Comunicato stampa
Per il terzo anno il cartellone del Teatro Astra di Vicenza si intreccia con il progetto
“Classico Contemporaneo”.
“TERRESTRI 2016-2017”: IL PIANETA DEL
CONTEMPORANEO
La stagione si apre l’11 novembre, tante prime regionali e un’anteprima assoluta.
Ospiti di spicco della scena nazionale ed internazionale, tra cui Gabriele Vacis,
Agrupación Señor Serrano, Cristina Pezzoli e Antonio Latella. Abbonamenti dal 27
settembre.
(Vicenza, 19.09.2016) Si muove leggero ed elegante nei boschi più fitti; nelle antiche
culture era un simbolo di fertilità, legato anche alla poesia e alla musica per via
della sua maestosa bellezza; capace di trovare la terra più buona e i pascoli più
verdi, era anche simbolo di fortuna e felicità: dopo il pesce e l’uomo lupo delle
scorse edizioni, è un cervo l’animale-totem che il Teatro Astra ha scelto per
accompagnare la nuova stagione del contemporaneo “TERRESTRI 2016 2017”.
Il progetto è curato dal Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia per il Comune
di Vicenza con il sostegno di Ministero dei Beni Culturali, Regione Veneto e Provincia
di Vicenza.
Sono presenti oggi al Polo Giovani B55, in Contrà Barche 55, il vicesindaco“ e
assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d'Elci e, per La Piccionaia Centro di
Produzione Teatrale, dal direttore generale Pierluigi Cecchin e da Nina Zanotelli,
direttore organizzativo e curatore della stagione insieme a Sergio Meggiolan. È
presente inoltre, Marta Dalla Via.
“Gli spettatori vicentini sono abituati ad associare il Teatro Astra ad un teatro di
qualità – ha dichiarato il vicesindaco e assessore alla crescita Jacopo Bulgarini d'Elci
-: la Piccionaia ha trasformato il Teatro Astra in una grande palestra di formazione
di pubblici e di sensibilizzazione mostrando cosa può essere il teatro al di fuori delle
forme consuetudinarie. Piccionaia ha costruito questa sensibilità nel tempo
confermando anche la vocazione educativa; sono felice, inoltre che abbia fatto il
suo ingresso nel ciclo di spettacoli classici, quest'anno rinnovato, con Anagoor
andato in scena nei giorni scorsi. La rassegna dell'Astra anche quest'anno mette
insieme grandi nomi e nuovi talenti emergenti, frutto del lavoro che si continua a
fare e continua ad essere apprezzato dal pubblico”.
“Il nostro ringraziamento va all’Amministrazione Comunale con l’assessore Jacopo
Bulgarini D’Elci – ha commentato Pierluigi Cecchin – per l’intervento straordinario di
sostegno che, in un momento di grande incertezza sia per le recenti vicende
economiche della città che per un contesto generale ancora in sofferenza, ha
permesso non solo alla Piccionaia ma anche ad altre realtà culturali cittadine di
dare continuità al loro operato: un riconoscimento del nostro impegno di questi anni
che ci carica di grande entusiasmo e voglia di fare. Oltre, naturalmente, al
ringraziamento per il rinnovo del sostegno con cui da anni l’Amministrazione ci
supporta e che, insieme all’impegno economico de La Piccionaia, ci consente di
realizzare questo progetto”.
“Sarà un cartellone di 10 spettacoli con diverse tematiche ma attraversato da un
filo rosso – ha spiegato Nina Zanotelli -, quello del rapporto con il padre, della ricerca
delle origini e della riflessione sull’identità. Molti lavori si sposteranno verso est,
raccontandoci un movimento di persone e idee che proprio in questi spettacoli
trova un’elaborazione. Altri indagheranno sulle importanti trasformazioni che stanno
attraversando la famiglia contemporanea. Tutti, comunque, saranno caratterizzati
dalla ricerca e dall’innovazione dei linguaggi che è anche il fulcro del progetto
ideato insieme al Comune di Vicenza ‘Classico Contemporaneo’, che tornerà ad
incrociare la programmazione con la rua riflessione sul rapporto tra passato e
presente”.
Un cartellone che dall’11 novembre all’1 aprile vedrà le migliori compagnie del
panorama nazionale ed internazionale presentare i loro ultimi lavori sullo storico
palcoscenico cittadino: grandi nomi come Gabriele Vacis, Agrupación Señor
Serrano e Antonio Latella, giovani talenti come Shi Yang Shi, Caroline Baglioni e
Silvia Bertoncelli, passando per alcuni attesi ritorni - Mario Perrotta, Tindaro Granata,
i Fratelli Dalla Via e Giuliana Musso – che con l’Astra hanno stretto negli anni un
rapporto privilegiato. Ad incrociare questa programmazione ci sarà la terza
edizione di “Classico contemporaneo”, il progetto di studio e incursione della
classicità nella città contemporanea, nato tre anni fa per ampliare la discussione e
il confronto sul contemporaneo come ulteriore tappa del percorso di apertura verso
i nuovi linguaggi e di approfondimento del rapporto ricco di suggestioni fra classico
e contemporaneo, che ha avuto in questi anni come nucleo il Teatro Olimpico,
grazie al rinnovato Ciclo di Spettacoli Classici. Il progetto vedrà quest’anno
giungere a compimento il percorso triennale di ricerca della compagnia Fratelli
Dalla Via intorno alla lingua del geniale fumettista Andrea Pazienza, con la terza e
ultima tappa di residenza artistica e a seguire la presentazione in anteprima
assoluta dello spettacolo ispirato a “Le straordinarie avventure di Pentothal”.
Parallelamente si darà inizio ad un nuovo percorso di ricerca con un ciclo di
masterclass la cui conduzione verrà affidata a realtà di rilievo del panorama
nazionale (Babilonia Teatri, Anagoor, Fratelli Dalla Via e Urban Experience), e due
spettacoli che rappresentano altrettanti cortocircuiti tra passato e presente – il
primo, di una tra le compagnie internazionali più all’avanguardia per quanto
riguarda l’innovazione dei linguaggi nonché Leone d’Argento alla Biennale di
Venezia 2015, la catalana Agrupación Señor Serrano; il secondo, un progetto
speciale di Carlo Presotto e Diego Dalla Via all’interno della Basilica Palladiana.
Inaugura il cartellone di “Terrestri”, venerdì 11 novembre, l’unica regionale di “LA
PAROLA PADRE. OJCIEC ТАТКО БАЩА” di Cantieri Teatrali Koreja: regia e
drammaturgia di Gabriele Vacis per sei giovani attrici di diversa nazionalità –
italiana, polacca, bulgara e macedone - che porteranno sul palco le loro storie di
patrie e di padri. Ancora più a Est, il 26 novembre sarà protagonista la Cina con
“TONG MEN (G)”, spettacolo prodotto dallo Spazio Compost di Prato per la regia di
Cristina Pezzoli e interpretato da Shi Yang Shi, giovane attore arrivato in Italia all’età
di 11 anni. Yang porterà sul palco il viaggio compiuto alla ricerca delle proprie
origini, in un racconto in doppia lingua che si intreccerà con alcuni grandi momenti
della storia cinese - dalla guerra civile tra nazionalisti e comunisti all’invasione
giapponese, dalla rivoluzione culturale di Mao fino ad arrivare agli anni Ottanta con
Zhang Cheng, lo zio down che chiude il “libro degli antenati”. A seguire, il 3
dicembre, torna all’Astra uno dei maggiori protagonisti della scena nazionale: il
regista, autore e attore tre volte Premio Ubu Mario Perrotta, che presenterà in prima
regionale “LIRETA. PER CHI VIENE DAL MARE”, realizzato in co-produzione con La
Piccionaia. Sul palco Paola Roscioli, protagonista di una vicenda di immigrazione
che ricostruisce anche un capitolo di storia italiana, quello degli sbarchi sui
gommoni provenienti dall’Albania negli anni ’90.
Il 2017 si aprirà con un appuntamento d’eccezione, che segna anche l’avvio di
“Classico Contemporaneo”: dopo i due studi preparatori presentati nel corso delle
precedenti edizioni del progetto, i Fratelli Dalla Via presenteranno infatti in
anteprima assoluta il 13 gennaio lo spettacolo “PERSONALE POLITICO PENTOTHAL.
OPERA RAP PER ANDREA PAZIENZA”, prodotto da La Piccionaia. I due artisti di
Tonezza del Cimone, divenuti ormai una delle realtà più brillanti della nuova
generazione teatrale, porteranno sul palco dell’Astra un racconto scenico in beat
ispirato all’imprevedibile tavolozza linguistica di Pazienza e al marzo bolognese del
‘77, con l’aiuto dei rapper vicentini Dj MS, Lethal V, Moova, Rebus e Zethone, riuniti
nella realtà indipendente Gold Leaves. “In questa ricerca ritmica e narrativa non
siamo soli - ha spiegato Marta Dalla Via -. Con noi ci sono infatti i paladini delle
parole, giovani autori con cui Andrea Pazienza avrebbe una sicura fratellanza. Lo
spettacolo è una dedica alla spinta creativa come provvisorio scudo alla morte.
Grazie al teatro, e grazie al rap: che parlano quando tutti gli altri stanno zitti”.
E a proposito di Fratelli Dalla Via, sarà proprio Diego a presentare con Carlo Presotto
il progetto speciale fuori cartellone inserito sempre in “Classico Contemporaneo”
dal titolo “Memorie del nostro fugimento”, in programma il 18 gennaio in uno dei
luoghi simbolo della classicità di Vicenza, la Basilica Palladiana: una performance
radioguidata sulla condizione dei rifugiati, in bilico tra l’urgente attualità e l’epopea
dei profugati della grande guerra, di cui fu teatro 100 anni fa l’altopiano di Asiago.
Marta e Diego Dalla Via, già Premio Scenario nel 2013 con “Mio figlio era come un
padre per me”, passeranno poi il testimone di “Terrestri” a Caroline Baglioni,
vincitrice quest’anno dello stesso riconoscimento (nella sezione Ustica per
l’impegno civile) con “GIANNI”, che sarà all’Astra il 28 gennaio. Lo spettacolo nasce
dal ritrovamento di alcuni nastri su cui lo zio della giovane attrice e autrice umbra
aveva inciso, vent’anni prima, i desideri, la gioia e il dolore di un’esistenza spezzata,
che rivive ora in scena grazie ad un percorso di ricerca performativa intenso e
personale. Spazio alla danza con la prima nazionale di “THE GARDENERS. WHERE WE
FORGOT” della compagnia Naturalis Labor. Coreografia e regia di un altro giovane
talento, Silvia Bertoncelli, sul palco insieme a Valentina Dal Mas, Stefano Roveda e
Paolo Ottoboni per immaginare la grazia di un’epoca lontana, in cui l’Europa fioriva
con i suoi giardini. Il 18 febbraio sarà la volta di una delle protagoniste indiscusse del
teatro di narrazione civile e sociale italiano, Giuliana Musso, che dopo “La fabbrica
dei preti” e “Wonder Woman” torna all’Astra con il suo ultimo spettacolo dal titolo
“MIO EROE”. Il macro-tema è la guerra, il soggetto la biografia di uno dei 53 soldati
italiani inviati in Afghanistan, la voce narrante è quella di una madre. Una racconto
in cui il riso e il pianto si rincorrono e in cui trova spazio un discorso etico e politico
che si interroga sulla logica della guerra come sistema di soluzione dei conflitti
internazionali, sul mito della patria, del sacrificio dell’eroe e sul tema del valore della
vita umana. A seguire, il 3 marzo “Classico Contemporaneo” porterà per la prima
volta a Vicenza una tra le formazioni più innovative della scena internazionale,
Agrupación Señor Serrano, che sbarcherà sul palco dell’Astra con “A HOUSE IN
ASIA”. Modellini in scala, proiezioni video con editing in tempo reale, performer
volontari e sovrapposizione di immagini e stimoli per uno spettacolo che è un
western teatrale in cui la realtà e le sue copie si mescolano nel racconto della più
grande caccia all’uomo del XXI secolo, quella per la cattura di Osama Bin Laden.
Si torna quindi in Italia con un talento indiscusso e pluripremiato della nuova scena,
ospite del Teatro Astra fin dal suo folgorante esordio del 2013, “Antropolaroid”: si
tratta di Tindaro Granata, che il 17 marzo presenterà il suo nuovo lavoro, “GEPPETTO
E GEPPETTO”, sul tema del diritto alla genitorialità delle coppie omosessuali. Uno
spettacolo osannato da pubblico e critica dopo il debutto dello scorso giugno,
scritto e diretto dall’artista siciliano dopo un intenso lavoro di analisi sociologica
condotto attraverso incontri e interviste nei movimenti e nelle associazioni ma
anche nei bar, alla stazione, sui tram e per la strada. Chiude il cartellone Antonio
Latella, nome di spicco a livello europeo nonché neo-direttore della Biennale Teatro
di Venezia. Già ospite dell’Astra a inizio carriera con i suoi spettacoli dirompenti,
Latella tornerà il 1° aprile con la prima data veneta - dopo il debutto a Venezia di
due anni fa - dello spettacolo “CARO GEORGE”, di cui firma la regia. In scena,
Giovanni Franzoni vestirà i panni di Francis Bacon e del suo amante e modello
George Dyer, morto suicida alla vigilia della mostra che nel 1971 a Parigi consacrò
il pittore irlandese come uno dei più grandi artisti del suo tempo.
“Terrestri” porterà all’Astra anche alcuni eventi speciali tout public, fuori
abbonamento: il concerto dell’Orchestra Popolare delle Dolomiti (7 ottobre) e una
doppia proposta inedita - che per la prima volta dedica anche ai più giovani uno
spazio in orario serale – con lo spettacolo finalista al Premio Inbox 2016 “Pinocchio”
di Zaches Teatro (17 novembre) e con il circo contemporaneo della compagnia
italo-uruguayana El Grito (4 febbraio).
Una proposta articolata, quella di “Terrestri 2016 2017”, capace di generare una
serie di progetti legati agli spettacoli e al linguaggio del teatro - tra i quali incontri
con gli artisti, laboratori, performance, approfondimenti e la nuova sezione di
appuntamenti dal titolo “Teatro da ascoltare” - ideati con alcune tra le realtà più
significative del nostro territorio nell’ambito della promozione sociale e culturale, in
un cantiere permanente di innovazione radicato nel territorio. Tra questi, il
laboratorio con Tindaro Granata, realizzato in collaborazione con le associazioni
LGBT del territorio, quello con Caroline Baglioni sull’indagine biografica e quello
legato allo spettacolo “CARO GEORGE” sul rapporto tra arte e performance, con il
filosofo Alfonso Cariolato e in collaborazione con Artemis/Jennifer rosa. Ma anche
il progetto avviato con il fotografo vicentino Emanuele Tortora, a cui La Piccionaia
ha affidato lo scatto utilizzato per l’immagine della stagione e che sarà protagonista
di una mostra personale allo Spazio Mirror che sarà inaugurata l’11 novembre)
“Abbiamo scelto di utilizzare per la prima volta un’immagine originale, creata per
noi da un giovane talento del nostro territorio, già affermato a livello nazionale –
spiega Sergio Meggiolan – avviando un progetto triennale che ci vedrà collaborare
con tre diversi fotografi vicentini. L’immagine di quest’anno è molto bella e
stratificata, con un piccolo cervo-giocattolo che osserva uno strano pianeta fucsia
mentre una mano gentile lo sorregge. Il pianeta è quello del teatro, la mano quella
di noi spettatori. È allo stesso tempo un desiderio e un invito: a prenderci cura di
quello sguardo pieno di stupore e a cambiare prospettiva sulle cose. Senza perdere
la voglia di sognare, ma con i piedi per terra, sentendoci parte di questo pianeta.
Per riscoprirci animali di questo mondo: ancora una volta esseri umani, ancora una
volta Terrestri”.
Gli abbonamenti saranno disponibili dal 27 settembre, in due diverse formule:
all’intera rassegna (intero 100 euro, ridotto 80) e a 5 spettacoli a scelta libera (intero
65 euro, ridotto 55). Le tessere saranno prenotabili anche telefonicamente oppure
on-line dal sito del Teatro Astra e acquistabili presso l’Ufficio del Teatro Astra (Contrà
Barche 55) con i seguenti orari: dal martedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle
17.45, e fino al 5 novembre anche il mercoledì pomeriggio fino alle 19 e il sabato
mattina dalle 10 alle 13. I biglietti saranno in vendita dall’8 novembre al costo di 15
euro l’intero e 12 euro il ridotto (senza costi di prevendita).
Informazioni per il pubblico: Ufficio Teatro Astra, Contrà Barche 55 – Vicenza;
telefono 0444 323725, [email protected], www.teatroastra.it
I materiali per la stampa sono scaricabili dal sito
http://www.teatroastra.it/2016/09/terrestri-2016-2017-il-pianeta-delcontemporaneo/
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Informazioni per la stampa
Gloria Marini
La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale
334 9187656, [email protected]
IL PROGRAMMA
ven 11 nov gabriele vacis / cantieri teatrali koreja la parola padre. ojciec татко баща
sab 26 nov shi yang shi tong men (g)
sab 03 dic mario perrotta / paola roscioli lireta. per chi viene dal mare
ven 13 dic fratelli dalla via personale politico pentothal. opera rap per andrea pazienza
sab 28 gen caroline baglioni gianni
sab 11 feb silvia bertoncelli the gardeners. where we forgot
sab 18 feb giuliana musso mio eroe
ven 03 mar agrupación señor serrano a house in asia
ven 17 mar tindaro granata geppetto e geppetto
sab 01 apr antonio latella caro george
Inaugura il cartellone, venerdì 11 novembre, l’unica regionale di “LA PAROLA PADRE. OJCIEC ТАТКО
БАЩА” di Cantieri Teatrali Koreja: regia e drammaturgia di Gabriele Vacis per sei giovani attrici di
diversa nazionalità – italiana, polacca, bulgara e macedone - selezionate durante un giro di seminari
tenuti dalla compagnia pugliese nell'Europa centro-orientale. Sei giovani donne che si incontrano in
uno dei tanti crocevia del presente, quei non luoghi che frequentiamo senza vedere. Ola, Anna
Chiara, Simona, Irina, Alessandra, Rosaria. Tutte parlano più o meno inglese. Quali sentimenti
coltivano sei ragazze di nazionalità diverse, che si parlano attraverso una lingua comune
superficiale? Hanno memorie comuni? Che storie possono raccontarsi e raccontare? E, soprattutto
hanno una storia comune da raccontare? Immagini, danze, musiche e parole che frullano identità
impossibili, mobili, fluide. Scintille di senso imprevedibili. Tutte hanno conti in sospeso con la loro patria,
tutte hanno conti in sospeso con i loro padri.
Ancora più a est, verso la Cina: il 26 novembre andrà infatti in scena “TONG MEN (G)”, spettacolo
prodotto dallo Spazio Compost di Prato per la regia di Cristina Pezzoli e interpretato da Shi Yang Shi
in doppia lingua, cinese e italiano. Yang è nato a Jinan, nel Nord della Cina, nel 1979. A 11 anni è
arrivato in Italia insieme alla madre: è stato lavapiatti, venditore ambulante di erbe e unguenti cinesi
sulle spiagge, studente bocconiano, traduttore simultaneo per ministri, imprenditori e registi
internazionali di cinema; attore di teatro, tv e cinema, e recentemente, inviato speciale de “Le Iene”.
Come molti ragazzi di seconda generazione conosce poco sia la storia della sua “vecchia patria”
che quella della nuova; è abitato da brandelli e macerie di identità e culture, ma obbligato a
trovare nuovi equilibri e sintesi tra la cultura del luogo in cui è nato e quella di dove è cresciuto.
Attraverso le vite dei suoi antenati, Yang ha fatto un viaggio alla ricerca delle sue origini e ha avuto
modo di conoscere da vicino alcuni momenti della grande storia della Cina. La trisavola moderna,
i bisnonni paterni, il nonno materno e il padre sono i protagonisti di narrazioni che attraversano la
guerra civile tra nazionalisti e comunisti, l’invasione giapponese, la rivoluzione culturale di Mao fino
ad arrivare agli anni ’80 con Zhang Chen, lo zio materno down che come un fool chiude il “libro
degli antenati”. Nella seconda parte lo spettacolo racconta la “riprogrammazione culturale” di
Yang avvenuta in Italia a partire dal 1990 e le contraddizioni, le possibilità, il precario equilibrio della
condizione di uomo orientale / occidentale che vive in Italia da oltre 20 anni e dal 2006 è cittadino
italiano. Italia vs Cina: Yang -Arlecchino traduttore e traditore di due padroni, a chi dà ragione? Da
che parte sta? E come si esce da un conflitto che sembra non poter essere conciliato, come in ogni
tragedia degna di questo nome?
A seguire, il 3 dicembre, torna all’Astra uno dei maggiori protagonisti della scena nazionale: il regista,
autore e attore tre volte Premio Ubu Mario Perrotta, che presenterà in prima regionale la sua ultima
regia, “LIRETA. PER CHI VIENE DAL MARE”, realizzato in co-produzione con La Piccionaia. Sul palco
Paola Roscioli, protagonista di una vicenda di immigrazione che ricostruisce anche un capitolo della
storia italiana, quello degli sbarchi dall’Albania negli anni ’90. La protagonista è Lireta, una donna
su un gommone con la sua bimba di appena tre mesi, in viaggio verso la Puglia. “Se arriva la guardia
costiera d'Italia buttatevi in acqua!”, hanno detto a tutti. Ogni volo sull'onda precede uno schianto
sull'acqua arrabbiata e ogni schianto è un ricordo. Ricordo di un padre con l'alcool e la mano facile,
un padre che serra i figli sotto chiave mentre picchia la moglie. Ma Lireta non cede e ogni volta,
disperata, tenta una difesa di quella madre così remissiva. Ricordo di un matrimonio con chissà chi,
combinato tra famiglie senza che lei possa dire una parola. Ma Lireta non cede, e rifiuta tutto:
l'uomo, il matrimonio, e anche la famiglia. Ricordo di un fuga da casa e di un innamoramento, "che
io" le diceva lui "se mi ami ti porto in Italia". Ricordo di una casa vicino al mare, chiusa a chiave
aspettando che la portino, insieme alle altre, sulle strade d'Italia, "che io se mi ami ti porto in Italia",
dicevano anche gli aguzzini delle altre. Ma Lireta non cede, e scappa. Ma uno di loro, un aguzzino,
la insegue per giorni, la prende, la guarda negli occhi e le dice "ti amo": anche lui, come l’altro, le
dice “ti amo”. E nasce una bimba. Ricordo di quando con lui e con la bimba in braccio, decidono
di prendere quel gommon. E Lireta non cede e si serra più forte la bimba sul petto. Ricordo di un
volo, a qualche metro dalla costa del Salento, un volo verso l'acqua spinti giù dal Caronte che guida
il gommone. Ed è qui che tutto si sospende: vola Lireta, vola il compagno e vola la bimba di soli tre
mesi e un’intera esistenza passa davanti agli occhi, in quel tempo infinito passato per aria, prima del
contatto con quel mare che è morte, che è vita nuova.
Il 2017 si aprirà con un appuntamento d’eccezione, che segna anche l’avvio di “Classico
Contemporaneo”: dopo i due studi preparatori presentati nel corso delle precedenti edizioni del
progetto, i Fratelli Dalla Via presenteranno infatti in anteprima assoluta il 13 gennaio lo spettacolo
“PERSONALE POLITICO PENTOTHAL. OPERA RAP PER ANDREA PAZIENZA”, prodotto da La Piccionaia. I
due artisti di Tonezza del Cimone, divenuti ormai una delle realtà più brillanti della nuova
generazione teatrale, porteranno sul palco dell’Astra un racconto scenico in beat ispirato
all’imprevedibile tavolozza linguistica di Pazienza e al marzo bolognese del ‘77, con l’aiuto dei
rapper vicentini Dj Ms, Lethal V, Moova, Rebus e Zethone, riuniti nella realtà indipendente Gold
Leaves Academy. Racconta Marta Dalla Via: “Fitti fatti di fattanza raccontano di un'eroina fatta di
eroina che cerca di disintossicarsi tramite una favolosa e favoleggiata cura del sonno. Ecco cosa.
Ispirata dall’imprevedibile tavolozza lessicale di Andrea Pazienza, per questo racconto scenico in
beat cercavo dei compagni virtuosi, pieni di talento e moderatamente dannati. Veloci, abili e
audacemente contro, come Paz. Ma soprattutto cercavo giovani autori. Li ho trovati. Sono rapper
che non girano dalle parti del pop. Ecco chi. Il teatro è lo spazio dell’ignoto. Il rap dice tutto quello
che non si può dire. Entrambi devono parlare quando gli altri stanno zitti. Ecco perché”.
Marta e Diego Dalla Via, già Premio Scenario nel 2013 con “Mio figlio era come un padre per me”,
passeranno il testimone di “Terrestri” a Caroline Baglioni, vincitrice quest’anno dello stesso
riconoscimento (nella sezione Ustica per l’impegno civile) con “GIANNI”, che sarà all’Astra il 28
gennaio. Racconta Caroline: “Avevo circa tredici anni. Mio padre tornò a casa e disse che era
arrivato il momento di occuparci di Gianni. Era un gigante, Gianni. Alto quasi due metri, ma a me
sembravano tre. Gianni era proprio grosso e nella mia mente è un film in bianco e nero. Gianni
sembra oggi un ricordo lontano, ma era lontano anche quando c’era. Era lo zio con problemi
maniaco-depressivi che mi faceva paura. Aveva lo sguardo di chi conosce le cose, ma le ripeteva
dentro di sé, mica ce le diceva. Fumava e le ripeteva dentro di sé. Gianni non stava mai bene. Se
stavamo da me voleva tornare a casa sua. Se stava a casa sua voleva uscire. Se era fuori voleva
tornare dentro. Dentro e fuori è stata tutta la sua vita. Dentro casa. Dentro il Cim. Dentro la malattia.
Dentro al dolore. Dentro ai pensieri. Dentro al fumo. Dentro la sua macchina. E fuori. Fuori da tutto
quello che voleva. Non aveva pace Gianni. Ogni centimetro della sua pelle trasudava speranza di
stare bene. Stare bene è stata la sua grande ricerca. Ma chi di noi non vuole stare bene? Cercava
le "condizioni ideali" Gianni, e parlava, parlava di "quando prima". "Prima" era una delle sue parole
preferite. Prima Gianni stava bene, si era ammalato da giovane, ma non così giovane da non potersi
ricordare del "prima", del basket e delle donne che aveva avuto. Nel 2004, in una scatola di vecchi
dischi, ho trovato tre cassette. Tre cassette dove Gianni ha inciso la sua voce, gridato i suoi desideri,
cantato la sua gioia, espresso la sua tristezza. Per dieci anni le ho ascoltate riflettendo su quale strano
destino ci aveva uniti. Un anno prima della mia nascita Gianni incideva parole che io, e solo io, avrei
ascoltato solo venti anni dopo. E improvvisamente, ogni volta mi torna vicino, grande e grosso, alto
tre metri e in bianco e nero”.
Spazio alla danza con la prima nazionale di “THE GARDENERS. WHERE WE FORGOT” della compagnia
Naturalis Labor. Coreografia e regia di un altro giovane talento, Silvia Bertoncelli, sul palco insieme
a Valentina Dal Mas, Stefano Roveda e Paolo Ottoboni. Lo spettacolo nasce dall’esigenza di sentire,
di percepire qualcosa come una grazia così spesso estranea al presente. Una grazia di cui poter
respirare. Dove trovare una suggestione per immaginarla? Forse in un giardino lontano, nell’epoca
in cui l’Europa fioriva nei suoi giardini. Fare come se a separarci da quel tempo non fossero i secoli
trascorsi, ma solo l’oblio di una dimenticanza. Così possiamo immaginare di venire rapiti con la nostra
sensibilità in un’epoca estraniante, nell’epoca dei giardini. Cosa ne è per noi della grazia? In questo
percorso, in cui le sensibilità collidono e le epoche collassano le une sulle altre, la grazia si rivela in
un sospiro, un fulgore abbagliante.
Il 18 febbraio sarà la volta di una delle protagoniste indiscusse del teatro di narrazione civile e sociale
italiano, Giuliana Musso, che dopo “La fabbrica dei preti” e “Wonder Woman” torna all’Astra con il
suo ultimo spettacolo dal titolo “MIO EROE”. Il macro-tema è la guerra, il soggetto la biografia di uno
dei 53 soldati italiani inviati in Afghanistan durante la missione ISAF (2001- 2014), la voce narrante è
quella di una madre. Che racconta la vita del figlio: la nascita, i primi mesi, l’infanzia, l’adolescenza.
Una racconto in cui il riso e il pianto si rincorrono e in cui trova spazio un discorso etico e politico che
si interroga sulla logica della guerra come sistema di soluzione dei conflitti internazionali, sul mito della
patria, del sacrificio dell’eroe e sul tema del valore della vita umana. Solo alla fine sarà visibile, come
una filigrana in controluce, che il macro tema era invece la menzogna, il soggetto eravamo tutti noi
e la voce era quella della razionalità umana.
Per la prima volta a Vicenza, arriva da Barcellona la compagnia Agrupación Señor Serrano, Leone
d’Argento alla Biennale di Venezia 2015, che porterà sul palco dell’Astra proprio lo spettacolo
presentato lo scorso anno nella città lagunare, “A HOUSE IN ASIA”. La casa a cui fa riferimento il titolo
è l’ultima dimora pakistana in cui Bin Laden si nascondeva con la sua famiglia e di cui esistono due
copie identiche: quella costruita dalla CIA in una base militare del Carolina per l’esercitazione dei
marines e quella realizzata in Giordania per il film “Zero Dark Thirty”, che racconta la più grande
caccia all’uomo della storia del XXI secolo. Modellini in scala, proiezioni video con editing in tempo
reale, performer volontari e sovrapposizione di immagini e stimoli sono il linguaggio che ha reso la
compagnia una tra le più innovative a livello internazionale. Indiani e cowboy. Aerei e birre. Copie
e riflessi, imitazioni e hamburger... Il western teatrale dei catalani più esplosivi della scena europea.
Si torna in Italia con un talento indiscusso e pluripremiato della nuova scena, già ospite del teatro
Astra fin dal 2013 col suo folgorante esordio “Antropolaroid”: si tratta di Tindaro Granata, che il 17
marzo presenterà il suo nuovo lavoro “GEPPETTO E GEPPETTO”, osannato da pubblico e critica dopo
il debutto dello scorso giugno. Scritto e diretto dall’artista siciliano dopo un intenso lavoro di analisi
sociologica condotto attraverso incontri e interviste nei movimenti e nelle associazioni ma anche nei
bar, alla stazione, sui tram e per la strada, lo spettacolo affronta il tema del diritto alla genitorialità
delle coppie omosessuali. Protagonisti sono Tony e Luca, che stanno insieme da diversi anni: sono
una famiglia. Per essere una famiglia felice basta che due persone si amino. Per essere una famiglia
“davvero” felice c’è bisogno di portatori sani di gioia: i bambini. Tony vuole diventare padre. Luca
vuole aspettare. La madre di Tony vuole evitare che accada. Franca (amica dei due) vuole capire
come si può fare. I due vanno in Canada, e come il primo papà single della storia di tutte le storie,
Geppetto, “fanno”, “fabbricano”, “costruiscono”, “creano” il loro piccolino. Geppetto e Geppetto
tornano in Italia con il loro figlio Matteo. Matteo cresce con amore. Passano trent’anni. Il giorno del
ventennale della morte di Tony, Matteo rivendica qualcosa al padre Luca, vomitandogli addosso
tutto quello che gli ha causato crescere in una famiglia non “normale”. Lo accusa di qualcosa che
è mancato. Luca si difende, ma qualsiasi cosa dica, agli occhi di Matteo sbaglia. I due si scontrano,
si odiano e si ammazzano di botte, urlano e spaccano mobili finché lasciano l’uno alla solitudine
dell’altro. È difficile essere figli di gay, ma è difficile anche essere padri di figli normali. Un giorno
Matteo andrà, Geppetto ritornerà, l’altro Geppetto perdonerà, come in una famiglia “normale”.
Chiude il programma Antonio Latella, nome di spicco a livello europeo nonché neo-direttore della
Biennale Teatro di Venezia. Già ospite dell’Astra a inizio carriera con i suoi spettacoli dirompenti,
Latella tornerà il 1° aprile con la prima data veneta - dopo il debutto a Venezia di due anni fa - dello
spettacolo “CARO GEORGE”, di cui firma la regia. In scena, Giovanni Franzoni vestirà i panni di Francis
Bacon e del suo amante e modello George Dyer, morto suicida alla vigilia della mostra che nel 1971
a Parigi consacrò il pittore irlandese come uno dei più grandi artisti del suo tempo. Davanti ai dipinti
che raffigurano George, Bacon rivive la relazione con il compagno, in un momento in cui trionfo
artistico e fallimento esistenziale si confondono, diventando anch'essi, inevitabilmente, materia del
dipingere.