciali. Tra le società partecipate c’è Advanced Accelerator Applications, società di medicina molecolare nucleare focalizzata in diagnostica e terapia oncologica fonda- CermaVein ha sviluppato un sistema di termoablazione per il trattamente delle vene varicose ta da un ricercatore italiano del Cern, che dal momento dell’investimento a oggi è passata da uno a undici laboratori in vari paesi europei e da a sette a più di 200 dipendenti con due società negli Stati Uniti e una importante molecola per il trattamento dei tumori neuroendocrini ora in Fase 3. Im3D è una società torinese che ha sviluppato un prodotto di diagnostica di colonscopia virtuale assistita da Cad, oggi presente in vari ospedali italiani, e un prodotto per la tomo- sintesi 3D al seno, entrambi studiati per uno screening veloce su un ampia fascia di popolazione. CermaVein invece ha sviluppato un sistema di termoablazione innovativo utilizzando vapore per il trattamente delle vene varicose. In Puglia la Echolight, società spin-off del Cnr, ha realizzato un sistema ecografico per la diagnosi precoce dell’osteoporosi, mentre Abiel, società siciliana spinoff dell’Università di Palermo e del Cnr, sta sviluppando un metodo estrattivo innovativo per proteine ricombinanti da utilizzare in trapianti e medicina rigenerativa. Inutile dire che queste società sono il risultato di un intenso screening tra una moltitudine di progetti visionati. Obiettivo di Life Sciences Capital è essere il punto di riferimento per tutte quelle società medicali italiane di recente creazione, via spinoff o altro, che ambiscano a diventare solide realtà nazionali e internazionali grazie a una tecnologia innovativa e possibilmente unica nel proprio segmento, una proprietà intellettuale forte e depositata, un prodotto a breve commercializzabile, un management solido e focalizzato sulla crescita e sulla creazione di valore aggiunto per gli azionisti. Particolare focus su aziende emergenti italiane della diagnostica, medical device e apparecchiature medicali ad alta tecnologia che abbiano la possibilità di espandersi all’estero e a cui la Life Sciences Capital possa portare valore aggiunto strategico, finanziario, manageriale e di relazioni. ■ TOMA / È stata la prima struttura privata italiana a occuparsi di diagnosi prenatale delle malattie genetiche Le speranze della farmacogenetica Identifica i fattori genetici delle persone, per personalizzare l’assunzione di farmaci L a farmacogenetica (Fg) è un settore emergente della medicina che si occupa di identificare fattori genetici, responsabili delle differenze - o polimorfismi - tra le persone, circa lo 0,1% di tutto il nostro genoma, e come queste differenze siano in grado di modulare le risposte/effetti all’assunzione di “sostanze esogene” (farmaci o nutrienti). Questa variabilità, seppur piccola, determina gli effetti sopra descritti. Una volta identificate, le differenze possono essere sfruttate per realizzare un approccio farmacologico e/o nutrizionale che tenga conto dell’unicità dell’individuo, ambito di ricerca di Toma Advanced Biomedical Assays. Personalizzare la cura significa quindi prevedere ed evitare gli effetti indesiderati da farmaci o intolleranze, sintomatiche o meno, da alimenti, garantendo una migliore qualità della vita o un più mirato ed efficace trattamento farmacologico. A oggi, in base al risultato, i test di Fg possono essere genericamente suddivisi in: “predittivi”, in grado di dare Uno dei laboratori di ricerca di Toma Advanced Biomedical Assays che utilizza le tecnologie più avanzate Aspirazione di una cellula per analisi pgs/pgd dopo fecondazione in vitro indicazioni relative all’efficacia terapeutica a un determinato trattamento farmacologico e “prognostici” che forniscono, invece, indicazioni cliniche in riferimento al rischio di insorgenza di effetti avversi conseguenti a un trattamento farmacologico. Così come la Fg, attraverso l’indagine dei polimorfismi analizza il metabolismo dei farmaci, la nutrigenomica studia le reciproche interazioni tra genoma e nutrienti. Tale legame si basa sui seguenti principi: la dieta può diventare fattore di rischio per diverse patologie croniche frequenti nella popolazione (obesità, malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2). Il grado in cui la dieta influenza il nostro stato di salute dipende anche dalla costituzione del nostro patrimonio genetico e interventi nutrizionali basati non solo sul nostro stato attuale di salute ma anche sul genotipo, possono aiutare a prevenire, mitigare o curare malattie croniche. Alla luce di quanto detto, in Toma c’è la convinzione che con l’avanzare delle tecnologie in grado di migliorare i Un aiuto in più per le coppie L o screening e la diagnosi genetica preimpianto, rispettivamente Prenatal Genetic Screening (Pgs) e Prenatal Genetic Diagnosis (Pgd), sono tecniche di laboratorio applicate nell’ambito del percorso di procreazione medicalmente assistita, con lo scopo di evitare l’impianto in utero di embrioni con anomalie cromosomiche sbilanciate o con mutazioni in geni associati a malattie geneticamente trasmissibili. Generalmente si ricorre alla Pgd in presenza di un’anomalia cromosomica o di una mutazione genica familiare. I portatori sani di un riarrangiamento cromosomico bilanciato (senza perdita o acquisizione di materiale genetico) presentano un aumento del rischio di produrre gameti geneticamente anormali, di incorrere in aborti spontanei ripetuti e di avere bambini con malformazioni congenite e/o ritardo mentale. La Pgs consente la ricerca di sbilanciamenti cromosomici parziali o di interi cromosomi (aneuploidie) ed è principalmente rivolta alle coppie con cariotipo normale ed età materna avanzata o poliabortività o fallimenti di impianto ripetuti. Infatti esiste una stretta correlazione tra l’aumentare dell’età materna e l’incremento delle aneuploidie fetali, principale causa di aborti spontanei o fallimenti di impianto. Pertanto la Pgs può consentire di ridurre il tasso di aborto spontaneo e di aumentare la probabilità di successo di impianto e di avere un bambino con un assetto cromosomico normale. Tuttavia questa tecnica non può garantire una gravidanza sana in quanto si basa sul risultato ottenuto da una singola o da poche cellule e presume che tutte le cellule dell’embrione abbiano un corredo cromosomico identico. Si deve infatti ricordare che nello stesso individuo possono coesistere corredi cromosomici differenti (mosaicismo) e che non tutte le malformazioni congenite sono dovute a difetti genetici. Le tecniche preimpianto, nuova frontiera della medicina di laboratorio, forniscono informazioni aggiuntive alle coppie che intraprendono l’iter di fecondazione assistita e che dovrebbero essere illustrate, in modo esaustivo, in sede di consulenza genetica. trattamenti clinici, una pietra miliare del prossimo decennio sarà proprio quella di ottimizzare approcci di farmacoge- netica e nutrigenomica per l’identificazione di protocolli di medicina preventiva e personalizzata. Eventi Lunedì 25 novembre 2013 Biotecnologia, Chimica e Farmaceutica ■ EXPLORA BIOTECH / Nasce dall’esperienza di quattro ricercatori italiani che si sono formati in Svizzera 9 (Eu-278557), invece, Explora Biotech coordina a livello europeo un network di imprese e università per sviluppare un materiale nanostrutturato per la rigenerazione in vivo di vasi lesionati. La fase preclinica, che dovrebbe terminare entro il 2015, porrà le basi per lo sviluppo di un metodo innovativo di cura dell’arteriosclerosi che vada oltre le attuali tecniche di bypass o angioplastica. Nel progetto Next (Eu-602235), saranno utilizzate le competenze acquisite per l’ingegnerizzazione di isole pancreatiche capaci di sfuggire alla risposta immunitaria del paziente e che possano essere quindi trapiantate per curare il diabete di tipo 1 senza rischio di rigetto. Infine, nel progetto Amcare (Eu604531), coordinato dal Royal College of Surgeons in Ireland si svilupperanno dei gel capaci di favorire la rigenerazione in vivo dei tessuti danneggiati a seguito di infarto”. Questi progetti rappresentano un deciso passo avanti nel settore della constructive biology (biologia sintetica), un settore emergente della biologia che combina le scienze della vita con l’ingegneria per costruire sistemi biologici nuovi, dalla cellula ai tessuti. Alla base di queste innovazioni c’è l’interdisciplinarietà. “Non a caso progetti così ambiziosi nascono dall’intersezione tra biotecnologie, nanotecnologie e medicina - commenta De Lucrezia -. In questo senso la collaborazione instaurata con Francesco Serino, chirur- go cardiovascolare e chairman del scientific advisory board dei progetti The Grail e Next, è stata di fondamentale importanza per spingerci oltre i limiti del laboratorio e affrontare patologie complesse che richiedono necessariamente una visione sistemica e non riduzionista”. In particolare, il progetto The Grail, della durata di cinque anni, è finanziato per 6 milioni di euro dalla Commissione Europea nell’ambito del 7° Programma Quadro. “Oltre ai vantaggi di natura terapeutica, l’approccio del progetto The Grail offre vantaggi pratici rispetto ad altre metodiche di ingegneria tissutale che prevedono la riproduzione di tessuti in laboratorio - sottolinea De Lucrezia -. Offre infatti la possibilità di utilizzare un dispositivo con materiali conservabili in condizioni normali e costi sostenibili, quindi applicabile ovunque nel mondo e non esclusivamente nei paesi sviluppati con sistemi sanitari avanzati”. ll progetto Next, invece, durerà quattro anni ed è finanziato per 5 milioni di euro dalla Commissione Europea, sempre nell’ambito del 7° Programma Quadro. “Il fatto che i nostri progetti siano stati premiati con numerosi finanziamenti europei testimonia che, grazie al forte impulso all’innovazione, Explora è diventata una delle Sme più dinamiche nel panorama italiano ed europeo“. ■ IGA TECHNOLOGY SERVICES / Si occupa di sequenziamento del Dna - dai batteri agli esseri umani - con tecnologie d’avanguardia produzione e analisi dei dati e possa usare i nostri risultati per effettuare direttamente la ricerca biologica di suo interesse. Questo dovrebbe consentire anche a persone che non sono esperte di genomica o bioinformatica di avere a disposizione tecnologie che promettono di rivoluzionare la ricerca biologica”. La società è Service Provider Certificato da Illumina per il sequenziamento. “Siamo stati i primi in Italia a certificarci nel 2010 - prosegue Cattonaro - e siamo tra i pochi centri europei entrati nel ristretto circuito dei CsPro Illumina per i sequenziamento”. Iga Ts ha sede presso il Parco Scientifico e Tecnologico Luigi Danieli di Udine e impiega attualmente dodici persone. “Intendiamo però fortemente espanderci nel settore dell’analisi bioinformatica - conclude Cattonaro -. Al momento usufruiamo delle competenze informatiche presenti presso l’Istituto di Genomica Applicata, ma nei prossimi anni vorremmo potenziare le capacità di analisi con investimenti sia in attrezzature sia in personale”. Nel quarto anno di attività Iga Ts ha marcato un’ulteriore crescita di fatturato che, nel biennio 2011-2012, è raddoppiato fino ad arrivare a circa 1,5 milioni di euro nel 2013 con la realistica prospettiva di aumentare ulteriormente anche nel medio termine. Biologia sintetica per conto terzi All’attivo la realizzazione di numerosi progetti premiati da finanziamenti europei E xplora Biotech nasce nel 2006 da un’idea di Davide De Lucrezia, Federica Marotti, Pierluigi Franceschini, Cristiano Chiarabelli, quattro giovani ricercatori rientrati in Italia dopo un periodo di ricerca e studio in Svizzera, presso il Politecnico federale di Zurigo. Grazie al supporto del venture capitalist Invent, nasce quindi Explora Biotech con un core business ben preciso: il disegno, l’ingegnerizzazione e l’ottimizzazione di sistemi biologici sintetici all’interfaccia tra biologia e scienze dei materiali. “L’obiettivo principale era creare una piattaforma tecnologica integrata - dichiara l’amministratore delegato, Davide De Lucrezia -, studiata per l’ingegnerizzazione à la carte di macromolecole, cellule e tessuti per conto terzi”. Sezione istologica di vaso sanguigno dopo applicazione del gel sviluppato nel progetto “The Grail” Cultura cellulare in micropozzetti Negli anni Explora Biotech evolve e decide di lanciare nuovi progetti di ricerca nel campo della medicina rigenerativa in partnership con università e aziende e con il supporto della comunità europea. “Il progetto Magister (Eu-214685), coordinato dal Cnr di Bologna - spiega in dettaglio De Lucrezia mira a sviluppare uno scaffold magnetico per guidare i fattori necessari alla rigenerazione al sito desiderato. La prima applicazione sarà per la rigenerazione di lesioni osteocondrali estese. Nel progetto The Grail Mission: identificare le basi molecolari delle malattie E non solo: queste ricerche riguardano anche altri settori, come l’agricoltura, per il miglioramento delle specie N ata nel settembre 2009 come spin-off dell’Istituto di Genomica Applicata (Iga), che ne è l’unico socio, Iga Technology Services si occupa di sequenziamento del Dna (di batteri, piante, animali o esseri umani) con tecnologie di nuova generazione (Next Generation Sequencing, Ngs) ed esegue analisi bioinformatiche, ovvero letture e interpretazioni dei dati ottenuti con il sequenziamento stesso. L’uso di queste analisi riguarda moltissimi settori, dall’agricoltura (con la possibilità di applicare i risultati al miglioramento delle specie attraverso incroci selettivi) al medicale, dove l’orizzonte è l’identificazione delle basi molecolari delle malattie e dei farmaci personalizzati. Tutto questo grazie alla sempre maggiore potenza delle macchine di sequenziamento, che comporta una riduzione dei tempi e il conseguente abbassamento dei costi, e che rende accessibile le tecnologia a una platea sempre più vasta di ricercatori-utenti. “La scelta di costituire un’im- presa separata è stata una conseguenza della crescita delle commesse che ricevevamo - spiega Federica Cattonaro, presidente di Iga Ts e Ngs lab. manager -. Infatti, l’Istituto è un ente no-profit che si dedica alla ricerca. Per non snaturarlo, abbiamo deciso nel 2009 di affiancargli una società di servizi commerciale, capace di rispondere alle tante richieste del mercato”. Il portafoglio clienti di Iga Ts è in prevalenza composto da università e centri di ricerca, sia europei sia extraeuropei, Il laboratorio area in cui la società è leader grazie anche ai sequenziatori “Illumina” di nuova generazione di cui è dotata. “Riceviamo commesse - continua Cattonaro - da ospedali e anche da parte di associazioni no-profit per lo studio di malattie genetiche rare, un ambito medico che, grazie alle macchine di sequenziamento di nuova generazione, può avere un enorme impulso”. Più in dettaglio, Iga Ts offre servizi di sequenziamento e risequenziamento su strumentazione Illumina (HiSeq2000). Con queste piattaforme tecnologiche è possibile sequenziare genomi interi o loro porzioni (per esempio, utilizzando tecnologie di cattura di porzioni del genoma in liquido), ma anche Rna per analizzare l’intero trascrittoma di un organismo o identificare quella particolare famiglia di Rna non codificanti, come gli Rna piccoli (smallRna), che ha importanti funzioni nella regolazione dei geni. Tali strumenti consentono anche di studiare epigenomi individuali genome-wide, cioè quell’insieme di altera- zioni che il genoma subisce, senza che la sequenza di Dna venga modificata. Alle applicazioni di sequenziamento e risequenziamento la società affianca poi il supporto bioinformatico per aiutare il cliente nell’analisi dei dati. “Cerchiamo di offrire un servizio il più possibile completo - precisa Cattonaro -, dalla preparazione del campione al dato analizzato. Vogliamo arrivare a un modello in cui il cliente che ci affida uno studio debba intervenire sempre meno nel processo di Il team di ricercatori di Iga Technology Services 10 Biotecnologia, Chimica e Farmaceutica Eventi Lunedì 25 novembre 2013 ■ IBI SA / Le Industrie Biomediche Insubri hanno sviluppato SmartBone: sistema di ossa “intelligenti” che si integra perfettamente nel corpo umano Sostituti ossei che sanno diventare “umani” Mix di minerali naturali e componenti sintetici che si fanno “colonizzare” dalle cellule del paziente L’ osso su richiesta e che riesce a integrarsi così bene nel corpo umano da non potersi più distinguere dall’originario è una realtà: per la chirurgia orale, per quella maxillo facciale e a breve anche per la chirurgia pediatrica, l’oncologia e l’ortopedia. Si chiama SmartBone, “l’osso intelligente” frutto delle idee, della ricerca e delle capacità tecniche e tecnologiche concentrate in Ibi Sa Industrie Biomediche Insubri: società vocata alla produzione di dispositivi medici per l’ingegneria dei tessuti viventi e per la medicina rigenerativa, nata e cresciuta a Mezzovico, nel Canton Ticino, in Svizzera. Tra i fondatori due giovani ingegneri italiani: Giuseppe Perale, classe 1978, percorso al Politecnico di Milano con dottorato di ricerca in bioingegneria e visiting post doc a Londra; Gianni Pertici, classe 1976 e una carriera da ingegnere chimico costruita tra Pisa e Londra. Ibi è riuscita nell’impresa di creare un sostituto osseo composito per la rigenerazione ossea che, inserito nel corpo umano, è progressivamente “colonizzato” dalle cellule del paziente fino a che non si riesce più a distinguere l’osso nativo da quello integrato. Un processo possibile perché SmartBone è il risultato di “una combinazione di strutture minerali naturali di origine ossea e polimeri bioattivi riassorbibili – spiega Perale che è anche presidente di Ibi -. Questo nuovo concetto di materiale composito permette alle cellule del paziente di crescere in modo rapido e colonizzare efficacemente SmartBone, mentre i biopolimeri presenti nella matrice si degradano, offrendo quindi una perfetta integrazione e stimolando l’osteogenesi”. Ibi ha scelto di utilizzare una matrice minerale di origine bovina, perché “la struttura chimica e organizzativa è più simile e affine alla struttura minerale che costituisce l’intelaiatura dell’osso umano”. Tuttavia, l’osso bovino non potrebbe essere adoperato direttamente, poiché risulterebbe troppo fragile e poco resistente alle sollecitazioni meccaniche. Esso perciò nei laboratori di Ibi subisce una trasformazione. Grazie all’azione combinata di vari polimeri e di nutrienti cellulari, attraverso un processo nanotecnologico, diventa un materiale composito che somma in sé i vantaggi dell’alta biocompatibilità, derivante dalla sua origine naturale, a quelli delle alte prestazioni, derivanti dalla componente polimerica. “Potrebbe sembrare medioevale, ma effettivamente SmartBone è il risultato di una fine ‘ricetta’ alchemica in cui componenti naturali si fondono insieme a componenti sintetici”, prosegue Perale. “Siamo noi a controllare con estrema precisione il processo, applicando la combinazione percentuale ideale, decidendo quanto e come vogliamo che resti la parte degradabile”. Se i prodotti di Ibi sono arrivati sul mercato nel 2012 e in un anno hanno già attirato l’attenzione di molti interlocutori internazionali del settore, la ricerca è partita molto prima tanto che SmartBone poggia non solo su solide basi tecnico-scientifiche ma anche su una casistica importante di applicazioni, che lo hanno decretato prodotto sicuro oltreché eccezionale. “Negli interventi più ridotti, come quelli usati in chirurgia orale, la velocità di integrazione dell’osso composito con quello umano è mediamente di un millimetro al mese circa”, prosegue Perale. E proprio la bocca, e il comparto dentale, è stato il primo ambito in cui Ibi ha voluto sperimentare la validità di SmartBone. “Il I fondatori di Ibi Sa Gianni Pertici e Giuseppe Perale Modellazione digitale di una intera porzione zigomatica partendo da una Tac 1 2 3 SmartBone on Demand si ottiene progettando digitalmente l’osso mancante partendo da una Tac (1 e 2). SmartBone on Demand a fine realizzazione su un modello stereolitografico di mandibola (3). Sotto: forme standard di SmartBone Obiettivo, protesi ossee in grado di crescere Vincere una scommessa del genere permetterebbe di seguire lo sviluppo del bambino post trauma evitando altri interventi “N el Dna della nostra azienda c’è la ricerca continua, crediamo che un vero imprenditore non possa stare seduto sugli allori”. Con questa premessa il presidente di Ibi, Giuseppe Perale racconta il futuro che già si intravvede nell’impresa biomedica, dopo il successo che il mercato e l’applicazione clinica hanno decretato per SmartBone, il sostituto osseo composito che nel tempo diventa “un pezzo” del corpo umano vivente, colonizzato dalle stesse cellule del paziente in cui è stato impiantato. “Puntiamo a sviluppare protesi ossee in grado di seguire lo sviluppo e la crescita di pazienti ancora scheletricamente immaturi: i bambini”, spiega Perale. “Stiamo per iniziare la sperimentazione clinica e questo obiettivo è l’aspetto eticamente più rilevante della nostra ricerca: offrire cioè delle nuove opportunità alla chirurgia pediatrica non è solo questione di business”. Accade che bambini piccoli o in età scolare riportino traumi importanti alla teca cranica, per cui non si riesce a ricostruire il danno con i frammenti ossei rimasti, ma bisogna integrarla con un elemento chimicamente e biologicamente compatibile, ma le soluzioni ad oggi disponibili, tipicamente metalliche o ceramiche, non crescono con l’accrescimento naturale della teca cranica e pertanto vanno periodicamente rimosse e sostituite con altre di dimensioni via via maggiori. La scommessa di Ibi “è realizzare protesi capaci di seguire lo sviluppo del bambino, in modo che non sia più necessario procedere ad altri interventi di revisione”. Naturalmente il processo di creazione di simili protesi ossee è coperto dall’assoluto riserbo, ma il principio all’origine di SmartBone, spiega Perale, non cambia: “Essendo un osso composito, siamo noi a trovare il giusto equilibrio tra la matrice ossea minerale e i polimeri biodegrada- campo orale è il peggiore banco di prova, perché è inquinatissimo e non può essere soggetto a nessuna restrizione di utilizzo – fa notare Perale -. Perciò abbiamo voluto cominciare da lì: quello che funziona in ambito orale funziona anche nelle altre chirurgie, mentre non è sempre vero l’inverso”. “A oggi”, precisa l’amministratore e co-fondatore di Ibi, Gianni Pertici, “abbiamo riscontri da ben oltre 1.500 pazienti e non sono mai stati riportati episodi avversi. La duttilità di questo materiale consente di realizzare veri e propri pezzi di ricambio osseo, tanto che Ibi ha messo a punto soluzioni tecnologiche per sagomarlo con perfezione millimetrica a seconda delle specifiche esigenze del paziente. SmartBone, dunque, è anche on demand. “Mandaci la Tac e ti faremo le ossa”, recita un’efficace sintesi pensata dall’azienda. A partire dalla Tac del paziente, infatti, si ricostruisce sul modello reale o su quello virtuale il distretto in cui vi è il difetto. Il distretto è ricostruito in accordo con il chirurgo dal punto di vista della modellazione fisica e digitale e, quando si è raggiunta la piena corrispondenza con la necessità rigenerativa, si produce su misura il sostituto osseo che andrà così a colmare perfettamente il difetto. Un software di progettazione collegato ad una speciale fresa premette la realizzazione millimetrica di ciascun elemento. Alcuni tra i casi più complessi in cui SmartBone è stato sino ad ora utilizzato con successo riguardano la ricostruzione di ampie porzioni di ossa craniche, quali per esempio l’intero osso zigomatico e il pavimento orbitale di un soldato ferito, oppure una notevole porzione del complesso temporale-sfenoideo rimosso per ragioni patologiche. bili, decidendo in che tempi deve essere riassorbito ed integrato dall’osso umano”. In sostanza, nei laboratori della società svizzera si conosce e si controlla finemente il processo che il tessuto osseo composito deve compiere una volta inserito nel corpo umano ed è lì che si programmano anche i tempi della sua “colonizzazione” da parte delle cellule del paziente, ben sapendo le differenze di comportamento e di reazione tra il corpo di un bambino e quello di un adulto. Con le applicazioni orali e quelle maxillo facciali di SmartBone, questa è la terza linea di ricerca attiva a Mezzovico, dove anche la strumentazione - dai software per la progettazione alle frese per la modellazione delle ossa su misura - trova soluzioni originali “a partire però da componentistica tecnologica già presente sul mercato e certificata per uso su pazienti. Ciò ci consente di accelerare i tempi nel trasformare l’idea e il risultato della ricerca in prodotto spendibile sul mercato”, conclude il presidente. Ibi è stata pensata nel 2007 e costituita nel 2008 in Canton Ticino e conta tre investitori: il fondo sovrano del Canton Ticino, Agire Invest, e due fondi privati europei.