48 Circuits Martedì 10 Gennaio 2006 Poltrone Ict Logitech, Cimelli marketing manager Massimiliano Cimelli è il nuovo marketing manager di Logitech Italia, filiale italiana dell’azienda svizzera produttrice di prodotti tecnologici. Nel nuovo incarico, Cimelli curerà la definizione delle politiche e delle strategie aziendali di comunicazione, occupandosi della gestione delle relazioni esterne, della comunicazione istituzionale e delle media relation, di marketing, strategico e di prodotto, del trade e del mercato retail. Fra i primi progetti strategici del manager, c’è il lancio sul mercato italiano della nuova linea di prodotti Logitech in ambito consumer electronics. Cimelli, nato a Milano nel 1970, ha iniziato la propria carriera pro- Massimiliano Cimelli di Elisa Pavan fessionale nel mondo dell’Information & communication technology, prima come giornalista collaboratore di testate specializzate nel settore e successivamente come consulente aziendale nel segmento business-tobusiness. Proviene da Imageware, agenzia di relazioni pubbliche e comunicazione, dove in qualità di account manager si è occupato di progetti di marketing communication e dei piani di comunicazione e media relation per aziende di rilievo del mercato it. Sonic si affida a Vandervoort Sonic software, società fornitrice di soluzioni software, ha annunciato la nomina di Hub Vandervoort a chief technology officer della società. Nel suo nuovo ruolo, Vandervoort sarà responsabile dell’analisi delle esigenze funzionali dettate dai clienti e del loro sviluppo, insieme al loro posizionamento sui mercati di riferimento. Vandervoort lavorerà a stretto contatto con il cto di Progress software, che possiede Sonic, per coordinare la strategia della società con quella delle altre divisioni di Progress. In precedenza Vandervoort ha ricoperto la carica di vice president strategic services in Sonic. Negli ultimi quattro anni ha dato vita a un gruppo di servizi tecnici che ha consentito a clienti e partner di Sonic di metter rapidamente a frutto gli investimenti in tecnologie Sonic. Halvorsen sale in Tandberg Fredrik Halvorsen è il nuovo di chief executive officer di Tandberg, società fornitrice di soluzioni e sistemi per la videocomunicazione che progetta, sviluppa e commercializza sistemi e software per video, voce e dati in oltre 90 paesi. Il manager ricopriva già la carica di chief financial officer dell’azienda dal giugno 2005. Nel suo nuovo ruolo Halvorsen, che proviene da McKinsey & company, dove si occupava di consulenza finanziaria e gestionale a livello internazionale, si focalizzerà sul rafforzamento della struttura e sulla messa a punto di un programma di ricerca e sviluppo. Tandberg, con doppia sede a Oslo e New York, è quotata alla borsa di Oslo. RetroNet di Carlo Alberto Carnevale Maffè Pubblicità, sarà monopolio della televisione? A ltro che internet o telefonini: la tv è il medium del futuro, che quindi merita di ricevere maggiori risorse pubblicitarie. Questa è la conclusione, alquanto sconfortante, alla quale si rischia di giungere se la recente direttiva della Commissione europea sulla «Televisione senza frontiere» manterrà la promessa contenuta nel titolo: togliere ogni frontiera alla spesa pubblicitaria in tv, anche se ciò andrà a scapito degli altri media. La gran parte dei commenti dedicati alla direttiva si è ideologicamente divisa sull’opportunità di superare il criterio attuale che impone per la tv una netta separazione tra pubblicità e contenuto editoriale dei programmi, rimuovendo i vincoli a forme di pubblicità come lo split-screen (trasmissione simultanea, a schermo suddiviso, di pubblicità e programma), il product placement (la visualizzazione esplicita di marchi e prodotti all’interno dei programmi) e la pubblicità virtuale (elaborazioni che consentono di piazzare un marchio digitale sovrapposto alle immagini originali). Ma sono le implicazioni economiche a meritare un più ampio dibattito. La direttiva interviene asimmetricamente per rimuovere i (peraltro indifendibili) vincoli che gravavano sulla pubblicità televisiva, e non per esempio quelli normativi e fiscali che, con la scusa di una difesa a oltranza del totem della privacy, ostacolano tuttora la pubblicità su internet o su terminali mobili. L’effetto economico diretto sarà quello di far riguadagnare quote di mercato pubblicitario alla tv, tradizionalmente più vicina alle priorità e ai pensieri dei politici, ritardando così il riequilibrio degli investimenti pubblicitari sui diversi media, che negli ultimi anni stava favorendo le modalità interattive e multicaLa direttiva nale a scapito della pubblicità tradizionale. Con l’introduzione rischia di della nuova direttiva, la avvantaggiare Commissione europea accredita per il periodo 2005-2009 un ulteriormente tasso di crescita composto la televisione medio annuo del 6,4% per la pubblicità in tv, oltre il 50% in a scapito degli più di quello previsto per la altri media stampa quotidiana (4.2%). È sì prevista una crescita media annua del 22,2% per la pubblicità su internet, ma in frenata rispetto ai tassi correnti: secondo le stime di Pwc, si passerebbe da circa il 35% di crescita del 2005 al 13% nel 2009. Gli effetti saranno che, in Europa, già nel 2008 la pubblicità in tv supererà quella sulla stampa: il mercato pubblicitario comunitario è infatti stimato per il 2005 in circa 35 miliardi di dollari per la stampa e in 33,2 (pari al 42% del totale) per la televisione, mentre le altre modalità pubblicitarie (internet e multicanale) si suddividono altrettanto equamente i restanti 10 miliardi di dollari. Tali dinamiche sarebbero particolarmente preoccupanti in Italia, dove la tv si accaparrava già nel 2004 ben il 56% degli 8 miliardi di euro di spesa pubblicitaria, in ulteriore crescita rispetto al 52% del 2000, e comunque oltre un terzo in più della media europea. Di converso, da noi la quota di investimenti pubblicitari multicanale sul totale degli investimenti pubblicitari in tv è già la più bassa dei grandi Paesi: solo il 3% nel 2004 su una media Eu-15 del 15%, con picchi del 70-80% in paesi come l’Olanda e il Belgio. Il problema non è il contenuto della direttiva, che è inevitabile e semmai tardivo, ma l’assenza di specifiche politiche a favore di un ulteriore liberalizzazione del mercato pubblicitario per i mezzi interattivi come internet o il mobile, perché evidentemente non prioritari per chi vuol mantenere l’influenza sui media più potenti e concentrati, ovvero quelli televisivi. Ai politici di Bruxelles non basterà vagheggiare il finanziamento di un algoritmo di ricerca in funzione anti-Google. Per imitare le innovative imprese americane su internet bisogna avere il sostegno di un vivace mercato di advertising on-line, che in Usa attirava 9,6 miliardi di dollari nel 2004 e che le stime per il 2005 valutano in crescita del 26% a circa 12 miliardi. È un mercato che vale quasi 2 volte e mezzo quello dell’intera Europa, e che sostiene la crescita dell’innovazione dei media su internet nel modo più sano e trasparente: finanziandola con la spesa degli inserzionisti. Più che discettare sull’improbabile protezione da indesiderate intrusioni pubblicitarie di un pubblico che ha da tempo imparato l’arte dello zapping, è opportuno richiedere che diventino obiettivo di politiche pubbliche le liberalizzazioni sull’utilizzo pubblicitario di internet e della telefonia mobile, con la conseguente progressiva ridistribuzione della spesa, che meglio di ogni altro fattore economico o normativo può innaffiare alla radice la pianta del pluralismo nel settore dei media.