Pubblicità, sarà monopolio della televisione?

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Circuits
Martedì 10 Gennaio 2006
Poltrone Ict
Logitech, Cimelli
marketing manager
Massimiliano Cimelli è il nuovo marketing manager di Logitech Italia, filiale italiana dell’azienda svizzera produttrice di
prodotti tecnologici. Nel nuovo
incarico, Cimelli curerà la definizione delle politiche e delle
strategie aziendali di comunicazione, occupandosi della gestione delle relazioni esterne, della
comunicazione istituzionale e
delle media relation, di marketing, strategico e di prodotto, del
trade e del mercato retail. Fra i
primi progetti strategici del manager, c’è il lancio sul mercato
italiano della nuova linea di prodotti Logitech in ambito consumer
electronics. Cimelli, nato a
Milano nel
1970, ha iniziato la propria
carriera pro-
Massimiliano
Cimelli
di Elisa Pavan
fessionale nel mondo dell’Information & communication technology, prima come giornalista
collaboratore di testate specializzate nel settore e successivamente come consulente aziendale nel segmento business-tobusiness. Proviene da Imageware, agenzia di relazioni pubbliche e comunicazione, dove in
qualità di account manager si è
occupato di progetti di marketing communication e dei piani
di comunicazione e media relation per aziende di rilievo del
mercato it.
Sonic si affida
a Vandervoort
Sonic software, società fornitrice di soluzioni software, ha
annunciato la nomina di Hub
Vandervoort a chief technology
officer della società. Nel suo nuovo ruolo, Vandervoort sarà responsabile dell’analisi delle esigenze funzionali dettate dai
clienti e del loro sviluppo, insieme al loro posizionamento sui
mercati di riferimento. Vandervoort lavorerà a stretto
contatto con il cto di Progress software, che possiede Sonic, per coordinare la
strategia della società con quella delle altre divisioni di Progress. In precedenza Vandervoort ha ricoperto la carica di vice president strategic services in
Sonic. Negli ultimi quattro anni
ha dato vita a un gruppo di servizi tecnici che ha consentito a
clienti e partner di Sonic di metter rapidamente a frutto gli investimenti in tecnologie Sonic.
Halvorsen sale
in Tandberg
Fredrik Halvorsen è il nuovo di
chief executive officer di Tandberg,
società fornitrice di soluzioni e sistemi per la videocomunicazione
che progetta, sviluppa e commercializza sistemi e software per video, voce e dati in oltre 90 paesi. Il
manager ricopriva già la carica di
chief financial officer dell’azienda
dal giugno 2005. Nel suo nuovo
ruolo Halvorsen, che proviene da
McKinsey & company, dove si occupava di consulenza finanziaria e
gestionale a livello internazionale,
si focalizzerà sul rafforzamento
della struttura e sulla messa a
punto di un programma di ricerca
e sviluppo. Tandberg, con doppia
sede a Oslo e New York, è quotata
alla borsa di Oslo.
RetroNet
di Carlo Alberto Carnevale Maffè
Pubblicità, sarà monopolio
della televisione?
A
ltro che internet o telefonini: la tv è il medium del futuro, che
quindi merita di ricevere maggiori risorse pubblicitarie. Questa è la
conclusione, alquanto sconfortante, alla quale si rischia di giungere se
la recente direttiva della Commissione europea sulla «Televisione
senza frontiere» manterrà la promessa contenuta nel titolo: togliere
ogni frontiera alla spesa pubblicitaria in tv, anche se ciò andrà a
scapito degli altri media. La gran parte dei commenti dedicati alla
direttiva si è ideologicamente divisa sull’opportunità di superare il
criterio attuale che impone per la tv una netta separazione tra pubblicità e contenuto editoriale dei programmi, rimuovendo i vincoli a forme
di pubblicità come lo split-screen (trasmissione simultanea, a schermo
suddiviso, di pubblicità e programma), il product placement (la visualizzazione esplicita di marchi e prodotti all’interno dei programmi) e la
pubblicità virtuale (elaborazioni che consentono di piazzare un
marchio digitale sovrapposto alle immagini originali). Ma sono le
implicazioni economiche a meritare un più ampio dibattito. La direttiva
interviene asimmetricamente per rimuovere i (peraltro indifendibili)
vincoli che gravavano sulla pubblicità televisiva, e non per esempio
quelli normativi e fiscali che, con la scusa di una difesa a oltranza del
totem della privacy, ostacolano tuttora la pubblicità su internet o su
terminali mobili. L’effetto economico diretto sarà quello di far riguadagnare quote di mercato pubblicitario alla tv, tradizionalmente più
vicina alle priorità e ai pensieri dei politici, ritardando così il riequilibrio degli investimenti pubblicitari sui diversi media, che negli ultimi
anni stava favorendo le
modalità interattive e multicaLa direttiva
nale a scapito della pubblicità
tradizionale. Con l’introduzione
rischia di
della nuova direttiva, la
avvantaggiare
Commissione europea accredita per il periodo 2005-2009 un
ulteriormente
tasso di crescita composto
la televisione
medio annuo del 6,4% per la
pubblicità in tv, oltre il 50% in
a scapito degli
più di quello previsto per la
altri media
stampa quotidiana (4.2%). È sì
prevista una crescita media
annua del 22,2% per la pubblicità su internet, ma in frenata rispetto ai
tassi correnti: secondo le stime di Pwc, si passerebbe da circa il 35% di
crescita del 2005 al 13% nel 2009. Gli effetti saranno che, in Europa, già
nel 2008 la pubblicità in tv supererà quella sulla stampa: il mercato
pubblicitario comunitario è infatti stimato per il 2005 in circa 35
miliardi di dollari per la stampa e in 33,2 (pari al 42% del totale) per la
televisione, mentre le altre modalità pubblicitarie (internet e multicanale) si suddividono altrettanto equamente i restanti 10 miliardi di dollari.
Tali dinamiche sarebbero particolarmente preoccupanti in Italia, dove
la tv si accaparrava già nel 2004 ben il 56% degli 8 miliardi di euro di
spesa pubblicitaria, in ulteriore crescita rispetto al 52% del 2000, e
comunque oltre un terzo in più della media europea. Di converso, da
noi la quota di investimenti pubblicitari multicanale sul totale degli
investimenti pubblicitari in tv è già la più bassa dei grandi Paesi: solo il
3% nel 2004 su una media Eu-15 del 15%, con picchi del 70-80% in
paesi come l’Olanda e il Belgio. Il problema non è il contenuto della
direttiva, che è inevitabile e semmai tardivo, ma l’assenza di specifiche
politiche a favore di un ulteriore liberalizzazione del mercato pubblicitario per i mezzi interattivi come internet o il mobile, perché evidentemente non prioritari per chi vuol mantenere l’influenza sui media più
potenti e concentrati, ovvero quelli televisivi. Ai politici di Bruxelles non
basterà vagheggiare il finanziamento di un algoritmo di ricerca in
funzione anti-Google. Per imitare le innovative imprese americane su
internet bisogna avere il sostegno di un vivace mercato di advertising
on-line, che in Usa attirava 9,6 miliardi di dollari nel 2004 e che le
stime per il 2005 valutano in crescita del 26% a circa 12 miliardi. È un
mercato che vale quasi 2 volte e mezzo quello dell’intera Europa, e che
sostiene la crescita dell’innovazione dei media su internet nel modo più
sano e trasparente: finanziandola con la spesa degli inserzionisti. Più
che discettare sull’improbabile protezione da indesiderate intrusioni
pubblicitarie di un pubblico che ha da tempo imparato l’arte dello
zapping, è opportuno richiedere che diventino obiettivo di politiche
pubbliche le liberalizzazioni sull’utilizzo pubblicitario di internet e della
telefonia mobile, con la conseguente progressiva ridistribuzione della
spesa, che meglio di ogni altro fattore economico o normativo può
innaffiare alla radice la pianta del pluralismo nel settore dei media.
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